L'Olimpia Milano e le tre stelle nello sport

Nell'estate 2023, con la vittoria nella finale scudetto contro la Virtus Bologna, l’Olimpia Milano, con Datome MVP delle Finals nella sua last dance, si è aggiudicata il trentesimo titolo nazionale della sua storia e di conseguenza può aggiungere sulla maglia la terza stella dorata.

Solo 12 mesi più tardi, mentre l'Inter festeggia ancora la seconda stella nerazzurra, l'Olimpia vince il terzo Scudetto consecutivo, il numero 31 di sempre!

Del resto, nel basket come nel calcio e anche in altri sport, è consuetudine apporre una stella sulla divisa quando si raggiunge un determinato numero di vittorie.

I titoli di Partizan e Panathinaikos nel basket

Nella pallacanestro continentale c’è una sola altra squadra tristellata, che è il Partizan Belgrado. Per i serbi, però, i campionati sono 23. La terza stella è invece legata alla vittoria dell’Eurolega, mai scontata anche per le scommesse sportive!

Il Partizan contro Milano

Nel novero ci dovrebbe essere anche il Panathinaikos, se non fosse che in Grecia si assegnano due stelle ogni 10 titoli. Dunque, gli ateniesi ne hanno 6 (per 39 scudetti), che paradossalmente è anche il numero delle Euroleghe vinte dal club. Proprio come per l’Olimpia, che ne ha tre!

Nel calcio, soprattutto in quello europeo, la stella dorata tende a segnalare la vittoria di 10 titoli nazionali. Sono dunque parecchi i club che ne vantano tre sulla maglia, a partire dalla Juventus, forte dei suoi 36 titoli di campione d’Italia.

La Juve, il Benfica e le altre con tre stelle

Tra le altre squadre del Vecchio Continente che indossano tre stelle ci sono gli austriaci del Rapid Vienna (32 titoli nazionali), i belgi dell’Anderlecht (34), i bulgari del CSKA Sofia (31), i finlandesi dell’HJK Helsinki (32), gli olandesi dell’Ajax (36), i portoghesi del Benfica (36), i cechi dello Sparta Praga (37), i serbi della Stella Rossa (31) e gli ungheresi del Ferencvaros (34).

La maglia dello Sparta Praga con 3 stelle!

E poi c’è un’eccezione, rappresentata dal Porto. Il club lusitano potrebbe indossare le tre stelle, avendo conquistato per 30 volte il titolo nazionale, ma ha preferito non farlo.

Il record di campionati vinti dal Celtic

Ma tre stelle non è certamente il limite massimo, anche se è difficile aggiudicarsi più di 40 campionati nazionali. Non impossibile però, come dimostrano alcuni casi europei. In Grecia c’è l'Olympiacos, forte di 47 titoli, che ne indossa quattro.

Andando altrove ci sono addirittura squadre pentastellate, come il Linfield in Irlanda del Nord con i suoi 56 titoli e i Glasgow Rangers in Scozia con 55 campionati. Anche da quelle parti c’è un’eccezione importante, quella dell’altro lato di Glasgow.

Il Celtic (56 titoli) potrebbe fregiarsi delle cinque stelle, ma ne indossa una sola per celebrare la Coppa Campioni 1967, anno in cui i Bhoys hanno fatto il Treble (che in realtà è un quadruple, vista la vittoria anche in Coppa di Lega).

La leggendaria finale Celtic - Inter!

La numerazione delle stelle in Bundesliga

Infine, ci sono i paesi in cui la matematica…è un’opinione, almeno quando si tratta delle stelle. In alcune nazioni infatti la stella si indossa dopo aver vinto “appena” 5 titoli nazionali, il che amplia non di poco il numero di club tristellati tra cui i bielorussi del Bate Borisov (15 titoli) o i danesi del Copenhagen e del KB (15 titoli anche loro).

Tre stelle le hanno anche gli israeliani del Maccabi Haifa (15), che però sono superati dal Maccabi Tel Aviv che ne ha 4 (23). Stessa situazione in Islanda, con le tre stelle di Fram e IA Akranes (18 titoli ciascuna), ma 5 per il KR (27) e 4 per il Valur (23), o in Turchia, dove Fenerbahce (19) e Besiktas (16) hanno tre stelle, ma il Galatasaray ne indossa 4 (23).

In Russia lo Spartak Mosca è arrivato a 4 stelle con i suoi 22 titoli, mentre la Germania fa totalmente eccezione. Il Bayern ha infatti vinto 33 volte il titolo, ma ha cinque stelle, perché la progressione da quelle parti è molto particolare e dice che 3 titoli valgono una stella, 5 due, 10 tre, 20 quattro e 30 cinque.

