Ventura si affida a Candreva per conquistare i playoff. L’Argentina con l’imperativo di vincere per non fallire la qualificazione a Russia 2018

Lunedì 9 ottobre

Albania – Italia (ore 20:45)

Poche storie: dopo la pessima figura rimediata in casa contro la Macedonia venerdì sera, l’Italia deve assolutamente tornare a casa dallo Stadio Loro-Boriçi di Scutari con i tre punti in tasca e con un posto ai playoff, possibilmente da testa di serie. Partiamo col dire che l’eventualità che gli Azzurri non trovino un posto negli spareggi è da considerarsi più che remota: una sconfitta in Albania dovrebbe sommarsi a una serie di incroci davvero improbabili; il fatto, invece, che l’Italia possa affrontare la sfida da dentro o fuori di novembre come testa di serie sarà invece un’eventualità più difficile da realizzarsi, complice il pessimo risultato di Torino. Il rischio forte è che a novembre l’Italia possa trovarsi a fronteggiare una tra Portogallo e Francia: comunque l’imperativo per la sfida di domenica sera è uno solo: vincere, contro un’Albania che nella partita di Alicante contro la Spagna, persa 3-0, ha mostrato tutti i suoi limiti e che non ha più nulla da chiedere a queste qualificazioni mondiali. Se non quella di togliersi la storica soddisfazione di battere per la prima volta l’Italia.

 

Ventura ha in mente di tornare al suo classico 4-2-4, con Candreva che potrebbe tornare titolare sulla fascia destra e Insigne dalla parte opposta. Dubbio tra Barzagli e Rugani per una maglia al centro della difesa; Spinazzola sarà il terzino sinistro: attenzione però, poiché Parolo e Immobile sono diffidati e, in caso di ammonizione, salterebbero l’andata dell’eventuale playoff. Il ct azzurro potrebbe quindi decidere di tenerli fuori dall’undici iniziale. Panucci, invece, non potrà contare sullo squalificato Llullaku: il suo posto nel tridente d’attacco verrà preso da Sadiku; dieci diffidati tra gli albanesi.

Scommessa consigliata: Albania-Italia 2 @1.50

Galles – Irlanda (ore 20:45)

Una sfida che vale la storia, in un gruppo D che, alla viglia dell’ultima giornata, deve ancora emettere tutti suoi verdetti: tre squadre sono ancora teoricamente in lizza per la qualificazione diretta ai Mondiali e per un posto nei playoff. L’inaspettata sconfitta della Serbia in Austria, infatti, ha rimesso in discussione una qualificazione che sembrava ormai a portata di mano per Kolarov e compagni; alla nazionale di Slavoljub Muslin, comunque, basterà vincere lunedì in casa contro la Georgia per staccare il biglietto per la Russia. Ma quando si parla di Serbia non bisogna dare mai niente per scontato e le sorprese in queste qualificazioni mondiali sono sempre dietro l’angolo.

La partita tra Galles e Irlanda, quindi, può essere considerata un vero e proprio spareggio: le due formazioni giocheranno sicuramente con un occhio ai megaschermi del Cardiff City Stadium, sperando in un gol della Georgia; ma attenzione, perché la formazione seconda classificata in questo girone, rischierà seriamente di essere la nona tra quelle di tutti i gironi, cioè l’unica a essere eliminata direttamente senza disputare il playoff. I gallesi saranno privi di Gareth Bale, senza il quale hanno vinto di misura venerdì a Tbilisi.

Scommessa consigliata: Galles – Irlanda X @3.35

Mercoledì 11 ottobre

Ecuador – Argentina (ore 01:30)

L’eventuale eliminazione dell’Argentina dal Mondiale del 2018 sarebbe davvero clamorosa: una squadra che può mettere in campo gente come Messi, Higuain e Di Maria non può rimanere fuori dalla kermesse planetaria del calcio; il pareggio per 0-0 contro il Perù ha attirato le ire e le critiche nazionali e internazionali su Sampaoli che, molto probabilmente, apporterà molti cambiamenti all’undici iniziale che affronterà la sfida decisiva contro l’Ecuador.

L’Ecuador è fuori da ogni discorso qualificazione, ma venderà cara la pelle contro l’Argentina. Ma i valori in campo, in sfide decisive come questa, sono destinati a venir  fuori:

Scommessa consigliata: Ecuador – Argentina 2 @1.44

October 7, 2017
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FIFA Confederations Cup: al via sabato l’edizione numero dieci

Quando prese il via nel 1992, la Confederations Cup aveva le caratteristiche di un torneo amichevole a inviti, organizzato in Arabia Saudita, che assegnava la Coppa Re Fahd. Dopo le prime due edizioni, nel 1997 la FIFA ha deciso di assumere la gestione e l’organizzazione del torneo che è diventato, quindi, tradizionalmente l’appuntamento che precede di un anno la Coppa del Mondo e si disputa nel Paese che ospiterà, dodici mesi dopo, la massima competizione calcistica mondiale.

Benvenuti in Russia!

Otto squadre prenderanno parte al torneo che si disputerà in Russia da sabato 17 giugno a domenica 2 luglio:

Squadra

Confederazione

Partecipa in quanto

Ultima presenza alla Confederations Cup

Russia

UEFA

Nazione organizzatrice

Esordiente

Germania

UEFA

Vincitrice del campionato mondiale di calcio 2014

Germania 2005

Australia

AFC

Vincitrice della coppa delle nazioni asiatiche 2015

Germania 2005[4]

Cile

CONMEBOL

Vincitrice della Copa América 2015

Esordiente

Messico

CONCACAF

Vincitrice della CONCACAF Gold Cup 2015

Brasile 2013

Nuova Zelanda

OFC

Vincitrice della coppa delle nazioni oceaniane 2016

Sudafrica 2009

Portogallo

UEFA

Vincitrice del campionato europeo di calcio 2016

Esordiente

Camerun

CAF

Vincitrice della coppa delle nazioni africane 2017

Francia 2003

Tre quindi le nazionali al loro esordio nella competizione: Cile, Portogallo e Russia.

Le partite si disputeranno in 4 città: Mosca, San Pietroburgo, Kazan e Sochi; sede della finale del 2 luglio sarà la Zenit Arena di San Pietroburgo, un impianto capace di ospitare più di 66 mila spettatori, casa dello Zenit San Pietroburgo,  il cui allenatore da quest’anno è Roberto Mancini.

La formula del torneo

Le 8 squadre partecipanti sono divise in due gironi da 4: le prime 2 di ciascun raggruppamento si qualificano per le semifinali incrociate. Il torneo terminerà con le finali per il terzo e per il primo posto.

Gruppo A: Russia, Nuova Zelanda, Portogallo e Messico

I padroni di casa della Russia sono pronti a indossare il vestito buono per dimostrare di avere già una squadra che potrà dire la sua nel Mondiale del 2018: a disposizione dell’ex portiere Stanislav Cherchesov ci sono il capitano di lungo corso Igor Akinfeev, anch’egli estremo difensore, con ben 98 presenze in nazionale, Yuri Zirkhov dello Zenit San Pietroburgo, che a 33 anni è uno dei leader e senatori della squadra, il bomber Smolov del Krasnodar e il giovane talento (da seguire con attenzione, anche in ottica mercato) Aleksandr Golovin, ventunenne talento offensivo del CSKA Mosca. Un altro calciatore che vale la pena seguire, in prospettiva, è il centrocampista Aleksey Miranchuk, in forza alla Lokomotiv Mosca. Una curiosità: tutti i giocatori della nazionale di Cherchesov provengono da squadre del massimo campionato russo.

