Bundesliga: un format “consolidato” che poggia su diritti tv e marketing

Il Bayern Monaco ha conquistato, nei giorni scorsi, l’ottavo titolo nazionale consecutivo (30° nella storia del club). Un risultato, per certi versi, atteso dalla maggioranza degli addetti ai lavori, anche se la ripartenza della stagione poteva nascondere delle possibili sorprese. Così, invece, non è stato: hanno vinto i bavaresi come da copione. C’è però da sottolineare la crescita del Borussia Dortmund e del RB Lipsia, possibili contendenti per il titolo e protagoniste di buone campagne europee. 

Sempre il Bayern è oggi il brand di punta e sta aprendo la strada, all’estero, per il prodotto calcio tedesco (considerato nel suo complesso). Secondo un recente report, i campioni di Germania in carica possono vantare più 120 milioni di fan/simpatizzanti solo in America Latina e hanno investito di recente soprattutto in Nord America (ha inaugurato il suo primo ufficio internazionale a New York). E' stata aperta così una prima struttura di rappresentanza in Nord America, per poi replicare il “modello” in America Latina, con l’obiettivo finale di coprire l'intero continente americano.


Cresce il valore dei diritti tv

La Bundesliga, primo campionato a ripartire nella primavera del 2020, aveva come obiettivo primario mettere in sicurezza, come in tutta Europa, un intero sistema economico-sportivo. Anche in questo caso a fare la “parte del leone” sono i diritti audiovisivi, che, nella stagione in corso, valgono più di 1,44 miliardi di euro, di cui 1,16 mld per i diritti “domestici” e 280 milioni di euro per la fetta della “torta” destinata ai mercati esteri. 

Se si analizza il mercato delle “Big Five” (le cinque più importanti serie calcistiche europee) la massima Bundesliga è al terzo posto complessivo dietro a Premier League (3,41 mld) e Liga (2,04 mld), ma davanti a Serie A (1,34 mld) e Ligue1 (806 milioni di euro). Oltre a ciò, se ci si concentra sull’analisi del valore dei diritti “domestici”, la Germania è al secondo posto (superata solo dall’Inghilterra). 

Ripartire, per i vertici del campionato tedesco, era imprescindibile. In caso di blocco definitivo, come avvenuto nella massima serie d’oltralpe, si stimavano 750 milioni di perdite. Circa 350 milioni di mancati guadagni da diritti tv, mentre le sponsorizzazioni e gli altri ricavi commerciali non avrebbero superato i 250 milioni. Più contenuti invece gli introiti da “ticketing”: circa 150 milioni di euro. In ogni caso al termine di questo campionato si stimano mancati guadagni per oltre 300 milioni di euro. 

Il titolo del Bayern nel 2013!

A differenza dell’Italia, in Germania non esistono solo i ricavi da diritti audiovisivi. Le sponsorizzazioni, infatti, sono una risorsa strategica per i club della Bundesliga1. Campionato che, sfruttando la presenza di stadi hi-tech e polifunzionali, intercetta aziende nazionali e multinazionali pronte ad investire.

Il football teutonico, nell'ultima stagione, ha chiuso 623 accordi di sponsorship, per complessivi 734 milioni di euro, contro, per esempio, i 439,3 milioni della Serie A tricolore. Il vantaggio competitivo di poter disporre di un'impiantistica moderna, oltre che idonea per attività di ospitalità, trova la sua declinazione nella possibilità di legarsi a realtà di alto profilo. 

A sorpresa è il VfL Wolfsburg al primo posto nella classifica delle partnership di maglia (jersey-sponsorship). ll marchio Volkswagen (il colosso automobilistico è nato e si è sviluppato proprio nel distretto di Wolfsburg) investe più di 53 milioni di euro per essere visibile durante le gare di campionato.

In seconda posizione i sempre campioni di Germania del Bayern Monaco, favoriti anche per la Champions 2020 per le scommesse calcio, sponsorizzati da Deutsche Telekom (attraverso il brand T-Mobile) per 45 milioni, e, a seguire, Il RB Lipsia sostenuto da Red Bull (per 35 milioni), sponsor-proprietario del club. Il Borussia Dortmund e il Bayer Leverkusen, rispettivamente in quarta e quinta posizione, con Evonik (20 milioni) e Barmenia (6 milioni), completano questa speciale classifica della Bundesliga. I cinque contratti in esame sviluppano investimenti complessivi per 159 milioni di euro.

*Il testo dell'articolo è stato curato da Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy; l'immagine di apertura è di Thomas Schmidtutz, la seconda di Matthias Schrader, entrambe distribuite da AP Photo.

June 26, 2020
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Socrates e la Democracia Corinthiana!


Fresco di approdo alla Fiorentina nell'estate 1984, un giornalista gli chiede: «Quale italiano stimi di più, Mazzola o Rivera?». La risposta di Socrates? 
«Non li conosco. Sono qui per leggere Gramsci in lingua originale e studiare la storia del movimento operaio». Inaspettato vero? Ma un episodio del genere è coerente a quello che è stato il brasiliano.

Tutto ciò è in linea con l’eredità morale che il dottore ha lasciato nel mondo del calcio. Per carpirne le origini infatti partiamo dalla nascita, quando suo padre, appassionato di letteratura greca, decide di chiamarlo Socrates proprio come il filosofo ellenico. 

Porterà con sé l’amore per la filosofia per tutta la vita, ma ad illuminare il centrocampista “Viola” per una stagione sarà la politica di sinistra e il movimento operaio. Sarà proprio questa sua attrazione a renderlo attraente (scusate il gioco di parole) per il Corinthians.

Socrates ci arriva nel 1978, vince subito un titolo paulista ma alla squadra serve una rivoluzione dopo la stagione deludente del 1980. L’anno successivo, quindi l’81, come direttore sportivo viene scelto un sociologo, tale Adìlson Monteiro Alves che fa una scelta precisa e singolare se contestualizzata ad oggi: sceglie i giocatori della rinascita in base alle proprie idee politiche, dando priorità a quelli che condividevano la sua stessa visione. 

Una persona, un voto!

