Le escluse dai Mondiali | Le squadre più famose che non si sono qualificate

Il campionato del mondo di calcio dovrebbe, in pura teoria, raccogliere il meglio del pallone del pianeta, permettendo alle nazionali più importanti di lottare per la supremazia. Il punto è che esistono delle qualificazioni e che, soprattutto in Europa e in Sudamerica, nessuna selezione, neanche quelle più importanti, ha il posto garantito.

Italia e Colombia fuori da Qatar 2022

In Russia mancano Italia, Cile ed Olanda

L'Uruguay salta Germania 2006

USA '94 senza Inghilterra e Francia

Gli Azzurri saltano il Mondiale del 1958

Italia e Colombia fuori da Qatar 2022

A dimostrarlo, purtroppo, c’è Qatar 2022, che a novembre partirà con un’assenza abbastanza importante: l’Italia campione d’Europa in carica. Gli Azzurri, che sembravano in controllo del loro girone di qualificazione, si sono incartati nelle ultime partite finendo agli spareggi, dove poi sono usciti nelle semifinali perdendo incredibilmente contro la Macedonia del Nord.

In ogni caso, sarebbe mancata una big, perché anche se la squadra di Mancini avesse passato il turno avrebbe sfidato, sicuramente da sfavorita per le scommesse calcio il Portogallo di Cristiano Ronaldo per uno dei posti disponibili. Non qualificata anche la Colombia nonostante un potenziale offensivo clamoroso con Zapata, Muriel e Luis Diaz del Liverpool. Ma Qatar 2022 non sarà certo l’unico caso di un mondiale senza una o più big.

La delusione dei calciatori colombiani!
 

In Russia mancano Italia, Cile ed Olanda

Anzi, sempre purtroppo per noi, basta tornare a Russia 2018, il primo dei due mondiali consecutivi senza l’Italia. In quel caso gli Azzurri trovano nel girone la Spagna, che si aggiudica il primo posto senza troppi problemi. Lo spareggio in questo caso è diretto contro la Svezia, ma prima gli uomini di Ventura perdono 1-0 in Scandinavia e poi, nonostante le aspettative anche per le scommesse sportive online durante i 90' di ritorno, non vanno oltre il pareggio a San Siro.

La nazionale olandese nel 2017!

Mal comune, quasi mezzo gaudio per l’assenza di un’altra big, l’Olanda, che da testa di serie nel sorteggio è sfortunata e becca sia la Francia, che si qualifica direttamente, che la Svezia, che passa agli spareggi per differenza reti dopo essere arrivata a pari punti con gli Oranje. In Sudamerica abbastanza clamorosa l’assenza del Cile, se non altro perché la Roja aveva vinto la Copa America sia nel 2015 che nel 2016.

L'Uruguay salta Germania 2006

Forlan in amichevole contro l'Inghilterra nel 2006!

Sia Brasile 2014 che Sudafrica 2010 sono mondiali in cui si qualificano tutte le big, con le otto vincitrici nella storia della Coppa del Mondo che timbrano il cartellino in entrambe le edizioni, con la Spagna che entra nel gruppo delle nazionali che hanno sollevato il trofeo proprio nel 2010. Non va così in Germania nel 2006, quando a mancare è l’Uruguay.

La Celeste arriva quinta nel gruppo sudamericano e va quindi a giocarsi il biglietto per Berlino nello spareggio intercontinentale contro la vincente delle qualificazioni dell’Oceania. L’incontro con l’Australia è sorprendentemente equilibrato e dopo un doppio 1-0 prima a Montevideo e poi a Sydney, a passare sono i Wallabies ai calci di rigore.
 
Anche nel 2002, in Giappone e Corea del Sud era mancata l’Olanda, che nel suo girone si fa superare dal Portogallo e dall’Irlanda, non qualificandosi neanche per lo spareggio UEFA.

