Croazia-Spagna: la squadra di Dalic è l'ago della bilancia del gruppo 4
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Penultima gara in programma nel gruppo 4 della Lega A di Nations League: la Spagna di Luis Enrique può aggiudicarsi il primo posto (e la conseguente qualificazione per le Final Four) nello scontro decisivo contro la Croazia giovedì 15 novembre alle 20.45 allo Stadio Maksimir di Zagabria.
Il discorso qualificazione si è complicato per la squadra di Luis Enrique con la sconfitta 2-3 di Siviglia contro l’Inghilterra, capace di disputare un primo tempo straordinario e di interrompere la pluriennale striscia positiva casalinga delle Furie Rosse. D’altra parte, la Croazia a Zagabria, davanti al suo pubblico, non vuole fare brutta figura e ha assoluto bisogno di riscattare il 6-0 di Elche della partita di andata. Nel video, gli highlights della goleada spagnola.
La Spagna che arriva in Croazia è ancora in parte sotto shock per la vittoria inglese, ma ha anche ritrovato i calciatori del Real Madrid in una condizione decente. Luis Enrique punta tanto sul duo creativo Asensio-Isco e averli a disposizione nella condizione dell’ultimo periodo di Lopetegui sarebbe stato davvero un grosso problema. Dall’altra lato la Croazia, dopo l’addio di Mandzukic soffre. Il centravanti della Juve, e con i bianconeri lo dimostra ampiamente, è un calciatore da cui qualsiasi squadra non può prescindere. Riesce ad impegnare un’intera difesa e soprattutto ha una personalità così forte da dare forza e coraggio anche in chi è in Nazionale da minor tempo. Senza di lui l’attacco croato è in evidenti difficoltà: al suo posto, Dalic schiererà Kramaric che affiancherà Rebic e Perisic.
Spagna (4-3-3): De Gea; Azpilicueta, Ramos, Martinez, Gayà; Saul, Busquets, Ceballos; Asensio, Rodrigo, Isco. Allenatore: Luis Enrique.
TUTTE LE QUOTE DI CROAZIA-SPAGNA PER SCOMMETTERE CON 888SPORT.IT
Per i bookmakers di 888sport.it, la Spagna è favorita per la sfida del Maksimir di Zagabria, con il segno 2 @2.06; la quota della vittoria dei padroni di casa della Croazia, privi di Mandzukic, con il segno 1 è @3.70; il pareggio è in lavagna @3.35.
L’Under 2.5 è l’opzione più probabile @1.74, con il relativo Over @2.10. Per quanto riguarda la possibilità che entrambe le squadre vadano a segno, il Gol si gioca @1.85 e il No Gol @1.91.
Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.
I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.
Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
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Perché gli sport di squadra tradizionali stanno investendo negli esport?
Se consultassimo un dizionario, troveremmo questa definizione di esport: “tornei competitivi di videogiochi, specialmente tra giocatori professionisti”. Per i giocatori assidui o anche sporadici non si tratta di un concetto per nulla nuovo: gli esport esistono dagli anni ‘70 e la loro fama è aumentata con il tempo. I tornei multigiocatore in LAN (rete in area locale) sono diventati famosi e hanno raggiunto il proprio picco alla fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio, lasciando poi spazio all’avvento dei tornei multigiocatore online, basati su una tecnologia più avanzata.
Per chi è estraneo al mondo del gaming, il concetto di esport potrebbe sembrare bizzarro, quasi inventato da qualcuno come scusa per poter giocare tutto il giorno e diventare famoso, se non addirittura ricco, facendolo.
Questo scenario sta però cambiando, in parte anche grazie agli sport di squadra tradizionali. Ad un primo sguardo, sport tradizionali ed esport potrebbero non mostrare molti punti in comune in quanto uno è fisico mentre l’altro totalmente digitale, ma le similitudini esistono eccome: un regime di allenamento rigido (molti giocatori di esport professionisti si allenano almeno 50 ore la settimana), lo sforzo fisico con il rischio di infortuni e il tifo agguerrito dei fan che apprezzano il buon gioco. Ed è così che i due tipi d’intrattenimento sportivo diventano compagni perfetti.
Quali sport di squadra tradizionali stanno investendo negli esport?
Non sorprende scoprire che molti degli sport di squadra “canonici” che stanno investendo tempo, denaro e risorse nel mondo degli esport sono quelli più riprodotti e giocati con le simulazioni digitali. Le squadre di calcio olandesi dell’Ajax e del PSV Eindhoven sono partite all’arrembaggio ingaggiando, rispettivamente, un giocatore di FIFA professionista e una squadra intera di campioni FIFA. Anche Sporting Lisbona, Schalke FC, Wolfsburg e Manchester City hanno mosso i primi passi nel mondo di FIFA esport, chi più chi meno. Persino il West Ham ha continuato per la sua strada nonostante le critiche ricevute a seguito dell’ingaggio del giocatore di FIFA professionista Sean "Dragonn" Allan. La società è stata la prima ad approcciarsi a questo nuovo panorama nella scena britannica.
Allo stesso modo, anche la Lega NBA 2K nata come iniziativa per i giocatori di basket esport professionisti conta ora sull’appoggio di 21 squadre della lega di basket americana. La stagione di debutto ha visto affrontarsi 17 squadre, numero aumentato a 21 durante il secondo campionato con l’aggiunta di Atlanta Hawks, Brooklyn Nets, Los Angeles Lakers e Minnesota Timberwolves.
Sebbene questi siano gli esempi più clamorosi di come gli sport di squadra tradizionali siano coinvolti nel mondo degli esport, alcuni si stanno avventurando anche in altri giochi di esport: lo Shalke FC ha infatti acquistato la squadra di League of Legends Elements. La ragione dell’ingaggio di una squadra professionista di un gioco di magia, incantesimi e draghi può apparire non immediata. Anche il Valencia ha fatto un investimento simile, puntando su Rocket League e Hearthstone. La conferenza stampa per quest’ultimo si è incentrata su domande riguardanti la definizione di esport. Golden State Warriors, Houston Rockets e Sacramento Kings hanno seguito l’esempio dello Shalke, investendo in squadre di League of Legends. Tutto ciò va a sottolineare come, quando si stratta di esport, gli sport di squadra tradizionali siano interessati al potenziale e al talento piuttosto che alla rilevanza dell’investimento per il proprio marchio.
Qual è il fascino che gli esport esercitano sugli sport di squadra tradizionali?
Parlando di rilevanza per il marchio, è importante considerare la ragione a monte degli investimenti compiuti dagli sport tradizionali in questo settore.