L'Argentina ha tre stelle!

Se si passa alle nazionali, la stella indica la vittoria di un titolo mondiale o, in alcuni casi, continentale. Dunque, l’unica rappresentativa con tre stelle è l’Argentina, che ha appena aggiunto la terza in Qatar, ma c’è anche chi ne ha cinque (il Brasile) o quattro (l’Italia e la Germania).

Anche l’Uruguay ne ha quattro, perché ai due Mondiali aggiunge anche le Olimpiadi 1924 e 1928, riconosciute dalla FIFA come edizioni “dilettantistiche” della Coppa del Mondo.

In Africa la Nigeria ha tre stelle, ma l’Egitto ne ha sette, il Camerun cinque e il Ghana quattro.

Quattro sono anche quelle del Giappone in Asia, mentre in Nord e Sud America e in Europa non si usa la stella per indicare la vittoria nella manifestazione continentale (altrimenti Germania e Spagna ne avrebbero altre tre e Argentina e Uruguay quindici in più ciascuna...).

Le più titolate nel rugby europeo

Per concludere, anche nel rugby europeo c’è la tradizione di assegnare una stella, ma in Francia e nelle isole britanniche lo si fa in seguito alla vittoria nella European Cup, la massima competizione continentale.

Dunque le squadre tristellate sono gli inglesi dei Saracens e i francesi del Tolone, ma esistono anche club con cinque stelle (altri francesi, quelli del Tolosa) e con quattro (gli irlandesi del Leinster). 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione il 26 luglio 2023.

June 14, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Blocco Roma e Juve per le Azzurre!

L’Italia si presenta ai Mondiali di calcio femminile sulla scia dei quarti di finale raggiunti nell’edizione 2019, ma soprattutto in seguito ad una enorme crescita del movimento nel Belpaese.

Se quattro anni fa c’era appena stato l’ingresso in Serie A delle sezioni femminili delle big, ora il pallone tricolore in rosa ha fatto passi da gigante, come dimostra anche l’ottima prestazione della Roma in Champions League e le tante calciatrici della A chiamate ai Mondiali dalle rispettive rappresentative!

A proposito delle giallorosse, la squadra di Spugna ha interrotto la serie di scudetti della Juventus e non è assolutamente un caso che a fare la parte del leone tra le preconvocate del CT Milena Bertolini ci siano parecchie calciatrici delle due squadre che, a conti fatti, hanno dominato la scena.

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Sara Gama esclusa dalle convocate

Meglio partire però da un vero e proprio caso, che ha scosso non poco l’ambiente. Quando il commissario tecnico ha diramato le preconvocazioni è saltata subito all’occhio l’assenza di Sara Gama. Il difensore e capitano della Juventus, 132 presenze in nazionale, non è nella lista delle giocatrici che andranno in Australia e Nuova Zelanda.

La sua mancata convocazione ha portato a una risposta della stessa calciatrice, che ha difeso il ruolo del CT accettando la scelta, ma lamentandosi delle modalità con cui le è stata comunicata.

Dal canto suo l’allenatrice ha spiegato di aver dovuto prendere una decisione sofferta, ma motivata dalla forma della juventina, che all’inizio della scorsa stagione ha subito un infortunio importante, e dall’emergere di nuove giovani calciatrici che Bertolini vuole mettere alla prova. 

Chi sono invece le giocatrici che sperano di andare ai Mondiali? Il CT ha diramato la lista di 32 preconvocate, che diventeranno la rosa ufficiale delle 23 prescelte qualche giorno prima che inizi la manifestazione. Dunque, sia per chi ha quasi il posto fisso che per chi invece dovrà convincere il tecnico, saranno fondamentali i giorni della preparazione, che daranno allo staff un’idea dello stato di forma delle singole calciatrici.

Si parte dalla porta, l’unico reparto in cui non sono presenti giocatrici della Roma o della Juventus, che hanno entrambe estremi difensori titolari stranieri.

Elisa Bartoli leader anche della Nazionale

Il posto in mezzo ai pali, a meno di sconvolgimenti, dovrebbe essere di Laura Giuliani (Milan), mentre gli altri due slot se li giocano Rachele Baldi (Fiorentina), Francesca Durante (Inter) e Katja Schroffenegger (Fiorentina).

Laura Giuliani

In difesa, detto dell’assenza di Gama, Bertolini ha optato per un mix tra parecchie calciatrici che sono da parecchio nell’orbita della nazionale e alcune delle sorprese dell’ultimo campionato.

