Giochi calcio | Sensible Soccer | Kick Off

I giochi di calcio hanno rivoluzionato il modo di intendere l'intrattenimento, coinvolgendo tanti tra gli appassionati dello sport più bello del mondo! Titoli come "FIFA" o "Pro Evolution Soccer" hanno contribuito in modo determinante nel portare il mondo dei videogiochi sportivi al vertice. Analizziamo i titoli che hanno fatto la storia e  quelli che consideriamo i migliori giochi di calcio!

Kick Off

Sensible Soccer

FIFA

International Superstar Soccer

PES

Nell'epoca attuale, in attesa di percepire l’impatto, probabilmente clamoroso, dell'ultima console Playstation 5, sono presenti centinaia di giochi per dispositivi mobili e per competere anche su Internet. All'interno di questa enorme offerta di prodotti ludici dedicati anche al calcio possiamo trovare tutti i tipi di titoli: quelli nei quali puoi gestire le tue squadre, i software in cui puoi vedertela contro altri giocatori. Ancora, giochi che vivi da manager o da leader indiscusso della tua squadra.

I 5 giochi di calcio più popolari

Vi proponiamo, quindi, un elenco, che non ha naturalmente la presunzione di essere oggettivo, né, di stilare una classifica all'interno dello stesso, tra i 5 giochi di calcio, in qualche modo, più popolari, nei giorni d’oggi ed in un recente passato! Ultima istruzione prima di dedicarsi a questa, speriamo simpaticissimissima, lettura è che, come per la simpatica e riuscita intervista a Panoz dedicheremo un contenuto a parte, a Football Manager!

Ricordiamo, infine, che prima dei “mostri sacri”, si giocava su PC, con tante versioni praticamente embrionali, console e nelle sale giochi cittadine: i più romantici tra i nostri lettori non dimenticheranno mai la trackball di Tehkan World Cup che arrivava a spellare la mano, più dei pesi in palestra!

KICK OFF

È uno dei mitici giochi di calcio sebbene la sua grafica non sia la sua più grande virtù, la sua giocabilità è più che divertente e consigliata per giocare con gli amici, soprattutto nella sua ultima versione. Nasce come intuizione del mitico Dino Dino, straordinario sviluppatore di videogames: la versione migliore è forse quella per Amiga!

È stato così un successo che c'è una vera saga KICK OFF, con un'associazione KICK OFF internazionale che porta avanti competizioni internazionali.

 


International Superstar Soccer

ISS, prodotto dalla Konami, diventa famoso tra i fortunati utilizzatori della Super Nintendo, tra il 1995 ed il 1996.

Andiamo con ordine, International Super Star soccer (1a versione) e International Super Star soccer deluxe (versione 1996) sono stati dei giochi top. Utilizzavano nomi di finzione, ma c'erano degli evidenti richiami alle caratteristiche fisiche e tecniche dei calciatori reali. Le competizioni si dividevano su scala continentale o regioni internazionali (Usa e Sudamerica erano insieme; così come Asia e Africa accorpava insieme alcune squadre).

I Tournament o le Short League, erano interminabili!!! sarebbero stati i corrispettivi del Mondiale (tournament, davvero infinito) o delle short league. Per la prima volta viene introdotta la modalità 2VS1 (2 player contro il "PC"), meravigliosa, e c'erano già al tempo tantissime opzioni legate alle tattiche difensive.

Dalla pagina YouTube di Dr.Vibrator condividiamo questo video con una carrellata di gol

Ampia scelta degli stadi in cui giocare, ai quali era legata la diversità di terreno di gioco: più o meno fluido a seconda del taglio dell'erba (e questa è una caratteristica mai più riscontrata in altri giochi) e differenti tipologie metereologiche che ti cambiavano completamente l'approccio di gioco, e alcune soluzioni tecniche e balistiche.

Come paravano i portieri in questo gioco....mai nessun'altro titolo! E c'erano dei livelli di bravura degli estremi difensori che selezionavi nelle impostazioni. Per esempio, livello 5, era semi-impossibile segnare: per le scommesse sportive sarebbero stati, insomma, tutti incontri virtuali... da under!

Non mancava una sezione dedicata agli allenamenti individuali o di blocchi per reparto, compreso l'allenamento sui calci piazzati con relativi schemi che poi potevi applicare in partita.

Unica cosa che, forse, non è stata curata: i calci di punizione. Ad eccezione di uno specifico punto laterale del campo, in una determinata posizione, avveniva una sorta di bug, e la possibilità di segnare diventava pressochè automatica.

Appassionante anche la modalità di sfida ai calci di rigori. Si impostavano in fase iniziale sia di amichevole che di tornei. Erano ad oltranza e calciava anche il portiere se avevano tirato tutti. Venivano inquadrati con punto macchina di spalle al calciante, e potevi attivare il replay automatico o meno.

FIFA

Questo classico di EA è senza dubbio uno dei due riferimenti di calcio nel settore più famosi, giocati e venduti nella storia dei videogiochi. È nato nel 1993 e dietro la sua realizzazione ci sono davvero tante storie ed aneddoti. FIFA si è evoluto di anno in anno e il suo successo è così grande che ogni anno ne esce una nuova versione, migliorata ed aggiornata. Attualmente è disponibile per console, computer e anche versioni mobili. 

L’ottimo sito multiplayer.it nella recensione all’edizione 2021 della saga attribuisce un importante 8 al gioco, noto anche per i commenti di Pier Pardo e Stefano Nava!

SENSIBLE SOCCER

Velocissimo, si gioca in verticale. quando il calciatore entra in possesso di palla, appare il relativo numero di maglia. Non sarabbe piaciuto agli amanti del tika taka, per l'assenza, praticamente assoluta, del possesso palla e della costruzione del gioco in mezzo al campo.

Non impossibile realizzare da fuori area, dando un colpo ulteriore d'effetto alla sfera, mentre si avvicina alla porta avversaria. 

Scelto da molti come il miglior gioco della storia, invita tutti a giocare anche se non hanno mai provato un gioco di calcio; noto anche come SENSI è un gioco diabolicamente veloce e divertente. Ci risulta che sia ancora attiva un'enorme comunità di followers SENSI che sorprenderebbe...

PES

Insieme a FIFA, è il grande dominatore dell'attuale mercato dei giochi di calcio, competendo per vendite e numero di giocatori. I suoi inizi non furono semplicissimi in quanto i produttori della Konami non disponevano di licenze; i nomi delle squadre e dei giocatori erano, quindi, di fantasia.

Con il passare degli anni e grazie al suo successo, si è trasformato in un fenomeno di massa.

Un'immagine dell'edizione 2009 di Pes

Si dice, soprattutto dai suoi fan più intransigenti, che sia il gioco di calcio più realistico e possa essere giocato, con costrutto, praticamente su tutte le piattaforme.

L'eterno confronto tra FIFA e PES

Cerchiamo di andare più a fondo, sul dualismo costante tra FIFA e PES, provando a centrare il punto nevralgico della cronistoria tra i due prodotti dell'azienda californiana e del colosso giapponese.

FIFA nasce come un gioco super Arcade, mentre Pes o Winning Eleven, per chi ne sposava le affascinanti ed eterogenee versioni asiatiche, era molto, molto più vicino ad esser una simulazione di calcio. Con le consolle di nuova generazione e quindi, grafiche sempre più realistiche, FIFA ha continuato ad investire sulle licenze e sull’immagine, guadagnando progressivamente gradi fette di mercato.

Oggi, forse FIFA ha avuto uno stop nell’evoluzione della giocabilità; se uniamo queste considerazioni al costo sicuramente più alto del competitor, quella della società famosa anche per la saga di Madden nel football americano, potrebbe non rivelarsi una buona strategia commerciale!

Il paradosso

Incredibile come le due manifestazioni calcistiche più importanti, rispettivamente per club e per Nazioni, non abbiano avuto video games all'altezza: le licenze distribuite dalla FIFA all'EA non sono state apprezzate sino in fondo, dagli oltre 40 milioni di utenti che non sono mai rimasti soddisfatti dai Mondiali di calcio in versione videogame.

Anche i giochi dedicati alla Coppa dalle grandi orecchi non hanno mai avuto novità rilevanti, atte a giustificare un acquisto ulteriore, rispetto al canonico FIFA.

