Il Barcellona del nuovo corso di Xavi: Masia al centro del progetto!

Sono passati sette anni dal Triplete del Barcellona con Luis Enrique in panchina, ma sembra un’eternità. Dopo quella stagione perfetta, le cose al Camp Nou sono cominciate ad andare male. Acquisti costosissimi e sbagliati, campioni non rimpiazzati correttamente e una gestione economica che alla fine ha presentato il conto, portando al sacrificio supremo, il mancato rinnovo di Lionel Messi.

Le ultime stagioni, quelle che hanno seguito l’esonero di Valverde (che pure nel caos male non aveva fatto), sono state uno psicodramma collettivo. Prima la breve era Setien, con l’8-2 rimediato dal Bayern Monaco in Champions League, altroché Barcellona Real Madrid 11 a 0, poi l’anno e mezzo con alla guida Rambo Koeman, che tra una polemica e l’altra alla fine non ha saputo guidare la squadra come gli chiedevano il club e i tifosi. Dunque, al nuovo-vecchio presidente Joan Laporta non è rimasta che un’opzione: affidarsi a un grande ex.

La leggenda Xavi in blaugrana

L’era Xavi

I gioielli della Masia

I punti fermi del nuovo Barcellona

Gli obiettivi del Barca sul mercato

La leggenda Xavi in blaugrana

L’ex in questione è Xavier Hernández i Creus, che però il mondo del calcio conosce molto meglio come Xavi. Il classe 1980 ha scritto la storia del Barcellona e della nazionale da calciatore, visto che era il regista dei blaugrana e delle Furie Rosse che hanno vinto tutto quello che si poteva vincere.

Prima con Rijkaard, poi con Guardiola e Luis Enrique, le geometrie catalane passavano immancabilmente tra i suoi piedi. E non sembra un caso che il declino del Barcellona sia cominciato dopo il suo addio, nel 2015, per un finale di stagione nel Golfo Persico.

Da quelle parti, all’Al-Sadd, Xavi ha anche cominciato ad allenare, crescendo nel solco tracciato prima di Cruijff, che guidava i blaugrana mentre lui giocava nelle giovanili, e poi dall’ex compagno di squadra ed ex tecnico Guardiola.

In Qatar per lui sono arrivati ottimi risultati: un campionato vinto e una buona manciata di coppe nazionali, tanto per far capire che il metronomo di Terrassa sa far bene anche in panchina.

Dunque, era solo questione di tempo prima che Xavi si sedesse su quella del Barcellona, anche considerando che era l’allenatore preferito di quasi tutti i candidati alle ultime elezioni per la presidenza del club. Ma Laporta ha accorciato decisamente le tempistiche e come previsto dalle quote delle scommesse ha deciso di esonerare Koeman, che comunque sarebbe andato via a fine stagione al termine del suo contratto, per cominciare l’era Xavi con qualche mese di anticipo.

L’era Xavi

I risultati stagionali non sono però stati ottimi: nella Liga i blaugrana hanno chiuso al secondo posto, togliendosi anche la soddisfazione di rifilare uno 0-4 a domicilio al Real campione di Spagna, mentre l’eliminazione in Europa League per mano dell’Eintracht di Francoforte è stata un bruttissimo colpo.

La squadra finora è andata a corrente alternata, ma se si parla di progetto meglio dare all’ex centrocampista del tempo, perché i problemi di questo Barcellona non si possono risolvere con un tocco di bacchetta magica.

Bentornato Xavi!

Dunque, come può Xavi creare un Barcellona a sua immagine e somiglianza? Prendendo ovviamente ispirazione da quella che è la sua storia da calciatore, sia per i maestri in panchina che per la gestione della rosa. Da questo punto di vista, la crisi economica che ha colpito i blaugrana è arrivata in un momento che è perlomeno abbastanza positivo.

Uno dei problemi delle ultime stagioni è stato il mercato totalmente schizofrenico del club, che ha portato ad acquisti costosissimi e fallimentari (Coutinho e Griezmann su tutti), unito a un certo disinteresse per la Masia, che ha prodotto pochi calciatori di livello.

