Quando in Serie A il pallone non era unico...

Ci siamo mai chiesti perché, veramente, il calcio anni Ottanta e Novanta è, per definizione, quello che ha fatto innamorare gli italiani a questo sport? Per la sua imprevedibilità, l'assenza di fil rouge, il modo che aveva di produrre emozioni e - per l'appunto - contenuti sempre diversi uno dall'altro. Un uovo di Pasqua perennemente da aprire, tra un Giampiero Galeazzi che, furbescamente, si chiudeva nello spogliatoio del Napoli per raccontare lo scudetto di e con Maradona, i colori degli stadi e tanti segni distintivi, squadra per squadra.

Tra questi, anche... il pallone da gioco. Che, fino al termine della stagione 2006-2007, cambiava, a seconda dello stadio in cui veniva disputata la partita. Dall'estate successiva, tutto è cambiato: firma sul contratto proposto dalla Nike e pallone unico. Omologazione che ha poi coinvolto i vari campionati a scendere, perfino in Serie D. La stessa che, per esempio, aveva storicamente contraddistinto le competizioni internazionali, come Mondiali ed Europei.

Che assortimento!

Che tipo di "sfere di cuoio" utilizzavano le varie squadre di Serie A negli Anni Novanta? Talvolta, come l'Asics per il Torino, riguardavano lo sponsor tecnico che già curava abbigliamento da gara e casual. Stesso discorso per la Lazio e il marchio tedesco "Puma".

Altre volte, invece, questo binomio non esisteva per nulla: storico, ad esempio, l'utilizzo del pallone "Select" - riconoscibilissimo per la sua sagomatura - da parte della Juventus (griffata Kappa, all'epoca) oppure Uhlsport da parte dell'Inter (che già a quei tempi cambiava diversi sponsor tecnici, dalla Puma alla Umbro, sino alla "definitiva" Nike).

Una modalità che non interessava soltanto le "big": nella stagione 2006-2007, ad esempio, il Messina di bomber Christian Riganò, vestita Legea, giocava con un pallone della "A-Line", ditta fondata fondata nel 1999 a Cagliari da Andrea Picciau e dagli ex-calciatori Gianluca Festa e Christian Karembeu. Tornando al "Select", quest'ultimo fu anche il pallone del Milan, che successivamente sposò la causa di Adidas e del mitico "Tango".

Segui il calcio anche con le scommesse 888sport!

Il pallone Adidas Tango!

Le grandi marche

Molte aziende in tutto il mondo fabbricano palloni da calcio. Solo Adidas, però, è il fornitore ufficiale di tutte le partite organizzate da Fifa e Uefa fin dagli anni settanta; inoltre, produce anche il pallone delle partite di Uefa Champions League, il "Finale", e ha fornito i palloni per il torneo olimpico del 2008.

L'Europa League, torneo sempre interessante per le scommesse live, invece, ha in essere un contratto con la giapponese "Molten", storico produttore di sfere sportive, anche nel basket e nella pallavolo.

Nike, invece, è il fornitore ufficiale dei palloni oltreché della Serie A (2,5 milioni annui il valore della sponsorizzazione), della Coppa Italia, della, Supercoppa italiana e della Primavera 1 e 2. Tutto questo, si diceva, a partire dalla stagione 2007-2008, grazie ad un accordo iniziale della durata di 5 anni siglato con la Lega Calcio. "Baffo" che - per 4 milioni ad annata calcistica fino al 2025 - offre anche i palloni alla Premier League e, tornando nel nostro paese, della LND (futsal compreso).

Il produttore statunitense è sempre presente anche in Portogallo e nella Chinese Super League. Nike che, invece, ha perso - dopo lungo tempo, dal 1996-97 - la Liga spagnola, i cui palloni sono ora quelli della Puma, che l'anno scorso ha sottoscritto un contratto triennale da circa 6 milioni a stagione: le Scommesse e quote per il calcio indicano un arrivo in volata tra Barcellona e Real Madrid!

E ancora, la danese Select offre i meravigliosi palloni da erba naturale alla Jupiler Pro League belga e all’Allsvenskan svedese. La tedesca Uhlsport, pagherà 1,2 milioni annui sino al 2022 per i club francesi di Ligue 1. La Derbystar, infine, rifornisce la Bundesliga - con una sponsorizzazione da 3 milioni stagionali - sempre fino al 2022. Stessi palloni anche nella Eredivisie olandese.

Il rinnovo di contratto tra Nike e Serie A è arrivato l'estate 2019 col pallone, modello "Merlin". A ciascuna delle 20 società viene, inoltre, fornito un quantitativo gratuito di 600 palloni ufficiali, a marchio Serie A TIM, 400 bianchi e 200, invernali, gialli. Se i club in Italia dovessero avere bisogno di un'integrazione, devono pagare un prezzo (scontato del 50%) di 55 euro più iva a pallone.

Resta, comunque, quel retrogusto malinconico a cui omologazioni abituano. Quanta nostalgia del calcio anni Ottanta e Novanta... 

*Le immagini dell'articolo sono di Luca Bruno e Doug Mills, entrambe distribuite da AP Photo.

June 4, 2020
Stefano Fonsato
Body

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

La Rooney Rule, i “diversi” Overtime e la vecchia “Tuck Rule”

Il mondo della NFL è coordinato da tantissime regole, molte delle quali sono sconosciute alla maggior parte dei fans. Alcune riguardano la gestione delle franchigie, altre impattano, invece, sulle dinamiche del gioco durante la partita.

Una di queste norme poco conosciute ha dato il via di fatto alla dinastia dei New England Patriots di Tom Brady e Bill Belichick. Il famoso “Tuck Rule Game” del 19 gennaio del 2002, Divisional Round della AFC con i Pats che ospitarono gli Oakland Raiders. La “Tuck Rule” prevede che “se un giocatore [offensivo] è in possesso del pallone per passarlo in avanti, qualsiasi movimento volontario in avanti del suo braccio inizia un passaggio in avanti, anche se il giocatore perde il possesso del pallone mentre sta tentando di piegarlo indietro verso il suo corpo”.

Ci riferiamo, naturalmente, all’azione controversa nel quarto periodo del match dei Patriots, quando Tom Brady subisce un sack dal CornerBack dei Raiders Charles Woodson. Il pallone scappa dalle mani di Brady e gli arbitri dichiarano il fumble, con l’ovale recuperato dai Raiders che avrebbero, così, vinto la partita. Dopo la revisione all’instant replay, l’arbitro deciso di chiamare il passaggio incompleto restituendo così il possesso ai Patriots.

Da lì in poi scattarono molte polemiche, con la NFL che nel 2013 decise di annullare la “Tuck Rule”. Da allora se l’attaccante perde il pallone piegandolo all’indietro viene considerato un fumble, non più un passaggio incompleto. Si tratta di passaggio incompleto solo quando l’attaccante piega in avanti il pallone, dando il via al movimento di lancio. 

La Rooney Rule

All’inizio del nuovo millennio la NFL ha deciso di cambiare radicalmente alcune sue “abitudini”. L’allora proprietario dei Pittsburgh Steelers, Dan Rooney spinse per dare alle minoranze etniche le stesse possibilità di ricoprire incarichi di alto profilo nelle franchigie NFL. Fino al 1979 infatti nella massima lega americana c’era stato solamente un capo allenatore afro-americano, risalente addirittura agli anni Venti.

