Le plusvalenze, ovvero l’incremento del valore di un calciatore dal momento del suo acquisto a quello della sua cessione, sono valori che negli ultimi anni è stato fondamentale per i bilanci delle società calcistiche, perché hanno permesso ai club rispettare i parametri imposti a livello nazionale e continentale per l’iscrizione alle competizioni e per il rispetto del Fair Play Finanziario.

Ai bianconeri il primato delle plusvalenze

Le plusvalenze legate allo scambio Pjanic - Arthur

L'operazione Cancelo - Danilo

Dammi un terzino, te ne cedo un altro

Il caso Caldara, zero partite in bianconero

Del resto, acquistare un calciatore a pochi soldi, o meglio ancora crescerlo nel proprio vivaio, e poi rivenderlo a peso d’oro è un’arte.

Ai bianconeri il primato delle plusvalenze

E nessuno negli ultimi dieci anni è riuscito a praticarla come la Juventus. Uno studio di Sky Sports spiega infatti che i bianconeri sono riusciti ad effettuare 672 milioni di plusvalenze, una cifra che porta la Signora in vetta in Italia e al secondo posto in Europa, dietro solo al Chelsea. Ma come è stato possibile? Con una combinazione di scouting a livello giovanile, investimenti azzeccati e anche qualche scambio.

La plusvalenza più importante dell’ultimo decennio, quella che da sola basterebbe per sistemare un buon numero di bilanci, è quella che riguarda Paul Pogba. Nel 2012 i bianconeri si aggiudicano un giovane centrocampista francese, che ha deciso di lasciare il Manchester United a parametro zero, senza che Sir Alex Ferguson abbia molto da obiettare. Ma persino lo scozzese a volte sbaglia, perché in capo a tre stagioni il transalpino diventa uno dei migliori giovani del mondo, imponendosi in Serie A e raggiungendo la nazionale.

A quel punto il Manchester United torna sui suoi passi e decide di riportarlo a Old Trafford. Ma per il “disturbo” la Juventus chiede 105 milioni. Una plusvalenza piena, perché essendo il valore del calciatore pari a zero al momento del suo acquisto, la cifra versata dallo United è…tutto di guadagnato.

Le plusvalenze legate allo scambio Pjanic - Arthur

Tra le altre grandi cessioni bianconere degli ultimi anni si trovano storie particolari. Come è certamente quella di Miralem Pjanic. Nel 2016 bosniaco costa alla Juventus 32 milioni (la clausola rescissoria pagata alla Roma), quasi tutti ammortati visto che il centrocampista rimane a Torino per quattro dei cinque anni del suo contratto. Nel 2020 arriva l’addio, con uno scambio con il Barcellona per Arthur.

La valutazione data dai due club dei calciatori è simile: per la Signora Pjanic vale 60 milioni, per il Barça il brasiliano ne vale 70 (anche considerando che era stato acquistato per 31 milioni due anni prima con un contratto da sei anni).

Arthur durante l'allenamento della Nazionale brasiliana!

E i bilanci dei due club sono felici e contenti. Nel frattempo però le due società fanno accordi anche per un altro scambio, quello tra Alejandro Marques e Matheus Pereira. Entrambi i calciatori vengono valutati circa 8 milioni, un valore probabilmente, almeno ad oggi, sovrastimato, considerando che ora il brasiliano gioca con il Barcellona B, mentre lo spagnolo è ancora di proprietà dei bianconeri ma è in prestito in Segunda Division B.

L'operazione Cancelo - Danilo

Del resto, la questione sulle plusvalenze è esattamente questa: come si stabilisce se il valore di un calciatore è gonfiato per questioni di bilancio? Guardando allo scambio Cancelo-Danilo si capisce come spesso sia sbagliato derubricare la questione a semplice “furbata”. Il portoghese arriva alla Juventus dal Valencia per 40 milioni e gioca appena una stagione in bianconero, per poi essere ceduto al City per una valutazione di 64 milioni.

Nel frattempo il brasiliano, che agli inglesi era costato 30 milioni due anni prima, viene girato alla Juventus per 37 milioni. Insomma, un’altra operazione in cui ci guadagnano entrambe, ma è così esagerato valutare Cancelo, che è uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, quasi 65 milioni?

Dammi un terzino, te ne cedo un altro

Stesso identico ragionamento per lo scambio tra Leonardo Spinazzola e Luca Pellegrini. Entrambi prodotti del vivaio, uno all’epoca del trasferimento era già parecchio considerato, ma tormentato dagli infortuni, mentre l’altro era ritenuto il futuro della Roma e della nazionale nel ruolo. Dunque, poteva “Spina” valere 29,5 milioni e Pellegrini 22,5?

Spinazzola a Wembley contro l'Austria!

Certo e il fatto che entrambi siano protagonisti, nonostante storie molto diverse, con le due squadre valida il ragionamento anche di fronte a una ottima plusvalenza piena per i club. Anche questo scambio, però, vede un’appendice, perché Juventus e City si spediscono a vicenda anche Pablo Moreno e Felix Correia, valutandoli entrambi 10 milioni. Ora giocano tutti e due in una serie cadetta, uno al Parma e l’altro al Girona. Un altro caso di valutazione che potrebbe essere sovrastimata.

Il caso Caldara, zero partite in bianconero

Altre plusvalenze importanti sono invece arrivate grazie a due cessioni di calciatori costati esattamente zero euro. Moise Kean, che ora è tornato in bianconero, è stato venduto all’Everton, che ha speso per lui 27,5 milioni di euro, regalando alla Signora una bella boccata d’ossigeno nel bilancio.

Stesso discorso per Emre Can, importante nei successi juventini ottenuti da favoriti per la serie A quote; il tedesco era stato acquistato a parametro zero e venduto a 25 milioni di euro al Borussia Dortmund.

Diversa invece la storia di Leonardo Bonucci, arrivato nel 2010 dal Bari e ormai perfettamente ammortato nel 2017, quando va al Milan per 42 milioni. In mezzo al trasferimento del centrale, ci finisce anche Mattia Caldara, che ha fatto un giro perlomeno…particolare. Nel gennaio 2017 viene acquistato per 19 milioni, ma la Juventus lo lascia ancora una stagione e mezza all’Atalanta in prestito.

Nell’estate 2018, senza aver mai indossato la maglia della Juventus, viene scambiato alla pari con Bonucci, che il Milan valuta 35 milioni, ovvero esattamente quanto serve per non incorrere in una minusvalenza. E ci guadagna la Juventus, che cede il difensore, nel 2022 in forza al Venezia una delle squadre in lotta per la salvezza secondo le quote campionato Serie A, per una cifra assai maggiore rispetto a quella per cui lo aveva acquistato.

Caldara in scivolata a San Siro!

Di operazioni che hanno visto la Juventus fare plusvalenza ce ne sono molte altre, come quella che porta Audero (formato nel club) alla Sampdoria per 20 milioni, 7,5 dei quali sotto forma di valutazione di due calciatori della Primavera doriana, che ora sono entrambi in prestito.

Ci sono poi altri scambi con squadre straniere come Bastia e Marsiglia di calciatori che, pur essendo stati valutati circa 5 milioni, ora giocano nelle rispettive seconde squadre o sono in prestito o lo strano caso di Mandragora, acquistato dal Genoa per 9 milioni, ceduto due anni dopo all’Udinese per 20 milioni e riacquistato due stagioni dopo a 15, permettendo ai friulani una minima ma comunque significativa plusvalenza.

E per quanto alcune di queste operazioni, soprattutto quelle minori, destino sospetti, non c’è comunque dubbio che la Signora sia la Regina delle plusvalenze.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.