Campionato a 18 squadre | Serie A 18 squadre | format 18 squadre

Tra i motivi della ridotta competitività delle squadre italiane in Europa, con l’ultimo principale trofeo continentale importante che resta la Champions League dell’Inter nell’anno del Triplete, si fa spesso riferimento alla formula della Serie A. La teoria è che quella attuale, con 20 squadre partecipanti e tre retrocessioni, spesso e volentieri renda la parte finale del campionato totalmente inutile per la maggior parte delle squadre e soprattutto che permetta a troppi club di poter puntare alla salvezza troppo facilmente, senza dover attrezzare squadre competitive.

Una situazione che, secondo chi sostiene questa idea, si ripercuote a cascata anche sulle big, che in un campionato di livello medio più basso possono vincere più facilmente contro le piccole senza mettere su uno squadrone. Un qualcosa che poi però a livello europeo si paga eccome. Dunque, la soluzione che viene proposta più spesso è quella di un ritorno alla Serie A a 18 squadre.

La riforma dei campionati

Il 2003-2004 l'ultimo campionato a 18 squadre

Il confronto con gli altri campionati di elite

Il nodo del numero delle retrocessioni

La riforma dei campionati

La riforma dei campionati è all’ordine del giorno, anche sul tavolo del Presidente Gabriele Gravina, del calcio italiano ormai da qualche anno, viste le difficoltà incontrate nel fare bene in Europa e... nelle qualificazioni ai Mondiali.

Ma come dovrebbe la nuova Serie A a 18 squadre migliorare la situazione? Il punto principale è prettamente calcistico ed è l’aumento della competitività: con due squadre in meno ma con le stesse retrocessioni la lotta per la salvezza diventerebbe più complicata e anche le big giocherebbero a loro volta match più allenanti. Le conseguenze però ci sarebbero anche a livello economico ed è qui che spuntano i primi dubbi. 

I diritti TV, per esempio, avrebbero due conseguenze quasi diametralmente opposte. Dal punto di vista dei club, si ridurrebbe il numero delle società tra cui spartire la torta, il che a rigor di logica dovrebbe portare a introiti maggiori.

Il 2003-2004 l'ultimo campionato a 18 squadre

Ma il rovescio della medaglia è il dover accettare che con due squadre in meno si gioca un match in meno ogni giornata, con la “perdita” di 38 partite totali nell’arco dell’intero campionato. Un motivo per le TV di abbassare le offerte al momento dell’asta per i diritti. E sebbene la situazione sia poi destinata a migliorare se la Serie A dovesse aumentare in interesse (soprattutto all’estero) e in competitività, l’idea di perdere ulteriormente potere economico nella trattativa per i diritti TV certamente fa paura.

C’è poi un punto abbastanza controverso. Quante retrocessioni? Durante quelli a cui molti si riferiscono come “i bei tempi”, ovvero il periodo tra fine anni Ottanta e inizio nuovo millennio in cui la Serie A era il campionato più bello e più seguito al mondo, le squadre erano effettivamente 18, ma a finire in B erano addirittura quattro. Un’ulteriore spinta all’aumento della competitività, senza dubbio, come dimostrano quelli che sono gli anni già floridi della storia del pallone tricolore.

Le stagioni tra 1988/89 e 2003/04, campionato vinto dal Milan di Ancelotti favorito per le serie A quote  rappresentano lo zenit della Serie A, sia per attrattiva mediatica che per risultati in Europa, visto che spesso e volentieri le squadre tricolori vincevano trofei, raggiungevano finali e a volte si affrontavano persino tra loro nell’ultimo atto di una competizione.

La rosa della nazionale 2004

Il confronto con gli altri campionati di elite

A voler guardare il passato neanche troppo lontano, insomma, le quattro retrocessioni potrebbero rappresentare un valore aggiunto alla competitività del campionato italiano. Ma sarebbe comunque un'idea che in fase di discussione non avrebbe l’appoggio di tutte le squadre medio-piccole. Come dimostra l’Inghilterra, a fronte di una Premier League ricchissima c’è una Championship che rischia di diventare la tomba delle ambizioni di un club, perchè è complicato, nonostante una forma di paracadute, una volta retrocessi, tornare su immediatamente.

Mitrovic del Fulham

Una situazione che è già presente in Serie B, come dimostrano tanti club che sono assenti dalla A da più di qualche anno e che quattro retrocessioni potrebbero esacerbare ulteriormente.

Si può però guardare alla Germania come esempio principale. La Bundesliga è a 18 squadre e prevede tre retrocessioni. Anzi, due e mezza, considerando che la terzultima si gioca la permanenza nella massima divisione con la terza della Zweite Bundesliga in uno spareggio andata e ritorno.

E nonostante negli ultimi anni la lotta al vertice sia solo un monologo del Bayern Monaco, che nell’ultimo decennio ha fatto addirittura due volte il Triplete, i club teutonici hanno comunque fatto bene in Europa, come dimostrano le cavalcate del Lipsia sia in Champions che in Europa League, che le buone prestazioni di Borussia Dortmund e Eintracht Francoforte in alcune delle ultime edizioni delle competizioni continentali. 

