Federer-Nadal: sfida numero 37 nella finale di Miami

Ritorna l’eterna sfida, la rivalità titanica tra i due giganti iniziata nel 2004 domenica 2 aprile alle ore 19:00 (orario italiano) troverà ancora una volta un campo da tennis dove esprimersi: Roger Federer, classe 1981, e Rafa Nadal, cinque primavere in meno, si affrontano nella mitica Key Biscane per aggiudicarsi la trentatreesima edizione del prestigioso Miami Master, uno dei tornei di categoria ATP World Tour Masters 2017 dell’ATP World Tour.

Come se il tempo non si fermasse mai per i due rivali, la sfida di domenica è la riedizione di quella del 2005, quando lo svizzero superò lo spagnolo in 5 set molto tirati, dopo aver rimontato due set di svantaggio, con il punteggio di 2-6 6-7 7-6 6-3 6-1. Oltretutto, ironia della sorte, il primo confronto tra i due avvenne nel 2004 proprio in questo torneo, quanto Nadal superò clamorosamente Federer per 6-3 6-3 al terzo turno.

Sul cemento di Miami, Federer ha prevalso in semifinale sull’australiano Kyrgios dopo tre tie-break, in una partita che potrebbe aver lasciato qualche strascico sul campione di Basilea; Nadal, invece, ha superato per 6-1 7-5 una delle più belle sorprese di questa edizione del torneo, l’italiano Fabio Fognini, capace di sbarazzarsi ai quarti di finale della testa di serie numero 2, il giapponese Kei Nishikori.

Dopo la vittoria contro Fognini, lo spagnolo galvanizzato ha dichiarato alla stampa: «Sono più forte di Federer, lo dice la storia»; l’elvetico, dal canto suo, non raccoglie la provocazione ma commenta ironicamente l’imminente finale: «Come ai vecchi tempi, quando io e Nadal giocavamo contro ogni settimana»

Se dovessimo parlare di favoriti, il ranking delle teste di serie vede Federer in posizione numero 4 e Nadal numero 5; lo spagnolo, dall’altra parte, ha dalla sua una maggiore freschezza per aver avuto una semifinale di durata più breve e qualche anno in meno sulla carta d’identità che, a volte, possono far comodo. Nelle 36 sfide precedenti in singolare tra i due, Nadal è in vantaggio per 23-13 e nelle sfide sul cemento di Miami la situazione è di 2-1 per lo spagnolo. 

Nadal non ha mai vinto il Miami Open, avendo perso ben 4 volte in finale; Federer, invece, si è aggiudicato il trofeo per due volte: la prima nel 2005, come già menzionato, la seconda l’anno successivo in finale contro il croato Ivan Ljubicic. Il montepremi del torneo mette in palio $1.175.000 per il vincitore e $385.000 per chi perderà la finale. 

Le quote di 888sport vedono Roger Federer favorito a 1.62, mentre Rafa Nadal è quotato a 2.28; favorita l’opzione che la partita si concluda in 2 set (quotata 1.64 contro) piuttosto che in 3 (quota 2.23).  Il risultato esatto di 2 set a 0 per lo svizzero è a 2.75, mentre lo stesso punteggio, ma in favore dello spagnolo, è dato a 4.00.

April 2, 2017
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Perché è impossibile vincere due volte di seguito la Champions League

La Coppa dei Campioni nacque nella stagione 1955/56, con il Real Madrid di Alfredo Di Stefano che ottenne la sua prima affermazione battendo in finale 4-3 lo Stade de Reims in una partita avvincente. Il Real sarebbe stato praticamente invincibile nelle edizioni successive, vincendo la stessa competizione per altre quattro volte di seguito.

Quella squadra ha sconfitto Fiorentina, Milan e di nuovo lo Stade de Reims nei successivi tre trionfi prima della netta vittoria 7-3 contro l’Eintracht Francoforte, con lo stesso Di Stefano capace di realizzare una tripletta. Ma in quell’occasione Ferenc Puskas gli rubò il palcoscenico con 4 reti realizzate e in molti si chiedevano quando il dominio del Real Madrid sarebbe terminato.

I trionfi in serie di questo tipo hanno continuato a essere comuni nei decenni successivi. L'Inter ha vinto la coppa per due anni di seguito nel 1964 e 1965, mentre l’Ajax si è laureata campione d’Europa nel 1971, 1972 e 1973.

Subito dopo che la squadra olandese sembrava diventata chiaramente la squadra migliore del continente, il Bayern Monaco ha vinto le successive tre edizioni del torneo e i loro trionfi sono stati seguiti da una striscia vincente di 6 anni da parte delle squadre inglesi. Il Liverpool ha fatto doppietta tra il 1977 e il 1978, prima che il Nottingham Fores riuscisse nella stessa impresa.

Tuttavia, riuscire a confermarsi campioni in quella che da lì a poco sarebbe stata conosciuta come Champions League stava diventando un compito sempre più arduo e le due vittorie consecutive del Milan nel biennio tra il 1989 e il 1990 sono statel’ultima volta che quest’impresa è stata portata a termine con successo.

Perché nessuna squadra è in grado di difendere la sua vittoria in Champions League?

Il Real Madrid è l’ultima squadra a tentare di portare a termine l’impresa apparentemente impossibile di riuscire a conservare nelle proprie mani il trofeo della Champions League per più di una stagione. Zinedine Zidane ha preso il posto di Rafael Benitez la scorsa stagione ed è riuscito a conquistare la coppa dopo i calci di rigore contro l’Atletico Madrid nella finale di Milano.  

Il Real sta cercando di ottenere un risultato che non è riuscito a nessuno dopo il Milan nel 1990. Per 26 anni alcune delle migliori formazioni d’Europa hanno fallito nel tentativo di mantenere il titolo e ci dev’essere quindi un motivo se non ci è mai riuscito nessuno.

Il fatto che la Champions League sia un torneo che prevede una formula a eliminazione diretta dagli ottavi di finale in avanti significa che le squadre fanno pesantemente affidamento sul pareggio. Vincere il proprio gruppo consente di evitare di incontrare un’altra squadra che ha vinto il proprio girone, ma i quarti di finale prevedono poi un sorteggio aperto, in cui si possono affrontare anche squadre dello stesso paese.

Il Real Madrid nel 2016-17 si è qualificata per gli ottavi di finale piazzandosi al secondo posto del gruppo F alle spalle del Borussia Dortmund e dovrà vedersela contro il Napoli, che ha vinto il girone B davanti a Benfica, Besiktas e Dinamo Kiev. Un doppio match difficile, ma non impossibile per le Merengues, il cui unico vantaggio (se tale può essere considerato) è quello di non essersi dovuti trovare di fronte squadre come Barcellona, Atletico Madrid o Siviglia, con le squadre spagnole che in questo momento sembrano quelle meglio attrezzate nella competizione.