Il Portogallo è una delle favorite d’obbligo, insieme alla Germania: i campioni d’Europa in carica vogliono portare a casa un altro titolo, guidati come sempre dal talento immenso di Cristiano Ronaldo, sempre più lanciato verso il quinto Pallone d’Oro. I tifosi e gli appassionati italiani avranno l’occasione di vedere all’opera André Gomes, nuovo acquisto del Milan; punto di forza dei portoghesi di Fernando Santos è il centrocampo ricco di fantasia, nonostante il forfait dell’ultimo momento dell’interista Joao Mario per infortunio, sostituito da Nelson Semedo.

Il Messico è favorito per il secondo posto nel girone alle spalle dei lusitani: una squadra dal gioco spumeggiante e offensivo, ricca di giocatori di livello, come il portiere Ospina, il roccioso difensore Hector Moreno, nuovo acquisto della Roma di Monchi e Di Francesco, Marco Fabian e Guardado. Ma è davanti che i centramericani possono davvero mettere in difficoltà qualunque avversario, grazie al Chicharito  Hernandez, a Carlos Vela e a Giovani Dos Santos. Senza dimenticare Miguel Layun e l’eterno Rafa Marquez.

La Nuova Zelanda è la squadra più debole del girone, sulla carta, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo in tornei di questo tipo. Una squadra improntata sul gioco difensivo, pronta al contropiede, la cui arma è soprattutto la prestanza fisica e la qualità atletica dei propri giocatori: Chris Wood del Leeds United è il giocatore più rappresentativo, con lo storico bomber Shane Smeltz che a 35 anni milita nel massimo campionato indonesiano.

Gruppo B: Germania, Camerun, Australia, Cile

I tedeschi si presentano all’appuntamento in Russia con una formazione che la stampa ha definito sperimentale: Joachim Low ha deciso di lasciare a casa molti tra i big storici della squadra, per dare spazio a giovani calciatori da valutare soprattutto in vista dei mondiali del 2018. Non ci saranno infatti, tra gli altri, Neuer, Muller, Khedira e Hummels; la Germania dei giovani punterà sul romanista Antonio Rudiger e Shkodran Mustafi in difesa, Demilray, Draxler e il talento di Goretzka in mediana, Timo Werner su tutti in attacco. Attenzione quindi a considerare favorita la Germania, vista la rosa composta in gran parte da giovani.

Il Camerun vuole fare bella figura, come unica nazionale africana a prender parte alla competizione. La squadra è ricca di talenti, a partire dal portiere Ondoa del Siviglia e Onana dell’Ajax, ma manca di vere e proprie stelle. I veri punti di forza sono Michael Ngadeu Ngadjui dello Slavia Praga e la punta Christian Bassogog che in Cina guadagna 7 milioni di euro all’anno.

Il Cile è un’altra delle squadre che può puntare alla vittoria della Confederations Cup, dopo due trionfi consecutivi in Copa America: Arturo Vidal, Alexis Sanchez, Gary Medel, Mauricio Isla, Claudio Bravo, sono solo alcuni dei nomi che il tecnico spagnolo Juan Antonio Pizzi avrà a disposizione per puntare al titolo. Una sorpresa possibile? Martin Rodriguez del Cruz Azul.

Infine c’è l’Australia, che si presenta spesso alle competizioni internazionali come una vera e propria incognita: è una squadra in grado di sorprendere, di poter ottenere risultati inaspettati, puntando sul talento e sulla poco conoscenza da parte degli avversari. Il livello degli australiani è, però, calato dai tempi di Viduka, Kewell e Bosnich; oggi il talento più interessante è Ajdin Hrustic del Groningen. Ci sono poi i noti Trent Sainsbury del Liverpool, Massimo Luongo del QPR e Brad Smith del Bournemouth, oltre all’inossidabile trentasettenne Tim Cahill, per una squadra i cui giocatori punteranno a questa manifestazione per mettersi in evidenza agli occhi degli osservatori provenienti dai maggiori campionati di tutto il mondo.

Le quote su 888sport

Per i bookmakers di 888sport (https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/fifa_confederations_cup/all/all/competitions) le tre favorite per la Confederations Cup sono la Germania, il Portogallo e il CIle, le cui quote per la vittoria finale sono 3.25 per i tedeschi, 3.50 per i lusitani e 3.75 per i sudamericani; alle loro spalle ci sono Messico e Russia a 10.00.

Curiosità: la vittoria della Confederations Cup da parte della Nuova Zelanda pagherebbe 501 volte la posta!

Per quanto riguarda i due gironi, Portogallo favorito per la vittoria del Gruppo A a 1.80, davanti alla Russia a 3.75 e al Messico a 4.00. Per il Gruppo B, invece, Germania e Cile vicinissime nelle quote a 2.15 contro 2.25: terzo il Cameun a 8.00, staccata di molto l’Australia a 19.00.

June 17, 2017
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Euro Under 21: Spagna un gradino sopra, ma non c’è una sola favorita

Avevamo lasciato l’Europeo Under 21 due anni fa, in una serata di fine giugno, a Praga: la Svezia di Hakan Ericson aveva conquistato il suo primo titolo continentale battendo il Portogallo ai calci di rigore, dopo che i tempi regolamentari si erano conclusi a reti inviolate. Decisiva l’ultima segnatura del nuovo acquisto del Manchester United, Victor Lindelöf e l’errore di William Carvalho, oggi come allora in forza allo Sporting Lisbona.

Venerdì 16 in Polonia parte la nuova edizione del campionato continentale riservato alle Nazionali Under 21, che si disputa per la ventunesima volta; molte sono le novità rispetto all’ultima notte di Praga.

Dodici partecipanti e una nuova formula

La principale novità rispetto all’edizione 2015 è nel numero delle squadre partecipanti: in Polonia, infatti, prenderanno parte alla competizione 12 squadre, contro le 8 di due anni fa che sono divise in 3 gironi da 4. Scontri all’italiana tra le 4 squadre di ogni girone: le tre prime classificate si qualificano per le semifinali, insieme alla migliore tra le seconde. La finale è in programma il 30 giugno allo Stadion Cracovii di Cracovia.

Ogni nazionale ha potuto convocare 23 calciatori, 3 dei quali devono essere portieri.

Girone A: Polonia, Slovacchia, Svezia, Inghilterra

Un girone del tutto particolare, visto che comprende la squadra del Paese ospitante, la Polonia, e quella campione d’Europa in carica, la Svezia. Molte polemiche hanno accompagnato la marcia di avvicinamento alla competizione per i padroni di casa: il Napoli, infatti, ha negato al commissario tecnico Marcin Dorna l’autorizzazione a convocare Arkadiusz Milik e Piotr Zielinski, due punte di diamante della nazionale Under 21; le ambizioni polacche della vigilia, quindi, sono profondamente ridimensionate dalla scelta del club partenopeo che vuole i propri giocatori pronti e riposati per l’inizio della nuova stagione. Dorna punterà, quindi, sul talento del centrocampista Bartosz Kapustka, ventenne in forza al Leicester, sulle geometrie del sampdoriano Karol Linetty e sui gol di Mariusz Stępiński che ha al suo attivo ben 8 reti in 15 presenze con l’Under 21.

I campioni in carica della Svezia, guidati ancora da Hakan Ericson, ci terranno a onorare il titolo conquistato due anni fa in Repubblica Ceca; persa la generazione d’oro dei vari Lindelöf, Milosevic, Guidetti,  Hiljemark e Quaison, sarà il turno dell’attaccante del Malmoe, Pavel Cibicki, il cui nome tradisce chiaramente le sue origini polacche, del capitano Olsson e di Simon Tibbling, vero e proprio veterano presente anche nel 2015. Un nome da segnare sul taccuino? Joel Asoro, diciottenne del Sunderland.