La risposta la danno due fattori, di cui quello più ovvio è il potenziale del profitto. Una relazione di Newzoo pubblicata nel febbraio 2018 suggerisce che l’economia che circonda gli esport potrebbe arrivare ad aggirarsi attorno ai 905,6 milioni di dollari entro la fine dell’anno, grazie in particolare all’aumento degli investimenti nel marchio (crescita del 48%). Non è solo la possibilità di firmare contratti dagli alti profitti o spremere ancora di più gli sponsor che già vestono il club: si tratta di aumentare le possibilità di guadagno. Le scommesse sugli esport, per esempio, sono in forte aumento. Queste permettono ai tifosi di puntare su incontri intensi di esport in diversi giochi: League of Legends, Overwatch, Rocket League e Counter-Strike: Global Offensive. Gli sport di squadra possono dunque aumentare le proprie entrate avviando collaborazioni con piattaforme che offrono scommesse sugli esport o vincendo il cuore di nuovi tifosi attratti in primo luogo dalle quote delle scommesse.
Parlando di nuovi tifosi, gli esport offrono l’occasione perfetta per raggiungere un pubblico diverso. Se è vero che ci sono miliardi di tifosi in tutto il mondo che comprano regolarmente biglietti per le partite e le maglie ufficiali della squadra, esistono sempre più giovani che si approcciano agli sport tradizionali in maniera diversa rispetto alle precedenti generazioni. È infatti meno probabile che questi ultimi abbiano un abbonamento televisivo, spesso la maniera classica per accedere a contenuti sportivi, e hanno meno risorse finanziarie rispetto alle generazioni precedenti, il che ne limita l’acquisto di gadget e prodotti ufficiali. Molti hanno però accesso a internet, il che gli permette di seguire gli esport in streaming, rendendo così il settore del gaming professionista la mossa intelligente per raggiungere un nuovo pubblico che non avrebbe altrimenti accesso agli sport tradizionali.
Quali sono i vantaggi per gli esport?
Non sono solo gli sport di squadra classici a beneficiare di questa collaborazione: gli esport possono trarre vantaggio di una maggiore esposizione e di legittimazione.
Abbiamo già parlato di come gli esport abbiano faticato a raggiungere le masse. Le emittenti trasmettono, occasionalmente, tornei di esport in TV e pochi non addetti ai lavori sanno di che cosa si tratta, ma i numeri sono ancora molti limitati. Per prosperare, gli esport dovranno essere in grado di soddisfare tutti: dal tifoso incallito che non si fa sfuggire neanche una statistica né una partita e segue i propri beniamini su tutti i social media, allo spettatore che non sa cosa significhi “meta” senza andare a cercare su internet. Quale modo migliore di apparire credibile dell’approvazione di una squadra di Premier League? Visto che l’EPL è uno dei campionati più seguiti in tutto il mondo, viene da dire che il supporto di queste squadre fa decisamente la differenza. Il finanziamento di giocatori professionisti e il contributo dato alla creazione delle infrastrutture degli esport (tra cui la creazione di nuovi tornei con guadagni maggiori) hanno certamente aiutato, e non poco.
Gli investimenti di questo tipo continueranno?
Molte delle collaborazioni tra esport e sport di squadra canonici hanno preso piede solo negli ultimi due anni, ma vista la situazione attuale è probabile che si continui su questa scia. In primis, molti atleti professionisti sono gamer: la squadra della MLB dei Milwaukee Brewers ha usato lo schermo gigante del proprio stadio di Miller Park per giocare a Fortnite, la nazionale di calcio inglese ha partecipato ai Mondiali di Russia giocando sempre a Fortnite nei momenti di pausa e moltissimi altri atleti hanno esibito celebrazioni ispirate a questo gioco. Fortnite è solo uno dei molti giochi con una presenza in ambito esport, ma evidenzia il fatto che lo sport classico a tutti i livelli si sta accorgendo di questo nuovo mondo.
Inoltre, gli esport stanno accogliendo sempre più marchi noti a livello mondiale: la Vodafone sponsorizza la ESL, mentre la casa automobilistica Toyota ci mette la faccia nella Overwatch League. È chiaro che se gli sport di squadra tradizionali vogliono accrescere la propria popolarità, i propri guadagni e il proprio seguito, l’investimento negli esport è una mossa sempre più intelligente.
The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.
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Sinner e gli altri: i vincitori di un torneo dello Slam più giovani di sempre
La straordinaria impresa riuscita contro ogni pronostico tennis alla britannica Emma Raducanu a New York nel 2021 ha dei precedenti nella storia del tennis; anche Naomi Osaka, ad esempio, ha vinto gli US Open, edizione 2018, a soli vent’anni, diventando tra l'altro la prima vincitrice giapponese di un torneo del Grande Slam.
Prima del successo del 2018, gli esperti di tennis avevano già previsto che la giovane giapponese avrebbe fatto grandi cose e la vittoria contro la sua eroina d’infanzia Serena Williams a Flushing Meadows per 6-2 6-4 l’ha portata sotto le luci della ribalta.
Grazie al successo di New York, è probabile che continui a scalare la classifica nei prossimi anni.
Proprio come Carlos Alcaraz, che superando anche il confronto con Sinner nei quarti del 2022, vince, sempre nella Grande Mela, il suo primo Slam! Non è record per lo spagnolo, visto il precedente di Chang, mentre è primato assoluto come n. 1 più giovane del ranking!
Il nostro Jannik ha centrato il suo primo Slam domenica 28 gennaio 2024 in Australia;ma quali sono stati gli altri tennisti passati alla storia per aver dato spettacolo nel circuito nel pieno della loro giovinezza?
Mentre Cori Coco Gauff il 2 giugno 2022 approda in finale, poi persa male, a Parigi da diciottenne superando la nostra Martina Trevisan, 888sport elenca i vincitori più giovani di sempre, prima delle meravigliose prestazioni della Raducanu che tra qualificazione e torneo non ha perduto neanche un set:
Martina Hingis approdò nel circuito a metà degli anni ‘90, laureandosi presto come la più giovane vincitrice di un torneo del Grande Slam nell’era moderna. Debuttando nel circuito WTA alla tenera età di 14 anni, la svizzera non tardò a lasciare il segno.
Iniziò a battere qualsiasi record e diventò la più giovane numero 1 al mondo e la più giovane campionessa di un Grande Slam grazie alla vittoria sul campo di Wimbledon nel doppio con Helena Sukova nel 1996.
Poco dopo, agli Australian Open del 1997, Martina Hingins conquistò il primo titolo individuale a 16 anni e 177 giorni. Ovviamente, quella non fu la prima vittoria, né l'unica vittoria: la sua stagione era iniziata con il 6-2 6-2 contro Mary Pierce in quel di Melbourne e si concluse con i titoli di Wimbledon e degli US Open.
Sfortunatamente, la promettente carriera della Hingis venne fermata da un infortunio al legamento e dopo aver vinto gli Australian Open per la terza volta nel 1999, la svizzera non riuscì ad aggiudicarsi ulteriori titoli.
Maria Sharapova
La tennista russa aveva solo 17 anni e 75 giorni al debutto nel mondo del tennis, coronato con la vittoria a Wimbledon nel 2004. Dopo aver passeggiato tranquillamente nelle prime fasi del torneo, la Sharapova lasciò di stucco Lindsay Davenport nelle semifinali, aggiudicandosi un posto nella finale contro la campionessa in carica, una certa Serena Williams.