Gli altri grandi campionati continentali sono invece tutti a 20 squadre, con risultati abbastanza diversi tra loro. La Premier League è certamente il torneo più competitivo, con una formula identica a quella della Serie A attuale. A favorire l’innalzamento dei valori del calcio di Sua Maestà ci sono però i diritti TV e soprattutto la loro ripartizione, che permette anche alle piccole e alle neopromosse di avere un budget che fa invidia alle big degli altri campionati e di conseguenza rose più forti, che riescono a rendere la vita complicata anche al Manchester City o al Liverpool.

E al di fuori dei confini gli inglesi fanno benissimo, come dimostra la stagione scorsa, con la finale di Champions League tutta anglofona, seppur risolta sorpresa per il calcioscommesse tra Chelsea e City, con la vittoria dei Blues nettamente sfavoriti, ovvero il Liverpool a Parigi e lo United finalista in Europa League nel 2021.

La Liga è in una via di mezzo, perché se è vero che la formula è la stessa di Premier e Serie A, 20 squadre e tre retrocessioni, c’è comunque un’ampia forbice dal punto di vista qualitativo ed economico tra le big e le piccole. Questo però non ha impedito alle squadre spagnole di fare molto bene in Europa, come dimostrano non solo i cicli di Real Madrid e Barcellona in Champions League, ma anche quello del Siviglia in Europa League e gli exploit recenti, sotto gli occhi di tutti, del Villarreal. 

Il nodo del numero delle retrocessioni

Il campionato che più somiglia a quello italiano per risultati è però la Ligue 1. Il torneo transalpino ha una struttura a 20 squadre con due retrocessioni e mezza (spareggio tra terzultima e vincitrice dei playoff di Ligue 2), ma il livello qualitativo è decisamente basso.

La sproporzione economica tra il Paris Saint-Germain qatariota e la maggior parte degli altri club è altissima, con i parigini che hanno vinto otto degli ultimi dieci titoli, ma che poi, quando si sono trovati di fronte alle big degli altri campionati hanno spesso segnato il passo, nonostante rose più che attrezzate per la vittoria della Champions League.

Dunque, basterebbe la riduzione a 18 squadre (e magari le quattro retrocessioni) a restituire competitività al calcio italiano? A rigor di logica potrebbe certamente aiutare, ma servono i campioni anche nelle squadre di provincia come quando il più grande italiano del calcio moderno deliziava per anni il pubblico di Brescia... Ma guardando alla Premier League, è evidente una cosa: non è poi così fondamentale ridurre il numero delle partecipanti, quanto innalzare la qualità media delle squadre.

Roberto Baggio con la maglia del Brescia!

E non è detto al 100% che due club in meno significhino differenze minori tra le big e le altre. Di certo, si può provare. Anche perchè, come dimostrano un digiuno continentale lunghissimo e due mondiali visti dal divano, seppure con l’intermezzo di un Europeo vinto, continuare come si sta facendo al momento non pare portare troppi risultati…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

May 8, 2022
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Ciro Immobile ha segnato 19 gol in 41 partite in Turchia

Ciro segna anche all'estero

Immobile gol in Serie A: alla sua terza avventura all'esterno in carriera, Ciro Immobile debutta con una doppietta nella Supercoppa turca, vinta dal Besiktas.

Nell'anno in Turchia saranno 19, complessivamente, le reti in 41 presenze.

I gol di Immobile con la Lazio

Dall'esordio a Bergamo il 21 agosto 2016 al tap-in di Monza, Immobile, in 8 stagioni, ha disputato 340 partite ufficiali con la Lazio (15 nei derby), realizzando 207 reti, comprese le ultime 4 siglate dai biancocelesti in Champions, prima dell'eliminazione di Monaco.

Parte per la Turchia quando il conto dei gol in A è arrivato a 201: è l'ottavo calciatore di sempre a centrare questo traguardo, il primo a farlo in sole 353 partite disputate!

Nel campionato 2023/2024 7 reti (5 lontane dall'Olimpico) in 30 presenze, non tutte da titolare. Sono 57 gettoni e 17 marcature con la Nazionale.

Nel girone d'andata con il perfetto rigore di Salerno aveva raggiunto il record di 100 marcature in trasferta.

Immobile gol in Serie A

L'ex capitano biancoceleste ha un altro primato clamoroso: ha segnato più di tutti, ben 16 volte, dopo il novantesimo minuto: è un esperto, insomma, di conclusioni vincenti in zona Cesarini, o, visto che parliamo di idoli della tifoseria Laziale... zona Caicedo!

Per capire fino in fondo il senso del gol di CI17, condividiamo una statistica: nelle tre stagioni più una partita di permanenza di Cristiano Ronaldo in Serie A, Ciro ha realizzato una rete in più del famelico fenomeno portoghese!

Deve esserci qualcosa di particolare che lega la Lazio e i grandissimi bomber. Con la maglia biancoceleste ha passato parte della sua carriera Silvio Piola, il miglior marcatore della storia del calcio italiano.

Sempre dalle parti di Formello ha fatto scintille Giuseppe Signori, anche lui nella top 10 dei goleador della Serie A.

