Mondiali 2022 in Qatar: arbitreranno anche 3 donne!

La nostra Maria Sole Ferrieri Caputi non sarà di certo lasciata da sola... La Coppa del Mondo 2022 deve ancora iniziare, ma è già evidente che quello in Qatar sarà il Mondiale delle prime volta. Sarà la prima volta che la manifestazione si terrà in autunno (con parecchie ripercussioni sui campionati in giro per il mondo) e anche la prima volta che a ospitare la kermesse sarà un paese arabo.

E al momento di annunciare quali saranno i fischietti e i loro assistenti a dirigere le gare del torneo, è arrivata anche una mezza sorpresa. E per quanto fosse in qualche modo prevedibile, la presenza di tre arbitri donna e di altrettante guardalinee sarà certamente un altro dei punti di interesse del Mondiale qatariota.

La squadra degli arbitri per Qatar 2022

Frappart la più famosa

L'arbitro Salima Mukansanga

Il direttore di gara giapponese Yamashita

Il bonus di benvenuto di 888sport!

La squadra degli arbitri per Qatar 2022

L’annuncio è arrivato a metà maggio, quando il comitato arbitri FIFA, diretto dal leggendario fischietto tricolore Pierluigi Collina, ha comunicato i nomi degli arbitri per il mondiale, inserendo anche tre donne: la francese Stephanie Frappart, la ruandese Salima Mukansanga e la giapponese Yoshimi Yamashita.

A essere rappresentate sono dunque la UEFA, la CAF e la AFC. Ma le due federazioni continentali americane, la CONCACAF e la CONMEBOL, possono stare tranquille, perché tutte le assistenti arrivano invece proprio da quelle parti del mondo.

Sventolare la bandierina per assegnare corner e segnalare falli e fuorigiochi (prima che ovviamente ci metta bocca il VAR!) spetterà infatti alla brasiliana Neuza Back, alla messicana Karen Diaz Medina e alla statunitense Kathryn Nesbitt.

Insomma, 3 direttori di gara di sesso femminile su 36 per arbitrare Cristiano Ronaldo e gli altri protagonisti ed altrettante assistenti sulle 69 convocate per il Qatar. Numeri non eccezionali, ma che comunque segnano l’ennesima prima volta dei Mondiali 2022.

Anche perché di quote prestabilite il numero uno dei fischietti mondiali non vuole proprio sentire parlare. Collina, presentando le liste degli arbitri prescelti, ha spiegato che la decisione di portare direttori di gara e assistenti di sesso femminile non è stata né imposta né calcolata.

Chi andrà in Qatar lo farà per merito, perché a contare è la qualità, non il genere. Anzi, Collina si è augurato che il Mondiale possa trasformare quello che è ancora considerato un caso eccezionale in normalità.

Del resto, il processo è cominciato parecchi anni fa, partendo dai tornei giovanili e coinvolgendo anche le tre protagoniste della prossima Coppa del Mondo. Logico quindi che il tutto abbia compimento sul palcoscenico più importante.

E nessuna delle tre è destinata a subire troppo la pressione dell’evento, perché si parla di arbitri che nel corso degli anni si sono abituate a dirigere partite importanti e quindi a finire sotto la lente di ingrandimento tanto quanto (se non di più, per via di un certo maschilismo che pervade ancora il mondo del calcio) i colleghi uomini. Chi di certo non avrà il cosiddetto miedo escenico è la francese Stephanie Frappart.

Frappart la più famosa

Nata a Le Plessis-Bouchard, la transalpina è più che abituata a scrivere la storia del calcio, che sia francese, europeo o mondiale. Il suo nome è legato all’esordio di un arbitro donna in Ligue 1, visto che nell’aprile del 2019 ha diretto il match tra Amiens e Strasburgo, terminato con uno 0-0.

E quando la UEFA ha deciso di affidare a una donna la finale di Supercoppa Europea tra Liverpool e Chelsea, il nome scelto è stato quello di Frappart, che in quell’occasione, terminata nei 90' sul risultato di parità per le quote calcio oggi, è stata anche coadiuvata da una squadra tutta al femminile.

La francese non si è fatta mancare neanche le coppe europee, dirigendo alcune partite in Europa League e anche un match di Champions, quello tra Juventus e Dinamo Kiev del 2020.

La Frappart tiene a bada i giocatori del Chelsea!

La UEFA, insomma, si fida a occhi chiusi di lei, considerando che le ha affidato anche una partita delle qualificazioni ai mondiali del Qatar, il match tra i Paesi Bassi e la Lettonia. 

L’ultima partita nella stagione 2022 di una certa importanza diretta da Frappart è stata la finale della Coppa di Francia tra Nizza e Nantes. In quel caso la sua designazione è stata segnata da più di qualche critica alla federazione francese, ma la gestione della gara ha soddisfatto tutti.

E a proposito di polemiche che hanno fatto il giro del pianeta, chissà che faccia potrebbero fare Paquetà e Neymar, favoriti con il Brasile per le scommesse Coppa del Mondo se incontrassero la francese in campo ai Mondiali. Il direttore di gara e l’ex milanista sono stati protagonisti di uno scontro in Ligue 1, con il brasiliano ammonito…per aver fatto una lambreta.

Una decisione che ha portato O Ney a schierarsi con il compagno di nazionale e a criticare la scelta di Frappart, chiosando su Instagram che oramai il celebre Joga Bonito è finito. Dunque, occhio alle designazioni, perché se la transalpina dovesse dirigere i verdeoro se ne potrebbero vedere delle belle!

L'arbitro Salima Mukansanga

Non che le altre due colleghe siano da meno. La ruandese Salima Mukansanga ha da poco scritto la storia degli arbitraggi femminili in Coppa d’Africa. Nell’ultima edizione il fischietto classe 1988 ha esordito prima come assistente nel match tra Guinea e Malawi, per poi dirigere la partita tra Zimbabwe e Guinea.

Salima Mukansanga

Come per Frappart, anche lei ha avuto un collegio arbitrale al femminile, comprese le due guardalinee e l’addetta al VAR. Ai mondiali, Mukansanga è anche abituata, avendo arbitrato parecchie partite della versione giovanile della competizione al femminile e anche un match nella Coppa del Mondo 2019, quello tra la Svezia e la Thailandia.

E tanto per non farsi mancare niente, il direttore di gara africano ha anche diretto ben tre incontri del torneo di calcio delle Olimpiadi di Tokyo.

Il direttore di gara giapponese Yamashita

A proposito di Tokyo, proprio nell’enorme area metropolitana della capitale del Giappone è nata la terza protagonista al femminile dei fischietti di Qatar 2022.

Yoshimi Yamashita, classe 1989, ha diretto anche lei incontri dei mondiali femminili giovanili e di quello delle big che si è tenuto nel 2019, rappresentando il suo paese nel torneo olimpico casalingo che si è tenuto nel 2021 e che ha visto finaliste le favorite per i pronostici misti: Brasile e Spagna!

Emozioni contrastanti nella finale del calcio olimpico!

La nipponica è stata la prima donna ad arbitrare un match nelle coppe continentali asiatiche, avendo diretto una partita della Coppa dell’AFC. Per lei nel 2017 c’è stata anche la designazione per la finale della Copa de Algarve, il celebre torneo femminile che si tiene in preparazione dei grandi eventi, ovvero il Mondiale e gli Europei. 