Un altro motivo per cui i club hanno grosse difficoltà a confermarsi campioni è che la Champions League è una competizione molto dura. Quando Milan, Bayern Monaco o Ajax portavano a termine le loro serie di trionfi, spesso erano una spanna più forti delle altre squadre del continente.

Ma il calcio di oggi è un grande business, sia che si parli di Inghilterra, di Germania, di Spagna o di Italia. Così ora i migliori giocatori del mondo sono distribuiti più o meno uniformemente in tutte le squadre e questo porta a un livellamento tra le partecipanti alla Champions League.
Inoltre il calcio a eliminazione diretta è molto diverso da quello dei singoli campionati nazionali, dove ogni squadra gioca in casa e in trasferta contro tutte le altre squadre. Alcune squadre si trovano più a loro agio nelle doppie sfide andata/ritorno in cui possono cercare di mantenere l’equilibrio nella prima sfida per poi cercare di vincere quando riescono a chiudere gli avversari nella propria metà campo.

Ci sarà in futuro un dominio nella Champions League?

La storia recente sembra suggerirci di no, anche se mentre da un lato la Champions  ha a che fare con la competizione sportiva, dall’altro è giusto dire che il flusso di denaro che è in grado di generare non viene equamente distribuito tra le squadre di tutta Europa.

La Liga spagnola può vantarsi di avere le due superpotenze Real Madrid e Barcellona. Sono squadre che hanno una disponibilità di fondi fuori dal comune, che si possono permettere giocatori del calibro di Cristiano Ronaldo, Gareth Bale, Luis Suarez e Neymar.

Atletico Madrid e Siviglia sono le altre due squadre spagnole che partecipano alla Champions League 2016-17, con i Colchoneros che hanno un impressionante record nelle loro recenti partecipazioni, ma per quanto tempo Diego Simeone continuerà a essere in grado di tessere l’oro dalla paglia al Vicente Calderon?

Se guardiamo fuori dalla Spagna, ci sono la Premier League in Inghilterra e la Bundesliga in Germania che potrebbero produrre prossime squadre vincenti. Tra il 2005 e il 2012 c’è stato sempre almeno un club inglese in finale di Champions League, tranne nel 2010 quando l’Inter di Mourinho sconfisse il Bayern Monaco.

Da quando il Chelsea ha vinto contro lo stesso Bayern ai rigori all’Allianz Arena, nessuna squadra della Premier League ha preso parte al gran finale, ma il recente contratto televisivo stipulato da Sky Sports e BT Sports fa pensare che i bei tempi potrebbero tornare.

La sfida inglese è concreta

Josè Mourinho ha allenato dentro e fuori dall’Inghilterra per parecchi anni, ma il recente arrivo di Pep Guardiola al Manchester City suggerisce un prossimo successo dei Citizens, nonostante lo stesso tecnico spagnolo non sia stato in grado di vincere la Champions League con il Bayern Monaco.

Lo stesso Mourinho potrebbe progettare un successo in Champions del Manchester United, purché non litighi con il suo spogliatoio, mentre la presenza di Antonio Conte al Chelsea e di Jürgen Klopp al Liverpool sono il segno evidente di come il campionato inglese sia un polo d’attrazione per i tecnici migliori e più titolati del calcio mondiale.

Abbiamo il Manchester United, il Manchester City, il Liverpool e il Chelsea per i quali i soldi non rappresentano sicuramente un problema, con l’arrivo di Pogba all’Old Trafford che è la prova emblematica di quali siano gli importi generati dalle entrate nella Premier League inglese.

Dobbiamo tenere in considerazione anche i due club di Londra, i rivali Arsenal e Tottenham, che spingono per guadagnare posizioni di prestigio, con Arsène Wenger e Mauricio Pochettino che sperano di essere in grado di far diventare le loro squadre delle potenziali pretendenti al titolo in Europa.

Ci sono poche squadre dalla Spagna e dall’Inghilterra che potrebbero raggiungere la finale di Champions League, da un punto di vista del potenziale economico, nei prossimi anni, mentre in Francia c’è il Paris Saint Germain che ha dimostrato di poter affrontare livelli di spesa pari agli altri top club europei.

Oltre a queste, la sfida principale viene dalla Germania, ma solamente la superpotenza Bayern Monaco e il simpatico Borussia Dortmund potranno tener testa alle migliori formazioni d’Europa. In Italia c’è solo la Juventus che ha dimostrato di avere il coraggio di competere con l’elité continentale, sebbene la loro potenza finanziaria non sia più quella di un tempo.

Stiamo parlando di una decina di club che competeranno per il più importante trofeo continentale nei prossimi anni: la matematica ci insegna chiaramente che se sorteggiamo da un cappello numeri da uno a dieci per molte volte di seguito è improbabile che lo stesso numero esca fuori due volte di seguito.

Il campionato nazionale può distrarre

Le squadre di calcio non giocano solo in Champions League ogni anno. La competizione europea è un impegno part-time se paragonato alle fatiche per arrivare a conquistare il titolo nazionale. Ogni anno, Barcellona e Real Madrid combattono aspramente per vincere La Liga e questo trofeo non potrà mai essere sacrificato nel tentativo di conquistare la corona di squadra regina d'Europa.

Quando si arriva alla chiusura dei giochi in Champions League, ogni anno ci troviamo anche nei mesi finali dei campionati nazionali in tutta Europa, con spesso un accumulo di impegni, specialmente quando una squadra si trova a competere per conquistare un treble o un poker, considerando anche le coppe nazionali.

Ne consegue quindi che una squadra campione d’Europa in carica continua a essere una squadra molto forte, capace di competere su più fronti e questo può portare spesso a una repentina caduta, quando un’eliminazione nella coppa nazionale e in Champions League si susseguono nell’arco di una settimana.

C’è anche l’aspetto dell’elevata pressione dei match di Champions League. Uno scivolone può essere fatale per decidere il risultato di una sfida e a volte sono i calci di rigore a dover decidere il vincitore, come appunto nella finale della scorsa edizione tra le due squadre di Madrid.
Lo scenario ideale sarebbe per una squadra mettere da parte il proprio campionato nazionale per concentrarsi solo sugli impegni europei, mentre è un costante gioco di equilibrio per gli allenatori che si trovano a dover gestire le formazioni tra infortuni e affaticamenti, per non parlare della lista zeppa di partite in programma.     

Un’impresa impossibile?

Uno slogan per un’azienda del mondo dello sport potrebbe recitare: nulla è impossibile. Difendere un titolo in Champions League è verosimile, anche se nessuna squadra ci è riuscita in 26 anni; magari questa è la stagione in cui il Real Madrid riuscirà a interrompere questo particolare trend.

