Il Giro d’Italia, nato nel 1909, è una delle corse ciclistiche più importanti al mondo. E se si dovesse scegliere un colore da associare alla corsa a tappe che gira tutto lo Stivale (con frequenti sconfinamenti in giro per l’Europa) non si può che pensare al rosa.
La maglia rosa è infatti il simbolo stesso del trionfo al Giro d’Italia. Eppure non è l’unica maglia speciale che viene assegnata al termine di ogni tappa e che permette di finire nell’albo d’oro di una particolare graduatoria.
Già, perché il Giro sarà anche la Corsa Rosa, ma sono altri i colori che contano, anche per i ciclisti più pagati del circuito!
Come nasce la leggendaria maglia rosa
L’idea di far vestire il ciclista primo nella classifica generale viene ad Armando Cougnet, giornalista della Gazzetta dello Sport e primo organizzatore del Giro tra il 1909 e il 1948.
E quindi, quando nel 1931 c’è da scegliere un colore per la maglia simbolo del comando non si può che optare per quello che caratterizza le pagine della “Gazza”.
Ad aver indossato per più volte la maglia rosa al traguardo finale sono tre ciclisti, che si sono imposti tutti in cinque edizioni: Alfredo Binda (che però la indossa “veramente” solo nel 1933, avendo vinto le altre quattro prima dell’istituzione della maglia), Fausto Coppi e il belga Eddy Merckx.
Tutti i record di Eddy Merckx ed il Giro perfetto
Merckx è anche il corridore che ha vestito più a lungo la maglia rosa, partendo per 70 tappe da primo in classifica, nonché uno dei quattro (assieme a Costante Girardengo, Binda e Gianni Bugno) ad aver completato il Giro perfetto, indossando la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa.
La nazione con più vincitori, in compenso, è l’Italia, visto che i ciclisti italiani hanno vinto il Giro in ben 69 occasioni, con 41 vincitori diversi.
La maglia blu per il miglior scalatore del Giro
Ma, come già anticipato, non è solo il leader della classifica generale a indossare una maglia speciale. Anche perché di graduatorie ne esistono altre, come quella per gli scalatori.
La classifica Gran Premio della Montagna viene istituita nel 1933 e dagli anni Sessanta il migliore nelle tappe di montagna viene premiato con una maglia ad hoc, inizialmente di colore verde.
Solo nel 2012 c’è stato un cambiamento cromatico, passando al blu, ma non perdendo l’alone di importanza che ha sempre avuto la classifica scalatori.

Quello che si è imposto per più volte in questa speciale categoria è Gino Bartali. “Ginettaccio”, un campionissimo a livello generale ma ancora di più quando la strada cominciava a farsi più dura, ha infatti vinto la classifica per ben sette volte a cavallo delle due guerre mondiali, abbinandola in tre occasioni al trionfo nella generale.
Tra gli altri in grado di imporsi più volte ci sono lo spagnolo José Manuel Fuente, che ha indossato la maglia verde/blu all’arrivo in 4 occasioni, ma anche un nutrito gruppo di ciclisti italiani (Coppi, Franco Bitossi, Claudio Bortolotto e Claudio Chiappucci) che sono stati in grado di realizzare un tris.
La famosa maglia ciclamino per la classifica a punti
E poi c’è la classifica a punti, quella che nelle prime edizioni decideva il vincitore del Giro, prima che si optasse, come accade anche per le scommesse sportive, per la somma dei tempi in tutte le tappe. Anche qui la maglia designata arriva negli anni Sessanta e all’inizio è di colore rosso, in onore dello sponsor (la birra Dreher).
Nel 1970 arriva il cambiamento cromatico, che la trasforma nella celebre maglia ciclamino (anche qui per motivi di sponsorizzazione, stavolta da parte della Termozeta), un colore che verrà mantenuto fino al 2009. In quell’anno si torna all’antico, di nuovo con la maglia rossa, per poi compiere un’altra giravolta nel 2017 e passare di nuovo al ciclamino che la caratterizza tuttora.

Gli esperti della classifica a punti sono tutti italiani, considerando che quelli che l’hanno vinta più volte sono Francesco Moser e Giuseppe Saronni, che ne hanno portate a casa quattro ciascuno, monopolizzando la maglia per ben otto edizioni tra 1976 e 1983.
Tra gli altri plurivincitori spiccano il belga Roger De Vlaeminck, l’olandese Johan van der Velde e l’azzurro Mario Cipollini, che l’hanno indossata al traguardo in tre occasioni.
Il “Re Leone” tra l’altro è il ciclista con più vittorie di tappa (42) nella storia del Giro, ma non è riuscito ad acciuffare Moser e Saronni a quota 4 nella classifica a punti.
La tripletta di maglie di Merckx nel 1968
La storia del Giro racconta che è davvero molto complicato riuscire a portare a casa più di una maglia. L’unico in grado di mettere a segno una clamorosa tripletta è stato il solito Merckx, che nell’edizione 1968 ha cannibalizzato (e ogni riferimento al suo soprannome non è casuale) tutte le classifiche disponibili.
A proposito, se un corridore è primo in più graduatorie, durante la tappa indossa la maglia più prestigiosa (nell’ordine rosa, ciclamino e azzurra) ma poi al momento delle premiazioni di tappa si prende tutte quelle che gli spettano.
Chi indossa la maglia bianca durante il Giro
Ma le maglie particolari non terminano con le tre più celebri. Al Giro viene anche assegnata la maglia bianca, che è quella riservata ai giovani.
Rispetto a quanto siamo abituati a ragionare per le scommesse calcio tra un gol di Bellingham, classe 2003, ed un assist di Gavi, 2004, nel ciclismo per “giovane” si intende un corridore che non abbia ancora compiuto 25 anni e quello con la classifica generale migliore può indossare la maglia bianca (sempre ammesso che non sia in vetta ad altre graduatorie).

Istituita nel 1976 e assegnata fino al 1994, è stata poi di nuovo introdotta nel 2007. Sono in quattro i ciclisti che nella stessa edizione sono riusciti a portare a casa sia la maglia rosa che quella bianca: il russo Evgenij Berzin, il colombiano Nairo Quintana, il britannico Tao Geoghegan Hart e l’altro colombiano Egan Bernal.
Il significato della maglia nera nello sport
Ultima, ma mai dimenticata, è la maglia nera. Un premio, ammesso che così si possa chiamare, che è esistito per pochissimi anni, ma che è rimasto nell’immaginario collettivo e persino nel gergo sportivo in generale. La maglia nera è stata introdotta nel secondo dopoguerra per l’ultimo in classifica generale ed è sorprendentemente diventata un obiettivo importante per i corridori senza velleità di classifica.
Ed è stata ritirata nel 1951 esattamente per questo motivo, perché pur di classificarsi ultimi molti ciclisti non esitavano a offrire comportamenti certamente pittoreschi ma allo stesso tempo poco sportivi. Ennesima dimostrazione che al Giro d’Italia tutte le maglie sono decisamente importanti, persino…quella dell’ultimo!
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