Italians do it better

Italians do it better, gli italiani lo fanno meglio. Un modo di dire sempre molto in voga, soprattutto quando si parla della Premier League. Quando negli anni Novanta il campionato inglese ha aperto le porte a un maggiore afflusso di stranieri, il Belpaese è subito diventato uno dei primi…esportatori di calciatori verso il pallone di Sua Maestà.

Una storia, quella degli italiani in Premier, che ha visto protagonisti giocatori, allenatori e dirigenti, con esperienze molto diverse, tra trionfi e delusioni.

L'ultimo, in ordine temporale è Federico Chiesa che, dopo il contratto sottoscritto il 28 agosto 2024, sarà, con la sua maglia numero 14, il settimo italiano della storia del Liverpool.

Partiamo dall'inizio con la nostra panoramica!

Silenzi il primo, Zola il più forte in Premier 

Quando si parla di giocatori, il primo nome della storia è quello di un vero e proprio attaccante di culto degli anni Novanta, ovvero Andrea Silenzi, che nel 1995 accetta l’offerta del Nottingham Forest.

La carriera inglese del centravanti non è di quelle memorabili, ma funge da apripista, perché gli italiani cominciano ad arrivare in Inghilterra in forze.

Magic box Zola contro lo United!

Il nome più altisonante è quello della leggenda Gianluca Vialli, che dopo la Champions vinta e sollevata da capitano con la maglia della Juventus decide di fare il grande passo e di diventare un calciatore di un Chelsea decisamente made in Italy, considerando che con lui approdano a Stamford Bridge anche Roberto Di Matteo e Gianfranco Zola, il più performante in Inghilterra, insieme a Paolo Di Canio!

Gianluca Vialli leggenda anche come Manager

Con i Blues, Vialli inaugura un altro filone, quello degli allenatori tricolori in Premier League perché nel 1998 la società gli affida il ruolo di player-manager.

La rovesciata marchio di fabbrica di Gianluca Vialli!

I risultati sono assai positivi, considerando che il Chelsea targato Vialli vince immediatamente la Coppa di Lega e la Coppa delle Coppe e che in bacheca arriveranno anche una FA Cup, una Charity Shield e una Supercoppa UEFA.

Vialli è dunque il primo di 13 allenatori italiani che si sono cimentati con la Premier League, una lista che va, alfabeticamente parlando, da Ancelotti a Zola, di cui Roberto De Zerbi è l’attuale rappresentante.

Franco Baldin inizia la tradizione dei dirigenti italiani

Anche i dirigenti italiani cominciano a fare gola alle squadre inglesi. A dimostrarlo ci sono un paio di esperienze, entrambe curiosamente al Tottenham.

La prima è quella di Franco Baldini, che dopo essere stato già assistente di Fabio Capello nella nazionale di Sua Maestà, diventa direttore tecnico degli Spurs nel 2013, ruolo che ricoprirà fino al settembre 2015.

Qualche anno più tardi, nel 2021, tocca a Fabio Paratici presentarsi dalle parti di White Hart Lane, come direttore generale, salvo poi lasciare il club nell’aprile 2023.

Gli italiani che hanno vinto in Inghilterra

Affidarsi agli italiani, che sia in campo o in panchina, si rivela spesso un’idea vincente per le società inglesi. Sono infatti parecchi gli alfieri del calcio tricolore che hanno conquistato trofei oltremanica.

Gli esempi migliori sono forse quelli di Emerson Palmieri, che con il Chelsea ha vinto Champions League ed Europa League e che ha sollevato la Conference League col West Ham insieme ad Ogbonna e di Roberto Di Matteo, che ha clamorosamente guidato i Blues alla vittoria della Champions, da sfavoritissimo per le quote calcio e della FA Cup nel 2012.

Emerson ed Ogbonna festeggiano a Praga!

Tra gli allenatori vincenti ci sono anche Vialli, Ancelotti (Premier, FA Cup e Community Shield con il Chelsea), Mancini (Premier, FA Cup e Community Shield con il Manchester City), Ranieri (l’indimenticabile Premier vinta dal Leicester), Conte (Premier e FA Cup con il Chelsea) e Sarri (Europa League con il Chelsea).