Comunque, è sempre improbabile che una squadra riesca a confermarsi campione. Nessuna squadra è mai nettamente favorita per vincere un torneo di questo livello e ci sono sempre molte altre squadre pronte a dare il massimo per portare a casa la Champions League.

Come già detto, possiamo aspettarci che le squadre inglesi possano riemergere come serie candidate alla vittoria finale, con la doppia minaccia dalla Germania sempre più concreta per le stagioni a venire. La Juventus e il PSG potrebbero soffrire per la mancanza di competitività nei loro rispettivi campionati, lasciando alle squadre spagnole il ruolo di condurre le danze.

 
February 5, 2017
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La scienza e la coreografia dei pit stop in Formula 1

Per quelli che non hanno familiarità con lo sport, o con gli sport motoristici in generale per questa questione, i meccanici sono in grado di completare queste operazioni con tempi davvero impossibili. Appartengono ormai alla preistoria i tempi in cui i pit stops si misuravano in secondi interi, visto che attualmente la durata media è di 3.1 secondi. Ma in che modo i pit stops si sono evoluti così tanto nei tempi moderni? Indaghiamo.

Per gran parte della storia delle corse automobilistiche, si è creduto che i piloti si fermassero solo in caso di un problema, con estremamente rari rifornimenti di carburante o cambi gomme programmati. Ma il mondo delle corse ha subito un cambiamento drastico a partire dagli inizi degli anni 80.

Si è scoperto che le gomme più morbide consentivano di avere più grip in curva rispetto a quelle più dure, ma si consumavano più rapidamente. Nel frattempo, le squadre hanno iniziato a capire che meno carburante nel serbatoio significava che la macchina sarebbe stata più leggera e veloce, garantendo loro una velocità sul giro più elevata.
Dopo aver preso in considerazione questi fattori, i calcoli hanno mostrato che le squadre avrebbero risparmiato tempo durante la gara cambiando le gomme e rifornendo il carburante e che, così facendo, sarebbero anche migliorate le performance della macchina. Nonostante il circo della Formula Uno fosse in giro per il mondo già dagli anni 50, questo è stato il suo più grande progresso sportivo.

L’idea prende piede

Le squadre hanno iniziato a rendersi conto che quanto ipotizzato nei test aveva un riscontro reale in pista e i pit stop sono immediatamente diventati parte integrale della corsa. Gli appassionati di F1 hanno sempre avuto ben chiaro in mente che i pit stop possono far vincere o perdere una corsa, ma la maggioranza probabilmente non ha capito che la differenza nelle tempistiche sarebbe stata così ampia una volta che il rifornimento del carburante fosse stato vietato.

Il divieto di rifornimento, che fu stabilito principalmente per motivi di sicurezza, arrivò nel 1984 ma dieci anni dopo fu ristabilita la sosta carburante di metà gara. Comunque, questa decade ha mostrato alle squadre che era significativamente più veloce vietare il rifornimento durante la corsa. Il pit stop medio, anche allora, durava solo quattro secondi prima che la Formula 1 tornasse indietro rispetto alla decisione del “no rifornimento” e il palcoscenico fu attrezzato per pit stop e cambi gomme eccezionalmente veloci.

L’ottimizzazione porta a cambiamenti rapidi

Tutto a un tratto i pit stop hanno iniziato a durare tre secondi, a volte anche meno. Il motivo principale? Hanno deciso di ottimizzare l’intero processo. Gli ingegneri hanno iniziato a pensare come scienziati e hanno esaminato ogni minuscola parte della vettura. I progressi tecnologici sicuramente hanno avuto un ruolo importante nei progressi: per esempio le pistole pneumatiche che si auto posizionano, capaci di rimuovere e stringere dadi e bulloni sulla ruota.

Ma il merito non è stato solo della tecnologia. Si sono concentrati anche sull’ottimizzazione delle squadre addette ai pit stop e ai meccanici: e hanno avuto ragione. Dopo tutto, i meccanici erano parte del processo tanto quanto la tecnologia.  Sono stati operati importanti cambiamenti che alla fine hanno fatto un’enorme differenza nei tempi, iniziando a farli lavorare secondo lo schema e la logica della catena di montaggio.

Improvvisamente, ai box sono state messe tre persone per ogni gomma, in modo da garantire che tutto il processo andasse liscio. Il compito del primo meccanico è rimuovere la gomma vecchia, il secondo deve posizionare il nuovo pneumatico e il terzo fa funzionare la pistola.
Niente è lasciato al caso e i loro movimenti sono così precisi e studiati alla perfezione, come una coreografia, che ci sono spesso differenze di pochissimi secondi. Nelle corse di oggi ci sono a volte 20 persone che lavorano intorno a una macchina durante un pit stop e tutte operano nello spazio di un paio di secondi. Il modo in cui gli ingegneri e i meccanici hanno sviluppato il processo è sorprendente e anche lo staff dei box merita sicuramente un applauso per il ruolo nel processo stesso, specialmente quando consideriamo che la durata media di un pit stop nel 2009 era tra i 6 e i 10 secondi più lunga di quelli odierni.

I record crollano, ma i tempi caleranno ancora?

Il record del pit stop più veloce è stato infranto molte volte, ma ce ne sono un paio che meritano più attenzione degli altri. Nel 2012 la McLaren ha realizzato un intervento in corsa sulla macchina di Jenson Button in soli 2.3 secondi. Questo ha consentito al pilota britannico di guadagnare un secondo di vantaggio su tutti i suoi avversari durante la fase del pit stop: così il campione del mondo 2009 si è assicurato un posto sul podio.

La Red Bull ha infranto il record della McLaren per ben due volte nella stagione successiva. Sono stati in grado di completare un pit stop completo in soli 2.05 secondi sulla macchina di Mark Webbber durante il Gran Premio di Malaysia,  prima di registrare un fenomenale 1.923 secondi nel GP degli Stati Uniti ad Austin. Sarà difficile vedere infranto quel record, ma non dimentichiamo che la gran parte delle persone impegnate in Formula 1 non avrebbe mai pensato che sarebbero stati possibili pit stop inferiori ai tre secondi. Ed eccoci qui.

February 8, 2017
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Ettore Messina e l’Italia: vent’anni dopo per migliorare l’argento agli Europei

Il 2017 è l’anno che ci porterà dritti dritti ai Campionati Europei di basket, che si disputeranno dal 31 agosto al 17 settembre. Del tutto inedita la formula: i quattro gironi si disputeranno in quattro Paesi diversi, scelta forzata dalla precaria situazione politica che non avrebbe consentito all’Ucraina (precedentemente designata) di ospitare la manifestazione. Toccherà quindi a Finlandia, Israele, Romania e Turchia fare da padrone di casa; ognuna di esse, poi, ha scelto un’altra nazione con cui fare una partnership per essere ospitate nello stesso girone.

