I tecnici della Serie D

Allenatori Serie D: se è vero che il calcio che conta è quello delle tre serie professionistiche, in Italia c’è un vero e proprio patrimonio sportivo (e non solo) che è rappresentato dal pallone a livello dilettantistico. 

A parte che le squadre che giocano al di sotto della Serie C rappresentano il paese intero, con tutte le regioni ai nastri di partenza, molto meglio di quanto facciano i singoli grandi campionati, ma storicamente le serie minori sono da sempre un serbatoio importante per i club più importanti.

Allenatori Serie D

Basta pensare a chi ha fatto una gavetta importante, come Federico Gatti, che ha iniziato dalla Promozione ed è arrivato in A e alla nazionale, ma anche a Guglielmo Vicario, che le prime parate le ha fatte in Serie D per poi brillare sui palcoscenici più importanti ed essere decisivo nella Europa League vinta con gli Spurs nel 2025. 

E questo, a volte, vale, naturalmente, anche per gli allenatori.

Quanti allenatori top sono partiti dalla D

Già tra i tecnici che sono attualmente in Serie A e in Serie B ce ne sono alcuni che hanno cominciato a farsi le ossa proprio nella prima serie dilettantistica tricolore.

È il caso di Vincenzo Italiano, che ora guida il fortissimo Bologna e ha ottenuto una serie impressionanti di risultati utili anche per le quote Serie A; l'ex centrocampista si era, infatti, già fatto conoscere per le sue idee di costruzione e possesso palla alla guida del Vigontina San Paolo e dell’Artigiano Valchiampo, iniziando la scalata che lo ha portato ad entusiasmare i tifosi rossoblu, fino alla meravigliosa serata dell'Olimpico con la Bologna in trasferta a festeggiare la Coppa Italia!

Anche Maurizio Sarri e Leonardo Semplici, che pure sono partiti addirittura da categorie più basse, la D l’hanno conosciuta. Il tecnico della Lazio ha anche vinto la Coppa Italia di categoria con il Sansovino, mentre l'ex Spezia ha portato a casa il campionato con il Figline. 

Gavetta lunga anche per Alessio Dionisi, che nella D ha passato ben quattro stagioni, così come per Andrea Sottil e Marco Zaffaroni, conoscitore straordinario del calcio lombardo.

E persino chi in fondo ha vinto un mondiale come Alberto Gilardino ha voluto mettersi in gioco e trovato costruttivo partire dalla D.

Allenatori Serie D

L’ex centravanti della nazionale ha infatti cominciato la sua carriera dai dilettanti, dal Rezzato, ed è tornato in D per guidare il Siena prima di spiccare il volo verso il Genoa. Se poi si va a vedere la più recente eccellenza italiana all’estero, ovvero Roberto De Zerbi, si scopre che anche l’attuale tecnico del Marsiglia è partito dalla Serie D, alla guida del Darfo Boario.

I tecnici esperti della categoria

Logico però che, parlandosi di una categoria molto particolare, non sia molto semplice fare l’allenatore in Serie D. E succede anche che chi magari ha fatto bene nelle serie superiori si ritrovi a soffrire quando scende la scala gerarchica del pallone tricolore.

Ecco perchè molto spesso i club, soprattutto quelli che puntano in alto, si affidano a dei veri e propri maghi della categoria, a tecnici che hanno dimostrato più volte di saper traghettare le squadre nelle acque non troppo tranquille della D.

È il caso dell’Arezzo, che nella stagione 2022/23 è stato promosso in C, oltre che attraverso gli investimenti mirati dei fratelli Manzo, anche grazie a Paolo Indiani, uno che in carriera ha ottenuto, Livorono 2025 compresa, undici promozioni e che già 3 anni fa aveva portato il San Donato Tavarnelle ad approdare per la prima volta nel calcio professionistico.

Stesso ragionamento lo ha fatto il Catania di Ciccio Lodi, che quando è stato ammesso alla Serie D dopo il fallimento del dicembre 2021 non ci ha pensato due volte e ha messo sotto contratto Giovanni Ferraro, che l’anno scorso è stato protagonista della promozione del Giugliano e che in capo a dodici mesi si è ripetuto, riportando immediatamente gli etnei in Serie C.

Allenatori Serie D

I volti noti sulle panchine di D

Ci sono stati anche altri volti nuovi sulle panchine della Serie D. Non è andata benissimo ad Antonio Floro Flores, visto che l’ex attaccante di Napoli e Udinese ha lasciato la panchina dell'Angri dopo qualche mese.

Meglio l’esperienza di Fabrizio Cacciatore, con l’ex difensore del Chievo Verona che è alla sua seconda annata alla guida del Caldiero, di cui è stato prima calciatore e ora tecnico.

Se poi si guarda ai protagonisti della Serie A del passato, non può passare inosservato il nome di Aldo Firicano, attuale allenatore della Sangiovannese (dove sono passati nel corso degli anni anche Sarri e Giuseppe Sannino), ma che negli anni Novanta è stato prima una bandiera del Cagliari e poi un elemento importante della Fiorentina di Cecchi Gori.