In particolare, davvero clamoroso il quarto titolo di capocannoniere nel 2022, nonostante, appunto, una funzione tattica più al servizio della squadra, e con sole 31 partite di campionato giocate!!!

Il primato dei 36 gol in una stagione

Il quarto titolo di capocannoniere della A

Classifica all time Ciro punto al podio

Tutti i record di Immobile con la Lazio

Immobile e la Nazionale

Il primato dei 36 gol in una stagione

Quello certamente più importante è quello stabilito nella stagione 2019/20, quando Immobile è andato a segno in Serie A per ben 36 volte, eguagliando così il primato di Gonzalo Higuain. Quando qualche anno fa il Pipita ha infranto il record di Gunnar Nordahl, sembrava quasi impossibile che qualcuno riuscisse a fare lo stesso.

E invece, in un’annata in cui la Lazio ha sognato a lungo lo scudetto, Ciro agguanta l’argentino, diventando anche il terzo calciatore italiano della storia (dopo Luca Toni e Francesco Totti) ad aggiudicarsi la Scarpa d’Oro.

Ma chi pensa che quello di Immobile possa essere stato un exploit, si sbaglia di grosso. Con il gol numero 25 nella Serie A 2021/22, l’attaccante nato a Torre Annunziata ha fatto segnare un altro primato: è il primo italiano in grado di segnare almeno 25 reti in tre campionati di Serie A.

Assieme a lui ci sono solo due leggende del calcio che fu, ovvero il solito Nordhal, primatista assoluto con cinque campionati almeno a quota 25, e Stefano Nyers, che si è fermato a tre.

Il quarto titolo di capocannoniere della A

Tre è comunque davvero un numero magico per il bomber della Lazio. Immobile è infatti a quota tre classifiche dei marcatori vinte, in compagni di una serie di colleghi entrati nella leggenda: Aldo Boffi, Giuseppe Meazza, Roberto Pruzzo, Paolo Pulici, Gigi Riva e Giuseppe Signori.

E non basta, perchè il biancoceleste è il terzo calciatore della storia del massimo campionato italiano a vincere il titolo di capocannoniere con due squadre diverse.

Immobile gol in Serie A

Il suo primo titolo dei bomber è infatti arrivato ai tempi del Torino, a sorpresa per le scommesse sportive mentre gli altri due sono stati ottenuti con la maglia della Lazio. Come lui soltanto un certo Zlatan Ibrahimovic, re dei cannonieri prima con il Milan e poi con l’Inter, e Luca Toni, riuscito nell’impresa da calciatore della Fiorentina e poi dell’Hellas Verona.

A completare i primati generali ci sono un altro paio di numeri niente male. Il primo lo inserisce tra i migliori attaccanti europei degli ultimi anni.

Prima della sfortunata stagione 2023-2024, assieme a Robert Lewandowski e a Mohamed Salah, due attaccanti straordinari che sono stati decisivi anche per le quote Finale Champions, Immobile era uno dei tre calciatori in grado di segnare almeno 15 gol in uno dei massimi campionati europei ultime sei stagioni, quindi partendo da quella 2017/18.

Classifica all time Ciro punto al podio

E una striscia così importante ha risultati anche nella classifica all-time di chi va in gol nel nostro torneo. Immobile, con 8 anni anni in meno ed una stagione all'estero, nell'aprile 2022 ha superato Fabio Quagliarella per prendersi il titolo di miglior marcatore in attività della storia della Serie A.

E considerando che i più vicini attualmente sono il suo corregionale e Ibra, è probabile che Immobile lo rimanga fino a fine carriera.

Considerando la sua media gol, in una stagione il laziale può mettere nel mirino tranquillamente quota 220 e superare così leggende come  Roby Baggio e Di Natale.

Mentre per il mito Piola, a quota 274, ci vorrebbero valanghe di gol,  impossibile, riacciuffare Totti, primatista di rigori in Italia, a quota 250...

Tutti i record di Immobile con la Lazio

E poi…bisogna parlare di Lazio, perchè da quando ha indossato la maglia biancoceleste Ciro Immobile è diventato l’uomo dei record del club capitolino.

Nella stagione 2021/22 ha superato il primato di Silvio Piola, sempre lui, che da ormai quasi…cent’anni era il miglior realizzatore di sempre della storia della Lazio.

Immobile gol in Serie A

Al bomber piemontese vengono accreditati 159 gol in biancoceleste, con Ciro che, in quel momento, aveva raggiunto quota 182, senza tra l’altro che ci sia alcuna intenzione di fermarsi.

Nel suo cammino il centravanti campano si è anche preso il primato di laziale con più gol in Serie A e in Coppa UEFA ed Europa League, affiancando anche il suo ex allenatore Simone Inzaghi (che ha avuto la fortuna di giocare in una squadra decisamente più forte) a 20 marcature nelle competizioni europee, un altro record che già nella prossima stagione Immobile potrebbe prendersi in solitaria.

La stagione 2021/22 ha regalato l’ennesima soddisfazione: con tre titoli di capocannoniere con la Lazio, il numero 17 ha superato Piola, Chinaglia e Giordano.