La Slovacchia è la classica formazione che arriva al grande appuntamento a fari spenti, ma che poi può rivelarsi la vera sorpresa. Non ci sono nomi altisonanti nella rosa a disposizione di Pavel Hapal: i volti noti al grande pubblico sono quelli dei calciatori che militano nelle squadre italiane, Milan Skriniar della Sampdoria e Martin Valjent della Ternana, oltre a Laszlo Benes del Borussia Mönchengladbach. Ma la Slovacchia è una squadra che è stata in grado, nei gironi di qualificazione, di estromettere dalla fase finale dell’Europeo due grandi storiche come Olanda e Turchia: occhio, quindi, a non sottovalutarli.

Fresca del titolo di campione del mondo Under 20, l’Inghilterra non nasconde la voglia di bissare il successo immediatamente con i fratelli maggiori di quelli che hanno trionfato in Corea del Sud. Aidy Boothroyd ha a sua disposizione una squadra tra le favorite per la vittoria del girone e per arrivare all’appuntamento finale di Cracovia: Calum Chambers, James Ward-Prowse e Nathan Redmond le stelle della formazione.

Girone B: Serbia, Spagna, Macedonia, Portogallo

Il Portogallo finalista nel 2015 parte al quarto posto tra le favorite dai bookmakers: una formazione con Bruno Fernandes della Sampdoria, Gonçalo Guedes del Paris Saint Germain e, soprattutto, Renato Sanches del Bayern Monaco non può certo nascondersi e Rui Jorge dovrà essere bravo mantenere alta la concentrazione di una squadra che, come storicamente accade ai portoghesi (a tutti i livelli) può correre il rischio di perdersi in leziosità e difettare in concretezza, proprio per la consapevolezza nei propri mezzi tecnici davvero notevoli.

Ma se il Portogallo è la favorita numero quattro, ecco la numero uno dei bookmakers di tutto il mondo, inserita nello stesso girone: la Spagna di Albert Celades, ex centrocampista di Barcellona e Real Madrid, è per tutti la formazione da battere, nel girone come nell’intera competizione continentale. Per i nomi, c’è solo l’imbarazzo della scelta: Hector Bellerin, Gerard Deulofeu, Saul Niguez, Denis Suarez, Marco Asensio, Iñaki Williams, Marcos Llorente. Una corazzata.

La Serbia è come sempre un’incognita: la formazione è figlia di quella che vinse i mondiali Under 20 due anni fa, con Nemanja Maksimović del Valencia (autore del gol che regalò la storica vittoria nel 2015 in finale contro il Brasile), Marko Grujić del Liverpool e Andrija Zivkovic del Benifca, senza dimenticare Sasa Lukic del Torino e il bomber classe 1994 Uros Djurdjevic del Partizan Belgrado. Spicca l’assenza di Sergej Milinkovic-Savic, ma c’è il fratello Vanjia, portiere del Torino, a tenere alto in nome della famiglia.

Un’altra formazione della ex Jugoslavia, la Macedonia, è considerata la cenerentola del gruppo (e dell’intero campionato d’Europa, viste le quote dei bookmakers): ma contro ogni pronostico la formazione allenata da Blagoja Milevski ha superato la Francia, l’Ucraina e l’Islanda nel girone di qualificazione quindi attenzione a non sottovalutarla. La squadra punta molto sul talento inesploso di David Babunski, cresciuto nel vivaio del Barcellona prima di trasferirsi alla Stella Rossa di Belgrado e, quindi, ai giapponesi dello Yokohama Marinos; insieme a lui, Marjan Radeski, Gjoko Zajkov e Darko Velkovski sono i leader di una formazione che vuole soprattutto evitare di sfigurare alla sua prima partecipazione a una competizione così prestigiosa.

 

Girone C: Italia, Germania, Repubblica Ceca, Danimarca

Proprio la Danimarca ha insegnato a tutti gli appassionati di calcio che nulla è impossibile, che nessuna impresa e nessun risultato sono preclusi quando ci sono passione, impegno e forza di volontà, quando nel 1992 vinse contro ogni pronostico l’Europeo al quale non avrebbe dovuto neanche partecipare. Quest’anno l’Under 21 di Niels Frederiksen è priva della stella Kasper Dolberg, ma può contare su un collettivo di livello che è il suo vero punto di forza. Non sarà facile per i danesi inserirsi in una posizione da semifinale.

La Germania di Stefan Kuntz è un’altra delle favorite per la vittoria finale e può contare su talenti straordinari come Serge Gnabry, Jonathan Tah e Max Mayer, gente che ha già giocato ad alto livello con la nazionale maggiore (solo per citarne alcuni). In palio, per i tedeschi, non c’è solo il titolo europeo di categoria, ma anche l’opportunità di guadagnarsi un posto nella Nazionale maggiore campione del mondo.

Da non sottovalutare la Repubblica Ceca, formazione ricca di talenti che può diventare una delle rivelazioni del torneo. Punto di forza della squadra è quel Patrick Schick che in Italia conosciamo molto bene e che, sulle ali di un finale di stagione ad altissimo livello con la sua Sampdoria, vuole diventare la guida di una nazionale ambiziosa, prima di volare verso Torino, sponda Juventus. Da tenere d’occhio anche Jantko, altra conoscenza del campionato italiano e Cerny dell’Ajax.

L’Italia di Luigi Di Biagio vale uno dei primi quattro posti in questo Europeo in cui è chiamata a riscattare la brutta figura di due anni fa, quando con una formazione composta da gente come Belotti, Berardi e Rugani, non è riuscita a superare il girone che dava accesso alle semifinali, precludendosi così anche l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Donnarumma in porta, Rugani, Conti, Caldara in difesa, Pellegrini, Locatelli, Gagliardini e Benassi in mediana, Petagna e Bernardeschi davanti sono solo alcuni nomi di una squadra che ha tutti i mezzi per puntare a vincere il titolo continentale. Quell’Europeo Under 21 che l’Italia ha vinto più volte di tutti (5 titoli), ma che manca in bacheca dal 2004.

Le quote su 888sport

Spagna favorita numero uno (https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/uefa_championship_u21/all/all/competitions) per la vittoria finale a 4.00, seguita dalla Germania a 5.00, dall’Italia a 7.00 e dal Portogallo a 8.00. Seguono Inghilterra a 10.00, Polonia e Svezia (ospitante e campione in carica) a 17.00, Danimarca e Repubblica Ceca a 21.00. All’ultimo posto nella graduatoria delle quote, secondo i bookmakers, c’è la Macedonia a 51.00, con la Slovacchia a 34.00 e la Serbia a 26.00.

June 16, 2017
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Conte d’Inghilterra: la chiave del successo, la rivoluzione d’ottobre e l’assalto alla Champions League

C’era una volta un centrocampista tuttofare, tanta grinta, corsa e carattere, che usciva sempre dal campo con la maglietta sudata, che macinava chilometri con una corsa spesso sgraziata, ma molto, molto efficace: oggi, quel numero 8 nato a Lecce quasi 48 anni fa, indispensabile e instancabile motorino della Juventus dei trionfi targata Marcello Lippi è uno dei più acclamati e ammirati tecnici del calcio mondiale.

Sto parlando ovviamente di Antonio Conte, che alla guida del Chelsea, dopo tre scudetti vinti da allenatore della Juventus, con l’intermezzo delle 25 partite sulla panchina della Nazionale italiana, ha conquistato il titolo della Premier League al primo tentativo. Impresa non facile quella di Conte, che ha preso in mano una squadra che, a dispetto del blasone acquisito negli ultimi lustri dopo l’avvento del magnate Roman Abramovich, non partiva di sicuro con i favori del pronostico per la vittoria finale.