In un girone complicato come l'E non ha fatto male Massimo Maccarone alla guida del Ghiviborgo.

BigMac con Malesani

Il patentino per allenare in Serie D

Ma come si diventa allenatori in Serie D? Per sedersi su una panchina della prima serie dilettantistica italiana c’è bisogno di un patentino, in questo caso dell’UEFA B, che permette di allenare tra i dilettanti, di fare il secondo allenatore in Serie C e di allenare tutte le squadre giovanili maschili, con l’esclusione della squadre Primavera.

Per ottenerlo c’è bisogno di frequentare un corso combinato di almeno 120 ore, che secondo le direttive UEFA deve dare al tecnico una conoscenza importante in quattro macro settori: la metodologia di lavoro, la gestione dei calciatori e dell’ambiente, la pianificazione e lo svolgimento dell’allenamento e, ultima ma non meno importante, la prestazione durante la partita.

L’abilitazione UEFA B viene concessa anche in automatico a chi ha già ottenuto la licenza C e la licenza D, quelle dedicate rispettivamente ai giovani calciatori e ai dilettanti.

Quanto guadagna un allenatore in Serie D

E infine c’è la questione dei soldi. Quando si parla di calcio professionistico, in Italia come all’estero, una delle prime cose che vengono in mente sono i soldi, allenatori che guadagnano cifre assurde per i comuni mortali.

Poi in realtà non è sempre così, perchè la Serie C, come dimostrano i tanti fallimenti nelle ultime stagioni, ha i suoi problemi e per tante realtà che hanno disponibilità economiche importanti, ce ne sono altrettante che hanno difficoltà a far quadrare i conti.

Un dualismo che si riproduce, con altre dinamiche, anche in D. In teoria, in Serie D gli stipendi degli allenatori hanno un tetto stabilito dalla Federazione, ma attraverso altri accordi che vengono stipulati, ci vuole poco a superarlo. 

Le cifre che circolano, dunque, sono superiori, perchè si ritiene che i tecnici che hanno una buona esperienza nella categoria guadagnino circa 4mila euro al mese.

Per gli allenatori che vengono messi sotto contratto dai club più ambiziosi, quelli che puntano alla promozione in C (e che quindi mettono in preventivo che dovranno spendere parecchio negli anni a venire), si parla addirittura di cifre che superano i 70mila euro all’anno.

Non esattamente cifre da calcio dilettantistico, ma anche impegno e pressioni sono, decisamente, da categorie superiori….

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 29 aprile 2023.

August 15, 2025
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Le "stagioni" non sono più quelle di una volta...

Negli ultimi anni i calendari dei club sono stati sempre più folli e compressi. Basterebbe pensare alle stagioni che hanno subito lo scombussolamento dovuto allo stop imposto tra 2020 e 2021, ma anche alla stagione in corso, che con un mondiale giocato tra novembre e dicembre ha costretto parecchie squadre a fare i salti mortali per giocare ogni tre giorni.

Un problema che capita con una certa frequenza soprattutto alle big, perché c’è un assunto sempre molto valido: meglio si fa, più partite si giocano, come dimostrano le 60 partite ufficiali della Fiorentina nella stagione 2022/2023 che hanno permesso ai Viola di raggiungere la finale sia in Coppa Italia che in Conference League!

Se i campionati infatti hanno un numero di match fisso, a fare la differenza ci pensano le coppe e chi arriva fino in fondo o quasi deve prepararsi a un tour de force che spesso impedisce di dare il meglio, vista la stanchezza accumulata.

Per non parlare poi di cosa accadrà nell'estate 2025 con la prima edizione del nuovo Mondiale per club...

Il Manchester United 2022/2023

Ed è decisamente il caso del Manchester United, che con l’eliminazione subita per mano del Siviglia nei quarti di finale in Europa League forse tira non tira un sospiro di sollievo, ma poco ci manca.

I Red Devils sono infatti nel bel mezzo di una stagione pressoché infinita, visto che sono arrivati in fondo (o quasi) un po’ ovunque.

Il conteggio delle partite stagionali parte ovviamente dalle 38 della Premier, quelle si giocano per forza, ma vede aggiungersi parecchi altri match.

Per esempio i 6 di FA Cup, compresa la finale che la squadra di Ten Hag gioca contro i cugini del City guidati dal recordman Haaland. Ma anche le 6 di League Cup, trofeo già portato a casa nel match contro il Newcastle.

Lo United festeggia la Coppa di Lega!

E infine le 12 partite di Europa League, 6 nei gironi e altrettante nella fase a eliminazione diretta.

Insomma, 62 incontri, che potevano diventare 65 arrivando all’ultimo atto in Europa.

Il Manchester City vuole la partita numero 61

Anche dall’altra parte della città, però, non è che vada molto meglio, perché anche il City sta giocando parecchio in questa stagione.