Insomma, se senza l’Italia in campo si cercano ulteriori motivi per interessarsi al mondiale in Qatar, le prestazioni dei tre fischietti donna possono certamente fare parte dei motivi per sintonizzarsi sui match di novembre e dicembre!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 16 giugno 2022.

September 30, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

Il tabellone dell'edizione 2022 di Wimbledon

Il terzo Grande Slam dell'anno si disputerà, come sempre, sull’erba di Wimbledon. Nel 2022 il leggendario torneo si giocherà dal 27 giugno al 10 luglio sui tradizionali campi dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club.

In questa guida troverete tutte le notizie su come, quando e dove assistere a quella che sarà la 135a edizione. Inoltre, indicheremo i favoriti nelle categorie maschile e femminile.

Era ottimo, prima del ritiro, il sorteggio per il nostro Berrettini: il romano, n.8 del seeding, che si trovava nella parte bassa del tabellone e, quindi non avrebbe potuto incrociare Djokovic o Alcaraz fino alla seconda domenica londinese.

Super Matt, da esperto della superfice, guiderà il team azzurro composto da altri 5 colleghi, Sinner, Fognini, Vavassori, Musetti e Sonego e 4 tenniste!

Wimbledon 2022
Pronostici di Wimbledon
Wimbledon 2021
Wimbledon tennis
Premi di Wimbledon

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Wimbledon 2022

Il torneo di tennis più antico del mondo e quello che ha reso questo sport uno dei più seguiti dell'intero pianeta.

A livello di calendario, è confermata l’eliminazione della "domenica di mezzo", vale a dire che potremo assistere alle partite di tennis di Wimbledon la domenica in cui tradizionalmente ci siamo riposati a metà del torneo.

Degli oltre 50 campi a disposizione dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club, 18 sono ufficialmente disponibili per il torneo. Gli altri vengono utilizzati  per le sedute di allenamento e riscaldamento prepartita.

L'erba sui campi di Wimbledon è quella della piante definita "loietto perenne", una superficie che richiede molta acqua e che, come sappiamo, si consuma molto rapidamente, perdendo gran parte del suo fogliame già durante i primi tre giorni del torneo. La lunghezza dell’erba stessa è poco inferiore al centimetro.

Per quanto riguarda la durata delle partite, ricordiamo il match record tra Isner e Mahut, nella categoria maschile le partite si giocano al meglio di 5 set mentre quelle femminili al meglio di 3 set.

In caso di pareggio a quota 12 nel quinto set si gioca un super tie break che decreterà il vincitore dell'incontro: subito la mente va alla meravigliosa finale tra Djokovic e Federer del 2019 ed alle relative scommesse tennis, più divertenti di sempre!

La magia del super tie break della finale del 2019!

Con la fastidiosa pioggia londinese sempre in agguato, il tetto, realizzato nel 2009, a scomparsa degli stadi Court Center e Court One garantisce lo svolgimento di più partite al giorno anche in condizioni meteorologiche non ottimali...

Court Center e Court 1 hanno una capienza, rispettivamente, di 16.000 e 11.000 spettatori.

Non ci saranno tennisti russi perché il governo britannico ha avallato una proposta avanzata dalla federazione tennistica inglese in questo senso.

Molti tennisti del circuito sono stati contrari alla misura, ma non è nostro interesse discutere su queste simpatiche pagine web di politica sportiva. Per non intaccare le classifiche ATP e WTA, in ogni caso, nel 2022 a Wimbledon non verranno assegnati punti per i risultati che saranno conseguiti sul campo.

L’assenza, invece, che fa davvero rumore è quella di Roger Federer: primatista a Wimbledon con ben 8 titoli, nel 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2009, 2012 e 2017.

Pronostici di Wimbledon

In termini di pronostici sportivi, il tennis sull'erba e soprattutto il torneo di Wimbledon di solito riserva molte sorprese.

Ecco perché si consiglia di cercare tra l'elenco dei giocatori che parteciperanno al tabellone principale, i tennisti le cui probabilità di vincere Wimbledon sono le più alte possibili, poiché in pochi tornei come questo possiamo trovare più partite in cui l'underdog insidia il favorito già nel primo turno della manifestazione.

Rafa Nadal, dopo una settimana di vacanza in barca per festeggiare il suo quattordicesimo trionfo al Roland Garros, si sta già preparando per esordire il 27 giugno a Wimbledon. Il vincitore di 22 Grandi Slam è allenato sull'erba del Country Club di Santa Ponça (Calviá-Mallorca).

Per l’altro fenomeno iberico Carlos Alcaraz, questa sarà la terza volta che il Murcian partecipa a Wimbledon. L'anno scorso è riuscito ad entrare nel tabellone principale, anche se ha superato solo il primo turno per poi essere sconfitto da Daniil Medvedev.

Alcaraz a Wimbledon

Ovviamente affidarsi a Novak Djokovic a una quota inferiore nelle scommesse Wimbledon alla media sembra una cosa molto rischiosa, visto che in due settimane di gara può succedere di tutto e il rischio che il serbo, campione in carica, non subisca alcun inconveniente in cambio di una così basso valore di quota (1.75).

Per quanto riguarda i pronostici sul tennis femminile, la spagnola Paula Badosa compare a questo Wimbledon al 3° posto della classifica WTA. Davanti a lei solo l'estone Kontaveit (2°) e la polacca Swiatek (1°). 

L'assenza di giocatrici bielorusse e russe (Sabalenka, Azarenka o Kasatkina tra le altre) invita a pensare che la parità tra "la classe media" della classifica WTA (tennisti tra il 25° e il 5° posto) sarà davvero massima in questa edizione.

L'esultanza di Super Matt!

Wimbledon 2021

Ricordiamo che nell'edizione 2021 i vincitori finali sono stati i due tennisti che occupavano la prima posizione della classifica ATP e WTA. Nel torneo femminile è stata l'australiana Ashleigh Barty a vincere Wimbledon dopo aver battuto la ceca Karolina Pliskova in tre set (6-3, 7-7 e 6-3).

Nello slam targato ATP il vincitore è stato Novak Djokovic, che ha battuto il nostro Super Matt Berrettini in quattro set: 6-7, 6-4, 6-4 e 6-3. Il serbo ha rispettato così il pronostico tennis degli addetti ai lavori!

Nole bacia la coppa!

Curiosità Wimbledon

La Wimbledon Queue è la fila alla quale gli sportivi si sottopongono per comprare un biglietto per la sessione del giorno. Gli organizzatori gestiscono la fila attraverso una card numerata che indica il numero di persone in attesa.

Ne vanno decisamente pazzi gli appassionati di Wimbledon: il Pimm's and lemonade per rinfrescarsi e le strawberries and cream per un ottimo spuntino!
 

Wimbledon tennis

Wimbledon è per il tennis molto più di uno dei quattro Grandi Slam dell'anno.

Abbina prestigio, tradizione ed eleganza con il rigoroso bianco per gli atleti, sull'iconica erba dell'All England Club dal 1877. 

Sono quasi 600 i tennisti professionisti che, dalla fase di qualificazione, si ritroveranno a Londra per contendersi i titoli maschili, categorie femminile, doppio maschile, doppio femminile e doppio misto. 

Un capitolo a parte merita la categoria juniores, con il recente trionfo della basca Ane Mintegui nell'edizione 2021.