I gironi di EuroBasket 2017

Ecco quindi che si sono delineati 4 gruppi eliminatori, con 24 squadre partecipanti: le prime 4 classificate di ogni raggruppamento si qualificheranno per gli ottavi di finale e la successiva fase a eliminazione diretta che si disputerà interamente in Turchia, al Sinan Erdem Dome di Istanbul. L’impianto, capace di ospitare 16.000 spettatori, ha già ospitato la finale dei Campionati del mondo nel 2010 e la fase finale dell’Eurolega nel 2012.

La nazionale italiana è stata inserita nel gruppo B, con Ucraina, Lituania, Georgia, Germania e Israele che farà da padrone di casa. Le partite degli azzurri si disputeranno al Menora Mivtachim Arena di Tel Aviv, storica casa del Maccabi e della nazionale israeliana. Proprio contro i padroni di casa, l’Italia debutterà il 31 agosto, in una competizione in cui Gallinari e i suoi compagni hanno l’obbligo di ben figurare.

Vent’anni fa l’argento: e oggi?

Vent’anni dopo Spagna 1997, con la finale persa contro quel che rimaneva sotto la bandiera della  Jugoslavia, sulla panchina azzurra c’è nuovamente Ettore Messina, all’epoca trentottenne e oggi navigato coach che ha mietuto successi in Europa e negli USA come vice allenatore dei San Antonio Spurs.

La squadra azzurra ha i suoi punti di forza nel capitano Gigi Datome, in forza al Fenerbache, nei due giocatori dell’NBA, Marco Belinelli e Danilo Gallinari, oltre agli altri talenti, già noti sul panorama europeo, Hackett e Gentile su tutti. Le prospettive sono quelle di provare almeno a ripetere quell’argento del 1997, con un outlook verso l’oro, vero un trionfo che da troppo tempo manca a un basket italiano, il cui ultimo alloro risale agli Europei del 1999.

In particolare, la nazionale italiana ha partecipato per l’ultima volta alle Olimpiadi nel 2004, ai Mondiali dal 2006 e l’ultima partecipazione all’EuroBasket li ha visti chiudere al quinto posto. Magro bilancio, per una squadra che, ripeto, ha l’obbligo di fare bene. Dopo l’era Pianigiani, in cui si era cercato di costruire un periodo di vittorie grazie ai giovani emergenti che erano arrivati in NBA, senza successo, si è deciso di puntare nuovamente su Ettore Messina proprio contando sulla sua esperienza e sulla sua fama di vincente per cercare di invertire il trend.

Intanto, però, c’è da superare il girone: la concorrente più temibile è senza dubbio la Lituania Kalnietis e Valanciunas, con la quale c’è un conto in sospeso da saldare, da quell’eliminazione nei quarti di finale del 2015 che ancora brucia; a seguire, la Germania e Israele che, oltre a Omri Casspi dei Sacramento Kings, potrà puntare sull’entusiasmo e sul sostegno del palazzetto di Tel Aviv. Il che conta, è non poco.

February 8, 2017
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Serie A: mai così tanti gol segnati

Quasi tre reti a partita: è questo il bilancio delle realizzazioni nel massimo campionato di calcio italiano dopo 25 giornate. I numeri parlano di 700 gol segnati in 250 partite disputate, per una media di 2.8 reti a partita.

Con questa media, la proiezione a fine campionato porterebbe a un totale di 1064 realizzazioni: 85 reti in più della stagione scorsa in cui il risultato finale è stato di 979 reti, con una media di 2.57 a partita. In realtà nel 2015-16 si è verificato un calo vistoso nella parte finale della stagione: alla venticinquesima giornata il totale era di 675 reti, 25 in meno della stagione attuale, con una media di 2.7.

La tabella qui sotto riporta il totale delle reti segnate nelle ultime 5 stagioni (compresa quella attuale) in Serie A con la media gol.

STAGIONE

TOTALE GOL SEGNATI

MEDIA GOL A PARTITA

2012-13

1003

2.64

2013-14

1035

2.72

2014-15

1024

2.69

2015-16

979

2.57

2016-17

(25 giornate)

700

2.80

Il caso Juventus

Il caso emblematico che evidenzia il cambio di trend del calcio italiano è rappresentato proprio dalla Juventus, la squadra che ha vinto tutti i campionati in analisi e che è prima in classifica in quello in corso. Dopo 25 giornate, infatti, i bianconeri hanno già subito 17 reti: un’enormità, se consideriamo che nell’intera stagione scorsa il totale dei gol incassati è stato di 20. Nel 2014-15 il totale dei gol subiti era stato 24, nel 2013-14 era 23. Se consideriamo che la media attuale di gol al passivo della squadra di Allegri è pari a 0.68, la proiezione porterebbe a un totale di quasi 26 reti incassate a fine anno.

Le motivazioni

La crescita del numero di gol segnati in Serie A è dovuta principalmente a due fattori. In primo luogo, le squadre italiane stanno scoprendo un modo di giocare meno improntato su un’attitudine difensiva e più sulla costruzione di un gioco offensivo: questo partendo dalle squadre di bassa classifica che, nella tradizione, erano famose per giocare spesso molto chiuse indietro. In secondo luogo c’è un gap qualitativo sempre più profondo tra le squadre di medio-alta classifica e quelle che lottano per non retrocedere: questo porta spesso a partite che si concludono con risultati tennistici. Pensiamo, per esempio, al caso del Pescara che nelle ultime tre partite ha incassato un 6-2 e un 5-3, prima di riscattarsi, dopo il cambio dell’allenatore, con una vittoria per 5-0 contro il Genoa.

Confronto con l’Europa

Analizziamo, infine, le cifre viste per la Serie A comparandole con quelle dei maggiori campionati europei. Anche la Premier League inglese è arrivata alla giornata numero 25 e il totale è di 704 reti realizzate, solamente 4 in più del massimo campionato italiano: in Inghilterra le medie delle ultime due stagioni erano state di 2.7 lo scorso anno e di 2.56 nel 2014-15. La Liga spagnola, invece, ha cifre tradizionalmente più elevate in termini di reti segnate: dopo 23 giornate (anche se alcune squadre hanno partite da recuperare) la media è di 2.83 (la scorsa stagione si era conclusa con 2.74 di media e un totale di 1043). La Bundesliga, al contrario, si caratterizza per medie gol decisamente più basse: dopo 21 giornate, infatti, sono state segnati 505 gol, con una media di 2.4 a partita.

