Quella di Alex Schwazer è certamente una delle storie di sport più controverse degli ultimi anni, al punto che è stata al centro di una attesissima miniserie documentario prodotta da Netflix.

Del resto, Il Caso Alex Schwazer (il titolo della produzione) ha davvero segnato gli ultimi anni dell’atletica italiana. Il marciatore di Vipiteno, classe 1984, è riuscito nel corso della sua carriera a vincere una medaglia d’oro olimpica a Pechino nel 2008 nella massacrante 50km, a cui aggiunge un oro europeo nel 2010 nella 20km e due bronzi mondiali, entrambi nella 50km, nel 2005 e nel 2007.

Eppure il suo nome è spesso più associato a quanto gli è accaduto fuori dalle piste, con due squalifiche per positività ai controlli antidoping, la seconda delle quali gli ha impedito di gareggiare ai Giochi Olimpici di Rio di Janeiro e, successivamente a quelli di Tokyo, nonostante il procedimento penale per doping nei suoi confronti sia terminato con l’assoluzione.

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Alex Schwazer conquista il Mondo a Pechino

La carriera di Schwazer decolla nel 2005, quando si impone nei campionati italiani nella 50km di marcia, distanza sulla quale a neanche 21 anni ottiene anche il bronzo mondiale a Helsinki, con tanto di record italiano.

Il primato tricolore viene di nuovo ritoccato nel 2007, in preparazione ai mondiali di Osaka. Anche in Giappone, l’altoatesino termina terzo, mettendo però nel mirino i Giochi di Pechino, consapevole di poter fare di più.

Alex Schwazer da record in Giappone nel 2007

E infatti un anno dopo in Cina Schwazer conquista la medaglia più preziosa nella gara più complicata, la 50km, terminata con il nuovo record olimpico e con una cavalcata finale in solitaria, terminata con un vantaggio di oltre due minuti sul secondo classificato.

L’azzurro diventa una stella e si presenta ai Mondiali del 2009 a Berlino da favorito, anche per le scommesse. L’avventura iridata termina però con una cocente delusione, l’abbandono della 50km per dolori allo stomaco.

La prima squalifica per doping di Alex Schwazer

Nel 2010 c’è la possibilità di rifarsi, agli Europei di Barcellona, con tanto di partecipazione anche alla 20km.

E se anche stavolta non termina la 50km, proprio nella distanza intermedia Schwazer si fa notare eccome. In Catalogna arriva secondo, alle spalle del russo Stanislav Emelyanov, specialista invece della 10km.

Alex Schwazer nel 2011

Quattro anni dopo, però, la IAAF assegnerà all’azzurro l’oro, perché il russo viene privato del titolo conquistato (in volata, con un vantaggio di appena 20 centesimi) per irregolarità sul suo passaporto biologico.

Nonostante la rettifica, l’oro conquistato in maniera retroattiva è quasi una beffa per Schwazer, che nel 2014 è nel bel mezzo anche lui di una squalifica per doping.

Il 6 agosto 2012, a cinque giorni dalla data della gara della 50km ai Giochi Olimpici di Londra, viene infatti riscontrata la positività dell’altoatesino a un controllo antidoping sostenuto qualche giorno prima.

Il controllo segnala nelle urine la presenza di eritropoietina, ovvero l’EPO. Per Schwazer è un momento pessimo.

La nazionale lo esclude dalla gara olimpica e anche il CONI lo sospende in maniera cautelativa. Il marciatore lascia persino l’Arma dei Carabinieri, di cui era rappresentante sin dal 2004 e molte delle aziende che lo avevano eletto loro testimonial, in particolare la Ferrero, decidono di rescindere il contratto di sponsorizzazione o di non rinnovarlo.

Alla fine il tribunale antidoping gli commina una squalifica di 3 anni e 6 mesi, poi allungata di altri 3 mesi, a causa del tentativo di eludere i controlli del 30 giugno 2012.

A pagare è anche la pattinatrice Carolina Kostner, all’epoca sua fidanzata, considerata complice e condannata a una squalifica di 1 anno e 4 mesi.

La dura preparazione per Rio 2016

Il termine della squalifica di Schwazer è fine aprile 2016 e quindi il marciatore continua comunque ad allenarsi, puntando ai Giochi di Rio e facendo segnare ottime prestazioni (che però per la squalifica non possono essere rese pubbliche) nei mesi precedenti alla manifestazione.

Ma a giugno arriva la seconda mazzata: viene annunciata la sua positività al testosterone dai controlli di un test di urine del 1 gennaio 2016, che al primo controllo era risultato negativo.

Il Caso Alex Schwazer

L’altoatesino convoca immediatamente una conferenza stampa, segnalando le incongruenze nel controllo.

Schwazer in conferenza stampa

Arriva però la sospensione cautelare della IAAF, seguita dalle controanalisi, anch’esse positive. L’8 agosto, prima della 50km a Rio, il TAS discute del ricorso di Schwazer, ma si pronuncia in maniera negativa. Per l’azzurro arriva una squalifica di 8 anni, destinata a tenerlo fermo fino al 2024. 

Il marciatore negli anni successivi continua a combattere la battaglia per dimostrare la sua innocenza e la manipolazione dei suoi campioni di urine. Nel processo penale viene individuata una concentrazione di DNA troppo alta, il che aumenta i sospetti di manipolazione.

Alla fine del 2020 la procura di Bolzano chiede l’archiviazione del procedimento e nelle sue conclusioni parla di una ampia possibilità di alterazione dei campioni.

La WADA (l’agenzia mondiale antidoping) contesta però le conclusioni dell’inchiesta e nell’aprile 2021 la richiesta di sospensione fatta a un tribunale svizzero per permettere a Schwazer di partecipare ai Giochi di Tokyo viene respinta.

Arriva così la parola fine a un caso sportivo e mediatico incredibile. Lasciando però un sapore decisamente amaro, visto la concreta possibilità che l’olimpionico azzurro sia stato incastrato nel 2016, non permettendogli di tentare in gara quella redenzione dopo la prima squalifica che tanto cercava…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.