Fresco di approdo alla Fiorentina nell'estate 1984, un giornalista gli chiede: «Quale italiano stimi di più, Mazzola o Rivera?». La risposta di Socrates? 
«Non li conosco. Sono qui per leggere Gramsci in lingua originale e studiare la storia del movimento operaio». Inaspettato vero? Ma un episodio del genere è coerente a quello che è stato il brasiliano.

Tutto ciò è in linea con l’eredità morale che il dottore ha lasciato nel mondo del calcio. Per carpirne le origini infatti partiamo dalla nascita, quando suo padre, appassionato di letteratura greca, decide di chiamarlo Socrates proprio come il filosofo ellenico. 

Porterà con sé l’amore per la filosofia per tutta la vita, ma ad illuminare il centrocampista “Viola” per una stagione sarà la politica di sinistra e il movimento operaio. Sarà proprio questa sua attrazione a renderlo attraente (scusate il gioco di parole) per il Corinthians.

Socrates ci arriva nel 1978, vince subito un titolo paulista ma alla squadra serve una rivoluzione dopo la stagione deludente del 1980. L’anno successivo, quindi l’81, come direttore sportivo viene scelto un sociologo, tale Adìlson Monteiro Alves che fa una scelta precisa e singolare se contestualizzata ad oggi: sceglie i giocatori della rinascita in base alle proprie idee politiche, dando priorità a quelli che condividevano la sua stessa visione. 

Una persona, un voto!

Socrates ovviamente, socialista nell’anima, diventa perno centrale di una squadra che adotterà il modello dell’autogestione. Niente allenatore e quando c’è da prendere una scelta si va al voto, anche il magazziniere viene coinvolto ovviamente. Nasce così la “Democracia Corinthiana” di cui Socrates ne è il leader. 
L’Italia impara a conoscerlo prima del suo arrivo alla Fiorentina che si concretizzerà l’estate del 1984. 

O Doutor da bola, “il dottore del pallone”, ce lo troviamo come rivale al Mundial il 5 luglio dell’82 in una delle selezioni più forti del Brasile, squadra del ’70 permettendo. A noi e a Zoff segnerà il gol del momentaneo 1 a 1, poi per fortuna la storia l’abbiamo fatta noi quel pomeriggio, per quella che sarebbe la partita più incredibile in relazione anche alle scommesse live! 

Quando si intuisce che sta per perdere la vita, a 57 anni, il Corinthians vince il quinto campionato della propria storia con i giocatori che festeggeranno con il braccio destro alzato con il pugno chiuso. La dedica naturalmente è per O Doutor da bola

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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