Due curiosità da tenere a mente per gli amanti delle statistiche del tennis: dal 2009 un tetto a scomparsa copre il campo centrale di Wimbledon, consentendo di giocare le partite durante il giorno anche se piove.

E nel 2010, mentre l'Olanda a sorpresa per i pronostici calcio, si avvicina alla finale del Soccer City Stadium di Johannesburg. si gioca quello che è stato il match più lungo nella storia del tennis, tra l'americano John Isner e il francese Nicolas Mahut.

Un match durato 11 ore e 5 minuti, con un punteggio finale di 70 partite a 68 nel quinto set per l'americano. Proprio da questo incontro e dalla facilità con la quale si tiene il servizio, il regolamento del torneo è stato novato e l'assenza di tie break nel quinto set è una delle più caratteristiche di questo torneo.

Premi di Wimbledon

Wimbledon continuerà a premiare generosamente i tennisti che si esibiranno meglio nel torneo. In effetti, questo Wimbledon 2022 dovrebbe consegnare una somma record di premi superiore a 50 milioni di dollari (per l’esattezza 50.641.268 di dollari USA).

Una cifra importante che supera di oltre un abbondante 10% il montepremi del 2021.

I campioni sia maschili che femminili riceveranno lo stesso assegno, secondo la tabella seguente, dal superamento del quarto turno:

  • Vincitore: $ 2,5 milioni di dollari.
  • Finalista: 1,3 milioni di dollari.
  • Semifinalisti: $ 670.000.
  • Quarti di finale $ 388.000

Solo raggiungendo il primo round e giocando, quindi, la fase sorteggiata, tutti i giocatori intascheranno un gettone, minimo garantito di € 62.000.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 22 giugno 2022.

June 28, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

Roberto Baggio ed il Mondiale negato nel 2002

Uno degli incubi peggiori per chi pratica attività sportiva è costituito dalla rottura dei cosiddetti “crociati”.

La rottura del crociato

Il legamento crociato anteriore

La diagnosi di rottura del crociato

L'intervento di chirurgia ricostruttiva

Roberto Baggio e gli altri

La rottura del crociato

"Rottura del crociato" è l'espressione gergale usata per indicare in modo quanto meno improprio un grave infortunio del ginocchio e la ragione è molto semplice: l'articolazione del ginocchio comprende “due” legamenti crociati, l'anteriore e il posteriore.

Pertanto, parlare di rottura del crociato, senza specificare quale legamento crociato sia interessato (se l'anteriore o il posteriore), potrebbe creare degli equivoci, in quanto nella terminologia in questione mancherebbero i riferimenti fondamentali per capire l'esatta natura dell'infortunio.

Tuttavia, l'espressione "rottura del crociato" viene comunque accettata e ormai di uso comune perché, a differenza della rottura del crociato anteriore, la rottura del crociato posteriore è molto rara, caratterizza appena dal 5% di tutte le lesioni a carico dei legamenti crociati del ginocchio.

Ad ogni modo, questi fondamentali legamenti vengono chiamati “crociati” proprio perché si incrociano fra loro al centro dell’articolazione e sono due per ogni ginocchio: legamento crociato anteriore (LCA) e legamento crociato posteriore (LCP).

La loro principale funzione è quella di impedire lo spostamento anteriore o posteriore della tibia rispetto al femore. In pratica, “tengono ferma la tibia all'interno dell’articolazione”.

La rottura dei crociati è causata prevalentemente da traumi e tra i due, come detto, quello più colpito, è il legamento crociato anteriore.

Roberto Baggio esulta dopo un gol segnato con le Rondinelle!

Roberto Baggio al Brescia, decisamente una scommessa vincente per entrambe le parti! 

Il legamento crociato anteriore

Spesso la rottura di un crociato si accompagna anche alla lesione dei legamenti collaterali e dei menischi, si parla in questo caso di danno capsulo-menisco-legamentoso complesso.

Il legamento crociato posteriore può guarire, perché ben vascolarizzato e quindi può cicatrizzare. E’ però importante agire urgentemente: va immobilizzato in estensione per 4 settimane, in modo da permettere al legamento di rigenerarsi. Successivamente il paziente dovrà seguire un percorso di riabilitazione, per recuperare l'articolarità.

Invece il legamento crociato anteriore non può guarire. Infatti la sua lesione determina la rottura dell'arteria che nutre il legamento, impedendo la sua guarigione spontanea. Quindi una volta rotto, degenera in modo irreversibile.

l legamento crociato anteriore, o LCA, è uno dei 4 legamenti fondamentali del ginocchio (gli altri sono il già citato legamento crociato posteriore, il legamento collaterale mediale e il legamento collaterale laterale).

Lungo in media 30 millimetri circa e largo in media 11 millimetri, il legamento crociato anteriore origina dalla superficie inferiore dell'estremità distale del femore e si aggancia, con la sua estremità finale, sulla superficie superiore dell'estremità prossimale della tibia.

Il legamento crociato anteriore ricopre due importanti funzioni: prevenire l'iperestensione del ginocchio e limitare la rotazione interna della tibia e pertanto è deputato a contribuire in modo determinante alla stabilità del ginocchio.

La rottura del crociato è il risultato di una grave distorsione al ginocchio (comunemente di III grado), che determina la recisione completa del legamento crociato anteriore.
Questo tipo di infortunio è molto comune in ambito sportivo, soprattutto tra coloro che praticano attività come il calcio, il rugby, la pallacanestro o lo sci, durante le quali sono previsti corse con cambi di direzione, salti, atterraggi violenti o in generale scontri fisici. 

La rottura del crociato, tuttavia, non è esclusiva di chi fa sport; con una frequenza non trascurabile, infatti, questo infortunio interessa anche le persone anziane, le quali, in conseguenza della loro età, sono più facilmente soggette a cadute accidentali capaci di minare l'integrità delle ginocchia.

Inoltre, secondo attendibili statistiche, per le donne, ci sarebbe una probabilità dalle 2 alle 8 volte superiore, rispetto agli uomini, di essere vittima di rottura del crociato, durante tutte quelle attività sportive considerate a rischio.

Chi incappa nella rottura del crociato anteriore avverte, fin dai primissimi istanti, un forte dolore al ginocchio (dolore locale), che ne impedisce la normale mobilità; molto spesso, inoltre, proprio al momento dell'infortunio, potrebbe percepire un rumore simile a uno schiocco: questo rumore, che proviene dall'interno del ginocchio, è generato dalla lesione del legamento crociato anteriore.

Nel 50% delle distorsioni al ginocchio con rottura del crociato anteriore, l'infortunio si associa a danni ad altre strutture fondamentali del ginocchio, quali: legamento collaterale mediale, menisco mediale e cartilagine articolare. 

La diagnosi di rottura del crociato

Per formulare la diagnosi di rottura del crociato, sono fondamentali un esame obiettivo accurato, un'anamnesi scrupolosa e, talvolta, esami di imaging, come la risonanza magnetica al ginocchio o i raggi X al ginocchio.

Nel corso dell'esame obiettivo e dell'anamnesi, l’ortopedico mette in pratica una serie di test diagnostici manuali utili a valutare la stabilità dell'articolazione sofferente, come la nota manovra del cassetto anteriore.

Danilo Gallinari il giorno dell'infortunio

La risonanza magnetica al ginocchio è invece l'esame strumentale che permette di evidenziare con precisione l'entità, la sede precisa e le eventuali complicanze (danni ad altre strutture articolari) della rottura del crociato anteriore.