Socrates ovviamente, socialista nell’anima, diventa perno centrale di una squadra che adotterà il modello dell’autogestione. Niente allenatore e quando c’è da prendere una scelta si va al voto, anche il magazziniere viene coinvolto ovviamente. Nasce così la “Democracia Corinthiana” di cui Socrates ne è il leader. 
L’Italia impara a conoscerlo prima del suo arrivo alla Fiorentina che si concretizzerà l’estate del 1984. 

O Doutor da bola, “il dottore del pallone”, ce lo troviamo come rivale al Mundial il 5 luglio dell’82 in una delle selezioni più forti del Brasile, squadra del ’70 permettendo. A noi e a Zoff segnerà il gol del momentaneo 1 a 1, poi per fortuna la storia l’abbiamo fatta noi quel pomeriggio, per quella che sarebbe la partita più incredibile in relazione anche alle scommesse live! 

Quando si intuisce che sta per perdere la vita, a 57 anni, il Corinthians vince il quinto campionato della propria storia con i giocatori che festeggeranno con il braccio destro alzato con il pugno chiuso. La dedica naturalmente è per O Doutor da bola

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

June 26, 2020
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Quando il prezzo nasconde il valore: la vera dimensione di Coutinho

Può il costo di un cartellino mascherare il reale valore di un giocatore? Sì, basti analizzare la carriera di Philippe Coutinho. Il talento brasiliano, spesso condizionato da qualche infortunio di troppo, viene dato da tutti in parabola discendente dopo il suo arrivo al Barcellona nel gennaio del 2018. I suoi numeri, però, suggeriscono tutt’altro e vanno analizzati.

La sua crescita arriva, inevitabile, col trasferimento al Liverpool dove finalmente trova qualcuno che crede in lui. A Milano Benitez prima e Leonardo poi non sono riusciti a valorizzarlo nell'Inter, per questo il talento cresciuto nel Vasco passa al Liverpool per 13 milioni di euro. Dopo i primi sei mesi di ambientamento, Coutinho ha trovato la sua perfetta collocazione tattica grazie a Brendan Rodgers.

Il brasiliano da mezzala offensiva nel 4-3-3 dei Reds è diventato il centro del gioco della squadra di Rodgers, arrivando vicinissimo al titolo in Premier League. Regista offensivo dietro la S&S&S composta da Sterling, Suarez e Sturridge: ha chiuso quella stagione con cinque gol e sette assist. 

La svolta di Klopp

L’arrivo di Klopp a Liverpool ha nuovamente cambiato gli scenari per Coutinho. Con gli addii di Suarez e Sterling, i Reds avevano bisogno di rifare il loro attacco e per questo il tecnico tedesco ha deciso di avanzare Coutinho nel tridente. Non più mezzala offensiva, ma ala sinistra con ancor più libertà di movimento e il brasiliano ha risposto alla grande. Avvicinandosi alla porta, Coutinho ha chiuso la stagione 2015/16 per la prima volta in doppia cifra con 12 gol e 7 assist in 43 presenze.

Quell’annata è stata solamente un antipasto di quello che poi il Liverpool e Coutinho avrebbero fatto nella annata successiva. I Reds infatti tornano in Champions dopo tre anni grazie anche al brasiliano, che da ala sinistra nel tridente composto da Firmino e Mané ha segnato 13 gol e servito 7 assist in Premier League, numeri mai fatti registrare dall’ex Inter. Al termine di quella stagione di calcio sono arrivate le prime sirene da Barcellona, ma il Liverpool ha opposto resistenza rifiutando le prime offerte dei blaugrana.

Nel 2017/18 Coutinho ha dato spettacolo nei primi mesi con i Reds. In sole 19 partite giocate tra Premier League e Champions, il brasiliano ha realizzato dodici gol e servito otto assist, numeri che hanno spinto il Barcellona a presentare l’irrinunciabile offerta da 145 milioni di euro accettata dal Liverpool. 

L'impatto a Barcellona

Nel girone di ritorno giocato in Spagna, Coutinho ha leggermente abbassato le sue medie, mantenendo comunque numeri piuttosto importanti. Altre dieci reti realizzate in blaugrana con sei assist, che sommati ai numeri di Liverpool portano Coutinho a chiudere la stagione 2017/18 con 22 reti totali e 14 assist in 41 presenze tra Inghilterra e Spagna. Nonostante il suo impatto importante anche al Barcellona, i blaugrana pensano a un cambio di ruolo per Coutinho.

L’idea dei catalani è quella di riportarlo a centrocampo, come nella sua prima parte di carriera a Liverpool per fare spazio a Griezmann nel tridente con Messi e Suarez. Il francese decide di rimanere a Madrid, ma arrivano i primi dubbi su Coutinho e sul suo effettivo valore.

Nella stagione 2018/19 il brasiliano riesce comunque per il quarto anno consecutivo a chiudere in doppia cifra per gol realizzati, anche se le undici reti e i cinque assist totalizzati in oltre 50 presenze sono numeri deludenti rispetto alle annate precedenti. Per questo il Barcellona decide di tornare alla carica per Griezmann e scaricare, di fatto, Coutinho che viene mandato in prestito al Bayern Monaco. 

Il Bayern e la Nazionale

Trentadue presenze, nove gol e otto assist con la maglia del Bayern Monaco nell’ultima stagione hanno spinto i tedeschi a non esercitare il riscatto da 120 milioni per il cartellino di Coutinho. Il brasiliano ora tornerà a Barcellona, ma non è da escludere un nuovo prestito magari ancora al Bayern.

L’ultima estate è stata quella del suo definitivo salto di qualità in Nazionale, dove da protagonista per le scommesse sportive vista l’assenza per infortunio di Neymar ha guidato il Brasile alla vittoria della Copa America. Già al Mondiale del 2018 Coutinho era stato il miglior giocatore del Brasile, autore di due gol decisivi nelle prime due partite del girone con Svizzera e Costa Rica prima della deludente eliminazione ai quarti per mano del Belgio. Anche in Nazionale Coutinho ha dimostrato di poter guidare una squadra con obiettivi importanti.