Con il tris ha scritto un'altra pagina della storia della Serie A, perchè nessun altro ha mai vinto la classifica marcatori quattro volte, e eguagliato le tre vittorie di Signori con la maglia biancoceleste.

Ciro Immobile e la Nazionale

L’unico cruccio di Immobile resta dunque la nazionale. Pur essendosi laureato campione d’Europa da centravanti titolare dell’Italia di Mancini, Immobile è molto meno prolifico quando veste la maglia azzurra e non è stato convocato da Spalletti per Euro 2024.

Il suo score, per gli amanti di statistiche e scommesse calcio è di 17 marcature, 16 delle quali da calciatore della Lazio.

Immobile dal dischetto

L’obiettivo per l’ennesimo primato resta, neanche a dirlo, il solito Piola, che ha segnato 28 delle sue 30 reti in nazionale mentre era tesserato biancoceleste.

Considerando che negli ultimi anni anche altri bomber di razza come Toni o Gilardino non hanno sforato quota 20, lo score di Ciro non è così male.

Ma vista la capacità di Immobile di prendersi qualsiasi primato che riguardi la “sua” Lazio, meglio non dare per scontato nulla: e chissà che dopo una stagione negativa, i gol tornino ad arrivare a palate!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 23 maggio 2022.

June 29, 2025
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Squinzi patrimonio | patrimonio Squinzi | Patrimonio Sassuolo

Un vero capolavoro di programmazione e impegno. Impossibile definire diversamente il Sassuolo, società arrivata in Serie A neanche un decennio fa e che ormai è parte integrante del tessuto calcistico tricolore.

Un club che ha fatto passi da gigante sia dal punto di vista che economico, trasformandosi da una società in cui le big spedivano i loro migliori talenti per fare esperienza a una che i campioni se li cerca e se li crea. Il momento in cui la storia del club emiliano è cambiata è certamente quando Giorgio Squinzi, che negli anni Ottanta era già stato legato ai neroverdi in qualità di sponsor, ha deciso di diventare il patron della società.

Il legame tra Mapei e Sassuolo

L'eredità di Giorgio Squinzi

La Mapei un'azienda internazionale

Le sponsorizzazioni del Gruppo Squinzi

Il legame tra Mapei e Sassuolo

Dal 2002, dunque, la storia del Sassuolo si è mischiata con quella della Mapei, l’azienda che produce materiali chimici per l’edilizia di cui Squinzi era proprietario.

A Giorgio Squinzi sono legati i momenti più importanti della storia del club, come la promozione in Serie C1 del 2006, quella in Serie B arrivata due anni più tardi, ma soprattutto il debutto in Serie A nella stagione 2013/14, che segue un’annata trionfale nella serie cadetta, vinta dai neroverdi.

Da quel momento, il Sassuolo, non ha mai abbandonato la massima categoria, anzi, è cresciuto dal punto di vista dei risultati e dei pronostici Serie A fino ad arrivare a un sesto posto che ha dato la possibilità alla società di esordire in Europa League.

Ed altri risultati importanti sono giunti fuori dal campo: la creazione del Mapei Football Center, uno dei centri sportivi più all’avanguardia del paese (che ha spesso ospitato anche i ritiri della nazionale), nonché l’acquisto dell’ex Granillo di Reggio Emilia, ora rinominato Mapei Stadium, sono i pilastri su cui si basa il futuro del Sassuolo.

L'eredità di Giorgio Squinzi

Quello principale, però, Giorgio Squinzi, se n’è andato a fine 2019, dopo una vita dedicata alla sua azienda, con in mezzo la presidenza di Confindustria negli anni Dieci e, oltre alla guida del Sassuolo, anche quella della Mapei di ciclismo, con all’attivo una vittoria finale al Giro d’Italia (con Tony Rominger) e sette vittorie della classifica di squadra dell’UCI in appena nove anni di attività.

Lo svizzero Tony Rominger, ciclista della Mapei!

Dal punto di vista calcistico, la continuità è stata garantita dalla gestione sportiva, affidata all’Amministratore Delegato e Direttore Generale Giovanni Carnevali. La guida degli affari di famiglia, invece, è passata ai figli di Squinzi, Marco e Veronica, che detengono un totale che supera il 66% delle quote della Mapei. La parte restante è invece di proprietà di Simona Giorgetta, figlia di Laura Squinzi, sorella di Giorgio e attuale presidente del gruppo.

La divisione delle quote, però, non deve trarre in inganno: considerando che la famiglia Squinzi è di nuovo presente nell’edizione più recente della Forbes Billionaire, piazzandosi alla posizione numero 47 della classifica italiana dei miliardari: per loro c’è un patrimonio netto di 1,3 miliardi di euro.

La Mapei un'azienda internazionale

Da dove arriva tutta questa ricchezza, che permette alla famiglia Squinzi di competere con gli altri proprietari ricchissimi della Serie A? Semplice, dall’azienda di casa, la Mapei, fondata nel 1937 da Rodolfo Squinzi, padre di Giorgio e quindi nonno di Marco e Veronica. La Mapei nasce nel periodo dell’autarchia, a seguito delle sanzioni imposte all’Italia dopo la guerra di Etiopia.