Tra i giocatori vincenti, tra competizioni nazionali e internazionali, ci sono Mario Balotelli, ma anche Jorginho, Zola e persino nomi meno altisonanti come quello di Federico Macheda, fondamentale nel titolo conquistato dal Manchester United nella stagione 2008/09.

I connazionali protagonisti della Premier 2024/2025

Al momento attuale, gli italiani in Premier League sono nove, otto calciatori e un allenatore.

Sandro Tonali, al primo vero anno con il Newcastle dopo la squalifica della stagione passata, è diventato l’italiano più costoso di sempre, sia in generale che per la Premier League, ed è volato a Newcastle a rimpinguare un contingente che vedeva arruolati, in quel momento, anche Jorginho all’Arsenal, Guglielmo Vicario e Destiny Udogie al Tottenham, ben tre connazionali (Gianluca Scamacca, Emerson Palmieri e Angelo Ogbonna) al West Ham e anche Denis Franchi, portiere del Burnley.

Oltre al ritorno in A di Scamacca, l’unico tecnico tricolore presente al momento oltremanica, dopo l'addio al Brighton di  Roberto De Zerbi, è Maresca sulla panchina del Chelsea.

Tonali diventa l'italiano più pagato

Ma quanto guadagnano gli italiani in Premier League? Il paperone è sicuramente Tonali, forte del suo contratto appena firmato che parla di 7 milioni di euro netti a stagione, che possono diventare 9 a seconda di bonus più o meno raggiungibili.

L’altro titolare fisso, Vicario, guadagna 2,5 milioni a stagione. Jorginho, anche per questa stagione alla corte di Arteta, ha mantenuto all’Arsenal il suo ingaggio da 6 milioni a stagione che percepiva al Chelsea (che lo rendeva l’italiano più pagato in Premier fino all'arrivo dell'ex tuttocampista rossonero).

Vicario portiere top

Cala il Gvardiol del City

Oltre all'ingaggio dell'estremo difensore spagnolo Raya, l'unico grande colpo dell'estate dei Gunners, dopo gli splendidi 89 punti della stagione 2023/2024, con una sola partita persa da gennaio in avanti, è stato l'acquisto, per ben 45 milioni di euro, di Riccardo Calafiori.

Calafiori nella sfida contro l'Aston Villa

Dopo l'anno meraviglioso alla corte di Thiago Motta a Bologna, che lo aveva pagato solo 4 milioni, il giovane difensore romano arriva in Premier in un progetto tecnico assolutamente interessante.

Nella difesa a 4 di Arteta non partirà titolare, considerando la presenza in rosa di calciatori strutturati come il centrale brasiliano Gabriel e l'esterno basso ucraino Zinchenko, ma nelle idee dell'ex collaboratore tecnico di Guardiola, Cala potrebbe ricoprire le stesse funzioni tattiche che rendono, di fatto, il croato Gvardiol, il secondo, dopo solo Sua Meastà Rodri, titolare imprescindibile del City.

Nell'avventura, si fa per dire, degli Azzurri ad Euro 2024, Calafiori, nelle tre partite giocate è stato sempre protagonista, non solo per l'assist a Zaccagni: la sua duttilità in campo sarà un elemento prezioso per i Gunners, anche in fase di costruzione dal basso.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 29 luglio 2023.

August 30, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Nba Payroll: le franchigie che spendono di più nella Lega

Si avvicina la nuova stagione NBA e come sempre, dopo il Draft, è il momento delle trattative tra le franchigie ma anche dell’acquisizione dei free agent, ovvero i giocatori rimasti senza contratto.

Nel calcio, si tratta di una situazione molto favorevole per il giocatore, che può negoziare un ingaggio molto più alto, sapendo che il suo cartellino non costerà nulla al suo nuovo club. Ma nel basket, anzi, nella lega statunitense questo non accade, perchè i cartellini non esistono, ma anche perchè le franchigie devono rispettare dei limiti imposti dalla stessa NBA, ovvero il cosiddetto salary cap.

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Il salary cap soft della NBA

A differenza di altre leghe come la NFL, in cui il salary cap è detto “hard”, per la scarsità di eccezioni alla regola, nel salary cap “soft” della NBA ci sono alcune eccezioni che permettono di sforare (come quella che permette di rinnovare il contratto ai propri giocatori) la cifra prevista. Ma questo non significa che si possa spendere quanto si vuole.

