Lorenzo Daretti, meglio conosciuto con il suo nickname di Trastevere73, è stato il primo pilota ufficiale di una scuderia nel Mondiale MotoGP eSport: dopo due titoli mondiali, conquistati nel 2017 e nel 2018, il ventenne romano è stato infatti ingaggiato dalla Yamaha. Lo abbiamo intervistato in esclusiva sul blog italiano di 888sport.


Come sei passato da giocare coi videogame a diventare pilota ufficiale Yamaha?
“Tutto è iniziato dopo la conquista del secondo titolo iridato: non dimenticherò mai quel fine settimana dentro il paddock, quando il marketing manager di Yamaha mi inseguì e mi disse di aspettare ad accettare qualsiasi offerta per l’anno successivo, da parte di altri team, perché avrei potuto iniziare una partnership con loro. Per me è stato un sogno. Il secondo campionato mondiale l’ho vinto con un altro team eSport, ma entrare a far parte del mondo della MotoGP con il vero team del motomondiale è un’altra storia: altre sensazioni, altre esperienze. Bellissimo!”

 

Come si diventa campione del mondo MotoGP eSport?
“Sicuramente ci vogliono molta passione e dedizione, devi essere sempre pronto a rialzarti, anche nei momenti difficili. Non devi mai sottovalutare i tuoi avversari e, soprattutto, è fondamentale credere in te stesso, essere consapevole di potercela fare e di essere il più forte. Nello stesso tempo, però, è importante rimanere umile. Vincere è molto difficile, perché siamo tutti quanti vicinissimi con i tempi in pista.

Quello che fa la differenza sono le piccole cose, come gestire la pressione durante la gara, durante il live con tutte le persone che ti guardano e le telecamere. È un’esperienza molto bella, ma ci vuole bravura a gestirla”.

Ci racconti com'è il mondo virtuale della MotoGP?
“È molto bello: è stato fatto un lavoro eccezionale da Dorna e dalla MotoGP eSport che l’hanno fatto crescere tanto in pochi anni. Nel primo anno  di gare, si disputavano semifinale e finale a Valencia, con una gara secca; adesso, quattro anni dopo, avremmo dovuto disputare otto gare a punteggio, spostandoci in diverse tappe,  seguendo la vera MotoGP. Ora è tutto più difficile, è saltata la gara al Mugello, ma speriamo di riprenderci il prima possibile. Sto affrontando questa esperienza con gli occhi di un bambino che vive per la prima volta il suo sogno.

Inoltre, nelle gare virtuali di ESports abbiamo tutti una moto con le stesse prestazioni, a differenza da quanto accade nella MotoGP: cambiano solamente le case che ci sponsorizzano, dalla Yamaha, alla Honda, alla Suzuki, e il settaggio che ogni pilota può fare a livello di sospensioni, forcella e marce. Diventa, quindi, fondamentale trovare il setup giusto per ogni pista e, per farlo, ci vogliono dedizione e pazienza. Qui la differenza la fa il pilota e non la moto”. vero e solo pilota e non anche la moto”

Che rapporto hai con la moto vera?
“La mia passione nasce proprio dalle due ruote. A 5 anni andavo già sulle minimoto, poi ho avuto un incidente, mi sono un po’ traumatizzato e ho deciso di dedicarmi alla guida virtuale, anche perché per poter fare una carriera da pilota serve avere un budget molto elevato. Possiedo una Yamaha R6 con cui vado a girare in pista: oltretutto, ho vinto una R3 perché sono arrivato secondo nello scorso campionato, a due soli punti dal vincitore AndrewZh e spero di poterla presto ritirare”.

 

Come ti trovi con i piloti e lo staff della scuderia Yamaha? Com’è conoscere di persona Valentino Rossi?
“La scuderia Yamaha è il top, il massimo che si possa chiedere. È una bellissima famiglia: c’è molto rispetto reciproco, le persone sono divertenti, solari, lo staff è molto simpatico e si lavora duro sempre. Ho un bel rapporto con i piloti: vedere Valentino Rossi e Maverick Viñales dentro l’hospitality, vestiti con la mia stessa maglietta, mi ha fatto un effetto indimenticabile, che porterò sempre nel mio cuore.

