Non tutti i recenti attaccanti del Napoli hanno riscosso gol e successi come il Pipita, Dries Mertens, Lorenzo Insigne, José Maria Callejon ed Arkadiusz Milik. Negli ultimi 7 anni, infatti, lo stuolo di comprimari e il relativo destino, hanno posto inevitabili interrogativi sulle operazioni di mercato dei direttori sportivi che si sono succeduti nel club partenopeo, nella fattispecie Riccardo Bigon (oggi al Bologna) e Cristiano Giuntoli, ancora al comando delle operazione di compravendita.

Parliamo dei vari Duvan Zapata, Manolo Gabbiadini, Leonardo Pavoletti, Roberto Inglese, Amato Ciciretti e, oggi, in arrivo dalla SPAL, Andrea Petagna. Prendendo in esame proprio quest'ultima operazione di mercato, formalizzata lo scorso gennaio e concretizzatasi a fine campionato, ci si chiede a questo punto che destino avrà l'ex atalantino, dal momento che stiamo parlando - sì - di un ottimo attaccante, ma - la domanda è d'uopo - adatto alle ormai grandi mire (nazionali e internazionali) del club di patron Aurelio De Laurentiis? Proviamo a capirlo, andando ad analizzare il percorso dei suoi predecessori:

Duvan Zapata

Gian Piero Gasperini, all'Atalanta, l'ha plasmato in un attaccante di sfondamento dal peso internazionale. Ma il colombiano di Cali, classe 1991, ha impiegato un po' di tempo per consacrarsi. In Italia lo porta proprio il Napoli, dall'Estudiantes di La Plata. Arrivato alla corte di Rafa Benitez, interpreta il ruolo di attaccante di scorta, alle spalle di Gonzalo Higuain, che il tecnico spagnolo amava supportare con tre trequartisti. In questo senso, con un "Pipita" in forma smagliante, Zapata poteva essere la riserva perfetta, specie nelle competizioni extra Serie A. E in effetti lo era.

Ma, per l'appunto, i numeri raccolti in maglia azzurra, sono stati quelli tipici della riserva di lusso: nelle due stagioni disputate in azzurro, 5 reti in campionato all'esordio e 6 al secondo tentativo, su 16 e 21 presenze in Serie A. Quattro, invece, i gol internazionali, uno in Champions - il 22 ottobre 2013, un autentico capolavoro al Velodrome di Marsiglia, ovvero un destro a giro da fuori, sotto l'incrocio, dopo essere subentrato proprio al collega argentino - e altri 3 in Europa League. Quindi, le esperienze con Udinese e Sampdoria, imparagonabili - tuttavia - a quella, meravigliosa, atalantina, nella quale rappresenta sempre un'ottima opzione di primo marcatore per le scommesse calcio!
 

 

Manolo Gabbiadini

Arriva in azzurro a gennaio 2015. Nell'estate successiva, l'approdo di mister Maurizio Sarri dall'Empoli e dell'attuale ds Cristiano Giuntoli dal Carpi. Prodotto del settore giovanile atalantino, il mancino di Calcinate è un autentico mistero: se entra a partita in corsa è letale. Nelle - rare - volte in cui parte da titolare, sembra un altro giocatore. L'abbondanza offensiva a disposizione del tecnico toscano non gli lasciano granché spazio.

Gabbiadini con la maglia del Napoli!

Nelle due stagioni e mezza all'ombra del San Paolo, Gabbiadini totalizza 16 reti (su 56 presenze), in Serie A, 2 in Coppa Italia, una in Champions e 6 in Europa League. Dopo l'esperienza in Premier League col Southampton, con il quale - appena arrivato - segna una doppietta nella finale di League Cup, tenendo in equilibrio l'incontro fino al termine per le scommesse 888sport, contro il Manchester United di Mourinho (poi vincitore 3-2), torna alla Sampdoria, club da cui era stato prelevato dal Napoli.
 

Leonardo Pavoletti

Giunge nel capoluogo campano a gennaio 2017 dopo un inizio di stagione opaco col Genoa, in controtendenza rispetto alla prolifica stagione precedente. Acquistato per ovviare all'infortunio di Milik e con un Gabbiadini ormai diretto oltremanica, la sua esperienza in azzurro si rivela un vero flop: 10 presenze complessive, 289 minuti e 0 gol. Non era un "uomo di Sarri" e si è immediatamente capito. Ma ormai era troppo tardi. Al Cagliari, prima del grave infortunio patito ad inzio della stagionw 2019/2020, diventa "Pavoloso" tra gol e acrobazie che emozionano il popolo del Casteddu.

Roberto Inglese

Amato Ciciretti e... Andrea Petagna? Neanche una presenza per i primi due. Usati solamente per fare cassa: il primo, con la vendita al Parma attraverso un prestito con obbligo di riscatto, frutta una plusvalenza di 15,5 milioni di euro. Ciciretti, invece, prodotto del settore giovanile della Roma, trascina il Benevento in Serie A e, nella prima parte della stagione 2017-2018, rivela il suo mancino fatato anche nel massimo torneo italiano. Il Napoli lo acquista a gennaio 2018 e lo gira in prestito in cadetteria al Parma: "E' l'acquisto del futuro", si dice.

Ma non è così: inizia - sempre in prestito - la Serie A coi ducali, nella stagione successiva, ma il Napoli lo ricede in prestito ad Ascoli in inverno. Il Picchio vuole acquistarlo, ma non c'è l'accordo con Giuntoli e allora Ciciretti rimane "disoccupato" nel Napoli di Ancelotti durante la prima parte dell'annata 2019-2020, prima di finire - ancora a titolo temporaneo, ancora a gennaio e ancora in cadetteria - all'Empoli. Anch'egli, una moneta di scambio, in poche parole.

La stessa fine che rischia di profilarsi per il classe 1995 Andrea Petagna: dopo l'acquisto invernale dalla SPAL (per 17 milioni + 3 di bonus) in cui è rimasto sino a fine stagione, l'attaccante triestino alto 190 centimetri e abile a fare reparto da solo, è già stato richiesto da numerosi club di Serie A che puntano a una salvezza tranquilla. Ben altri obiettivi, insomma, rispetto a quelli del Napoli di Gennaro Gattuso. Che però a Castel di Sangro, in sede di ritiro, lo prenderà in esame. E chissà che proprio Ringhio non insceni uno dei suoi consueti coup de theatre in grado di cambiare la trama di un destino che, ad oggi, appare segnato.
 


 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Salvatore Laporta e Felice Calabro'.

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.