Nel calcio si dà spesso agli allenatori l’etichetta di “maestro” e non a torto. Ci sono tecnici che non solo hanno vinto molto, ma che hanno forgiato diversi calciatori che poi sono diventati colleghi altrettanto vincenti, spesso e volentieri portando in panchina le idee apprese quando erano in campo. Ma di solito il “maestro” nell’immaginario collettivo è un allenatore che ha già una certa età, che magari non allena neanche più.

Difficile pensare a uno che in fondo ha compiuto da neanche troppo 50 anni. A meno che il maestro in questione non sia Pep Guardiola. Il tecnico catalano, che ha vinto tutto con il Barcellona e che ha continuato a trionfare anche con il Bayern Monaco e con il Manchester City, ha anche la distinzioni di aver creato una vera e propria “scuola”. Come? Attraverso quelli che sono i suoi numeri due.

Mikel Arteta 3 anni vice di Pep

Ten Hag a lezione a Monaco

Vincent Kompany dal campo alla panchina

Maresca aspetta un'altra opportunità

La leggenda di Tito Vilanova

Troppa fretta per i giovani tecnici italiani

Mikel Arteta 3 anni vice di Pep

Analizzando la carriera di Guardiola, infatti, si nota che ha cambiato con una certa frequenza i suoi vice e i suoi collaboratori. E questo accade perchè Pep insegna, gli altri imparano e poi…vanno ad applicare le sue idee per conto loro. Sono parecchi quelli che hanno passato qualche anno in panchina accanto a Guardiola e poi hanno deciso di mettersi in proprio.

E alcuni hanno risultati molto importanti da mostrare. Come Mikel Arteta, il cui Arsenal nella stagione 2022/23 sembra per le quote calcio l’avversario più accreditato per il City del catalano.

Arteta

Il centrocampista spagnolo è stato immediatamente cooptato da Guardiola come su vice nel 2016, non appena ha appeso gli scarpini al chiodo. E dopo tre anni da vice all’Etihad, Arteta ha deciso di prendere le redini dei “suoi” Gunners, sfidando un’eredità pesante come quella di Arsene Wenger.

Per lui i Gunners sborsano circa 9 milioni di euro a stagione e, dopo qualche periodo complicato agli inizi, lo spagnolo sta facendo decisamente bene, avendo riportato l’Arsenal nelle posizioni che contano della Premier e avendo anche messo in bacheca la FA Cup e la Community Shield nel 2020.

Ten Hag a lezione a Monaco

Ma un altro suo allievo, Guardiola se lo ritrova persino…dall’altra parte di Manchester. Il tecnico olandese Erik Ten Hag comincia la sua carriera in panchina nelle giovanili del Twente e facendo poi il numero due anche al PSV.

Il suo primo vero incarico è quello ai Go Ahead Eagles, ma nel 2013 arriva una chiamata: Guardiola lo vuole alla guida del Bayern Monaco II, la seconda squadra del club bavarese.

Erik Ten Hag

Ten Hag e il catalano lavorano così a stretto contatto per due anni, in cui l’olandese apprende l’idea di calcio di Pep, per poi decidere di tornare in patria per metterla in pratica.

L’esperienza all’Utrecht è positiva e gli apre le porte dell’Ajax, che porta alla vittoria in tre campionati, oltre che a un passo dalla finale di Champions del 2019, forgiando calciatori che poi finiranno nelle big d’Europa. Dunque, nel 2022 arriva la chiamata del Manchester United, che gli offre un contratto da 10 milioni di euro a stagione per prendere le redini del club, che non vince la Premier…dai tempi di Sir Alex Ferguson!

Vincent Kompany dal campo alla panchina

Si resta in Inghilterra ma si scende di una categoria per trovare un altro allievo di Guardiola, che in questo caso è anche stato il capitano del suo Manchester City. Vincent Kompany non ha avuto bisogno di un periodo in panchina accanto a Pep, avendo giocato per lui ed essendo stato il suo uomo di riferimento in campo.

L'ex centrale del City!

Quindi, una volta lasciato il City, si è subito messo alla prova da giocatore-allenatore all’Anderlecht, il club che lo ha cresciuto. L’esperienza in Belgio non è stata di quelle memorabili, con un quarto e un terzo posto in campionato, ma comunque gli è valsa la chiamata del Burnley, che gioca in Championship, che gli ha offerto un contratto da quasi 4 milioni a stagione, il più alto della categoria.

Soldi ben spesi, perchè la sua squadra sta facendo benissimo e lotta per la promozione in Premier League, con la possibilità che il belga raggiunga presto il suo mentore nella massima serie.

Maresca aspetta un'altra opportunità

Non tutti…gli allievi di Pep però riescono con il buco. È il caso di Enzo Maresca, che è da poco tornato al Manchester City come collaboratore tecnico. Il centrocampista italiano è stato chiamato da Guardiola all’Etihad nel 2020 per guidare la Elite Development Squad, che gioca il campionato di sviluppo della Premier League 2.

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I risultati sono stati ottimi, con i giovani dei Citizens che hanno vinto la competizione.

Abbastanza per Maresca per sentirsi sicuro a tentare il salto: nel luglio 2021 diventa allenatore del Parma, ma le cose non vanno per nulla bene. Per lui, nonostante gli addetti ai lavori diano favoriti i ducali nella corsa alla promozione per le , arriva l’esonero a novembre dello stesso anno, dopo appena 14 partite in carica.

La leggenda di Tito Vilanova

Questa lista non sarebbe però completa senza un altro nome, quello di Tito Vilanova. Il compianto tecnico spagnolo è stato il primo vero allievo di Guardiola, nonché il suo successore alla guida del Barcellona. Per lui prima un anno come numero due di Pep al Barça B e poi i quattro anni assieme con i blaugrana…quelli veri.

Abbastanza affinché Guardiola decida di affidargli la sua eredità calcistica nel 2012. Vilanova, però, è sfortunato. La malattia, che lo aveva già colpito nel 2011, torna a farsi vedere e lo costringe a periodi di stop durante quella che sarà l’unica stagione da primo allenatore del Barcellona.

Poco tempo, ma quello che basta per vincere la Liga con il record di punti (100) davanti al Real Madrid di Mourinho e Cristiano Ronaldo. E chissà cosa avrebbe potuto fare in futuro Vilanova se il destino non se lo fosse portato via troppo presto.

Dunque, Guardiola fa decisamente scuola, con almeno tre colleghi da lui “formati” che si fanno notare in Inghilterra.

Troppa fretta per i giovani tecnici italiani

Ma perchè in Italia non succede nulla del genere? Forse perchè, a differenza del passato (e Ancelotti e Mancini ne sono grandissimi esempi), sono pochi i calciatori che quando decidono di allenare scelgono di lavorare prima come vice o come collaboratori.

Così facendo, saltano quella fase “educativa” in cui un collega più esperto può dare indicazioni tattiche e umane, instillando un’idea di gioco e di calcio da portarsi avanti nella propria carriera. Forse non è un caso che il tecnico italiano più vincente di sempre, Carlo Ancelotti, sia nato, con grandissima umiltà, come vice di Arrigo Sacchi. E forse dovrebbero pensarci su anche tanti allenatori del futuro…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.