Il primo approccio

Torniamo per un attimo, quindi, al 17 maggio 2016: l’Inghilterra e il mondo intero si stanno stropicciando gli occhi, increduli ed entusiasti allo stesso tempo, di fronte a una delle più grandi imprese sportive di tutti i tempi: il trionfo del Leicester guidato da Claudio Ranieri che conquista la Premier League con 81 punti in classifica, staccando l’Arsenal di 10 lunghezze, il Tottenham di 11, le due squadre di Manchester di 15 e così via. A un occhio attento non sarà sicuramente sfuggito che, nell’elencare le prime quattro squadre classificate nel massimo campionato inglese 2015-16, non ho menzionato il Chelsea: non è stata una dimenticanza né, tantomeno, un errore. Infatti la squadra campione d’Inghilterra in carica, allenata da Guus Hiddink (che ha sostituito José Mourinho dopo 16 giornate di campionato), non solo non si è assicurata una delle quattro posizioni in classifica, che garantiscono un posto nella successiva edizione della Champions League, ma non è riuscita nemmeno a ottenere un piazzamento in zona Europa League. Il decimo posto in classifica del 2016 rappresenta il peggior risultato degli ultimi vent’anni per i Blues. Questa è la premessa, questa è la situazione in cui versa il Chelsea quando Antonio Conte entra a Stamford Bridge con le chiavi del padrone di casa; ha firmato il contratto triennale con i Blues già ad aprile, ma prima di volare a Londra c’era un Europeo da giocare e da onorare alla guida dell’Italia.

L’uomo chiave del successo: N’Golo Kanté

Il mercato estivo, nonostante una pessima stagione da riscattare, non porta colpi roboanti alla corte di Antonio Conte: l’uomo che più di ogni altro il tecnico leccese ha voluto, però, grazie a un assegno da 30 milioni di pounds, è arrivato e si chiama N’Golo Kanté, regista di centrocampo e uomo d’ordine a cui affidare la guida del settore nevralgico del campo. Non è un caso che Kanté sia stata la chiave del gioco nel Leicester campione d’Inghilterra l’anno precedente. Riguardando la storia della stagione appena conclusa, due sono le frasi che colpiscono di più tra quelle che l’allenatore italiano ha dedicato al centrocampista francese di origini maliane: «Nella mia carriera ho dimostrato di avere una grande resistenza ed ero un grande corridore. Ho segnato alcuni gol, ma spero che Kante possa fare meglio sotto questo punto di vista. Forse siamo simili, ma so che N'Golo può diventare un centrocampista fantastico e migliorare ancora molto» ha dichiarato Conte il primo giorno che l’ha avuto a disposizione durante il ritiro estivo negli USA. La seconda frase, Antonio l’ha pronunciata a ottobre: «Questo tipo di giocatore, io lo amo. Kantè è sempre al servizio della squadra. Vorrei in squadra più giocatori così».

Un chiaro messaggio rivolto a tutta la squadra, in un momento di stagione in cui tutto sembra girare storto. Dopo un ottimo inizio di stagione con 3 vittorie nelle prime 3 giornate di campionato, arriva la serie nera: pareggio 2-2 a Swansea, sconfitta in casa 2-1 contro il Liverpool e schiaffone da parte dell’Arsenal di Arsene Wenger che rifila a Conte un 3-0 senza appello nel derby più importante tra tutte le stracittadine londinesi.

La rivoluzione d’ottobre

Antonio Conte decide di rivoluzionare la squadra e parte proprio da Kanté come punto fermo: fino a quel momento ha studiato, ha cercato di comprendere il più possibile la nuova realtà in cui si trova a lavorare e un calcio completamente diverso da quello italiano che conosce alla perfezione. Fino alla sconfitta con l’Arsenal ha sempre schierato la squadra con la difesa a 4, in un 4-1-4-1 che spesso si trasforma in 4-2-3-1 grazie alla versatilità di gente come Matic e Hazard. Da quel momento, Antonio Conte decide di fare di testa sua: si passa alla difesa a 3, la “sua” difesa per eccellenza negli ultimi anni, dai trionfi juventini fino al fantastico Europeo con l’Italia. E non si fa scrupoli a far fuori dall’undici titolare, in nome del cambio di modulo, due storici senatori della squadra, il serbo Branislav Ivanovic e, soprattutto, John Terry, il capitano.

chelsea

Da quel momento inizia davvero l’era Conte, inizia la cavalcata vincente verso il titolo che, né all’inizio, né alla viglia di ottobre, qualcuno ha mai avuto il coraggio (o la follia) di pronosticare. Ecco che crollano sotto i colpi dei Blues, l’Hull City, il Leicester campione d’Inghilterra che subisce un sonoro 3-0 e il Manchester United di Mourinho: 4-0 il 23 ottobre a Stamford Bridge. Straripante e schiacciante, il Chelsea ora porta davvero la firma di Conte, del suo condottiero. Firma evidente nel rendimento di Diego Costa, un calciatore che sembrava destinato a partire al temine della fallimentare stagione 2015-16: Antonio lo rivitalizza, gli restituisce fiducia in sé stesso e il centravanti brasiliano, naturalizzato spagnolo, lo ripaga con l’unica moneta che conosce: i gol (a fine campionato saranno ben 20).

Dalla rivoluzione d’ottobre, il Chelsea perderà solamente tre partite in campionato, fino alla passerella finale del 21 maggio a Stamford Bridge, quando Antonio Conte e i suoi alzano al cielo il trofeo che spetta ai vincitori della Premier League, quel trofeo che hanno matematicamente conquistato sabato 13 maggio, sbancando il campo del West Bromwich Albion per 1-0 grazie alla rete di Batshuayi a otto minuti dal termine.

Le prospettive

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A questo punto, Antonio Conte e il suo Chelsea non possono più sfruttare l’effetto outsider, quello che ha consentito loro di partire a fari spenti nella stagione del trionfo, di essere anche sottovalutati inizialmente dagli avversari, oltre che dai media, e di poter costruire un successo passo dopo passo, lontano dalle attenzioni e, soprattutto, dagli obblighi di vittoria. A prescindere da ciò che porterà (o toglierà) il calciomercato estivo, il Chelsea sarà una delle squadre favorite per la prossima Premier League che prenderà il via con la presentazione dei calendari il 14 giugno e il fischio d’inizio della nuova stagione il 12 agosto. Le quote per la vincente della Premier League 2017-18 sono già disponibili su 888sport: https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/all/all/all/competitions

Ma il vero obiettivo di Conte (è inutile nascondersi) sarà vincere la Champions League: il tecnico leccese, infatti, ha ormai la fama di allenatore che vince i campionati, ma che non sa vincere in Europa. Un’etichetta che Antonio Conte vuole scrollarsi di dosso il prima possibile, soprattutto dopo che il suo successore sulla panchina della Juventus ha portato a casa due finali della massima competizione continentali in tre anni. Sì, proprio Allegri, quello del ristorante da 10 Euro, caro Antonio: è ora di vincere anche in Champions League.

June 13, 2017
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5 nomi per il futuro dell’Italia di Ventura

L’Italia di Ventura riparte dalla vittoria per 8-0 ottenuta in amichevole contro San Marino. Non grazie al valore della partita in sé, visto che i volenterosi sammarinesi occupano al momento la posizione numero 204 su 211 nel ranking FIFA (http://www.fifa.com/fifa-world-ranking/ranking-table/men/index.html#201 ), ma perché la formazione messa in campo allo Stadio Castellani di Empoli, etichettata dai media come “sperimentale”, ha messo in mostra alcuni elementi che, a detta dello stesso commissario tecnico, potranno diventare colonne portanti nel futuro, anche prossimo.

