Negli ultimi decenni, a ogni sessione di mercato si è sempre fatto un gran parlare di plusvalenze. Quando un club deve sistemare il bilancio, c’è sempre bisogno di una cessione che causi un plusvalore.

Il meccanismo della plusvalenza

Un esempio di plusvalenza 

La plusvalenza legata al trasferimento di Pogba

Alisson e i veri colpi di mercato

Le plusvalenze fittizie

Il meccanismo della plusvalenza

Ma come funzionano le plusvalenze? Si basano sul valore del cartellino del giocatore, cioè su quanto il club che lo acquista spende per assicurarsi le sue prestazioni. Il diritto viene poi inserito nella situazione patrimoniale della società dividendolo per gli anni di contratto, il cosiddetto ammortamento.

Alla fine di ogni bilancio, dunque, il valore patrimoniale del calciatore scende fino a essere totalmente ammortizzato al momento della fine del contratto. Se e quando il calciatore viene ceduto, dunque, se viene pagato più del suo valore in quel momento sul bilancio, si genera una plusvalenza.

Ma perché si è parlato così spesso di plusvalenze? Perché sia in Serie A che in Europa, la contabilità dei club è stata sotto controllo, nonché elemento fondamentale per permettere l’iscrizione alla Serie A o per rispettare i parametri dal Fair Play Finanziario nelle competizioni europee. E le plusvalenze, pur non essendo un incasso diretto come quelli dei biglietti dello stadio, dei diritti TV o delle sponsorizzazioni, hanno comunque la loro incidenza nei parametri.

Un esempio di plusvalenza 

Quindi, spesso e volentieri, i club si sono visti costretti a far tornare i conti cedendo i propri calciatori, beninteso, sempre a un valore maggiore di quello con cui i conti al massimo andrebbero pari. La caccia alla plusvalenza è anche aumentata con la situazione di crisi, in quanto se tutte le entrate diminuiscono, ci sono casi in cui i valori dei calciatori aumentano.

Già, perché se è vero che la plusvalenza non prevede necessariamente movimento di denaro (come quando calciatore A costa 100 e ha un quinquennale, viene ceduto dopo due anni a 80, per una plusvalenza di 20 nonostante sia stato pagato meno di quando è stato acquistato, ci sono molti modi per fare…la maggior plusvalenza possibile.

La formazione della Juve!

Quello più utilizzato e che porta all’ormai celebre concetto delle plusvalenze gonfiate è quello degli scambi. Ai calciatori che si trasferiscono da un club all’altro viene dato un valore, che solitamente permette di fare fare una buona plusvalenza a entrambe le società. Da un punto di vista della regolarità, difficile trovare una falla, se non altro perché non esiste un modo univoco per stabilire il valore di un calciatore.

Certo, se poi il giocatore in questione fa un trasferimento solo…di facciata, come avvenuto in alcuni casi finiti sotto inchiesta negli ultimi anni, ovvio che qualcosa che non va ci sia.

La plusvalenza legata al trasferimento di Pogba

Il modo migliore per fare una plusvalenza è senza dubbio quello di cedere un calciatore pagato poco e rivenduto a peso d’oro. L’esempio migliore è certamente quello della maggior plusvalenza mai fatta nel campionato italiano. La Juventus nel 2012 porta a casa un calciatore a parametro zero, un francese di nome Paul Pogba, lasciato andare dal Manchester United.

Tempo quattro anni e i Red Devils bussano alla Continassa perché rivogliono il centrocampista, ma per farlo sono costretti a svenarsi. Pogba torna a Old Trafford per 105 milioni di euro, che per i bianconeri rappresentano una plusvalenza totale.

Lo united, tra l'altro, anche negli anni di Pogba in mezzo al campo è rimasto lontano anni luce da City e Liverpool nelle quote calcio oggi!

