La Coppa Italia non ha un Calais o un Queivilly da ricordare, formazioni delle serie inferiori giunte fino alla finale, ma è comunque ricca di belle imprese, di finaliste inaspettate e di una squadra che l’ha vinta militando in Serie B. 

Noi di 888sport.it abbiamo raccolto qui le più belle sorprese della storia della Coppa Italia.


Alessandria 2015-16
La squadra di Angelo Gregucci, militante in Lega Pro, supera brillantemente i primi tre turni, eliminando nell’ordine i dilettanti dell’Altovicentino, la Pro Vercelli (formazione di Serie B) in trasferta e la Juve Stabia prima di portare a casa il nobile scalpo del Palermo, militante nel massimo campionato, grazie al successo per 3-2 al Barbera.

Ma i Grigi non si fermano qui: negli ottavi di finale, infatti, l’Alessandria supera, a sorpresa per gli appassionati di calcio, per 2-1 a Marassi il Genoa, dopo i tempi supplementari, e si regala un quarto di finale contro lo Spezia, che ha eliminato la Roma. Una doppietta di Bocalon ribalta il vantaggio spezino di Calaiò e regala all’Alessandria una storica semifinale contro il Milan. Il doppio confronto, al Moccagatta e al Meazza, termina con il punteggio complessivo di 6-0 per i più blasonati rossoneri, ma l’impresa della squadra in cui esordì Gianni Rivera rimarrà nella storia della competizione.

Bari 1983-84
Precursore dell’impresa alessandrina è il Bari di Bruno Bolchi che nella stagione 1983-84, militando in Serie C1, è arrivato fino alle semifinali di Coppa Italia, eliminato con un complessivo 5-2 dal Verona di Bagnoli. Mai nessuna formazione della terza serie si era spinta così avanti nella coppa nazionale.

La formula del torneo, però, in quegli anni è diversa dall’attuale: per arrivare fino in semifinale, infatti, il Bari ha superato, insieme alla Juventus, un girone all’italiana con altre cinque formazioni, per poi eliminare clamorosamente proprio i bianconeri di Trapattoni, futuri campioni d’Italia, negli ottavi di finale e la Fiorentina nei quarti.

Palermo 1973-74 e 1978-79
Per ben due volte, negli anni ’70, i rosanero sono stati in grado di raggiungere la finale della Coppa Italia, militando nel campionato cadetto. La prima volta, nel 1973-74 sotto la guida tecnica di Corrado Viciani, il profeta del gioco corto in grado di portare la Ternana in Serie A: il Palermo porta a casa lo scalpo di Fiorentina e Juventus, prima di arrendersi, solamente ai calci di rigore, al Bologna. Nel 1978-79, invece, sulla panchina dei rosanero siede Fernando Veneranda: questa volta è la Juventus a togliere ai siciliani, dopo i tempi supplementari, l’opportunità di alzare al cielo il trofeo. 

Napoli 1961-62
Il Napoli conquista il secondo posto in classifica nel campionato cadetto, appaiato al Modena e alle spalle del Genoa dominatore incontrastato. Il 3 giugno 1962 festeggia, così, la promozione in A e il 21 dello stesso mese si trova ad affrontare in finale della coppa nazionale la Spal, che ha appena ottenuto la salvezza nel massimo campionato. I ferraresi hanno eliminato in semifinale con un sonoro 4-1 la Juventus e si presentano, perciò, alla sfida dello Stadio Olimpico di Roma come favoriti.

Il Napoli, guidato da Pesaola in panchina, però, si impone per 2-1 grazie alla rete decisiva di Ronzon al 78′, aggiudicandosi la sua prima Coppa Italia. La prima, e per ora unica, vinta da una squadra di Serie B.

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Padova 1966-67
Anche i biancoscudati nel 1967 sono tra i cadetti quando arrivano fino alla finale. Nel loro percorso verso la sfida per il trofeo eliminano, nell’ordine, Venezia, Palermo, Varese e Napoli, prima di superare l’Inter di Mazzola e Suarez in semifinale, grazie al 3-2 decisivo messo a segno da Carminati.

Nella finale di Roma, il 14 giugno, il Padova del tecnico argentino Humberto Rosa si trova di fronte il Milan di Rocco, che ha allenato la formazione veneta per sette stagioni, portandola a un prestigioso terzo posto in Serie A: i rossoneri possono schierare giocatori del calibro di Trapattoni, Schnellinger e Rivera, ma fanno fatica a imporsi. Vincono per 1-0 con un gol di Amarildo a inizio secondo tempo ma il Padova può recriminare per un rigore negato a Bigon sullo 0-0 e per il presunto fuorigioco in occasione del gol rossonero.

Ancona 1993-94
L’Ancona è stata retrocessa al termine della stagione precedente, la prima della sua storia in Serie A, e nell’anno del ritorno tra i cadetti si trova a ottenere i risultati migliori in Coppa Italia, più che in campionato che conclude all’ottavo posto. Vecchiola e Caccia eliminano il Giarre al primo turno, poi arriva la prima impresa: l’Ancona pareggia 0-0 al San Paolo e, al ritorno, elimina con un 3-2 il Napoli. Sempre in duplici sfide, i marchigiani di Vincenzo Guerini mettono in fila Avellino agli ottavi, Venezia ai quarti e Torino in semifinale, grazie alla rete del Condor Agostini.

Nella doppia finale, l’Ancona pareggia l’andata per 0-0 al Dorico, per poi subire un netto 6-1 a Marassi contro la Sampdoria, al suo quarto successo in Coppa Italia.

*La foto di apertura dell'articolo è di Antonio Calanni (AP Photo).
 

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.