Le parole di Giampiero Ventura

«Non so se questo test sarà utile per quella partita – ha dichiarato il commissario tecnico dopo la partita contro San Marino - ma qualcuno di questa squadra farà parte della Nazionale prossima futura. Quando non so, non bisogna avere fretta, i ragazzi sono molto giovani, hanno del potenziale e hanno bisogno di tempo per trovare la strada giusta per sfruttarlo».

Ventura ha poi spiegato, parlando della vittoria e del futuro: «Il risultato non conta perché l'avversario non era di grosso livello, però era la prima partita di quelli dello stage. Ci sono state buone giocate, tutte di prima, con la ricerca sistematica di quelle cose che abbiamo provato nei pochi allenamenti. Lo spirito era quello giusto, come la disponibilità. Alle spalle di chi sta giocando ora in Nazionale c'è un gruppo di ragazzi che stanno lavorando e vogliono arrivare anche loro».

I giocatori che possono entrare nella Nazionale maggiore

Ma chi sono i giocatori, tra quelli cosiddetti dello stage (riferendosi alle convocazioni fatte da Ventura per studiare i talenti giovani di Serie A e Serie B durante l’anno e utilizzati nell’amichevole di Empoli)?

Vediamo i nomi di quelli che, a settembre, potremmo trovare nella rosa che affronterà la Spagna nella partita più importante del cammino verso i Mondiali del 2018 in Russia.

Domenico Berardi (Sassuolo): l’Italia del prossimo futuro non potrà prescindere dal talento dell’attaccante esterno del Sassuolo, capitano nell’amichevole contro i sammarinesi. All’età di 23 anni, ancora da compiere, è già il miglior realizzatore di sempre della squadra neroverde, nonché capocannoniere nelle competizioni europee con 5 reti messe a segno in Europa League. Nel 2014, quando il suo talento esplose, Arrigo Sacchi parlava così di lui alla Gazzetta dello Sport: «È un giocatore di grandissimo talento, un calciatore moderno che gioca con e per la squadra a tutto campo e tempo. La vivacità, le intuizioni, il temperamento, la forza fisica unita ad una buona tecnica fanno parte del suo bagaglio. È un giocatore vero che conosce il gioco e lo interpreta in modo totale. Pur con tante qualità ha grandi margini di miglioramento: ha la testa sulle spalle e non credo che la popolarità gli farà perdere l’entusiasmo, la generosità e la voglia di migliorarsi».

Nella stagione appena conclusa il suo rendimento è stato pesantemente condizionato da un grave infortunio che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi di gioco: ma Berardi ha tutto per diventare una colonna portante della Nazionale italiana.

Roberto Gagliardini (Inter): è in partenza con la Nazionale Under 21 di Gigi Di Biagio per gli Europei di categoria che si disputeranno in Polonia dal 16 al 30 giugno. Ma il suo posto è ormai nella Nazionale maggiore, dopo la rapida esplosione che, in pochi mesi, lo ha portato dalla Primavera dell’Atalanta alla prima squadra e, quindi, al trasferimento all’Inter nello scorso gennaio. Con la Nazionale, a parte la sfida contro San Marino, Gagliardini ha già giocato in amichevole contro l’Olanda a marzo; ha anche fatto parte del gruppo dei convocati anche per la sfida di qualificazione a Russia 2018 contro il Liechtenstein e per l’amichevole contro la Germania. Le sue doti ne fanno un centrocampista utile e duttile, ideale per la mediana azzurra.

Alex Ferrari (Hellas Verona - Bologna): Il difensore centrale di proprietà del Bologna, classe 1994 come Gagliardini e Berardi, ha disputato la stagione appena conclusa in prestito all’Hellas Verona: con gli scaligeri ha ottenuto, da titolare, la promozione in Serie A. Conosce bene la Serie A, nonostante la giovane età, avendo all’attivo già 22 presenze nella massima serie con la maglia del Bologna. E’ già parte della Nazionale maggiore a tutti gli effetti, essendo nella lista dei convocati per la sfida contro il Liechtenstein del gruppo G di qualificazione alla Coppa del Mondo.

Mattia Caldara (Atalanta – Juventus): Altro ragazzo del ’94, bergamasco di nascita e di vivaio, esordisce in Serie A con l’Atalanta nell’ultima giornata del campionato 2013-14 quando l’allenatore Colantuono gli concede un tempo contro il Catania. Ma è nell’ottobre 2016 che esplode definitivamente: esordio dal primo minuto contro il Napoli e, da quel momento, diventa titolare inamovibile. La difesa dell’Atalanta diventa inattaccabile e la Juventus decide di investire pesantemente sul centrale difensivo per farne un titolare del futuro. Così come non è difficile pronosticarlo titolare della Nazionale.

Lorenzo Pellegrini (Sassuolo): Interno di centrocampo, è il più giovane tra i giocatori presi in considerazione: è nato infatti il 19 giugno del 1996 a Roma. E proprio la Roma è intenzionata a farlo tornare, dopo le ottime stagioni nel Sassuolo. Nonostante il fisico imponente è un centrocampista agile, che non disdegna il gol. Ha iniziato come difensore centrale, ma ora ha trovato in mezzo al campo la sua consacrazione: le chiavi dell’Italia saranno presto sue.

Balotelli e il paradosso Lapadula

E per Mario Balotelli c’è posto nella Nazionale del futuro? L’Italia vive sempre col dilemma legato al suo talento, tanto limpido quanto sregolato, e Giampiero Ventura non ha potuto esimersi da parlare delle prospettive di SuperMario, dopo la buona stagione disputata in Francia, al Nizza: «Ho parlato con Mario, abbiamo avuto un lungo incontro. Il giocatore tecnicamente non si discute, ma deve prima chiarire a sé stesso che uomo vuole essere. Deve dare segnali importanti, se vuole avere chance di entrare in questo gruppo. Gliel'ho ribadito anche in maniera dura e incisiva, so che ha apprezzato, anche se è un concetto che avevo già espresso. Però la porta è aperta per tutti, sarebbe un bene per il nostro calcio se ritrovassimo la qualità di Mario». Balotelli aveva sperato a lungo di essere convocato almeno per l’amichevole contro l’Uruguay del 7 giugno, visto che la partita si disputerà a Nizza, ma Ventura non lo ha inserito nella lista.

Gianluca Lapadula, invece, sta vivendo un vero e proprio paradosso: il centravanti del Milan, classe 1990, ha esordito con la Nazionale maggiore (dopo aver rifiutato la convocazione da parte del Perù) nella partita contro San Marino e, in quell’occasione, ha realizzato una tripletta. Ma i tre gol al debutto non gli sono bastati per guadagnarsi un posto nelle sfide importanti, l’amichevole con l’Uruguay e la partita di qualificazione mondiale contro il Liechtenstein dell’11 giugno a Udine.

Le quote su 888sport delle partite contro Uruguay e Liechtenstein

Per l’amichevole contro l’Uruguay di mercoledì 7 giugno in campo neutro, a Nizza, con fischio d’inizio alle  (https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/international_friendly_matches) i bookmakers di 888sport quotano l’Italia favorita a 1.89, con il pareggio a 3.30 e la vittoria dei sudamericani a 4.10.

La sfida contro il Liechtenstein dell’11 giugno a Udine (https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/world_cup_qualifying_-_europe) con inizio alle 20.45, sembra senza storia: Italia a 1.01, pareggio a 20.00 e vittoria del Liechtenstein quotata a 46.00! Le uniche opzioni giocabili, visto che i quotisti di 888sport danno per scontato il NoGoal, sono l’Over 4.5 e il relativo Under, giocabili rispettivamente a 1.55 e 2.30. Aria di goleada, insomma, visto che la partita servirà agli Azzurri per rimpinguare la differenza reti che potrà rivelarsi decisiva nella sfida con la Spagna per il primo posto nel girone.