 
February 21, 2017
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Hamilton negli USA può vincere il suo quarto Mondiale

È stato come se si fosse spenta definitivamente la luce: quando si è rotta la candela di accensione della Ferrari SF70H di Sebastian Vettel a Suzuka, dopo soli 5 giri dall’inizio del Gran Premio del Giappone, sono quasi definitivamente svaniti i sogni di conquistare il titolo mondiale per il tedesco. Ormai l’iride è più che saldamente in pugno a Lewis Hamilton che, a quattro gran premi dal termine della stagione, ha ben 59 punti di vantaggio sul ferrarista che, oltretutto, più che tenere lo sguardo avanti a sé dovrà guardarsi alle spalle: Valtteri Bottas è distante solo 13 lunghezze dal tedesco e cercherà di sfruttare le ultime gare per colmare il gap e completare una magnifica doppietta targata Mercedes in cima alla classifica.

Sette punti di vantaggio
Per analizzare il crollo della scuderia di Maranello ci saranno tempi e sedi adatte, ma non si può far finta di ignorare che solamente un mese fa, alla vigilia del Gran Premio d’Italia a Monza, Sebastian Vettel aveva 7 punti di vantaggio su Lewis Hamilton nella graduatoria piloti, con un outlook positivo, come si dice nel linguaggio borsistico.

Nelle ultime quattro gare, da Monza in poi, i risultati parlano di un dominio netto e, a tratti, impietoso del pilota britannico che ha raccolto tre vittorie e un secondo posto, in Malesia alle spalle del velocissimo Max Verstappen su Red Bull; Vettel, invece, ha conquistato il terzo posto in Brianza e il quarto a Sepang, con due ritiri che hanno compromesso i sogni di gloria della scuderia di Maranello.

Gran Premio degli Stati Uniti d’America

Il 22 ottobre sul circuito di Austin, in Texas, Lewis Hamilton potrebbe già matematicamente conquistare il titolo iridato 2017, che sarebbe il quarto per lui dopo la vittoria del 2008 con la McLaren e i due successi del 2014 e del 2015 con la Mercedes. Basterà, infatti, che il britannico conquisti 16 punti in più di Vettel per portare a casa il Mondiale. Anche il discorso del titolo costruttori, invece, è virtualmente chiuso, con la Mercedes che ha 145 punti di vantaggio sulla Ferrari e 237 sulla Red Bull; la vera sorpresa della stagione è, invece, la Force India che con Perez e Ocon è al quarto posto nella graduatoria mondiale con 147 punti, ben 81 in più della Williams. Per la cronaca, Force India e Williams sono entrambe motorizzate Mercedes, appunto come la scuderia che sta dominando il Mondiale.

Favorito per la vittoria del Gran Premio degli USA è ovviamente Lewis Hamilton, quotato a 1.90 dai bookmakers di 888sport; alle sue spalle c’è il suo inseguitore nella graduatoria iridata, Sebastian Vettel, a 3.00, seguito da Valtteri Bottas a 7.50 e da Max Verstappen a 9.00. L’altro ferrarista, Kimi Raikkonen, è sesto a 13.00, alle spalle di Daniel Ricciardo a 11.00. Dopo di loro c’è l’abisso, con i quattro piloti dal settimo al decimo posto sulla lavagna dei favoriti quotati a 1001.

Tutte le quote per scommettere sul vincitore del Gran Premio di Formula 1 degli USA su 888sport.it

October 12, 2017
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Honduras-Australia e Nuova Zelanda-Perù: in palio due posti a Russia 2018, tra le polemiche

Honduras – Australia (lunedì 6 novembre ore 10:00)

La rocambolesca ultima giornata del girone di qualificazione della zona nord e centramericana, tra le tante sorprese e i rovesciamenti di gerarchie che sembravano oramai consolidate, ha regalato all’Honduras, che ha superato per 3-2 il Messico primo in classifica, l’accesso allo spareggio contro l’Australia che, nella zona asiatica, ha battuto ai supplementari del playoff la sorprendente Siria. La vincitrice della doppia sfida tra le due formazioni guadagnerà un posto ai Mondiali di Russia 2018.

La partita d’andata si disputerà il 6 novembre in Honduras, con il ritorno fissato per il 14 novembre in Australia. La nazionale honduregna si trova al settantaquattresimo posto del ranking mondiale FIFA, quella australiana è al cinquantesimo.

L’Honduras ha partecipato tre volte alla fase finale di una Coppa del mondo, nel 1982, nel 2010 e nel 2014, ottenendo come miglior risultato il diciottesimo posto in Spagna dove si è tolto la soddisfazione di pareggiare 1-1 contro i padroni di casa. L’Australia, invece, ha disputato quattro Mondiali, con il miglior risultato nel 2006 quando raggiunse gli ottavi finale, eliminata dal rigore di Francesco Totti contro l’Italia.Mentre in Honduras ancora si sta festeggiando per un playoff che, alla vigilia dell’ultimo turno, sembrava quasi un’utopia, in Australia tengono banco le speculazioni sul futuro del commissario tecnico Ange Postecoglou che, a detta dei media locali, lascerà la guida della nazionale dopo la doppia sfida contro l’Honduras, a prescindere dal risultato. Il veterano Tim Cahill, autore del gol decisivo che ha consentito di superare la Siria, ha dichiarato: «Sono solo speculazioni giornalistiche. Non era quello di cui avevamo bisogno nel giorno in cui l’Australia ha ottenuto l’opportunità di giocarsi l’accesso alla sua quarta Coppa del mondo consecutiva». Tra le fila degli australiani, nella sfida d'andata mancheranno Mark Milligan e Mathew Leckie.

Scommessa consigliata: Honduras – Australia X2 @1.68

Nuova Zelanda – Perù (lunedì 6 novembre ore 10:00)

Il Perù di Ricardo Gareca è arrivato allo spareggio interzonale contro la Nuova Zelanda tra mille polemiche, che non accennano a placarsi. Nel finale di Perù – Colombia, nell’ultima giornata del girone di qualificazione della zona sudamericana, dopo che Guerrero aveva siglato la rete dell’1-1 per i padroni di casa, i giocatori delle due squadre hanno iniziato a parlare tra loro, come evidente dalle immagini televisive. Il sospetto è che le due squadre abbiano deciso di mantenere il pareggio che, con la contemporanea sconfitta del Cile in Brasile, avrebbe qualificato la Colombia ai Mondiali e il Perù ai playoff, eliminando proprio la squadra di Vidal e Alexis Sanchez. Si parla di un possibile ricorso del Cile che, se accolto, potrebbe stravolgere i risultati del campo e i verdetti emessi.