Paradossalmente, tra questi giochi, il più riuscito è quello ufficiale del Manchester United, datato 1991 quando i Red Devils, dopo la vittoria in Coppa delle Coppe, erano praticamente sempre favoriti nelle scommesse calcio, nel quale imperversava la coppia Mark Hughes e Brian McClair nel 4-4-2 pre impostato che richiamava lo schema di Sir Alex!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Martin Meissner e Peter Zschunke. Prima pubblicazione 5 gennaio 2021.

 
March 17, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Patrimonio Ronaldo | Ronaldo stipendio | quanto guadagna Ronaldo

Ospitalità, fitness, benessere, abbigliamento, accessori, cibo, turismo e poi, tra stipendio e sponsorizzazioni, un totale di oltre 100 milioni di dollari all’anno. È una holding internazionale? Un colosso con sedi in tutto il mondo? Macché, è semplicemente Cristiano Ronaldo, recordman dentro e fuori dal campo.

Patrimonio Cristiano Ronaldo

Il centro clinico e le palestre

Gli alberghi ed il Museo a Madeira

Gli occhiali da sole di CR7

Lo stipendio tra Juve e United ed il contratto a vita con Nike

 
All'anno €57,000,000 £49,192,995
Al mese €4,750,000 £4,099,416
Per ciascuna settimana €1,096,153 £946,018
Al giorno €156,164 £134,774
All'ora €6,506 £5,614
Al minuto €108 £93
Dal momento in cui hai iniziato a leggere questo contenuto, Ronaldo ha incassato
 

 

Patrimonio Cristiano Ronaldo

Il cinque volte Pallone d’Oro… è una vera e propria azienda, a guardare come i suoi investimenti siano diversificati. Del resto, con tutti i soldi guadagnati in carriera tra Sporting Lisbona, Manchester United, andata e ritorno, Real Madrid e Juventus, qualcosa dovrà anche farci.

Uno sponsor di Cristiano Ronaldo

E, esattamente come gli accade in campo, il portoghese, avvalendosi anche dei migliori professionisti per ogni settore specifico, fa quasi sempre centro anche con i suoi affari collaterali. Al punto che, in maniera diretta ed indiretta, dà lavoro a tantissime persone e nei settori più disparati.

La cura del corpo e dei capelli di CR7

Un esempio? Beh, una delle ultime idee su cui ha investito CR7 è Insparya, un centro clinico dedicato al trattamento dei capelli in cui si effettuano trapianti. Un business importante, come dimostrano personaggi celebri del mondo del calcio (Klopp, Conte e tantissimi altri) che sono ricorsi a questo metodo per combattere la calvizie.

I capelli di CR7!

E di amici a cui chiedere un po’ di pubblicità, Cristiano Ronaldo ne ha davvero parecchi. Quindi, al momento del lancio, hanno partecipato alla pubblicità del centro anche ex compagni di nazionale come Josè Bosingwa e persino il campione del mondo 1998 Robert Pires. E se mai dovesse avere problemi da quelle parti, CR7 sa benissimo a chi rivolgersi.

La passione di Cristiano, però, è la cura del corpo. E siccome, come hanno raccontato per anni i suoi compagni di squadra, il portoghese si allena ogni volta che può, sorprende ma neanche troppo che CR7 abbia anche una serie di palestre che portano il suo nome.

Quelle che prima si chiamavano semplicemente “Crunch” ora sono le “Crunch CR7” e lo stesso calciatore della Juventus le pubblicizza attraverso un profilo Instagram dedicato, in cui mostra i suoi allenamenti personalizzati e lancia sfide agli utenti. Neanche a dirlo, il brand, sviluppato nel 2017, è sviluppatissimo in Spagna e le sedi più celebri sono ovviamente a Madrid.

Alberghi e museo

Se tutto andrà bene, la Gran Via della capitale spagnola a breve ospiterà anche un altro business firmato CR7, l’hotel Pestana CR7. L’intenzione del portoghese è quella di aprire altri due alberghi, in aggiunta a quelli che già sono in funzione da un po’. Il primo, come era logico che fosse, è a Madeira, l’isola su cui è nato il cinque volte campione d’Europa, mentre l’altro è a Lisbona.

Le direttrici di espansione del business vanno verso est, ma anche verso sud, perché oltre al progetto del nuovo hotel a Madrid, c’è anche quello di un’altra sede a Marrakech, con Cristiano che si è presentato con il figlio Cristiano junior e con l’inseparabile Georgina per fotografare i lavori e condividerli con i suoi fan.

CR7

Chi soggiorna all’hotel Pestana CR7 di Madeira con tutta probabilità capiterà anche in quello che è ormai in tutto e per tutto un’attrattiva dell’isola dell’Atlantico: il Museo CR7. Un nome che non ha bisogno di spiegazioni. L’esibizione è curata da Hugo Aveiro, fratello del campionissimo, è situato sul lungomare di Funchal nella stessa struttura dell’albergo e a pochi passi dalla statua di Cristiano Ronaldo, un’altra meta gettonatissima di Madeira, che ormai fa parte addirittura delle cartoline del luogo.

Può mancare in tutto ciò il cibo? Ovviamente no, perché come hanno fatto molti altri colleghi, anche Cristiano Ronaldo ha investito nella ristorazione. Nel portfolio di CR7 ci sono due catene di ristoranti. Tatel, con sedi a Madrid, Ibiza e Miami e Zela, che invece ha sede anche a Londra. Entrambe hanno altri celebri investitori come il cantante Enrique Iglesias, il tennista Rafa Nadal e il cestista Pau Gasol.

Gli occhiali da sole griffati CR7

Tra le partnership più celebri, poi, è arrivata da poco anche quella con Lapo Elkann. Con il rampollo della famiglia Agnelli con i quali sono sempre i favoriti per le scommesse Serie A, anzi, con il suo gruppo Italia Independent, Cristiano Ronaldo ha lanciato una linea di occhiali chiamata CR7 Eyewear, pubblicizzandola ovviamente sui suoi social. L’accordo ha una durata di cinque anni e il brand ha già avuto un grandissimo successo.

Esattamente come i marchi di abbigliamento legati al portoghese, che per la moda ha sempre una certa attenzione.

Video condiviso dalla pagina YouTube di Caterina Di Iorgi

Tra gli investimenti ci sono una linea di intimo, per cui ovviamente il cinque volte Pallone d’Oro fa da modello, una di jeans e una serie di profumi. 

Lo stipendio tra Juve e United ed il contratto a vita con Nike

Se a tutto questo si aggiungono lo stipendio annuale che versava al portoghese dalla Juventus (30 milioni di euro a stagione fino al 2022) più tutte le sponsorizzazioni, sportive e non, si capisce come Cristiano Ronaldo non sia semplicemente un calciatore, ma un’azienda a tutto tondo. E anche in questo caso, CR7 non è secondo a nessuno e non si spaventava neanche davanti ai... migliori difensori di sempre in Serie A

Ha un contratto a vita con la Nike che gli frutta 24 milioni di euro all’anno e tra le tante multinazionali che lo hanno voluto come rappresentante ci sono la Clear, l’HerbaLife, la EA Sports, la Samsung, la TAG Heuer e la Toyota.

Non sorprende dunque che, secondo i calcoli di Forbes, Cristiano Ronaldo è diventato il primo miliardario della storia del calcio, tra stipendi lordi ricevuti in carriera e sponsorizzazioni varie.

 

Peccato che nel 2020, con “solo” 117 milioni di dollari incassati, sia finito per una volta dietro al grande rivale Messi. Un motivo in più per mettersi in discussione e… provare a guadagnare anche di più!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 3 gennaio 2021.

October 6, 2021
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Inter monte ingaggi | Calciatori Inter stipendi

Dieci anni senza vincere nulla sono un’eternità, soprattutto per una società che ha una bacheca da top club... Internazionale! Non stupisce dunque che i tifosi nerazzurri siano abbastanza sulle spine. Dopo l’anno del Triplete, quello che ha realizzato il sogno di chiunque segua il calcio, all'Interi non è esattamente andata benissimo.

L’ultimo trionfo è datato 29 maggio 2011, la Coppa Italia vinta a Roma in finale contro il Palermo. Da lì in poi, parecchie annate storte e alcune delusioni, come la finale folle, anche per la dinamica delle reti e delle relative scommesse, di Europa League in Germania persa contro il Siviglia. Che però dimostra che il vento sta cambiando, grazie soprattutto agli investimenti pesanti che sta facendo la nuova società targata Suning ed alla vicinanza dei tifosi che si è fatta percepire anche nei mesi degli stadi chiusi.