Stesso ragionamento vale quando si cede un calciatore proveniente dal vivaio. Anche qui torna protagonista la Juventus, ma come acquirente. Nel 2001 i bianconeri spendono circa 50 milioni di euro (75 miliardi più il cartellino di Bachini, valutato 30 miliardi) per acquistare Gigi Buffon dal Parma. I ducali in questo caso fanno una plusvalenza completa, perché SuperGigi arriva dalle giovanili, quindi è costato zero.

E anche la Juventus, grazie al centrocampista valutato 30 miliardi, fa una plusvalenza, perché due anni prima all’Udinese era stato pagato 15 miliardi, più i cartellini di De Sanctis e Zamboni, ma dopo due anni il valore a bilancio era dimezzato.

Alisson e i veri colpi di mercato

Poi ci sono i grandissimi colpi di mercato, i calciatori pagati pochissimo e ceduti a cifre importantissime. Da questo punto di vista il mago degli ultimi anni è Walter Sabatini, che soprattutto alla Roma ha creato un plusvalore importantissimo che ha permesso al club giallorosso di mantenere i bilanci in ordine nonostante i debiti acquisiti dalla gestione Pallotta.

L’esempio migliore è quello di Alisson, acquistato per 8 milioni di euro dall’Internacional di Porto Alegre e poi rivenduto, dopo due anni, al Liverpool per una cifra che si aggira sui 65 milioni, per 60 milioni di plusvalenza per i capitolini.

Alisson in anticipo su Immobile!

Un’operazione che in qualche modo ricorda quanto fatto dal Milan con Kakà. Anche il Pallone d’Oro 2007 è un affare, perché i rossoneri lo prelevano in Brasile per 8,5 milioni di euro e quando lo cedono al Real Madrid il costo è già stato totalmente ammortato e quindi tutti i 67 milioni di incasso sono anche di plusvalenza.

Nelle ultime stagioni, il capolavoro è certamente quello dell’Atalanta, che è riuscita a incassare oltre 200 milioni di euro per calciatori pagati pochissimo, valorizzati e poi acquistati a peso d’oro dalle big. Il miglior affare è quello che ha portato Dejan Kulusevski alla Juventus. Il tuttocampista svedese è stato ceduto nel 2019 a 35 milioni di euro dopo essere stato pagato esattamente un decimo (3,5 milioni) al Bromma nel 2016.

Kulu in gol sul campo del City!

Per lui appena tre presenze con la prima squadra, poi il prestito al Parma che lo trasforma in una stella. E che permette alla Dea l’ennesima plusvalenza quasi totale, dopo quelle legate ai giovani del vivaio. Da questo punto di vista, il capolavoro si chiama Alessandro Bastoni.

Il campione d’Europa 2020 con la nazionale è l’under-20 italiano più costoso di sempre, considerando che nel 2017 l’Inter spende per lui 31,1 milioni di euro. E l’Atalanta, che lo ha cresciuto, incassa e fa plusvalenza piena.

Bastoni con la sua Inter ha già vinto un campionato dominato nel girone di ritorno da favoriti per le quote Scudetto!

Le plusvalenze fittizie

Ci sono anche plusvalenze…comode? Certo, come quelle che riguardano tantissimi giovani che vengono scambiati alla pari e valutati cifre importanti, ma che poi finiscono a giocare nelle serie inferiori, magari senza neanche mai indossare la maglia della squadra che li hanno lautamente pagati. Un bel problema dal punto di vista morale, ma anche economico e soprattutto per la carriera di chi finisce in questi affari.

Più aumentano le plusvalenze, infatti, più aumentano gli ammortamenti. E se un calciatore di livello può comunque avere abbastanza mercato, un giovane che non può mettersi in mostra rischia di rimanere schiacciato dal peso di un cartellino che nessuno sarà disposto a pagare e prigioniero del contratto firmato.

Solo uno dei tanti punti grigi di questo sistema, che è tanto utile per i conti delle squadre a breve termine, ma che sul lungo periodo rischia di rappresentare una bolla molto pericolosa…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.