Nel 1998, il primo mondiale con la fase finale a 32 squadre, invece non si presentano ai nastri di partenza la seconda classificata di Euro 96, la Repubblica Ceca, e la terza classificata dei mondiali precedenti, la Svezia. Nedved e compagni arrivano terzi in un girone complicato dietro Spagna e Jugoslavia, mentre gli scandinavi non riescono a fare meglio di Austria e Scozia e rimangono fuori dalla competizione in Francia.
 

USA '94 senza Inghilterra e Francia

Nelle edizioni precedenti, visto il numero minore di squadre qualificate (dal 1982 al 1994 si presentano ai nastri di partenza solo in 24), sono invece più numerose le assenze delle big. A USA 94, per esempio, mancano sia la Francia di Cantona che l’Inghilterra, che pure nell’edizione precedente era arrivata in semifinale guidata da Gazza.

Cantona guida l'attacco francese contro Israele!

L’assenza più rilevante, però, è quella della Danimarca, che nel 1992 aveva clamorosamente vinto gli Europei, a cui non doveva neanche partecipare ma a cui ha preso parte per la squalifica della Jugoslavia. Anche nel 1990 manca la Francia, reduce in quel momento da due semifinali mondiali consecutive, mentre nel 1986 e nel 1982 non ci sono sorprese particolari. 
 
Fino al 1978, però, la formula prevedeva solo 16 qualificate, creando parecchi problemi, considerando che due posti erano di diritto dei campioni in carica e della nazione ospitante.

Gli Azzurri saltano il Mondiale del 1958

Dunque, in Argentina nel 1978 mancano la Cecoslovacchia campione d’Europa in carica, che si fa sorprendere nel suo girone dei qualificazione dalla Scozia, e l’Inghilterra, nel bel mezzo di un periodo di crisi, che è nel girone dell’Italia e che perde il posto rispetto agli Azzurri per la differenza reti.

Del resto i Tre Leoni non si erano qualificati neanche nel 1974, dopo aver terminato il girone al secondo posto dietro alla Polonia, che sarà una delle sorprese del torneo. Anche il Belgio non stacca il biglietto per la Germania Ovest, lasciando il posto all’Olanda di Cruijff. Sedici squadre anche in Messico, nel 1970, dove mancano la Jugoslavia vicecampione d’Europa, la Francia, il Portogallo di Eusebio (terzo nel 1966) ma soprattutto l’Argentina, per quella che è finora l’ultima assenza dell’Albiceleste ai Mondiali. 
 
Per quello che riguarda i tornei che precedono Messico 1970, difficile stilare la lista delle assenze importanti, considerando che di norma le migliori staccavano il biglietto per la Coppa del Mondo con una certa costanza (anche a causa del minor numero di avversarie nel corso delle qualificazioni).

I quotidiani che ricordano anche la disfatta del 1958!

Di certo, nonostante il periodo non proprio positivo del calcio tricolore, fa rumore l’assenza dell’Italia nel 1958 in Svezia, dopo l’eliminazione per mano dell’Irlanda del Nord. È questo il periodo in cui la Germania salta i suoi unici due mondiali, non iscrivendosi a quelli del 1930 (come del resto l’Italia) per la difficoltà di raggiungere il Sudamerica nel bel mezzo della Grande Depressione e dovendo rinunciare a quelli del 1950 per la squalifica imposta alla federazione tedesca a seguito del secondo conflitto mondiale.

Anche l’Argentina ne salta parecchi per scelta, non iscrivendosi nel 1938, nel 1950 e nel 1954, mentre la Francia fa lo stesso ma per mancata qualificazione nel 1950 e nel 1962. Nonostante il dominio europeo del Real Madrid in quegli anni, persino la Spagna salta le edizioni del 1954 e del 1958, mentre l’Inghilterra manca per scelta le prime tre edizioni della Coppa del Mondo (1930, 1934, 1938) perché la Football Association ritiene non consono per i “Maestri” competere con le altre nazionali dopo aver “inventato” il calcio.