Alle classiche 38 partite di Premier si aggiunge anche la Community Shield persa a inizio stagione con il Liverpool, le 6 sfide di FA Cup compresa già la finale che si giocherà con lo United, le “sole” tre di League Cup con l’eliminazione ai quarti di finale e almeno 12 di Champions League, che potrebbero diventare 13 nel caso la squadra di Guardiola dovesse battere il Real Madrid e staccare il pass per la finale di Istanbul.

Il gol di Haaland all'Arsenal!

Facendo i conti i Citizens arriveranno sicuramente a 60 partite, con la possibilità di farne 61 e magari di portare addirittura a casa il Triplete.

Le fatiche del Liverpool di Klopp

Evidentemente le squadre inglesi hanno più di qualche problema al riguardo, anche vista la presenza di una coppa nazionale in più. E il caso del Liverpool della scorsa stagione lo dimostra ampiamente.

Nell’annata 2021/22 infatti la squadra di Klopp gioca tutte le partite a sua disposizione, arrivando all’ultimo atto in tutte le competizioni a eliminazione diretta a cui era iscritta.

Alle 38 giornate di Premier League si aggiungono dunque le 6 partite di FA Cup e di League Cup, entrambe vinte in finale contro il Chelsea, in tutti e due i casi dovendo ricorrere ai calci di rigore.

E non si possono dimenticare le 13 sfide di Champions League, con i Reds che arrivano fino all’ultimo atto prima di arrendersi al Real Madrid nel match di Saint Denis. Anche in questo caso, 61 partite. 

Il record di partite giocate dal Milan 2003

61 match disputati rappresentano anche il record di partite in un anno per una squadra italiana. Si tratta del Milan, che nella stagione 2002/03 gioca solo tre competizioni, ma le prende tutte assai seriamente.

Quella in cui va peggio è la Serie A, dove dopo 34 giornate la squadra rossonera termina solamente, a sorpresa per gli esperti di scommesse serie A, quinta. Intanto in patria Ancelotti e i suoi un trofeo lo portano a casa, la Coppa Italia, in cui i rossoneri partono dagli ottavi di finale, ma giocano comunque 8 partite a causa della formula con tutte sfide andata e ritorno.

E poi c’è la Champions League, quella che termina con la finalissima vinta ai calci di rigore a Manchester contro la Juventus.

Quella cavalcata rossonera è lunghissima, perchè non solo il Milan parte dai preliminari, ma la Champions all’epoca è nel bel mezzo della formula per cui si giocano ben due gironi.

Dunque, ci vogliono 19 partite per sollevare la Coppa e per terminare una stagione durissima, ma molto positiva.

In Brasile non si finisce mai di giocare

La palma della squadra stacanovista però va certamente al Flamengo della stagione 2022. In questo caso ci mette parecchio lo zampino la struttura del calcio brasiliano. Da quelle parti, oltre al campionato nazionale da 38 partite si giocano infatti anche i tornei statali.

Se ci si aggiunge che il Mengão  ha giocato la Supercoppa nazionale ed è arrivato all’ultimo atto del Campionato Carioca, ma anche della Copa do Brasil e della Coppa Libertadores , la ricetta per una stagione pressoché infinita è già pronta.

Il totale di partite disputate dal Flamengo nell’anno 2022 è di 77, una cifra enorme, al punto che l’allora tecnico Paulo Sousa ha deciso di schierare per le prime due partite del campionato statale i giovanissimi.

In ogni caso, la fatica dei rossoneri ha in qualche modo pagato, perchè a fronte del quinto posto nel Brasileirão e della sconfitta sia in finale del Carioca che nella Supercoppa, perlomeno la squadra di Rio ha potuto sollevare la Copa do Brasil, ma soprattutto la Libertadores.

La finale del Bayer Neverkusen

Una storia e un accostamento cromatico che ricorda però un’altra stagione infinita, ma totalmente fallimentare: quella del Bayer Leverkusen 2001/02. Quell’anno i tedeschi arrivano a giocarsi il campionato tedesco all’ultima giornata, ma anche nello stesso periodo a disputare la finale di Coppa di Germania e quella di Champions League.

E la batosta è terrificante, perchè il Bayer non vince nessuna delle tre competizioni, facendosi superare in Bundesliga dal Borussia Dortmund a 90 minuti dalla fine, arrendendosi allo Schalke 04 nella finale di Coppa e soprattutto perdendo contro il Real Madrid di Zidane nella finalissima di Champions League a Glasgow, guadagnandosi il poco illustre soprannome di “Bayer Neverkusen”, la squadra destinata a non vincere mai.

Zidane a Glasgow

In quella stagione le Aspirine giocano 60 partite, nonostante la Bundesliga ne implichi 34, poco più della metà. Tutta colpa, anche in questo caso, della formula della Champions.

I match disputati nella massima competizione continentale dalla squadra rossonera sono infatti addirittura 19, a cui si aggiungono le 6 partite di Coppa di Germania e anche l’unica disputata in Coppa di Lega.

Già, perchè in teoria c’era anche un’altra competizione, ma per sua “fortuna” il Bayer viene eliminato già nel luglio 2001 ai preliminari per mano dell’Hertha Berlino.