E infatti il primo nome significa per l’appunto “Materiali Autarchici Per l’Edilizia e l’Industria”. Dopo il secondo conflitto mondiale, la A passerà poi a significare “Ausiliari”, mentre l’azienda, che aveva iniziato con la vendita di intonaci colorati e rivestimenti, passa a produrre anche additivi, adesivi e altro materiale speciale. Il boom Mapei però arriva, neanche a dirlo, per volontà di Giorgio Squinzi, che nel 1978 apre all’internazionalizzazione delle attività dell’impresa.

Da azienda…autarchica a multinazionale, il passo è relativamente breve e di successo. Dopo la prima filiale, aperta in Canada per la fornitura di materiali per le piste olimpiche di Montreal 1976, la Mapei si è diffusa a macchia d’olio in tutto il mondo, fino ad arrivare all’apertura di stabilimenti in 36 paesi e alla confluenza di quasi 100 consociate all’interno del gruppo.

Una foto d'archivio del tunnel del Monte Bianco!

I materiali Mapei sono diventati onnipresenti e sono stati utilizzati in tantissimi interventi di altissimo rilievo, tra restauri artistici (quello dei corridoi della Cappella Sistina, o quello della Basilica di San Francesco ad Assisi a seguito del terremoto), grandi opere (il tunnel del Monte Bianco o il ponte di Oresund, che collega Danimarca e Svezia) e realizzazione di impianti sportivi (le già citate piste olimpiche di Montreal o la pista del Velodromo di Kiev).

Le sponsorizzazioni del Gruppo Squinzi

Il tutto per un balzo incredibile a livello di fatturato, che nel 2019 è stato di 2,8 miliardi di euro, ma soprattutto di dipendenti, che sono oltre 10mila, sparsi nelle tante sedi aperte in giro per il globo.

Una crescita enorme, che però non ha cambiato molto il metodo di gestione dell’azienda, fermamente rimasta a conduzione familiare. Fino al 2019 il deus ex machina è stato Giorgio Squinzi, che ha anche dettato la linea per gli interventi nel mondo dello sport e della cultura.

Nel ciclismo, la Mapei non solo ha messo sotto contratto alcuni dei migliori atleti degli anni novanta (come Gianni Bugno, Pavel Tonkov, Paolo Bettini, Johan Museeuw e Oscar Freire), ma ha anche aperto il Centro Ricerche Mapei Sport, che è rimasto una struttura all’avanguardia anche dopo lo scioglimento della squadra di ciclismo, avvenuto nei primi anni Duemila. 

Nel calcio, ovviamente, la Mapei e la famiglia Squinzi sono stati in prima fila nelle fortune del Sassuolo. Nonostante le ampissime disponibilità economiche, però, anche nel mondo del pallone il vecchio patron ha sempre portato avanti con orgoglio la stessa visione economica avuta negli affari: se la Mapei non ha mai avuto in bilancio in perdita, devono cercare di non averlo anche i neroverdi, che anzi, spesso hanno chiuso le sessione di mercato in netto attivo. Ma nonostante questo, gli ottimi risultati non sono mancati.

L'esultanza di Jose Sand del Lanus!

E chissà che non siano replicati altrove, perchè nel 2020, seguendo le orme del vecchio leader, l’azienda ha deciso di diventare main sponsor di un altro club, la squadra argentina del Lanus che, per gli appassionati di scommesse sportive, non ha mai pareggiato fuori casa nel campionato di Primera Division 2021.

Anche nel basket il logo Mapei ha fatto capolino su diverse maglie, come quella della Pallacanestro Reggiana o quella della squadra femminile di Napoli. Insomma, quella degli Squinzi è una storia tutta italiana di successo economico e sportivo. Un esempio che molti sognano di seguire…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo

May 8, 2022
Body

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

La Juve riparte da un tridente super

Nello sport, in particolare in quelli di squadra, nessun ciclo è eterno. Per quanto un team possa dominare in lungo e in largo, è inevitabile che ci sia un momento in cui si ritrova a non vincere più o perlomeno meno di quanto facesse in precedenza. Vero, il calcio degli ultimi anni ha presentato situazioni di dominio quasi assoluto in tre dei cinque grandi campionati europei.

In Francia il Paris Saint-Germain ha vinto otto degli ultimi dieci campionati, mentre in Bundesliga il Bayern Monaco ha appena infranto tutti i record dei tornei più importanti portando a casa il decimo titolo consecutivo.

Ma anche in Serie A c’è stato un ciclo che sembrava destinato a non finire mai, quello della Juventus. A partire dal campionato 2011/12 fino alla stagione 2019/20 la Signora ha dominato il pallone nostrano, andando vicinissima anche a vincere in Europa.

Dietro si riparte da Bremer

Dal centrocampo passa la ricostruzione bianconera

Cuadrado e Danilo certezze

Che coppia Vlahovic con Chiesa

Dietro si riparte da Bremer

Ma siccome tutte le storie, anche quelle più belle, hanno una fine, ora alla Juventus tocca l’ingrato compito della ricostruzione. Anche perché buona parte della squadra che ha segnato un’epoca del calcio italiano ha fatto i bagagli da Torino.