In presenza di una rottura del crociato anteriore, l'indicazione alla realizzazione di un esame come i raggi X vige quando c'è il sospetto di una lesione a carico delle ossa che costituiscono l'articolazione del ginocchio.

L'intervento di chirurgia ricostruttiva

Come accennato in precedenza, il legamento crociato anteriore manca quasi del tutto di vascolarizzazione; ciò comporta che sia incapace di autorigenerarsi in caso di lesioni a suo carico.
Alla luce di ciò, l'unica soluzione per ripristinare la normale anatomia del legamento crociato anteriore in caso di una sua rottura totale è ricorrere alla chirurgia ricostruttiva.

L'intervento di chirurgia ricostruttiva adottato in presenza di rottura del crociato anteriore consiste nella ricostruzione, in artroscopia, della struttura legamentosa che ha subìto la lesione e che più precisamente, prevede l'eliminazione dei due monconi di legamento crociato anteriore comparsi a seguito dall'evento lesivo e l'innesto di un nuovo legamento crociato anteriore.

Gennaro Gattuso

Da diversi anni ormai, gli ortopedici che curano gli episodi di rottura del crociato tendono a prediligere l'innesto di una porzione di tendine rotuleo, in quanto assicura risultati migliori (il tendine rotuleo è più vitale, più sicuro e più resistente di qualsiasi altro tipo di innesto finora esistente).

Dopo l'intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore, il piano terapeutico prevede uno specifico programma di riabilitazione, che comprende cure di fisioterapia la cui intensità aumenta gradualmente con il tempo e parallelamente ai progressi del nuovo legamento.

La riabilitazione incide in modo determinante sulla qualità del recupero dall'intervento di ricostruzione dell'LCA; se il paziente è scrupoloso nel seguirla, infatti, oggi la prognosi per gli episodi di rottura del crociato sottoposti a chirurgia è ottimale per il 90% delle lesioni; questo dato confortante è frutto dei progressi della chirurgia moderna.

I tempi di recupero sono di 6 mesi; in alcune situazioni particolari, potrebbero ridursi a 4-5 mesi, ma ciò capita soprattutto agli atleti di alto livello che possono contare su cure fisioterapiche giornaliere costanti.

Roberto Baggio e gli altri

Sono infatti molteplici gli esempi di sportivi famosi, riusciti in imprese, definite dai medici “miracolose”, che li hanno riportati all'attività agonistica con tempistiche fuori parametro.

Il caso più eclatante, che ancora oggi costituisce un record imbattuto, tra i tanti fatti registrare in carriera, è quello di Roberto Baggio nel 2002.

Il Divin Codino, a 35 anni suonati, si procurò la rottura del crociato anteriore con associata lesione al menisco esterno: dopo tre settimane, anziché quattro, lasciò le stampelle, a 37 giorni dall’operazione tornò a correre e dopo soli 76 giorni si ripresentò in campo firmando con una doppietta la vittoria, da sfavoriti per i siti scommesse, del Brescia in casa della “sua” Fiorentina.

Un esempio che una decina di anni dopo spinse Gallinari, all'epoca ai Denver Nuggets, di recuperare a soli 120 giorni dall'intervento chirurgico, anche se non in tempo per disputare gli Europei con la Nazionale.

Incredibili sono anche i casi di quegli atleti che nonostante la lesione sono rimasti in campo o completato, anche con successo le loro performance: “Ringhio” Gattuso si ruppe il crociato anteriore al 4’ di un match tra Milan e Catania, ma restò in campo fino al 90’; mentre il mito del golf Tiger Woods trionfò da favorito per i pronostici misti negli Us Open del 2008 sopportando una frattura da stress alla gamba con rottura del crociato anteriore.

La leggenda del ginnasta giapponese

Ancor più da leggenda le vicende legate al ginnasta giapponese Shun Fujimoto, che alle Olimpiadi di Montreal del 1976 si ruppe il crociato anteriore negli esercizi a corpo libero, ma gareggiò comunque al cavallo e agli anelli, trascinando all'oro la Nazionale nipponica e riportando alla fine la lacerazione di tutti i legamenti del ginocchio e la frattura della rotula.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Netri; le immagini sono distribuite da AP Photo.

June 23, 2022
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Il rientro lampo di Franco Baresi per la finale di Pasadena

Quante volte abbiamo provato un dolore improvviso piegando e stendendo il ginocchio. Capita a tutti di accusare questo tipo di disagio, anche senza svolgere per forza un’attività sportiva.

Quanti giocatori protagonisti delle quote calcio sono stati vittime di questo tipo di infortunio. Ebbene, molto più spesso di quanto potremmo immaginare, esiste una causa comune, semplice ma complessa.

Cosa sono i menischi

Le novità introdotte dalla chirurgia artroscopica

Lesione menisco sintomi

Lesione del menisco quando operare

I recuperi a tempo di record

Cosa sono i menischi

Già, perché le più comuni lesioni del ginocchio sono proprio quelle a carico dei menischi, due piccole strutture fibrocartilaginee, poste tra i condili femorali e la tibia.

Durante i movimenti, i menischi consentono di scaricare gran parte del peso gravante sulla cartilagine articolare, stabilizzando il ginocchio. La loro forma, leggermente rialzata ai bordi e concava all'interno, aumenta inoltre la congruenza delle superfici articolari, che formano questa importante articolazione.
 
I menischi dunque assolvono a numerose funzioni: ammortizzano e ripartiscono uniformemente i carichi ad essi applicati; aiutano la cartilagine ad assorbire gli urti; collaborano con i tendini proteggendo l'articolazione dai danni da iper-estensione ed iper-flessione; aumentano la congruenza dell'articolazione; se sottoposti a carico spingono il liquido sinoviale, ricco di nutrienti, all'interno della cartilagine articolare; stabilizzano l'intera articolazione.

I menischi sono formati da una cartilagine fibrosa, di colore biancastro e particolarmente resistente alle sollecitazioni meccaniche. Il principale componente della cartilagine fibrosa, chiamato collagene di “tipo I”, si dispone a sua volta lungo fibre circolari, in modo da resistere ai carichi esercitati dal femore. Una minima parte di fibre ha invece orientamento radiale e conferisce al menisco una certa resistenza agli strappi longitudinali.
 
Il menisco mediale o interno assomiglia ad una mezza luna o ad una “C” se preferite, mentre quello laterale o esterno ha un aspetto più circolare, assomiglia di più ad una “O”.
 
Il menisco è privo di vasi sanguigni fatta eccezione per le sue due estremità. Ne consegue che, fatta eccezione per piccole lesioni periferiche, in caso di un forte trauma le sue capacità riparative se esistono sono estremamente basse.
 
Come tipologia di infortunio, rispetto ai piloti italiani F1 è più comune nei colleghi che sfrecciano su due ruote! Un tempo i menischi erano considerati “importanti ma non indispensabili” e venivano per questo asportati in caso di lesione. Sebbene nel breve periodo questi interventi restituissero rapidamente la funzionalità articolare perduta, alcuni studi successivi dimostrarono una profonda incidenza di artrosi e patologie degenerative nei pazienti che avevano subito questo intervento.

Franco Baresi con il suo compagno di squadra francese
 

Le novità introdotte dalla chirurgia artroscopica

Oggi, le vecchie tecniche sono state quasi completamente sostituite dalla chirurgia artroscopica, che nella maggior parte dei casi non rimuove, ma sutura, la parte di menisco danneggiata.

