Mauro Boerchio è nato a Broni, in provincia di Pavia, ad agosto del 1989. Di professione portiere, è cresciuto nelle giovanili del Bari: con la squadra di Antonio Conte conquista la promozione in Serie A nel 2009, pur senza scendere in campo. Dopo le esperienze in Lega Pro e Serie D con Nocerina, Renate, Lecco, Pro Sesto, Verbano e Savona, intervallate con un breve ritorno a Bari, arriva l’opportunità di volare a Vanuatu, in Oceania, per un nuovo inizio della sua carriera, a 16 mila km dall’Italia.

Quando l’arcipelago down under è colpito dall’uragano Pam, Boerchio è in prima fila per aiutare la popolazione locale in difficoltà; prosegue poi la sua nuova vita da giramondo a Malta, con lo Gżira United, in Mongolia con l’Ulaanbaatar City, con cui vince la coppa nazionale, alle Maldive con il Maziya e in India, prima con il Neroca, poi con il Chennai City, con cui l’anno scorso ha vinto il campionato.

L’abbiamo intervistato in esclusiva sul blog italiano di 888sport, per farci raccontare il suo incredibile viaggio e la scelta, non convenzionale, di preferire il giro del mondo alla sicurezza delle serie inferiori italiane.


A Bari hai respirato il grande calcio con Antonio Conte. Un rimpianto non aver mai esordito in A? 
“È stata una bellissima annata, ricca di esperienze che mi hanno aiutato a crescere e migliorare, conclusa con la vittoria della Serie B. L'anno della Serie A con Giampiero Ventura è stato un anno particolare. Le difficoltà iniziali nel fare risultati non hanno aiutato. Ho avuto l’opportunità di andare diverse volte in panchina, ma mai quella di esordire. Un po' di rammarico nel non essere riuscito ad esordire in Serie A c’è e credo sia normale. Giocare in Serie A è il sogno di tutti i ragazzi che aspirano a fare i calciatori”.

Conte: ce lo descrivi a parole tue?
“Mister Conte è maniacale, non lascia nulla al caso, cura ogni particolare e pretende sempre il massimo dai suoi giocatori. È un vincente”.

Può vincere lo scudetto con l'Inter?
“Glielo auguro. Vincere non è mai facile, soprattutto il primo anno. Gli acquisti di gennaio daranno una maggiore qualità e soluzioni ad una rosa già competitiva. Sarà sicuramente una bella corsa tra Juve e Inter per il titolo”.

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Sei diventato un portiere giramondo, dopo tanta gavetta. Nelle ultime 4 stagioni hai giocato in 5 Paesi diversi, in 3 continenti. Come hai preso questa decisione, abbastanza inusuale per i nostri calciatori?
“Ho sempre desiderato di giocare all’estero, così appena si è presentata l'occasione l'ho afferrata. Erano passati pochi giorni dalla finale Playoff Lega Pro di 1^ divisione con il Savona. Inaspettatamente mi arrivò una chiamata da un allenatore italiano proponendomi di andare a giocare la OFC Champions League per un club delle Isole Vanuatu”. 

Vanuatu: che esperienza è stata? 
“Bellissima. Mi ha dato modo di crescere molto a livello umano. Rapportarmi con usi e mentalità completamente diverse dalle nostre, mi ha aperto la mente e reso molto più tollerante. Si, purtroppo quell'anno gran parte delle isole sono state colpite dal ciclone Pam. Noi stranieri della squadra e tutti i turisti presenti nelle varie isole siamo stati evacuati. Al rientro da Sydney trovammo una situazione disastrosa.

Quando succedono queste calamità naturali la prima cosa a cui bisogna fare attenzione è l’acqua, così grazie al presidente, che è proprietario dei supermercati di Port Vila, abbiamo iniziato a distribuire acqua in bottiglietta in tutti i villaggi attorno alla città. Organizzammo anche partite nei vari villaggi portando vestiti, quaderni, penne e cibo. Vedere i loro sorrisi, mi ha dato una grande emozione”.

Che ricordi hai della OFC Champions League?
“Giocare la OFC Champions League è stato molto bello, ripensare a quella musichetta mentre si entra in campo mi dà ancora ora delle forti emozioni. Abbiamo giocato a Suva (Fiji) il primo anno e a Auckland (Nuova Zelanda) il secondo, purtroppo in entrambe le stagioni non siamo riusciti a passare i gironi”.

Per quanto riguarda Malta, si parla di un calcio ricco di contraddizioni, ma in crescita. Cosa puoi raccontarci?
“Malta è stata un’esperienza non molto positiva dal lato calcistico. Ho trovato poca coerenza e serietà. È un campionato nel quale ci sono validi giocatori con ottime qualità che può migliorare ancora tanto”.

La Mongolia, una scelta davvero inusuale. Hai vinto la Coppa nazionale, cosa ricordi?
“La scelta di accettare la proposta dell'Ulaanbaatar City Football Club in Mongolia è arrivata dopo un lungo ‘interrogatorio’ fatto a Giacomo Ratto, che è stato il primo italiano a giocarci. Il club era stato fondato solo un paio di anni prima da un presidente molto ambizioso. Pensavo di arrivare in una nazione molto diversa da quella che poi ho trovato.

Una capitale in continua crescita con un’economia fiorente. Il campionato era composto da 10 squadre e si svolgeva su quattro campi, uno era quello della federazione gli altri erano quelli di proprietà di tre società partecipanti al campionato.

Quell'anno arrivammo secondi in campionato a soli 3 punti dalla prima e vincemmo la Coppa Nazionale. La partita più complicata fu quella della semifinale, sfidavamo la squadra con la quale lottavamo anche per il titolo in campionato. Fu una partita molto combattuta giocata ad alti ritmi che ricordo con molto piacere perché l'ottimo lavoro di squadra ci ha permesso di prevalere su una squadra più esperta della nostra”.

Hai preferito girare il mondo piuttosto che rimanere in Italia in serie inferiori: lo rifaresti? 
"Certo, lo rifarei e sono felice delle scelte fatte”. 

Il tuo successo più importante, in queste esperienze?
“A livello calcistico il successo più importante è sicuramente la vittoria del campionato in India con il Chennai City, che ha permesso la partecipazione alla Asian Champions League di quest’anno”.

E umanamente, l'esperienza che ti ha più segnato?
“L’India è stata l’esperienza più significativa e più bella. Ho avuto modo di vedere, conoscere e vivere situazioni lontanissime da noi che mi hanno arricchito. Consiglio a chiunque di andare e visitare l'India. Torneranno diversi da quando sono partiti”.

Hai smesso di giocare? Potresti ripartire per qualche altra meta? Dove ti piacerebbe ancora andare?
“Ora sto svolgendo i corsi UEFA per poi allenare. Ho già conseguito il corso di Allenatore di Portieri e a settembre inizierà un progetto per portieri. Il sogno rimane l'Indonesia, magari da allenatore, chi lo sa”.

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*La foto di apertura dell'articolo è di Aijaz Rahi (AP Photo).
 

 

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.