Qualche cambiamento si è visto dagli anni Ottanta, ma la vera rivoluzione arrivò nel 2002. A Tampa Bay viene licenziato il coach afro-americano Tony Dungy dopo la seconda apparizione consecutiva ai Playoff. Nello stesso anno, a Minnesota viene licenziato Dennis Green perché i Vikings chiusero la stagione con un record negativo dopo nove anni consecutivi con record positivo, anche per le scommesse sportive.

Questi licenziamenti spinsero diversi afro-americani a sottolineare come le posizioni dei coach provenienti da minoranze etniche fossero molto più in bilico nella NFL. Per questo motivo nel 2003 nasce la Rooney Rule. Con l’introduzione della Rooney Rule tutte le franchigie hanno il dovere di intervistare almeno un allenatore proveniente da minoranze etniche qualora il ruolo di capo allenatore dovesse essere vacante.

Questo ha aperto le porte della NFL a molti più coach, come ad esempio il capo allenatore dei Pittsburgh Steelers Mike Tomlin, in carica dal 2007. La prima modifica alla Rooney Rule è molto recente, arrivata nell’ultima off-season della NFL, con le franchigie che dalla prossima stagione dovranno intervistare almeno due coach provenienti da minoranze etniche per aumentare ulteriormente le loro possibilità. 

Gli strani Overtime

Ci sono alcune regole particolari all’interno dei tempi supplementari in NFL. Secondo le regole attuali, se una squadra segna un touchdown al primo possesso nell’Overtime vince la partita. In caso contrario, il regolamento si divide tra regular season e playoff. Nella stagione regolare, si gioca un solo tempo supplementare da dieci minuti, visto che il match può terminare in pareggio.

Nei playoff invece non è previsto il pareggio, per questo sono previsti più di un tempo supplementare ma cambia la regola per la vittoria. Un qualsiasi touchdown, anche se non dovesse essere segnato al primo possesso offensivo, regalerebbe il successo senza garantire agli avversari la possibilità di replicare, come previsto invece nella regular season.

Delle novità sono attese a breve, la NFL sta studiando una nuova versione di “Overtime” per garantire più spettacolo e dare la possibilità a ogni squadra di recuperare in situazione di svantaggio. Regole che, qualora dovessero essere modificate, verrebbero equiparate tra regular season e playoff. 

Segui lo sport americano anche con le scommesse sulla MLS.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Elise Amendola (AP Photo).

June 4, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Champions, una torta da 2 miliardi di euro

Al termine di ogni stagione sportiva la Champions League (nata nel 1992 dalla trasformazione del torneo conosciuto con il nome di “Coppa dei Campioni”) celebra il club più forte (o in forma) su scala continentale. 

La PlayStation e la Champions

I contratti dell'Europa League

Quanto percepisce ogni club che partecipa alle coppe

Ma è anche il maggiore format di successo dell’UEFA (insieme agli Europei). 

Sotto il profilo marketing l’organismo di governo del football UE sviluppa, su base triennale, i propri piani commerciali. Attualmente può contare su otto realtà partner per la Champions (Nissan, Sony/PS4, Gazprom, PepsiCo-Lay’s, Banco Santander, Mastercard, Hotels.com e Heineken). La scadenza dei contratti, nella maggioranza dei casi, è prevista nel 2021 (soprattutto per gli accordi più longevi). 

Le vendite mondiali di tutti i diritti di sponsorizzazione delle competizioni UEFA per club sono gestite da “TEAM Marketing AG” (per conto dell’istituzione elvetica).

La PS4 da... Champions!

Alcune di queste realtà sono strettamente collegate alla storia della competizione calcistica. Sony Interactive Entertainment, presente nell'edizione 2019/2020 sul rettangolo di gioco con il marchio “PS4”, è, da oltre 20 anni, sponsor dell’evento (la mitica “PS1” è sbarcata in Europa nell’autunno-inverno 1995).

Una partnership che ha accompagnato quasi tutte le versioni della console (a partire dalla PS2 lanciata nel lontano 4 marzo 2000) e che, oggi, si sviluppa (nel 2016 la PlayStation4, ad esempio, ha superato i 50 milioni di unità vendute grazie al driver del calcio) soprattutto in ambito social e negli esports

Nel 2018 sempre l’ente di Nyon ha annunciato il prolungamento dell’accordo di sponsorizzazione con Pepsi e Mastercard per il ciclo 2018-21 della UEFA Champions League (l’accordo, tra l’altro, ha incluso i diritti di sponsorship per le Supercoppe Uefa del 2018, 2019 e 2020). 

La partnership storica, per eccellenza, è quella firmata da Heineken, che, in quest’ultimo triennio, ha speso più di 60 milioni (ha firmato, nel 2019, un contratto che la lega all’UEFA per il periodo 2021-2024). Una cifra simile è pagata da Mastercard (55 milioni fino al 2021). 

Su base annua gli sponsor pagano tra i 15 ed i 20 milioni di euro, oltre a fornire servizi e prodotti. Il settore più interessato al format UEFA è quello dei servizi bancari. Nel novembre 2017, Santander ha preso il posto di Unicredit, partner per diverse stagioni (dal 2009 al 2017), pagando una somma stimata in 70 milioni (sempre su base triennale). Al tempo stesso Unicredit group, per molto anni, ha gestito la tesoreria dell’ente di Nyon.

Mbappe esulta davanti ad un banner Unicredit!

Tra le partnership più interessanti spicca quella di Gazprom, entrata nella “famiglia” della Champions nel 2012. La compagnia estrattrice di gas naturale numero uno al mondo, con base a Mosca, non possiede stazioni di servizio o prodotti specifici. E’ una vera e propria “smart sponsorship” per crescere in brand reputation e in visibilità internazionale. 

I contratti dell'Europa League

Più ridotto, infine, il peso degli investimenti dei partner della Europa League, seconda competizione per club a marchio Uefa. Il costo di accesso delle sponsorizzazioni non è superiore ai 5 milioni di euro su base annua. I partners principali sono cinque: FedEx, Amstel, Kia motors, Enterprise-rent-a-car e Hankook. Un format con una buona visibilità, ma chiaramente non dello stesso “peso” televisivo della Champions. 

Ma la Champions non è un vero e proprio un “libero mercato”. Esistono rigide regole che devono essere rispettate dai club qualificati alla fase eliminatoria. Sulla base dell’art. 15 del Regolamento “per assicurare l'integrità delle competizioni UEFA, nessuna entità individuale o legale può avere il controllo di più di un club partecipante". Problema sorto, di recente, con il RB Lipsia e il Salisburgo di proprietà e/o sotto il controllo di Red Bull.

Il Villareal festeggia l'Europa League!

O ancora se due club sono sponsorizzati dallo stesso marchio commerciale, uno di questi dovrà presentarsi in campo o senza logo o con un “prodotto” dello stesso brand (purché non coincidente con il primo). Restano poi vigenti i divieti (pubblicitari) dei singoli paesi, in alcune categorie commerciali, sulla base delle normative nazionali. 
Il club può apporre sulla maglia solo un marchio sponsor, già preventivamente accettato dalla Federazione di appartenenza in una delle competizioni nazionali (campionato, coppa di lega, ecc.). 

Durante il torneo è previsto il cambio dello brand sponsor presente sulla divisa di gara. I club qualificati ai turni preliminari possono cambiare fino a due volte l’azienda partner, ma solo una volta nella “fase a gironi”, mentre i club iscritti direttamente alla “fase a 32” possono cambiare lo sponsor solo una volta durante la stessa stagione agonistica. 