Nonostante partisse da chiara sfavorita, la Sharapova riuscì a sorprendere tutti battendo l’americana in tre set. Ha poi aggiunto al suo palmarès un titolo agli Australian Open e due Roland Garros, ma non è mai riuscita a ripetere l’impresa sull’erba inglese. La russa raggiunse la finale una seconda volta nel 2011, ma venne battuta da Petra Kvitova.
Rafael Nadal
Rafael Nadal, meglio conosciuto come “il re della terra rossa” ha fatto il suo debutto al Roland Garros del 2005. Questo Slam in particolare è stato sempre molto favorevole allo spagnolo, che ha collezionato ben 13 successi, record assoluto in un singolo slam, incluso quello portato a casa nella antipatica edizione 2020.
Durante il suo primo viaggio nella capitale francese, Nadal superò Mariano Puerta all’età di 19 anni e tre giorni, diventando il primo tennista, dopo Mats Wilander a vincere un Grande Slam al primo tentativo. Lo spagnolo sulla terra francese non sbaglia quasi mai, vantando una percentuale di vittoria pari al 95%. Di conseguenza, parte sempre da favorito: in quindici anni solo due tennisti l'hanno battuto a Parigi!
Michael Chang
Michael Chang aveva solo 17 anni e 110 giorni al momento della vittoria del suo primo ed unico Grande Slam. L’americano ha raggiunto la finale in tre diverse occasioni ma non è mai riuscito a ripetere il successo d’inizio carriera.
Nel 1989, la vittoria contro Stefan Edberg lo ha reso il giocatore più giovane di sempre ad assicurarsi un titolo del Grande Slam. La finale sulla terra francese è stata al cardiopalma e dopo 5 set vinti 6-7 7-5 7-6 5-7 6-4 il giovane americano riuscì a portarsi a casa il trofeo.
Chang fu il primo statunitense a vincere il torneo dopo un’assenza durata dal 1955 e quattro mesi dopo entrò nella top 5 della classifica mondiale.
Monica Seles
Monica Seles viene considerata una delle tenniste più di successo, grazie anche alla sua prima vittoria ai Roland Garros nel 1990 arrivata alla giovane età di sedici anni. La tennista mancina batté Steffi Graf nel torneo francese per dare vita a una rivalità molto accesa che proseguì durante tutto il decennio.
A seguito del debutto francese di successo, la Seles, originaria dell’ex-Yugoslavia, mise in bacheca nove titoli del Grande Slam, ma la sua parabola ascendente fu bruscamente fermata da un incidente sul campo che la vide vittima di una pugnalata alla schiena. Anche dopo essersi ripresa fisicamente, non fu mai in grado di ritornare ai livelli di prima.
Quali sono stati i vincitori di un Grande Slam più vecchi di sempre?
Ken Rosewall
Ken Rosewall viene considerato uno dei più grandi giocatori di tennis di sempre e grazie al suo stile e rovescio infranse molti record durante la sua illustre carriera. L’australiano fu anche il giocatore più anziano a vincere uno Slam, grazie al quarto titolo conquistato proprio in casa nel 1972.
C’è da ammettere che l’australiano ha avuto la strada spianata verso il successo in quanto la maggior parte di tutti gli altri campioni si era ritirata, ma Rosewall ha comunque saputo approfittarne per aggiungere un nuovo trofeo in bacheca ben 19 anni dopo il primo successo.
All’età di 37 anni, quest’Australian Open fu senza molte sorprese l’ultima vittoria per il giocatore, anche se riuscì comunque ad arrivare in finale sia a Wimbledon che agli US Open 12 mesi dopo.
Roger Federer
Roger Federer è uno dei simboli dell’era moderna dei tennis e nonostante l’età avanzi, è ancora in grado di portare in campo un gioco fatto di stile ed eleganza. A 36 anni suonati, il campione svizzero è stato in grado di vincere l’Australian Open per la sesta volta. Il trionfo è stato il secondo di fila e ha inoltre zittito le voci che lo volevano vedere ritirarsi dai giochi.
Dopo aver compiuto i 35 anni nel 2016, Federer ha aggiunto tre titoli del Grande Slam al suo palmarès, portandolo ad un totale di 20.
Il tennis può essere uno sport imprevedibile e sebbene mostri sacri come Serena Williams, Novak Djokovic e il già citato Roger Federer abbiano dominato il circuito negli ultimi 20 anni, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. I più giovani hanno poco da perdere quando competono in un Grande Slam e la mancanza di pressione e aspettative spesso li può aiutare!
Naomi Osaka non è di certo la più giovane vincitrice di un Grande Slam ma continua la già consolidata tendenza che vede gli sfavoriti portarsi a casa la finale. Gli US Open sono il torneo dove queste sorprese sono più probabili e possiamo quindi aspettarci molte facce giovani fare un debutto con il botto su uno dei palcoscenici più importanti del tennis.
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione, 12 novembre 2018.
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ATP Finals 2018: Federer cerca la vittoria numero 100 a Londra
Roger Federer è arrivato a quota 99 tornei vinti in carriera nel circuito ATP a Basilea. Ha perso l’occasione per agguantare l’agognata e prestigiosa tripla fila a Paris-Bercy, dove è stato sconfitto in semifinale da Novak Djokovic, dopo una memorabile battaglia durata più di tre ore. Nel video, gli highlights dell'incontro.
A Londra, nel tradizionale Master di fine anno, il campione elvetico, nonostante l’avvio in salita, può chiudere la stagione con un risultato eccezionale: arrivare a quota 100 significherebbe avvicinarsi ulteriormente a Jimmy Connors che, con 109 vittorie, detiene tuttora il record di trofei conquistati nell’era ATP.
La formula delle ATP Finals prevede che gli otto migliori tennisti della classifica mondiale vengano divisi in due gironi all’italiana (Gruppo Guga Kuerten e Gruppo Leyton Hewitt): i primi due classificati di ciascun raggruppamento si qualificheranno per le semifinali. Il vincitore si aggiudicherà 500 punti in classifica e più di 1 milione di euro di montepremi; qualora dovesse riuscire a vincere il torneo da imbattuto, si porterebbe a casa la cifra considerevole di 2.358.450 euro, con ben 1.500 punti assegnati.
Federer ha perso all’esordio, domenica, nel gruppo Hewitt, contro il giapponese Nishikori, però ha ancora la possibilità di qualificarsi.
Vediamo le partite in programma lunedì 12 novembre a Londra e i consigli per scommettere con 888sport.it.
Scende in campo il gruppo Kuerten e l’esordio di giornata spetta al tedesco Alexander Zverev, numero 3 del seeding, contro il croato Marin Cilic, numero 5. Nei sei precedenti tra i due, il ventunenne Zverev ha vinto ben 5 volte, con l’unico successo del trentenne Cilic che risale ai quarti finale di Washington del 2015, primo confronto in assoluto. Un’ultima curiosità statistica: Zverev e Cilic si sono già affrontati alle ATP Finals lo scorso anno: a prevalere fu Zverev che si impose, nella fase a gironi, in tre set con il punteggio di 6-4, 3-6, 6-4.