Il contingente romanista è rappresentato dal capitano giallorosso Elisa Bartoli, dal terzino Lucia Di Guglielmo e da Elena Linari, mentre la Juventus mette a disposizione del CT Lisa Boattin, Martina Lenzini e Cecilia Salvai.

Si passa poi alle altre, tra certezze assolute come Valentina Bergamaschi (Milan), nomi ormai familiari in azzurro come quello di Benedetta Orsi (Sassuolo) o Beatrice Merlo e giovanissime, come Maria Luisa Filangeri (Sassuolo) o Chiara Robustellini (Inter).

E poi in difesa c’è anche una delle due calciatrici che non giocano in Serie A, ovvero Julie Piga (FC Fleury 91), francese naturalizzata italiana, che sta facendo bene in Division 1 Féminine.

Blocchi Roma e Juve per la Coppa del Mondo 2023

Anche a centrocampo i blocchi romanista e juventino forniscono la maggior parte delle calciatrici al CT. Le bianconere preconvocate sono Arianna Caruso, Valentina Cernoia ed Eva Schatzer, mentre le giallorosse sono Manuela Giugliano e Giada Greggi.

Le giallorosse all'Olimpico

Anche in mediana è presente una “straniera”, ovvero la giocatrice del Barcellona Giulia Dragoni (Barcellona), mentre la lista provvisoria viene chiusa da Emma Severini (Fiorentina) e Flaminia Simonetti (Inter).

Quanta abbondanza nel reparto offensivo

In avanti Bertolini sembra avere le idee molto chiare, avendo convocato praticamente solo calciatrici con una lunga esperienza in nazionale. Si parte dalle tre migliori realizzatrici italiane della scorsa Serie A, ovvero Cristiana Girelli (Juventus), Valentina Giacinti (Roma) e Martina Piemonte (Milan).

Anche in questo caso netta preponderanza romanista, con Benedetta Glionna e Annamaria Serturini, e juventina, con Barbara Bonansea e Sofia Cantore.

La Giacinti e la Bonansea

In lista poi c’è anche Chiara Beccari (Como Women), giovanissima classe 2004 che si è messa in mostra in Serie A e che ha già esordito in nazionale nell’amichevole contro la Colombia.

Le quote ed i pronostici per le Azzurre ai Mondiali 

Non sarà semplice per il CT ridurre ulteriormente la lista senza causare altre esclusioni eccellenti, ma le regole sono chiare: entro il 10 luglio servono le 23 della lista ufficiale, appena due settimane prima dell’esordio iridato, previsto, alle 8 del mattino, per il 24 luglio a Auckland contro l’Argentina, con l'Italia favorita per le scommesse calcio!

Le Azzurre, in un girone non semplice in cui sono inserite anche Svezia e Sudafrica, puntano almeno a ripetere l’ottima prestazione di quattro anni fa.

Ma è sempre meglio non mettere limiti a quello che questa nazionale può fare, in quanto rappresentante di un movimento che forse non è al livello di alcuni altri, ma che è in netta crescita.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

June 29, 2023
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Il Caso Alex Schwazer ed un finale da riscrivere...

Quella di Alex Schwazer è certamente una delle storie di sport più controverse degli ultimi anni, al punto che è stata al centro di una attesissima miniserie documentario prodotta da Netflix.

Del resto, Il Caso Alex Schwazer (il titolo della produzione) ha davvero segnato gli ultimi anni dell’atletica italiana. Il marciatore di Vipiteno, classe 1984, è riuscito nel corso della sua carriera a vincere una medaglia d’oro olimpica a Pechino nel 2008 nella massacrante 50km, a cui aggiunge un oro europeo nel 2010 nella 20km e due bronzi mondiali, entrambi nella 50km, nel 2005 e nel 2007.

Eppure il suo nome è spesso più associato a quanto gli è accaduto fuori dalle piste, con due squalifiche per positività ai controlli antidoping, la seconda delle quali gli ha impedito di gareggiare ai Giochi Olimpici di Rio di Janeiro e, successivamente a quelli di Tokyo, nonostante il procedimento penale per doping nei suoi confronti sia terminato con l’assoluzione.

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Alex Schwazer conquista il Mondo a Pechino

La carriera di Schwazer decolla nel 2005, quando si impone nei campionati italiani nella 50km di marcia, distanza sulla quale a neanche 21 anni ottiene anche il bronzo mondiale a Helsinki, con tanto di record italiano.

Il primato tricolore viene di nuovo ritoccato nel 2007, in preparazione ai mondiali di Osaka. Anche in Giappone, l’altoatesino termina terzo, mettendo però nel mirino i Giochi di Pechino, consapevole di poter fare di più.