La top 6 degli ingaggi

La fascia di compensi da De Vrij in giù

Il costo dello staff tecnico

Certo, spendere molto non è garanzia di successo, ma le ultime campagne acquisti dell’Inter segnalano una volontà di tornare a essere tra le migliori squadre d’Europa. E non per nulla il monte ingaggi nerazzurro, 149 milioni lordi, è il secondo in Serie A e ha ridotto il gap con quello della Juventus.

La top 6 degli ingaggi dell'Inter

A fare la parte del leone c’è Romelu Lukaku, arrivato nella stagione 2019/20 e subito fondamentale per le fortune dell’Inter. La cavalcata continentale è stata segnata dalle sue reti (paradossalmente, anche il gol che fa vincere la coppa al Siviglia… è il suo) e anche in campionato il belga ha avuto numeri straordinari, che lo hanno proiettato immediatamente all’altezza di leggende nerazzurre come Ronaldo.

E quindi sono ampiamente giustificati i 7,5 milioni di euro netti, anche grazie al complesso meccanismo di agevolazioni fiscali così dibattuto ad inizio 2021 per le società di calcio, a stagione che il centravanti percepisce.

Non si può decisamente dire lo stesso di Christian Eriksen. Anzi, volendo il danese vince tranquillamente il “Bidone d’Oro 2020” e non solo, naturalmente, per demeriti suoi. Arrivato a gennaio per 27 milioni e con un ingaggio da 7 milioni netti, l’ex Tottenham doveva essere il fiore all’occhiello della squadra di Conte, ma si è trasformato in un costosissimo esubero. Per lui tantissime presenze, ma quasi mai dal primo minuto. E l’impressione è che già a gennaio il trequartista debba trovarsi una nuova squadra…

Complice il suo arrivo a titolo definitivo a parametro zero, Alexis Sanchez sale sul podio dei nerazzurri più pagati. Al Nino Maravilla l’Inter versa 7 milioni di euro netti all’anno. Finora, il rendimento non è stato direttamente proporzionale alla spesa, ma anche a causa di qualche infortunio di troppo.

Un suo connazionale, Vidal, guadagna 6,5 milioni a stagione. Il centrocampista è un fedelissimo di Conte, che ha spinto parecchio per il suo arrivo, ma non per questo, di certo, poteva abbassarsi troppo l’ingaggio rispetto a quello che percepiva ai tempi del Bayern o del Barcellona.

Chi certamente invece ha fatto un grande upgrade nel ricorrente bonifico mensile che riceve è Hakimi, fiore all’occhiello del mercato estivo, costato 40 milioni di euro e a bilancio per 5 milioni netti a stagione.

Hakimi esulta dopo il gol allo Spezia!

Tanti quanti ne guadagna Perisic, tornato dal prestito al Bayern del Triplete, riprendendo il suo posto in squadra e confermando lo stipendio di due stagioni fa.

La "seconda" fascia

Con il trasferimento al Cagliari in prestito, l’Inter, ormai favorita per le scommesse Serie A si sgrava da parte dell’ingaggio di Nainggolan, che costa 4,5 milioni di euro a stagione. Non tutto, perché la società nerazzurra contribuirà a parte degli stipendi del belga che è tornato sotto la guida di Eusebio Di Francesco.

Tra i tre e i quattro milioni c’è invece una nutrita truppa: De Vrij, 3,8 milioni a stagione, Brozovic 3,5, capitan Handanovic che si "accontenta" di 3,2 e poi un trittico composto da Kolarov, Skriniar e Young, tutti quanti con uno stipendio da 3 milioni di euro netti.

Paradossalmente, ancora più in basso ci sono un paio di calciatori che sono fondamentali nell’economia di squadra nerazzurra. Con 2,5 milioni di euro a testa, infatti, quello che incassa anche Vecino, l’Inter paga sia Barella che Lautaro Martinez, che in una ipotetica graduatoria costo/rendimento dovrebbero, probabilmente, appartenere alla prima... categoria! Così come è alto il rapporto per D’Ambrosio e Darmian, in teoria due riserve, che però per la “modica” cifra di 2 milioni di euro a stagione spesso tolgono le castagne dal fuoco a Conte.

E poi due milioni anche per Pinamonti e Sensi, 1,8 per Ranocchia, 1,5 a Bastoni (ma destinati ad aumentare) e a Gagliardini. Chiudono la classifica due membri del gruppo portieri, il secondo e il terzo portiere, Radu a un milione netto, e Padelli, che si accontenta di 500mila euro.

Il costo dello staff tecnico

E poi…c’è l’allenatore. Anzi, gli allenatori, perché non c’è solo Antonio Conte a bilancio per i nerazzurri. Il tecnico salentino è il più pagato della Serie A, con 12 milioni di ingaggio.

C’è da considerare che fino a giugno 2021 l’Inter continua a pagare anche il contratto di Luciano Spalletti, esonerato ormai da quasi due anni ma ancora a libro paga da parte della società per 4,5 milioni di euro. Il che forse ha giocato a favore dell’attuale allenatore interista nei momenti in cui c’è stata maretta con il club. Che sapeva benissimo che pagare due tecnici contemporaneamente è pesante per le casse societarie, ma che fare addirittura tris forse sarebbe stato esagerato!

*Le immagini dell'articolo sono di Luca Bruno (AP Photo). Prima pubblicazione 3 gennaio 2021.
 

March 18, 2021
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Superlega Europea | Nuova Champions | ECA

Il fascino dei campionati nazionali è spesso quello che ogni partita fa storia a sé e che persino i testacoda possono, a volte, regalare sorprese. Guardando al lato economico del pallone, però, è ovvio che dal punto di vista dell’appeal mediatico i tornei regalano anche partite che sono parecchio meno “vendibili”. Anche senza fare nomi, logico che uno scontro di vertice sia più interessante per chi acquista spazi pubblicitari rispetto alla sfida tra due squadre di bassa classifica.

I grandi club a favore della Superlega

Superlega, due divisioni A e B

Il potenziale valore dei diritti TV

Il ragionamento dei broadcaster, anche guardando alla Champions League e all’interesse (sportivo ed economico) che il massimo continentale genera, è riassunto in una domanda abbastanza retorica: “ma non si potrebbe giocare sempre la Champions?”. Ovviamente no, a meno di non organizzare una lega sulla falsariga di quelle nordamericane (NBA, NFL, NHL, MLB e MLS). In pratica, proprio il progetto della Superlega che rende poco tranquilli i sogni della UEFA e delle federazioni nazionali.

I grandi club a favore

Chi invece sogna in grande sono i grandi club, quelli che da un’idea del genere avrebbero solo da guadagnare. Il concetto è abbastanza semplice e per nulla rivoluzionario, almeno per chi è abituato agli sport americani. Un torneo in cui settimana dopo settimana si incontrano le squadre più forti del continente. Un vero e proprio sogno per chi vende i diritti televisivi e anche, in fondo, per chi ama il calcio. Ma ovviamente c’è un lato negativo della medaglia, che non può sfuggire.

Una Superlega Europea, a seconda delle partite previste, soppianterebbe per forza di cose qualche torneo già esistente. Se relativamente breve e gestibile durante la settimana, prenderebbe il posto o farebbe comunque concorrenza alla Champions League, un po’ come è accaduto nel basket europeo con la scissione tra Champions League ed Euro League.

Se invece il progetto prevedesse molte più partite e un format simile a un campionato, sarebbero i tornei nazionali a perdere le loro protagoniste. In entrambi i casi, comprensibile dunque che ci siano parecchie rimostranze.

A e B

Rimostranze che arrivano anche da chi non entrerebbe a far parte del progetto. Ecco perché, tra le tante proposte, c’è quella di un campionato di élite diviso in due serie. Non un torneo chiuso, sul modello di quelli americani, ma fluido, con la possibilità di salire tra le big e di scendere nella serie inferiore, a seconda dei risultati. Anche qui, però, i problemi non mancherebbero. L’apertura sarebbe solo tra chi è iscritto (e quindi senza retrocessioni dalla seconda serie), oppure ci sarebbe anche la possibilità per chi è fuori di soppiantare qualche altra partecipante?