Scommessa consigliata: Alexander Zverev-Marin Cilic 1 @1.87
I riflettori di giornata sono tutti puntati sulla sfida in programma alle 21.00, quando a scendere in campo sarà il numero uno del mondo, il serbo Novak Djokovic, che affronterà l’americano John Isner, numero 8 e ultimo nel seeding dei partecipanti. Il match appare senza grosse difficoltà per Nole che non vuole perdere quella corona riconquistata dopo tante peripezie.
Scommessa consigliata: Novak Djokovic-John Isner risultato esatto 2-0 @1.43
Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.
I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.
Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
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Le prestazioni individuali più memorabili della Champions League degli ultimi 20 anni
Quale modo migliore per celebrare il ritorno del torneo tra squadre più importante d’Europa se non dando un’occhiata alle prestazioni individuali migliori di sempre della Champions League? La Champions League è unica e il fatto che le partite di questo torneo si tengano durante la settimana offre ai suoi fan la possibilità di emozionarsi davanti al calcio di qualità mettendo da parte per un secondo i problemi di lavoro.
Infatti, la Champions League porta speranza e ravviva gli animi dei fan dell’emisfero settentrionale proprio quando l’estate comincia a battere in ritirata. Quando le giornate iniziano ad accorciarsi e le notti a farsi più buie, la Champions League ritorna per allietare le serate europee.
A Lionel Messi hat-trick and a Tottenham Hotspur collapse.
What a way to kickstart the 2018/19 Champions League campaign!#UCL pic.twitter.com/gqjd4BsMT5
— 888sport (@888sport) September 18, 2018
Molto spesso, le partite di Champions League, talmente coinvolgenti che non si sente neanche una mosca volare nella stanza, dipendono dalle azioni di un solo individuo che decide di prendere in pugno la situazione. Di seguito elenchiamo le sei prestazioni individuali più memorabili del calcio moderno.
1. Frank Lampard (Chelsea vs. Liverpool, 2008)
Sei giorni prima della partita di ritorno della semifinale inglese tra il Chelsea e il Liverpool a Stamford Bridge, Frank Lampard soffrì un tragico lutto familiare: sua madre Pat morì di polmonite. Non si sapeva se Lampard avrebbe giocato, ma l’allora allenatore del Chelsea, Avraham Grant, decise di dare spazio al centrocampista dopo che quest’ultimo si rese disponibile ad entrare in campo.
La partita di andata che si tenne a Anfield finì a 1-1 ed i Blues sembravano essere sulla strada giusta per raggiungere la loro prima finale di Champions League. Quando Didier Drogba segnò il primo goal al 33esimo della partita di ritorno, i fan del Chelsea si fecero la bocca buona, pensando già ai biglietti per Mosca, ma un goal in scivolata di Torres al 64esimo, dopo un passaggio di Benayoun fu abbastanza per mandare la partita ai supplementari.
Apriti cielo
Per tutta la partita, Frank Lampard aveva manovrato la squadra dal centrocampo cercando di creare opportunità, con passaggi precisi e tocchi con cui sembrava riuscire a farsi spazio per creare qualcosa di concreto. Sotto la pioggia londinese Sami Hyypia fece fallo su Michael Ballack e al Chelsea venne assegnata una punizione al 98esimo.
Frank Lampard si fece avanti e con grande coraggio calciò la palla in rete dopo aver avuto una settimana sicuramente straziante e traumatica. Grazie a “Super Frankie Lampard”, il Chelsea raggiunse la sua prima finale di Champions League.
2. Ronaldo (Manchester United vs. Real Madrid, 2003)
Dopo che il Manchester United aveva perso per 3-1 nella partita di andata dei quarti di finale contro il Real Madrid allo stadio Bernabeu, per avanzare ci sarebbe voluta una buona dose di spettacolo e rivincita sotto le luci dell’Old Trafford. Sembra quasi impossibile, ma bisogna ricordare che non stiamo parlando del Manchester United del 2018, bensì di quello allenato da Sir Alex Ferguson in cui ogni settimana l’impossibile diventava realtà.
Quando i Red Devils accolsero il Real Madrid all’Old Trafford, il 23 aprile 2003, si respirava un’aria di attesa nello stadio, ma non solo: già nei giorni precedenti alla partita la città era stata attraversata da un’atmosfera vibrante. Non c’è bisogno di dire che i biglietti per questa partita andarono a ruba in quanto i tifosi non volevano perdersi il grande ritorno del Manchester United.
Dopo che Pierluigi Collina diede inizio al gioco, un boato pazzesco si innalzò dalla curva del Manchester United, ma non durò a lungo poiché Ronaldo fece goal infilando un passaggio controllato sul primo palo di Fabian Barthez. Ad occhio nudo, si potrebbe dire che il portiere campione del mondo avrebbe potuto fare di meglio, ma il replay confermò che si trattava di uno dei tanti calci tonanti di Ronaldo, di quelli che non possono non finire in rete.
Al 43esimo Ruud van Nistelrooy riuscì a riportare il punteggio sul pari, ma in un batter d’occhio Ronaldo ricevette un passaggio perfetto da Roberto Carlos e calciò la palla in rete riaprendo la partita con un 2-1. Un altro colpo inaspettato per il Manchester United di Ferguson, e la paura che Ronaldo avesse ancora qualche trucco in serbo aleggiava nell’aria. In puro stile Manchester United, la squadra ritornò in pari al 52esimo e la partita si riaprì.
L’Old Trafford tiene il fiato sospeso per Ronaldo
Tuttavia, il colpo decisivo che impedì al Manchester United di procedere sulla strada per la conquista della Champions League arrivò al 59esimo minuto. Si trattava ancora una volta di Ronaldo, che dopo aver ricevuto il pallone da Luis Figo a metà campo si diresse verso la porta avversaria, mentre tutto lo stadio si aggrappava ai sedili.
Ronaldo calciò la palla da 23 metri di distanza mandandola in rete, e Barthez non ci si avvicinò nemmeno. Con tre goal facili, Ronaldo negò al Manchester United la possibilità di un ritorno glorioso, sebbene le due reti di David Beckham lasciarono il punteggio a 6-5 in favore del Real Madrid. Al 67esimo, il quarto uomo alzò il tabellone dei cambi mostrando il numero di Ronaldo e mentre il brasiliano uscì dal campo tutti gli spettatori dell’Old Trafford si alzarono per applaudirlo con un fantastico gesto di sportività.
3. Lionel Messi (Barcelona vs. Arsenal, 2010)
La lista dei momenti più memorabili della Champions League degli ultimi 20 anni non sarebbe completa senza uno dei suoi giocatori migliori. In realtà si potrebbe dedicare un intero articolo alle imprese di Lionel Messi in Europa, ma facciamo un passo indietro e rechiamoci al Camp Nou del 2010, quando il Barcellona stava affrontando l’Arsenal di Arsene Wenger.
L’Arsenal era riuscito a portare a casa un pareggio per 2-2 contro il Barcellona all’Emirates Stadium nella partita di andata dei quarti di finale della Champions League e sebbene avesse concesso due goal in casa a Londra, l’opinione diffusa era che la partita fosse andata piuttosto bene.