Numerosi studi hanno infatti chiaramente dimostrato che la conservazione del menisco protegge la cartilagine articolare dai processi degenerativi e che questi sono direttamente proporzionali alla porzione di menisco asportata.
 
Con il termine generico di "meniscopatie" si vuole indicare l'insieme delle lesioni che possono interessare i menischi. Ovverosia le meniscopatie rientrano nella categoria dei più comuni disturbi che possono colpire il ginocchio.

Le patologie del menisco possono insorgere in tutti i tipi di pazienti, sia di sesso maschile che femminile. Tuttavia, indicativamente, si stima che più del 50% delle meniscopatie diagnosticate interessi gli sportivi.

In seguito ad una lesione meniscale il ginocchio perde la propria integrità meccanica mettendo in crisi i sofisticati meccanismi che la regolano. La presenza di un menisco lesionato all'interno del ginocchio equivale a quella di un sassolino all'interno di un ingranaggio.

Le lesioni meniscali si possono classificare in due grandi gruppi:

  • Lesioni meniscali di origine traumatica: sono più frequenti tra i giovani e gli sportivi. In questi casi uno od entrambi i menischi subiscono delle lesioni in seguito ad una violenta sollecitazione che supera la massima resistenza del tessuto cartilagineo che li compone;
  • Lesioni meniscali di origine degenerativa: il menisco si lesiona in seguito ad un movimento apparentemente banale come il sollevarsi rapidamente da una posizione accosciata. Tali lesioni insorgono a causa della degenerazione del tessuto meniscale che con il passare degli anni diventa più fragile e meno elastico.

Lesione menisco sintomi

I sintomi principali delle lesioni meniscali comprendono dolore e rigonfiamento locale. A questi due sintomi si associa spesso il cedimento o il blocco dell'articolazione causato dai frammenti di menisco che interferiscono con la normale mobilità del ginocchio.

La diagnosi di una lesione meniscale è fondamentalmente clinica, basata sulla presenza dei sintomi diagnostici sopra descritti.

In ogni caso la diagnosi dev'essere confermata da un'indagine strumentale.

La radiografia non fornisce informazioni dirette sullo stato di salute del menisco, dato che questo non è una struttura calcificata, ma può comunque essere utile per escludere altre patologie come ad esempio l’artrosi.
 
La risonanza magnetica riesce invece a fornire chiare informazioni sullo stato dei tessuti molli, menischi compresi. Grazie a queste sue caratteristiche la MRI può evidenziare eventuali processi degenerativi prima che il menisco si rompa.
 
Anche la TAC fornisce informazioni utili, ma meno precise e dettagliate rispetto alla risonanza. Questa tecnica è meno costosa, ha liste di attesa più brevi, mostra molto bene lo stato di salute delle ossa pur fornendo poche informazioni sui menischi.

Lesione del menisco quando operare

Il “top” sarebbe però l’artroscopia, che pur essendo invasiva, rappresenta il metodo più sicuro per confermare la diagnosi di lesione meniscale.

L'ex giocatore dei Lakers in uno scatto del 2010

Nella foto, Ron Artest, campione NBA 2010 con i Lakers con il record, per le scommesse live di minutaggio in campo nella gara 7 contro Boston!

Come già evidenziato, la riabilitazione dopo lesione meniscale è più rapida se la parte di menisco lesionata viene rimossa chirurgicamente. In questo caso il paziente è solitamente in grado di camminare già dopo uno o due giorni dall'intervento e può ritornare alle normali attività dopo qualche settimana (2-6 settimane in rapporto all'entità e alla localizzazione della lesione).

Allo stesso tempo però, la rimozione degli interi menischi espone il paziente al rischio di patologie degenerative, tra le quali l'artrosi del ginocchio.
 
Il processo riabilitativo è invece più lungo se il menisco viene riparato chirurgicamente con un intervento di suturazione. In questo caso si dovrà camminare con l'ausilio delle stampelle per quattro settimane ed un completo ritorno all'attività sportiva sarà possibile soltanto dopo quattro/sei mesi.
In caso di terapia conservativa, che può essere efficace nel risolvere il problema solo in caso di meniscopatie lievi, il processo riabilitativo prevede innanzitutto l'immobilizzazione e il riposo dell'arto interessato.

I tempi di recupero non sono però generalizzabili, in quanto dipendenti da troppi fattori legati a età e condizione del paziente e dalla sua capacità e costanza nella fisioterapia riabilitativa.

I recuperi a tempo di record

Nel mondo dello sport professionistico, sono stati innumerevoli gli atleti vittime di incidenti di questo tipo e che hanno recuperato dall'infortunio a tempo di record.

Nel calcio, il più famoso, anche per il contesto, fu il ritorno in campo, contro i pronostici degli addetti ai lavori, di Franco Baresi a 25 giorni dall'operazione per la frattura del menisco mediale per giocare la finale del Mondiale del ’94 contro il Brasile. Un record battuto diversi anni dopo da Alessandro Lucarelli, capitano del Parma, tornato a giocare 16 giorni dopo l'intervento chirurgico.

Ancor meglio fece il cestista NBA dei Lakers Ron Artest, famoso come Metta World Peace, che riapparì sul parquet appena 12 giorni dopo la rottura del menisco laterale.

La leggenda svizzera

L'impresa però destinata a passare alla storia la firmò nel 1985 il fenomenale sciatore svizzero Pirmin Zurbriggen, che vinse due discese libere a Kitzbuhel gareggiando con un menisco rotto e che a un mese esatto dall’operazione tornò in pista conquistando due medaglie d’oro, ancora nella discesa libera e in combinata.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Netri; le immagini sono distribuite da AP Photo.

June 23, 2022
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Una carriera lacerata dagli infortuni: le operazione di Giuseppe Rossi

Difficilmente chi pratica o ha praticato attività sportiva non è mai incappato in problemi più o meno seri a carico delle ginocchia. E non c’è niente da stupirsi visto che si parla di una delle più importanti articolazioni sinoviali del corpo umano. 

Il ginocchio

I legamenti del ginocchio

Lo stiramento dei legamenti

La distorsione del ginocchio

Il protocollo RICE e le lesioni
 

Il ginocchio

Meno conosciuto come articolazione tibiofemorale, il ginocchio congiunge tre ossa: il femore, la tibia e la rotula.

Grazie alla loro “posizione strategica”, le ginocchia giocano un ruolo fondamentale nel sostenere il peso del corpo e nel permettere i movimenti degli arti inferiori, che stanno alla base della camminata, la corsa, il salto e più in generale di una libera locomozione.
 
Come accennato, le ginocchia rientrano tra le cosiddette articolazioni sinoviali, estremamente mobili, che comprendono varie componenti, tra cui le superfici articolari e la cartilagine che le ricopre, la capsula articolare, la membrana sinoviale, le borse sinoviali e una serie di legamenti e tendini.

I legamenti del ginocchio sono le bande di tessuto connettivo-fibroso, che uniscono l'estremità distale del femore all'estremità prossimale della tibia.

Prossimale e distale sono due termini dal significato opposto. Prossimale vuol dire "più vicino al centro del corpo" o "più vicino al punto d'origine". Riferito al femore, per esempio, indica la porzione di quest'osso più vicina al tronco.

Distale, invece, significa "più lontano dal centro del corpo" o "più distante dal punto d'origine”. Riferito (sempre al femore), per esempio, indica la porzione di quest'osso più lontana dal tronco (e più vicina all'articolazione del ginocchio).