Coutinho contro l'Argentina in Copa America

Essendo un ragazzo di soli 28 anni, Coutinho avrebbe bisogno di liberarsi dal peso dei 145 milioni investiti dal Barcellona due anni e mezzo fa e giocare senza pressioni come faceva ai tempi del Liverpool. Una soluzione ideale per rimetterlo al centro di un progetto potrebbe essere il passaggio a una squadra che vuole tornare ad alti livelli.

Per le scommesse serie A potrebbe non essere impossibile un prestito al Milan in Italia, o il ritorno in Premier League in una squadra che vuole tornare in Champions come l’Arsenal potrebbe essere la soluzione ideale per il rilancio ad altissimi livelli di Coutinho. 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo sono di Frank Augstein e Victor R. Caivano.

June 24, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Storia degli allenatori dell’altro mondo!


Se non avesse avuto la passione del calcio, avrebbe fatto l’esploratore. Ma la passione per il pallone, e una certa familiarità con lo strumento del mestiere lo portarono a fare il calciatore. Velibor Milutinović - per gli appassionati semplicemente Bora - è stato il primo tecnico europeo capace di vincere un titolo in un campionato americano.

Dopo aver speso una modesta carriera tra Jugoslavia e Francia, il centrocampista slavo conclude il suo cammino in Messico con la maglia dell’Unam Pumas. Tira avanti altri quattro anni, prima che i dirigenti gli offrano la panchina della squadra dell’acronimo universitario; Università Nazionale Autonoma Messico.

Il club è giovane, e la tradizione calcistica non appartiene all’ateneo che cerca principalmente la propria vetrina con la squadra di football americano. L’anno di grazia è il 1981, i Pumas affrontano in finale il Cruz Azul; sconfitta di misura nella sfida di andata, trionfo dilagante nella partita di ritorno: dopo undici minuti segna Hugo Sanchez Marquez, poi altri tre gol che certificano la conquista del titolo messicano accendendo la torcida gialloblù.

HugoGol farà parlare di sé e sarà l'elemento di spicco della nazionale messicana, guidata ai mondiali di casa nel 1986 naturalmente da... Milutinovic! 

Jozic e la generazione di fenomeni!

Bisognerà attendere la fine del decennio per assistere al trionfo di un altro allenatore europeo, questa volta nel campionato cileno. Il protagonista è Mirko Jozic, anche lui ex calciatore, anche lui slavo. Si mette in mostra come allenatore nel Mondiale Under 20 che si gioca proprio in Cile; lui allena la nazionale jugoslava, in campo ci sono Boban, Prosinečki, Mijatovic e Šuker: chi può vincere, se non loro?

Nel girone eliminatorio fanno 4 gol a tutti, ai quarti buttano fuori il Brasile, poi annientano la Germania in ogni sua declinazione: in semifinale battono i tedeschi dell’Est, in finale superano ai rigori quelli che stanno dall’altra parte del Muro.

Il Colo Colo affida la propria panchina a Mirko Jozic, e i risultati non tardano ad arrivare: vince per tre anni (1989-1990-1991) il campionato, e nella terza stagione si porta a casa anche la Copa Libertadores contro i paraguaiani dell’Olimpia.

Il Flamengo torna al successo!

Cronache più recenti celebrano il portoghese Jorge Jesus, capace di vincere il Brasilerao nel 2019, la Recopa e la Libertadores nel 2020; il portoghese è approdato al Flamengo nel 2019, dopo aver guidato - per cinque stagioni - il Benfica. La sua bacheca personale è carica d’argento e di gloria; tre campionati, sei coppe di Lega, una Coppa del Portogallo, due Supercoppe.

La rocambolesca conquista della Libertadores 2020 contro il River Plate grazie alla doppietta di Gabriel Jesus nei minuti di recupero è stato senza dubbio il traguardo più celebrato, anche perché atteso da quasi quarant’anni: l’ultima volta - nel 1981 - la vittoria arrivò grazie a una doppietta di Zico nella finale contro i cileni del Cobreloa. Jorge Jesus è un antidivo, un personaggio scostante - burbero - provocatorio. Ma la continua ricerca di sfide lo ha portato a vincere tutto nel giro di poco tempo in una delle squadre maggiormente celebrate del Mondo.

Gabriel Jesus trasforma il calcio di rigore nella semifinale di Liberta

Il Flamengo si è giocato alla grande anche la FIFA Club World Cup, costringendo il Liverpool, in quel momento della stagione praticamente imbattibile, ai supplementari. Il tecnico portoghese ha introdotto al Ninho do Urubu una metodologia di lavoro nuova, spiccatamente europea: la valorizzazione del parco giocatori e le future vendite di alcuni pezzi pregiati ai top club che partecipano costantemente alla Champions, consentirà alla Nação Rubro Negra di aprire un ciclo di successi, sempre con il manager di Amodora in panchina!

Nel prossimo articolo, analizzeremo le carriere dei tecnici sudamericani, protagonisti in Europa: da Herrera al Cholo, passando per Marcelo Bielsa e Scolari!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Vincent Yu e Fabio Motta.

June 24, 2020
simone pieretti
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Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

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Tour de France 2020, sempre un mix di business e passione!


Tra gli sport più attesi dell'estate 2020 vi è il ciclismo, che si caratterizza, tra l’altro, per un affollamento di kermesse nazionali e internazionali, come mai era successo prima (il calendario è concentrato infatti in meno di 90 giorni).

Si riparte, in ordine cronologico, il prossimo 1° agosto, da Siena con la “Strade Bianche”, poi si proseguirà l’8 agosto con la Milano-Sanremo e il 23 agosto con i “Tricolori”. Il 7-14 settembre con la Tirreno-Adriatico, il 27 settembre con i Mondiali in Svizzera (ad Aigle-Martigny), il 3-25 ottobre con il “Giro d’Italia”, il 4 ottobre con la Liegi-Bastogne-Liegi, il 18 ottobre con il Giro delle Fiandre, il 20 ottobre-20 novembre con la Vuelta di Spagna e il 25 ottobre con la Parigi-Roubaix. 