Sembrava andare ancora meglio quando al 18esimo Nicklas Bendtner andò a rete al Camp Nou lasciando tutti di stucco. Nessuno poteva crederci: non si trattava di un problema tecnico alla TV o di una svista, Nicklas Bendtner stava festeggiando il primo goal segnato contro il Barcellona.
Messi tira fuori l’armeria pesante
Dicono che nel calcio una settimana può sembrare un’eternità. Anche 24 ore possono durare per sempre, soprattutto se si tratta della scadenza della finestra di calciomercato. Ventidue minuti invece potrebbero non sembrare un eternità, ma fu così per l’Arsenal: 1320 secondi in cui Lionel Messi fece non uno, non due, ma ben tre goal.
Si trattò della tipica tripletta di Messi con tanto di finale con il fiato sospeso, accuratezza millimetrica da 23 metri di distanza e un colpo da maestro che lasciarono il portiere e i difensori inermi e distesi sul campo. Fu una carneficina: sembrava che un uragano avesse demolito la linea di difesa dell’Arsenal. Ma non era finita lì e durante il secondo tempo la pulce aggiunse un quarto goal giusto per essere sicuro, portando così a casa la vittoria per il Barcellona con un punteggio di 4-1 e con un risultato aggregato di 6-3. L’argentino garantì dei momenti semplicemente mozzafiato in una serata in cui i giocatori dell’Arsenal non sarebbero andati a segno neanche a piangere.
4. Roy Keane (Manchester United vs. Juventus, 1999)
Le polemiche sembrano essere parte integrante della carriera di Roy Keane. Anche dopo il suo ritiro, i battibecchi non sono mancati e il diverbio tra l’irlandese barbuto e Harry Arter ha mostrato ancora una volta il suo carattere irruento. Sono state delle settimane pessime per la nazionale irlandese e come dimostra la quota di 9,00 per la vincita del proprio gruppo di UEFA Nations League, le loro possibilità di qualificarsi per gli Europei del 2020 sembrano remote. Molti hanno incolpato Keane per aver sparso discordia in campo.
Le ultime liti di Keane con uno dei suoi giocatori hanno aperto un dibattito sul perché il quarantasettenne sia così polemico. Le risposte sono varie, ma forse dovremmo fare un passo indietro ricordando una serata di aprile del 1999 per capire veramente perché Roy Keane sia così rigido.
Right then - the BIG question of the day...
Who wins in a no-holds barred street fight, Roy Keane or Slaven Bilic?
RT - Roy Keane
❤️ - Slaven Bilic#BRASUI pic.twitter.com/yPkppO2wuJ
— 888sport (@888sport) June 17, 2018
Il 1999 è un anno che il Manchester United non dimenticherà mai grazie alla vittoria del triplete; ma le cose avrebbero potuto essere ben diverse se la prestazione di Roy Keane non fosse stata così altruista nella partita di ritorno della semifinale di Champions League. A seguito del pareggio per 1-1 all’Old Trafford, gli uomini di Ferguson avevano bisogno di una vittoria nella partita in trasferta in Italia, che però non sembrava fattibile soprattutto dopo la doppietta di Filippo Inzaghi che aveva portato la Juventus in vantaggio dopo soli 11 minuti.
Capitano nel calderone
Era davvero una situazione disperata per il Manchester United e il comportamento dei giocatori suggeriva che il loro sogno di portarsi a casa il triplete era sfumato dopo solo 11 minuti di follia. Ma al 13° minuto, grazie ad un calcio d’angolo di David Beckham, Roy Keane riuscì a saltare più in alto di tutti facendo finire la palla in rete. Questo momento spronò la squadra ed entro il 34esimo minuto, il Manchester United rientrò in gara grazie al goal di testa di Dwight Yorke.
Poco dopo aver segnato, Keane ci andò giù pesante con Zinedine Zidane mentre il francese cercava di smarcarsi e prese così quel cartellino giallo che lo escluse poi dalla finale. A testa bassa, Keane si sistemò la fascia di capitano dal braccio e si allontanò con passo deciso e atteggiamento di sfida dall’arbitro.
Nei 70 minuti seguenti, dal centrocampo, Keane diede il massimo per assicurarsi che i suoi compagni di squadra arrivassero in finale e ci riuscì. Se cercate di capire perché Roy Keane voglia che i suoi giocatori diano il massimo, vi basterà ripensare a quella intensa notte di Champions League a Torino.
5. Gareth Bale (Tottenham vs Inter, 2010)
La Champions League ha un modo tutto suo per presentare le nuove generazioni di campioni ed è dunque giusto che sia stato uno degli stadi di calcio europei più significativi il luogo di nascita della nuova stella gallese. Se aveste chiesto a chiunque a San Siro se uno dei giocatori del Tottenham Hotspur si sarebbe coperto di gloria quella sera, la risposta sarebbe stata un bel no secco, dato che l’Inter era in vantaggio per 4-0 al 45esimo minuto.
La situazione sembrava veramente catastrofica per gli Spurs e, a peggiorare ancora di più le cose, il portiere Heurelho Gomes era stato espulso all’ottavo minuto dopo aver tirato giù Jonathan Biabiany all’interno dell’area. Si trattò di un altro momento inesplicabile della carriera di Gomes, che con gli Spurs fu ricca di papere.
È inutile dire che gli Spurs stavano già barcollando alla fine del primo tempo e non ne avevano già più. Avevano preso una bella batosta e il secondo tempo sembrava offrire come unica opzione un’altra strapazzata. Ed è qui che entrò in gioco il ventunenne Gareth Bale.
L’eroe della tripletta
Nei 45 minuti seguenti, Gareth Bale riconquistò le redini della partita correndo e facendosi largo tra la difesa dell’Inter. Quest’uomo allampanato liberò la sua squadra dal giogo a cui era stata costretta e senza nulla da perdere, trovò il coraggio di diventare uno dei giocatori migliori al mondo. Il gallese segnò una tripletta con tre goal praticamente identici. Anche se gli Spurs persero la partita per 4-3, vinsero la partita di ritorno per 3-1 dopo che Bale riuscì a rubare la scena ancora una volta al White Hart Lane.
La fama di Bale come uno dei giocatori più bravi al mondo ha continuato si è formata in buona parte proprio in quella notte a San Siro. La carriera del gallese al Real Madrid ora sta per prendere il volo, grazie al trasferimento di Ronaldo alla Juventus. Con Bale quotato a 8,00 per guadagnarsi il titolo di capocannoniere de La Liga, potrete stare certi che Lionel Messi quest’anno non riuscirà ad aggiudicarsi la Scarpa d’oro, anche se il suo arcinemico se n’è andato.
6. Steven Gerrard (Liverpool vs. Milan, 2005)
Il miracolo di Istanbul non sarebbe stato possibile senza Steven George Gerrard, MBE. La prestazione di Gerrard a Istanbul durante la stagione di Champions League 2005 resterà a lungo nella memoria dei fan del calcio e per sempre in quella dei tifosi del Liverpool.