Il “tesoretto” da dividere

La Champions è una “macchina da soldi” non solo sul terreno marketing, ma anche per i football club, soprattutto quelli che entrano nella fase a gironi. Nel 2020, i 32 club si divideranno 1,95 miliardi di euro (mentre l’Europa League è una torta da 560 milioni di euro). Anche i "premi di consolazione" sono davvero ingenti, partendo dai 6 team come lo Young Boys che non si sono qualificati ad agosto (nel corso degli spareggi) per le scommesse calcio; questi ultimi si sono divisi 30 milioni di euro (5 milioni a testa). 

ll prizemoney per le compagini inserite nei gironi (8 gruppi da 4 squadre) è suddiviso tra parte fissa e parte variabile: il 25% è distribuito come bonus partecipazione (diviso in parti uguali tra tutti i club); il 30% è calcolato sulla base del ranking Uefa (vengono presi in considerazione i risultati degli ultimi 10 anni). Un ulteriore 30% è solo in base ai risultati conquistati sul rettangolo di gioco.

Il restante 15% fa parte del cosiddetto “market pool” (circa 300 milioni di euro) erogato dalla UEFA in base al valore televisivo di ciascuna squadra nel proprio mercato di riferimento, e al numero di partite che il club riesce a disputare nel torneo continentale. 

La Coppa dalle grandi orecchie che tutti sognano!

Quest’anno, ad esempio, la “starting fee” collegata all’inserimento nella fase a gironi è di 15,2 milioni di euro. Poi, per ogni vittoria, si incassano 2,7 milioni, mentre per il pareggio soltanto 900 mila. Superata la fase a gironi gli ottavi valgono 9,5 milioni di euro, i quarti, ottenuti dall'Atalanta dopo la straordinaria doppia vittoria sul Valencia anche per le scommesse online, 10,5 milioni, mentre la semifinale ben 12.

Arrivare alla finale 2020 vale 15 milioni di euro. Vincerla ulteriori 4 milioni di ricavi. 

Chi alzerà la coppa, con il Bayern favorito per le scommesse e quote Champions League infine, porterà a casa 3,5 milioni di euro, destinati alle due squadre inserite nel format della Supercoppa europea (vi partecipa la vincente della Champions e della Europa League).

*Il testo dell'articolo è stato curato da Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy; le immagini sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 2 giugno 2020.

 
October 21, 2021
888sport
Body

The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

In Portogallo si riparte: dal 3 giugno, le ultime 10 giornate della Primeira Liga!

Porto e Benfica sempre sugli scudi nel calcio lusitano: dalla stagione 2009/2010 una delle due squadre ha sempre vinto il campionato, con un parziale di sei titoli a quattro a favore delle Aquile! Le due compagini si affronteranno anche nella finale di Taca de Portugal.

La Primeira Liga si è sempre contraddistinta come uno dei campionati più “bloccati” d’Europa, come dimostra il rapporto tra Over ed Under della stagione in corso (oltre il 58% delle gare hanno registrato esito Under 2.5).

A fare eccezione è la neopromossa Famalicao, vera sorpresa del campionato. La squadra allenata da Joao Pedro Sousa ha totalizzato 16 over 2.5 nelle prime 24 giornate, con una media gol a partita di 3.3 (unica squadra a superare le tre reti a gara). Per quanto riguarda la finale di Coppa la finale vedrà protagoniste Porto e Benfica

Dove eravamo rimasti

Porto e Benfica da inizio stagione sono protagoniste di una corsa a due per il titolo. Si riparte con il Porto, allenato da Sergio Conceicao, con un punto di vantaggio rispetto al Benfica, oltre al favore dello scontro diretto: due vittorie, infatti, per i Dragoes sia nel match d’andata che al ritorno, 0-2 al Da Luz alla terza giornata e un 3-2 pirotecnico, anche per le scommesse calcio al Do Dragao, con ben quattro reti nella prima frazione di gara!

Pepe, bandiera del Porto!

Prima della sconfitta nel match di ritorno contro il Porto alla ventesima giornata, la squadra di Bruno Lage aveva ottenuto 18 vittorie ed un solo ko proprio nella sfida casalinga contro i Dragoes. Il Glorioso ha disputato un'ottima prima parte di stagione, ma nelle ultime cinque gare giocate prima della sospensione, la classifica si è clamorosamente accorciata, visto il netto calo del Benfica nell’ultimo mese di campionato.

Il successo degli uomini di Coincecao ha accorciato il Porto a quattro lunghezze di distanza dal Benfica, che nei quattro match successivi ha totalizzato solo cinque punti, vincendo appena un incontro, 1-0 in casa del Gil Vicente. Un crollo inaspettato che ha acceso una corsa al titolo che si sarebbe potuta chiudere già al termine del girone d’andata.

Molto accesa la lotta all’ultimo posto valido per l’Europa League, con tre squadre in un punto che vanno a caccia della quinta piazza in classifica. Al momento Braga e Sporting Lisbona, rispettivamente terza e quarta, sembrano stabilmente in zona europea anche se è impossibile per loro rimontare su Benfica e Porto per la qualificazione in Champions League. In grossa difficoltà in zona retrocessione Portimonense e Deportivo Aves, rispettivamente a -6 e -9 dalla salvezza. 

I big match

Alla ripresa il Porto capolista avrà una durissima trasferta sul campo della sorpresa Famalicao, mentre il Benfica due settimane dopo andrà in casa del Rio Ave, attualmente quinto in classifica. Le due giornate decisive potrebbero essere la terzultima e, soprattutto, l’ultima. Nella 32esima giornata, infatti, Benfica e Porto ospiteranno Vitoria Guimaraes e Sporting Lisbona, rispettivamente sesta e quarta in classifica al momento della ripartenza.

Un'esultanza dei giocatori dello Sporting!

Il weekend clou sarà, però, anche per le scommesse quello conclusivo, quando si incroceranno le prime quattro della classe con il Benfica che ospiterà lo Sporting del sempre pericoloso argentino Vietto in un caldissimo derby di Lisbona mentre il Porto farà visita al Braga. Un turno di fuoco che potrebbe essere quello decisivo per assegnare al rush finale il titolo portoghese. 

I gioielli

Grande curiosità in tutto il Portogallo per il nuovo fenomeno esploso in questa stagione. Il talento del Braga, Francisco Trincao, alle ultime apparizioni in Portogallo prima di passare a fine stagione al Barcellona. Sono bastati sei gol nella prima metà di stagione a convincere i blaugrana a spendere 31 milioni di euro per portarlo in Spagna.

Il gol del Braga in Europa League!

In casa Benfica si punterà con forza su Pizzi, autore di una stagione straordinaria da 14 gol e 8 assist in 24 partite. Il Porto di Conceicao invece affida al collettivo la sua potenza di fuoco offensiva, con quattro giocatori con almeno sei gol realizzati. Su tutti spicca l’ex terzino dell’Inter Alex Telles, esploso definitivamente al Porto in queste ultime due stagioni, e nelle mire di tante società di Premier, a partire dal Chelsea! 

*Le immagini dell'articolo, tutte distribuite da AP Photo, sono, di Armando Franca, Miguel Angelo Pereira e Luis Vieira.

June 2, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

La Superliga riparte con il pubblico!

Riparte il campionato in Serbia con le ultime 4 giornate da disputare: la Stella Rossa sul campo dell'FK Rad, in una delle tante stracittadine di Belgrado, punta a conquistare, già nel primo incontro dal rientro dopo la sospensione forzata, il quinto titolo consecutivo! La Serbia sarà la prima Nazione a consentire l'ingresso sugli spalti dei tifosi, dal weekend del 1 giugno.