Altrimenti il rischio era quello di giocare altre due partite, portando il totale a 62. E, visto com’è andata la stagione nei mesi successivi, forse di perdere anche quella finale!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 24 maggio 2023.

February 27, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Tra Carioca e Paulista, la struttura unica del calcio in Brasile

Quando si pensa a una nazione in cui il calcio è una religione, difficile non farsi venire in mente il Brasile. Da quelle parti il pallone è onnipresente nella vita delle persone, dai bambini che a malapena sanno camminare ma già dribblano chiunque gli si pari davanti, fino ad arrivare agli anziani che hanno passato una vita intera a tifare per la loro squadra del cuore.

Logico dunque che il calcio in Brasile sia molto seguito, sia a livello nazionale che locale.

Soprattutto perchè, a ben vedere, si gioca praticamente tutto l’anno a causa di una struttura dei calendari davvero particolare, che vede la coesistenza di due tipologie di tornei, quello nazionale (il Campeonato Brasileiro Série A, anche conosciuto come Brasileirão) e quelli statali.

 

Il Brasileirao

Meglio partire dal massimo campionato, quello che assegna il titolo di Campione del Brasile. Si tratta di un torneo classico con girone all’italiana, composto da 20 squadre che si affrontano per un totale di 38 giornate.

La cadenza è annuale (e da quelle parti le stagioni vanno di pari passo con gli anni, invece di cadere a cavallo come accade in Europa) e le partite si giocano da maggio a dicembre.

La torcida del Timao

Chi si qualifica per le coppe sudamericane

La vincente, oltre a laurearsi campione, accede alla Copa Libertadores, così come accade alle squadre che si piazzano tra il secondo e il sesto posto, più a quella che vince la Coppa nazionale.

Inoltre, settima e ottava vanno ai preliminari della Libertadores, mentre quelle dalla nona alla quattordicesima posizione si devono accontentare della Coppa Sudamericana, qualcosa più vicina alla Conference che alla nostra Europa League.

Le uniche che…stanno tranquille sono dunque la quindicesima e la sedicesima, perchè chi arriva tra la diciassettesima e la ventesima posizione retrocede in Serie B. Insomma, un campionato con tutti i crismi, per nulla differente (se non per l’ampia partecipazione alle coppe) da quelli che si vedono in Europa.

Il romanticismo dei campionati statuali

Ma non l’unica competizione che conti. Essendo infatti il Brasile uno stato federale, composto da diversi stati e con un campanilismo degno delle edizioni di... "Affari tuoi" condotte da Paolo Bonolis, ogni stato organizza il suo campionato.

Ma chi sta pensando a tornei locali di scarso valore ha capito decisamente male. Essere campioni statali è un onore enorme e spesso e volentieri, viste le rivalità che si sviluppano nei territori, alcuni match che si disputano a livello statale, magari per vincere il torneo, hanno più importanza per i tifosi delle stesse identiche partite nel corso del Brasileirão.

I campionati statali sono 27 (uno per ognuno dei 26 stati, più quello del Distretto Nazionale in cui si trova Brasilia) e, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno una storia molto più lunga di quello nazionale, nato nel 1957 come Taca Brasil.

Basti pensare che il più antico di tutti, il campionato Paulista (ovvero dello stato di San Paolo), è stato organizzato per la prima volta nel 1902 e che solo otto campionati sono più “giovani” del Brasileirão. Ogni federazione statale organizza il suo torneo e quindi c’è una varietà di format diversi all’interno dei 27 campionati.

Il prestigio del Carioca e del Paulista

Ovviamente, per squadre coinvolte, ci sono alcuni campionati statali più celebri degli altri. È il caso del già citato Paulista, ma anche del Carioca, che vede affrontarsi le squadre dello stato di Rio de Janeiro, con il Flamengo sempre favorito per le quote calcio.

Il Paulista si disputa da gennaio ad aprile e vi partecipano 16 squadre, che nell’edizione 2023 sono state divise in quattro gruppi e hanno giocato 12 partite, una contro ogni squadra negli altri tre gironi.

Le prime due di ogni gruppo si sono qualificate ai playoff, con quarti di finale e semifinali a partita unica, giocata in casa della squadra che ha fatto più punti nella prima fase. La finale si è invece giocata con andata e ritorno, con la squadra classificata meglio che ha avuto la possibilità di giocare la gara decisiva in casa.

Il club campione del Paulista 2023 è stato il Palmeiras, che ha portato a casa il suo venticinquesimo Paulistão.

Il Carioca 2023 ha invece visto ai nastri di partenza 12 squadre, che hanno giocato la prima fase, detta Taça Guanabara, incontrandosi in 11 match di sola andata.

Le prime quattro squadre si sono qualificate alle semifinali, con match di andata e ritorno, mentre quelle dalla quinta all’ottava posizione si sono giocate la Taça Rio.

La finale del Carioca 2023 è stata il sentitissimo derby tra Flamengo e Fluminense, con il “Flu” di Marcelo che si è aggiudicata, con grandissimo merito, il suo trentatreesimo titolo statale.

