Dunque è lo Spezia a raggiungere Benevento e Crotone in Serie A. Una promozione storica dal momento che gli Aquilotti non hanno calcato il palcoscenico da quando il massimo campionato italiano porta questo nome, bensì solo nel 1921 e 1925, quando ancora si chiamava "Prima Divisione". Tempi in cui, fino al '22, a vincere in Italia era la mitica Pro Vercelli e il bianco delle maglie della formazione ligure, per chi non lo sapesse, tra ispirazione proprio dalla compagine piemontese, che mieteva successi a tutto andare.

"Verremo ricordati per sempre", ha voluto sottolineare il tecnico Vincenzo Italiano al termine della finale di ritorno dei playoff, persa allo stadio di casa "Alberto Picco" 0-1 per le scommesse Serie B, ma mai sconfitta fu più indolore! Può dirlo forte. Perché lo Spezia, con la storia, ha sempre dovuto fare i conti in maniera antipatica. 

Quello "Scudetto dei Pompieri"

Il motivo è presto detto. Non occorre aguzzare troppo la vista per notare che sulle maglie candide dei liguri compare un tricolore, come uno Scudetto. Ebbene, fa riferimento a quello vinto "ufficiosamente" nel 1944 in pieno conflitto bellico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, la Serie A venne sospesa. Dal regime fascista, proprio nel 1944, venne quindi istituita una "divisione nazionale" che avrebbe dovuto poi assegnare il titolo di campioni d'Italia, poi non riconosciuto nel mese di agosto dello stesso anno da parte della Repubblica Sociale Italiana.

A vincerlo fu la squadra del  Gruppo Sportivo 42º Corpo dei Vigili del Fuoco 1943-1944 di La Spezia, in sostituzione dello Spezia stesso, che aveva dovuto interrompere le attività. Una formazione, quella dei "VV.FF." che schierava tutti i giocatori degli Aquilotti, di fatto "presi a prestito". Uno sforzo territoriale, un qualcosa di proprio, che i cittadini spezzini sentono ancora oggi tramandato sottopelle. Le istituzioni del calcio, con una delibera del 2002, hanno attribuito "de facto" allo Spezia quel titolo che, allo stesso tempo resta "ufficioso".

Il patrimonio di patron Gabriele Volpi

Ma dello "Scudetto dei Pompieri", così com'è comunemente conosciuto quello del 1944, c'è da andare particolarmente fieri, esattamente come la stagione conclusa così trionfalmente dalla formazione di patron Gabriele Volpi, 77 anni, recchese di passaporto nigeriano. Il suo patrimonio ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro, accumulati facendo affari nella logistica dei trasporti petroliferi nel paese africano dopo essere partito prima da operaio e poi da rappresentante farmaceutico in quel di Recco. E' conosciuto come "L'italiano più ricco d'Africa".

Nel 2008 rilevò in Serie D uno Spezia indebitato fino al collo, promettendo la Serie A nel giro di 10 anni. Durante le prime stagioni investì 40 stagioni, salvo poi smarcarsi negli ultimi anni (in cui il presidente non si vede più neanche allo stadio, si dice, "per scaramanzia". La finale l'avrebbe seguita al bordo del suo yacht ormeggiato lungo la Costa Smeralda).

Un'oculatezza quasi "involontaria" che ha però portato gli Aquilotti alla conquista della promozione tanto agognata. Il primo amore di Volpi resta però la pallanuoto con quella "sua" Pro Recco resa la squadra più vincente in termini assoluti con 15 scudetti (grazie alla sua presidenza) e 6 Champions League conquistate.

Il miracoloso Spezia di mister Italiano

Lo Spezia di Italiano, invece, ha strabiliato nella seconda parte della stagione. Tra gennaio e febbraio, 5 vittorie di seguito ma, attenzione: dal 24 novembre al 22 febbraio, la squadra è rimasta imbattuta la bellezza di 13 turni consecutivi. Numeri da terzo posto, che si temeva comunque beffardo, visti i finali "infelici" degli ultimi anni. Specie dopo la sconfitta 2-0 nella semifinale di andata dei playoff, contro il Chievo di Filip Djordjevic.

E invece no: playoff vinti da favoriti delle scommesse calcio con grande rimonta (3-1) al "Picco" e atto finale col Frosinone, vinto 0-1 allo "Stirpe" e perso con medesimo risultato (rete dello svedese Marcus Rohdén) in casa, ma con il giusto ausilio del miglior piazzamento in regular season rispetto ai giallazzurri di Alessandro Nesta.

Qualche nome? In porta c'è l'ex "enfant prodige" Simone Scuffet, all'ennesima grande occasione in Serie A dopo che gli esordi dell'Udinese l'avevano portato a un passo dal trasferimento all'Atletico Madrid di mister Diego Pablo Simeone. A centrocampo, la grinta e l'esuberanza tecnica del barbuto ex SPAL, Luca Mora.

Davanti, la cooperativa del gol formata dal bulgaro d'esperienza Andrey Galabinov (7 reti), M'Bala Nzola (7), Antonino Ragusa (8) e l'italo-ghanese classe '94 Emmanuel Gyasi, nato a Palermo come Balotelli, autore di 9 reti, dell'acuto dello "Stirpe" e di un finale di stagione pirotecnico. Là davanti, fari puntati anche su un islandese figlio d'arte: di nome fa Sveinn Aron. Di cognome Gudjohnsen. Prossimo obiettivo in Serie A? Dalle parti del capoluogo ligure dicono:  "Metà classifica e vincere tutti i derby contro Genoa e Sampdoria"...

*L'immagine di apertura è di Adriana Sapone (AP Photo).

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.