L’evento di punta dell’UCI World Tour però è storicamente il Tour de France (di proprietà di Amaury Sport Organization). La 107ima edizione della “Grande Boucle”, è in programma dal prossimo 29 agosto al 20 settembre 2020. Il percorso conta più di 3.470 km, per un totale di 21 tappe, con partenza da Nizza e arrivo sugli Champs Élysées a Parigi. 

Il business della “Grande Boucle”

Prima della sospensione di tutti gli eventi, questo grande contenitore economico sportivo aveva superato i 160 milioni di euro di valore della produzione. Oltre il 50% di questa torta economica (per la precisione il 55%) è legato, a filo doppio, ai diritti audiovisivi, così come avviene ormai nella stragrande maggioranza dei format di sport-business. 
France Télévision investe ogni anno 25 milioni di euro, altri 60 milioni arrivano invece dagli altri paesi interessati al prodotto ciclistico d’oltralpe. 

In totale, in questa edizione, saranno più di 30 i broadcaster (Rai Sport trasmetterà sul mercato italiano), ma saranno presenti anche BeIn Sports (Medio Oriente e Nord Africa), RTVE (Spagna), ESPN (America Latina e Caraibi), Zhibo TV e CCTV (Cina), ARD (Germania), SBS (Australia), J Sports (Giappone), Eurosport, NOS (Olanda), Flos Bike (Canada), Sky Sport (Nuova Zelanda), VRT (Belgio) e il colosso NBC Sports (Stati Uniti). 

Quest’anno è una edizione “atipica” del Tour e anche per i broadcaster, naturalmente, non sarà semplice coprire i costi dei diritti pagati ad A.S.O.. 

France Télévision, negli ultimi anni, non è riuscita a superare i 10 milioni di raccolta pubblicitaria e, in questa edizione, da stime indicative, dovrebbe fermarsi attorno ai 6 milioni di euro.

Il colombiano Egan Bernal festeggia nella tappa di Parigi!

La messa in onda della più importante gara di ciclismo su strada del World Tour è un vero e proprio “evento nazionale” in Francia. Il valore della Grande Boucle non è solo economico, ma soprattutto sociale e culturale. Per capire il giro d’affari della kermesse transalpina, il Tour de France vale 4 volte il Giro d’Italia, e, ogni anno, coinvolge, nella carovana pubblicitaria, più di 150-200 mezzi supportati da importanti aziende sponsor, nazionali e internazionali. 

Non solo diritti tv

Le sponsorizzazioni pesano per il 25%, a seguire i ricavi da merchandising (10%) ed i contratti che le municipalità francesi (10%) siglano per ottenere il passaggio del Tour (in fase di partenza o arrivo). Una modalità di business ormai in uso in tutti i principali eventi ciclistici a tappe. 
Complessivamente, nelle tappe più importanti, si superano le 800mila presenze (lungo il percorso), contro le 500mila del Giro d’Italia. 

A livello digital, infine, la corsa francese e gli arrivi spettacolari che infiammano le scommesse live “intercettano” più di 2.7 milioni di fan su Facebook, 3 milioni su Twitter e 1.2 milioni di follower sul profilo ufficiale di Instagram. 

Tornando al tema delle partnership, in totale, sono 44, con LCL (banca-assicurazione) sponsor della maglia “gialla”, Skoda (auto) della “verde” (classifica a punti), Krys (magazzini) della “bianca” (per il giovane più promettente), E.Leclerc (supermercati) di quella a “pois” (miglior scalatore). Namedsport (integratori alimentari), infine, firma il “best team” e Antargaz (gas/energia) la classifica del corridore “più combattivo”. 

*Il testo dell'articolo è stato curato da Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy; le immagini, distribuite entrambe da AP Photo, sono di Laurent Rebours e Thibault Camus.

June 24, 2020
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Raoul Bellanova: l'esterno della Under 21!

A volte contro il fato c’è davvero poco da fare. Quando si è destinati a diventare famosi, l’esposizione mediatica arriva anche in maniera assolutamente casuale. Basta una foto scattata al momento giusto (o sbagliato) per finire sotto i riflettori. Per fortuna di Raoul Bellanova, l’impressione è che la sua celebrità istantanea sarà a breve coadiuvata da altrettanta fama sui campi da calcio.

Il classe 2000, nato a Rho, è tra i migliori prospetti del calcio italiano in un ruolo, quello del terzino destro, che fatica a trovare degli interpreti in grado di adattarsi alle mansioni sempre più disparate che il calcio moderno assegna a chi occupa quella zona di campo. Eppure tutti lo hanno conosciuto per un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Una foto con Cristiano Ronaldo e…un ospite inatteso.

Per il giovanissimo cresciuto nel vivaio del Milan, l’occasione di incontrare il portoghese dopo Milan-Juventus del 2018 (in cui è stato portato in panchina da Gattuso, allora tecnico rossonero) era troppo ghiotta. E quindi il terzino è andato negli spogliatoi dei bianconeri chiedendo un selfie al cinque volte Pallone d’Oro. Una foto di cui andare orgogliosi, da condividere sui social. Peccato che Bellanova non abbia notato che sullo sfondo ci fosse Re Giorgio Chiellini…come mamma l’ha fatto.

Un piccolo segnale del destino, che ha catapultato sulla bocca di tutti il nome di un calciatore che, nonostante non sia riuscito a fare neanche una presenza in rossonero, ha fatto le giovanili a Milanello per tredici anni e che è stato una colonna di tutte le nazionali giovanili, partendo dall’Under-15 per arrivare all’Under-20.

Una scelta difficile

Un talento su cui il Diavolo era pronto a scommettere, anche considerando che da più parti il ragazzo è paragonato a Gianluca Zambrotta. Fare bene come il campione del mondo 2006 non sembra proprio il più semplice degli obiettivi, ma le caratteristiche di Bellanova, in fondo, non possono non ricordare l’esterno di Juventus e Milan. Buon fisico (1,88m per 82kg), velocità, capacità offensive, senso della posizione, piedi buoni e versatilità. Una di quelle scommesse serie A con parecchie probabilità di vittoria.