Il Format

Rispetto allo schema tradizionale e a quanto stabilito da altre federazioni come quella polacca, in Serbia si è deciso di terminare la stagione con lo svolgimento delle trenta partite di stagione regolare, senza la coda finale della poule scudetto e di quella per evitare la retrocessione.

La Stella Rossa è già virtualmente campione con 11 punti di vantaggio sul Partizan e quattro turni di campionato, a partire dal 29 maggio, da disputare. Il titolo serbo dà diritto a partecipare ai preliminari di Champions, partendo dal primo turno e seguendo, in quelli successivi, il c.d. Champions Path, il percorso delle squadre campioni nei tornei organizzati dalle Nazioni con coefficiente UEFA, dopo le prime quindici in ranking (La Serbia è attualmente al diciannovesimo posto).

Sono 3 gli slot a disposizione della Serbia per l'Europa League: chi vince la Coppa locale parte dal secondo turno delle fase di qualificazione, la seconda e la terza della classifica finale del campionato, invece, cominciano la stagione europea dal primo turno.

Bandiere in panchina

Al termine delle sei gare del girone di Champions, si è dimesso, dalla panchina degli "Eroi" il tecnico Vladan Milojevic; la dirigenza ha deciso di puntare su una bandiera del club, forse la più grande degli ultimi 20 anni, Dejan Stankovic!

Stankovic con la maglia della Serbia!

La rosa è formata dai giovani del vivaio che si sono comportati alla grande in tutte le manifestazioni disputate, in patria e all'estero: in serie B la società satellite Graficar Belgrado è prima in classifica; la Primavera, con tutti 2002, è arrivata al Round of 16 nella Youth League, le Under 17, 18 e 19 hanno vinto i rispettivi campionati, senza mai perdere, complessivamente, neanche una partita!

L’ex tuttocampista di Lazio ed Inter, dopo una proficua gavetta tra Udine e Milano, alla quale si aggiunge la prestigiosa esperienza come consulente della UEFA dal 2017, è alla prima, vera occasione come allenatore e sembra orientato a schierare la squadra con un 1-4-2-3-1. Tra gli obiettivi della nuova guida tecnica, un double, quasi inedito dalle parti del Red Star Stadium Training Ground: i biancorossi, infatti, non vincono la coppa nazionale dal 2012!

In Europa, nella prossima stagione, la Stella Rossa dovrà dare continuità alle due partecipazioni consecutive ai gironi di Champions, l'ultima impreziosita da una convincente vittoria casalinga sull’Olympiacos per 3-1.

Un amico e compagno di quasi cento partite di Nazionale serba di Stankovic è l’allenatore dei rivali del Partizan: Savo Milosevic è subentrato alla guida dei Grobari a marzo 2019 con buoni risultati: nel girone L di Europa League 2019/2020, in particolare, il Partizan ha chiuso al terzo posto in un girone complesso con Manchester United e AZ, primi a pari punti in Olanda. 

Proprio nel doppio confronto con i ragazzi di Alkmaar, il Partizan è stato incredibilmente rimontato in entrambi gli incontri, per i due 2-2 finali che sono costati la qualificazione ai trentaduesimi, alla fase di eliminazione diretta: la Primavera Europea come la chiamano a Belgrado e dintorni!

Savo Milosevic ha a disposizione una squadra di livello sicuramente più basso, che non vince il campionato dal 2015. La buona campagna europea, affrontata con con una squadra giovane e la cessione del centrale difensivo Strahinja Pavlovic al Monaco, testimoniano il buon operato dell'ex centravanti del Parma! Milosovic dovrà guardarsi dall’attacco al secondo posto del FK Vojvodina squadra del Nord della Serbia, nella quale ha giocato anche Sinisa Mihajlovic.

Milan Rodic, difensore della Stella Rossa!

I giovani da seguire

Tra i talenti cresciuti in casa, occhi puntati su Zeljko Gavric, esterno funambolico che aveva iniziato la stagione con la squadra b e sul trequartista Veljko Nikolic!
Nel Partizan, oltre a Pavlovic, si è messo in luce anche il talentuoso 2002, Filip Stevanovic, jolly offensivo.

Nella coppa locale, la Kup, il Partizan è campione in carica: si riparte dal 2 giugno con quarti, semifinali e finale, tutte in gara secca; nell'atto conclusivo della scorsa stagione, l’esperto difensore Bojan Ostojic nel 2019 ha segnato il gol vittoria contro la Stella Rossa. Per i pronostici calcio, la finale più probabile è sempre Stella Rossa - Partizan Belgrado!

*Le immagini della guida, distribuite da AP Photo sono di Darko Vojinovic (2) e Marko Drobnjakovic.

May 28, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Red Bull: business globale nel segno dello sport

Lo sport come driver per garantire visibilità e reputazione al brand, così da accelerarne il business. E’ la strategia messa in atto, diversi anni fa, prima in Austria, poi in Europa, e, successivamente, a livello mondiale, da Dietrich Mateschitz, 74enne fondatore di “Red Bull GmbH”, molto più di un energy drink di successo. 

Una case history di marketing lanciata nel lontano 1984, partendo da sport spettacolari come il beach volley, i tuffi da grandi altezze o lo snowboard, prima di sbarcare, nelle ultime stagioni, nel football internazionale (puntando ad una strategia multi-brand in diversi continenti). 

Attualmente il marchio “RB” è presente in 15 team all’interno di 11 diverse discipline (con un forte “core” nel calcio e nei motorsports). 
Tra questi, in Bundesliga1, spicca il progetto di business globale costruito attorno al “RasenBallsport Leipzig”, meglio noto come “RB Lipsia” (nel 2009, è entrato nell’orbita della multinazionale austriaca). 

La casa austriaca ha costituito anche il Red Bull Salisburgo (in Austria nel 2005), il Fussballclub Liefering (nella seconda divisione austriaca), i New York Red Bull (negli Stati Uniti) e, recentemente, il Red Bull Bragantino, neopromosso nella serie A brasiliana.

L'ascesa del club della Sassonia

Il Lipsia è salito in prima divisione nell’estate del 2016 (dopo essere partito dalla quinta serie, la cosiddetta NOFV-Oberliga). La realtà di partenza era la “SSV Markranstädt”, tecnicamente trasferita all’interno di una newco creata dalla stessa Red Bull.

In Bundesliga, però, è vietato inserire (almeno sulla carta) riferimenti commerciali nel nome di un team. Da qui l’idea di superare l’ostacolo regolamentare presentando la squadra come “Rasenballsport Leipzig”. Tradotto letteralmente significa “gioco della palla sul prato”. Le iniziali del naming coincidono perfettamente con la sigla di Red Bull. 

Oggi il Lipsia è uno dei top team del football tedesco. La società non appartiene giuridicamente al colosso delle bevande energetiche, ma, di fatto, controlla tutte le scelte aziendali, dal progetto sportivo alle attività commerciali.  

In pochi anni è esploso anche il “market value” del club: il Bayern Monaco, che, dopo il meritato successo con i rivali del Dortmund, si appresta per le scommesse Bundesliga a conquistare il 30° titolo della sua storia, è al primo posto con 934 milioni di euro. Il Borussia Dortmund è in area 691 milioni, il RB Leipzig, sul gradino più basso del podio, si attesta attorno a 594 milioni. Un risultato eccezionale legato a filo doppio alla figura di Ralf Rangnick, manager ad ampio spettro (ribattezzato “The Professor” nell’ambiente). 