Memore dei suoi inizi e della sua generazione, quella dei Puyol e degli Iniesta, Xavi ha però subito deciso di dare fiducia incondizionata ad alcuni dei ragazzi delle giovanili. Ed è anche stato fortunato, perché la nidiata più recente offre materiale che può decisamente essere utile alla causa…

I gioielli della Masia

I tre nuovi gioielli della Masia sono senza dubbio alcuno Ansu Fati, Gavi e Nico Gonzalez. Il numero 10, a cui è stata affidata la pesantissima eredità di Messi, è il più celebre, nonché quello che ha esordito prima. Per lui parlano i record di precocità e la fiducia del club, che gli ha rinnovato il contratto con clausola rescissoria da 1 miliardo.

Preoccupano però i continui infortuni, con un problema cronico al ginocchio che lo ho costretto a parecchi stop. A centrocampo, un reparto su cui Xavi conta molto, le chiavi del gioco sono nei piedi di Gavi, un classe 2004 che a inizio stagione non era neanche in rosa e che ora è già imprescindibile nonostante la giovanissima età: suo per le scommesse calcio il gol più giovane di sempre contro la Repubblica Ceca!

E poi c’è il figlio d’arte Nico Gonzalez, erede di Fran, stella del SuperDepor di inizio millennio, uno che può giocare sia al centro della mediana che davanti alla difesa e che a Xavi può decisamente ricordare qualcuno.

I punti fermi del nuovo Barcellona

Come certamente Pedri gli ricorda il suo amico ed ex compagno di squadra Iniesta. L’ex calciatore del Las Palmas non è un prodotto della Masia, ma certamente è una delle stelle da cui dovrà ripartire Xavi nella rifondazione del suo Barcellona.

Gli altri punti fermi della rivoluzione giovane sono Eric Garcia, Ronald Araujo e Ferran Torres. Quest’ultimo è l’unico a non avere un passato nelle giovanili del club, ma su di lui ci mettono la mano sul fuoco Guardiola, che lo ha voluto al Manchester City, e soprattutto Luis Enrique, che non solo lo ha reso protagonista assoluto in nazionale, ma è anche…il suo futuro suocero.

Xavi con la squadra!

I due difensori invece hanno appreso il mestiere guardando Piquè e Garcia lo ha persino imitato, visto che è prima volato a Manchester da Pep per poi tornare in blaugrana. L’uruguaiano invece è arrivato nel 2018 in Spagna ed è cresciuto al punto da togliere il posto a colleghi più celebri e più costosi come Lenglet.

Gli obiettivi del Barca sul mercato

Non di sola gioventù però è fatto il Barça di Xavi. Lo spagnolo sa bene come avere in rosa dei veterani sia fondamentale per la crescita dei giovani.

Da questo punto di vista possono aiutarlo tranquillamente il già menzionato Piquè, ma anche Sergio Busquets, Jordi Alba, Ter Stegen e Dani Alves, tornato per dare una mano all’unico club della sua carriera che gli abbia davvero rubato il cuore.

Xavi con il Capitano!

Non mancano anche calciatori di esperienza non direttamente legati a doppio filo al Barcellona, come Aubameyang o Depay, a cui, se il Bayern non si oppone, potrebbe aggiungersi presto anche Lewandowski. Per il gioco proposto, infine, difficile immaginare qualcosa di diverso dal 4-3-3 posizionale che a Barcellona si utilizza praticamente dai tempi di Cruijff.

E ora che è terminata la prima mezza stagione, sta a Xavi sfruttare l’estate per trovare sul mercato giocatori adatti alla sua idea di calcio e per preparare a dovere il suo primo vero Barcellona che dovrà essere protagonista anche in Champions per i pronostici calcio domani misti. Non è un lavoro semplice, ma qualcuno…deve pur farlo!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

June 7, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il monte ingaggi dei Campioni d'Italia della Virtus Bologna

Lo scudetto numero 17

Stipendi Virtus Bologna: dal 6 dicembre 2024, con un contratto iniziale di appena 7 mesi, l'esperto Dusko Ivanovic subentra a Luca Banchi sulla panchina della Virtus ed è decisivo nella conquista del titolo numero 17, dedicato naturalmente al Campione, sul parque, ma soprattutto nella vita, Polonora!

Nella intelligente politica di contenere i costi, ma non le prestazioni, come dimostra i playoff di Eurolega, sfumati solo alla seconda partita di play-in, l'ultima operazione sul mercato del management della Virtus è l'arrivo del lettone Rihards Lomazs che prenderà il posto, con un ingaggio decisamente più basso, che era di Jaleen Smith.