Comunque a Wellington il 6 novembre (ritorno il 14), sic stantibus rebus, a sfidare la Nuova Zelanda che ha dominato le eliminatorie della zona oceanica, ci saranno proprio i peruviani, la cui ultima partecipazione ai Mondiali risale al 1982, con due quarti di finale raggiunti nel 1970 e nel 1978. La Nuova Zelanda ha preso parte a due edizioni dei campionati del mondo, nel 1982 e nel 2010 quando ottennero un pareggio 1-1 contro l’Italia, campione in carica: la stella degli All Whites è l’attaccante Chris Wood che nelle eliminatorie ha messo a segno 8 reti, capocannoniere continentale; nel Perù, invece, oltre al veterano Paulo Guerrero, attenzione ad André Carrillo del Watford. La sfida può sembrare sbilanciata in favore dei sudamericani, che si trovano attualmente al dodicesimo posto del ranking FIFA contro il centoventesimo degli oceanici, ma crediamo che la Nuova Zelanda possa riuscire a non perdere la partita di andata in casa.

Scommessa consigliata: Nuova Zelanda – Perù 1X @2.12

October 13, 2017
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Hamilton in Messico per conquistare il titolo

Terzultima gara del Mondiale 2017 di Formula 1: a Città del Messico, Louis Hamilton cerca i punti che gli mancano per conquistare il suo quarto titolo iridato, che gli consentirebbe di agganciare nella classifica dei piloti campioni del mondo Alain Prost e proprio quel Sebastian Vettel che lo insegue a 66 punti di distanza in graduatoria quest’anno.

Hamilton campione del mondo se

L’alfiere delle Frecce d’Argento di Stoccarda si laureerà campione del mondo con due gare di anticipo se otterrà nove punti sul circuito dell’Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico: questo significa che gli basterà ottenere un quinto posto, il che renderebbe vane anche tre vittorie di Vettel nelle ultime tre gare del Mondiale., con 75 punti ancora a disposizione.

Se Vettel, però, non dovesse vincere in Messico, ma arrivare secondo, a Louis Hamilton basterà arrivare nono per conquistare il titolo. Nel caso in cui il ferrarista dovesse salire sul gradino più basso del podio, ad Hamilton basterebbe tagliare il traguardo in decima posizione; addirittura Hamilton si laureerebbe campione del mondo anche se non concludesse la gara e il tedesco non salisse sul podio.

Le qualifiche e la pole position

Tutte le quote per scommettere sulla pole position nel Gran Premio del Messico su 888sport.it

Per quanto riguarda le qualifiche per le posizioni sulla griglia di partenza, il favorito per la pole position è, ovviamente, Hamilton, quotato dai bookmakers di 888sport a 1.80, seguito da Vettel a 3.25 e da Verstappen a 7.00. Attenzione a Daniel Ricciardo: l’australiano ha dominato la prima sessione delle prove libere e la sua quota per il primo posto al via del Gran Premio è 8.00. Può valere la pena farci un pensierino.

Con il titolo costruttori già assegnato al termine dello scorso Gran Premio degli Stati Uniti in Texas, la Mercedes campione del mondo è favorita per la pole position anche in Messico: la quota per i bookmakers di 888sport.it è di 1.65, contro il 3.00 della Ferrari e il 4.75 della Red Bull Racing. Staccatissima la Force India a quota 501.00, seguita da McLaren e Renault a 751.00. La prima posizione al termine delle qualifiche ottenuta da un pilota della Sauber pagherebbe ben 4001 volte la posta.

Le quote per il Gran Premio del Messico

Tutte le quote per scommettere sul vincitore del Gran Premio del Messico su 888sport.it

Non c’è grossa distanza nelle quote tra i due piloti primi della classe per la vittoria a Città del Messico: Hamilton è favorito per tagliare il traguardo per primo a 2.65, ma Vettel è a 3.25, per i ragionamenti fatti sopra sul fatto che al britannico non serve per forza vincere il gran premio per conquistare la sua quarta iride. Hamilton potrebbe decidere di non andare all’arrembaggio, ma di fare la sua corsa su Sebastian Vettel, lasciando il tedesco (obbligato di fatto ad arrivare primo se vuole mantenere accesa ancora qualche speranza di titolo mondiale) a prendere rischi.

Al terzo posto per i bookmakers di 888sport.it c’è Max Verstappen a 4.50 con Daniel Ricciardo a 6.00; seguono Valtteri Bottas a 11.00 e Kimi Raikkonen a 17.00, prima del baratro che divide il finlandese della Ferrari da Nico Hulkenberg, Esteban Ocon, Sergio Perez e Carlos Sainz jr a quota 1001.

Per quanto riguarda i costruttori, la Mercedes è favorita a 2.35, seguita però da Ferrari e Red Bull Racing appaiate a 2.85; quarto posto, come nelle qualifiche, per la Force India a 751.00.

October 28, 2017
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Tour de France 2018, Chris Froome: «Sarà dura!»

Laurent Fignon, campione indiscusso scomparso nel 2010, che ha sfilato due volte con la maglia gialla lungo gli Champs Elysees, così amava parlare del Tour de France: «La magia del Tour sta nella sua insuperabile cattiveria. Correre sotto un sole che cuoce, su salite lunghe e infinite, altro non è che una gara di resistenza, nella quale non sono le gambe a saltare, ma la testa».

Quella che prenderà il via il 7 luglio 2018 da Noirmoutier-en-Ile, sull'Oceano Atlantico, sarà l’edizione numero 105 della corsa a tappe francese: il percorso è stato svelato alla stampa il 17 ottobre al Palazzo dei Congressi di Parigi. Il Tour de France 2018 sarà caratterizzato dalle molte salite, dal ritorno di vette che hanno fatto la storia di questa corsa come l’Alpe d’Huez e da ben 22 km di pavé che i ciclisti affronteranno in parte sullo stesso percorso della Parigi – Roubaix, con l’arrivo vicino al Velodromo. La tappa di Roubaix si svolgerà il 15 luglio, giorno della finale della Coppa del mondo 2018 di calcio, come evidenziato anche in fase di presentazione.

Chris Froome: «Nei primi giorni di corsa potrei perdere il Tour de France»

Il ciclista britannico Chris Froome, che si è aggiudicato le ultime tre edizioni della Grande Boucle, ha analizzato nel dettaglio il percorso del Tour de France 2018 ai giornalisti de L’Equipe: «Sarà una corsa molto dura. La prima parte del percorso è molto nervosa a causa del vento che ci sarà nel Nord della Francia. Poi ci sarà la tappa sul pavé molto dura e rischiosa. La cosa che mi spaventa molto saranno i primi giorni del Tour de France. In questi primi nove frazione potrei perdere la corsa. Vediamo come andrà. Nella diciassettesima tappa potrà succedere di tutto. Dovrò stare attento perché sarà una frazione molto intensa e aggressiva».

