Quando un calciatore si ritira, è facile dire che “appende gli scarpini al chiodo”. Ma che succede quando a lasciare è un portiere? Di solito l’estremo difensore, che pure indossa anche lui gli scarpini, appende… i guanti.

 

Un qualcosa che fa parte dell’iconografia del pallone, al punto che quando un portiere decide di farne a meno diventa un caso. Come quello del portoghese Ricardo a Euro 2004 che non ha fatto tanto notizia per aver parato il rigore valso la vittoria contro l’Inghilterra, da evitare con attenzione quando si tratta di tiri dal dischetto per le scommesse sportive online, quanto per averlo fatto a mani nude.

I primi materiali e la finale Mondiale 1974

La tradizione italiana tra Reusch e Uhlsport

Anche le multinazionali producono guanti

I portieri testimonial

Tra brevetti ed innovazione

Ma a ben vedere, non è poi tantissimo che i portieri hanno cominciato a portare quelli che ormai sono diventati i simboli del ruolo.

E ad essere proprio precisi, non sta neanche scritto da nessuna parte che gli estremi difensori debbano per forza indossare i guanti. O che debbano portarli solo loro. Il regolamento prevede la possibilità di indossarli per tutti i calciatori, quindi quando negli anni Settanta sono comparsi i primi esempi di guanti “moderni” nessuno si è troppo scandalizzato.

Anche perché sin dai primi tempi, i portieri hanno spesso indossato protezioni per le mani, considerando che il cuoio del pallone non ha mai smesso di fare male nell’ultimo secolo e mezzo. Ma se prima ci si adattava con guanti di lana, di pelle o persino fatti di materiali di fortuna, da cinquant’anni a questa parte i guanti da portiere hanno conosciuto uno sviluppo tale da essere diventati indispensabili. 

E dire che agli inizi non è che gli estremi difensori si fidassero troppo, perché i primi esempi di guanti professionali in lattice non garantivano gli stessi standard di quelli odierni.

I primi materiali e la finale Mondiale 1974

I materiali usati a volte rendevano più difficoltosa la presa invece di coadiuvarla e quindi molti portieri preferivano ancora andare a mani nude. L’esempio migliore è la finale dei Mondiali del 1974, in cui si affrontano Germania Ovest e Paesi Bassi. I tedeschi hanno in porta Sepp Maier, che indossa guanti creati appositamente per lui dalla Reusch.

Gli olandesi schierano invece il pittoresco Jongbloed, con la sua divisa giallo canarino, il numero 8 sulla schiena e rigorosamente a mani nude. E la vittoria della Mannschaft può essere letta come un segnale di chi avrebbe trionfato anche per quel che riguarda l’equipaggiamento.

La tradizione italiana tra Reusch e Uhlsport

Dunque tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta i guanti hanno preso sempre più piede, anzi…mano, anche grazie a testimonial d’eccezione.

In Italia, oltre alla Reusch, all’avanguardia in quanto già produttrice di materiale per lo sci, diventa celeberrima la Uhlsport grazie all’associazione con Dino Zoff. Il portiere della Nazionale già nel 1978 indossa un paio di guanti neri della ditta tedesca, ma sono le immagini di Spagna 1982, con Dino Mito a guidare gli Azzurri al loro terzo titolo mondiale, a fare innamorare tutti i giovani portieri.

In quel caso Zoff indossa un modello destinato a diventare immortale, quello grigio con l’interno rosso. E proprio la possibilità di portare un campo un elemento davvero personalizzato è quello che in fondo convince anche i più scettici. In un calcio fatto di scarpini tutti uguali e neri, la nota di colore portata dai guanti è un qualcosa che permette agli estremi difensori, che solitamente sono i più istrionici della squadra, di differenziarsi!

Anche le multinazionali producono guanti

Nel corso dei decenni, le grandi aziende sportive “generaliste” come Adidas, Nike o Puma, hanno ovviamente cominciato a produrre guanti da portiere, ma continuano ad andare per la maggiore anche i marchi che hanno contribuito allo sviluppo iniziale,  la Uhlsport e la Reusch.

Che non per nulla (tra i tanti) hanno sponsorizzato due degli storici estremi difensori della nazionale italiana, rispettivamente Walter Zenga e Gigi Buffon.

I portieri testimonial

Anche Julio Cesar, portiere dell’Inter dell'inaspettato Triplete per le scommesse calcio, ha optato per guanti Reusch. Gigio Donnarumma, invece, ha preferito la Adidas, così come il collega tedesco Neuer.

Guanti in Premier

Tra i migliori delle generazioni recenti, sponsorizzazione Nike per Alisson Becker e Puma per lo sloveno Oblak.

Tra brevetti ed innovazione

E ogni azienda cerca costantemente di superare i rivali brevettando di continuo nuove innovazioni che garantiscano a chi indossa un determinato modello un vantaggio rispetto ai colleghi.

Lo studio principale, però, resta quello sul lattice, per bilanciare la capacità di presa (data da una mescola più morbida) e la resistenza all’usura (garantita al contrario da un guanto più duro). Certo, le nuove sponsorizzazioni fanno sì che ogni grande portiere possa disporre di un numero molto alto di guanti, il che rende meno importante evitarne il deterioramento.

Ma per i comuni mortali resta comunque fondamentale sapere che i guanti non si rovineranno dopo poche partite. Anche perché la storia recente del calcio ha dimostrato che senza i guanti, checché ne dica il regolamento, non si può giocare… o quasi!

*Le immagini dell'articolo sono entrambe distribuite da AP Photo.                          

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.