La guardia tiratrice classe '96 che ha firmato un accordo di 6 mesi, era stata valorizzata proprio da Luca Banchi quando il Coach toscano ha guidato la rappresentativa di Riga. A rinforzare ulteriormente il roster bianconero, questa volta con un accordo fino al 2026, arriva il centro croato, Ante Zizic, con un passato anche in NBA!

La Virtus Bologna è una delle grandi del basket europeo, lo dice anche il palmares, che parla di 17 campionati italiani (l’ultimo, dopo le due finali perse entrambe in gara 7 contro Milano, resta quello della stagione 2020/21), 8 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 2 Euroleghe, una Coppa delle Coppe, una EuroChallenge, una Eurocup e una Basketball Champions League; una bacheca che le rende quella delle Vu Nere una delle società più titolate del Continente.

E non solo, perché degli 85 campionati italiani di Serie A a girone unico disputati, la Virtus Bologna se ne è persi solamente due, uno per i problemi finanziari che a inizio nuovo millennio hanno portato alla mancata affiliazione al torneo e un altro per una retrocessione subito dimenticata con il ritorno nella massima categoria.

La leggenda della Vu Nere

La ricostruzione della Virtus Bologna

La rivalità con l'Olimpia Milano

Gli stipendi dei big della Virtus

Il contratto biennale di Nico Mannion

Lundberg e gli altri nuovi giocatori della Virtus

La leggenda della Vu Nere

La leggenda della Virtus nasce nel dopoguerra, quando un po’ come il Grande Torino le Vu Nere dominano la Serie A con quattro scudetti consecutivi tra 1946 e 1949. Altri due titoli arrivano negli anni Cinquanta, poi c’è un periodo complicato in cui la concorrenza di Milano, Varese e Cantù fa pagare dazio ai bianconeri. Si ricomincia a vincere nel 1976 e nel 1984 arriva la stella.

Gli anni più belli però sono certamente i Novanta, quelli in cui in panchina c’è quasi sempre Ettore Messina.

Anticipati dalla Coppa Coppe del 1989, sono gli anni in cui arrivano cinque titoli tra 1992 e 2001, conditi da due Euroleghe.

Per il sedicesimo scudetto bisogna attendere il 2021, dopo che nel frattempo la Virtus era scesa per due volte in LegaDue, tornando però immediatamente sempre tra i grandi.

E nell’attesa del titolo nazionale, sono arrivate anche parecchie coppe continentali, non ultima l’Eurocup, vinta con merito per i pronostici e le relative scommesse sportive nella stagione 2021/22.

Stipendi Virtus Bologna

La ricostruzione della Virtus Bologna

Da quel momento è partita la risalita, che ha portato in una manciata di anni le Vu Nere di nuovo a poter competere per il titolo, un qualcosa che dopo i problemi a inizio nuovo millennio sembrava quasi una chimera.

Strano a dirsi, ma a portare lo scudetto numero 16 è stato…un ex Fortitudo, Aleksandar Djordjevic, che negli anni Novanta era uno dei leader della F, in contrapposizione con il connazionale Predrag Danilović, la stella assoluta della Virtus dell’epoca. 

Poi per la stagione 2021/22 è arrivato Sergio Scariolo, che della Fortitudo di Djordjevic…era l’allenatore e che nel frattempo, oltre all’Eurocup con la Virtus, ha conquistato anche il suo quarto oro europeo alla guida della Spagna.

Sotto la guida del tecnico bresciano sono arrivate due supercoppe italiane e, come già detto, l’Eurocup, prima di una brusca rottura tra l’allenatore e la società. Salutato Scariolo, la Virtus ha puntato ora su Luca Banchi, protagonista a Euro 2023 con la Lettonia, che ha subito portato in dote la quinta Supercoppa della storia della Virtus.

La rivalità con l'Olimpia Milano

Ma il fatto che Banchi, campione d’Italia con l’Olimpia Milano nel 2014, sia un ex rivale crea ben pochi problemi ai tifosi della Virtus, dato che le aspettative sono più che rilevanti.