Alex Schwazer da record in Giappone nel 2007

E infatti un anno dopo in Cina Schwazer conquista la medaglia più preziosa nella gara più complicata, la 50km, terminata con il nuovo record olimpico e con una cavalcata finale in solitaria, terminata con un vantaggio di oltre due minuti sul secondo classificato.

L’azzurro diventa una stella e si presenta ai Mondiali del 2009 a Berlino da favorito, anche per le scommesse. L’avventura iridata termina però con una cocente delusione, l’abbandono della 50km per dolori allo stomaco.

La prima squalifica per doping di Alex Schwazer

Nel 2010 c’è la possibilità di rifarsi, agli Europei di Barcellona, con tanto di partecipazione anche alla 20km.

E se anche stavolta non termina la 50km, proprio nella distanza intermedia Schwazer si fa notare eccome. In Catalogna arriva secondo, alle spalle del russo Stanislav Emelyanov, specialista invece della 10km.

Alex Schwazer nel 2011

Quattro anni dopo, però, la IAAF assegnerà all’azzurro l’oro, perché il russo viene privato del titolo conquistato (in volata, con un vantaggio di appena 20 centesimi) per irregolarità sul suo passaporto biologico.

Nonostante la rettifica, l’oro conquistato in maniera retroattiva è quasi una beffa per Schwazer, che nel 2014 è nel bel mezzo anche lui di una squalifica per doping.

Il 6 agosto 2012, a cinque giorni dalla data della gara della 50km ai Giochi Olimpici di Londra, viene infatti riscontrata la positività dell’altoatesino a un controllo antidoping sostenuto qualche giorno prima.

Il controllo segnala nelle urine la presenza di eritropoietina, ovvero l’EPO. Per Schwazer è un momento pessimo.

La nazionale lo esclude dalla gara olimpica e anche il CONI lo sospende in maniera cautelativa. Il marciatore lascia persino l’Arma dei Carabinieri, di cui era rappresentante sin dal 2004 e molte delle aziende che lo avevano eletto loro testimonial, in particolare la Ferrero, decidono di rescindere il contratto di sponsorizzazione o di non rinnovarlo.

Alla fine il tribunale antidoping gli commina una squalifica di 3 anni e 6 mesi, poi allungata di altri 3 mesi, a causa del tentativo di eludere i controlli del 30 giugno 2012.

A pagare è anche la pattinatrice Carolina Kostner, all’epoca sua fidanzata, considerata complice e condannata a una squalifica di 1 anno e 4 mesi.

La dura preparazione per Rio 2016

Il termine della squalifica di Schwazer è fine aprile 2016 e quindi il marciatore continua comunque ad allenarsi, puntando ai Giochi di Rio e facendo segnare ottime prestazioni (che però per la squalifica non possono essere rese pubbliche) nei mesi precedenti alla manifestazione.

Ma a giugno arriva la seconda mazzata: viene annunciata la sua positività al testosterone dai controlli di un test di urine del 1 gennaio 2016, che al primo controllo era risultato negativo.

Il Caso Alex Schwazer

L’altoatesino convoca immediatamente una conferenza stampa, segnalando le incongruenze nel controllo.

Schwazer in conferenza stampa

Arriva però la sospensione cautelare della IAAF, seguita dalle controanalisi, anch’esse positive. L’8 agosto, prima della 50km a Rio, il TAS discute del ricorso di Schwazer, ma si pronuncia in maniera negativa. Per l’azzurro arriva una squalifica di 8 anni, destinata a tenerlo fermo fino al 2024. 

Il marciatore negli anni successivi continua a combattere la battaglia per dimostrare la sua innocenza e la manipolazione dei suoi campioni di urine. Nel processo penale viene individuata una concentrazione di DNA troppo alta, il che aumenta i sospetti di manipolazione.

Alla fine del 2020 la procura di Bolzano chiede l’archiviazione del procedimento e nelle sue conclusioni parla di una ampia possibilità di alterazione dei campioni.

La WADA (l’agenzia mondiale antidoping) contesta però le conclusioni dell’inchiesta e nell’aprile 2021 la richiesta di sospensione fatta a un tribunale svizzero per permettere a Schwazer di partecipare ai Giochi di Tokyo viene respinta.

Arriva così la parola fine a un caso sportivo e mediatico incredibile. Lasciando però un sapore decisamente amaro, visto la concreta possibilità che l’olimpionico azzurro sia stato incastrato nel 2016, non permettendogli di tentare in gara quella redenzione dopo la prima squalifica che tanto cercava…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

June 14, 2023
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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