A conti fatti, l’unica grande a non aver mai mancato l’appuntamento con il mondiale è il Brasile. Ma la storia spiega che non è poi così improbabile che un giorno anche i verdeoro debbano vedere una fase finale…dal divano.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

May 13, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Luca Marini | Luca Marini pilota | Luca Marini Valentino

Il talento è…questione di famiglia? Non necessariamente, come raccontano le tante storie di fratelli o figli di atleti famosissimi che decidono di misurarsi nelle stesse discipline, a volte anche con pessimi risultati.

Ma come dimostrano alcune dinastie sportive (e basta fermarsi ai Maldini nel calcio o ai Meneghin nel basket), succede che il DNA trasmetta anche capacità fuori dal comune.

L'esordio di Marini nel 2013

Le due stagioni di Marini con la Forward Racing

Nel 2018 Marini e Bagnaia la coppia della VR Racing Team

Il debutto di Luca Marini in MotoGP

L'esordio di Marini nel 2013

Ecco perché non sorprende che Luca Marini, classe 1997, abbia trovato il suo posto al sole nella MotoGP. Del resto, quando tuo fratello si chiama Valentino Rossi, difficile trovare un esempio migliore di quello che si ha in famiglia. Il pilota è infatti figlio di Stefania Palma, la madre del campionissimo di Tavullia e come da copione è salito su una minimoto ancor prima di cominciare le scuole elementari.

Da lì, passando ovviamente per la VR46 Academy, Marini ha iniziato un percorso che lo ha portato a gareggiare in diverse categorie e poi a esordire nel Motomondiale con la scuderia fondata da Valentino.

In realtà, la prima gara nel Circus per il pilota arriva nel 2013, grazie a una wild card che gli permette di scendere in pista nel GP di San Marino, classe Moto3. L’esordio non è decisamente di quelli positivi, visto che arriva il ritiro dopo pochi giri, ma perlomeno per Marini c’è la soddisfazione di poter gareggiare per la prima e ultima volta con quello che è sempre stato il suo numero, il 97, che fin da bambino portava stilizzato sulla moto assieme a un disegno del suo bulldog Guido.

Nella presenza successiva nel mondiale, datata 2015 sempre a Misano ma stavolta in Moto2, il 97 non è infatti disponibile e quindi nasce l’accoppiata con il 10, che lo ha accompagnato sin dalla prima stagione ufficiale come pilota titolare. Che, in maniera abbastanza sorprendente, non arriva con i colori del VR46 Racing Team.

Luca Marini su un tracciato bagnato con il suo numero 10!

Le due stagioni di Marini con la Forward Racing

Nel 2016 infatti Marini diventa uno dei due piloti del team svizzero Forward Racing, assieme al connazionale Lorenzo Baldassarri. La prima stagione vera e propria nel Mondiale è decisamente di ambientamento. In sella alla sua Kalex, il classe 1997 colleziona parecchi ritiri, ma anche buone prestazioni.

Il primo piazzamento importante è il decimo posto nel primo GP stagionale in Qatar, poi seguito dall’ottimo sesto posto in Germania e dal nono nell’ultima gara dell’anno nella Comunità Valenciana. Nella sua prima stagione completa, Marini raccoglie 34 punti e si piazza ventitreesimo nel mondiale, guadagnandosi la conferma anche per la stagione successiva.

La prima parte del 2017 è molto positiva, con una serie di piazzamenti importanti culminati con il quarto posto in Repubblica Ceca, poco tempo dopo un infortunio che lo ha costretto a saltare il GP di Germania. La seconda metà di stagione, però, è costellata da ritiri, che lo fanno fermare a 59 punti in classifica.