Merito anche di una rosa costruita con l’obiettivo di contrastare le altre grandi potenze del basket italiano dell’ultimo decennio, che dopo i problemi economici della Mens Sana Siena e la decisione della Benetton Treviso di limitarsi alla pallacanestro giovanile sono l’Olimpia Milano e la Reyer Venezia.

Proprio contro le Scarpette Rosse è arrivata la vittoria del campionato 2020/21, una finalissima che si è poi ripetuta anche nelle due stagioni successive, che però hanno visto in entrambi i casi la vittoria dei lombardi nel match decisivo per assegnare il titolo.

Nella scorsa stagione Olimpia e Virtus hanno dominato la regular season, terminando a 46 punti a pari merito. Nei playoff le Vu Nere hanno avuto la meglio su Brindisi e Tortona, in entrambi i casi vincendo la serie da strafavoriti per le scommesse basket per 3-0.

Al momento di giocare la finale al meglio delle sette gare, però, alla Virtus non è bastato sfruttare in pieno il fattore casa, con una media vittorie casalinga che sarebbe impensabile per le scommesse calcio.

Stipendi Virtus Bologna

Gli stipendi dei big della Virtus

Negli ultimi anni la Virtus ha sempre avuto il secondo budget della Serie A, dietro Milano. Nella stagione 2024/25, però, sono stati confermati i costi sostenuti per la rosa nella stagione precedente.

Ricordiamo che nell'estate 2024 ci sono stati degli addii eccellenti, tra cui quello di Milos Teodosic, serbo classe 1987, il cui arrivo nell’estate 2019 è stato la molla per il ritorno al titolo. Il play aveva un contratto con i bolognesi fino al 2023. Per lui l’accordo parlava di poco più di cinque milioni in tre stagioni, più un premio per il ritorno (poi raggiunto) in Eurolega, dunque circa 1,6 milioni all’anno.

Marco Belinelli è il più pagato alla Virtus Bologna

Dunque, il giocatore che guadagna di più della squadra è una delle grandi stelle della Virtus Bologna, ovvero Marco Belinelli.

La guardia di San Giovanni in Persiceto, che ha indossato sia la maglia delle Vu Nere che della Fortitudo, è anche l’unico italiano ad aver mai vinto il titolo NBA (quando giocava con i San Antonio Spurs), oltre a essersi aggiudicato, a sorpresa per le scommesse NBA la gara del tiro da tre punti nel weekend dell’All-Star Game del 2014.

Per il “Beli” il ritorno in Italia nel novembre 2020 ha significato un accordo da tre stagioni e mezza, con uno stipendio complessivo da cinque milioni di euro, che terminerà nel giugno 2024. 

Un altro dei big azzurri ad essere arrivato alla Virtus è Daniel Hackett. Per lui a marzo 2022 c’è stato lo svincolo dal contratto con il CSKA Mosca in seguito alle ben note vicende di politica internazionale, seguito dal ritorno in Italia assieme al georgiano Tornik'e Shengelia.

Quanto guadagna Hackett a Bologna

Hackett si è pagato il buyout con 100mila dollari versati alla società moscovita e ha firmato un contratto con la Virtus Bologna fino al 2024, per una cifra che si avvicina ai 3 milioni di euro complessivi.

Per Shengelia invece il primo accordo è stato a breve termine, fino a giugno 2022, e prevedeva 600mila euro per quattro mesi, una cifra che andava a coprire in pieno quanto il georgiano guadagnava al CSKA. Per lui è poi arrivato il rinnovo fino al 2024 (con opzione fino al 2025) da 1,8 milioni di euro totali.

Stipendi Virtus Bologna

Stipendi Virtus Bologna

Tra quelli che sono rimasti dopo essere arrivati nella scorsa stagione c’è Gabriel Lundberg, che ha firmato un contratto di quelli molto importanti, da 1,5 milioni di euro a stagione, giustificato dalle buone prestazioni al CSKA Mosca e dalla sua scelta da parte dei Phoenix Suns, diventando così il primo danese nella storia della lega nordamericana.

Rinnovo fino al 2026 invece per Alessandro Pajola, che continua la sua storia d’amore con le Vu Nere.

Polonara e gli altri stipendi dei giocatori della Virtus

Infine, c’è da valutare la campagna acquisti per la stagione 2024/25, in cui la Virtus vuole essere protagonista tra Serie A ed Eurolega. I volti noti sono quelli di Achille Polonara, Jaleen Smith,, Devontae Cacok, dopo il brutto infortunio e Bryan Dunston.

