L’ora di Charles Leclerc scatterà il 13 dicembre 2020, quando la bandiera a scacchi sancirà la fine del Gran Premio di Abu Dhabi e della relativa stagione di Formula 1. Ma idealmente il momento delle responsabilità è arrivato sul circuito di Istanbul che ha assegnato a Lewis Hamilton il settimo titolo iridato, come Michael Schumacher.

Già, Schumacher… All’ombra del “Kaiser”, Leclerc si è formato ed è cresciuto. Lì, nella Ferrari Driver Academy, scuola per talenti fondata nel 2009 dalla casa automobilistica di Maranello per rilanciarsi dopo la straordinaria stagione delle vittorie, quasi tutta legata (se si eccettua il mondiale 2007 di Kimi Raikkonen) al fuoriclasse tedesco. 

Charles, talento puro

Classe 1997 (è nato il 16 ottobre nel Principato di Monaco), Leclerc è un talento di precocità assoluta. Comincia a correre sui kart sul tracciato di Brignoles, in Francia, gestito da Philippe Bianchi, padre di Jules, anche lui futuro prodotto dell’Academy Ferrari ma con un fato avverso: morirà a soli 25 anni il 17 luglio 2015, dopo un anno di coma successivo all’impatto con una gru a Suzuka, dove correva con la Sauber.

Sarà una perdita che scuoterà profondamente Leclerc, di cui era amico si dall’infanzia. Ma in un incredibile, e cinico, gioco del destino, Bianchi era destinato ad affiancare Sebastian Vettel come seconda guida della Rossa. La sua tragica scomparsa spalancherà, invece, le porte a Charles. 

Gli esordi

Leclerc si era distinto in tutte le categorie inferiori. A partire dalla Gp3 alla guida della Art Gran Prix con cui vince il mondiale sul circuito di Abu Dhabi il 26 novembre 2015. Nello stesso anno approda in Formula 2 dove si cimenta con la Prema Racinge. Insieme a lui c’è Antonio Fuoco, compagno nella Academy. Il pilota monegasco domina la prima parte della stagione con 5 vittorie e 7 podi nelle prime 12 gare. Nei primi 7 appuntamenti della Formula 2 ottiene tutte e 7 le pole position.

Il finale del campionato, però, mette alla prova il suo carattere di ferro. A tre gare dalla fine si corre in Spagna, a Jerez. A Leclerc basta finire davanti per punti al britannico Oliver Rowland per laurearsi campione. La gara è mozzafiato, col rivale che lo tallona per cercare di riaprire il campionato. Ma Charles resiste agli assalti e torna sulla cima del mondo. Una vittoria di nervi. E ha dimostrato di averne Leclerc. Come quando ha corso e ha vinto a Baku, durante la stessa stagione, nonostante la morte del padre – Hervé Leclerc, ex pilota di Formula 2000 – avvenuta poche ore prima.

Ennesima perdita nella vita del giovane campione. L’ultima, in ordine di tempo, è quella del collega e amico Anthoine Hubert, scomparso a seguito di un terribile incidente in Formula 2 sulla pista belga di Spa-Francorchamps. 

La Formula 1

Quando accade Leclerc è già arrivato in Formula 1. L’esordio avviene il 25 marzo 2018. Charles corre come seconda guida della Alfa Romeo-Sauber. Durante il campionato ottiene una serie di ottimi piazzamenti nei primi dieci posti, mettendo sotto pressione il compagno di squadra, lo svedese Marcus Ericsson. Le sue performance nei gran premi di Messico e Brasile consentono alla Sauber di sorpassare la Toro Rosso nella classifica costruttori. Quanto a lui, arriva tredicesimo con il sorprendente bottino per le scommesse F1 di 39 punti per un esordiente! 

In Ferrari

L’anno dopo arriva alla Ferrari che lo affianca a Vettel come seconda guida, al posto di Kimi Raikkonen.

 

 

Chiude la stagione da quarto nella classifica piloti con 260. Il campionato 2020 è caratterizzata dai problemi tecnici della monoposto Ferrari. Leclerc fa sempre meglio del suo compagno di squadra ed ottiene comunque un secondo posto in Austria, un terzo a Silverstone, un quarto in Spagna, al Mugello e in Turchia.

Le sue qualità spingono la Ferrari a proporgli, nel 2019, il contratto più lungo mai firmato da un pilota (9 milioni a stagione per 5 anni). Una prova di fiducia che lo proietta verso il prossimo campionato, quando sarà la prima guida della Ferrari con Vettel destinato all’Aston Martin. 

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*Il testo dell'articolo è di Luca La Mantia; l'immagine di Clive Mason (AP Photo).

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