Marcelo, idolo del Flu

La Libertadores segue il format della Champions

A tutta questa massa di impegni, poi, si aggiungono le già citate coppe continentali. La Libertadores funziona esattamente come la Champions League, cominciando con tre turni preliminari, per poi partire con la fase a gironi (6 partite, andata e ritorno).

Le vincenti dei gruppi e le seconde si incrociano agli ottavi a seconda dei punti ottenuti, per poi proseguire con quarti e semifinali tutti con partite andata e ritorno, senza però la possibilità di giocare i supplementari, ma direttamente con i rigori in caso di parità.

La finalissima, ovviamente, è un match secco.

La Copa Sudamericana invece ha un preliminare e una prima fase con 8 gironi, con una sola qualificata, che affronta poi le terze dei gironi di Libertadores agli ottavi, seguiti poi da quarti, semifinali e finale.

La stagione calcistica più lunga del Mondo

Dunque, in Brasile non succede di rado che una squadra sia “costretta” dalla bontà dei suoi risultati a giocare costantemente tutti i mesi dell'anno, disputando un numero enorme di partite.

È il caso del Flamengo nella stagione 2022. I rossoneri hanno infatti partecipato non solo a Brasileirão e Campeonato Carioca, ma anche a Copa do Brasil, Supercoppa Brasiliana e Copa Libertadores, per un totale di ben 77 match nell’anno solare.

Pedro, centravanti del Flamengo!

E non sorprende dunque che Paulo Sousa, che all’inizio della stagione era il tecnico del Flamengo, abbia deciso di non schierare la prima squadra nei primi match del Carioca, facendo tornare in campo i migliori solo a partire da febbraio.

La squadra di Rio ha disputato tutte le partite stagionali disponibili, viste le 38 nel campionato nazionale (concluso al quinto posto), le 15 nel Carioca (con la sconfitta in finale), le 10 di Copa do Brasil (vinta), la sfida di Supercoppa (persa) e le 13 di Libertadores (vinta anche quella).

Con buona pace dei tecnici europei, che si lamentano quando i match giocati dalle loro squadre in una stagione superano i 50!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 6 giugno 2023.

June 21, 2023
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Cercasi allenatori per top club...

Il calcio è uno sport imprevedibile, in cui può sempre succedere davvero di tutto. Storie recenti e passate come quelle del Leicester di Claudio Ranieri o del Verona di Osvaldo Bagnoli dimostrano che può accadere che una “piccola” squadra arrivi a trionfare davanti a dei veri e propri colossi.

È però innegabile che imprese del genere, per quanto possibili, siano abbastanza rare, ancor di più nel football attuale.

Ed è anche evidente che, sia a livello nazionale che continentale, ci sono una serie di squadre che per blasone, per risultati e per disponibilità economiche fanno quasi un cammino a parte, quelli che vengono definiti “top club”.

Ma per allenare un top club, ci vuole un top manager, giusto? Beh, la questione non è poi così semplice, perché andando a fare un po’ di calcoli, si nota che il numero di squadre in Europa che può essere definito davvero “top” è decisamente più alto di quello dei tecnici che si mettono in chiara luce rispetto alla folta concorrenza.

Quali sono i top club calcistici

Meglio partire dai top club, magari dando un’occhiata campionato per campionato.

In Italia, per esempio, la definizione è certamente applicabile per la Juventus e per le milanesi, per fatturato ed incassi record al botteghino, mentre è meno scontata per il Napoli, che pure negli ultimi anni ha fatto benissimo con lo Scudo 2023 che entra nella storia del calcio tricolore, e per le due romane.

Più semplice il discorso in Spagna, dove nel gruppo dei migliori ci vanno di diritto il Real Madrid e il Barcellona, a braccetto con l’Atletico Madrid, con il Siviglia che potrebbe essere inserito nel novero vista la sua tradizione europea, ma che difficilmente viene considerato uno dei top team iberici visti i risultanti deludenti in Liga.

Ancora più ristretta la selezione in Bundesliga, con il Bayern Monaco che potrebbe anche fare storia a sé, almeno a guardare l’albo d’oro degli ultimi dieci anni, ma che comunque viene accompagnato dal Borussia Dortmund, unica squadra che riesce a dare una parvenza di competizione ai bavaresi e che paga, spesso, errori arbitrali nella rincorsa alla Meisterschale.

E poi c’è la Francia, con il Paris Saint-Germain che ovviamente regna sul trono transalpino e che è abbastanza solo, visto che negli ultimi anni le altre tre squadre blasonate d’oltralpe, ovvero l’Olympique Marsiglia, troppo incostante anche nella gestione Tudor, il Monaco e il Lione, sono un po’ crollate.

I top club inglesi

Discorso a parte, neanche a dirlo, per la Premier League. Tra blasone, risultati recenti e potenza economica, sono infatti parecchie le squadre di Sua Maestà che possono essere definite top club.

Nel gruppo ci va di diritto il Manchester City, campione in carica e dominatore degli ultimi anni, così come il Liverpool e il Chelsea, che di recente hanno portato a casa la Champions League.