Il Milan però non se lo godrà, visto che ad appena 19 anni il classe 2000 ha fatto una scelta di vita difficilmente pronosticabile. Dopo tantissimi anni a Milanello non ha rinnovato il suo contratto e si è accasato al Bordeaux, che lo ha pagato un milione di euro ai rossoneri, lasciandolo in prestito in Serie A fino a fine stagione.

Per lui è arrivato un quadriennale e nell’agosto 2019 anche l’esordio tra i professionisti, giocando da titolare la prima di Ligue 1 tra il club girondino e l’Angers. Il primo impatto non è stato semplice, considerando che dopo quel match in cui ha sbagliato parecchio non ha più trovato spazio nelle scelte di Paulo Sousa. Eppure su di lui le aspettative sono tante, come dimostra il passo successivo della sua carriera.

Bellanova contro il Marsiglia!

L'arrivo a Bergamo

Se c’è un club che sa come crescere giovani di prospettiva e trasformarli in prototipi di campioncini, quello è l’Atalanta. E non è certo un caso che nel gennaio 2020 siano stati gli orobici a contattare il Bordeaux, ottenendo il prestito di Bellanova per 18 mesi, con tanto di opzione per il riscatto. Per tenerlo definitivamente a Bergamo serviranno 5 milioni di euro, con il 10% del ricavato che andrà nelle casse del Milan, per provare a lenire almeno un po’ il dispiacere di aver perso un talento dal futuro che appare parecchio luminoso.

Per il terzino, però, ancora nessuna presenza con Gasperini.  Ma con tutte le partite che ci saranno da giocare con la ripresa, probabile che l’esterno trovi prima o poi la possibilità di scendere in campo.

Del resto, il curriculum in nazionale parla molto chiaro. Per lui già oltre sessanta presenze nelle rappresentative giovanili, con ottime prestazioni sia con l’Under-17 (24 partite) che con l’Under-19 (21 caps). E soprattutto, già quattro competizioni di livello internazionale disputate. Nel 2016 e nel 2017 prende parte agli Europei Under-17, giocando la prima delle due edizioni da titolare ad appena sedici anni. Nel 2018 è poi uno dei protagonisti della cavalcata dell’Italia Under-19 di Nicolato che arriva a un passo dal titolo continentale.

Per lui in quell’Europeo cinque presenze, compresi tutti i 120 minuti nella finalissima poi persa contro il Portogallo, con due assist. E poi nel 2019 è arrivata anche l’esperienza del Mondiale Under-20, in cui gli azzurri sono arrivati quarti, giocato da esterno a tutto campo nel 3-5-2. Insomma, solo ottime referenze per questo ragazzo del 2000.

Che, se tutto va bene, dovrebbe essere un punto fermo del calcio italiano dei prossimi anni e per questo è andato a Pescara da Mister Oddo, altro Signore della fascia, poi sostituito da Delio Rossi! E chissà che un giorno, riguardando quella famosa foto, non si pensi più a Chiellini ma al primo assaggio di celebrità di un calciatore affidabile sulla fascia…

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo sono di Darko Vojinovic e Daniel Cole. Prima pubblicazione 23 giugno 2020.

June 28, 2023
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il Pisa in A, una palestra di talenti!

Dopo Vicenza e Triestina, continua il nostro viaggio attraverso tre piazze dove il calcio, seppur lontano da palcoscenici prestigiosi, rappresenta sempre l’elemento trainante delle rispettive comunità, in particolare di quelle giovanili!

PISA

Lontani i tempi di Anconetani, triestino di nascita, ma poi, legatosi alla città della Torre e alla sua squadra, la portò in Serie A, dopo averla presa in Serie C. Era il 1982, Pisa festeggiava il ritorno nella massima serie e poco dopo si tingeva anche di tricolore per la vittoria dell’Italia al Mondiale di Spagna. Sono diciassette le presenze in A e l’ultima è datata 1991.

Con Anconetani arrivarono due Mitropa Cup (’86 e ’88) e all’Arena Garibaldi si potevano ammirare giocatori come Klaus Berggreen, Wim Kieft, Claudio Sclosa, Dunga, Max Allegri, ma anche José Antonio Chamot e Diego Pablo Simeone e un Direttore Tecnico del calibro di Mircea Lucescu. Pisa, però, non è solo Anconetani. Negli anni ’20 la squadra conobbe altre pagine di gloria e nel 1921 arrivò a giocarsi la finale scudetto persa poi (2-1) contro la Pro Vercelli. 

Oggi, per le scommesse 888sport, la doppia chance 1X è sempre un'ottima opzione per le partite interne del Pisa in Serie B!

Caraballo, a sinistra, con Klaus Bergreen: la coppia di assi stranieri del Pisa!

FOGGIA

Serie D, girone H. Il Foggia è ripartito da qui, dopo il fallimento. I Satanelli sono però un’altra di quelle squadre che hanno fatto epoca, che hanno segnato la geografia del calcio italiano. Come dimenticare, infatti, il nono posto conquistato nel 1965 con Oronzo Pugliese in panchina, a pari merito con la Roma che poi volle il Mago di Turi alla guida della propria squadra. Schietto, sincero, uomo d’altri tempi, si ricorda di Pugliese l’impresa tattica di imbrigliare la Grande Inter di Helenio Herrera, sconfitta 3-2 che spinse Gianni Brera a titolare, il giorno dopo, così: “L’orgoglio del Foggia ha fatto bastione, fermata l’Inter”.

In effetti, Pugliese mise in campo una squadra cortissima, con linee strette per non dare campo all’Inter e impose una marcatura a uomo ferrea sui giocatori nerazzurri per limitarne l’immenso talento. Racconta Patini, capitano di quella squadra: “Quando entrammo in campo, lo stadio tremò, l’urlo delle gente era così forte che per venti minuti quelli dell’Inter rimasero annichiliti”. Un’impresa che resta nella memoria di Foggia, tramandata dai padri ai figli, come le gesta di quella che fu poi soprannominata Zemanlandia.