Valentino è un ragazzo fantastico: è molto umile, si mette a tua disposizione: lui ha un mare di fan che gli rendono la vita non facilissima, soprattutto nei weekend di gara, ma in quei pochi momenti liberi che ha, abbiamo avuto l’occasione di farci una chiacchierata e di giocare insieme alla Playstation. Maverick è un ragazzo d’oro, un vero professionista: preciso e metodico (forse anche troppo) in quello che fa, a partire dalla dieta e dagli orari, ha un enorme talento ed è molto simpatico.

E poi arriviamo a Lin Jarvis, il managing director Yamaha, con il quale sono riuscito a girare in moto nel circuito di Modena per la Mastercup: la passione per le moto e i motori gli viene da dentro”.

È vero che hai aiutato Viñales e Quartararo con il setup per lo StayathomeGP?
“Sì, è vero. Secondo me, questa serie di gare virtuali è un modo bello per tenerci insieme in questo momento, per tenere sempre allenati e alta la motivazione dei piloti che hanno bisogno di stare sempre in competizione. Non gli ho dato solamente indicazioni sul setup, ma anche delle dritte su come affrontare qualche curva: loro conoscono i circuiti meglio di me, ma sono leggermente diversi i punti di staccata e si può aprire il gas un po’ prima. Tutto è più veloce, più rapido. Io non devo insegnar loro niente, ma aiutarli a migliorare step by step è stato molto bello”.

Il prossimo mondiale eSport MotoGP come lo vedi?
“La prima gara, prevista al Mugello, è stata rinviata: speriamo di avere notizie il prima possibile su quando inizieranno le gare. Ogni anno la competizione diventa più elevata, ci sono sempre più giovani pronti all’attacco: il vincitore, probabilmente, sarà un italiano o uno spagnolo. 

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Quanto guadagna un pilota virtuale? Può diventare un lavoro per te? 
“Uno stipendio normale. È un mondo molto selettivo, in cui solamente in questo momento di forte crescita chi vince riesce veramente a sfondare. Ci guadagniamo più in divertimento ed esperienze che in denaro. Per me che sono, comunque, un pilota Yamaha con un contratto, è diventato un vero e proprio lavoro. Ma, ovviamente, non potrà essere il lavoro della mia vita: per adesso sono fortunato a trovarmi qui e potermi mantenere da solo; ma, per il futuro, è meglio crearsi un piano b. Per questo, seguendo le indicazioni di mia madre, sto studiando scienze della comunicazione”.

La tua giornata tipo? Ho letto di 5 ore di allenamento quotidiano con lavoro sulla moto. 
“La giornata tipo dipende molto dal periodo. In queste settimana sono molto richiesto per dirette, conferenze e molti video per Yamaha. Quando devo giocare e mi devo preparare, prima di una gara sui due determinati circuiti di ciascuna tappa del Mondiale, lavoro due ore e mezzo la mattina e altre due o tre nel pomeriggio: non devi giocare troppo perché, altrimenti, rischi di andare in overtraining e andare a peggiorare la tua concentrazione al momento della gara.

Devi riuscire a non bruciarti. Passo anche giornate senza giocare: quando sono in break, mi piace anche giocare a giochi di diverso tipo: mi piacciono molto le storie di avventura che ti fanno sentire in un film. Sono sempre stato uno sportivo, quindi quattro o cinque volte a settimana svolgo anche un allenamento atletico”.

Ultima domanda. Consigli per ragazzi che vogliono tentare questa strada?
“Prima di tutto, scaricate il gioco e provateci: non costa nulla, l’accesso è gratuito per tutti. È importante avere la volontà di mettersi a confronto con il mondo, con i propri tempi, per cercare di levare quel millesimo di secondo: la voglia di competizione e di essere il primo fra tutti è il motore che mi spinge ancora ad andare avanti. Ci vogliono tanta dedizione, passione e pazienza: non buttarsi giù nei momenti più difficili.

Io li ho passati e superati a testa bassa, cercando di capire dove avevo sbagliato e  tornando con più grinta e un approccio diverso. La consapevolezza di essere forti è anche una bella chiave. Io vi saluto tanto ragazzi, un abbraccio e non provateci in troppi perché diventerà sempre più difficile! Scherzo, fatelo perché è molto molto divertente. Ciao!”

*Foto di John Locher (AP Photo).

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.