E nel secondo caso, chi lo spiega alle federazioni nazionali che i loro tornei delle varie nazioni diventerebbero, di fatto, delle… qualificazioni alla Superlega? Senza considerare poi che la stessa ammissione creerebbe problemi di rappresentanza. Chi decide chi fa parte della Superlega e chi no? Quante squadre per nazione possono prendere parte al torneo per le scommesse Serie A? Tutte domande a cui è complicato trovare una risposta, soprattutto se la UEFA e le singole federazioni continueranno a fare muro.

Ma sa la situazione è di difficile definizione, perché i grandi club spingono affinché questi progetti vadano avanti? Motivi ovviamente economici, perché una Superlega europea, dal punto di vista mediatico, sarebbe in grado di eclissare qualsiasi altra competizione calcistica e potrebbe avere un valore di rivendita dei diritti audiovisivi pari a quelli delle leghe nordamericane.

Il potenziale valore dei diritti TV

Considerando che nel 2016 la NBA ha venduto i suoi diritti (e solo per gli Stati Uniti…) per nove anni alla stratosferica cifra di 24 miliardi di dollari, è facile capire che i ricavi della Superlega potrebbero superare agevolmente i 2,4 miliardi di euro all’anno che la Champions League, con il Bayern sempre favorita per le scommesse, ricava ogni anno dalla cessione dei diritti in tutto il mondo. Dunque, ogni squadra partecipante guadagnerebbe di più rispetto a quanto si ottiene arrivando ai gironi di Champions League.

Senza poi considerare che, se per la NBA i contratti televisivi valgono “appena” il 33% degli incassi, merchandising (soprattutto se “centralizzato” come quello nordamericano) e biglietti garantirebbero ai club altre importantissime entrate.

Video condiviso dalla pagina ufficiale dell'ECA di YouTube

Cifre in grado di far girare la testa a tutti, persino alle squadre della Premier League, che già di loro sono quelle che incassano di più. Il campionato inglese per il triennio 2019-22 vale circa 10 miliardi di euro, che vanno divisi tra i 5,5 ottenuti dal mercato domestico e gli altri 4,5 che arrivano dall’estero. Il che dà bene l’idea di quanto la Superlega, offrendo solamente partite tra squadre dal blasone altissimo, potrebbe rendere.

E non va dimenticato che, diminuendo i club partecipanti (in Premier League ci sono 20 squadre, ma quante inglesi finirebbero nella Superlega?), ognuna guadagnerebbe una fetta maggiore di incassi.

Lo stesso ragionamento che fanno anche le altre big, che per giunta giocano in tornei meno redditizi. Dunque, ecco perché i grandi club sognano, neanche troppo velatamente, di creare questa nuova e ricchissima competizione. Allo stesso tempo, però, le rimostranze sono tante. E in ogni caso l’ECA, l’associazione europea dei club presieduta da Andrea Agnelli, ha un accordo per la Champions League almeno fino al 2024 e sta lavorando per una rivoluzione della formula per gli anni a venire.

Perché quello della Superlega è un sogno che certamente può portare tantissimi soldi, ma che rischia anche di rimanere per sempre una chimera. E quindi, forse, meglio un uovo oggi…che una gallina domani!

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Alessandra Tarantino (AP Photo). Prima pubblicazione 3 gennaio 2021.

March 17, 2021
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Darwin Nunez il nuovo bomber di Liverpool ed Uruguay

Luis Suarez. Edinson Cavani. Diego Forlan, in rigoroso ordine di reti segnate con la maglia della Celeste. Senza voler tornare indietro nel tempo e scomodare una vecchia conoscenza tricolore come Pato Aguilera, l'amatissimo Loco Abreu o un mito del calcio che fu come Hector Scarone, 300 gol con il Nacional ed un gol... olimpico da 40 metri! 

Nunez, trasferimento record per il calcio portoghese

Dal Penarol all'Europa

Il nuovo Bomber della Celeste

In Uruguay, insomma, i centravanti forti li hanno sempre avuti, che siano animali da area di rigore come il Pistolero, lottatori instancabili come il Matador o ex ali prestate al gol come Diego il Cachavacha. Con predecessori del genere, difficile non sentire sulle spalle il peso di una storia calcistica importante e gloriosa.

Singolare che un attaccante più volte accostato a Cavani, prenda, invece, il posto del Pistolero nel cuore dei tifosi dei Reds!!!

Così come è complicato fare abbastanza bene per essere anche soltanto accostati ai nomi che hanno scritto la leggenda del calcio dalle parti di Montevideo. Eppure Darwin Gabriel Núñez Ribeiro, per tutti semplicemente Darwin Núñez, ha tutte le carte in regola per rappresentare il futuro dell’Uruguay.

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Record per il calcio portoghese

Un apodo, il classico soprannome del pallone sudamericano, il classe 1999 ancora non ce l’ha, ma non mancano gli accostamenti a Cavani. Sarà per un fisico importante (1.87 per 80kg) unito a un’ottima tecnica di base, oltre che per la capacità di giocare sia da centravanti che da ala, come faceva il Matador nel primo periodo della sua carriera.

E proprio come l’attuale numero 7 del Manchester United, squalificato in modo assurdo ad inizio 2021, anche l’attaccante del Benfica si è scoperto goleador dopo qualche tempo. Quando indossava la maglia del Peñarol non era poi così implacabile, ma gli è bastato un anno in Spagna, con la maglia dell’Almeria in Segunda Division, per capire che con la porta ha un feeling che non tutti possono vantare.

Sedici marcature in 32 partite, abbastanza per attrarre l’interesse delle Aquile di Lisbona, che per portarlo in Portogallo hanno dovuto battere tutti i record: con 24 milioni di euro di cartellino, Núñez è il calciatore più costoso della storia del campionato lusitano. E finora i risultati sono ottimi, considerando che tra Primeira Liga e Europa League sono arrivati gol, assist ed un trasferimento ulteriore da primato al Liverpool!

Numeri che però non spiegano bene l’apporto del numero 9: vanno aggiunti anche cinque assist nelle prime cinque partite hanno fatto decollare il Benfica. In Europa, numeri opposti, con cinque gol in altrettante partite tra cui la tripletta che è valsa la vittoria contro il Lech Poznan e la qualificazione ai sedicesimi per le scommesse online.

Il gol all'esordio al City!

 

Dal Penarol all'Europa

La storia di Núñez, in ogni caso, è particolarmente cara agli uruguaiani, perché rappresenta il classico esempio di come il calcio da quelle parti sia un modo per sfuggire a una vita complicata. Per lui, nato nel Barrio di El Pirata ad Artigas, l’infanzia non è un momento da ricordare con molta felicità.

Padre muratore, che ancora oggi non ha smesso di lavorare nonostante suo figlio abbia già quattro presenze (e due reti) con la nazionale del Maestro Tabarez, e madre che pur di portare un minimo di cibo a tavola faceva veramente tutto il possibile, incluso raccogliere bottiglie in giro per la strada.

Per farlo emergere c’è voluto l’occhio lungo di un ex centrocampista della Celeste, con un breve passato in Italia. Josè Perdomo è ricordato nel Belpaese per una stagione al Genoa (1989/90) e soprattutto per la celebre frase di Boskov, che prima di un derby aveva chiosato: “Se sciolgo il mio cane, gioca meglio di Perdomo”.

Sarà, ma El Chueco in questo caso fa meglio dell’animale di compagnia del compianto Vuja e decide che quel ragazzino abbastanza magro (anzi, quasi denutrito) di appena quattordici anni può far parte della escuela dei Carboneros.

Da Artigas, che è al confine col Brasile, a Montevideo la distanza è parecchia: 700 km, un’infinità per un ragazzo che non può neanche portare con sé i suoi genitori. Ecco perché più di una volta il giovanissimo Núñez pensa di lasciare e che forse il modo migliore di aiutare la famiglia è quello di tornare a casa e trovare un lavoro “vero”. Il suo di lavoro, però, il classe 1999 lo fa anche parecchio bene, al punto che ad appena diciotto anni viene lanciato nella mischia.