A partire dalla BBBC, che ora è rimasta a metà ed è comunque segnata dagli acciacchi dovuti agli anni che passano. Gigi Buffon continua a giocare, ma ormai è tornato a Parma, in Serie B, mentre Andrea Barzagli ha appeso gli scarpini al chiodo. Un qualcosa a cui sta pensando anche Giorgio Chiellini, 38 primavere. Il più giovane, Leonardo Bonucci, è a quota 35 e anche per lui il finale di carriera si avvicina a grandi passi.

Attraverso chi passa dunque la ricostruzione bianconera in difesa? Dopo la cessione di Matthijs de Ligt proprio ai bavaresi, l'acquisto di Bremer alza la fisicità del reparto arretrato. L’olandese era arrivato (pagato a peso d’oro) proprio per imparare il più possibile dai suoi celebri e vincenti colleghi, prima di prenderne l’eredità. E dopo un primo periodo non esaltante in bianconero, il tulipano non ha mai preso le misure alla Serie A.

Il nome dell'altro prescelto, almeno per completare numericamente il reparto, è quello di Federico Gatti, nato nel torinese e cresciuto nel Toro, che dopo un po’ di gavetta nelle serie minori approderà alla Juventus nella stagione 2022/23. Per lui, difensore ma anche goleador, ci sono da seguire le complicate orme dei grandi della BBC. Con la consapevolezza anche che molti colleghi di reparto giovani e talentuosi (Merih Demiral o Cristian Romero) non sono durati molto a Vinovo…

Dal centrocampo passa la ricostruzione bianconera

Rispetto agli anni d’oro vissuti sempre da strafavoriti per le quote Serie A, il centrocampo è certamente il reparto che più ha perso in mordente nella Juventus odierna. Meno di dieci anni fa la mediana bianconera schierava Pirlo, Pogba, Marchisio o Pjanic, che non sembrano essere stati sostituiti a dovere da Rabiot, Ramsey e Arthur.

Manuel Locatelli in maglia bianconera!

Con il ritorno di Pogba futuro della Signora è però nei giovani ma già esperti piedi di Manuel Locatelli, già campione d’Europa con la nazionale, nello strapotere fisico di Denis Zakaria, che è arrivato a Torino a 25 anni, nel pieno della sua carriera, e nel talento di Fabio Miretti, ultimo prodotto del vivaio juventino, che sta facendo benissimo con l’Under-23 in Serie C e con le nazionali giovanili.

Starà a lui rinverdire i fasti del Principino Marchisio, cresciuto in bianconero e diventato fondamentale per le sorti della squadra per cui ha sempre giocato e fatto il tifo.

Senza poi dimenticare che McKennie è fondamentale per gli equilibri della squadra e che a centrocampo può giocare anche il talentino argentino Soulè, già convocato per uno stage in nazionale da Scaloni.

Cuadrado e Danilo certezze

Sugli esterni, la Juventus fa fatica a ricostruissi. A destra, dopo gli anni di Stephan Liechsteiner, è arrivato Juan Cuadrado, ma anche il colombiano ha una certa età. Dall’altro lato il titolare che ha sostituito Patrice Evra è il brasiliano Alex Sandro, che ha superato i trent’anni e che non sempre ha dato l’impressione di offrire la continuità di rendimento necessaria. L'altra certezza è Danilo, straordinario jolly tra difesa e centrocampo!

Juan Cuadrado!

La speranza sulla fascia sinistra si chiama Luca Pellegrini, acquistato dalla Roma proprio per il suo potenziale, che l’esterno mancino sta cominciando a mostrare anche in bianconero dopo alcuni anni passati in prestito per farsi le ossa nel massimo campionato.

Che coppia Vlahovic con Chiesa

In avanti, la ricostruzione è già iniziata da un po’. Quello offensivo è il reparto in cui sono circolati più calciatori, che nel corso degli anni hanno dato il loro contributo per poi andarsene.

Oltre a Cristiano Ronaldo, che ha detto addio dopo tre stagioni, le stelle dell’attacco della Juventus sono stati Mario Mandzukic, Carlos Tevez, Gonzalo Higuain e quel Paulo Dybala a cui non verrà rinnovato il contratto, per terminare l’esodo di quelli che nel corso degli anni hanno dato di più alla causa del gol della Signora.

Ma i bianconeri si sono mossi eccome per mettere nuove fondamenta, come dimostra l’acquisto di Dusan Vlahovic. Il serbo è stato pagato tanto (70 milioni), ma rappresenta già uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, nonostante la giovane età e sarà protagonista anche per le quote Champions.

A fargli compagnia in avanti, quando si riprenderà dal grave infortunio che lo ha tenuto fermo a lungo, c’è un altro ragazzino terribile. Federico Chiesa è campione d’Europa e soprattutto ha dimostrato di poter essere decisivo nei frangenti più delicati della stagione.

E se Di Maria sarà quello che ci ha deliziati con la maglia della Seleccion...

L'esultanza di Federico Chiesa dopo il gol al Chelsea!

