Quando si parla di Giochi Olimpici si intende un evento che, a parte la sua dimensione sportiva planetaria, è anche un qualcosa di altamente politico.

Del resto, nell'antica Grecia i giochi erano anticipati da una tregua “olimpica”, in cui si interrompevano i conflitti in corso per permettere a tutti gli atleti delle diverse polis di partecipare. Ed esattamente allora come oggi, vincere non era solamente una dimostrazione di abilità sportiva, ma anche un ottimo veicolo di propaganda.

I Paesi esclusi dalle Olimpiadi

Le olimpiadi australiane e l'invasione all'Ungheria

L'incidenza del Sudafrica nella storia olimpica

Le Olimpiadi e la Guerra Fredda

Il futuro dei Giochi Olimpici

Ecco perché sorprende ma non troppo che fin dalla loro nascita anche i Giochi Olimpici moderni hanno dovuto avere a che fare con la politica. Il che, in determinati casi, ha portato anche all'esclusione di alcune rappresentative o, nella versione opposta, al boicottaggio da parte di diverse nazioni nei confronti dell'intera manifestazione.

I Paesi esclusi dalle Olimpiadi

La prima edizione dei Giochi Olimpici con defezioni non volontarie è quella del 1920. Nell'organizzare la settima Olimpiade, che si tiene ad Anversa, il CIO decide di escludere i paesi sconfitti nella prima guerra mondiale (Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia). I tedeschi mancheranno anche nell'edizione 1924, quella di Parigi, per protesta contro l'occupazione francese della Ruhr.

Persino i Giochi del 1936, che si tengono in una Germania già governata dal partito nazista, non vedono assenze di rilievo, se non quella dell'Unione Sovietica, che però ha già saltato tutte quelle del primo dopoguerra e parteciperà per la prima volta solamente a Helsinki nel 1952.

Anche nel 1948 a Londra si decide di escludere due dei paesi che hanno provocato la seconda guerra mondiale, la Germania e il Giappone, con la motivazione che in nessuno dei due paesi esiste un governo sportivo a cui recapitare l’invito. Le altre nazioni che avevano fatto parte dell'Asse, Italia compresa, vengono invece invitate.

Le olimpiadi australiane e l'invasione all'Ungheria

La prima edizione dei Giochi Olimpici a fare i conti con un vero e proprio boicottaggio organizzato è dunque quella del 1956, che si tiene in Australia, a Melbourne. La situazione politica in giro per il mondo non è assolutamente semplice. Tra ottobre e novembre dello stesso anno le truppe del patto di Varsavia invadono due volte l'Ungheria per mettere fine alle proteste di chi chiedeva una maggiore indipendenza del paese nei confronti dell'alleato sovietico.

In un normale anno olimpico, tutto questo sarebbe avvenuto a Giochi già ultimati, ma considerando che si compete in Australia, l'inizio delle gare è previsto il 22 novembre. E proprio a seguito degli sviluppi nell'Europa dell'Est alcune nazioni, tra cui la Spagna franchista, la Svizzera e i Paesi Bassi decidono di non partecipare ai Giochi per protesta.

Non saranno però le uniche nazioni a boicottare l’evento. La Crisi di Suez spinge infatti alcuni paesi della Lega Araba (Iraq, Egitto e Libano) a non presentarsi in Australia.

L'incidenza del Sudafrica nella storia olimpica

Se a Roma nel 1960 non ci sono problemi, già Tokyo la geopolitica torna a fare capolino. All'edizione 1964 manca infatti il Sudafrica, escluso per la sua politica di apartheid che impedirà agli arredi sudafricani di partecipare alla maggior parte delle grandi competizioni sportive mondiali fino all'inizio degli anni Novanta.

E proprio la situazione del Sudafrica porta al primo dei tre boicottaggi consecutivi ai Giochi Olimpici tra 1976 e 1984. A boicottare Montreal 1976 sono 29 paesi, 27 africani, uno asiatico e uno americano, per protesta contro la decisione della Nuova Zelanda di rugby di recarsi in tour in Sudafrica.