Con il tecnico boemo in panchina, tornato dopo una parentesi nella stagione ’86-’87, Signori e Baiano in attacco, il Foggia diede spettacolo all’inizio degli anni ’90. I Satanelli tornano in Serie A nel 1991, dopo 13 anni di assenza, Rambaudi-Signori-Baiano solo il tridente delle meraviglie e il Foggia con Zeman arriva, clamorosamente per le scommesse calcio, due volte nono e una volta undicesimo. Poi il boemo se ne va alla Lazio e nel ’95 il Foggia retrocede. In Serie A, quindi, manca ormai da 25 anni.

CATANZARO

I giallorossi sono stati il primo club calabrese ad arrivare nella massima serie. Sette partecipazioni in Serie A tra il 1971 e il 1983 condite da due settimi posti nel 1981 e nel 1982 che gli valsero l’appellativo di “Timore del Nord”. Il Catanzaro, allenato da tecnici del calibro di Gianni Di Marzio, Carlo Mazzone e poi anche da Tarcisio Burgnich che conquistò il settimo posto dell’81 e permise al Catanzaro d’essere incoronata come “La Regina del Sud”.

Fondamentali erano i gol di Massimo Palanca che realizzò 70 con la maglia dei calabresi. Storica rimane la tripletta in casa della Roma (nella vittoria 1-3 del Catanzaro) nel marzo del 1979. Catanzaro che sfiorò anche la finale di Coppa Italia nella stagione 1981-1982, ma in semifinale fu decisiva la regola dei gol segnati in trasferta e in finale andò l’Inter.

I giallorossi, infatti, persero 2-1 a San Siro, poi s’imposero 3-2 in casa. Ma non bastò. Il Catanzaro manca dalla Serie A da quasi 40 anni e la piazza, una delle più passionali d’Italia, oggi aspetta ancora di risalire dalla terza serie. 

*Il testo dell'articolo è stato curato da Marco Valerio Bava; entrambe le foto sono distribuite da AP Photo, l'immagine di apertura è stata scattata da Lorenzo Galassi.

 
June 23, 2020
888sport
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Ogni riferimento alle follie del mercato è puramente voluto!

Proseguiamo la nostra carrellata di acquisti sfumati al momento delle firme, con sette ulteriori casi che hanno dell’incredibile. Uno, in particolare, è stato approfondito dal nostro blog per simulare una proiezione diversa della qualità e del valore calcistico dell'attacco del Milan, predominio... juventino!

7. Il "dente avvelenato" di Cissokho

Sempre Milan. Ed è proprio l'estate 2009: i rossoneri si sono aggiudicati il forte terzino 22enne di origini senegalesi Aly Cissokho. La trattativa col Porto è chiusa: 15 milioni di euro. Sembra tutto a posto ma, durante le visite mediche, succede qualcosa di imponderabile: viene evidenziato un problema ai denti in grado perfino di compromettere la corretta postura dell’esterno di spinta.

Affare saltato, Cissokho passa quindi al Lione, dove raggiungerà, pochi mesi dopo, le semifinali di Champions League.

8. Tevez e i legami amorosi di Pato...

Gennaio 2012. Il Milan campione d'Italia è a caccia di una stella per rinforzarsi ulteriormente, anche in ottica dell'interesse del PSG per Alexandre Pato. Ad Adriano Galliani viene in mente Carlitos Tevez del Manchester City e, dopo una cena con l'argentino (con tanto di foto in circolazione) è tutto apparecchiato per un prestito oneroso più 2 milioni di ingaggio. Poi, però, interviene ancora una volta Berlusconi: il trasferimento di Pato a Parigi non s'ha da fare. Il "Papero", in quegli anni, è sentimentalmente legato alla figlia Barbara. E tutto salta.

9. Berbatov: Tra Juventus e Fiorentina, il Fulham gode

Dall'inverno, all'estate 2012: il bomber bulgaro Dimitar Berbatov è al termine della sua esperienza al Manchester United. Visite mediche e dettagli da ultimare con la Fiorentina. Poi, però, nella trattativa si inserisce all'improvviso la Juventus. Volano stracci tra le due società, già di per sé non proprio amiche. Tra i due litiganti, godrà poi il Fulham in grado di intercettare l’attaccante sul volo di scalo...

10. I tifosi bloccano lo scambio Guarin-Vucinic tra Inter e Juventus

Finestra invernale di mercato del campionato 2013-2014. Inter e Juventus hanno precise esigenze tattiche. L'Inter di Erick Thohir vuole l'attaccante Mirko Vucinic e propone ai bianconeri - che accettano - lo scambio col forte centrocampista colombiano Fredi Guarin.

I tifosi dell'Inter insorgono, più per rivalità storica che per reali motivazioni tecnico-tattiche o di sentimento. Guarin e Vucinic svuotano gli armadietti e salutano i propri compagni, raggiungendo le rispettive destinazioni. Tuttavia Thohir, "novello" - ai tempi - nel calcio, si fa convincere dalla protesta e porrà il proprio veto sulla trattativa definita poi "sconcertante" dalla dirigenza juventina. 

Il montenegrino sarà utile per l'ultimo titolo di Conte alla Juve per le scommesse calcio.

11. Bye Bye Witsel

Gennaio 2017. La Juventus trova l'accordo economico con lo Zenit San Pietroburgo per il forte centrocampista Axel Witsel. Il quale, sembra apprezzare particolarmente la destinazione bianconera. Con la maglia della nazionale, agli Europei dell'estate precedente, il belga va in gol di testa per le scommesse live nella fondamentale vittoria contro l'Irlanda, affrontata subito dopo la sconfitta con gli Azzurri.

Quando tutto sembra fatto con i bianconeri, all'ultimo secondo, si presenta il Tianjin Tianhai, che, con una ricchissima offerta a entrambe le parti in causa, porta il centralone in Cina.

12. Patrik Schick alla Juventus? La foto c'è, l'affare no...

Nell'estate 2017, il giovanissimo attaccante della Sampdoria Patrik Schick - considerato un potenziale crack della Serie A - sta per passare alla Juventus per 30 milioni di euro. Visite mediche con tanto di foto con la maglietta di rappresentanza al "J-medical".