La vita di Gerrard cambiò per sempre e ciò che successe potrebbe essere la ragione per cui i Rangers vennero poi a bussare alla sua porta, chiedendogli di mettere fine al dominio dei Celtics. Con una quota pari a 1,16, i Celtics sembrano aver già vinto la Scottish Premiership un’altra volta, ma i Rangers sperano che la leggendaria gestione di Gerrard li aiuterà a vincere di nuovo.
Il miracolo di Istanbul è davvero uno dei momenti salienti del calcio moderno e considerando quanto ha dovuto lavorare il Liverpool, potrebbe essere considerato la miglior rimonta sportiva di sempre. Dopo il goal di Paolo Maldini al primo minuto della partita, si sentì un lamento generale proveniente dal Merseyside. Anche se mancavano ancora 89 minuti alla fine, il Milan sembrava già avere la vittoria in tasca.
Seguirono altri passaggi veloci e il Milan si scagliò sul Liverpool in modo fenomenale raggiungendo il 3-0 dopo il primo tempo, grazie ai due goal di Hernan Crespo. I Reds arrancavano dopo aver preso una bella batosta e i giocatori rientrarono negli spogliatoi con un’aria traumatizzata. Fu in quel momento che Steven Gerrard chiese all’allenatore e all’assistente di uscire perché voleva parlare da solo coi giocatori.
Il capo
Djibril Cissé disse che si ricorderà per sempre il discorso di Gerrard. Il capitano del Liverpool disse ai suoi compagni che non voleva vedere la squadra in cui aveva giocato da adolescente farsi umiliare in questo modo. Gerrard continuò il discorso affermando che se il Liverpool avesse fatto goal entro i primi 15 minuti, avrebbe vinto la partita.
Gerrard influenzò la partita a partire dallo spogliatoio: il suo discorso motivazionale venne reso realtà quando grazie ad un cross di John Arne Riise proprio Gerrard andò a segno al 54esimo. Fu un momento storico: riguardando le immagini oggi, sarà possibile notare che mentre Riise stava calciando il pallone, Gerrard si sistemò la fascia da capitano prima di mandare il pallone in rete.
Chi può dimenticare la reazione di Clive Tyldesley a quel goal: “Ciao, ciao, ci siamo!”, mentre Gerrard volava verso i fan del Liverpool incitandoli. Il suo goal avrebbe poi risvegliato i Reds ed entro il 60esimo minuto il punteggio era ritornato in parità. Il Liverpool vinse quindi la partita ai rigori e riuscì finalmente a portarsi a casa la Champions League dopo 21 anni di attesa.
Di tutti i momenti memorabili regalati dalla Champions League, quello di Gerrard è senza dubbio il migliore se consideriamo la portata di questa impresa. A ripensarci, viene ancora la pelle d’oca.
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Formula 1: Hamilton favorito anche per la vittoria a Interlagos, la Ferrari vuole il Mondiale costruttori
Con Lewis Hamilton che si è già matematicamente laureato campione del mondo nel campionato piloti a Città del Messico, il circus della Formula 1 fa tappa in Brasile per il suo penultimo appuntamento, prima della passerella finale in programma ad Abu Dhabi.
In palio c’è ancora il prestigioso titolo costruttori e le due Ferrari di Vettel e Raikkonen faranno di tutto per cercare di riportare il titolo iridato a Maranello dopo dieci anni dall’ultimo successo: anche in quell’anno il finlandese guidava la Rossa, affiancato dal brasiliano Massa.
Nel video, alcune immagini dello storico GP del Brasile 2008: uno dei più emozionanti finali di sempre con Hamilton Campione!
La classifica del Campionato del mondo costruttori vede al momento in testa la Mercedes con 585 punti, davanti alla Ferrari con 530; tagliata fuori dalla lotta per il titolo la Red Bull di Verstappen e Ricciardo che, comunque, concluderà matematicamente la stagione con un ottimo terzo posto, visto che i 362 punti conquistati la rendono inavvicinabile dalla Renault, quarta nella classifica iridata delle scuderie a quota 114.
A proposito del titolo costruttori, Kimi Raikkonen ha dato una sua chiave di lettura interessante: “Non siamo in una posizione buona, ma siamo ancora in corsa e faremo del nostro meglio. La cosa più importante per un team è la vittoria nei costruttori. Chiaramente c’è anche il Mondiale piloti, ma per una scuderia è più importante vincere il titolo marche”.
Sebastian Vettel è il secondo favorito per tagliare il traguardo per primo sul circuito di Interlagos: i bookmakers di 888sport.it gli assegnano la quota @2.50, contro quella @2.10 di Lewis Hamilton che partirà dalla pole. I due rivali della stagione hanno ingaggiato un’appassionante lotta per il titolo piloti fino al Gran Premio di Monza: da lì in poi, con la grande delusione patita dal ferrarista, il britannico ha preso il largo e non è mai più stato impensierito dal tedesco per la conquista del suo personale quinto alloro mondiale.
Al terzo posto nella graduatoria virtuale del Gran Premio del Brasile c’è Valtteri Bottas, compagno di squadra di Hamilton, a quota @5.00, davanti a Max Verstappen su Red Bull @15.00 e all’altro ferrarista, Kimi Raikkonen, @17.00.
Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.
I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.
Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
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Milan-Juventus: ci sarà Gonzalo Higuain contro Cristiano Ronaldo
Il posticipo della dodicesima giornata di Serie A di domenica 11 ottobre alle ore 20.30 vedrà di fronte, allo Stadio Meazza di San Siro, il Milan di Gattuso e la Juventus di Allegri. I bianconeri sono reduci dalla sconfitta maturata negli ultimi minuti di gioco contro il Manchester United di Mourinho in Champions League, mentre il Milan, grazie a Suso, ha concluso in parità 1-1 la sfida di Siviglia in Europa League contro il Betis.
In campionato, la Juventus è prima con 31 punti in 11 partite, grazie a 10 vittorie e un solo pareggio, ottenuto contro il Genoa in casa; il Milan è al quarto posto, con 10 punti in meno dei bianconeri, con una classifica che torna a sorridere dopo il momento difficile delle scorse settimane, quando Ringhio sembrava a un passo dall’esonero. Dopo la sconfitta di misura nel derby, i rossoneri sono stati in grado di infilare un filotto di 3 vittorie consecutive e di affacciarsi di prepotenza in zona Champions League, approfittando anche dei molti passi falsi di Roma e Fiorentina.
Allegri e Gattuso: una lunga storia insieme
I due allenatori hanno numerosi trascorsi comuni. Come racconta Rivista Undici, tra Max e Rino ci sono oltre dieci anni di differenza anagrafica: nel 1995 il primo ha 28 anni, con un passato in A tra Pescara e Cagliari, il secondo, appena diciassettenne, si affaccia al grande calcio. Si ritrovano insieme al Perugia, in Serie B, che quell’anno ottenne la promozione in Serie A dopo quindici anni di assenza. Allegri collezionò 26 partite, con sette gol messi a segno, mentre Gattuso, ancora nella formazione Primavera, fece solo qualche sparuta apparizione con la prima squadra. Rimarranno insieme solo per qualche altro mese: nel gennaio 1997 Allegri tornò in Serie B, al Padova, mentre poco più tardi Gattuso lasciò Perugia per l’esperienza in Scozia con i Rangers Glasgow. “Allegri era il mio capitano a Perugia e mi ha sempre rispettato come un giocatore vero e questo non l’ho mai dimenticato”, ha detto recentemente Gattuso.