Il campionato uruguaiano non è esattamente tra i più teneri al mondo, ma Núñez sa il fatto suo e quando viene chiamato in causa dà sempre il suo contributo. Lo notano anche i tecnici dell’Under-20, che lo convocano sia per il Sudamericano 2019 che per il Mondiale dello stesso anno. Le prestazioni sono più che positive e portano a due risultati non indifferenti: il trasferimento all’Almeria per 7 milioni di euro e la prima presenza in nazionale, con tanto di gol in amichevole contro il Perù. E il resto è storia recente.

Il nuovo Bomber della Celeste

Cosa riserva il futuro a Darwin Núñez, simile a Cavani per generosità in campo, altruismo e capacità di calciare verso la porta con entrambi i piedi? Difficile a dirsi, ma le voci che vogliono le big del Vecchio Continente interessate ai suoi servigi si moltiplicano. Addirittura dalla Spagna sussurrano che il Barça voglia renderlo l’erede del suo compagno di nazionale Luis Suarez, ma che anche dalla Premier League le sue prestazioni vengano seguite con parecchia attenzione.

 

Quel che è certo è che il Benfica come spesso accade ci ha visto lungo rispetto a tante squadre italiane protagoniste settimanalmente delle quote calcio Serie A: il contratto da 1,4 milioni di euro netti all’anno del centravanti scadrà nel 2025 e soprattutto prevede una clausola rescissoria da 150 milioni di euro, che qualcuno, prima o poi, potrebbe anche decidere di  andare a negoziare per assicurarsi uno dei bomber del futuro.

Del resto, Tiago Pinto, Rui Costa e gli altri non certo per caso sono stati in grado di incassare quasi un miliardo di euro in dieci anni dalle cessioni…

Siamo proprio sicuri che la cifra spesa del Liverpool sia stata esagerata?!...

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Armando Franca (AP Photo). Prima pubblicazione 3 gennaio 2021.

July 31, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

Il primo gol | Serie A del 2021 | Niccolò Zanellato

Complice il calendario della Premier, con due partite disputate il primo dell’anno, è del ceco Tomas Soucek del West Ham, il primo gol del 2021!

Nell'anno nuovo, da attenti osservatori, dobbiamo registra anche una grandissimissima novità nel panorama calcistico internazionale.

Primo gol in Premier dell'anno nuovo

Prima rete del 2021 in Liga

I record di Balotelli in Serie A

Niccolò Zanellato

I tempi sono stretti, a giugno c’è Euro 2020 da giocare? Nessun problema, in Bundesliga rinunciano alla classica sosta natalizia di oltre quattro settimane e sono già in campo, sabato 2 gennaio. Il primo gol lo firmo all’8’ del Friburgo allo Stadio: il numero 8 francese Baptiste Santamaria supera il portiere dell'Hoffenheim ed ex dell'incontro, Oliver Baumann. 

Premier

Il classe '95 proveniente dallo Slavia Praga rinverdisce la fantastica tradizione dei centrocampisti offensivi provenienti dal suo paese. Quando Tomas aveva solo 1 anno, gli appassionati di calcio, proprio a Liverpool, a 900 metri dal Goodison dove il connazionale ha realizzato il primo gol del 2021, iniziavano a conoscere contro un'Italia troppo modificata rispetto all'esordio agli Europei inglesi, l'efficacia delle sortite offensive dei vari Nedved, Berger e Poborsky. 

Torniamo all'attualità, contro l'Everton non in serata, il successo degli Hammers è tutto sommato giusto. Il primo gol dell’anno solare arriva a soli 5’ dal triplice fischio: Soucek, dopo un bel palleggio e tiro al volo respinto da Jordan Pickford, si trova in traiettoria sul tiro cross di Aaron Cresswell e devia, in spaccata, il pallone alle spalle dell'incolpevole numero 1 della nazionale inglese.

Rimaniamo in Gran Bretagna e menzioniamo un'altra rete storica. Branko Strupar il 3 gennaio 2000 prende per mano i nuovi compagni del Derby County e li porta ad una bella vittoria Sul Watford, naturalmente all'inglese: all'esordio in Premier, il croato naturalizzato belga, davanti al Pride Park Stadium gremito anche dei suoi personali tifosi del Genk, segna il primo dei due gol personali, con un gran destro sotto la traversa dopo appena due minuti di gioco, quello che sarà ricordato il primo gol del millennio! 

Video tratto dalla pagina del Derby County Highlights su YouTube

Liga

Non poteva che scaturita da un modello di azione di tiki taka, il bellissimo primo gol del 2021 in Liga.
La rete arriva al 19’ di Villareal-Levante,dal prodotto della cantera locale Fer Niño: sulla splendida superficie di gioco dell'Estadio de la Ceramica, il 2000 del Sottomarino Giallo  finalizza un cross da sinistra di Alfonso Pedraza.

Con il Levante momentaneamente in 10, i ragazzi di Unai Emery costruiscono dal basso, girano il pallone da destra a sinistra, imbucano centralmente, per poi trovare spazio su un intermedio, per oltre un minuto di tecnica collettiva clamorosa. Nell’azione del gol partecipano praticamente tutti i compagni di squadra di Dani Parejo, compreso il portiere Sergio Asensjio. Per gli amanti delle scommesse calcio, l'incontro, poi, finirà per 2-1.

Il primo gol del 2000, invece, in Liga lo realizza Gerard che apre, al 6°, le marcature nel pareggio tra Valencia e Celta Vigo: i ragazzi di Hector Cuper rappresentano in quel momento un'eccellenza continentale ed arriveranno, al termine della stagione, alla finale di Champions League contro il Real. 

In una squadra stracolma di campioni o presunti tali, la prima rete millenaria spagnola si sviluppa su un calcio d'angolo da destra del Capitano Mendieta che confeziona un assist perfetto per il numero 14 Gerard, poi protagonista anche con la maglia del Barcellona, bravo a superare l'esperto difensore Juanfran nello stacco aereo.

Serie A

Stavolta partiamo a ritroso. Il primo gol del millennio in Serie A lo firma il bomber dalle cento maglie diverse, Maurizio Ganz, lesto a deviare in porta un tiro cross del partner d'attacco, Pippo Maniero. Chi lo subisce? Luca Marchegiani, portierone della Lazio, che a fine stagione vincerà meritatamente il secondo scudetto, dopo quello del 1974.

Al Penzo si gioca l’anticipo del quindicesimo turno della A, quello che coincide con l’Epifania: Eriksson decide di mandare in campo tutti i sudamericani, rientrati alla spicciolata dalle vacanze di fine anno ed il Venezia, già vittorioso con il medesimo punteggio sulla Lazio nella stagione precedente, passeggia su un campo ai limiti della praticabilità.

La batosta fa bene a Mihajlovic e compagni che solo quattro giorni dopo, sfruttando anche il pari della Juve a Parma, con i gialloblù in inferiorità numerica, superando il Bologna per 3-1 con il gol nel finale del semi-debuttante Fabrizio Ravanelli, festeggiano il Centenario, davanti ad una meravigliosa cornice di pubblico, da primi in classifica!

 

Nella stagione successiva, non sarà il primo gol dell’anno, ma costituiranno una sorpresa clamorosa, le due reti che porteranno i Napoli alla vittoria sulla Lazio all’Olimpico: il gol di Amoruso ed il fantozziano autogol di Pancaro determineranno la fine del fortunato rapporto tra Sven Goran Eriksson e Sergio Cragnotti.

Le prime segnature dei due decenni hanno un minimo comune denominatore: Mario Balotelli!

Il gol del 2010, a Verona contro il Chievo, in un antesignano lunch match. L’allora ventenne attaccante viene schierato da Mourinho a destra nel tridente di trequartisti in appoggio al Principe Milito. Siamo al 12', dopo un sospetto contatto in area nerazzurra, parte il classico contropiede dell'Inter: palla da Pandev a Sneijder che allarga di prima intenzione a destra sull'accorrente Balotelli: SuperMario, dopo una prima respinta di Stefano Sorrentino supera la bandiera clivense!

Può avere dell'incredibile, ma il primo gol del 2020, domenica 5 gennaio, sempre in un incontro iniziato alle 12.30, lo firma... Mario Balotelli! Con la maglia del Brescia, è pronto a sfruttare un inaccettabile errore del brasiliano Luiz Felipe e fulmina con un chirurgico diagonale a incrociare di sinistro Thomas Strakosha. La Lazio, con un gol allo scadere di Immobile, ribalterà il risultato..