Dagli accertamenti vengono riscontrati problemi cardiaci mai del tutto specificati. Alla fine, durante quella stessa estate, l'attaccante ceco passerà alla Roma. In cui farà sostanzialmente "flop", soprattutto in considerazione del mancino che doveva sostituire in rosa: Mo Salah! Gli va decisamente meglio ai RB Lipsia, outsiders per le scommesse della Champions 2020!

13. "Malcom arriva". Anzi no

Estate 2018. La Roma del diesse Monchi si accorda col Bordeaux per l'attaccante esterno brasiliano Malcom, per una cifra importante, pari a circa 40 milioni di euro. Si attende solo il volo che lo porterà nella Capitale. Sull'aereo Malcom salirà, tuttavia su quello in direzione Barcellona, che propose al giocatore condizioni contrattuali migliori.
 

*La foto di apertura dell'articolo è di Miguel Morenatti (AP Photo).

June 22, 2020
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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La storia della nazionale croata!

La storia della Croazia, calcisticamente e non, è legata a doppio filo con quella della Jugoslavia. La Croazia che conosciamo, con la maglia a scacchi e del Pallone d'oro, nasce da una nazionale jugoslava non ancora disciolta, quella che pochi mesi prima è arrivata ai quarti di finale di Italia ’90.

La nidiata esplosa a cavallo tra anni Ottanta e anni Novanta è considerata dalle parti di Zagabria la generazione d’oro. Al mondiale in Italia nella Jugoslavia ci sono infatti ben otto croati: Ivković, Vulić, Vujović, Bokšić, Prosinecki, Jarni, Šuker e Panadić. Ci sarebbe anche Boban, se non fosse squalificato per un anno dopo gli incidenti della partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, una delle prime testimonianze a livello internazionale della rinascita dei nazionalismi balcanici.

Dei reduci mondiali, nel match dell’ottobre 1990 contro gli USA in campo scende solo Vulić, mentre il primo gol della nuova Croazia lo segna Asanović. Arriveranno altre due amichevoli, ma non il riconoscimento, perché la dissoluzione della Jugoslavia non è ancora cosa fatta. Al punto che Prosinecki, neanche un mese prima della dichiarazione di indipendenza (25 giugno 1991) e dell’inizio della guerra, addirittura gioca e vince la finale di Coppa dei Campioni con la maglia della Stella Rossa.

Poi cominciano a parlare i cannoni e nel 1992 arriva l’ammissione alla FIFA. Per gli amanti delle statistiche che seguono il nostro profilo ufficiale IG La prima partita ufficiale è di quell’anno, una sconfitta per 1-0 contro l’Australia. Un inizio che sembra promettere male, ma che è fuorviante.

Il primo torneo

La guerra e le tempistiche impediscono di prendere parte alle qualificazioni per USA ’94, ma a conflitto quasi terminato in panchina arriva Miroslav Blažević, che ha un obiettivo: portare la Croazia a EURO ’96. Risultato ottenuto. La nazionale slava, che si è lasciata alle spalle gli anni delle armi, esordisce nel torneo battendo 3-0 i campioni in carica della Danimarca. La Croazia arriva ai quarti di finale, perdendo contro la Germania che vincerà il torneo.

Ma il meglio deve ancora venire. Per qualificarsi a Francia ’98 servono i playoff, ma la cavalcata croata è leggendaria. Il genio di Boban e Prosinečki e i gol di Suker, che diventerà capocannoniere, spingono la squadra di Blažević a un passo dal sogno. Dopo aver affrontato nei gironi Giamaica, Giappone e Argentina, i croati eliminano agli ottavi la Romania e ai quarti si prendono la rivincita contro la Germania con un netto 3-0.

Solo la Francia ferma la corsa della Croazia, che poi batte l’Olanda nella finalina ed esordisce ai Mondiali con un terzo posto.

Sorprendentemente, però, i biancorossi mancano la qualificazione a Euro 2000. E di mezzo, in una doppia sfida carica di significato, c’è la Jugoslavia. Le due nazionali sono sorteggiate nello stesso gruppo, ma mentre la squadra di Boskov si qualifica agevolmente, non è lo stesso per i croati. Mancano proprio i punti lasciati per strada contro gli ex connazionali.

Il primo storico incontro è al Marakana di Belgrado nell’agosto 1999. Finisce 0-0, non senza scontri tra le tifoserie qualche polemica a causa di un blackout pre-partita che innervosisce gli ospiti. La sfida di ritorno, al Maksimir di Zagabria, è decisiva. Alla Croazia serve la vittoria per superare l’Irlanda. La rete di Bokšić al ventesimo illude i padroni di casa, che però in capo a dieci minuti si trovano sotto di un gol, grazie a Mijatović e Stanković. Stanic salva l’onore, ma non la qualificazione: finisce 2-2 e i padroni di casa sono eliminati.

La rete del croato Boksic!

Da quel momento in poi, la Croazia vive un periodo altalenante. Si qualifica quasi sempre con tranquillità ai grandi appuntamenti internazionali, salvo però poi deludere. Al Mondiale 2002 e a quello del 2006 i croati salutano ai gironi.

Nel 2010 non riescono a qualificarsi e nel 2014 escono di nuovo al primo turno, togliendosi però la soddisfazione di battere per 2-0 la Serbia nelle qualificazioni. Agli Europei non va meglio, se si escludono i quarti di finale nel 2008. Fuori nel girone nel 2004 e nel 2012 e agli ottavi, dopo un gironcino da assoluti protagonisti, nel 2016 ai supplementari per mano dei futuri campioni del Portogallo.

Per tornare grandi ci vuole un’altra generazione d’oro dopo quella degli anni Novanta. Il CT Zlatko Dalić costruisce la squadra attorno a una manciata di calciatori di talento, che fanno già le fortune delle big europee: lo juventino Mandzukic, gli interisti Perisic e Brozovic, il centrocampista del Barcellona Rakitic, il sempre presente Srna e due stelle del Real Madrid: Kovačić e Luka Modric. E l’esperienza in Russia nel mondiale 2018 diventa memorabile.

Il Mondiale della consacrazione!