I due si incontrano nuovamente molti anni dopo, nel 2010: Allegri è il nuovo allenatore del Milan, Gattuso uno dei punti fermi dei rossoneri. È un momento di transizione per la squadra: se al primo anno arriva la vittoria dello scudetto, Allegri si troverà poi a gestire il ringiovanimento di un gruppo, a scapito dei senatori della squadra, da Nesta a Inzaghi, da Seedorf a Abbiati. Tra loro, anche Gattuso, che nella seconda stagione con Allegri gioca appena sei partite in campionato, prima di lasciare la squadra e trasferirsi al Sion. Nel video, le immagini dei calci di rigori di quando, nel 2003, Milan-Juventus valeva una Champions League!
Le ultime notizie
In casa Milan la buona notizia è che Gonzalo Higuain sarà regolarmente in campo, dopo l’assenza a Siviglia per infortunio. Il Pipita si è allenato regolarmente in gruppo, alla ripresa dopo il rientro dalla trasferta europea, ed è pronto a essere schierato dal primo minuto in una sfida che ha per lui un sapore speciale, essendo un ex della Juventus. Musacchio, nonostante lo scontro fortuito in Europa League con Kessié, ha svolto la sessione di allenamento senza particolati problemi e potrebbe quindi partire titolare domenica sera. Lo stesso discorso vale per Calabria, che dovrebbe completare il quartetto difensivo della squadra di Gattuso insieme a Romagnoli e Rodriguez. In mediana, Kessié completerà il terzetto con Bakayoko e Laxalt, visto l’infortunio patito da Biglia che lo terrà fuori dai campi da gioco per almeno 4 mesi. In attacco, sicuri di una maglia Higuain e Suso, ad affiancarli ci dovrebbe essere Calhanoglu che stringerà i denti dopo il pestone contro il Betis.
Nella Juventus, Allegri sta meditando qualche cambio dopo la cocente sconfitta subita per mano dello United: nel 4-3-3 bianconero rientra Cancelo nel ruolo di terzino destro e prenderà il posto di De Sciglio. Confermati Chiellini e Bonucci al centro della difesa, con quest’ultimo che si troverà, come Higuain, nella condizione di ex. Tanti i dubbi per quanto riguarda il centrocampo, dove l’unico sicuro di un posto dal primo minuto è Pjanic: se Matuidi sarà ritenuto idoneo, avrà una maglia, mentre il terzo sarà uno tra Khedira e Bentancur. Spazio a Mandzukic (favorito su Cuadrado) in attacco per affiancare Dybala e Cristiano Ronaldo.
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.
I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.
Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
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Genoa-Napoli: torna Piatek, ma la squadra di Ancelotti è favorita
Il Genoa non sa più vincere: il pesante ko per 5-0 subito a San Siro contro l’Inter è la quinta partita consecutiva senza successi per i liguri che hanno conquistato solamente due punti dall’ultima vittoria, ottenuta il 30 settembre in casa del Frosinone. Il Napoli, invece, arriva a Marassi sulle ali dell’entusiasmo, dopo la vittoria per 5-1 in campionato contro l’Empoli e, soprattutto, dopo il pareggio 1-1 del San Paolo contro il PSG, con il primo posto conquistato nel girone C di Champions League, in coabitazione con il Liverpool.
Il capocannoniere del campionato Piatek ha bisogno di tornare al gol dopo un mese di digiuno: “L’ho visto bene - ha raccontato il suo allenatore Juric in conferenza stampa -, si è stancato dopo aver giocato tre partite in sette giorni, ma sta bene. È un ragazzo serio, che si impegna ed è consapevole che ci sono anche momenti in cui la palla non vuole entrare. Ma lo vedo tranquillo e questo fa essere sereno anche me”.
Nel Genoa torna titolare dal primo minuto il bomber polacco Piatek, capocannoniere del campionato di Serie A, che farà coppia con Kouamè nel 3-5-2 di Juric. Criscito torna in campo dopo la squalifica, mentre Hiljemark sostituirà in mediana l’infortunato Sandro.
Tra la fila del Napoli, Verdi non ce la fa a recuperare e non è convocato per la trasferta di Marassi; Ancelotti è determinato a vincere e ha in mente di schierare Milik accanto a Insigne, al posto di Mertens, contro l’attacco del Genoa sarà, quindi, un vero e proprio derby polacco.
Le probabili formazioni
GENOA (3-5-2): Radu; Biraschi, Romero, Criscito; Romulo, Hiljemark, Mazzitelli, Bessa, Lazovic; Kouamè, Piatek. Allenatore: Juric.
NAPOLI (4-4-2): Ospina; Malcuit, Albiol, Koulibaly, Hysaj; Callejon, Allan, Hamsik, Zielinski; Insigne, Milik. Allenatore: Ancelotti.
Le quote di Genoa-Napoli su 888sport.it
Genoa quotato @6.10 per la vittoria casalinga, con il pareggio @4.50 e il segno 2 in favore del Napoli @1.52. Piatek potrebbe interrompere il suo digiuno: l’ipotesi che il Genoa metta a segno almeno un gol è in lavagna su 888sport.it (Over 0.5 Squadra di casa) @1.56, mentre l’ipotesi che i rossoblù rimangano a secco è in lavagna @2.33.
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Premier: il Tottenham cerca i tre punti contro il Crystal Palace, il Chelsea contro l’Everton per continuare a vincere
TUTTE LE QUOTE DELLA PREMIER LEAGUE INGLESE PER SCOMMETTERE CON 888SPORT.IT
Crystal Palace-Tottenham (sabato ore 18.30)
Il Tottenham di Pochettino torna in campo sabato a Selhurst Park dopo la sofferta, ma preziosa, vittoria in Champions League contro il PSV Eindhoven, che tiene ancora accesa la speranza degli Spurs di scalzare l’Inter dal secondo posto nel raggruppamento per passare alla fase a eliminazione diretta. Nel derby tra Nord e Sud di Londra, il Tottenham va a far visita al Crystal Palace, formazione in crisi di risultati che non vince una partita di campionato dal 15 settembre: a Roy Hodgson l’arduo compito di risollevare le sorti di una formazione che, altrimenti, sembra destinata a retrocedere.