La coppia con il centravanti serbo è potenzialmente letale e potrebbe riportare alla mente le stagioni in cui proprio Dybala era in perfetta sintonia con Higuain o Ronaldo. Impossibile poi dimenticare Moise Kean, talento cresciuto alla Continassa e riportato a casa dopo una cessione forse troppo frettolosa. Il centravanti classe 2001 deve smussare ancora alcuni lati del suo carattere e migliorare sotto porta (inaccettabili, a questi livelli, gli errori a Genova davanti Sirigu) per avere la possibilità di rappresentare il futuro della Juventus.

Che comunque ha fatto un altro enorme colpo in prospettiva, ovvero portare in Europa Kaio Jorge. Lo sfortunato brasiliano è stato fermato da un grave infortunio, ma sulle sue qualità erano pronti a scommettere in tantissimi, sia in Sudamerica che in Europa. E la Juventus ha anticipato le concorrenti, vestendo l’attaccante di bianconero. Un altro tassello per una ricostruzione che potrebbe essere non del tutto immediata, ma che ha tutte le carte in regola per aprire un nuovo ciclo vincente…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 7 maggio 2022.

July 27, 2022
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Dopo 12 anni termina il ciclo di Andrea Agnelli...

Nel corso di oltre un secolo, la famiglia Agnelli ha lasciato un’impronta davvero indelebile sull’Italia. Ma in nessun luogo quella che è spesso definita la “vera famiglia reale” tricolore ha…regnato come su Torino. La città sabauda ha visto la nascita e lo sviluppo della FIAT, ma anche un legame sportivo con gli Agnelli che si appresta a compiere cent’anni: è infatti dal 1923 che la Juventus è legata indissolubilmente alla famiglia. In principio fu Edoardo, che diventa presidente nel club proprio negli anni Venti.

Poi, nel secondo dopoguerra, con la ristrutturazione dei bianconeri in società di capitali, le quote diventano in gran parte della famiglia. A guidare i bianconeri è il turno di Gianni e poi ancora di Umberto, con l’Avvocato e il Dottore che rimangono gli elementi cardine anche del club al momento di cedere la presidenza a personaggi come Boniperti e Chiusano. Il quarto Agnelli a…regnare sulla Continassa è infine Andrea, figlio di Umberto, che ha assunto la presidenza dal 2010 alla sera delle dimissioni, il 28 novembre 2022.

Andrea il presidente più vincente

La Juve un club all'avanguardia

Lo stipendio di Agnelli alla Juventus

Andrea Agnelli azionista di Exor

Quanto valgono gli Agnelli

L'ultimo bilancio della Juve

Il bonus di benvenuto di 888sport

Andrea il presidente più vincente

Dal punto di vista dei risultati, Andrea Agnelli si è già aggiudicato il titolo di presidente più vincente di sempre della Juventus, grazie ai 19 trofei raccolti dal 2010 in poi, tra cui una striscia di nove scudetti consecutivi. Certo, per arrivare ai livelli di Giampiero Boniperti c’è ancora da lavorare, perché durante la presidenza dell’ex centravanti la Juventus ha centrato nove scudetti, ma anche e soprattutto una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, due Coppe UEFA e una Coppa Intercontinentale.

Il successo in Europa è l’unico vero cruccio di Andrea Agnelli, che pure ci è andato vicino due volte, con le finali bianconere perse a Berlino (contro il Barcellona del Triplete) e a Cardiff (contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo), oltre alla stagione 2014 quando la Juve, con la finale a Torino, era la favorita per le quote vincente Europa League.

Come affronterà la Juve il percorso nella seconda coppa europea da febbraio 2023?! Indubbiamente, però, la Signora è, sia dal punto sportivo che economico, decisamente più in salute di quando Agnelli ha sostituito alla presidenza Jean Claud-Blanc.

La Juve un club all'avanguardia

Negli anni della sua guida, la Juventus ha fatto il salto di qualità anche dal punto di vista delle strutture. Ad Andrea Agnelli è spettato l’onore di inaugurare lo Juventus Stadium (che al suo interno ha anche il museo della storia bianconera), nonché il J-Village, il complesso che comprende il quartier generale della società torinese, il centro sportivo, un albergo e il WINS – World International School, istituto al cui interno c’è anche il J-College, la scuola per i giovani calciatori bianconeri.

Nella zona del J-Village sono previste anche altre opere, tra cui un parco urbano ma anche uno stadio da circa 5000 spettatori, che dovrebbe servire alle altre…creature dell’era Andrea Agnelli.

Nell’ultimo decennio è infatti nata anche la seconda squadra bianconera, la Juventus Under-23, sempre un'opzione valida per i playoff di C per le scommesse Italia, visto che il club è stato l’unico ad accogliere a braccia aperte il progetto della creazione di squadre B da inserire nei campionati minori. Inoltre, ha visto anche la luce la Juventus Women, che dalla sua fondazione ha subito attirato alcune tra le migliori calciatrici italiane e straniere e che negli ultimi anni ha fatto incetta di titoli.

L'esultanza della Juve in Spagna!

Lo stipendio di Agnelli alla Juventus

Oltre a essere il presidente bianconero, però, Andrea Agnelli è pur sempre…un Agnelli e come tale è parte integrante del giro di affari della famiglia più influente del paese. Dunque, la domanda si pone: quanto guadagna Agnelli dalle sue cariche?

