C’era una volta un centrocampista tuttofare, tanta grinta, corsa e carattere, che usciva sempre dal campo con la maglietta sudata, che macinava chilometri con una corsa spesso sgraziata, ma molto, molto efficace: oggi, quel numero 8 nato a Lecce quasi 48 anni fa, indispensabile e instancabile motorino della Juventus dei trionfi targata Marcello Lippi è uno dei più acclamati e ammirati tecnici del calcio mondiale.

Sto parlando ovviamente di Antonio Conte, che alla guida del Chelsea, dopo tre scudetti vinti da allenatore della Juventus, con l’intermezzo delle 25 partite sulla panchina della Nazionale italiana, ha conquistato il titolo della Premier League al primo tentativo. Impresa non facile quella di Conte, che ha preso in mano una squadra che, a dispetto del blasone acquisito negli ultimi lustri dopo l’avvento del magnate Roman Abramovich, non partiva di sicuro con i favori del pronostico per la vittoria finale.

Il primo approccio

Torniamo per un attimo, quindi, al 17 maggio 2016: l’Inghilterra e il mondo intero si stanno stropicciando gli occhi, increduli ed entusiasti allo stesso tempo, di fronte a una delle più grandi imprese sportive di tutti i tempi: il trionfo del Leicester guidato da Claudio Ranieri che conquista la Premier League con 81 punti in classifica, staccando l’Arsenal di 10 lunghezze, il Tottenham di 11, le due squadre di Manchester di 15 e così via. A un occhio attento non sarà sicuramente sfuggito che, nell’elencare le prime quattro squadre classificate nel massimo campionato inglese 2015-16, non ho menzionato il Chelsea: non è stata una dimenticanza né, tantomeno, un errore. Infatti la squadra campione d’Inghilterra in carica, allenata da Guus Hiddink (che ha sostituito José Mourinho dopo 16 giornate di campionato), non solo non si è assicurata una delle quattro posizioni in classifica, che garantiscono un posto nella successiva edizione della Champions League, ma non è riuscita nemmeno a ottenere un piazzamento in zona Europa League. Il decimo posto in classifica del 2016 rappresenta il peggior risultato degli ultimi vent’anni per i Blues. Questa è la premessa, questa è la situazione in cui versa il Chelsea quando Antonio Conte entra a Stamford Bridge con le chiavi del padrone di casa; ha firmato il contratto triennale con i Blues già ad aprile, ma prima di volare a Londra c’era un Europeo da giocare e da onorare alla guida dell’Italia.

L’uomo chiave del successo: N’Golo Kanté

Il mercato estivo, nonostante una pessima stagione da riscattare, non porta colpi roboanti alla corte di Antonio Conte: l’uomo che più di ogni altro il tecnico leccese ha voluto, però, grazie a un assegno da 30 milioni di pounds, è arrivato e si chiama N’Golo Kanté, regista di centrocampo e uomo d’ordine a cui affidare la guida del settore nevralgico del campo. Non è un caso che Kanté sia stata la chiave del gioco nel Leicester campione d’Inghilterra l’anno precedente. Riguardando la storia della stagione appena conclusa, due sono le frasi che colpiscono di più tra quelle che l’allenatore italiano ha dedicato al centrocampista francese di origini maliane: «Nella mia carriera ho dimostrato di avere una grande resistenza ed ero un grande corridore. Ho segnato alcuni gol, ma spero che Kante possa fare meglio sotto questo punto di vista. Forse siamo simili, ma so che N'Golo può diventare un centrocampista fantastico e migliorare ancora molto» ha dichiarato Conte il primo giorno che l’ha avuto a disposizione durante il ritiro estivo negli USA. La seconda frase, Antonio l’ha pronunciata a ottobre: «Questo tipo di giocatore, io lo amo. Kantè è sempre al servizio della squadra. Vorrei in squadra più giocatori così».