Nacho si tocca il ginocchio!


I legamenti del ginocchio

I legamenti del ginocchio sono in tutto 4: i due legamenti crociati, anteriore e posteriore, e i due legamenti collaterali, mediale e laterale.

I due legamenti crociati del ginocchio decorrono dalla superficie inferiore dell'estremità distale del femore alla superficie superiore dell'estremità prossimale della tibia. 
I due legamenti collaterali del ginocchio, invece, originano dalle superfici laterali esterna e interna dell'estremità distale del femore e terminano uno sulla superficie laterale dell'estremità prossimale della tibia e uno sulla cosiddetta testa del perone.
 
In anatomia, mediale e laterale sono due termini dal significato opposto, che servono a indicare la distanza di un elemento anatomico dal piano sagittale. Il piano sagittale è la divisione antero-posteriore del corpo umano, da cui derivano due metà uguali e simmetriche.

Mediale significa “vicino” o “più vicino” al piano sagittale, mentre laterale vuol dire “lontano o “più lontano” dal piano sagittale. 

Il legamento collaterale mediale è anche noto come legamento collaterale interno, in quanto prende posto, a tutti gli effetti, sul lato interno del ginocchio.

Medvedev con il fisioterapista

 


Lo stiramento dei legamenti

Il legamento collaterale laterale è anche conosciuto come legamento collaterale esterno, in quanto risiede, di fatto, sul lato esterno del ginocchio.
 
I legamenti del ginocchio hanno il compito di stabilizzare l'articolazione del ginocchio e garantire l'allineamento delle componenti ossee di quest'ultima, durante qualsiasi tipo di movimento dell'arto inferiore.

Senza i suoi legamenti, il ginocchio si renderebbe protagonista di movimenti eccessivi, fuori dalla norma, che potrebbero recare danni alle porzioni ossee coinvolte nell'articolazione.

In sostanza, quindi, i legamenti crociati controllano le sollecitazioni lungo l'asse antero-posteriore del ginocchio, mentre i legamenti collaterali moderano le sollecitazioni in direzione laterale e in direzione mediale.

Il ginocchio è un'articolazione che si presta, con facilità, a essere vittima di infortuni - le cosiddette distorsioni - in cui uno o più legamenti del ginocchio possono subire stiramenti o vere e proprie lacerazioni.

La distorsione del ginocchio

In genere, gli infortuni a carico dei legamenti del ginocchio hanno un'origine traumatica, ossia insorgono in seguito a un trauma; le categorie più a rischio sono, sicuramente, gli sportivi e gli anziani.

Embiid, il fuoriclasse dei Sixers!


Quando i legamenti del ginocchio sono oggetto di stiramenti, o nella peggiore delle ipotesi di lacerazioni, viene compromessa la loro capacità di adempimento alla funzione stabilizzante e di allineamento delle varie componenti ossee, formanti l'articolazione del ginocchio.

Da ciò possono derivare svariate complicanze, tra cui: la rottura del menisco, l'infiammazione di qualche borsa sinoviale o la degenerazione per strofinamento delle cartilagini articolari. Secondo attendibili studi clinici, gli infortuni più gravi ai legamenti del ginocchio rappresentano un fattore predisponente l'artrosi del ginocchio.

La  distorsione al ginocchio è tra gli infortuni più frequenti nella traumatologia dello sport, soprattutto in alcune discipline quali il calcio, con l'Inter favorita per le quote Scudetto 2023, la pallacanestro, lo sci e la pallavolo.

È ricorrente anche in seguito ad incidenti stradali. Nel caso degli automobilisti si tratta soprattutto di distorsione del ginocchio da trauma diretto da cruscotto mentre nei motociclisti è causata da traumi da caduta.

Il protocollo RICE e le lesioni

Il protocollo RICE è il più consigliato in caso di questo genere di infortuni:

  • Rest: tenere a “riposo” il ginocchio ed immobilizzarlo;
  • Ice: applicare del ghiaccio sull’articolazione per non più di 20-30 minuti;
  • Compression: Comprimere il ginocchio con una fasciatura elastica;
  • Elevation: Elevare l’articolazione mettendola in scarico.

Dopo una prima fase di riposo e ghiaccio, il percorso riabilitativo della distorsione di ginocchio, non essendoci problemi articolari, prevede un lavoro di potenziamento muscolare del quadricipite, flessori, polpaccio che contribuiranno a stabilizzare maggiormente l’articolazione unito ad un lavoro propriocettivo e recupero della gestualità in campo riducendo il rischio di nuove distorsioni ed evitando recidive, come da protocollo di prevenzione.

La rottura dei legamenti collaterali (LCM, LCL) si verifica solitamente quando la gamba viene sollecitata verso l’interno o verso l’esterno. È particolarmente frequente perché questi movimenti anomali si verificano in molte attività sportive.

La lesione a carico dei legamenti collaterali è tanto più grave quanto più intenso è stato il meccanismo traumatico:

  • un trauma lieve provoca una lesione di 1°grado, in cui solo una parte delle fibre viene danneggiata ed il ginocchio è dolente ma non instabile;
  • un trauma moderato dà una lesione di 2°grado ed un quadro clinico un po' più severo, caratterizzato da lieve instabilità e molto dolore;
  • un trauma intenso provoca una lesione di 3° grado ed interrompe completamente il legamento provocando gonfiore, dolore e soprattutto un quadro di instabilità importante.

La scelta del trattamento conservativo piuttosto che quello chirurgico dipenderà dal grado della lesione di legamenti crociati collaterali (LCM, LCL).

Nella maggior parte dei casi le lesioni dei legamenti collaterali sono associate ad altre lesioni del ginocchio (legamenti crociati e menischi); più rara è la lesione isolata del collaterale che necessiti di un trattamento chirurgico.

Di solito un periodo di immobilizzazione adeguato seguito da una rieducazione mirata permette la ripresa dell’attività sportiva; in caso di insuccesso riabilitativo o in seguito al persistere della sintomatologia vi può essere indicazione al trattamento chirurgico.

In questo caso, nell’immediato periodo post-operatorio, il ginocchio viene tenuto immobilizzato in una ginocchiera bloccata a 20° di flessione per 3 settimane e proscrizione del carico per 3 settimane.

Il trattamento riabilitativo sarà svolto inizialmente solo in palestra. Una volta rimosso il tutore si inizierà un carico parziale e progressivo e verrà collaudata l’attività in piscina.

A circa 4 mesi dall’intervento avviene la dimissione e la ripresa dell’attività sportiva non è più una scommessa Italia, ma qualcosa di molto vicina!

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Netri; le immagini sono distribuite da AP Photo.
 

June 15, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

L'infortunio alla caviglia: tutti i recuperi a tempo di record

Che tu sia sceso dal letto o atterrato da un salto, inciampato in un terreno sconnesso o impuntato su un terreno di gioco, quel “primo” dolore alla caviglia non lo scorderai mai. E lo ricorderai tutte le volte che, quasi inevitabilmente, ti ricapiterà.

La caviglia è un'articolazione

Gli infortuni della caviglia

Le cause di fratture della caviglia

Le fratture composte e scomposte

Come si cura la caviglia

Gli infortuni più famosi

La caviglia è un'articolazione

La caviglia è quell’articolazione del corpo umano, situata tra gamba e piede, esattamente nel punto d'incontro di tre ossa: tibia, perone e talo. La tibia e il perone sono le due ossa che costituiscono la gamba; il talo, invece, è una delle sette ossa che formano il gruppo tarsale del piede.