Lewa con l'ex compagno Hummels

Partito come allenatore all’Hoffenheim (2006-2010), il club del Baden-Württemberg è passato dalla terza divisione al “salotto buono” della Bundesliga in appena un triennio. Poi, nelle ultime due stagioni, il dirigente di Backnang ha preso in mano tutta la divisione calcio targata Red Bull (quindi non solo il Lipsia).

Per diversi anni si è presentato sul mercato come “Head of Sport & Development Soccer”. Oggi è consulente strategico anche se gli addetti ai lavori lo danno in “uscita” dall’orbita RB. Ha scoperto e cresciuto talenti del calibro Naby Keita e Sadio Mané (attualmente al Liverpool) o ancora Emil Forsberg e Timo Werner (punti di forza dell’attuale RB Lipsia). 

Il Lipsia è il 10° club del “Nike Elite Team”

La rapida crescita sportiva del RB Lipsia, che ha già raggiunto un secondo e terzo posto, e nell’ultimo campionato ha lottato per il titolo (oltre, almeno, ai quarti di  di Champions nella stagione in corso), ha destato l’interesse di Nike, che, oltre ad esserne il sponsor tecnico (6 milioni di euro annui fino al 2024, senza considerare la parte bonus per ulteriori 3 milioni) l’ha inserito nel progetto “Elite Team”, di cui fanno parte anche Atlético Madrid, FC Barcellona, Chelsea FC, Galatasaray, FC Inter, Liverpool, Paris Saint-Germain, AS Roma e Tottenham Hotspur.

E’ il 10° club ad entrare nel progetto paneuropeo a marchio Nike. 

Se ci si focalizza sul mercato della Bundesliga1 il brand dello “swoosh” firma le divise anche dell’Hertha Berlino, dell’Eintracht Francoforte, del Wolfsburg e dell’Augsburg. 

Più in generale la classifica degli sponsor tecnici è guidata dal Bayern Monaco con Adidas (60 milioni annui), seguito da Borussia Dortmund con il brand Puma e dal Borussia M’Gladbach sempre con la stessa casa tedesca di sportswear (10 milioni). Ancora più indietro Wolfsburg “firmato”, appunto, dal gigante Nike (8,5 milioni di euro). 

Dalla Champions una miniera d’oro 

Il club, in questa stagione di Champions League, prima della suddivisione dei ricavi televisivi per il mercato tedesco, ha già portato a casa 39,8 milioni di euro, tra posizione nel ranking storico (4,4 milioni), bonus partecipazione alla fase a gironi (uguale per tutti e pari a 15,3 milioni), bonus risultati (9,9 milioni), bonus redistribuito (0,8 milioni) e bonus ottavi di finale (9,5 milioni), superati con un perentorio risultato aggregato di 4-0 ai danni del Tottenham Hotspur, finalisti nel 2019. 
 

I successi del “Professor” Rangnick   

L’Head of Sport del progetto Red Bull, in questi ultimi anni, ha lavorato sapientemente sia nelle operazioni in entrata, sia in quelle in uscita. 
Timo Werner, attaccante 24 enne della nazionale tedesca (proveniente dallo Stoccarda), è arrivato a Lipsia per 14 milioni nella stagione 2016. Oggi si presenta sul mercato con una clausola rescissoria del valore di 60 milioni.

Dayot Upamecano, difensore centrale dell’Under21 francese (di origini guineensi) è arrivato dal Salisburgo (sempre di proprietà Red Bull), nel 2017, (con esperienze anche nel Liefering, altra società della galassia RB). Attualmente è valutato per 60 milioni di euro e mezza Europa vorrebbe acquistarlo nella prossima finestra di calciomercato. 

Sul fronte cessioni il centrocampista Naby Keita (25enne della nazionale guineana) è passato, nel 2018, dal RB Lipsia al Liverpool per 65 milioni di euro. Se ci si sposta poi da Lipsia a Salisburgo si notano, soprattutto, due operazioni: Sadio Mané, dal Salisburgo al Liverpool, per 43 milioni di euro (nel 2017) e, più di recente, Erling Braut Håland ceduto, sempre dal club austriaco al Borussia Dortmund, per 40-45 milioni di euro (inclusa la clausola da 20 milioni che legata il bomber norvegese alla società Red Bull). 

*Il testo dell'articolo è stato curato da Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy; le immagini, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Michael Sohn e Matthias Schrader

May 28, 2020
888sport
Body

The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Si riparte in Polonia: nel mirino i playoff!

Riparte il calcio in Polonia. Prima della sospensione, era stata completata la ventiseiesima giornata. Grandissimo equilibrio nella fascia centrale della classifica con ben sei squadre dal Lechia Gdansk al Gornik Zabrze divise da appena cinque punti.

Il calcio locale è in caduta libera come risultanti dei club nel ranking UEFA ed il campionato, che non rispecchia evidentemente l'attuale valore dei Biało-czerwoni della Nazionale, ha assoluto bisogno di rilanciarsi!

Il format

L'Ekstraklasa polacca ha una stagione regolare di trenta partite; le sedici squadre, con la formula del girone all'italiana, si affrontano due volte tra andata e ritorno. Al termine della trentesima giornata e quindi dei trentadue incontri mancanti al momento della ripresa, le formazioni saranno divise in due mini-campionati ulteriori, conservando i risultati ed i punti ottenuti nella prima fase. Le prime otto formeranno il c.d. Championship Group, le ultime il Relegation Group.

Si disputeranno ulteriori sette giornate e le prime quattro squadre di ogni gruppo, come da classifica della stagione regolare, giocheranno quattro partite in casa e tre in trasferta.

Dopo una partenza lenta, con una clamorosa sconfitta con il Wisla Plock a metà settembre, il Legia ha raggiunto un'ottima forma ed è la favoritissima per il titolo, conquistato nella scorsa stagione dal Piast Gliwice. Dietro la squadra di Aleksandar Vukovic regna l'assoluto equilibrio e quasi il 50% delle partecipanti non ha ancora certezza di quale sarà il Group finale! Anche le statistiche ci confermano che ogni squadra può battere le rivali; mentre il Legia ha +28 di differenza reti, gli attuali secondi del Piast hanno solo +3 di differenziale.

Giovani di talento

Per gli addetti ai lavori, la più grande scoperta della stagione è stata sicuramente Michal Karbownik, classe 2001, del Legia che si è guadagnato la maglia da titolare come terzino sinistro con l’impressionante numero di 6 assist in appena 19 presenze; Karbownik, calciatore molto offensivo e coraggioso, interpreta il ruolo come il fluidificante di fascia di un calcio di solida tradizione. Il suo contratto scadrà alla fine della stagione 2020/2021 e probabilmente il Legia, per non perderlo a zero, gli proporrà un rinnovo a cifre importanti.

Già è aperta l’asta ed il suo manager Mariusz Piekarski, ricordato in patria per il trasferimento in Brasile al Clube Atlético Paranaense con il più conosciuto Krzysztof Nowak, è molto attivo nel mercato polacco ed è già stato il regista dell’importante cessione di Sebastian Szymanski, attaccante di fascia nel giro della nazionale maggiore, dal Legia alla Dinamo Mosca.

L'agente ha recentemente confermato i colloqui con Barcellona, Siviglia, Betis. Negli ultimi giorni, l'esterno è stato accostato anche al Napoli per prendere il posto di Faouzi Ghoulam; con la cessione di Karbownik, il Legia potrebbe sfondare il tetto dei 10 milioni di euro di incasso da una singola operazione di mercato. 

