Mai nella storia del basket italiano qualcuno aveva realizzato un'impresa simile. 36 punti in 34 minuti conditi da 11/17 nei tiri da due punti, 3/4 da tre punti, 5/5 ai liberi più 8 rimbalzi e 4 assist, per un totale di 44 di valutazione. 

Questi sono i numeri pazzeschi e ovviamente da record che ha collezionato la quindicenne Matilde Villa nella partita del campionato femminile di Serie A1 vinta dalla sua squadra il Limonta Costa Masnaga contro la Dinamo Sassari. Matilde è nata il 9 Dicembre 2004 a Lissone in Brianza e mangia pane e palla a spicchi dall'eta di 5 anni.

La baby stella

Il record che ha appena polverizzato non è frutto del caso o di una giornata in cui gli è andata di lusso, Matilde a 16 anni ancora da compiere è già la migliore realizzatrice italiana del campionato, viaggia a una media di 18.6 punti per ogni allacciata di scarpe e ovviamente gravita già nel giro della nazionale maggiore.

Matilde è una ragazza molto giovane ma ha già ben chiari i suoi riferimenti e i suoi futuri obiettivi. “Voglio continuare così” afferma sicura dopo il record, dimostrando una grande determinazione; e poi ancora: “il mio idolo è Cecilia Zandalasini (nella foto) – campionessa italiana della WNBA -  la reputo la più forte cestista italiana, sarebbe bello un giorno giocare ai suoi livelli”.

La ragazza non è per nulla timida a quanto pare, e ha una precoce capacità di programmare il suo futuro e lavorare sul suo potenziale. Dovrà stare attenta a gestire le pressioni e le aspettative, soprattutto dei media e dei social: “Dall'altro giorno il mio profilo Instagram è impazzito” confessa timidamente Matilde ai cronisti.

I baby fenomeni

La storia dello sport è sempre stata costellata e attraversata da grandi storie di baby fenomeni. 
La più recente campionessa esplosa in tenerissima età è la nostra Benedetta Pilato che a 14 anni e mezzo ha vinto l'argento sui 50 Rana ai Mondiali di Nuoto di Gwangju, battendo il precedente record di un'altra baby star, Fede “la Divina” Pellegrini. Negli anni '70 altra nuotatrice precoce e fortissima fu la mitica Novella Calligaris che tra i 16 e i 19 anni conquistò ben 71 titoli, ma non resse la pressione e si ritirò a nemmeno 20 anni.

Sono molti, purtroppo, i casi di sportivi bruciati dai loro troppo precoci exploit. Come la tennista Jennifer Capriati che a soli 13 anni e 11 mesi conquistò la sua prima finale WTA, un primato ancora ineguagliato. Comincia una carriera da capogiro, vincendo anche l'oro olimpico a Barcellona, idolatrata e perseguitata dai fan finisce in un turbine maledetto che la porterà a vari arresti. Lo Sport è unico nel saper regalare fama precoce e immortalità.

In tanti hanno ancora in mente le immagini del 17enne Pelè trionfatore e migliore giocatore al Mondiale di Svezia del '58. Oppure lo straripante Boris Becker più giovane vincitore di Wimbledon nell'estate del 1985.

 

Gli appassionati di motori ricordano con tenerezza e affetto uno scapestrato Loris Capirossi che nel 1990 quando i suoi coetanei erano impegnati con biciclette e motorini magari truccati lui sfrecciava vincitore con la sua Honda RS 125R del team Pileri, vincendo il mondiale nella 250 come più giovane di sempre. 
 

I baby testimonial

Le aziende di marchi sportivi hanno capito benissimo che per accaparrarsi i diritti di immagine dei nuovi campioni devono andare a cercarseli prima di tutti gli altri. Ogni anno scout di tutte le maggiori aziende lavorano senza sosta, scandagliando l'intero globo terrestre a caccia dei nuovo baby campione. Anno dopo anno però questa frenetica corsa raggiunge vette sempre più estreme.. 

La Nike ha da poco elargito la bellezza di 10 milioni di dollari a Youssoufa Moukoko un calciatore super millenial del Borussia Dortmund nato nel 2004. La stessa Nike bruciò tutti facendo firmare il suo primo contratto di sponsorizzazione ad un allora dodicenne Neymar, vedendoci lungo in quel caso. Il record di precocità di Neymar è di recente stato polverizzato per le scommesse calcio sempre dalla stessa azienda sportiva mettendo sotto contratto un bambino di 9 anni sempre brasiliano, un certo David Nogueira Carmo che gioca nelle giovanili del Santos. Non resta che metterci comodi sul divano e stare a guardare dove questo ragazzo arriverà.

*Il testo dell'articolo è di Jacopo Manni; l'immagine di Darko Vojinovic (AP Photo).

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