La delusione del Chelsea

Ma è impossibile, nonostante un decennio non memorabile, escludere dalla lista il Manchester United, il Tottenham e l’Arsenal, che sta tornando ai suoi vecchi fasti con una squadra giovanissimissima e due meravigliosi calciatori mancini di qualità come Odegaard e Xhaka che si intendono alla grande!

Per non parlare della possibilità che a queste sei si aggiunga anche il Newcastle, che ora è di proprietà di un fondo saudita e che potrebbe anche fare un cammino simile a quello del City o del PSG.

E il resto d’Europa? Beh, ci sono altre squadre che meriterebbero la definizione di top club, ma che, giocando in campionati non troppo blasonati, forse vanno escluse.

Si parla di società come l’Ajax, il Porto o il Benfica, con un palmares ricchissimo, ma che non hanno i mezzi economici per sostenere la competizione ad altissimi livelli con una certa costanza.

Dunque, con un rapido calcolo, i top club in Europa sono circa una quindicina (e non sorprende che si tratti del numero dei possibili fondatori della Superlega). E i top manager? Molti di meno. Se si cercano i veri allenatori top su piazza, ci si ferma davvero a una manciata di personaggi che non devono dimostrare nulla.

Gli altri, al momento, sono ancora in divenire.

La lista degli allenatori top

Tra quelli che certamente entrano nella lista ci sono il tecnico dei record Carlo Ancelotti, Pep Guardiola, Josè Mourinho e Jurgen Klopp.

Di questi, tre sono sulla panchina di un top club (Ancelotti-Real, Guardiola-City, Klopp-Liverpool), mentre lo Special One attualmente guida una squadra che aspira a stretto giro a farne parte in pianta stabile.

E di conseguenza, sembra che ci sia una dozzina di panchine di top club su cui non siede un top manager. Meglio analizzarle.

In Italia gli allenatori di Juventus, Milan e Inter sono Max Allegri, Stefano Pioli ed Inzaghi. Di questi, l’unico a poter essere considerato un top (ma non tra il top dei top!) è il tecnico della Juventus, che oltre ai 6 scudetti in bacheca ha anche raggiunto due finali di Champions League.

Per quanto riguarda gli altri due, c’è ancora parecchio da dimostrare, nonostante quello rossonero sia campione d’Italia in carica e Simone sia uno straordinario specialista delle coppe.

Paradossalmente, anche in considerazione dello scarso valore, almeno fino al dominio in Europa nei tre trofei europei del 2023, che viene attribuito dall'estero alla Serie A, tra Allegri, Pioli, Inzaghi e Spalletti, il tecnico italiano che potrebbe essere considerato top è... De Zerbi che ha fatto strabene da subito in Premier! Altra opzione spendibile è sicuramente quella di Maurizio Sarri, apprezzato nella breve esperienza al Chelsea.

In Spagna restano il Barcellona e l’Atletico, guidati rispettivamente da Xavi e Simeone.

Ancelotti ed il Cholo

Che il catalano sia potenzialmente un top, non sembrano esserci dubbi, ma al momento non può essere inserito nel novero. Il Cholo invece può far parte della lista, anche se non ai livelli dei quattro menzionati precedentemente, visti i risultati più recenti e tante, tante scelte sbagliate in sede di mercato.

In Germania al Bayern c’è Tuchel, che nel palmares ha una Champions League vinta da assoluto outsider per le scommesse online e quindi può essere indicato come un top, mentre il Borussia ha Terzic, non esattamente un tecnico celebre, ma con un futuro che potrebbe essere davvero meraviglioso!

E persino il PSG ha scelto Galtier, che a livello internazionale se non era uno sconosciuto poco ci mancava: in futuro a provare a dare un'inquadrata a tutti quei talenti indisciplinati ci sarà Thiago Motta?!...

Rimane la Premier League, dove City e Liverpool sono già state analizzate. In Inghilterra ci sono due situazioni particolari, quelle del Chelsea e del Tottenham, con i due club londinesi che attualmente sono alla ricerca di un allenatore per la prossima stagione e che quindi risultano “scoperti”.

Al Manchester United, invece, c’è Ten Hag, altro tecnico di enorme prospettiva, ma non ancora top, così come il miglior allievo di Guardiola Arteta, che sta guidando l’Arsenal, la franchigia più migliorata d'Europa, ma che non può essere considerato ancora tra i migliori d’Europa.

Dunque, sette o otto tecnici top per quindici o sedici top club. Ma ci sono anche gli allenatori attualmente liberi. E qualcuno che entra nella lista forse c’è.

Quali panchine per Zidane e Gallardo?

Impossibile non inserire Zinedine Zidane, che non ha ancora trovato una nuova squadra dopo il ciclo vincente al Real Madrid.

E a proposito di Spagna, c’è anche Luis Enrique, libero dopo l’esonero da parte delle Furie Rosse, pur sempre uno che ha vinto un Triplete: l'ex tuttocampista nel rapporto tra qualità della rosa a disposizione e prestazioni nei Mondiali 2022 è stato, per distacco, il tecnico peggiore, forse solo Tite gli si avvicina come delusione della manifestazione...

