Sfidiamo chiunque a stilare una lista di calciatori che nella loro carriera possono vantare di aver giocato in Italia nel Milan, nella Roma, nella Juventus e a Firenze. Ma anche Liverpool e Sporting Lisbona all’estero, senza contare i diversi infortuni che hanno limitato la brillantezza in alcuni momenti della carriera. 

Tant’è che la sua storia, vissuta attraverso i soprannomi che gli sono stati affibbiati, parte dall’iconico “Principino”, dovuto alla somiglianza con Giuseppe Giannini detto il Principe, e “Swarovski”, a causa della sua fragilità muscolare. 

Parliamo comunque di carriera di assoluto rispetto da calciatore e una da allenatore inaugurata con la vittoria della Coppa Italia Primavera con la Fiorentina. Insomma, il meglio deve ancora venire (?).

Tecnica e carattere del “Principino”

Alberto Aquilani è uno che alle pressioni dell’ambiente ha potuto rispondere quasi sempre sul campo con la qualità. Ha mostrato fin da subito le sue doti imponendosi in una Roma instabile, quella dei 4 allenatori in una sola annata (Prandelli, Völler, Delneri e Bruno Conti), sempre con il numero 8 sulle spalle (per 5 stagioni). Una squadra con dei nomi pesanti come Totti e Montella, e con giovani che volevano imporsi, come ad esempio De Rossi. 

Ma come anticipato, per Aquilani le aspettative alte hanno costellato la sua esperienza. Prendiamo Liverpool ad esempio. L’ex Roma si approcciava ai Reds dopo uno dei suoi più grandi infortuni. Quasi un crocevia per la carriera. Eppure, dopo i debutti con la maglia del Liverpool prima in coppa e poi in campionato da subentrato, colleziona la sua prima presenza da titolare il 9 novembre contro il Birmingham, strappando la standing ovation al suo pubblico al momento dell’uscita dal campo.

Mica male quando capita in un palcoscenico di nome Anfield. Alla lunga però, in carriera, ha pesato più il fisico di cristallo che il talento cristallino. 

Il futuro da allenatore

Dal 2019 è diventato allenatore. Ha cominciato con l’under 18 della Fiorentina, fino ad affacciarsi in prima squadra come collaboratore tecnico di Iachini. Ora è il mister della Primavera. 

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Grande occasione in panchina per Aquilani con importanti responsabilità legate ai risultati e, soprattutto, alla crescita dei ragazzi. Il primo impatto è stato un po’ come quella volta ad Anfield: memorabile, subito la Coppa Italia.

La speranza, ma anche la convinzione, è quella che la carriera da allenatore restituirà ad Aquilani le soddisfazioni e i trofei che da calciatore non sono arrivati.
Uno da seguire con la lente di ingrandimento, parola di chi di numeri 8 se ne intende. 

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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