Niccolò Zanellato

Nel 2019 il primo gol dell'anno nuovo in Serie A arriva addirittura il 19 gennaio: dopo il doppio turno sotto le Feste, con la Lega che cerca di emulare la tradizione del boxing day inglese, le squadre hanno ben due settimane di sosta prima di riprendere gli allenamenti. Nell'anticipo del sabato alle 15 contro il Torino, Zaniolo, sugli sviluppi di una punizione laterale, con il destro arpiona da terra il pallone e di sinistro, lo scaraventa con una forza impressionante alle spalle dell'incolpevole Sirigu.

Con la A ferma, il primo gol ufficiale, invece, lo segna una settimana prima, Luis Alberto di sinistro a Benedettini del Novara, nell'incontro degli ottavi di finale di Coppa Italia, trofeo che la Lazio che poi vincerà a maggio, superando all'Olimpico 2-0 l'Atalanta.

Se il primo gol della stagione 2020/2021 è stato realizzato da Castrovilli in Fiorentina - Torino, la rete che inaugura l'anno solare 2021, invece il 3 gennaio nell'incontro delle 12.30 a San Siro tra Inter e Crotone, è di Niccolò Zanellato, che coincide con primo gol in A per il centrocampista '98 ex Milan!


*L’immagine è di Antonio Calanni (AP Photo). Prima pubblicazione 2 gennaio 2021.

March 17, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Indebitamento Serie A | Roma - 400 milioni

Già prima del difficoltoso (tanto per usare un eufemismo) 2020 la Serie A non brillava certo per stabilità dei conti economici dei club partecipanti.

Le voragini dei top club

Ancora -94 per la Roma

Il Milan troppo tempo senza coppe

Le contingenze di questi mesi non hanno fatto altro che allargare ancor di più un buco che, oggi e nei prossimi mesi diventerà un'autentica voragine.

Le "voragini" dei top club - 781 milioni

Solo prendendo a riferimento i dati di 4 "top club" del massimo campionato italiano, si arriva a sfiorare qualcosa come 800 milioni di debiti (781,6 milioni, per l'esattezza). Roma; -393,8 milioni di euro; Milan: - 195 milioni; Inter: -103,1 milioni (dato aggiornato al 31 marzo 2020); Juventus: -89,7 milioni.

Andiamo con ordine, i numeri relativi al club giallorosso sono quelli più freschi, diramati a inizio dicembre 2020. E, da qualsiasi angolazione li si voglia analizzare, si tratta senz'altro di dati massicci, che aprono la strada a numerose considerazioni, anche di respiro internazionale. Ma ci arriveremo.

Prima, infatti, occorre partire dalle analisi generalizzate del fenomeno di "picchiata" dell'economia del football. Che, se spaventa in Serie A, fa prefigurare gli scenari più mesti in tutte le categorie inferiori e non serve essere catastrofisti per pronosticare - se le cose non cambieranno velocemente - una riorganizzazione - da zero - del calcio dilettantistico e pure di quello semiprofessionistico.

In questo senso, una voce terribilmente incisiva è relativa all'assenza del pubblico: mancati incassi al botteghino unita a una grossa fetta di ricavi legati alla visibilità degli sponsor che pagano per i cartelloni pubblicitari, che appaiono sì in televisione ma che, pure, non esauriscono le loro funzioni "dal vivo".

Non solo, il particolare anno ha portato a uno sfasamento della chiusura degli esercizi commerciali, in particolare alle operazioni legate al 30 giugno 2020 (su tutte, i prestiti con diritto o obbligo di riscatto) inevitabilmente dirottate all'esercizio 2020-2021.

Ulteriori 94 milioni di indebitamento per la Roma

Dicevamo del dato legato alla Roma: il passaggio societario da James Pallotta a Dan Friedkin non ha contribuito a porre un freno alle perdite del club giallorosso e, dalle righe del comunicato societario (richiesto a settembre dalla Consob, la Commissione nazionale per le società e la Borsa), si legge che l'indebitamento finanziario è pari, come anticipato, di 393,8 milioni di euro, in aumento di 94 milioni rispetto al 30 giugno 2020.

Numeri che, va da sè, rendono praticamente "obbligatoria" la qualificazione alla prossima Champions League della squadra di Paulo Fonseca, per poter sperare in introiti "ristoratori" massicci.

Milan: ha influito anche la mancata partecipazione alle coppe

E, abbiamo visto, tra i top club citati di cui - a oggi - risultano note i dettagli delle vicissitudini finanziari, non se la passa certo meglio il Milan: il 2020 - con tutte le sue difficoltà ormai arcinote - ha portato a quasi 200 milioni di indebitamento. A incidere, però, in questo caso, è stata anche la mancata partecipazione alle coppe europee (per rinuncia all'Europa League, per la verità) nel corso della stagione 2019-2020, con un conseguente e ulteriore calo delle entrate per conto delle sponsorizzazioni.

 

Numeri significativi dal momento che, nello scorso esercizio finanziario, i ricavi del club rossoneri erano arrivati a 241,1 milioni di euro, che certo non si sono potuti rallentare nel 2020 con le relative contingenze. Perdite che, ad ogni modo, non sembrano destare particolare preoccupazione in società che, in una nota ufficiale, ha sottolineato l'importanza del costante supporto di Elliott "che garantisce la stabilità finanziaria di AC Milan e ha comunque consentito importanti investimenti, i cui effetti inizieranno a essere visibili nel prossimo futuro".

E, ancora, in casa Milan, anche grazie ai risultati straordinari della gestione tecnica di Stefano Pioli, si vuole comunque guardare al futuro in termini positivi e ottimistici: "Escludendo l'impatto delle circostanze esogene eccezionali - si analizza nel medesimo comunicato -, i risultati dell'esercizio approvato possono considerarsi significativamente migliorati e in linea con le aspettative del club, impegnato verso la conformità al fair play finanziario".
 

*L'immagine di apertura è di Nousha Salimi (AP Photo). Prima pubblicazione 2 gennaio 2021.

 
March 18, 2021
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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Lozano stipendio | Lozano costo trasferimento | Idolo Messico e Napoli

“Gattuso, pone El Chucky”. Una frase che chiunque frequenti i social network avrà suo malgrado letto parecchie volte, soprattutto quando capitava sugli account del Napoli. Per buona parte della scorsa stagione, le pagine del club partenopeo sono infatti state prese d’assalto incessantemente dai tifosi messicani, che chiedevano al tecnico calabrese (molto spesso storpiato in “Gatusso” e a volte riempito di insulti irripetibili) di schierare dal primo minuto il loro idolo.

Lozano e il Napoli

Le cifre record del trasferimento

I successi in Messico

Lozano con Il Tricolor

Già, perché Chucky è al secolo Hirving Rodrigo Lozano, nato a Città del Messico nel 1995, attaccante esterno del Napoli. Uno che nel suo paese ad appena 25 anni è già una leggenda, al punto che il fatto che all’allora San Paolo facesse panchina non poteva essere accettato. Ora però si parla al passato, perché alla fine Gattuso El Chucky…l’ha posto eccome e ora il messicano è fondamentale per le fortune stagionali degli azzurri.

I numeri di Lozano

Per lui tra settembre e dicembre 2020 sono arrivate già 19 presenze in stagione, buona parte delle quali dal primo minuto, e addirittura sette reti, più di quante (appena 5, di cui 4 in campionato e una in Champions League) ne aveva realizzate nella prima stagione in Italia in 34 partite, iniziate per la maggior parte tra le riserve.

Nella prima parte del 2019/20 Lozano ha pagato lo scotto del trasferimento da un campionato meno competitivo come l’Eredivisie, ma anche il pessimo inizio di campionato del Napoli, all’epoca nelle mani di Ancelotti. Quando poi a Castel Volturno è arrivato Gattuso, il classe 1995 ha fatto una lunga conoscenza della panchina, perché Ringhio non vedeva ancora in lui un calciatore in grado di lavorare per la squadra, in grado di interpretare il ruolo da esterno nel 4-3-3 molto compatto che il campione del mondo aveva in mente.

Ora però El Chucky, come ha ammesso anche più volte il suo tecnico, è pronto e i risultati si vedono eccome. E giustificano anche la spesa fatta per lui dal club.