Una delle edizioni più brevi di sempre

Due sono le giornate di riposo previste per i corridori: la prima lunedì 16 luglio ad Annecy, la seconda il 23 a Carcassonne. Le tappe che sapranno dare indicazioni precise (o definitive) su chi sarà il dominatore della corsa a tappe francese saranno probabilmente due, entrambe nei Paesi Baschi: la Lourdes - Laruns con i passaggi, nella stessa giornata, su Col Aspin, Col du Tourmalet e Col d'Aubisque e la temibile cronoscalata di Nivelle Espelette di 31 Km.

 

Il Tour del France 2018 sarà una delle edizioni più brevi di sempre: il percorso totale si articolerà su una lunghezza complessiva di 3.329; saranno ridotte al minimo anche le tappe a cronometro. Così Christian Prudhomme giustifica queste scelte: «Abbiamo voluto innanzitutto sottolineare la varietà del percorso e delle tappe che potrebbero risultare decisive – spiega il numero uno dell’ASO, - combinando le salite leggendarie con quelle nuove per offrire una visione di ciclismo moderno e ispirato. Basta con il massacro, di campioni e di semplici amatori. Ricordo Scarponi, Guillou e tanti uomini e donne che hanno perso la vita sulle strade negli ultimi mesi. Diciamo basta».

Una curiosità: la diciassettesima tappa di mercoledì 25 luglio, da Bagneres De-Luchon a Saint-Lary Soulan Col de Portet, con i suoi 65 km sarà la più corte degli ultimi 30 anni, escludendo ovviamente le frazioni a cronometro.

Le parole di Vincenzo Nibali: «Ma davvero c’è una tappa da 65 km?»

Proprio Vincenzo Nibali ha commentato a La Gazzetta dello Sport il percorso del Tour de France 2018: «Ma davvero c’è una tappa di soli 65 km? Ho guardato il percorso non ancora attentamente. Mi fa piacere il ritorno del pavé, mentre sul Mur de Bretagne avevo perso qualcosa nel 2015, ma non ero al top. L’Alpe d’Huez la conosco bene. La tappa di 65 chilometri non sarà facile da gestire, le crono non dovrebbero essere così sfavorevoli. Ma per scegliere voglio aspettare il tracciato del Giro, confrontarli e fare le mie valutazioni”.

Tour de France 2018: il percorso e tutte le tappe

Qui sotto potete trovare il video ufficiale di presentazione del Tour de France 2018, con il percorso sviluppato in 3D:

Di seguito tutto il percorso e tutte le tappe del Tour de France 2018:

PRIMA TAPPA (sabato 7 luglio): Noirmoutier En-L’ile > Fontenay Le-Comte (189 km)

SECONDA TAPPA (domenica 8 luglio): Mouilleron Saint Germain > La Roche Sur-Yon (183 km)

TERZA TAPPA (lunedì 9 luglio): Cholet > Cholet (35 km, cronometro a squadre)

QUARTA TAPPA (martedì 10 luglio): La Baule > Sarzeau (192 km)

QUINTA TAPPA (mercoledì 11 luglio): Lorient > Quimper (203 km)

SESTA TAPPA (giovedì 12 luglio): Brest > Mur De Bretagne (181 km)

SETTIMA TAPPA (venerdì 13 luglio): Fougeres > Chartres (231 km)

OTTAVA TAPPA (sabato 14 luglio): Dreux > Amiens Metropole (181 km)

NONA TAPPA (domenica 15 luglio): Arras Citadelle > Roubaix (154 km)

DECIMA TAPPA (martedì 17 luglio): Annecy > Le Grand Bornand (159 km)

UNDICESIMA TAPPA (mercoledì 18 luglio): Albertville > La Rosiere Espace San Bernardo (108 km)

DODICESIMA TAPPA (giovedì 19 luglio): Bourg Saint Maurice > Alpe D’Huez (175 km)

TREDICESIMA TAPPA (venerdì 20 luglio): Bourg D’Oisans > Valence (169 km)

QUATTORDICESIMA TAPPA (sabato 21 luglio): Saint-Paul Trois Chateaux > Mende (187 km)

QUINDICESIMA TAPPA (domenica 22 luglio): Millau > Carcassonne (181 km)

SEDICESIMA TAPPA (martedì 24 luglio): Carcassonne > Bagneres De-Luchon (218 km)

DICIASSETTESIMA TAPPA (mercoledì 25 luglio): Bagneres De-Luchon > Saint-Lary Soulan Col de Portet (65 km)

DICIOTTESIMA TAPPA (giovedì 26 luglio): Trie Sur-Baise > Pau (172 km)

DICIANNOVESIMA TAPPA (venerdì 27 luglio): Lourdes > Laruns (200 km)

VENTESIMA TAPPA (sabato 28 luglio): Saint-Pee Sur-Nivelle > Espelette (31 km, cronometro individuale)

VENTUNESIMA TAPPA (domenica 29 luglio): Houilles > Parigi (115 km)

I favoriti e le quote per i bookmakers di 888sport

Chris Froome, vincitore del Tour de France nel 2013, nel 2015, nel 2016 e nel 2017, è il favorito d’obbligo anche per l’edizione del 2018: i bookmakers di 888sport.it quotano la vittoria del britannico a 2.00; alle sue spalle c’è l’olandese Tom Dumoulin che, contro qualsiasi pronostico della vigilia, ha vinto quest’anno il giro d’Italia ed è pronto a misurarsi con l’alfiere del Team Sky per la conquista della Grande Boucle. La quota del ventisettenne soprannominato la farfalla di Maastricht è di 3.75: Dumoulin ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi due anni che l’hanno portato a far diventare punti di forza quelli che prima erano i suoi talloni d’Achille. In salita non si limita più a rintuzzare gli attacchi o a limitare i danni aspettando tappe a lui congeniali, ma va all’attacco ed è ormai in grado di fare la differenza; a cronometro è diventato talmente bravo da essere riuscito a conquistare il titolo di Campione del mondo in Norvegia lo scorso settembre.

Tom Dumoulin, però, ha messo già le mani avanti per difendersi da chi lo vuole dipingere, a tutti i costi, come l’unico in grado di contendere questo Tour de France a Chris Froome: «Dipenderà dal percorso. Alla Vuelta e al Giro ho già lottato per la classifica generale e al Tour non ancora – ha dichiarato recentemente alla stampa -. Ma se il Tour 2018 non avrà un tracciato adatto, perché dovrei andare a caccia della vittoria già l’anno prossimo? Ho amato il Giro e mi piacerebbe molto ritornarci».

Al terzo posto, nella graduatoria dei favoriti per i quotisti di 888sport, troviamo l’australiano Richie Porte a 6.00, seguito dallo scalatore puro colombiano Nairo Quintana, scalatore puro, a 8.00. Quintana è arrivato due volte secondo (nel 2013 e nel 2015), sempre alle spalle del britannico di Nairobi, e una volta terzo (nel 2016) al Tour de France: attenzione perché il percorso sembra molto adatto alle sue caratteristiche.