Nel 2018 Marini e Bagnaia la coppia della VR Racing Team

Poco male, perché il 2018 segna l’ora del ritorno…a casa. Marini diventa il pilota in Moto2 della VR Racing Team, in coppia con Francesco Bagnaia. Il cambio di scuderia permette al marchigiano di cominciare a esprimere il suo potenziale e nella stagione in cui il suo compagno di squadra si laurea campione del mondo, Marini riesce comunque a dare il suo contributo al secondo posto del team nella classifica a squadre, togliendosi diverse soddisfazioni.

Prima tre podi consecutivi a metà stagione (Germania, Repubblica Ceca e Austria), poi un altro in Thailandia e soprattutto il primo successo in carriera, arrivato a Sepang nell’ultima gara della stagione. In tutto Marini raccoglie 147 punti, che gli permettono di classificarsi al sesto posto nella classifica del mondiale.

Anche il 2019 porta miglioramenti, con il classe 1997 che diventa il primo pilota dopo il passaggio in MotoGP di Bagnaia. Le vittorie stagionali sono due e consecutive, in Thailandia e Giappone, che portano Marini a fare un piccolo salto avanti nelle gerarchie iridate, classificandosi sesto a quota 190 punti.

Luca Marini festeggia il primo posto!

Il 2020 è invece l’anno del grande rimpianto per il fratello di Valentino. In una stagione particolare a causa delle ben note problematiche sanitarie, Marini sfiora il titolo mondiale in una delle annate più combattute di sempre.

Alla partenza dell’ultimo GP, quello in Portogallo, sono ben quattro i piloti per le scommesse live ancora in lotta per il mondiale: Enea Bastianini, Sam Lowes, Marini e il suo nuovo compagno di squadra, Marco Bezzecchi. A Marini non basterà il secondo posto in Algarve, così come non bastano le tre vittorie stagionali (Spagna, San Marino e Catalogna): alla fine il titolo lo vince Bastianini con appena nove punti di vantaggio sul marchigiano e su Lowes. 

Il debutto di Luca Marini in MotoGP

Ma le ottime prestazioni portano comunque Marini al grande salto, verso la MotoGP. Nella stagione 2021 la VR46 Racing Team non è presente nella classe regina, ma attraverso un accordo con la scuderia spagnola Esponsorama Racing, che schiera il campione Moto2 Bastianini, il marchigiano può correre con la livrea della sua squadra.

Arriva dunque la grande sfida con Valentino, in quella che è l’ultima stagione in pista del Dottore. Lo scontro familiare viene vinto dal nove volte campione del mondo, che porta a casa 44 punti e la diciottesima posizione del mondiale, proprio davanti al fratellino, che ne raccoglie 41, anche grazie a un buon quinto posto in Austria e a un nono in Emilia Romagna, i primi piazzamenti in carriera nella top 10 in MotoGp.

I due fratelli in curva!

Per quanto riguarda i risultati nelle singole gare, però, lo scontro termina…in parità, perché in nove casi Valentino termina davanti a Luca nell’ordine di arrivo, ma in altrettanti succede l’inverso.

E si arriva così alla stagione 2022, quella che vede il debutto ufficiale della VR46 Racing Team in MotoGP.

In griglia la scuderia del nove volte campione del mondo prende il posto proprio della Esponsorama e lo fa con la coppia che tanto bene ha fatto in Moto2, ovvero quella composta da Marini e Bezzecchi.

Le prime gare dell’anno non sono andate benissimo, ma considerando che la traiettoria del team nelle altre classi racconta sempre di inizi interlocutori e poi ottimi risultati, non è così improbabile pensare di vedere in tempi relativamente brevi tra i favoriti per il podio per le quote Moto GP o addirittura con in mano il trofeo del vincitore. Del resto, il DNA non mente…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

May 13, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Fallimenti sportivi | Delusioni sportive | Disastri sportivi

Vincere è davvero l’unica cosa che conta? In alcuni casi, e fanno fede non solo la Juventus ma anche tantissime big di molti sport, la risposta è sì. Vero, quando si parla di competizione alla fine a portare a casa il massimo risultato è un solo individuo, o una sola squadra, quindi tutti quanti gli altri devono fare i conti con la consapevolezza di non avercela fatta. Ma perdere significa necessariamente fallire?