Nella fase a gironi, in un gruppo complicato con Argentina, Nigeria e Islanda, la Croazia passa con tre vittorie in altrettante partite. Agli ottavi gli uomini di Dalić si trovano davanti la coriacea Danimarca, che rende loro la vita complicata. Modric sbaglia un penalty ai supplementari e ci vuole una prestazione maiuscola del portiere Subasic nei calci di rigore per portare a casa la qualificazione.

Stesso copione nei quarti. I padroni di casa della Russia trascinano di nuovo il match ai calci di rigore e anche stavolta ci vogliono le mani di Subasic per volare in semifinale. La sfida successiva è un vero e proprio classico del moderno calcio europeo, il match tra la Croazia e l’Inghilterra. I Tre Leoni, leggermente favoriti per 888sport vanno in vantaggio con Trippier, ma la Croazia è inarrestabile. Perisic porta di nuovo la gara ai supplementari, ma stavolta i rigori non servono perché Mandzukic al minuto 109 segna la rete che spedisce i croati in finale. 

La favola però finisce, di nuovo per mano della Francia. I tre match da 120 minuti pesano sulle gambe della Croazia e Mbappè e compagni vincono agevolmente per 4-2. I biancorossi possono però consolarsi con un secondo posto carico di onore e con il premio di miglior calciatore del torneo per Modric, che nel dicembre 2018 porta a casa anche il Pallone d’Oro. Non male per il capitano di una nazionale che tre decenni prima… neanche esisteva!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Thanassis Stavrakis e Hrvoje Knez.

June 21, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Gli enfant prodige a un passo dal titolo: la grande stagione dell’AZ Alkmaar!

 

Mettere in vetrina grandi talenti e far tremare l’Ajax. È mancata solamente la ciliegina sulla torta all’AZ Alkmaar in questa stagione. L’interruzione voluta dal governo olandese ha tolto alla squadra di Arne Slot la possibilità di lottare sino all'ultima giornata per il titolo con i Lancieri. Nessuna assegnazione del trofeo in Olanda, ma l’AZ chiude la stagione a pari punti con l’Ajax strappando il pass per i preliminari di Champions League.

La squadra di Alkmaar è andata vicinissima al terzo titolo, che manca da undici anni. Lo straordinario successo del 2009 con Louis van Gaal in panchina e dai 23 gol di El Hamdaoui. Dopo cinque anni sotto la guida di John van den Brom, in estate la società olandese ha deciso di puntare sul 41enne Arne Slot, da due anni vice allenatore dell’AZ. Il nuovo progetto è partito con la pesante cessione del talento Guus Til, trequartista cresciuto nel vivaio dell’AZ ceduto allo Spartak Mosca per 15 milioni di euro.

Questo trasferimento in uscita non ha però inciso sul rendimento della squadra, partita subito forte, investendo sui giovani talenti provenienti dal florido settore giovanile. Grande solidità difensiva, dovuta soprattutto alla straordinaria stagione del capitano Teun Koopmeiners.

A soli 22 anni il mediano, prodotto del settore giovanile dell’AZ, ha già totalizzato 110 presenze in prima squadra e quest’anno ha segnato ben undici reti, nove delle quali su rigore giocando anche come difensore centrale. Il suo sarà sicuramente un nome caldo sul mercato, con diversi club della Premier che hanno già chiesto informazioni, mentre in Italia è stato accostato al Milan. 

Il giovane tecnico Arne Slot!

I talenti di Raiola

Partendo dalla difesa, il primo giovane che ha fatto una grande stagione della scuderia Raiola è Owen Wijndal. Il procuratore di origini italiane, da sempre attivissimo nella sua Olanda, ha diversi giovani della sua scuderia all’AZ, tanti nomi che accenderanno il mercato di calcio nella prossima estate. Wijndal a soli 20 anni ha chiuso la sua seconda stagione da titolare in Eredivisie in maniera esaltante. Nell’ultimo match contro l’ADO Den Haag ha trovato il suo primo gol da professionista, al quale ha aggiunto anche sette assist in questa stagione. Terzino di spinta sulla corsia di sinistra, è stato accostato a Torino e Napoli.

Il fiore all’occhiello della stagione dell’AZ è stato senza dubbio il baby gioiello Myron Boadu, centravanti titolare nel tridente di Arne Slot. Tormentato dagli infortuni, il classe 2001 ha esordito in Eredivisie a 17 anni nell’ultima partita della stagione 2017/18. L’estate successiva viene promosso a titolare e parte alla grandissima con tre gol e due assist nelle prime cinque giornate. La sua crescita viene bloccata da un brutto infortunio alla caviglia, che lo tiene ai box per sei mesi.

Libero da infortuni, quest’anno Boadu è riuscito a imporsi segnando 14 gol e servendo otto assist in 24 partite. Milan e Napoli sono molto interessate al talento olandese, che ha una valutazione di circa 30 milioni di euro.

L’altro gioiello della scuderia Raiola è l’esterno classe 1998 Calvin Stengs, autore di cinque gol e otto assist in questa stagione in Eredivisie. Già entrato nel giro della Nazionale, dove ha esordito nel novembre del 2019, Stengs garantisce velocità e qualità sulla corsia di destra e anche lui piace a diversi club. Monitorato a fine 2019 dal Barcellona, Stengs è stato proposto da Raiola alla Juventus e al Napoli con l’AZ che chiede almeno venticinque milioni di euro.

L’idea del procuratore olandese è quella di sfruttare questa straordinaria stagione vissuta dall’AZ per battere cassa e portare i suoi talenti in club con maggiore visibilità. Da Boadu a Stengs, da Wijndal a Koopmeiners, la società olandese potrebbe decidere di rinunciare a una generazione di talenti che faranno le fortune anche della nazionale Orange.

Il rimpianto ad Alkmaar rimane, i tifosi dell’AZ e gli addetti ai lavori di quote e scommesse dell'Eredivisie erano convinti di poter strappare il titolo all’Ajax. Difficile per l’AZ, adesso, competere economicamente con l’Ajax o con le potenze europee che hanno già messo nel mirino i baby campioni emersi questa stagione. 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Peter Dejong e Dave Thompson.
 

June 21, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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