Altri giocatori di talento, degni di nota provengono come sempre dal Lech Poznan, società sempre attiva nella valorizzazione dei giovani. Non a caso, con 23 anni e 7 mesi di media, i ragazzi di mister Dariusz Zuraw formano la rosa più giovane dell'intera più bassa dell’intera Ekstraklasa! Come ricorderanno i più attenti, dalle parti del Poznan Stadium hanno cresciuto Bereszynski, Linetty, Kownacki (Sampdoria) e Bednarek (ceduto a 6 milioni al Southampton).

I prossimi giocatori che partiranno da Lech per giocare all'estero potrebbero essere Robert Gumny, Kamil Jozwiak e Filip Marchwinski. 

Altro elemento di sicuro interesse è Przemyslaw Placheta dello Slask Wroclaw, fantasista classe ’98 con 3 gol e 4 assist all’attivo. 

La Polonia è terra di estremi difensori di altissimo profilo internazionale. Merita, quindi, nella grande tradizione dei numeri uno della nazionale allenata da Jerzy Brzeczek, una menzione anche il portiere del Legia, Radoslaw Majecki (1999) che ha già firmato con il Monaco per 7 milioni di euro, ma rimarrà con  fino al termine della stagione in prestito a Varsavia.

I consigli per le scommesse

Il Legia cercherà di vincere il titolo con largo anticipo. Gli incontri che decideranno chi andrà nel gruppo del playout per evitare le tre retrocessioni potrebbero essere molto chiusi nel punteggio: per le bet scommesse calcio probabili tanti Under 2.5! La fase finale è prevista dal 20 giugno 20202 e nell'altro girone, saranno interessantissime le sfide con in palio i due posti per i preliminari di Europa League.


*L'immagine di apertura della guida è di Czarek Sokolowski (AP Photo).

May 27, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Dal calcio in chiaro al pallone criptato, un viaggio lungo 70 anni

Giocatori in campo, spettatori a casa. L’emergenza ha temporaneamente stravolto il rito pagano più popolare del mondo. Le emozioni viaggiano dalle arene ai salotti di casa dove - fra qualche settimana - anche gli italiani potrebbero tornare a guardare il proprio campionato. Il Ministro dello Sport Spadafora ha suggerito la trasmissione in chiaro delle partite: gli ostacoli non sono pochi, se ne sta discutendo.

Ma qual è stata la prima partita trasmessa in diretta tv nel nostro Paese? Juventus-Milan, del 5 febbraio 1950.

L’incontro fu doppiamente storico, sia per l’emissione televisiva, sia per il punteggio finale: 1-7! La Rai era ancora lontana dal coprire con il proprio segnale l’intero territorio nazionale: la sfida fu seguita soltanto dagli abbonati della zona di Torino perché i ripetitori di segnale erano stati installati soltanto sul territorio della provincia piemontese. In campo - insieme a Boniperti, Nordhal e Liedholm - anche Alberto Piccinini, padre di un futuro telecronista di successo. “Incredibileee! Proprio lui!”.

La Nazionale

La prima partita della Nazionale trasmessa in diretta televisiva fu Italia-Cecoslovacchia, valida per la Coppa Internazionale, disputata a Genova il 13 dicembre 1953 ma anche qui, non tutti gli italiani riuscirono ancora a vederla. Per vivere le emozioni azzurre, il Paese dovrà attendere fino al 24 gennaio 1954 quando - a San Siro - va in scena Italia-Egitto valevole per le qualificazioni ai Mondiali del 1954: finisce in goleada, i gol italiani sono cinque.

 

La televisione è un apparecchio che costa ancora molto, non è raro vedere "assembramenti"  degli sportivi nei bar del Paese. I dirigenti di calcio, e quelli della Rai, intuiscono che il binomio potrebbe essere vincente: dalla stagione 1955-56 vanno in scena i primi anticipi di campionato della storia; la Rai fa le prove generali con una partita di Serie B, Simmenthal Monza-Verona.

Sabato 15 ottobre 1955 tutto è pronto per il primo - storico - anticipo del campionato di Serie A: la partita scelta è Atalanta-Triestina. L’evento più clamoroso dell’anno solare avviene il giorno di San Silvestro quando la Rai - in accordo con la Figc - trasmette ben due incontri in diretta televisiva.

L’eccezionalità dell’evento - già di per sé straordinario - riguarda la scelta delle due partite che il 31 dicembre 1955 vengono disputate entrambe allo Stadio Olimpico; Roma-Atalanta alle 12.45, a seguire Napoli-Fiorentina con i partenopei costretti in campo neutro per la squalifica del Vomero.

Le Olimpiadi di Roma del 1960 sono un volano tecnologico incredibile, lo sport guadagna ampi spazi nel palinsesto della Prima Rete. Dall’anno successivo, la Rai trasmette in differita “un tempo di una partita di Serie A”.

Il 28 febbraio 1965 Enzo Tortora apre un nuovo sipario su “La Domenica Sportiva” che già va in onda dall’11 ottobre 1953: il rotocalco diventerà una delle trasmissioni più seguite nella storia della tv di Stato, anche perché, in assenza delle scommesse italiane, annuncia le quote vincenti della schedina del Totocalcio, il sogno proibito dei telespettatori!

La partite della Nazionale sono ormai un appuntamento consueto, la Rai ne ha il monopolio. Negli anni ’70, intorno al campionato fioriscono una serie di trasmissioni che rimarranno storiche; il 27 settembre 1970 parte 90°Minuto di Paolo Valenti, Maurizio Barendson e Remo Pascucci; è un programma snello, con i risultati e le immagini salienti delle partite del campionato.

 

Nell’ottobre del 1976 - su Rete Due - nasce Domenica Sprint, che offre i servizi completi delle partite della Serie A, e tutti i gol della Serie B.

Il primo incontro a colori

L’anno solare porta in dote l’emissione delle trasmissioni a colori: il 17 novembre 1976 c’è Italia-Inghilterra, ma il Governo Andreotti - per non incentivare l'assenteismo dai luoghi di lavoro - impone la trasmissione della partita in differita. Il 5 febbraio 1977 arriva anche la prima sintesi di una partita di Serie A trasmessa a colori: in differita - da Marassi - c’è Genoa-Torino.

Dal 1978 - sempre sulla Rete Due - va in onda Gol Flash, la rapida carrellata delle reti segnate in Serie A, su Rai Uno Mercoledì Sport - in tarda serata - propone tutti i gol delle partite infrasettimanali: nel mirino Coppe europee e Coppa Italia. L’orizzonte si allarga: il giovedì sulla Rete Due - c’è Eurogol, panorama delle Coppe europee.

Le partite della Coppa dei Campioni, della Coppa delle Coppe e della Coppa Uefa vengono solitamente trasmesse in diretta, talvolta con l’esclusione dell’intera provincia in cui si disputa l’incontro, un criterio imposto dai club per non perdere spettatori allo stadio.

Fino al 1980 i diritti televisivi in Italia non vengono commercializzati: a rompere l’egemonia della tv di Stato arrivano le televisioni private, ma nel 1981 Canale 5 soffia alla Rai i diritti di trasmissione per la “Copa de Oro”, competizione organizzata in Uruguay per celebrare il 50° anniversario del primo campionato del mondo, alla quale partecipa la Nazionale Italiana.

Gli anni ’80 sono un periodo di rinnovamento totale che ha come traguardo i Mondiali del 1990: la ristrutturazione degli impianti sportivi priva gli stadi dell’abituale capienza, la Rai supporta gli appassionati trasmettendo alcune partite su Rai Tre (a diffusione regionale): è una diretta supportata da motivi di ordine pubblico.