Polonara è tornato in Italia

In particolare l’azzurro è tornato in Italia dopo varie esperienze all’estero (Baskonia, Fenerbahce, Anadolu Efes e Zalgiris Kaunas), firmando un biennale.

Insomma, nonostante il taglio del monte ingaggi, gli investimenti anche pesanti la Virtus li ha fatti eccome. E i risultati, tra campionato ed Europa, si vedono…

*La foto d'apertura è distribuita da Alamy; le immagini all'interno dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 7 giugno 2022.

June 20, 2025
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Marco Rossi ed i tecnici italiani vanno sempre di moda!

La scuola italiana di allenatori è sempre una sicurezza. E se qualcuno ne vuole una dimostrazione, può…citofonare Ancelotti. Re Carlo ha prima servito il pokerissimo di grandi campionati vinti e poi ha portato al Real Madrid la quattordicesima Champions League, che in bacheca fa coppia con la Decima, già vinta coi Blancos nel 2014.

Ma non serve guardare al tecnico tricolore più importante degli ultimi trent’anni per convincersi della bontà del lavoro degli allenatori italiani. Basta gettare un occhio a est, all’Ungheria, dove la nazionale magiara è guidata ormai dal 2018 con ottimi risultati da Marco Rossi, che in terra magiara ha trovato terreno fertile per il suo calcio ed è diventato una leggenda.

Il percorso del Marcorossi calciatore

M. Rossi allenatore tra C e D

Rossi all'Honved

Marco Rossi CT dell'Ungheria

Lo stipendio di Marco Rossi

Il percorso del Marcorossi calciatore

Che il destino calcistico di Rossi fosse lontano dall’Italia, lo si era intuito già quando l’ex difensore giocava. Cresciuto nelle giovanili del Torino, il classe 1964 non sfonda immediatamente e fa esperienza prima nel Campania e poi nella Puteolana, prima di imporsi a Catanzaro e a Brescia, dove rimane per ben cinque anni conquistando la promozione in Serie A.

Lo acquista la Sampdoria, ma il periodo blucerchiato non è positivo nonostante la vittoria della Coppa Italia 1993/94.

Meglio guardare altrove. E non certo in un luogo vicino, ma in Messico. Rossi si trasferisce all’America e poi, dopo una stagione oltreoceano, torna in Europa, ma si ferma in Germania, all’Eintracht Francoforte. Poi gli ultimi anni in Italia, tra Piacenza, Ospitaleletto e Salò.

M. Rossi allenatore tra C e D

E dire che Rossi, almeno da allenatore, ci prova a rimanere in patria. Le prime esperienze sono quelle al Lumezzane, prima da tecnico della Berretti e poi della prima squadra, un’esperienza terminata con l’esonero a marzo 2006. Nella stagione successiva arriva la chiamata della Pro Patria, ma il rapporto con la società di Busto Arsizio è perlomeno complicato, visto che nelle due annate c’è spazio per un esonero e per un rientro.

Molto meglio allo Spezia, che nella stagione 2008/09 porta ai playoff nazionali di Serie D, senza però riuscire a portare i liguri nella categoria superiore. Le ultime due esperienze in Italia sono quelle che convincono definitivamente Rossi che il destino è altrove.

Alla Scafatese subentra a metà campionato, salvandola, mentre alla Cavese viene esonerato con il club destinato alla retrocessione per problemi economici.

In quel periodo, come racconterà in seguito, gli viene proposto di pagare per allenare, una situazione denunciata più volte nelle categorie inferiori. Piuttosto, però, Rossi preferisce prendersi una pausa, valutando anche di andare a lavorare con il fratello commercialista.

Rossi all'Honved

Il fato, però, ha in serbo ben altro per lui. Nel 2012 il tecnico si propone all’Honved, leggendario club ungherese che però in quegli anni è in declino. I Mighty Magyars, che hanno scritto la storia del calcio ungherese negli anni Cinquanta e Ottanta, danno fiducia all’italiano e vengono decisamente ripagati.

La prima stagione è ottima, con l’Honved che arriva terzo in campionato e si qualifica per i preliminari di Europa League. L’annata vale a Rossi la conferma, ma arrivano le prime grane: nella primavera 2014 il tecnico si dimette.