June 10, 2017
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Benevento: basta un pari per il sogno

Abbiamo già raccontato i motivi di questa doppia finale playoff tra Carpi e Benevento (LINK: https://www.888sport.it/blog/calcio/serie%20b/carpi%20benevento%20the%20road%20to%20carpiff/ ) e di cosa rappresenti soprattutto per la squadra di Marco Baroni che, al suo primo anno in assoluto tra i cadetti, dopo una storia passata tra Serie C e serie inferiori, è a un passo dalla promozione nella massima divisione.

Nella partita di andata al Cabassi, domenica scorsa Carpi e Benevento si sono divise la posta con uno 0-0 facile da pronosticare. Poche le emozioni in campo, troppa la voglia dei campani di portare la sfida verso un pareggio che, visto il miglior piazzamento in classifica al termine della stagione regolare (quinto posto, contro il settimo dei carpigiani) consentirà loro di essere promossi anche con un’altra X al termine della sfida di ritorno in casa, nella bolgia del Vigorito.

La questione stadio

L’ampliamento del Ciro Vigorito, del quale si è molto discusso nelle ultime settimane e per il quale si è lavorato alacremente a ritmi serrati, è stato completato e ieri, al temine della riunione svoltasi in Prefettura a Benevento, è stato deciso, dopo un sopralluogo in loco, un incremento della capienza dello stadio, in vista della partita di giovedì 8 contro il Carpi, di 2877.

Le ultime dai campi e le probabili formazioni

Il Benevento non avrà a disposizione due giocatori importanti come Melara e Falco, entrambi squalificati; ma Marco Baroni potrà contare nuovamente su George Puscas, tornato nuovamente disponibile dopo aver scontato il turno di squalifica nella sfida d’andata.

Il Carpi, dal canto suo, avrà nuovamente Castori in panchina, dopo l’assenza forzata nella sfida del Cabassi, e potrà contare sui rientranti Struna e Gagliolo. Sabbione titolare a destra.

Due statistiche contradditorie: nelle ultime 53 partite disputate in casa la squadra campana ha perso solo 3 volte. Il Vigorito, quindi, è un fortino quasi inespugnabile: ecco spiegata la grande fiducia dei beneventani. Ma su 12 play off disputati, il Benevento ha ottenuto una sola promozione: ecco il dato a cui può, invece, aggrapparsi il Carpi in vista della partita di giovedì.

Ecco quindi le probabili formazioni.

Benevento-Carpi

Stadio Ciro Vigorito, giovedì 8 giugno 2017 ore 20:30

Benevento (4-2-3-1): Cragno; Venuti, Lucioni, Camporese, Lopez; Chibsah, Viola; Matera, Puscas, Eramo; Cissé. All.: Baroni.

Carpi (4-4-2): Belec; Poli, Romagnoli, Sabbione, Letizia; Concas, Bianco, Mbaye, Di Gaudio; Lasagna, Mbakogu. All.: Castori.

Arbitro: Fabrizio Pasqua.

Le quote su 888sport

Benevento favorito per la vittoria, con il segno 1 che ha la quota più bassa per i bookmakers di 888sport (https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/football/italy/serie_b): 2.30. Il pareggio si può giocare a 3.10, mentre il segno 2, la vittoria del Carpi, è quotata a 3.25.

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Considerando, le scommesse sulla promozione in Serie A, ancora favoriti i sanniti, con una quota di 1.30 contro il 3.30 degli emiliani.

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June 7, 2017
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Rafael Nadal cerca la vittoria numero 10 a Parigi

Il 15 maggio Roger Federer sul suo sito web ha pubblicato un comunicato ufficiale che recita: «Purtroppo ho deciso di non giocare al French Open. Da un mese lavoro duro, dentro e fuori dal campo ma, nella prospettiva di restare nel circuito ancora per anni, sento che la cosa migliore è rinunciare per quest'anno alla stagione sulla terra rossa e prepararmi per l'erba e il cemento». Dopo questo annuncio, immagino che a casa Nadal si sia stappata una bottiglia di champagne. O forse no, perché entrambi i giocatori nutrono il proprio agonismo e la propria voglia di vincere anche con la loro rivalità che assume contorni sempre più da leggenda sportiva.

L’aumento del montepremi

Comunque è evidente che, senza lo svizzero, il tennista di Marbella parte da favorito per il tabellone principale maschile del Roland Garros che partirà lunedì 29 maggio a Parigi. L’edizione 2017 del torneo del Grande Slam è ricchissima: il montepremi cresce e i vincitori dei tornei singolari maschile e femminile si porteranno a casa la bellezza di 2,1 milioni di euro ciascuno, con un aumento di centomila euro, con un incremento del 12% rispetto all’edizione del 2016. In quell’occasione vinsero il serbo Novak Djokovic e la spagnola Garbine Muguruza. Guy Forget, ex numero 3 del mondo, direttore del torneo parigino, ha spiegato che il montepremi complessivo sarà di 36 milioni di euro, 4 milioni in più della scorsa edizione.

I favoriti nel torneo maschile e gli italiani

I bookmakers di 888sport vedono come favorito d’obbligo lo spagnolo Rafael Nadal, che ha già vinto a Parigi per ben 9 volte ed è alla ricerca del titolo numero 10 in quello che è diventato ormai il suo torneo. Un po’ come Federer a Wimbledon, per intenderci. La vittoria dell’iberico è quotata 1.85; dietro di lui c’è il campione in carica, il serbo Novak Djokovic a 4.50. Djokovic sta vivendo una stagione altalenante: quest’anno ha un record di 20 vittorie 6 sconfitte, con una percentuale vincente del 76,92% e ha conquistato un solo titolo, nell’open del Qatar in finale contro Andy Murray. A Roma, nel torneo che tradizionalmente precede Parigi nella stagione sulla terra rossa, Nole è arrivato in finale, dove ha perso 6-4 6-3 contro Alexander Zverev, vera e propria rivelazione del tennis mondiale. Proprio il tedesco vincitore degli Internazionali d’Italia ha visto scendere la sua quota fino a 18: se dovesse riuscire nell’impresa di compiere il doppio exploit sull’asse Roma-Parigi non ci sarebbero più grossi dubbi su chi sarà il numero uno del tennis mondiale nel giro di poco.

Dominic Thiem, altro giovane talento, fresco di semifinale a Roma, dove ha perso con un perentorio 6-1 6-0 da Djokovic è accreditato di una quota 9: l’ottima valutazione da parte dei bookmakers deriva all’austriaco dal fatto di essere stato semifinalista lo scorso anno al Roland Garros e di essere stato il primo a sconfiggere Nadal sulla terra in quattro tornei disputati, proprio ai quarti di finale degli Internazionali. Per gli appassionati italiani, le speranze di vittoria di Fabio Fognini si giocano a quota 150; il novello padre (sua moglie Flavia Pennetta ha dato alla luce Federico) ha eliminato il numero uno del mondo Andy Murray al Foro Italico, ma è stato eliminato poi ai quarti di finale da Zverev per 6-3 6-3.

A proposito di Italia, saranno cinque i nostri connazionali nel tabellone principale: a Fabio Fognini, Paolo Lorenzi e Andreas Seppi si vanno ad aggiungere Simone Bolelli e Stefano Napolitano, che hanno superato le forche caudine delle qualificazioni.