O meglio, si può, ma…la si paga cara, sotto forma di “luxury tax”, ovvero una cifra che la franchigia paga per ogni dollaro di ingaggi che sfora il salary cap, cifra che poi viene distribuita tra le altre franchigie. Il salary cap per la stagione 2022/23 è stato di 123 milioni di dollari, con la luxury tax applicata per tutte le spese superiori ai 150 milioni.

Alla fine, a pagarla sono state 9 franchigie su 32, con il caso dei Los Angeles Clippers che, avendo sforato di 40 milioni di dollari il limite della luxury tax con 190 milioni di ingaggi, hanno pagato una tassa di altri 168 milioni.

I Los Angeles Clippers spendono più di tutti

E per il 2023/24? Le cifre attuali non sono definitive, perchè le squadre stanno lavorando sia per portare nuovi giocatori che per, eventualmente, liberare spazio salariale cedendone altri.

Ma anche. per la prossima stagione, la franchigia con il monte stipendi più alto è quella dei Los Angeles Clippers, che arrivano a 183 milioni di dollari.

Basta pensare che 91 su 183 arrivano da due soli contratti, quelli di Paul George e Kawhi Leonard, visto che entrambi guadagnano oltre 45 milioni di dollari a stagione. Lontano anni luce c’è il terzo paperone dei Clippers, ovvero Marcus Morris, a 18 milioni, seguito poi da tutti gli altri. E viste le cifre spese, ovvio che l’eliminazione al primo turno contro i Miami Heat negli scorsi playoff abbia fatto arrabbiare non poco la dirigenza.

A proposito degli Heat, anche la franchigia della Florida non bada a spese e tallona i Clippers, arrivando a 183 milioni e a giusto qualche decina di migliaia di dollari dai californiani. In questo caso però i contratti sono mediamente più alti, con Jimmy Butler che guadagna 45 milioni, ma anche Bam Adebayo a 32, Kyle Lowry a 29, Tyler Herro a 27 e Duncan Robinson a 18, per un quintetto iniziale da quasi 30 milioni di media a stagione. E dopo la finale raggiunta nella stagione 2022/23, un monte stipendi così alto crea la necessità di puntare all’anello.

Steph Curry è l'atleta che guadagna di più in NBA!

Chiudono la top 3 i Golden State Warriors, con 180 milioni di dollari.

Una bellissima immagine di Stephen Curry!

La parte del leone la fa ovviamente Stephen Curry, che con i suoi 52 milioni a stagione è il giocatore più pagato della lega, ma che Klay Thompson (43 milioni) o Chris Paul (30) non è che guadagnino poco…

Il nuovo contratto di Nikola Jovic

E i campioni in carica? I Denver Nuggets hanno anche loro sforato il limite della luxury tax nella scorsa stagione e continueranno a farlo, con una spesa di 163 milioni di dollari, a cui contribuisce non poco il nuovo contratto di Nikola Jovic, straordinario nella sua sequenza di triple doppie anche per le scommesse sportive!

Il serbo guadagnerà 48 milioni, ma il suo accordo è destinato a crescere nelle prossime annate, fino ad arrivare a quasi 60 milioni di dollari nella stagione 2025/26.

Dei Rockets la spesa più bassa dell'intera Lega

La squadra che spende di meno è invece Houston. I Rockets finora hanno liberato parecchio spazio salariale, scendendo a 71 milioni contro i 137 della scorsa stagione. Ma probabilmente ci sarà modo di accogliere qualcuno…e pagarlo parecchio.

I nuovi giocatori dei Rockets!

Ma nonostante queste cifre, il basket, escludendo la luxury tax, deve inchinarsi alle potenze degli altri sport made in USA. Considerando che le rose delle franchigie NFL e MLB sono molto più ampie, ci sta che si spenda di più sul campo da football o sul diamante.

Nessuno nel Mondo spende come i Mets

E facendo un paio di conti, la franchigia con il monte ingaggi più alto è quella dei New York Mets, che pagano un totale di 348 milioni di dollari di stipendi, seguiti dai “cugini” degli Yankees, fermi a 279.

L'esultanza dei Mets!

Nel football invece i paperoni sono i Cleveland Browns, con ben 90 giocatori sotto contratto, che costano un totale 266 milioni. Ma se si conta la luxury tax oltre agli ingaggi, alla fine…vincono i cestisti!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

July 6, 2023
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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