Tanto Honved nell'Ungheria!

L’effetto del suo addio sconquassa il club, che poco meno di un anno dopo ha cambiato ben 4 allenatori e rischia la retrocessione. Rossi torna a febbraio 2015, salva il club e comincia a ricostruire. La stagione successiva l’Honved è solo ottavo, ma per il trionfo non bisogna attendere troppo: a maggio 2017 la società di Budapest torna campione d’Ungheria dopo quasi 25 anni.

Una vittoria inaspettata per le scommesse sportive che vale all’allenatore classe 1964 anche la Panchina d’Oro speciale per aver vinto un campionato all’estero.

Questo risultato eccezionale non basta però per far sì che la storia d’amore abbia un lieto fine. Rossi si dimette per divergenze economiche per il club, accettando l’offerta degli slovacchi del Dunajská Streda, che porta al terzo posto in campionato, miglior risultato di sempre per i gialloblù.

Marco Rossi CT dell'Ungheria

Ma a giugno 2018 l’Ungheria chiama di nuovo, stavolta…sul serio: la federcalcio magiara gli offre la panchina della nazionale. Rossi si trova a disposizione un buon gruppo di calciatori che già hanno ottenuto la qualificazione a Euro 2016, raggiungendo gli ottavi di finale, ma hanno mancato quella ai Mondiali del 2018. Il primo obiettivo del nuovo CT è quello di qualificare di nuovo la quadra alla manifestazione continentale, raggiunto a novembre 2020 con la vittoria nello spareggio contro l’Islanda. 

Prima di giocare gli Europei, però, c’è anche la Nations League. E se nella prima edizione le cose non erano andate benissimo, in quella 2020/21 i magiari si impongono nel loro girone della Lega B, terminato al primo posto davanti a Russia, Serbia e Turchia, ottenendo la promozione nella massima divisione.

A Euro 2020 l’Ungheria fa un’ottima figura, pur ritrovandosi nel girone di ferro contro Portogallo, Germania e Francia. L’unica sconfitta arriva proprio contro i lusitani, mentre i Campioni del mondo in carica e la Mannschaft vengono fermati da grandi favoriti per le scommesse calcio sul pari, rispettivamente con un 1-1 e un 2-2.

Rossi con il CT inglese!

E anche in Nations League, dopo due promozioni consecutive, è arrivato un risultato storico: la prima partita in Lega A, contro l’Inghilterra, ha visto l’Ungheria battere i Maestri dopo 60 anni grazie a un rigore segnato dal gioiellino Szoboszlai con un chirurgico destro ad incrociare!

Oggi il tecnico Rossi meriterebbe un'ottima panchina in Serie A, non come quei tecnici che si lamentano continuamente degli acquisti Napoli...

Lo stipendio di Marco Rossi

Ma una domanda si pone: quanto guadagna Marco Rossi come CT dei magiari? Di certo, le cose gli vanno meglio di quando allenava nelle divisioni minori, considerando che nei suoi racconti di quei tempi si parla di mesi senza ricevere lo stipendio, oltre alle richieste di pagare per lavorare. Ma se qualcuno pensa di paragonare l’ingaggio del selezionatore dell’Ungheria a quelli dei colleghi che guidano nazionali più importanti, ha decisamente capito male.

Da uno studio fatto in Polonia durante Euro 2021, risulta infatti che Rossi è il diciannovesimo CT più pagato d’Europa, con uno stipendio che raggiunge i 120 milioni di fiorini ungheresi l’anno, che al cambio sono 300mila euro.

L'esultanza dei calciatori magiari!

Non esattamente cifre che possono impensierire Mancini, che con il suo nuovo contratto guadagna 4 milioni a stagione, ma anche Deschamps, che 300mila euro li incassa in un mese. Quello che può rassicurare Rossi però è che continuando così i suoi introiti non possono che aumentare.

Come ha spiegato l’influente procuratore ungherese Viktor Kövesdi, lo stipendio del CT dipende anche dai risultati raggiuti E chissà che fare bene in Nations League come la vittoria a sorpresa per i pronostici oggi misti sull'Inghilterra…non valga un meritatissimo aumento! 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

June 6, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Dopo la sentenza del TAS, lo Spezia torna a fare mercato!