Le favorite nel tabellone femminile e le italiane

Si è parlato molto della wild card negata a Maria Sharapova dagli organizzatori dello Slam parigino: la russa non parteciperà a un torneo per il quale i bookmakers accreditavano una quota di 6,5 per la vittoria finale. Non ci sarà nemmeno Serena Williams, in maternità: mai come quest’anno, quindi, il torneo femminile si preannuncia come equilibrato e la rosa delle possibili vincitrici è davvero ampia.

Partiamo da Simona Halep, che ha vinto a Madrid ed è arrivata in finale a Roma, dov’è stata superata da Elina Svitolina: la stessa tennista ucraina è una delle più accreditate per la vittoria finale sulla terra rossa francese. Altri nomi da tenere d’occhio sono sicuramente Angelique Kerber, la tedesca attuale numero uno del mondo che, però, difetta in continuità: agli Internazionali d’Italia, per esempio, ha perso al secondo turno (a cui ha avuto accesso per un bye) è stata eliminata con un 6-4 6-0 dall’estone Anett Kontaveit, arrivata in tabellone dalle qualificazioni. Da non dimenticare, poi, la giocatrice che difende il titolo a Parigi, la spagnola Garbine Muguruza, e la numero due del mondo, la ceca Karolina Pliskova.

E le italiane? Sara Errani, finalista nel 2012, dopo il 6-1 6-2 rifilato alla Kudermetova, deve affrontare la statunitense Nicole Gibbs nell’ultimo turno delle qualificazioni; nel tabellone principale ci saranno Roberta Vinci, accreditata della testa di serie numero 31, Camila Giorgi e Francesca Schiavone che è riuscita ad accedere grazie alla vittoria del suo ottavo torneo in carriera a Bogotà, superando in finale la spagnola Lara Arruabarrena per 6-4 7-5. Con il torneo conquistato in Colombia, Francesca ha scalato ben 64 posizioni nel ranking mondiale, regalandosi il main draw parigino. La trentaseienne milanese conosce bene la terra rossa di Parigi, avendo vinto il Roland Garros nel 2010, prima italiana ad aggiudicarsi un torneo del Grande Slam.

Il Roland Garros su 888sport

Gli appassionati di tennis possono giocare live sul Roland Garros, già a partire dalle qualificazioni che si stanno disputando. Ecco il link: https://www.888sport.it/scommesse-sportive/#/filter/tennis

June 4, 2017
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Carpi-Benevento: The Road to Carpiff

Benevento è una città in fermento: i lavori proseguono alacremente per completare l’ampliamento dello stadio Ciro Vigorito in tempo per la finale di ritorno dei playoff contro il Carpi di giovedì 8 giugno. I posti disponibili verranno aumentati fino a una capienza di 18000 spettatori: il consigliere comunale con delega allo sport del capoluogo campano, Enzo Lauro, conferma che entro martedì si saprà se c’è il via libera per la vendita degli ulteriori 4000 tagliandi. Per la trasferta di Carpi di domenica 4 giugno, dove si registrerà il tutto esaurito allo Stadio Cabassi, ai tifosi del Benevento sono stati riservati 689 tagliandi, venduti in poche ore.

Carpi, dall’altro lato, vive la partita con l’attesa di chi vuole tornare al più presto in Serie A, dopo la retrocessione subita nella scorsa stagione, con un finale che ha visto la squadra (allora neopromossa) crollare alla penultima giornata 3-1 contro la Lazio e subire il sorpasso del Palermo che pareggiò 0-0 contro la Fiorentina. La squadra emiliana aveva dimostrato di poter competere nel massimo campionato, nonostante la chiara dimensione provinciale da neofita della divisione, ottenendo prestigiosi pareggi contro Inter, Napoli e Milan (per due volte, all’andata e al ritorno).

L’attesa delle due squadre

Il sito ufficiale della Lega Serie B ha presentato la doppia sfida della finale playoff di quest’anno, che deciderà chi andrà a fare compagnia a SPAL e Hellas Verona (prima e seconda classificata nella stagione regolare e già promosse) usando il titolo "Esperienza contro entusiasmo" per riassumerne i molteplici motivi. Da una parte un Carpi che, fino al 2013, non era mai stato più su della Lega Pro (o Serie C) e che, dopo il salto nella massima divisione al termine del campionato 2014-5 e l’immediato ritorno tra i cadetti, ha acquisito un bagaglio tale da poter essere considerata, senza alcun dubbio, una squadra più esperta rispetto al Benevento. Sicuramente la formazione di mister Fabrizio Castori conosce molto meglio la Serie B, le sue insidie e, soprattutto, la lotta per le posizioni di vertice, avendo già ottenuto una promozione, oltretutto come prima in classifica.

Il Benevento sta vivendo qualcosa di simile a un sogno: differisce dalla dimensione onirica proprio per la sua concretezza, per la realtà di squadra di vertice tra i cadetti che si è consolidata lungo 42 giornate di stagione regolare più due turni di playoff già superati, contro lo Spezia per 2-1 e nella doppia sfida contro il Perugia, grazie all’1-0 in casa e al pareggio per 1-1 ottenuto in Umbria. La squadra sannita è al primo campionato di Serie B della sua storia e un’eventuale promozione entrerebbe nella leggenda.
Per il regolamento della Serie B, il Benevento è leggermente favorito dalla sua posizione in classifica a fine stagione: in caso di duplice 0-0, infatti, sarebbero promossi in Serie A i sanniti.

Le ultime notizie dai campi: infortuni e squalifiche

Per la partita d’andata del Cabassi, fischio d’inizio domenica 4 giugno alle 20.30, il Carpi non avrà in panchina né Fabrizio Castori, né il suo vice Giandomenico Costi, entrambi squalificati dopo le vicende della semifinale di ritorno contro il Frosinone: a guidare la squadra ci sarà Enrico Bortolas, allenatore della Primavera. Indisponibili per squalifica anche lo sloveno Alijaz Struna e Riccardo Gagliolo, con una difesa da rivoluzionare. In dubbio la presenza di Lorenzo Lollo dal primo minuto.

Marco Baroni, invece, per la partita d’andata non potrà contare su Amato Ciciretti, non convocato per problemi fisici e condizione non ottimale, e su George Puscas, vero e proprio mattatore della serie playoff per il Benevento. L’attaccante romeno di proprietà dell’Inter è squalificato: si tenta il recupero di Ceravolo per una delle maglie del reparto avanzato.

Le curiosità della doppia finale

Non si era mai vista una finale di playoff in Serie B tra la quinta (il Benevento, in questo caso) e la settima classificata (il Carpi): non solo, non era mai avvenuto che all’ultimo atto non ci fosse la terza forza della stagione regolare. 

Le due formazioni hanno perso entrambe per l’ultima volta ad aprile, nello specifico il Carpi è stato sconfitto per 4-1 a Cittadella e il Benevento, tre giorni dopo, è crollato a Cesena.  Da allora, una striscia positiva di 8 partite per il Carpi e di 7 per il Benevento.
La partita di domenica sera è la quinta fra le due squadre: Due precedenti risalgono alla stagione 2011/12 in Lega Pro: 1-0 per gli emiliani al Vigorito e 1-1 al ritorno. Le altre due sfide si sono disputate in questa stagione tra i cadetti e sono terminate con il punteggio di 1-1 nell'andata in Emilia e con un netto 3-0 per gli uomini di Baroni al ritorno in terra sannita.

Le probabili formazioni della finale d’andata

Carpi-Benevento

Domenica 4 giugno ore 20:30

Stadio Cabassi di Carpi

CARPI (4-4-2): Belec; Sabbione, Romagnoli, Poli, Letizia; Jelenic, Lollo, Bianco, Di Gaudio; Lasagna, Mbakogu, All.: Bortolas (Castori squalificato). 