Sì, se la stagione o la singola competizione sono state preparate con solo l’obiettivo di sconfiggere tutti, magari anche attraverso spese importantissime. Che però si rivelano inutili, perchè lo sport non è una scienza esatta in cui chi spende di più o chi è più forte per valori assoluti vince sempre. Ed ecco perchè non sono rari i veri e propri fallimenti sportivi, quelle annate in cui nulla sembra andare per il verso giusto, nonostante i presupposti per vincere ci siano tutti.

I Lakers 2022

L'Inter di Ronaldo e Vieri 

Il Milan con Bonucci Capitano

Il Dream Team 2004

I Lakers 2022

Il fallimento sportivo più recente arriva dalla NBA ed è certamente quello dei Los Angeles Lakers della stagione 2021/22. La terza annata sotto la guida di Frank Vogel doveva essere quella del grande ritorno della franchigia californiana. Al primo anno del tecnico era arrivato l’anello, ma nella stagione 2020/21 i Lakers avevano deluso, con un terzo posto nella Pacific Division, la necessità di arrivare alla post-season attraverso la tagliola dei play-in e la sconfitta al primo turno dei playoff contro i Phoenix Suns per 4-2.

Ecco perchè i gialloviola hanno fatto le cose in grande durante la off-season, portando allo Staples Center Russell Westbrook e Carmelo Anthony, guadagnandosi così il ruolo di grandi favoriti per la Western Conference.

I risultati però hanno dimostrato che per fare bene sul campo da gioco non basta soltanto avere nel roster due dei migliori marcatori di sempre della NBA (LeBron James secondo dietro a Kareem Abdul-Jabbar e Anthony nono), nonché tre dei migliori cinque in attività (Westbrook è preceduto solo da Kevin Durant e da James Harden).

La stagione è stata infatti molto altalenante, con i Lakers che hanno mantenuto la percentuale dello 0.500, solitamente sufficiente per puntare ai playoff, fino a gennaio, prima di inabissarsi completamente. Nonostante i soliti numeri da record di LeBron, il 5 aprile è arrivato un verdetto decisamente inatteso per gli esperti dei pronostici NBA: i Lakers non avrebbero partecipato ai playoff e neanche ai play-in, non avendo più la possibilità di raggiungere il decimo posto nella Western Conference che in teoria avrebbero dovuto vincere.

Un fallimento a tutto tondo, che è costato il posto a Vogel e che porterà certamente a una rivoluzione nella franchigia. Nella stagione 2022, disastroso anche il computo finale dei Nets, usciti al primo turno con uno sweep per mano dei Celtics...

La delusione di KD!

L'Inter di Ronaldo e Vieri 

Ma non sono situazioni rare, anzi. Chi può testimoniarlo con una certa disinvoltura è Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter. Che avrà anche vinto cinque scudetti consecutivi e un Triplete, ma lo ha fatto nel suo secondo grande ciclo, quello di Mancini e Mourinho. Il primo, quello targato Ronaldo-Vieri è stato un fallimento pressoché totale. Nel 1997 Moratti porta a Milano il Fenomeno, pagandolo a peso d’oro al Barcellona, ma lo scudetto sfugge dopo il celeberrimo match con la Juventus del fallo di Mark Iuliano.

La coppia di platino in allenamento!

L’Inter quell’anno vince la Coppa UEFA, ma non è certo l’inizio di un periodo d’oro, anzi. Nella stagione 1998/99 ci sono addirittura quattro allenatori e i nerazzurri finiscono ottavi e fuori dalle coppe. L’anno dopo arriva Bobo Vieri, anche lui strapagato, con Marcello Lippi in panchina, ma neanche questa accoppiata funziona: Inter quarta e perdente in finale di Coppa Italia, con tanto di doppio grave infortunio di Ronaldo. 