«Le tappe al nord sono sempre difficili, ma ho già corso molto là ed ho diversi compagni che potranno sostenermi. Bisognerà essere particolarmente prudenti sul pavé» si è limitato a dichiarare Quintana a CyclismActu.

E Vincenzo Nibali? Il capitano della Bahrain Merida è settimo a 26.00, due posizioni più su dell’altro italiano, Fabio Aru, che si trova a quota 34.00. Aru ha da poco lasciato l’Astana, con la quale gareggiava dal 2012, per firmare con la UAE Emirates. E poi ci sono i beniamini del pubblico di casa, i francesi Romain Bardet e Thibaut Pinot, le cui chance di far nuovamente suonare la Marsigliese il giorno della premiazione sono quotate, rispettivamente, 29.00 e 81.00.

TUTTE LE QUOTE PER SCOMMETTERE SUL TOUR DE FRANCE SU 888SPORT.IT

October 21, 2017
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Un weekend di grande calcio in tutta Europa: i consigli per scommettere su 888sport.it

Il panorama del calcio europeo vede un fine settimana ricco di partite interessanti in tutti i maggiori campionati. Vediamo le sfide più interessanti e qualche suggerimento per scommettere su 888sport.it.

TUTTE LE QUOTE PER SCOMMETTERE SULLA PREMIER LEAGUE SU 888SPORT.IT

Manchester City – Arsenal (domenica 5 novembre ore 15:15)

Nove vittorie e un pareggio in dieci giornate di campionato, 35 gol fatti (con una media esatta di 3.5 gol a partita!) e 6 subiti, 28 punti conquistati su 30 disponibili con una proiezione, da qui alla fine del campionato, di oltre 106 punti: questi sono i numeri, eccezionali, del Manchester City di Pep Guardiola che sta dominando l’attuale edizione della Premier League; a questi vanno sommati quelli di Champions League che parlano di quattro vittorie su quattro partite del girone, con 12 gol fatti (media di 3.0 a partita) e 3 subiti.

L’Arsenal di Wenger, invece, si trova attualmente al quinto posto in classifica con 19 punti (lo stesso punteggio del Chelsea, quarto, ma con una peggior differenza reti rispetto ai Bleus), a 9 lunghezze dai Citizens, con sei vittorie, un pareggio e tre sconfitte; i Gunners, giovedì scorso, hanno ottenuto la qualificazione ai sedicesimi di finale di Europa League dopo lo 0-0 di Belgrado contro la Stella Rossa.

Una sfida che pare dal pronostico chiuso, come dimostrano le quote dei bookmakers di 888sport.it che quotano la vittoria del Manchester City a 1.38, il pareggio a 5.00 e il successo in trasferta dell’Arsenal a 7.00.

Scommessa consigliata: Manchester City – Arsenal Primo Tempo/Finale 1/1 @1.98

Chelsea – Manchester United (domenica 5 novembre ore 17:30)

La sconfitta in Champions League contro la Roma ha aperto la crisi in casa del Chelsea: la società è dovuta immediatamente correre ai ripari contro le voci che parlavano di un rapporto destinato a interrompersi, rinnovando la fiducia nei confronti di Antonio Conte.

In casa Manchester United, invece, il tema del momento è il ritorno di Jose Mourinho a Stamford Bridge, dopo la duplice esperienza sulla panchina dei Blues: i Red Devils sono una delle formazioni che, insieme ai Blues, lotteranno fino alla fine per contendere il titolo al Manchester City che, al momento, sembra una corazzata inaffondabile.

Conte spera di recuperare Kante in mezzo al campo, anche se lo utilizzerà solamente se sarà al 100% della condizione: dubbi anche in difesa, dopo che il terzetto composto da Cahill, Luiz e Rudiger ha sofferto molto contro la Roma. Emergenza a centrocampo per Mourinho che dovrà fare a meno di Paul Pogba, Michael Carrick and Marouane Fellaini.

Scommessa consigliata: Chelsea – Manchester United X2 @1.57

TUTTE LE QUOTE PER SCOMMETTERE SU LA LIGA SU 888SPORT.IT

Barcellona – Siviglia (sabato 4 novembre ore 20:45)

Il Barcellona, reduce dal pareggio 0-0 di Atene contro l’Olympiacos in Champions League, marcia in campionato allo stesso ritmo che sta tenendo il Manchester City in Inghilterra: nove vittorie su dieci partite disputate e 28 punti all’attivo, con 28 gol fatti (media di 2.8 a partita) e 3 subiti; il vantaggio sul sorprendente Valencia, secondo in classifica, è di 4 punti, mentre il deludente Real Madrid si trova già a -8.

 

Il Siviglia del tecnico argentino Eduardo Berizzo non ha ancora trovato la giusta continuità di risultati che le permettano di lottare per un posto nella prossima Champions League, dopo un mercato che ha portato all’Estadio Ramón Sánchez Pizjuán parecchi volti nuovi, tra i quali Ever Banega, Luis Muriel e Simon Kjaer, oltre a Nolito e al ritorno di Jesus Navas dopo quattro stagioni con i Citizens. Dopo due sconfitte consecutive, il Siviglia ha vinto 2-1 contro il Leganes, portandosi a 19 punti, a una sola lunghezza dalle due squadre di Madrid.

Scommessa consigliata: Barcellona – Siviglia 1H (0-1) @1.49

TUTTE LE QUOTE PER SCOMMETTERE SULLA BUNDESLIGA SU 888SPORT.IT

Borussia Dortmund – Bayern Monaco (sabato 4 novembre ore 18:30)

Scontro al vertice in Germania, con il Bayern Monaco capolista che va a far visita al Borussia Dortmund, secondo a 3 punti di distanza. Il cambio della guardia in panchina, con il ritorno di Jupp Heynckes che ha sostituito Carlo Ancelotti dopo la pesante sconfitta in Champions League contro il PSG, sta dando buoni frutti: il Bayern, da quel 27 settembre, non ha più perso e arriva alla sfida contro il Borussia dopo ben tre vittorie consecutive, tra le quali spicca un convincente 2-0 contro il Lipsia, terzo in classifica.

FcTables.com

Il Borussia Dortmund, invece, non sta attraversando un buon momento di forma, soprattutto a causa dei molti infortuni che stanno privando il tecnico Bosz dell’opportunità di schierare il suo undici migliore; il Der Klassiker, però, è una partita in cui le motivazioni e la voglia di vincere possono sopperire alle assenze. La sfida sarà soprattutto tra i due bomber, Aubameyang da una parte e Lewandowski dall’altra.

Scommessa consigliata: Borussia Dortmund – Bayern Monaco Over 3.5 @2.18

November 3, 2017
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