BENEVENTO (4-4-2): Cragno; Venuti, Camporese, Lucioni, Lopez; Falco, Chibsah, Viola, Eramo; Cisse, Ceravolo. All.: Baroni. 

ARBITRO: Manganiello di Pinerolo

Le quote su 888sport

Per la finale d’andata, Carpi favorito dai bookmakers a 2.15, con il pareggio a 3.00 e il Benevento vincente a 3.75. Attenzione però, perché in questo campionato i biancorossi hanno costruito le loro fortune lontano da casa, mentre, tra le mura amiche del Cabassi, ha vinto appena 9 gare su 21. I sanniti, invece, hanno ottenuto solamente 5 vittorie in trasferta: da un quadro simile potrebbe uscire fuori un pareggio. L’opzione Under 2.5 si fa preferire con una quota di 1.55 contro il 2.38 dell’Over 2.5.

Per quanto riguarda, invece, la scommessa su quale squadra verrà promossa in Serie A al termine della gara di ritorno, che si disputerà giovedì 8 giugno al Vigorito di Benevento (fischio d’inizio alle ore 20:30), le quote vedono favorito il Benevento a 1.72 contro il Carpi a 2.05.

 
June 4, 2017
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Juventus-Real Madrid: inizia il conto alla rovescia

Meno dieci. Sembra di essere a Cape Canaveral, con il countdown appena iniziato verso la finale di Cardiff del 3 giugno; e invece siamo a Vinovo, comune nell’hinterland torinese dove sorge lo Juventus Training Center, il campo d’allenamento della squadra fresca campione d’Italia.

Sei scudetti di fila, record assoluto nella storia del campionato italiano: eppure, nemmeno il tempo di realizzare di aver compiuto davvero un’impresa, di festeggiare con la città e con la tifoseria sparsa su tutta la penisola, che è già tempo di buttarsi anima e cuore a preparare quella che è vissuta come la madre di tutte la partite, la finale di Champions League contro il Real Madrid.

Nel mezzo, sabato prossimo i bianconeri affronteranno il Bologna per l’ultima, inutile ai fini della classifica per entrambe le squadre, giornata del campionato di Serie A. Per la partita contro i felsinei, Allegri sta meditando di dare spazio a tutti quei giocatori che, durante la stagione, non hanno avuto molte occasioni di giocare: primo fra tutti il giovanissimo talento Moise Bioty Kean, il primo nato nel 2000 in assoluto a esordire nel massimo campionato italiano. La partita sarà utile anche per mettere nelle gambe di Khedira, che sta tornando disponibile dopo l’infortunio patito contro il Monaco in semifinale di Champions, minuti preziosi in vista della sfida di Cardiff dove serviranno tutti i migliori giocatori della rosa al tecnico viareggino.

Dopo la vittoria dello scudetto, il suo terzo di fila, Massimiliano Allegri si è mostrato molto sicuro di sé e dei mezzi della sua Juventus in vista della finale: «A Cardiff faremo una grande partita, così come abbiamo fatto a Berlino, con la differenza che avremo più consapevolezza di vincerla». La squadra bianconera e il suo allenatore hanno imparato dagli errori della finale contro il Barcellona di due anni fa e sono maturati: da qui la consapevolezza di poter portare a casa un trofeo che, nella bacheca di Corso Galileo Ferraris, non entra dal 1996.

La situazione in casa del Real Madrid

Dalle parti di Madrid, molti giocatori sono attoniti di fronte alla decisione dell’organizzazione della Liga che ha deciso di non assegnare il trofeo al Real quest’anno, ma di attendere l’inizio della prossima stagione per consegnarlo alla squadra. Il Real partirà per Cardiff con il dubbio legato alla presenza di Gareth Bale e di Daniel Carvajal che non verrà sciolto fino all’ultimo minuto prima dell’inizio della partita. Entrambi i giocatori non si sono riposati nei due giorni liberi concessi da Zinedine Zidane e hanno continuato nel processo di recupero dai rispettivi infortuni; Bale non vuole mancare all’appuntamento per nessuna ragione al mondo. Non tanto per il prestigio e l’importanza di una finale di Champions League, ma per il fatto che si disputerà in Galles, a casa sua: per essere disponibile, l’eclettico mister 101 milioni si sta sottoponendo a un pesantissimo programma di riabilitazione.

Intanto a Cardiff si alza l’allerta per il rischio attentati dopo quanto accaduto a Manchester: massima sicurezza prevista dalla UEFA per una serata che dovrà essere solo e soltanto una grande festa di sport.

Le quote di 888sport

Real Madrid ancora favorita per i bookmakers, con la vittoria quotata a 2.55 nei tempi regolamentari, contro quella della Juventus data a 2.85; l’ipotesi pareggio paga 3.15 volte la posta. Per quanto riguarda la vincente della Champions League, c’è più equilibrio nelle quote, considerando quindi l’ipotesi supplementari (con eventuali calci di rigore) non proprio remota: Real Madrid che alza la coppa a 1.85, Juventus che la riporta a Torino dopo 21 anni a 2.00.

May 24, 2017
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Roma vs Lazio: un derby che vale una stagione

Roma-Lazio: un derby che vale una stagione.

Nella semifinale di ritorno, la Roma cerca una difficile rimonta contro la Lazio per portare a casa un trofeo.

Ultima tappa nella strada che porta alla finale di Coppa Italia del 2 giugno contro la Juventus o il Napoli per le due squadre romane, in un derby che si disputerà senza le contestate barriere. Finalmente.

La Roma arriva alla sfida di stasera con solo un risultato possibile: la squadra di Spalletti deve vincere e deve farlo con più di 2 gol di scarto. Il 2-0 rimanderebbe il verdetto ai supplementari. Il gol di Lulic ormai è un ricordo, ma un’eliminazione avrebbe comunque un impatto negativo sull’umore di una squadra ancora virtualmente in lotta per lo scudetto.

Dal canto suo, la Lazio è forte del vantaggio di aver vinto l’andata con i gol di Milinkovic-Savic e di Immobile che la pone in una condizione di maggior tranquillità.

Ma un derby è sempre una partita particolare, nella quale i pronostici e le rendite di posizione spesso lasciano il tempo che trovano. La squadra di Simone Inzaghi, quindi, non dovrà commettere l’errore di sentirci già in finale: sottovalutare la Roma e la sua voglia di portare a casa un trofeo sarebbe un errore fatale per i biancocelesti.

Luciano Spalletti per l’occasione dovrebbe la difesa a 4, con Rüdiger, Manolas, Juan Jesus e la rivelazione Emerson davanti ad Alisson, portiere di Coppa. In mediana Strootman e Paredes copriranno le spalle ai tre trequartisti, Salah, Nainggolan ed El Shaarawy. Dzeko centravanti cercherà in tutti i modi di rimpinguare il record stagionale di segnature della storia della Roma appena battuto. Fazio e De Rossi verso il forfait.

La Lazio punterà sulle ripartenze per sorprendere i giallorossi che, inevitabilmente, condurranno le danze. 3-5-2 per Inzaghi con Strakosha tra i pali, De Vrji, Wallace e Bastos in difesa; Lulic nella linea dei centrocampisti con Basta, Milinkovic-Savic, Biglia e Lukaku. Immobile e Felipe Anderson saranno le frecce nell’arco biancoceleste.

Le giocate si stanno dando fiducia in massa alla possibilità che la Roma riesca quantomeno a vincere la partita: l’1 infatti raccoglie il 91% delle scommesse. Su 888sport la vittoria della Roma è quotata 1.73, con il pareggio a 3.85 e il segno 2 a 4.40. Infine le quote per il passaggio del turno: Lazio strafavorita a 1.22, con l’impresa della Roma a 4.25.

April 4, 2017
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