Un acquisto record

Prima di comprare Osimhen per 70 milioni di euro, Lozano era infatti il calciatore più pagato della storia del Napoli. Per portarlo in Serie A, gli azzurri hanno sborsato quasi 40 milioni di euro tra parte fissa e bonus, fissando la clausola rescissoria dell’attaccante a 130 milioni di euro.

Per lui uno stipendio lordo di 6,8 milioni di euro, che grazie alle agevolazioni previste dal Decreto Crescita, ammesso che vengano approvate dal Governo, si trasformano in 4,5 milioni netti. L'ingaggio è praticamente lo stesso rispetto ai suoi colleghi di reparto, con il solo Koulibaly a guadagnare sensibilmente di più.

 

A giustificare queste cifre c’erano le prestazioni con la maglia del PSV, ma anche un agente molto speciale: Mino Raiola, che ha ottenuto la sua procura e lo ha aiutato a spiccare il volo dopo due stagioni in Olanda in cui l’attaccante ha dato mostra di tutto quello che poteva fare. A Eindhoven, Lozano lascia un ottimo ricordo, oltre che una bella cifra nelle casse del club: 79 partite, 40 reti e 23 assist, che hanno portato anche alla vittoria dell’Eredivisie 2017/18. Un ottimo affare, considerando che al PSV il calciatore è costato 12 milioni dal Pachuca e ha quindi portato una plusvalenza da circa 30 milioni di euro.

I successi in Messico

Ma c’è anche qualcuno a cui il talento dell’attaccante…non è costato praticamente nulla. Il messicano cresce infatti nelle giovanili del Pachuca, con cui esordisce nella massima divisione nel 2014 ad appena 19 anni. L’ascesa del ragazzo, che tutti quanti chiamano “Chucky” per la somiglianza con il leggendario protagonista de “La Bambola Assassina”, è fulminea.

Lozano è…un cecchino non solo nel soprannome, ma anche in area di rigore. Considerando che non è un centravanti, ma può giocare indifferentemente a destra o a sinistra in un tridente, i suoi numeri sotto porta sono più che buoni. E quando al Pachuca entra in prima squadra, non ne esce praticamente più. In appena quattro stagioni arrivano ben 141 presenze, condite da 41 reti e 28 assist. Il che dimostra che il percorso in Olanda è stato fondamentale per la sua maturazione, dato che in un campionato certamente più competitivo le stesse statistiche sono state ottenute in poco più della metà delle partite.

Lozano e il Tricolor

Ma se in Messico Lozano è già un mito, non è solo per le prestazioni con la sua vecchia squadra di club, con cui ha vinto un campionato messicano e la Champions League nordamericana, vincendo anche la classifica dei marcatori del torneo continentale.

Anche le prestazioni con la maglia del Tricolor, a qualsiasi livello, hanno contribuito a renderlo il degno erede di Chicharito Hernandez, un altro che nel corso degli anni è sempre stato seguitissimo dai suoi connazionali durante le esperienze al Real Madrid e al Manchester United.

Già dai tempi dell’Under-20, il talento era evidente ed è stato confermato quando il Messico ha vinto l’edizione 2015 dei campionati continentali anche grazie alle sue cinque reti. E poi anche con la nazionale dei grandi Lozano ha dato il suo contributo, partecipando ai mondiali del 2018 e segnando la rete della clamorosa vittoria per le scommesse calcio del Tricolor contro la Germania campione in carica.

Dunque, anche un colpo di marketing quello del Napoli, che si è assicurato un seguito enorme in Messico e sui social network. Sempre a patto che El Señor Gattuso (pardon, Gatusso) decida di…poner El Chucky con una certa frequenza. Anche perché i numeri confermano che male decisamente non fa…

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Luca Bruno (AP Photo). Prima pubblicazione 2 gennaio 2021.
 

April 5, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Numeri Serie A | Record individuali | primati di squadra

Un arsenale di dati, un kolossal di statistiche su squadre, calciatori, allenatori, arbitri, partite che hanno scritto la storia, seppur attraverso un contributo apparentemente irrilevante, della Serie A italiana dal 1929 a oggi.

Tanto è il “Grande Libro dei Calciatori di Serie A”, edito da Return, vergato con dovizia di particolari da Fabio Lo Cascio, un informatico di Palermo con una smisurata passione per il calcio. E smisurata è anche la sua produzione letteraria: è autore anche della collana “Tutto il Calcio Numero per Numero”, dove raccoglie i numeri delle 19 squadre che hanno partecipato al maggior numero di campionati di serie A.

Infine l’“Annuario del Campionato di Calcio 2019-20”, rappresenta compendio numerico su tutto ciò che è avvenuto sui campi da calcio della massima serie durante lo il relativo campionato. 888Sport ha intervistato l’autore.

"90°, il minuto nel quale si segna di più"

Dove nasce questa passione?

Radici molto lontane. Già dagli anni Sessanta, ragazzino, usavo riportare nei quaderni di scuola le formazioni delle squadre di allora; per intenderci la Sarti, Burgnich e Facchetti o Negri, Tumburus e Pavinato. E sempre a quel tempo cominciai a collezionare almanacchi e riviste ad argomento calcistico.

Poi con l’avvento dell’informatica “popolare” ho realizzato le prime applicazioni per l’immagazzinamento di tutti i dati raccolti che man mano ho perfezionato e finalmente trasferito sul supporto cartaceo, coronando il sogno di pubblicare una storia numerico-statistica del campionato di serie A a girone unico.

L'autore Fabio Lo Cascio

Ad oggi oltre il “Grande Libro dei Calciatori di Serie A” ho pubblicato la collana “Tutto il Calcio Numero per Numero”, un’opera in diciannove volumi che racconta la storia del massimo campionato attraverso i numeri delle prime 19 squadre in ordine di presenze nella massima serie e cioè Inter, Juventus, Roma, Milan, Fiorentina, Lazio, Torino, Napoli, Bologna, Sampdoria, Atalanta, Genoa, Udinese, Cagliari, Bari, Vicenza, Palermo, Verona e Triestina..

Quali sono le fonti cui ha attinto?

Il mio archivio, che ho costruito nel tempo, l’ho potuto confrontare, in quelle parti che necessitavano di un controllo, con La Gazzetta dello Sport di cui possiedo il digitale dagli albori, Il Calcio Illustrato, Corriere dello Sport - Stadio, La Stampa nonché tutte le varie pubblicazioni a tema come quelle di Matarrese, Fontanelli, Tommasi ecc. Il sigillo a tutto, comunque è arrivato dalla revisione storica, specie del periodo pre bellico, da Fabrizio Schmid, una delle fonti più autorevoli del settore.

 

Quali sono i record che l'hanno lasciata davvero basita?

Ma guardi, più che i record in assoluto mi ha lasciato davvero colpito l’esperienza di Davide Stirpe che non ha potuto essere presente nel mio grande libro dei calciatori perché il suo esordio in panchina, in un Lazio-Parma del 2001, non fu omologato in quanto partita sospesa per un nubifragio al 14esimo minuto del primo tempo e lui mai più inserito in una lista presentata ad un arbitro di serie A, accontentandosi di una onesta carriera tra B e C. Nella ripetizione della gara, Simeone, nella foto di apertura, realizzò l'unico gol.

"Sono 1700 giocatori andati in panchina e mai scesi in campo"

A proposito di questo episodio, ha riscontrato che accade spesso che un giovane venga aggregato alla prima squadra salvo poi finire nel dimenticatoio?

Consideri che nel mio libro vengono riportare le schede anagrafiche di oltre 1700 giocatori andati in panchina e mai scesi in campo e cioè oltre il 15% del totale dei giocatori riportati. Certamente questo denota una certa “prudenza” dei nostri allenatori a puntare sui giovani forse eccessivamente condizionati dal risultato. Va inoltre detto che la tattica (aspetto sicuramente molto legato anche all’esperienza) la fa da padrona rispetto all’esuberanza giovanile.

Dopo il nuovo record di Leao, si ricorda quante reti sono state realizzate al primo minuto di gioco?

Al primo minuto di gioco sono state realizzate, a tutt’oggi, 421 reti su un totale di quasi 70.000, mentre il record in assoluto è relativo alle reti segnate al 90esimo minuto: sono 1078.

La copertina del libro!

Ha in cantiere altri lavori?