La parola chiave delle ultime stagioni dello Spezia è certamente “programmazione”. Attraverso investimenti mirati e un lavoro certosino di scouting, il club ligure è infatti riuscito non solo a ottenere la promozione in Serie A, un ritorno nella massima categoria che non si frequentava dai tempi precedenti al girone unico, ma anche a salvarsi con una certa tranquillità per due stagioni consecutive.

Vincenzo Italiano prima e Thiago Motta poi hanno guidato una squadra figlia di una società che ha lavorato molto bene in tutti gli ambiti per schierare calciatori magari non celeberrimi, ma che sono stati fondamentali per confermare lo status del club.

E anche quando lo Spezia è passato di mano, con l’addio della famiglia Volpi e l’ingresso degli statunitensi Platek, il processo è andato avanti, facendo immaginare un futuro perlomeno roseo per il club.

Che ora dovrà affrontare la terza stagione consecutiva in A, sempre con l’obiettivo di salvarsi. Non semplice, anche perché almeno una delle tre facce nuove della prossima annata, il Monza di Berlusconi e Galliani sembra per i pronostici calcio avere la potenza economica per mettere su una squadra in grado di fare bene. Dunque, bisognerà rinforzarsi, ma c’è un grosso problema al riguardo.

Il mercato dello Spezia è di nuovo aperto

Il mercato 2021 del club di Platek

Obiettivo Pezzella per i liguri

Acquisti e cessioni record Spezia

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Il mercato dello Spezia è di nuovo aperto

Lo Spezia non ha più il mercato bloccato da parte della FIFA. Dopo che la commissione disciplinare della federazione internazionale aveva sanzionato il club ligure per le irregolarità nei trasferimenti di alcuni calciatori extracomunitari minorenni, aggirando sia le norme FIFA che le leggi italiane sull’immigrazione, il TAS ha mitigato la sanzione.

Il gol della vittoria ligure a San Siro!

Già scontata la prima sessione, per la seconda il club ligure l'ha spuntata con una diffida. 

Il mercato 2021 del club di Platek

Proprio sapendo di questa situazione, il mercato estivo 2021 dello Spezia è stato perlomeno pirotecnico. Il club ha acquistato parecchi calciatori, molti dei quali giovani di belle speranze, cercando di mitigare gli effetti del blocco (che sarebbe partito soltanto a gennaio 2022 e non a sessione estiva in corso).

Ecco perché nello scorso anno le casse dello Spezia hanno visto spese per oltre 25 milioni a fronte di appena 5 milioni di entrate. In rosa sono arrivati molti calciatori che sono stati già importanti per la stagione appena terminata, come Rej Manaj, in prestito dal Barcellona con diritto di riscatto, o Dimitrios Nikolaou, pagato 3 milioni di euro all’Empoli e già nel mirino di squadre di livello superiore. 

Tra gli altri volti nuovi molto utilizzati ci sono il francese Kelvin Amian, arrivato dal Tolosa, Daniele Verde, molto più che una scommessa, costato appena 600mila euro versati all’AEK, i polacchi Jakub Kiwior (dallo Zilina per 2,2 milioni) e Arkadiusz Reca (prestito dall’Atalanta con riscatto già effettuato a 2 milioni) e Kevin Agudelo, in prestito dal Genoa con riscatto a 2,7 milioni e possibile controriscatto.

Kevin Agudelo in gol contro il Milan!

Le stelle del futuro dovrebbero invece essere il francese Janis Antiste, costato 4,6 milioni, lo slovacco David Strelec (pagato 1,8 milioni allo Slovan Bratislava) e lo svedese Aimar Sher, arrivato per 1,2 milioni dall’Hammarby.

Insomma, lo Spezia si è portato avanti con il lavoro e in teoria non potrebbe operare nella sessione estiva. Ma le speranze offerte dal ricorso al TAS e la necessità di stabilizzare alcune situazioni in sospeso tengono comunque attiva la dirigenza.

Obiettivo Pezzella per i liguri

C’è da capire se saranno riscattati Manaj e Agudelo, protagonista per le scommesse calcio dell'incredibile vittoria a San Siro, mentre c’è un tesoretto di circa 3 milioni, ricevuti al termine della stagione, che potrà essere utile nel caso da Losanna dovessero arrivare notizie positive. Tra i calciatori già monitorati in passato c’è sicuramente Giuseppe Pezzella.

