Il campione del mondo di Formula 1 Lewis Hamilton è solamente l’ultimo di una serie, che inizia a essere lunga, di atleti professionisti di altissimi livello che hanno scelto di seguire una dieta totalmente priva di derivati animali.

 

L’estate scorsa ha fatto notizia l’acquisto in prestito da parte della Roma del difensore inglese del Manchester United Chris Smalling, primo calciatore vegano nella nostra Serie A: le prestazioni del gigante di Greenwich hanno dato solidità al pacchetto arretrato giallorosso, incidendo anche sulle quote relative agli incontri dei capitolini per le scommesse italiane!

Nella Premier League inglese, sono già numerosi gli atleti che hanno scelto un approccio cruelty free: il capostipite fu Neil Robinson, ex di Everton e Swansea, che nel 1980 fu il primo calciatore professionista vegano in assoluto e nel 1981-82 il primo a realizzare una rete in un campionato di prima divisione.

In molti hanno seguito e stanno seguendo le sue orme: Jermain Defoe, Hector Bellerin, Fabian Delph, per citarne alcuni, e il Kun Sergio Aguero, attaccante del City favorito per i pronostici relativi alle scommesse per la Champions 2020, che, in preparazione alla Coppa del Mondo del 2018 in Russia, ha adottato una dieta vegana sotto consiglio del suo medico. 

La star del soccer femminile Alex Morgan ha abbandonato carne, uova e latticini nel 2018 e sembra entusiasta di una scelta che, secondo quanto ha dichiarato, le consente di recuperare più in fretta dopo le partite.

Lo stesso Leo Messi è passato a uno stile alimentare quasi vegano: in seguito ai noti problemi di digestione, nausea e vomito che lo colpivano in campo durante le gare con il Barcellona e la Nazionale argentina, si è rivolto al Dottor Giuliano Poser, friulano, che ha modificato la sua dieta in quella direzione.

Negli altri sport, è noto che l’ex rugbista Mirco Bergamasco sia vegano, così come le sorelle Venus e Serena Williams nel tennis, o la ex star dell’atletica mondiale Carl Lewis.

Abbiamo parlato in esclusiva di quanto sta accadendo tra gli atleti al top nelle rispettive discipline che scelgono la dieta vegana e dell’impatto di questa scelta con le prestazioni sportive insieme alla Dottoressa Maria Luisa Cravana, biologa nutrizionista, specialista in nutrizione sportiva, che da tre anni collabora con la FIGC a Coverciano. 

Hamilton e Smalling sono solo gli ultimi nomi di campioni dello sport che hanno scelto la dieta vegana. Che idea si è fatta di quanto sta accadendo nel mondo sportivo?
“La maggior parte delle volte, inizialmente, è una scelta etica, il cui obiettivo è il benessere degli animali. Successivamente notando comunque un notevole benessere fisico, questi atleti abbracciano totalmente la dieta vegana, come appunto Smalling. Io penso che ci sia oggi più interesse verso ciò che mangiamo oltre che più attenzione sugli effetti dei nutrienti sul nostro organismo”.

Hamilton, sempre ai massimi livelli!

Da un punto di vista dell’alimentazione di uno sportivo professionista, che differenza c’è, a livello di allenamento e prestazioni, tra un vegano e un onnivoro?
“A livello di allenamento e prestazioni, direi nessuna differenza, a patto che la dieta dell’atleta vegano sia adeguata in apporto energetico e costituita da una certa varietà di cibi contenenti proteine vegetali; l’aiuto di un professionista è sempre indicato, affinché provveda anche alla personalizzazione dell’integrazione, di vitamina b12, ad esempio, di cui i vegani potrebbero esser carenti.

Dall'altro lato, un atleta onnivoro molto spesso introduce grandi quantità di alimenti ad azione infiammatoria, come fast food, compromettendo la performance e il recupero”.

La carne e i derivati animali sono completamente sostituibili nell’alimentazione di uno sportivo professionista?
“Si, una dieta basata su una varietà di cereali, legumi e verdura è in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali richiesti dal nostro organismo per la costituzione, il mantenimento dell’integrità cellulare e riparazione di tutti i tessuti.

Altre fonti concentrate di proteine sono costituite da tofu, latte di soia, tempeh, seitan e vari analoghi della carne. Inoltre, recenti studi scientifici riportano che l’aggiunta di più cibi grassi di provenienza vegetale, come noci, semi, burro di noci, tahini, avocado, olive, olio d’oliva, olio di sesamo, ecc., può aiutare l’atleta vegetariano e vegano negli allenamenti intensi a soddisfare il fabbisogno energetico e nutrizionale, assicurando che non vengano compromessi i trigliceridi intramuscolari”.

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Nell’ambiente sportivo, che opinione circola nei confronti degli atleti che fanno questa scelta? Sono visti come strani? Suscitano più curiosità o scetticismo?
“Sorprendono un po' inizialmente ma generando poi una crescente curiosità, tanto che sempre più atleti si avvicinano a questa alimentazione”.

Quali sono i limiti della dieta vegana per un professionista?
“Non ci sono limiti, bisogna semplicemente tenere in considerazione delle potenziali carenze vitaminiche, soprattutto per quanto riguarda la vit B12, citata sopra, importante per la performance e per il mantenimento dell’integrità delle cellule del Sistema Nervoso ed Emopoietico”.

Al contrario, ci sono vantaggi da qualche punto di vista rispetto ad atleti onnivori?
“Leggo diverse interviste di atleti che riescono ad avere ottime performance fisiche e a ritrovare un generale benessere con la dieta vegana. Non ci sono né vantaggi né svantaggi da mio punto di vista; tutte le diete potrebbero essere vantaggiose o non a seconda del soggetto.

La differenza sta nel farle con criterio. Certo è che un approccio alimentare del genere potrebbe abbassare il rischio di patologie ischemiche, cardiache, diabete di tipo 2, ipertensione, obesità e alcune forme di cancro”.

Lei personalmente l’ha mai consigliata o la consiglia?
“In alcune particolari situazioni patologiche ho consigliato un approccio dietetico di tipo vegetariano”.

Come vede il futuro? Squadre intere di vegani? O è più una moda destinata a finire?
“Non la definirei una moda, piuttosto una scelta mirata e consapevole che invece dal mio punto di vista andrà sempre più crescendo, magari si, con squadre intere di vegani!”

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*La foto di apertura dell'articolo è di Gregorio Borgia (AP Photo); quella del GP di Abu Dhabi di Hassan Ammar (AP Photo).

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.