La caviglia presenta un complesso sistema di legamenti: i legamenti mediali, che sono in tutto 4, e i legamenti laterali, che sono in tutto 3.
Queste strutture, assieme al sinergismo perone-tibia-talo, permettono al piede di compiere due movimenti opposti: plantarflessione e dorsiflessione.

La plantarflessione è il movimento che permette di puntare il piede verso il pavimento. Compiamo un movimento di plantarflessione quando proviamo a camminare sulle punte. 

La dorsiflessione, invece, è il movimento che ci consente di sollevare il piede e camminare sui talloni.
Grazie ai suoi legamenti, la caviglia gode anche di una certa mobilità laterale. Questa proprietà ci garantisce di camminare su superfici irregolari.

Chiaramente, l’elasticità della caviglia ha dei limiti, che, se superati, possono causare lo stiramento o il danneggiamento dei legamenti che la compongono.

 

Gli infortuni della caviglia

Le più comuni problematiche che possono interessare la caviglia sono lo stiramento e la rottura dei legamenti, che uniscono le varie parti ossee coinvolte nell'articolazione.

Queste due condizioni prendono il nome generale di distorsione della caviglia, con riferimento al fatto che, spesso, lo stiramento e la rottura dei legamenti è conseguenza di un movimento anomalo dell'articolazione.

I legamenti maggiormente coinvolti nelle distorsioni sono i legamenti laterali, in quanto quest'ultimi sono più deboli dei legamenti mediali.

Un altro importante infortunio che può subire la caviglia (anche se meno frequentemente delle distorsioni) è la cosiddetta frattura bimalleolare o trimalleolare di Pott.

Nelle fratture bimalleolari di Pott, la rottura ossea interessa il malleolo mediale e il malleolo laterale; nelle fratture trimalleolari di Pott, invece, la rottura è triplice: a livello dei due malleoli e sulla regione distale della tibia.

In genere, questo infortunio alla caviglia è frutto di un marcato movimento di eversione del piede.

La frattura della caviglia è l'infortunio articolare caratterizzato dalla rottura di uno o entrambi i malleoli, dei malleoli e della sezione posteriore-distale della tibia, oppure del solo astragalo.

La frattura unimalleolare della caviglia. È la frattura della caviglia caratterizzata dalla rottura di uno tra il malleolo tibiale e il malleolo peroneale;

La frattura bimalleolare della caviglia. È la frattura della caviglia contraddistinta dalla rottura di entrambi i malleoli;

La frattura trimalleolare della caviglia. È la frattura della caviglia contrassegnata dalla rottura dei malleoli tibiale e peroneale, e della sezione distale-posteriore della tibia (la quale è spesso definita impropriamente malleolo posteriore);

La frattura dell'astragalo. Com'è facilmente intuibile, è il tipo di frattura della caviglia in cui l'osso che va incontro a rottura è l'astragalo.

Secondo un recente studio, l'incidenza della frattura alla caviglia sarebbe pari a 107 individui ogni 100.000 persone. A soffrirne maggiormente sono gli atleti e gli anziani; la frattura della caviglia è più frequente negli adulti e colpisce uomini e donne in uguale proporzione.

Le cause di fratture della caviglia

Il 60-70% delle fratture alla caviglia è unimalleolare; il 15-20% è bimalleolare; la 7-12% è trimalleolare: infine, la restante percentuale riguarda l'astragalo.

Le più comuni cause di frattura della caviglia sono: 

  • l'eccessivo movimento di rotazione interna (inversione) o esterna (eversione) del piede. In genere, questa dinamica d'infortunio riguarda, come intuiranno gli esperti di pronostici, coloro che praticano sport, come per esempio il calcio, il rugby, la pallacanestro o il football americano, in cui sono previsti, durante la corsa, diversi cambi di direzione;

 

Il tuttocampista del City!
  • le cadute o gli inciampi del tutto accidentali. Queste sfortunate situazioni possono verificarsi durante una banale camminata, un'attività lavorativa o un'attività domestica;
  • i salti da un'altezza eccessiva. Questa dinamica d'infortunio è tipica delle fratture dell'astragalo;
  • gli incidenti automobilistici o motociclistici che comportano un forte trauma alle caviglie.

Le fratture composte e scomposte

In base alle caratteristiche della lesione ossea presente, una frattura della caviglia può presentarsi come composta, scomposta, instabile o stabile.

Nelle fratture composte, i frammenti dell'osso fratturato conservano la loro posizione anatomica.
Nelle fratture scomposte, invece, i frammenti dell'osso fratturato sono spostati rispetto alla loro posizione anatomica naturale (infortunio più grave).

Nelle fratture instabili, si assiste alla presenza di forze deformanti, che ostacolano l'avvicinamento dei frammenti dell'osso fratturato, rallentando drasticamente il processo di guarigione.

Nelle fratture stabili, invece, non ci sono forze deformanti, pertanto frammenti dell'osso fratturato sono già in una posizione che favorisce il processo di guarigione.

Nelle fratture semplici, c'è un solo punto di rottura, dal quale risultano due frammenti ossei.
Nelle fratture pluri-frammentarie, invece, ci sono più punti di frattura, quindi sicuramente più di due frammenti ossei.

Se è particolarmente grave e manca di un adeguato trattamento, la frattura della caviglia predispone all'artrosi della caviglia.

In genere, la diagnosi di frattura della caviglia prevede un iter di indagini che comprende: esame obiettivo, anamnesi ed esami di diagnostica per immagini, quali raggi X, risonanza magnetica nucleare o TAC.

Come si cura la caviglia

Il trattamento di una frattura della caviglia varia in relazione all'entità dell'infortunio.

Per le fratture della caviglia meno gravi, può risultare sufficiente una terapia conservativa, basata su riposo, immobilizzazione dell'artoinferiore interessato (tramite gessatura) e uso delle stampelle per evitare di caricare l'articolazione sofferente, e seguita da un ciclo di fisioterapia; per le fratture della caviglia più severe, invece, è indispensabile ricorrere alla chirurgia, seguita da riposo, immobilizzazione, uso delle stampelle e fisioterapia.

In presenza di una frattura della caviglia, la durata dell'immobilizzazione tramite gessatura dipende dalla gravità dell'infortunio. In linea generale, per le fratture alla caviglia meno gravi, l'immobilizzazione dovrebbe durare 4-6 settimane; per le fratture alla caviglia più gravi, invece, dovrebbe protrarsi per 6-8 settimane.

L'intervento chirurgico per una frattura della caviglia prevede il riposizionamento nella loro posizione fisiologica del o delle ossa fratturate.

Qualsiasi frattura della caviglia richiede, dopo il periodo di riposo e immobilizzazione della caviglia, un ciclo di sedute di fisioterapia. In tali circostanze, la fisioterapia serve a ristabilire la mobilità articolare della caviglia interessata e a ripristinare la forza dei muscoli dell'arto inferiore immobilizzato per lungo tempo.

Come accade per il trattamento, i tempi di recupero da una frattura della caviglia variano in relazione all'entità dell'infortunio. Il recupero totale da una frattura della caviglia di lieve entità oscilla tra i 3 e i 4 mesi. Il recupero totale da una frattura della caviglia grave richiede almeno 4 mesi. 

