Testa, cuore e gambe. È il titolo del suo libro pubblicato nel 2013, ma potrebbe essere tranquillamente un trittico che racconta tutta la sua genesi, dall’Antonio Conte ragazzino fino al capitano, senza escludere l’Antonio Conte allenatore..


Con la testa (sulle spalle) è partito dal Lecce per affermarsi alla Juventus, superando anche un grave infortunio che poteva mettere a serio rischio la carriera. 

Con il cuore ha vissuto e giocato nei posti che più ha amato, appunto Lecce e Juventus, cosa che non gli ha evitato di allenare Bari e Inter, le acerrime rivali delle sue storie d’amore. 

Gambe, e qui c’è poco da contestare: l’Antonio Conte giocatore era un atleta pazzesco. Ora che è allenatore ha un suo modo di intendere il calcio che richiede un’intensità fisica, e quindi una gamba, che non tutti i calciatori e le squadre possono permettersi. Con le gambe ha giocato 418 partite alla Juventus e vinto scudetti, una Coppa Uefa, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Praticamente tutto. 

L'inizio

La storia di Conte parte come quelle favole che appartengono più ad un calcio sudamericano e a un mondo pallonaro che non appartiene più alla contemporaneità.
Tira i primi calci nella Juventina Lecce (guarda caso), società dilettantistica del capoluogo salentino, fondata dal padre Cosimo che poi "vende" le prestazioni del figlio ai giallorossi del Lecce per 8 palloni (di cui “Tre pure sgonfi” dirà Antonio) e 200.000 lire. 

Una vita fatta di battaglie personali, di squadra e contraddizioni, ma tanta “self confidence” come direbbero gli inglesi. 

Quando nella stagione 2006 – 2007 fu esonerato dall’Arezzo in B dopo 9 partite e zero vittorie, salutò lo spogliatoio con un discorso in cui si dichiarava deluso dai calciatori che non lo avevano compreso appieno e che nel giro di 4-5 anni sarebbe arrivato in Serie A su panchine del calibro di squadre come Juventus, Inter e Milan...

Un personaggio #NotForEveryone. 
Un numero 8 affascinante, parola di chi di numeri 8 se ne intende. 

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*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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