"Non possiamo esimerci dal rilevare che la nostra immediata adesione alle misure di prevenzione, contenimento e gestione dell'emergenza sta causando una crisi di sistema per le squadre di Serie A, impattate a livello economico e finanziario come mai prima. Il rischio di collasso del sistema è molto alto”.
L’ultima frase della lettera mandata da Lega Serie A al Governo è parecchio eloquente ma esplicativa della situazione.

 

In un periodo storico in cui il calcio dilettantistico rischia in gran parte di scomparire o quantomeno essere riformato, quello professionistico pare non passarsela meglio. 
Lo stop (giusto) e la ripresa a porte chiuse ha provocato, come potevamo immaginarci, un danno economico non indifferente.

Ad oggi si parla di 600 milioni totali, distribuiti in 200 milioni di euro legati alla stagione 2019/2020 (di cui il 60% sono riconducibili alla mancanza di pubblico), e i restanti 400 milioni come previsione per la stagione successiva (65% per assenza di pubblico e 35% per riduzione di sponsorizzazioni). 

Peccato, perché prima di marzo 2020 si erano intravisti margini di crescita. I ricavi dei club di Serie A erano passati da 2,398 miliardi nel 2017/18 a 2,722 miliardi nel 2018/19, anche se il 57% di questa ricchezza è stata prodotta dai 5 Top club: Juventus sempre favorita dalle scommesse Serie A, Inter, Roma, Milan, Napoli. 

La Lega da mesi sta portando avanti il proprio processo di rebranding e nel settembre 2020 ha chiuso l’accordo per la creazione della media company insieme al fondo Cvc: una rivoluzione per la vendita dei diritti all’estero. Insomma, i margini di un’ulteriore crescita c’erano tutti, ora bisognerà sperare nel mezzo miracolo del Governo e della coppia Conte-Spadafora, la giocata decisiva negli ultimi minuti del match spetta a loro, mentre la “Serie A rischia il collasso”.


*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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