Ci sono protagonisti del mondo del calcio che rimangono incastonati in un determinato periodo storico, ma che le nuove generazioni ormai non conoscono più.

L'esordio con l'Arezzo

I gemelli del gol del Toro

Gli anni tra Firenze e Roma

I numeri di Ciccio Graziani con la Nazionale

Graziani allenatore

Eppure quando spunta il nome di Francesco Graziani, per tutti Ciccio, chiunque, da chi è ormai andato in pensione a chi ancora deve finire le scuole, sa di chi si sta parlando. Merito di una carriera, dentro e fuori dal campo, in cui Graziani ha decisamente scritto la storia del pallone tricolore. E non in una sola veste.

L'esordio con l'Arezzo

Graziani nasce a Subiaco nel 1952 e comincia subito a giocare nella squadra cittadina, prima di venire notato dal Bettini Quadraro, una società romana dilettantistica celebre per un vivaio di prim’ordine. E infatti quell’attaccante non altissimo ma incredibile nel fondamentale del colpo di testa viene immediatamente notato.

Se lo porta via da Roma l’Arezzo, che lo fa esordire in Serie B nella stagione 1970-71. Gli basta appena un altro anno per finire nel mirino del Torino, che lo acquista nel 1972 ma decide di lasciarlo ancora una stagione in Toscana per farsi le ossa. La scelta paga, perché nell’ultima stagione in amaranto Ciccio realizza 10 gol e vola a Torino sulle ali dell’entusiasmo.

I gemelli del gol del Toro

Il Toro di quegli anni è una delle grandi forze del campionato di Serie A e gioca con costanza le coppe Europee. E quindi nella stagione 1973/74, agli ordini di Gustavo Giagnoni, per Graziani arriva l’esordio nella massima categoria (e poi anche il primo gol, contro il Bologna) e anche in Coppa UEFA. Il bottino del primo anno è di sole sei reti, ma nel frattempo al Torino c’è stata la rivoluzione: in panchina è arrivato Edmondo Fabbri, che nelle qualità di Ciccio ci crede eccome e lo dimostra nella stagione successiva.

Graziani gioca tutte e 30 le partite di campionato e arriva a 42 presenze stagionali, realizzando 16 gol e formando assieme a Paolo Pulici una coppia d’attacco che fa paura a tutti. E proprio Ciccio e Puliciclone, rinominati “i gemelli del gol saranno protagonisti della stagione successiva, quando Gigi Radice trascina il Toro a quello che è finora il suo ultimo scudetto.

Graziani alle spalle di Pablito!

Graziani rimane in granata per altre cinque stagioni, andando costantemente in doppia cifra e raggiungendo addirittura quota 23 reti nell’anno dopo lo scudetto, quando si toglie anche la soddisfazione di esordire in Coppa dei Campioni. Per lui in totale con la maglia del Torino arrivano 122 gol, che lo spediscono al settimo posto dei cannonieri di sempre del club, a un passo dal mito Valentino Mazzola.

Gli anni tra Firenze e Roma

Nel 1981 arriva il trasferimento a una ambiziosa Fiorentina, a cui Graziani dà una marcia in più. La Viola si ritrova infatti a giocarsi lo scudetto (poi mancato per un solo punto contro la Juventus per le quote Serie A) anche grazie all’apporto del centravanti, che nelle due stagioni in Toscana forse non segna moltissimo, ma è fondamentale per il gioco di Giancarlo De Sisti.

Le prestazioni con la Fiorentina valgono a Graziani la convocazione al Mondiale 1982 e poi, un anno dopo, la chiamata della Roma fresca di Scudetto. L’aggiunta di Graziani a una squadra già vincente e collaudata è una delle mosse che portano gli uomini di Liedholm ad arrivare fino all’ultimo atto della Coppa dei Campioni.

Nella sfortunata finale dell’Olimpico del maggio 1984, Graziani è suo malgrado protagonista: tocca a lui sbagliare il quarto rigore giallorosso, che poi permette a Kennedy di spedire la coppa in direzione Liverpool.

L’errore però non rovina il rapporto con la tifoseria e Graziani rimarrà alla Roma fino alla stagione 1985/86, al termine della quale passa all’Udinese per gli ultimi due anni in Italia, prima di chiudere la carriera nel 1988 con un tanto breve quanto bizzarro trasferimento in Australia, all’APIA Leichhardt.

I numeri di Ciccio Graziani con la Nazionale

Ma è impossibile non parlare del Graziani giocatore senza menzionare la nazionale. Per lui l’esordio arriva nel 1975, ma è nelle qualificazioni al Mondiale 1978 che il centravanti comincia a essere decisivo per le sorti azzurre. In Argentina subentra in tutte e tre le partite del girone, per poi non vedere più il campo. Va meglio a Euro 1980, quando è il centravanti titolare della squadra di Bearzot e gioca tutte e quattro le partite.

Ciccio Graziani con la Nazionale

Le ottime prestazioni con la Fiorentina poi convincono il CT a portarlo anche al Mundial in Spagna, in cui fino alla semifinale con la Polonia Ciccio gioca ogni singolo minuto. Nel penultimo atto viene sostituito dopo 70 minuti, mentre nella finalissima con la Germania Ovest è costretto a dare forfait dopo neanche dieci giri d’orologio per uno scontro con la difesa teutonica.

Il che però non gli impedisce certo di fregiarsi del titolo di Campione del Mondo e di lasciare la nazionale un anno dopo con un bottino di 64 presenze e 23 reti, che lo portano al nono posto dei cannonieri azzurri di sempre.

Graziani allenatore

Dopo il ritiro, Graziani si dà alla panchina, ma con risultati non eccelsi. Tra Fiorentina, Ascoli, Reggina, Avellino, Catania e Montevarchi, le soddisfazioni sono rare e gli esoneri assai frequenti. Va meglio come dirigente dell’Arezzo, che rifonda dalle ceneri della vecchia società e che contribuisce a riportare in C1 con in panchina Serse Cosmi.

Nel 2004 però a Ciccio arriva un’offerta che farà di nuovo la storia. Il tecnico viene contattato per guidare il Cervia, squadra romagnola di Eccellenza che è stata scelta come protagonista del reality show Campioni, Il Sogno. Graziani si mette in gioco e diventa immediatamente un personaggio ancora più celebre.

Il suo linguaggio colorito, gli scontri con i calciatori (leggendari in particolare i siparietti con il difensore Gullo) e una presenza scenica incredibile permettono all’allenatore di diventare la star del reality, rubando i riflettori ai suoi stessi giocatori.

La foto di Madrid

Nonostante la strana formula, che obbliga Graziani a schierare determinati calciatori a seconda del televoto, l’esperienza sul campo è comunque positiva: il Cervia vince il campionato di Eccellenza e nella seconda stagione i romagnoli vanno vicini al doppio salto, raggiungendo, a sorpresa per il sito scommesse i playoff in Serie D. Quella di Campioni però è l’ultima esperienza in panchina di Graziani, che comunque rimane parecchio legato all’ambiente televisivo.

E persino i più giovani, quelli che quando Ciccio guidava il Cervia non erano ancora nati, lo conoscono bene, visto che è una presenza costante nelle vesti di opinionista. Sempre con la sua proverbiale onestà e la totale mancanza di timore reverenziale: due qualità che in campo gli hanno permesso di diventare un vero numero nove e che al di fuori del terreno di gioco lo hanno trasformato…in un numero uno.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.