All’inizio dell’annata 2000/01 Lippi si fa esonerare dopo poche partite, a seguito dell’eliminazione dai preliminari della Champions League da parte degli svedesi dell’Helsingborg. La stagione è anonima, con un quinto posto che convince Moratti a puntare su Hector Cuper.

L’Hombre Vertical arriva a Milano e sembra sfatare la maledizione, se non fosse che il 5 maggio 2002, in una partita contro una Lazio senza più nulla da chiedere al campionato, l’Inter da prima in classifica compie un vero e proprio suicidio sportivo, regalando lo scudetto alla Juventus e anche la seconda posizione alla Roma. L’epilogo di un fallimento sportivo durato cinque anni, che solamente i successi degli anni precedenti hanno saputo togliere dalla memoria dei tifosi nerazzurri.

Il Milan con Bonucci Capitano

Non che dall’altra parte di Milano fino all'arrivo del bravissimissimo Stefano Pioli in panca sia andata meglio. Nella stagione 2017/18 il nuovo Milan cinese fa la rivoluzione, con un mercato pirotecnico. Arrivano, tra gli altri, Leonardo Bonucci, Andrea Conti, Ricardo Rodriguez, Lucas Biglia, Franck Kessiè, Hakan Calhanoglu, Nikola Kalinic e Andrè Silva, per una spesa superiore ai 200 milioni di euro.

Bonucci nella stagione del Milan!

Il “Milan delle cose formali”, dalla frase tipica dell’amministratore delegato Fassone alla presentazione dei nuovi acquisti, è però fortissimo solo sulla carta. Arriverà sesto, dovendosi accontentare dell’Europa League, con l’esonero di Vincenzo Montella, sostituito da Gennaro Gattuso dopo appena 14 giornate.

E purtroppo per i rossoneri, molti dei grandi acquisti si rivelano dei flop, creando problemi non solo a livello calcistico ma anche di sostenibilità economica a lungo termine al club. Un fallimento sportivo da cui il Milan ci ha messo una manciata di stagioni a riprendersi.

Il Dream Team 2004

E tanto per dimostrare che anche agli dei capitano situazioni del genere, impossibile non ripensare al torneo olimpico di basket del 2004. Può un terzo posto essere un fallimento sportivo? Certo, se ad arrivare terza è una nazionale statunitense infarcita di stelle NBA. Da quando, dopo il terzo posto a Seul nel 1988, gli USA schierano i cestisti della lega più importante del mondo ai Giochi Olimpici, l’unico edizione in cui l’oro non è stato a stelle e strisce è proprio quella del 2004.

E dire che, pur non portando il Dream Team, gli Stati Uniti si presentano molto bene. In panchina c’è Larry Brown, tecnico dei Pistons campioni del 2004, campione olimpico da giocatore e Hall of Fame. In campo, beh, ci sono LeBron James, Dwayne Wade e Carmelo Anthony, tutti e tre reduci dalla prima annata tra i grandi, ma anche Tim Duncan, Allen Iverson e Amar'e Stoudemire, tutti giocatori che si puntavano sopra i 20 punti a partita per le scommesse NBA. Insomma, una squadra che dovrebbe centrare l’oro abbastanza facilmente.

Gli USA sconfitti contro l'Argentina!

E invece no, perchè gli USA fanno una figuraccia così incredibile che quella squadra diventa il Nightmare Team. Intanto arrivano due sconfitte nel girone, contro Porto Rico e Lituania.

E non sarebbe un problema perdere di 19 con Porto Rico, se non fosse che si parla di un territorio statunitense, ma anche del maggior scarto in una sconfitta nella storia degli USA. Ma può andare peggio, perchè il torneo si chiude con la sconfitta in semifinale contro l’Argentina per il peggior score a cinque cerchi di sempre (tra 1948 e 2000 gli USA avevano perso solo due volte).