C'è qualche altra situazione al limite, come quelle di Antonio Conte, Julian Nagelsmann e Mauricio Pochettino, molto vicino alla panchina dei Blues londinesi.

Il tecnico italiano è considerato un top, anche se le prestazioni delle sue squadre in Europa non hanno mai convinto. Il tedesco è un predestinato, ma l’esperienza al Bayern potrebbe averlo scottato. E l’argentino, in fondo, non è che abbia mai vinto nulla.

Dato che si parla di Argentina, ci sarebbe anche Marcelo Gallardo, che ha vinto tutto in Sudamerica, ma che non si è ancora messo alla prova dall'altra parte dell'Atlantico.

Gallardo!

E quindi è vero, attualmente ci sono in giro più top club che top manager.

Il che spiega benissimo perchè non appena si presenta l’occasione di metterne sotto contratto uno, si fanno le rivoluzioni…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

May 3, 2023
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Kane nella stagione ha segnato 41 gol con il Bayern

Numero gol Kane

Numero gol Kane sempre aggiornato.

Zero trofei di squadra, almeno per qualche mese ancora, ma…un uragano di gol. Questa, in estrema sintesi, la carriera di Harry Kane, centravanti del Bayern e capitano della nazionale di Gareth Southgate: con la doppietta in Champions alla Lazio, è a -3 da Rooney come miglior marcatore inglese di tutti i tempi in Champions!

Subito in gol il 16 agosto in Coppa di Germania, Kane segna 5 reti nelle prime 4 giornate della Bundesliga 2024/2024 e firma un poker (con 3 rigori) all'esordio nella nuova Champions contro la Dinamo Zagabria!

Dopo le pause di settembre ed ottobre per le date FIFA, subito due triplette: 39 reti (26 in Bundes) nelle prima stagione della gestione Kompany!

Nella stagione precedente, con il colpo di testa al Gladbach, convalidato dal VAR, nella sua prima stagione tedesca, i numeri dicono 44 gol in 45 partite ufficiali: in Bundes i centri che valgono il titolo di capocannoniere sono 36 e la media è quella della stagione da record di Lewa in Baviera!

Nell'anno solare 2023, Kane tra Inghilterra, Tottenham e Bayern ha realizzato in totale 52 gol in 57 incontri ufficiali!

Doppietta per Kane la sera delle 100 caps

Uno che finora è stato in grado di segnare 455 reti in 696 partite giocate, da suddividere in 382 marcature in 589 match con i club e 73 (65 da capitano e con gol nelle partite che coincidevano con l'esordio di 3 manager diversi, compresa Inghilterra - Albania del 21 marzo 2025) in 106 presenze con i Tre Leoni, inclusa la vittoria di misura ad Andorra.

Con la doppietta agli ottavi al Leverkusen e l'inutile rete all'Inter, i gol in Champions sono 39!

I festeggiamenti di Wembley per Kane!

A farla da padrone, ovviamente, sono i gol realizzati con la maglia degli Spurs, con i tifosi del club londinese che lo hanno visto esultare, compresa l'ultima trasferta ufficiale della stagione a Leeds, per 280 volte nell’arco di 435 partite.

Con il Bayern, subito 36 gol in Bundes con ben quattro, compresa una addirittura sul campo del Dortmund, bellissime triplette e otto reti in Champions, con il rigore trasformato contro il Real!

Kane e l'Academy del Tottenham

Una carriera, quella di Kane, che poteva iniziare…dall’altra parte della linea che divide la parte nord di Londra.

Pur essendo cresciuto in una famiglia di tifosi del Tottenham, Kane viene infatti inserito nelle squadre giovanili dell’Arsenal, che però sceglie di lasciarlo andare, con sommo rimpianto futuro di Arsene Wenger.

Nel 2004 l’undicenne Kane entra quindi nella Academy del Tottenham, dove comincia a mettersi in luce. Per lui, dopo qualche presenza in panchina con la prima squadra, arrivano subito parecchi prestiti, il primo dei quali in League One al Leyton Orient nel gennaio 2011.

Le stagioni in prestito di Kane

La sua prima stagione da professionista termina con 18 partite giocate e 5 reti.

L’anno successivo il pattern si ripete, non prima di far registrare l’esordio assoluto con il Tottenham e anche la prima rete con gli Spurs, entrambi in Europa League.

Stavolta il prestito a gennaio è in Championship, al Millwall, e anche al The Den Kane lascia il segno, con 27 presenze e 9 reti.

La stagione 2012/13 il centravanti la passa invece quasi tutta lontana da Londra, perchè prima esordisce in Premier contro il Tottenham, poi va di nuovo in prestito, prima al Norwich, dove si infortuna e rimane fuori dai giochi, e poi a gennaio di nuovo in Championship, al Leicester, andando a segno in due occasioni in 15 partite.