Un chiaro messaggio rivolto a tutta la squadra, in un momento di stagione in cui tutto sembra girare storto. Dopo un ottimo inizio di stagione con 3 vittorie nelle prime 3 giornate di campionato, arriva la serie nera: pareggio 2-2 a Swansea, sconfitta in casa 2-1 contro il Liverpool e schiaffone da parte dell’Arsenal di Arsene Wenger che rifila a Conte un 3-0 senza appello nel derby più importante tra tutte le stracittadine londinesi.

La rivoluzione d’ottobre

Antonio Conte decide di rivoluzionare la squadra e parte proprio da Kanté come punto fermo: fino a quel momento ha studiato, ha cercato di comprendere il più possibile la nuova realtà in cui si trova a lavorare e un calcio completamente diverso da quello italiano che conosce alla perfezione. Fino alla sconfitta con l’Arsenal ha sempre schierato la squadra con la difesa a 4, in un 4-1-4-1 che spesso si trasforma in 4-2-3-1 grazie alla versatilità di gente come Matic e Hazard. Da quel momento, Antonio Conte decide di fare di testa sua: si passa alla difesa a 3, la “sua” difesa per eccellenza negli ultimi anni, dai trionfi juventini fino al fantastico Europeo con l’Italia. E non si fa scrupoli a far fuori dall’undici titolare, in nome del cambio di modulo, due storici senatori della squadra, il serbo Branislav Ivanovic e, soprattutto, John Terry, il capitano.

chelsea

Da quel momento inizia davvero l’era Conte, inizia la cavalcata vincente verso il titolo che, né all’inizio, né alla viglia di ottobre, qualcuno ha mai avuto il coraggio (o la follia) di pronosticare. Ecco che crollano sotto i colpi dei Blues, l’Hull City, il Leicester campione d’Inghilterra che subisce un sonoro 3-0 e il Manchester United di Mourinho: 4-0 il 23 ottobre a Stamford Bridge. Straripante e schiacciante, il Chelsea ora porta davvero la firma di Conte, del suo condottiero. Firma evidente nel rendimento di Diego Costa, un calciatore che sembrava destinato a partire al temine della fallimentare stagione 2015-16: Antonio lo rivitalizza, gli restituisce fiducia in sé stesso e il centravanti brasiliano, naturalizzato spagnolo, lo ripaga con l’unica moneta che conosce: i gol (a fine campionato saranno ben 20).

Dalla rivoluzione d’ottobre, il Chelsea perderà solamente tre partite in campionato, fino alla passerella finale del 21 maggio a Stamford Bridge, quando Antonio Conte e i suoi alzano al cielo il trofeo che spetta ai vincitori della Premier League, quel trofeo che hanno matematicamente conquistato sabato 13 maggio, sbancando il campo del West Bromwich Albion per 1-0 grazie alla rete di Batshuayi a otto minuti dal termine.

Le prospettive

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A questo punto, Antonio Conte e il suo Chelsea non possono più sfruttare l’effetto outsider, quello che ha consentito loro di partire a fari spenti nella stagione del trionfo, di essere anche sottovalutati inizialmente dagli avversari, oltre che dai media, e di poter costruire un successo passo dopo passo, lontano dalle attenzioni e, soprattutto, dagli obblighi di vittoria. A prescindere da ciò che porterà (o toglierà) il calciomercato estivo, il Chelsea sarà una delle squadre favorite per la prossima Premier League che prenderà il via con la presentazione dei calendari il 14 giugno e il fischio d’inizio della nuova stagione il 12 agosto. Le quote per la vincente della Premier League 2017-18 sono già disponibili su 888sport: https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/all/all/all/competitions

Ma il vero obiettivo di Conte (è inutile nascondersi) sarà vincere la Champions League: il tecnico leccese, infatti, ha ormai la fama di allenatore che vince i campionati, ma che non sa vincere in Europa. Un’etichetta che Antonio Conte vuole scrollarsi di dosso il prima possibile, soprattutto dopo che il suo successore sulla panchina della Juventus ha portato a casa due finali della massima competizione continentali in tre anni. Sì, proprio Allegri, quello del ristorante da 10 Euro, caro Antonio: è ora di vincere anche in Champions League.

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