Un fallimento epocale, a cui fa seguito anche il terzo posto mondiale nel 2006, con eliminazione per mano della Grecia. Tanto per dire che di fallire capita anche agli insospettabili…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

May 12, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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VR46 Racing Team | Scuderia Valentino Rossi | Mooney VR46

La stagione 2022 del Motomondiale si è trovata di fronte a un vuoto decisamente difficile da colmare. È infatti la prima dall’ormai lontano 1996 senza Valentino Rossi, dopo che il Dottore ha deciso di ritirarsi al termine di una carriera che definire vincente può essere anche riduttivo.

Per il centauro di Tavullia nove titoli mondiali, conquistati in tutte le categorie possibili (125, 250, 500 e MotoGP), 115 vittorie, 235 podi, 65 pole position, 96 giri veloci e 6357 punti mondiali ottenuti.

Pensare che Rossi non sarebbe mancato al mondo delle moto era pura follia, soprattutto a quella MotoGP che ormai lo vedeva protagonista da più di un ventennio, anche dal punto di vista economico, naturalmente! Ma il mondo delle moto non ha fatto in tempo a smettere di nominare Valentino come pilota che tanto se lo ritrova comunque in pista…come proprietario di un team.

Nel 2014 debutta la Sky Racing Team VR46

La VR46 Racing Team sbarca in Moto2 nel 2017

Luca Marini in MotoGP

Scuderia Valentino Rossi 2022

Nel 2014 debutta la Sky Racing Team VR46

Già, perché è ormai dal 2014 che la VR46 Racing Team, la squadra fondata da Valentino Rossi, partecipa al Motomondiale, prima con l’esordio in Moto3 e successivamente col passaggio alla Moto2 (2017) e infine l’esordio in MotoGP (2021).

L’idea del nove volte campione del mondo è sempre stata quella di valorizzare le giovani promesse del motociclismo tricolore, un’opera già cominciata con la VR46 Academy e proseguita con la scelta di schierare un vero e proprio team nel Circus.

I nomi lanciati ad altissimo livello e i risultati ottenuti nelle varie classi spiegano che il progetto funziona eccome e che non appena ci si adatta a realtà fino a quel momento sconosciute i piloti griffati VR46 e le loro moto cominciano a far vedere il proprio valore, anche per le scommesse MotoGP!

Dunque, la storia della VR46 Racing comincia nel 2014, in Moto3, con il nome di Sky Racing Team VR46. Le moto scelte per la prima stagione sono KTM e vengono affidate a Romano Fenati e a Francesco Bagnaia. L’annata sorride al pilota di Ascoli Piceno, che ottiene quattro vittorie (Argentina, Spagna, Italia e Aragona) e due secondi posti, classificandosi quinto nella classifica mondiale piloti. Meno soddisfazioni per il torinese, che si deve accontentare del quarto posto in Francia e della sedicesima piazza iridata.

Francesco Bagnaia!

Il 2015 è più avaro di risultati, con appena una vittoria per Fenati e piazzamenti poco importanti per il suo nuovo compagno di squadra, Andrea Migno. Nel 2016, con ben tre piloti iscritti al campionato Moto3, arriva una controversia importante legata a Fenati, che viene punito per uno scontro con il direttore sportivo della VR46 Academy Alessio “Uccio” Salucci. A metà stagione il team decide di rescindere il contratto del pilota. Al suo posto, ad affiancare Migno e Nicolò Bulega, c’è Lorenzo Dalla Porta.