Le proteste del CIO, giustificate dal fatto che in effetti all’epoca il rugby non fosse uno sport olimpico, non vengono ascoltate e quindi il programma delle olimpiadi canadesi vede il ritiro di parecchie delegazioni prima dell'inizio delle competizioni e anche di qualcuna a gare già in corso.

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Le Olimpiadi e la Guerra Fredda

Ancora di più sono le nazioni che boicottano i Giochi di Mosca del 1980. La XXI Olimpiade arriva neanche un anno dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan e quindi gli Stati Uniti guidano un nutrito gruppo di paesi che non mandano i propri atleti all’evento.

Il primatista Moses non ha potuto difendere la sua medaglia nel 1980!

Alla fine saranno 65 le delegazioni assenti, tra cui, oltre agli USA, Canada, Germania Ovest, Norvegia, Kenya e Giappone e addirittura la Cina, più il blocco arabo. Altre nazioni, tra cui Francia, Italia e Gran Bretagna, inviano comunque le loro delegazioni, ma optano per un boicottaggio soft, non facendo partecipare gli atleti sotto le rispettive bandiere nazionali ma sotto l’insegna del CIO.

Tempo quattro anni e a Los Angeles 1984  arriva la vendetta da parte dell'Unione Sovietica. In risposta al boicottaggio del 1980, né i sovietici né gli altri paesi del Patto di Varsavia decidono di inviare i loro atleti, giustificando la scelta a causa di una percepita isteria anti-sovietica da parte della popolazione americana. La decisione è seguita da altri paesi dell'orbita comunista, ma anche dall'Iran, per le interferenze statunitensi in Medio Oriente.

Non tutte le nazioni legate all’URSS decidono però di aderire al boicottaggio, che alla fine viene portato avanti solo da 15 delegazioni. Oltre alla Cina, partecipano anche la Jugoslavia, leader dei paesi non allineati né alla Nato né al Patto di Varsavia, e soprattutto la Romania, parte integrante dell'alleanza sovietica, ma evidentemente interessata ai risultati propagandistici delle buone prestazioni dei suoi atleti.

La scelta di Ceaușescu, tra l’altro, paga eccome: in assenza degli avversari provenienti dagli altri paesi del blocco comunista, i rumeni fanno incetta di medaglie, terminando al secondo posto, per quello che avrebbe rappresentato una sorpresa per le scommesse sportive nel medagliere, solamente dietro agli Stati Uniti padroni di casa. 

Il podio della scherma nel 1984!

Il futuro dei Giochi Olimpici

La Guerra Fredda, almeno dal punto di vista sportivo, termina con i Giochi di Seul nel 1988.

Anche in questo caso c'è un tentativo di boicottaggio, operato ovviamente dalla Corea del Nord, che pretendeva di organizzare i giochi congiuntamente ai vicini e rivali, ricevendo un sonoro no dal CIO. Il comitato olimpico internazionale però si era già premunito di fronte alla possibilità di un nuovo boicottaggio e aveva convinto i paesi del blocco orientale a tornare a partecipare ai Giochi. Alla proposta della Corea del Nord si accodano dunque solo altri sei paesi, tra cui Cuba e l’Albania.

Negli ultimi anni la situazione sembra essere molto migliorata, ma le Olimpiadi invernali in Cina hanno qualche problema. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno infatti annunciato un boicottaggio, anche se in questo caso non si tratterà di una mancata presenza degli atleti. A non presentarsi a Pechino saranno infatti le rappresentative diplomatiche, un modo per segnalare agli occhi del mondo le violazioni dei diritti umani in Cina, senza però impedire agli atleti di partecipare e magari anche di trionfare a casa dei rivali.

Il simbolo di Parigi 2024!

Perché mediaticamente una medaglia olimpica spesso vale molto di più…di una battaglia vinta!
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.