Chelsea-Everton (domenica ore 15.15)
Il Chelsea di Maurizio Sarri è inarrestabile: dopo la sconfitta subita dalla Juventus in Champions League contro il Manchester United, la formazione londinese è l’unica nei 5 principali campionati europei ad essere imbattuta sia in campionato che nelle competizioni continentali. E non ha alcuna voglia di fermarsi, visto che il primo posto dista solamente 2 lunghezze e il Manchester City capolista sarà impegnato nel derby, proprio contro lo United di Mourinho: il Chelsea dev’essere pronto ad approfittare di qualsiasi passo falso dei Citizens. Intanto, però, Hazard e soci devono vincere contro l’Everton, formazione che nelle ultime cinque partite ha ottenuto quattro vittorie e una sconfitta: il successo sembra, comunque, alla portata della formazione di casa. Scommessa consigliata: Chelsea-Everton 1 @1.38
Arsenal-Wolverhampton Wanderers (domenica ore 17.30)
I Gunners stanno disputando una buona stagione fino a questo punto, con la squadra che sembra aver recepito i dettami tattici di Unai Emery: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, in campionato e in Europa League. Il tecnico iberico, però, dovrà fare a meno per lungo tempo dell’infortunato Danny Welbeck. Il Wolverhampton è stata una delle più interessanti sorprese delle prime giornate, ma nelle ultime tre gare il rendimento dei Wanderers ha subito una netta flessione, con altrettante sconfitte subite e una classifica che, dopo undici giornate, li vede all’undicesima posizione, in caduta libera. Una caduta che difficilmente si interromperà all’Emirates contro l’Arsenal domenica pomeriggio.
Scommessa consigliata: Arenal-Wolverhampton Wanderers 1 @1.62
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Serie A: l’Inter a Bergamo per misurare le proprie ambizioni, la Roma ospita la Sampdoria per vincere anche in campionato
Sfida salvezza tra due formazioni che, comunque, attualmente, hanno un margine rispettivamente di 6 e di 7 lunghezza dalla zona retrocessione che vede coinvolte Chievo con -1 punto in classifica, Empoli e Frosinone a 6, dopo il pari con la Fiorentina.
Nella Spal, mister Semplici potrebbe riproporre Cionek titolare in difesa al posto di Bonifazi. In mezzo al campo, Schiattarella torna dalla squalifica e, complice anche lo stop inflitto dal giudice sportivo a Everton Luiz, affiancherà Valdifiori in mediana. L’ex attaccante del Leeds Antenucci parte in vantaggio su Paloschi che potrebbe essere utilizzato in corso d’opera per scardinare la difesa isolana.
Nel Cagliari, con l’estone Klavan ancora ai box, Maran potrebbe nuovamente cambiare la coppia di centrali in difesa, con Romagna pronto a tornare titolare. Cigarini potrebbe essere utilizzato dal primo minuto in mediana, mentre, al momento, la coppia d’attacco formata da Joao Pedro e Pavoletti, è imprescindibile. Scommessa consigliata: Spal-Cagliari X2 @1.49
Dopo l’ottimo pareggio ottenuto contro il Barcellona in Champions League, l’Inter è attesa da un’altra prova di maturità a Bergamo contro l’Atalanta: nel lunch time match di domenica, la squadra di Spalletti non ha alcuna intenzione di interrompere la striscia di 7 vittorie consecutive e vuole farsi trovare pronta ad approfittare di un eventuale passo falso della Juventus contro il Milan.
Per quanto riguarda l’Atalanta, l’unico cambio previsto da Gasperini rispetto alla vittoria contro il Bologna (la terza consecutiva per gli orobici) dovrebbe riguardare l’attacco: Barrow rischia seriamente il posto, con Zapata che ha finalmente trovato la prima rete in maglia nerazzurra ed è pronto a prendersi la maglia da titolare. Toloi si è allenato a parte e non è sicura la sua presenza dal primo minuto al centro della difesa.
In casa Inter, dopo il considerevole dispendio di energie contro il Barcellona, Spalletti è pronto a operare un po’ di, fisiologico, turnover. D’Ambrosio è pronto per riprendersi una maglia sulla fascia sinistra, mentre Miranda può sostituire De Vrij al centro della difesa. L’unico vero e proprio dubbio riguarda il centrale del tridente a supporto di Mauro Icardi sulla trequarti: Nainggolan non è ancora al top e ha avuto un’ora di autonomia contro il Barca, Joao Mario e Borja Valero si giocano un posto da titolare. Scommessa consigliata: Atalanta-Inter X2 @1.44
Dopo la convincente vittoria a Mosca in Champions League, la Roma cerca tre punti preziosi anche in campionato, in una stagione nella quale è evidente che i giallorossi stanno viaggiando a diverse velocità nelle due competizioni principali nelle quali sono stati impegnati fino ad adesso. Le voci su Zidane e il suo presunto rifiuto non sembrano aver turbato più di tanto Di Francesco che punta a vincere per vivere una sosta per le nazionali in serenità e poter lavorare per il tour de force che attende la sua squadra tra fine novembre e dicembre. La Sampdoria sta vivendo un momento difficile con un pareggio e due sconfitte nelle ultime tre partite e potrebbe essere l’avversario giusto per consentire alla Roma di rilanciarsi in una classifica di Serie A che la vede languire all’ottavo posto, in coabitazione con la Fiorentina.
Di Francesco, dopo aver lasciato a riposo Manolas la scorsa settimana, potrebbe concedere un turno di riposo a Fazio, nella sua gestione meticolosa dei centrali di difesa. Dopo l’impegno contro il CSKA non è escluso che ci siano altri giocatori da monitorare. Santon potrebbe tornare titolare in A, così come potrebbe rivedersi nuovamente Pastore che, però, non sembra poter reggere tutti e 90 i minuti di gioco. De Rossi più no che sì.
Niente ballottaggio a centrocampo in casa blucerchiata. La linea composta da Praet, Ekdal e Linetty non dovrebbe essere intaccata, visto l’infortunio di Barreto. Qualche dubbio in più per quanto riguarda l’attacco, Defrel, con tutta probabilità, dovrebbe tornare tra i titolari: dietro alle punte, una sola maglia a disposizione per uno tra Ramirez e Saponara. Scommessa consigliata: Roma-Sampdoria 1 @1.47
Sassuolo 18 punti e sesto posto, Lazio quinto posto con 3 lunghezze di vantaggio: la sfida tra le squadre di De Zerbi e di Simone Inzaghi promette spettacolo, soprattutto dopo l’ottima prova fornita dai biancocelesti in Europa League contro il Marsiglia di Rudi Garcia. Neroverdi imbattuti da tre giornate, biancocelesti che sono tornati a sorridere in campionato dopo il netto 3-0 subito in casa contro l’Inter.
In forte dubbio Babacar nel Sassuolo, con Bourabia e Boga indisponibili. Sensi, fresco di chiamata in nazionale da parte di Mancini per la doppia sfida contro Portogallo e Stati Uniti, potrebbe trovare posto accanto a Locatelli e Duncan in mediana. Djuricic possibile sorpresa in attacco.
Vista la contemporanea indisponibilità di Lucas Leiva e Badelj per la Lazio, è difficile che Inzaghi rinunci a Cataldi che nella vittoria contro la Spal ha avuto un ruolo determinante. Marusic dovrebbe tornare sulla destra, mentre Correa potrebbe essere l’uomo che affiancherà Immobile in attacco.
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