Il rumore dei nemici. Un’espressione pronunciata da Josè Mourinho nel 2009, quando allenava l’Inter, ma che è sempre valida quando si parla dello Special One. Del resto il portoghese è maestro quando si tratta di compattare la sua squadra in una sorta di “noi contro il mondo”. E tra i nemici, oltre agli avversari che ci sono in campo, spesso e volentieri ci finiscono anche gli arbitri.

Nel corso della sua lunga carriera il lusitano non ha mai lesinato parole di fuoco per i fischietti quando ha ritenuto che la sua squadra fosse stata danneggiata dalla direzione di gara. E se la lista delle…intemperanze di Mou è abbastanza lunga, ce ne sono alcune che sono decisamente passate alla storia.

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Mourinho e Tagliavento

All’inizio furono…le manette. Quando nel 2009 Mourinho arriva all’Inter comincia lo scontro ideologico con il calcio italiano, tra l’area di rigore di 25 metri (in riferimento alla Juventus), il rumore dei nemici già citato e altre citazioni iconiche come “zeru titoli” o il monologo contro il dirigente del Catania Lo Monaco.

Nel calderone, però, ci finiscono ovviamente anche gli arbitri e la scena che passa alla leggenda arriva in Inter-Sampdoria del 2010. Il match di San Siro tra i nerazzurri e i blucerchiati termina 0-0, con gli uomini di Mou che finiscono in 9 per le espulsioni di Samuel e Cordoba.

A mandare il portoghese su tutte le furie è però un calcio di rigore non concesso: Eto’o finisce a terra in area ma l’arbitro Tagliavento decide di ammonire il camerunese per simulazione.

Mourinho ed il gesto delle manette

Lo Special One perde totalmente la testa e fa il gesto delle manette, con il pubblico interista che segue il suo condottiero e opta per la panolada, sventolando fazzoletti bianchi per esprimere il suo disappunto nei confronti dell’arbitraggio.

Alla fine di quella stagione epica, in ogni caso, l’Inter di Mourinho porta a casa il Triplete, qualcosa di assolutamente inedito e probabilmente irripetibile per una squadra italiana, anche secondo le quote delle scommesse calcio.

Josè e gli arbitri spagnoli

Dopo la vittoria della Champions, Mourinho lascia i nerazzurri e si accasa al Real Madrid. In Spagna fanno ironia, chiedendosi se il portoghese riuscirà comunque a lamentarsi degli arbitri pur guidando una squadra da sempre accusata di godere di una certa sudditanza psicologica, sia in Spagna che in Europa. Ma lo Special One ci mette davvero poco per smentire tutti.

È il 20 dicembre, neanche sei mesi dopo l’approdo al Bernabeu, e il Real batte in casa il Siviglia per 1-0. Normalmente, non ci sarebbero troppi motivi per fare polemica, ma si parla pur sempre di Mourinho. Che quindi decide di presentarsi in conferenza stampa con un foglio di carta su cui ha elencato ben 13 errori arbitrali.

Il lusitano ne ha per tutti (tra cui Valdano, dirigente del Real, che pochi secondi prima aveva detto che i Blancos non parlano mai di arbitri), sostenendo che le espulsioni subite dalle Merengues nel corso di quel campionato servono a tenere il Real lontano dal Barcellona. E quando gli chiedono di commentare la partita, Mou risponde serafico: “quale, quella della scorsa settimana? Perchè stasera non c’è stata nessuna partita”.

Ma naturalmente lo scontro ideologico non può mancare neanche in Spagna. E considerando che Mourinho è a Madrid, l’obiettivo non può che essere il Barcellona. È sempre la stagione 2010/11 e il destino ci mette lo zampino, perchè il Real e il Barça che si giocano la Liga (che alla fine andrà ai blaugrana) si incontrano anche in semifinale di Champions League.

I por què di Mou

Nella partita di andata il risultato è di 0-0 quando al minuto 61 l’arbitro, il tedesco Stark, espelle Pepe per un intervento su Dani Alves. Nella mezz’ora successiva Messi segna due volte, ipotecando la finale per il Barcellona, e lo Special One è un fiume in piena.

Nella conferenza stampa che passa alla storia come quella del “por què?”, Mourinho indica tutti i favori di cui avrebbe goduto il Barcellona nel corso degli ultimi anni in Europa.

Mou in conferenza stampa

“La domanda è: perché? Perché? Perché Ovrebo? Perché Busacca? Perché De Bleeckere? Perché Frisk? Perché Stark? Perché?”. Risultato, cinque giornate di squalifica nelle coppe per il portoghese.

Anche gli anni del ritorno in Inghilterra non sono certamente tranquilli. Tra le proteste ai tempi del Chelsea, sostenendo che gli arbitri hanno paura a fischiare a favore dei Blues, e l’attacco nei confronti di Anthony Taylor quando allenava il Manchester United (spoiler, si incontreranno di nuovo), Mourinho non si fa mancare nulla.

Il caso Cremonese - Roma

Ma lo scontro frontale con la classe arbitrale diventa evidente nella seconda esperienza italiana, quella alla Roma. Mou colleziona cartellini e squalifiche come fossero caramelle e arriva anche all’uno contro uno in campo con qualche fischietto. La scena più celebre è quella con Marco Serra, quarto uomo di Cremonese-Roma. 

Tra i due si accende un diverbio in seguito a un intervento di gioco, che termina con il rosso al portoghese. Mourinho però sostiene di essere stato insultato, accusando Serra di avergli mancato di rispetto. La querelle va avanti parecchio e termina con due giornate di stop all’allenatore e con la dismissione del fischietto dalla lista degli arbitri della Serie A e il suo inserimento nella lista dei VAR.

La “disgrazia” Taylor

Ma siccome il postino suona sempre due volte, la protesta più recente di Mourinho è di nuovo contro l’arbitro Taylor. L’inglese viene chiamato a dirigere la finale di Europa League tra Roma e Siviglia e dire che il suo arbitraggio non piace al portoghese è un eufemismo.

Tra la gestione dei cartellini (con Rakitic e Lamela graziati) e quella degli episodi, Mou si infervora per tutto il match. Quando l’inglese non fischia rigore a otto minuti dalla fine per un fallo di mano di Fernando, la situazione comincia a degenerare.

Taylor circondato dai calciatori della Roma durante la finale di Europa League

Alla fine la partita si decide ai calci di rigore e ad avere la meglio è il Siviglia. Lo Special One non la prende per nulla bene e opta per attendere il fischietto inglese nel parcheggio della Puskas Arena, sfogandosi nei suoi confronti e definendolo una “disgrazia”.

Anche stavolta la UEFA non gradisce e squalifica il portoghese per quattro giornate nelle coppe europee, respingendo anche il ricorso della società giallorossa. Ma vista la sua crociata contro gli arbitri, probabilmente per Mourinho questa è solo l’ultima delle sue tante…sospensioni al valore!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.