L’arrivo dei Mondiali stravolge i palinsesti delle reti tv nazionali; su Tmc c’è Galagol, le reti Fininvest vanno all’attacco della Domenica Sportiva con Pressing condotto da Raimondo Vianello che sottrarrà alla storica trasmissione molti spettatori.

Ma a cambiare le carte in tavola, arriveranno anche le pay-tv: nell’ottobre del 1990 nasce Tele+2, il primo canale monotematico che trasmette eventi sportivi in chiaro, ma che ha come obiettivo l’emissione riservata soltanto agli abbonati. Il colpo a sorpresa della nuova emittente arriva nel novembre 1992 quando Tele+2 si aggiudica i diritti di trasmissione della partita Scozia-Italia, valevole per le qualificazioni ai Mondiali 1994.

Durante l’estate, la tv satellitare chiude un accordo con la Lega Calcio per trasmettere una partita di Serie A in ogni giornata di campionato: domenica 29 agosto 1993, Tele+2 trasmette il primo anticipo del campionato italiano per quanto riguarda la tv via cavo: Lazio-Foggia è uno spettacolo per soli abbonati. Di qui in avanti, nulla sarà come prima.

May 27, 2020
simone pieretti
Body

Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Più che una semplice collaborazione!

"Yo no soy Tito, yo te arranco la cabeza”. Questa frase vi ricorda qualcosa? Ecco a voi, El Mono Burgos. Germán Adrián Ramón Burgos è stato un portiere argentino di secondo livello, e come secondo oggi siede al fianco di Diego Pablo Simeone sulla panchina dell’Atletico Madrid. Il soprannome significa letteralmente scimmia, e gli fu affibbiato da uno dei suoi allenatori che passato che in maniera non del tutto appropriata, voleva indicarne l’imponenza fisica.

Che fine abbia fatto quel tecnico, non ci è dato sapere, sta di fatto che El Mono sta ancora lì, dopo aver iniziato la sua collaborazione con Simeone ai tempi del Catania. Burgos è un tecnico fuori dalle righe, i modi somigliano a quelli di un portuale ma al Cholo Simeone questo non interessa: “Mi basta sapere che è mio amico”. La frase è ricorrente, e basta per toglierlo dagli impicci ogni qual volta accade qualcosa di poco ortodosso che possa coinvolgere il suo secondo.

Simeone e Burgos sono sintonizzati sulle stesse frequenze, non hanno bisogno di parlare per trasmettere i loro stessi pensieri, come testimonia l'ultima straordinaria qualificazione ad Anfield per i pronostici calcio.

Hanno avuto modo di giocare insieme per quasi un decennio, sia in Nazionale che all’Atletico. E da un altro decennio condividono la quotidianità di campo. Hanno speso quasi metà della loro vita insieme: no, non è una semplice collaborazione. E neanche una convivenza. E’ un matrimonio senza clausola rescissoria.

Cognati... fidati!

Nel primo articolo abbiamo descritto tante partnership di successo, soprattutto di matrice anglosassone. Passiamo ai nostri... confini! Ci sono due vice allenatori italiani che sono entrambi passati per Bogliasco e Trigoria. Il nome di Narciso Pezzotti è legato alla Sampdoria di Boskov, ma anche ai successi della Juventus di Lippi, e al Mondiale vinto nel 2006 a Berlino. La sua storia inizia alla Solbiatese, come secondo di Osvaldo Bagnoli che nel 1978 lo porta con lui al Como. Prova a mettersi in proprio a Empoli, ma è una falsa partenza che gli costa la panchina.

Arriva in suo soccorso Mino Favini che lo consiglia a Eugenio Bersellini - i due erano cognati ndr - che accetta di buon grado l’indicazione portandolo prima al Torino, poi alla Sampdoria. Resta col club blucerchiato anche dopo l’arrivo di Boskov, segue il tecnico slavo alla Roma, dove lanciano Francesco Totti in prima squadra. Quando l’avventura di Boskov nella capitale si esaurisce, resta a spasso, ma torna utile il periodo doriano dove aveva avuto modo di conoscere Marcello Lippi, allora tecnico della Primavera.

Il viareggino ha fatto strada, e ora lo porta con lui alla Juventus. Poi in Nazionale che vince il Mondiale 2006, infine in Cina: il binomio con Lippi è inscindibile, e soprattutto vincente.

L’altro tecnico che ripercorre un percorso simile è Luciano Spinosi, da calciatore difensore di livello di Roma, Juventus e Milan. Da allenatore preserva il talento di Francesco Totti quando è alla guida della Primavera della Roma. Prova a mettersi in proprio, ma l’esperienza di Lecce non è fortunata. Va alla Sampdoria come assistente di Sven Goran Eriksson, un anno dopo si trasferisce alla Lazio con il tecnico svedese e riempie di trofei la bacheca di Formello: uno scudetto, tre Coppe Italia, due Supercoppe di Lega, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea.

Il più vincente

L’allenatore in seconda più titolato del calcio italiano è senza dubbio Italo Galbiati. Inizia la propria carriera da calciatore nell’Inter, ma trova le più grandi soddisfazioni tecniche sulla panchina del Milan, accanto ad Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Nei primi anni ottanta è il vice di Gigi Radice, tra un cambio di panchina e l’altro guida la prima squadra nei momenti più difficili.

La presidenza Berlusconi cambia la storia del club rossonero. Dopo oltre quindici anni nel Milan, Italo Galbiati segue Fabio Capello alla Roma, poi al Real Madrid, infine nella Nazionale inglese.

Italo Galbiati durante un allenamento con la nazionale inglese!

E’ qui che il vice di Fabio Capello ha avuto modo di indottrinare e avviare al ruolo di allenatore in seconda Christian Lattanzio; il giovane tecnico romano ha già lavorato con Fabio Capello e Roberto Mancini, è ormai da tempo il vice di Patrick Vieira: prima nell’Under 23 del Manchester City, poi - in MLS - nei New York City, e oggi al Nizza.

Piccoli vice allenatori... crescono!

*Le immagini dell'artico, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Paul White e Matt Dunham.

May 25, 2020
simone pieretti
Body

Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Serie A: gli eroi per un giorno!

Una presenza, un tiro, un gol in Serie A. Dopodiché, arrivederci e grazie. Meteore o, se preferite, eroi per un giorno. Nel calcio moderno, si possono citare sei esempi che detengono questo record tutto particolare.

Anche se c'è chi, addirittura, in questo senso, ha raggiunto un vero e proprio exploit: vi ricordate, ad esempio, dell'ex attaccante del Bari (classe 1992) Francesco Grandolfo? All'epoca 18enne, era già sceso in campo un paio di volte nel massimo campionato italiano sul finire di stagione ma, il 22 maggio 2011, in un Bologna-Bari 0-4 dell'ultima giornata, realizzò un'incredibile tripletta, diventando così il primo calciatore nella storia del Bari a segnare tre gol in trasferta in Serie A. Inoltre, quel 4-0 rifilato ai felsinei, risulta essere anche la vittoria esterna più larga dei biancorossi in massima serie.

Andando ancor più indietro nel tempo, ci si ricorda invece di un grande centrocampista, rimasto tuttavia una vera e propria meteora per la Serie A: il russo-moldavo Igor Dobrovolski, arrivato in pompa magna al Genoa nel 1991 (dalla Dinamo Mosca), ma in grado di totalizzare appena 4 presenze. Non tanto per un mancato ambientamento, quanto per il fatto che l'allora presidente rossoblù Spinelli fece male i suoi conti al momento del suo acquisto nel 1991, con già tre extracomunitari in rosa (Carlos Aguilera, Tomáš Skuhravý e Branco), il che costrinse Doborvolski a un peregrinare di prestiti.