La prossima opera sarà “Il Grande Libro degli Arbitri di Serie A”, con tute le schede sullo stile di quelle dei calciatori e tutte le tabelle comparative con ogni singola squadra ed in più altre curiosità statistiche dal mondo arbitrale della massima serie. Nel 2021 dovrebbe inoltre vedere la luce, per la collana “Tutto il Calcio Numero per Numero”, il libro sul Parma con incluso l’aggiornamento alla stagione precedente. Mi preme, infine, fare un appello agli appassionati.

Prego...

Visitate il sito www.numeridelcalcio.com e in special modo la sezione statistiche.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Andrew Medichini (AP Photo); l'intervista è stata realizzata da Federico Cenci. Prima pubblicazione 2 gennaio 2021.

March 17, 2021
888sport
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Nicolò Melli | Dallas | Italiani in NBA 2022

Melli arriva un po’ tardi nella NBA, a 29 anni, forse anche a causa di infortuni importanti. Grazie ad una straordinaria intuizione degli agenti Matteo Comellini e Sam Goldfeder, dopo due esperienze all’estero, prima in Germania e poi in Turchia, il reggiano approda nella umida ma affascinante e davvero poco statunitense New Orleans! 

La firma con la Room Exception

Record di punti all'esordio

N Podcast

Playoff 2021?

Gli sponsor

Discreto tiratore, fa parte, tecnicamente parlando, dei lunghi “vecchio stile”. Nella stagione che è appena iniziata potrebbe ritagliarsi uno spazio più importante rispetto ai numeri, di seguiti elencati, di quella d’esordio.

Il nuovo centro dei Pelicans Steven Adams, prelevato da OKC, infatti, potrebbe aver bisogno spesso di rifiatare per integrarsi al meglio con la stella della squadra, Zion Williamson, prima scelta assoluta del 2019 e nuovo fenomeno, anche mediatico, della Lega.

Melli arriva a Dallas il 25 marzo 2021.

Bamberg e Fenerbache

Proveniente dall'Olimpia, n Germania, Melli ha vinto due campionati tedeschi con il Bamberg. Nel 2017 firma un triennale con il Fenerbache, preferendo i turchi e quella strong vibration ricevuta dal colloqui con Obradovic agli Atlanta Hawks, specialisti negli USA a contrattualizzare i cestisti italiani! 

Nella finale di Eurolega 2018, persa contro il Real Madrid a Belgrado, Nicolò firma la migliore partita della sua carriera, riscrivendo le statistiche della più importante manifestazione continentale: partendo dalla panchina, realizza 28 punti.

Non si leggeva di una singola prestazione del genere nell’atto conclusivo della Champions di Basket, dalla indimenticabile serata di Atene del 1985, quando Drazen Petrovic, mise a referto 36 punti, senza tiri da tre, in una finale al cardiopalma vinta dal suo Cibona Zagabria sul Real Madrid.

Nella seconda stagione di Melli con i turchi i suoi numeri sono in Europa sono di 36 presenze, 7 punti a partita, 40% dall’arco.

La firma con la Room Exception


Si accorda nel 2019 con New Orleans per un biennale, da 8 milioni di dollari complessivi. Per fargli sottoscrivere l'intesa, Il general manager Trajan Langdon, ex guardia tiratrice  cresciuta a Duke e con una parentesi non indimenticabile in Italia con la gloriosa canotta della Benetton Treviso, ha sfruttato una delle eccezioni, attraverso le quali, una franchigia può firmare un atleta, sforando il salary cap.

Per liberarlo dall'ultimo anno di contratto con il Fenerbache, inoltre, la franchigia della Louisiana ha dovuto riconoscere un buyout ai turchi: non si conoscono ufficialmente le cifre esatte, ma dovremmo aggirarci intorno al milione di dollari: un investimento, in ogni caso migliore, dell'acquisto di Vedat Muriqi della Lazio dai cugini calcistici della Polisportiva dei Canarini Gialli!

Nel caso in esame, quando il 30 giugno 2009, il classe 1991 di Reggio Emilia approda in NBA, raggiungendo i nostri Gallinari e Bellinelli, la formula contrattuale utilizzata è quella della Room Mid-Level Exception: attraverso questa clausola, ci si può assicurare un cestista per massimo due stagioni, e con uno stipendio non superiore ai 4.8 milioni.

Record di punti: 14 all’esordio, contro i Raptors

Melli nella stagione d’esordio nella Lega più amata del mondo, ha disputato 60 delle 72 partite, iniziando nel quintetto titolare 8 volte. Con una media di poco più di 17 minuti in campo, ha totalizzato la dignitosa media punti a partita di 6.6.

In una delle 8 partenze dall’inizio, firma 20 punti ed una prova maiuscola nella bella vittoria all’overtime contro Detroit a gennaio 2020, con i Pelicans falcidiati dalle assenze: come dichiarato dallo stesso Nicolò, “Nella Nba bisogna cercare di farsi trovare pronti nel momento giusto”.  

Oltre il record per un italiano di 14 punti nella serata della consegna degli anelli ai Raptors con l'intera Canada in festa, l’altra prestazione coincide con i 20 punti contro Golden State con un clamoroso 6 su 7 dalla linea dei 7,25 metri


N Podcast

Nella tormentata estate NBA 2020, Melli ha realizzato un piccolo capolavoro editoriale. Dalla bolla di Orlando, ha pensato e diretto con la competenza del padrone del microfono, neanche fosse Fabio Volo, cinque puntate, pubblicate una per settimana, realizzate con l'intervento degli altri protagonisti italiani della NBA.

Il riassunto dei colloqui tra i nostri rappresentati nel basket USA meriterebbe decisamente un articolo a parte. Qui citiamo alcuni degli spunti più esilaranti, in rigoroso ordine cronologico. Abituati alle interviste di bassissimissimo contenuto dei calciatori, queste pillole su Spotify tra cestisti sono vero e proprio materiale da master di comunicazione post universitario!

Si parta dal 1° episodio, con la battuta, ma non troppo, del Gallo che, in relazione al coinvolgimento sugli spalti, del pubblico americano, gli tarpa subito le ali: “Nico, non ti aspettare la curva del Fenerbahce…”. In attesa di una vera pizza come si deve, simpatiche le domanda tra i due sulla gestione delle franchigie sulle due suite a disposizione e sul numero di valigie necessarie per affrontare il soggiorno in bolla. Incredibile l’aneddotto su Richaun Holmes, evaso per... andare a ritirare dei gioielli!

Nella seconda puntata, Melli, scambiato per un fisioterapista, nei controlli di rito, analizza con Riccardo Fois, membro dello staff tecnico dei Suns, il meraviglioso attaccamento degli atleti alle università di appartenenza. Il tecnico sardo, a Gonzaga dal 2014 al 2019, evidenzia come questo sentimento non accomuni solo compagni di squadra tra i Bulldogs di una o più determinate stagioni, ma sia comune in tutti quelli, anche in anni diversi, abbiano frequentato, non necessariamente come atleti sportivi di prima fascia… la magia del College!

Nel podcast successivo è protagonista Belinelli, allora anche un giocatore NBA. Si parla di affitti sbagliati e della criticità di trovarsi, a stagione in corso, coinvolti in uno scambio tra due franchigie. Piene di spunti interesaanti anche le ultime due puntate con Sergio Scariolo e Matteo Zuretti, Chief International Relations and Marketing della Nbpa.

Playoff 2021?

I Pelicans sono ripartiti dalla terzultima posizione della Western Conference. Il record finale del 2019/2020 è stato di 30-42 , ad una sola lunghezza da Sacremento e a due da San Antonio.

Con Zion al secondo anno, Brandon Ingram giocatore più migliorato della Lega ed un folto ed agguerrito gruppo di giovani nel roster, con Stan Van Gundy in panchina, al quale i lunghi alla Melli piacciono da sempre, non ci stupiremmo più di tanto se per le scommesse NBA dalle parti dello Smoothie King Center si giocherà qualche parte di play off nel giugno 2020!

In attesa che Nico Mannion prenda confidenza con la nuova realtà, questo aiuterebbe, naturalmente, il nostro Melli a rinegoziare il suo contratto in estate e restare con profitto in NBA!

Melli viene scambiato con Dallas il 25 marzo 2021.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Mike Ehrmann (AP Photo). Prima pubblicazione 9 gennaio 2021.

December 25, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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