La VR46 Racing Team sbarca in Moto2 nel 2017

Nel 2017 arriva però la prima grande rivoluzione della VR46 Racing Team, lo sbarco in Moto2. Per guidare le due Kalex in seconda classe, la scelta del team ricade su un vecchio amico come Bagnaia e su Stefano Manzi. L’annata per la squadra è interlocutoria ma comunque relativamente positiva in entrambe le categorie. I

n Moto3 Migno ottiene una vittoria, mentre in Moto2 Bagnaia porta a casa quattro podi e il quinto posto nel mondiale. Tutto è pronto per il decollo, che arriva nel 2018. In Moto3 l’annata di Bulega e di Dennis Foggia è disastrosa, ma Valentino e i suoi possono consolarsi con la Moto2. Bagnaia domina infatti il campionato, con otto vittorie che gli valgono il titolo iridato.

E anche il suo nuovo compagno di squadra fa molto bene. Luca Marini, il fratello di Valentino, ottiene quattro podi e anche la sua prima vittoria, Assieme, i due sfiorano anche il mondiale team, arrivando secondi a pochi passi dalla Red Bull.

Luca Marini!

Il 2019 però vede una frenata importante nei risultati del Team. In Moto3 la coppia formata da Foggia e Celestino Vietti vede il podio di rado, mentre in Moto2, senza Bagnaia, passato in MotoGP, l’eredità del campione del mondo la prendono Marini e Bulega. Il migliore dei due è il fratello di Valentino, che si impone in due Gran Premi, ma non andando oltre la sesta posizione nella classifica mondiale.

Il 2020 è l’ultimo anno per il team in Moto3, che però termina con la miglior prestazione di squadra nella classe minore: Vietti e Migno ottengono il terzo posto di squadra nel mondiale, con Vietti che porta a casa anche le ultimi due vittorie della VR46 Racing Team nella categoria. E va anche meglio in Moto2, perché la coppia composta da Marini e Marco Bezzecchi si aggiudica il primo posto di squadra, grazie a 5 vittorie in 15 Gran Premi. Peccato che non basti per i piloti, con Marini che arriva secondo nel mondiale e Bezzecchi che si piazza quarto.

Luca Marini in MotoGP

Il 2021, il primo anno senza Moto3, è altrettanto importante per la squadra, che grazie alla collaborazione con il team spagnolo Esponsorama ha la possibilità di schierare Marini in MotoGP con una Ducati con la livrea della VR46 Racing Team.

La prima stagione tra i grandi, il fratello di Vale la termina…dietro il Dottore, con il diciannovesimo posto nel mondiale, a 41 punti, con un buon quinto posto in Austria. In Moto 2 viene promosso quindi Vietti a fare coppia con Bezzecchi, con quest’ultimo che arriva terzo nel mondiale e trascina il team anche al terzo posto nella classifica di squadra.

Marco Bezzecchi!

Scuderia Valentino Rossi 2022

E si arriva dunque alla stagione 2022, quella del debutto vero e proprio della VR46 Racing Team nella MotoGP come squadra a sé stante, prendendo il posto in griglia lasciato libero dalla Esponsorama. La coppia è quella del mondiale di squadra in Moto2, ovvero quella composta da Marini e da Bezzecchi, che guidano una Ducati Desmosedici.

Per loro finora un inizio non semplicissimo, ma la storia del team racconta spesso di prime stagioni di studio e poi…trionfi.

Un qualcosa che in Moto2 vuole invece confermare Vietti, che ha iniziato la stagione col botto ed è una grande opzione anche per le scommesse online, vincendo tre gare e arrivando una volta secondo. Accanto a lui c’è Niccolò Antonelli, che nella scorsa stagione faceva invece parte proprio dell’Esponsorama. Recente anche il cambio di nome della scuderia, che ora si chiama Mooney VR46 Racing Team, grazie alla sponsorizzazione di una joint venture tra Enel e Intesa Sanpaolo.

Celestino festeggia il primo posto in Qatar!

E se la storia della squadra può suggerire qualcosa, ci si può immaginare tra qualche tempo la prima vittoria anche in MotoGP. Una classe dove in fondo, vedere Valentino Rossi trionfare non è esattamente una novità…

 *Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

May 12, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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