Dopo una doppietta in Coppa italia contro l'Ancona a settembre, il gol lo segnò - in serpentina - il 25 ottobre 1992, all'esordio in campionato nella gara casalinga vinta 4-3 contro il Pescara. Era il momentaneo 3-0. La gara restò ben nota, tuttavia, non per quel gesto tecnico ma per il "giallo nel giallo": l'arbitro Massimo Chiesa, infatti, comminò due ammonizioni al sovietico, che tuttavia non venne espulso. L'avvicendamento in panchina Bruno Giorgi-Luigi Maifredi sancì il suo nuovo passaggio in prestito, questa volta all'Olympique Marsiglia. 

 

Torniamo ai "total one shot", quelli per l'appunto da una presenza, un tiro e un gol. Ecco, qui di seguito, la nostra selezione dei "magnifici 6":

GIOVANNI ARIOLI (PARMA)

Stagione 1995-1996, derby emiliano Piacenza-Parma: le stelle dei ducali Stochkov, Melli, Sensini, Crippa sono out, tra squalifiche ed infortuni. Mister Nevio Scala può comunque contare su Filippo Inzaghi, schierato al centro dell'attacco. Vince il Piacenza di Gigi Cagni 2-1: dopo la doppietta del biancorosso Nicola Caccia, il giovane Giovanni Arioli, subentrato al 65' per Roberto Mussi, va a segno al 71'. Come? Con una scivolata "alla garibaldina", giunta dopo un'incomprensione tra Massimo Taibi e Settimio Lucci.

E' il 10 marzo 1996. Da allora, il fantasista Arioli non scenderà più in campo in Serie A, diventando però nel tempo oggetto del desiderio di tante squadre di Serie C. Oggi ha intrapreso la carriera di allenatore, in Serie D. Lo scorso novembre è stato esonerato dalla panchina del Villafranca Veronese.
 

NELLO RUSSO (INTER)

E' nata una stella! Anzi no. L'attaccante Nello Russo, nato a Vimodrone (alle porte di Milano) nel 1981, dopo i primi calci alla Vimodronese, a partire dal 1991 percorre tutte le tappe delle giovanili dell'Inter. Con cui esordisce in Serie A il 5 dicembre 1999 a San Siro contro l'Udinese: la punta 18enne subentra al 77' al posto di Alvaro Recoba (autore del primo gol) e da Christian Vieri (che aveva segnato il momentaneo 2-0), riceve un assist involontario prima della deviazione vincente che vale il decisivo 3-0.

Da allora, però, Russo non viene più impiegato da Marcello Lippi, nella stagione che porta al quarto posto Champions dello squadrone nerazzurro ottenuto nello spareggio col Parma. Da qui, inizia una discesa continua, che porta Russo a indossare le maglie di Crotone, Albinoleffe, Spezia, Pescara, fino a quella, a fine carriera, del Mapello Bonate.

Il giocatore in questione è peraltro citato nel libro autobiografico scritto da Roberto Baggio, "Una porta nel cielo": il Divin Codino si lamentava di essere scarsamente considerato dall'allora allenatore dell'Inter Marcello Lippi "al punto da sentirsi riserva persino del giovane Russo".
 

HENOK GOITOM (UDINESE)

Di origine eritrea, nacque in Svezia nel 1984 e crebbe a livello giovanile in squadre del circondario di Stoccolma, tra cui - segnatevi il nome, è importante - l'FC Inter Orhoy, club no profit dai colori nerazzurri e che, proprio con l'Inter italiana aveva stretto, a metà anni Novanta, uno stretto rapporto di collaborazione.

Scoperto dall'Udinese nell'AIK Stoccolma, Goitom ha esordito in Serie A il 19 febbraio 2005 quando entrò in campo nelle battute finali di Udinese-Inter, gara pareggiata, dopo il vantaggio nerazzurro di Veron, dallo stesso Goitom con un colpo di testa al 90' a pochi minuti dal suo ingresso in campo che vale un inaspettato 1-1 per le scommesse serie A!

È stata quella l'unica presenza registrata con la squadra friulana, che lo ha poi girato in prestito per due anni agli spagnoli del Ciudad de Murcia, nel campionato di Segunda División: al suo secondo anno di permanenza ha realizzato 15 reti, arrivando quinto nella classifica marcatori. Poi Real Murcia, Valladolid, Almeria, il primo ritorno in patria all AIK, Getafe, San José Earthquakes (Usa) e di nuovo tra i gialloneri di Stoccolma. Segnò contro i colori che lo fecero crescere da calciatore: e per i tifosi dell'Inter, Goitom è rimasto un autentico spauracchio.
 

ANTONIO MORELLO (SIENA)

Attaccante calabrese classe 1977. Tornato a Siena (dove aveva già militato dal 2000 al 2002) nell'estate stagione 2003 dal Martina di Serie C1, l'11 gennaio 2004, nella sua unica apparizione in Serie A, va a segno col gol del definitivo 4-0 contro il Modena, al "Franchi", dopo pochi secondi dal suo ingresso in campo, avvenuto all'81' al posto di un certo Tore André Flo. Tutto questo prima di tornare qualche giorno dopo proprio in terza serie al Catanzaro.  

FABRIZIO GRILLO (SIENA)

Scegliamo un altro calciatore bianconere del Siena. Maggio 2013, stadio San Paolo. Il già retrocesso Siena di mister Beppe Iachini passa in vantaggio a sorpresa contro il Napoli di Edinson Cavani. E lo fa con il difensore classe 1987 Fabrizio Grillo, cresciuto tra Lazio e Roma, arrivato in Toscana a gennaio dopo la gavetta con le maglie di Sambenedettese, Arezzo, Crotone e CSKA Sofia: al minuto 38', punizione dalla destra e colpo da maestro di Grillo, che da centro area insacca sotto alla traversa con un esterno sinistro a giro.

Gol e giornata memorabili, anche se il Napoli vincerà poi 2-1 grazie alle reti dello stesso Cavani e di Hamsik. Grillo si fermerà col Siena anche in Serie B ma, in carriera, non calcò più i campi della massima divisione italiana.

MARCO VITTIGLIO (PESCARA)

É il 19 maggio 2013: allo stadio Adriatico va in scena Pescara-Fiorentina, ultima di campionato. Abruzzesi già retrocessi e sotto per 5 reti a 0 dopo un'ora di gioco. Al 68', mister Cristian Bucchi decide di concedere l'esordio tra i grandi per il terzino destro Marco Vittiglio, classe 1994, pescarese di nascita e proveniente da una stagione con più ombre che luci nella Primavera del delfino.

Minuto 77': la punizione del centrocampista italo-brasiliano Rômulo Eugênio Togni viene respinta da Cristiano Lupatelli. Ma sui piedi del ben appostato Vittiglio, che in tap in firma l'1-5 abbandonandosi ad un'esultanza senza freni, andando ad abbracciare l'allenatore che gli aveva concesso una chance che, in carriera, non gli ricapitò più. Dopo quell'esperienza, le casacche di Virus Entella, Lucchese, Fidelis Andria, Lavagnese, Savona e Chieti, quelt'ultima in Serie D.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Roland Weihrauch (AP Photo).

May 24, 2020
Stefano Fonsato
Body

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off