Il terzino sinistro classe 1997, che può giocare anche sull’altra fascia, è destinato a tornare a Parma dopo l’esperienza in prestito all’Atalanta. I ducali però non sono riusciti a tornare in Serie A, dunque probabile che si trovi un’altra destinazione per il calciatore. E lo Spezia, sempre TAS permettendo, è tra le pretendenti per il difensore napoletano.

Il mancino Giuseppe Pezzella!

Tra gli altri profili analizzati dalla direzione sportiva dello Spezia c’è quello di Jorgen Strand Larsen, calciatore norvegese classe 2001, attualmente in forza al Groningen. Su di lui c’è però la concorrenza del Sassuolo, che non ha problemi burocratici per acquistare il calciatore.

Ma visti i buoni rapporti con i neroverdi, non è così improbabile che in caso di suo acquisto e di mercato sbloccato per i liguri gli emiliani non decidano di mandare a giocare il calciatore al Picco.

E poi occhio a quei calciatori che già lo scorso anno sembravano destinati in bianconero, senza però approdare al club. Ci sarebbe Ebrima Darboe, che ha trovato poco spazio alla Roma, così come Cassata, che tornerà al Genoa dopo il prestito al Parma, ma anche un attaccante in cerca di rivincite come Simone Zaza, attualmente al Torino.

Acquisti e cessioni record Spezia

In caso di verdetto positivo da parte del TAS, resta dunque da vedere se lo Spezia farà un mercato così importante da superare quello che è il primato assoluto del club per il calciatore più costoso.

La top 5 al momento vede molti nomi di calciatori acquistati di recente, basta pensare che il primo è Antiste con i suoi 4,6 milioni, seguito da Amian a 3,2 milioni e da Nikolaou a 3.

Per trovare un acquisto costoso più vecchio bisogna tornare alla stagione 2013/14, quando il club bianconero ha pagato 3 milioni di euro il centravanti Niccolò Giannetti, strappandolo al Siena. Chiude la lista dei cinque acquisti più costosi Kiwior, con i suoi 2,3 milioni. 

Acquisti record - Spezia

  1. Janis Antiste - Tolosa (2021 - 4,5 milioni)
  2. Kelvin Amian - Tolosa (2021 - 3,2 milioni)
  3. Dimitrios Nikolaou - Empoli (2021 - 3 milioni)
  4. Niccolò Giannetti - Siena (2012 - 3 milioni)
  5. Ardian Ismajli - Hajduk (2020 - 2,2 milioni)

Se poi lo Spezia dovesse poter tornare a comprare, sarà anche molto più probabile vedere il club ligure vendere. Alcuni giocatori, come Maggiore e Gyasi, sono nel mirino di club più quotati, anche per gli acquisti Milan e con la possibilità di poterli sostituire i bianconeri potrebbero anche decidere di accettare offerte importanti.

In quel caso, molto probabile che sarà superato l’incasso record della storia del club, gli 8,16 milioni di euro spesi dal Bruges nel 2019 per acquistare David Okereke.

Okereke, qui con la maglia del Venezia!

Seguono poi i 3,5 milioni con cui il Sassuolo ha prelevato il croato Martin Erlic, poi lasciato in prestito allo Spezia. Tra gli altri calciatori dalle cessioni remunerative ci sono Umar Sadiq, preso dalla Roma per 2,5 milioni, di nuovo Giannetti, ceduto al Cagliari per la stessa cifra, e Pietro Iemmello, acquistato dal Sassuolo per 2,3 milioni nel 2016. 

Cessioni record - Spezia

  1. David Okereke - Bruges (2019 - 8 milioni)
  2. Martin Erlic - Sasssuolo (2021 - 3,5 milioni)
  3. Umar Sadiq - Roma (2019 - 2,5 milioni)
  4. Niccolò Giannetti - Cagliari (2015 - 2,5 milioni)
  5. Pietro Iemmello - Sassuolo (2016 - 2,3 milioni)

Insomma, in casa Spezia tutto, sia le entrate che le uscite, dipende dal TAS di Losanna. E non appena arriverà la decisione sul ricorso, dalle parti del Picco il futuro si farà decisamente più chiaro…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 4 giugno 2022.

June 11, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.