"Sapete col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo, capitelo".



Ma cosa c'entra il discorso di Tony D'amato, aka Robert De Niro nel film "Ogni maledetta domenica" con un numero 8 come Carlo Ancelotti? L'allenatore della Coppa dalle grandi orecchie è un cinefilo vero e ha confessato anni fa di aver mostrato questo discorso alla sua squadra prima della finale di Manchester contro la Juventus.

Per Ancelotti infatti lo sport (o il cinema) è metafora di vita. L'attore ideale per il film della sua vita, dice il mister, sarebbe proprio De Niro e allora proviamo a raccontare in breve le tappe cruciali della sua carriera con i grandi titoli dell'attore americano. Re per una notte è il titolo del film ideale per descrivere le notti di Champions League che lo hanno reso "Re Carlo" Europa. Condivide con Bob Paysley il record di Champions con due squadre diverse (2 col Milan e 1 con il Real Madrid). Ma Re è stato anche nei paesi in cui ha allenato: uno dei pochi allenatori ad aver vinto il titolo nazionale sia in Italia, in Inghilterra, in Francia e Germania. 


Con Quei bravi ragazzi vogliamo spiegare il rapporto flessibile che Ancelotti ha avuto con le stelle di maggior spicco delle squadre che ha allenato. Proprio uno come Ronaldinho mise in luce questa parte del carattere dell'emiliano. Ancelotti non era rigido ma sapeva farsi rispettare con i grandi gesti e l'intelligenza di chi ha saputo navigare nel mare mosso. Ronaldinho un giorno venne beccato alle 3 di notte e lui in conferenza disse: "Aveva il permesso fino alle 5 del mattino. E’ tornato alle 3, significa che non si stava divertendo"

Uno dei giocatori più forti della storia del calcio, Cristiano Ronaldo, andò ancora di più nello specifico, dicendo che "Ancelotti è stata una sorpresa incredibile. All'inizio pensavo fosse uno tosto, anche un po' arrogante e invece si è rivelato l'opposto. Diciamo che è come un grande orso: una brava persona, sensibile. Parlava con noi tutti i giorni, con tutti noi, non solo con me. E si divertiva. È una persona incredibile: ogni giocatore dovrebbe avere l'opportunità di lavorare con lui perché è un grande allenatore. Mi manca molto perché abbiamo vinto tanto insieme e un giorno spero di poter lavorare di nuovo con lui".

Un boss sotto stress potrebbe essere il titolo utile per spiegare le ultime settimane di alcune sue esperienze non proprio felici come il finale a Monaco di Baviera, a Parigi con il campionato vinto all'ultimo secondo, a Napoli e a Torino con la Juventus, quando si pronunciò contrario alla cessione di Henry ma non fu ascoltato dal club. 

E del rapporto con Zidane? L'unico allenatore insieme a Guardiola che sembra poter spazzare via tutti i suoi record in Champions League? Beh, nel 2014 , quando Zizou era il vice di Ancelotti nella conquista di una coppa matta, anche per le scommesse calcio in bilico fino alla fine per le scommesse calco, il francese è stato sicuramente il suo "Stagista Inaspettato". 

Per chiudere la cine-biografia di Ancelotti, numero 8 ai tempi del Milan, serve proprio un film per definire la sua carriera da calciatore ma anche tutta la sua storia più completa: The Untouchables - gli Intoccabili, perché Re Carlo merita senza dubbi un posto negli intoccabili e nei migliori personaggi che hanno arricchito la storia del calcio mondiale.

Parola di chi di numeri 8 se ne intende.

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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