L'uragano Kane diventa titolare degli Spurs

Nell’estate 2013, però, gli Spurs decidono di puntare sul serio sul prodotto della loro academy, tenendolo in rosa. Kane è anche sfortunato, perchè un infortunio alla schiena lo tiene fuori a lungo, ma impara dai titolari Adebayor e Soldado e porta a casa un bottino che parla di 19 partite giocate e 4 gol, compreso il primo in carriera in Premier League contro il Sunderland.

Numero gol Kane

La scelta del Tottenham, però, sta per ripagare in pieno. Il nuovo allenatore, Mauricio Pochettino, dà fiducia incondizionata a Kane, che ci mette molto poco a dimostrare le sue qualità.

La stagione 2014/15 il centravanti la termina con un totale di 31 reti in 51 partite giocate, che gli vale la fascia da capitano, la prima convocazione in nazionale e anche il premio di miglior giovane calciatore assegnato dalla PFA, l’assocalciatori del pallone di Sua Maestà.

Con 21 marcature in Premier, si classifica secondo nella classifica cannonieri dietro ad Aguero. Si tratta per il numero 9 della prima annata con più di 10 reti, nonché della prima di 9 stagioni consecutive in cui va a segno più di 20 volte.

Nella stagione 2015/16, dunque, Kane non è più una sorpresa, ma continua comunque a stupire. La conferma che non si tratti di un fuoco di paglia arriva con 28 reti in 50 partite, 25 delle quali gli permettono di diventare il capocannoniere della Premier League e di contribuire al terzo posto degli Spurs, con il ritorno in Champions League.

Nell’annata successiva Kane si ripete di nuovo, conquistando il titolo dei bomber con 29 reti, a cui vanno aggiunte anche quelle nelle coppe (comprese le prime in Champions). Il totale parla di 35 gol in 38 partite, con il centravanti che gioca meno del previsto per un infortunio alla caviglia.

Tutti i record di gol di Kane in Premier

Questo non gli impedisce di aprire la stagione 2017/18 come al solito, ma anche di infrangere un primato importante: a fine 2017 i gol segnati in Premier nell’anno solare sono ben 39, tre in più del precedente record, firmato da Alan Shearer.

L’annata termina con 41 reti in 48 partite, compresa una pietra miliare importante come il centesimo gol in Premier League.

La stagione 2018/19 per gli Spurs è quella del grande sogno. La squadra di Pochettino arriva in finale di Champions League, ma proprio nella parte finale della competizione (e del campionato) deve rinunciare a Kane, che salta parecchie partite per un infortunio ai legamenti.

Il centravanti torna per la finalissima ma non incide e termina l’annata con 24 gol in 40 presenze. Gli infortuni continuano a martoriare l'inglese anche l’anno successivo, in cui le reti restano 24 ma le presenze calano a 34.

Molto meglio nella stagione 2020/21, quella del terzo titolo come capocannoniere e in cui arrivano anche tantissimi assist: i numeri parlano di 49 partite, 33 reti e 17 assist.

Numero gol Kane

Nonostante nell’estate 2021 e in quella 2022 ci sia stato un certo desiderio da parte del calciatore di lasciare Londra, alla fine Kane è rimasto al Tottenham, facendo registrare una stagione da 27 gol in 50 partite e, nell'ultima in Premier, superando ampiamente quota 20.

Kane è il miglior marcatore di sempre degli Spurs e anche il giocatore con più gol in Premier League con una sola squadra, infrangendo il muro dei 200 gol in campionato e mettendo nel mirino, se tornerà in Inghilterra, Shearer (260) come miglior bomber, anche per le quote calcio, della competizione dal 1992.

I numeri di Kane con i Tre Leoni

Sarebbe impossibile però raccontare la carriera di Kane senza citare la nazionale, anche perchè il centravanti del Tottenham non è solo il capitano dei Tre Leoni, ma anche il miglior marcatore di sempre dell’Inghilterra, avendo superato Gary Lineker (48), Bobby Charlton (49) e Wayne Rooney (53) grazie alla rete segnata contro l’Italia nel marzo 2023.

E dire che anche in questo caso Kane poteva non giocare con l’Inghilterra, considerando che era eleggibile anche per l’Irlanda, ma nel 2014 l’attaccante ha deciso di attendere la chiamata inglese. Il suo esordio in nazionale è arrivato all’esordio, in un match contro la Lituania, ma il suo vero boom c’è stato ai Mondiali 2018.

Numero gol Kane

In Russia il centravanti segna sei reti (cinque nel girone e una agli ottavi), laureandosi capocannoniere del torneo.

Va poi a segno in ogni match giocato delle qualificazioni di Euro 2020 e nella competizione continentale si sblocca dopo il girone, facendo quattro reti tra ottavi e semifinale, pur non riuscendo a trascinare la sua squadra alla vittoria e perdendo la possibilità di sollevare il trofeo a Wembley.

E questo sembra essere il cruccio principale di Kane, che dal punto di vista individuale è una macchina da gol e da record, ma che non riesce a portare in bacheca nulla. Ma chissà che tra Tottenham e Inghilterra prima o poi l’Uragano…non trascini via con sé qualche coppa!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

July 6, 2025
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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