E quanto incamera dalle quote della Exor, la finanziaria di famiglia di cui è in parte proprietario, vista l’eredità di suo padre Umberto? Meglio affrontare un argomento per volta, partendo dagli incassi in bianconero. Nell’ultimo bilancio presentato, lo stipendio di Andrea Agnelli come presidente della Juventus è stato di circa 500mila euro, 450mila dei quali come presidente, 25mila come amministratore e il resto in benefici non monetari.

Neanche troppo, se si considera che il dirigente più pagato della squadra bianconera nel 2021 è stato Fabio Paratici, con uno stipendio da oltre 2 milioni di euro, prima dell’addio alla Juventus e poi al passaggio al Tottenham.

Ma la presidenza della Juventus non è l’unica carica di Andrea Agnelli. Il numero uno bianconero, che in passato è stato anche nel consiglio di amministrazione della FIAT e poi di FIAT-Chrysler, è dal 2020 membro del CdA di Stellantis, la società nata dalla fusione di FIAT-Chrysler e Peugeot.

In questo ruolo, pur senza le deleghe esecutive che invece ha suo cugino John Elkann, Agnelli ha guadagnato nel 2021 circa 200mila euro, facendo un balzo in avanti rispetto alla retribuzione dell’anno precedente, che invece non raggiungeva i 500mila. In pratica, i due ruoli preminenti che Andrea Agnelli svolge in Juventus e Stellantis gli garantiscono uno stipendio totale che supera i 700mila euro.

Agnelli ai box Ferrari!

Andrea Agnelli azionista di Exor

Ovviamente, però, i suoi introiti non finiscono qui. Ci sono infatti da considerare le quote della Exor, la holding che raccoglie le proprietà della famiglia Agnelli. A sua volta, la maggioranza di Exor è controllata dalla Giovanni Agnelli Bv, fondata dall’Avvocato negli anni Ottanta e che ha visto come presidenti prima lo stesso Gianni Agnelli, poi Umberto e, dal 2010, John Elkann.

Di questa società, Andrea Agnelli possiede oltre il 10% in quanto erede di Umberto e per questo motivo può accedere ai dividendi della Exor, che secondo il bilancio del 2021, sono stati di circa 99 milioni, di cui 54 spettano alla famiglia Agnelli. Il che significa che la parte che è finita nelle tasche di Andrea Agnelli si avvicina ai 9 milioni di euro.

Agnelli con il suo stretto collaboratore Nedved!

Certo, dal punto di vista strettamente legato al suo patrimonio personale, Andrea Agnelli non può pensare di competere con alcuni degli imprenditori che hanno investito nella Serie A, che superano il miliardo di dollari di valore netto. Ma è anche vero che il figlio di Umberto è il rappresentante, per quanto riguarda la Juventus, di una famiglia di cui è sicuramente complicato stimare il vero patrimonio.

Quanto valgono gli Agnelli

Secondo Goal, nel 2019 il valore netto stimato degli Agnelli era di 13,5 miliardi di dollari, il che li proietta nel gotha dei proprietari di club di calcio più ricchi del mondo.

Non al punto da poter competere con i fondi sovrani di Qatar (Paris Saint-Germain), Emirati Arabi (Manchester City) o Arabia Saudita (Newcastle), ma abbastanza per essere poco sotto alla Red Bull. Il che la dice decisamente nulla sulle possibilità della famiglia…e dei bianconeri. 

L'ultimo bilancio della Juve

Che però, almeno a giudicare dal bilancio 2021, sta soffrendo come gli altri grandi club della crisi endemica del pallone che sta seguendo due anni perlomeno problematici a livello mondiale, tra situazione sanitaria e geopolitica.

I conti che riguardano l’esercizio 2021 del club di Corso Galileo Ferraris parlando infatti di un rosso che ammonta a 254 milioni di euro. Andando più nel dettaglio, si nota come i costi legati al personale e agli ammortamenti sia addirittura superiore di oltre 100 milioni rispetto a quello che è il fatturato del club.

Ecco perchè sono state prese decisioni importanti per dare respiro alle casse juventine, come l’addio di Cristiano Ronaldo a metà 2021, per togliere dal bilancio l’ingombrante stipendio del cinque volte Pallone d’Oro. Rispetto al 2020 sono aumentati i ricavi dallo stadio, considerando che c’era stata la chiusura degli impianti, ma per esempio sono diminuiti di parecchio (170 milioni di euro contro 235) quelli derivanti dai diritti televisivi.

In totale, rispetto alla stagione precedente, i ricavi sono stati di 443 milioni contro 470. Le spese per il personale, nonostante il taglio di CR7, sono addirittura aumentate a 352 milioni (di cui 325 per i tesserati) rispetto ai 322 milioni del 2020/21.

Il patrimonio netto a giugno 2022 però è aumentato di molto, grazie alla ricapitalizzazione da 400 milioni di euro che è arrivata nel novembre 2021. Rispetto all’anno precedente, si passa da 28,4 milioni a 169. Perchè le casse di casa Agnelli arrivano sempre in soccorso dei bianconeri quando ce ne è bisogno…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 7 maggio 2022.

November 29, 2022
Body

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.