Gli infortuni più famosi

Esistono poi come sempre i casi di grandi atleti che pur incappando nella frattura della caviglia sono riusciti a tornare alla loro attività a tempo di record e con risultati strabilianti: da sportivi, speriamo che anche Zverev centri un primato in termini di recupero, dopo lo sfortunato infortunio che l'ha costretto al ritiro nella semifinale del Roland Garros 2022 contro Nadal!

L'urlo del tedesco Zverev

Andando a ritroso nel tempo, vale la pena ricordare l'incredibile impresa di “Gimbo” Tamberi, un vero redento, passato dalla disperazione per la rottura della caviglia con conseguente operazione che lo privò di Rio 2016, all’apoteosi dell’oro, da outsider per le scommesse sportive, a Tokyo 2021, con tanto di cimelio del gesso a partecipare alla festa per il riscatto.

Nel 2006 fu Francesco Totti a stupire tutti dopo la terribile entrata di Vanigli che gli costò l’inserimento di viti e placche e che si pensò potesse mettere fine alla carriera del capitano della Roma, capace invece di recuperare in tempo per il Mondiale di Germania, dove recitò un ruolo da protagonista nel trionfo degli Azzurri di Lippi. 

Chiudiamo con il “pibe de oro”, Diego Armando Maradona, che nel 1983, a seguito dell’entrata killer del basco Goicoetxea durante un Barcellona - Athletic Bilbao, si procurò una frattura completa della caviglia che gli provocò una perdita di mobilità del 30% di quel piede sinistro che avrebbe poi incantato il mondo e dalla quale recuperò, pensate un po’, in soli 106 giorni, tre mesi e mezzo, rispetto ai nove pronosticati.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Netri; le immagini sono distribuite da AP Photo.

June 15, 2022
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Pirlo e Gattuso aumentano il numero di tecnici all'estero!

Un anno dopo il caso che gli ha impedito di diventare l’allenatore del Tottenham, Gennaro Gattuso ha di nuovo una panchina. Il campione del mondo 2006 è il tecnico del Valencia, club che sia in panchina (Claudio Ranieri e Cesare Prandelli) che in campo (Amedeo Carboni, Stefano Fiore, Marco Di Vaio, giusto per menzionarne qualcuno) si è spesso affidato alla scuola tricolore.

Per Gattuso non è certo la prima esperienza fuori dai confini italiani, considerando che ha giocato ai Glasgow Rangers quando era ancora giovanissimo e che da allenatore ha cominciato al Sion e ha guidato anche l’OFI Creta. Ma Ringhio non è mica l’unico a portare alta la bandiera dei tecnici italiani all’estero. Anzi, si aggiunge a una lista parecchio lunga…e vincente.

Quanti italiani in Turchia

La leggenda di Carlo Quinto

Che impatto per Antonio Conte agli Spurs!

De Zerbi al Brighton

I connazionali in giro per il Mondo

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Quanti italiani in Turchia

Assieme a lui, ha appena trovato una panchina anche un grandissimo amico, nonché compagno di reparto sia nel Milan che con la nazionale. Andrea Pirlo, dopo l’esperienza alla guida della Juventus, è infatti il nuovo tecnico del Fatih Karagümrük, club turco che con gli italiani ha un rapporto assai particolare, considerando che in rosa ci sono Emiliano Viviano, Davide Biraschi e Fabio Borini.

La Super Lig, comunque, sta diventando un vero e proprio feudo tricolore, considerando che Pirlo è addirittura il terzo tecnico italiano nel campionato di vertice turco. A precederlo ci sono infatti Vincenzo Montella e Francesco Farioli.

Andrea Pirlo in Turchia!

L’Aeroplanino è da settembre 2021 l’allenatore dell’Adana Demirspor, il club in cui milita anche SuperMario Balotelli. Farioli invece è alla seconda esperienza in Turchia, visto che anche lui ha allenato il Fatih Karagümrük prima di firmare la rescissione consensuale e approdare alla guida dell’Alanyaspor.

La leggenda di Carlo Quinto

Parlando di allenatori italiani all’estero, però, non si può certo dimenticare quello che più di tutti ha portato in giro per l’Europa la scuola tricolore e che ha appena scritto un’altra pagina della sua leggenda. Con il trionfo di Parigi del suo Real Madrid contro il Liverpool, Carlo Ancelotti, per tutti ormai Carlo Quinto, è diventato l’unico tecnico della storia del calcio ad aver vinto quattro volte la Champions League.

E dire che l’allenatore di Reggiolo aveva già fatto la storia anche qualche settimana prima, quando, conquistando la Liga con parecchie giornate di anticipo, è anche diventato l’unico allenatore in grado di vincere il titolo in tutti e cinque i principali campionati europei. Che sia in Italia, in Inghilterra, in Francia, in Germania o in Spagna, per Ancelotti non ci sono problemi di adattamento: il verbo “vincere”, Carletto lo declina perfettamente in tutte le lingue.

Che impatto per Antonio Conte agli Spurs!

L’altro grande tecnico italiano attualmente impegnato al di fuori dei confini tricolori è Antonio Conte. Per l’ex allenatore di Juventus e Inter quella alla guida del Tottenham non è la prima esperienza all’estero. Già nel 2016, dopo aver lasciato la panchina della nazionale italiana, si è fatto valere al Chelsea, portando a casa il titolo nella sua prima stagione a Stamford Bridge.

Antonio Conte ed i suoi ragazzi!

Gli Spurs hanno puntato su di lui per sostituire Nuno Espirito Santo e la cura Conte ha funzionato in pieno, considerando che la squadra ha fatto una seconda parte di stagione particolarmente positiva, agguantando, a sorpresa per i pronostici, il quarto posto che significa la qualificazione alla Champions League 2022/23. A cui la rosa si presenta con una maggiore conoscenza dei metodi del tecnico e con una preparazione fisica firmata dal suo staff. E non è esattamente qualcosa da sottovalutare.

Non solo Ancelotti però è finito negli albi d’oro all’estero nella stagione 2021/22. Nella finale di Coppa di Germania vinta dall’RB Lipsia c’è infatti lo zampino di Domenico Tedesco. Il tecnico nato a Rossano Calabro è…tedesco di nome e quasi di fatto, considerando che vive in Germania da quando ha due anni e ha svolto da quelle parti la maggior parte della sua carriera in panchina.

Dopo l’esperienza allo Spartak Mosca, Tedesco ha accettato la sfida del club sassone, dove si è ritrovato sulle spalle la pesante eredità di Julian Nagelsmann, suo collega ai tempi dell’Hoffenheim. Ma non sembra aver subito troppo la pressione, visto che il Lipsia ha vinto il primo trofeo della sua storia, sfiorando anche la finale di Europa League dopo un’ottima campagna europea.

De Zerbi al Brighton

Un capitolo a parte lo merita ovviamente Roberto De Zerbi. Il tecnico bresciano, che già da calciatore aveva vinto trofei in Romania con la maglia del Cluj, ha lasciato il Sassuolo al termine della stagione 2020/21 per sedersi sulla panchina dello Shakhtar Donetsk.

In Ucraina ha portato subito a casa la Supercoppa, si è qualificato alla fase a gironi di Champions League e ha cominciato benissimo in campionato, con 15 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta. Poi però la situazione geopolitica ha cambiato le carte in tavola, con la sospensione dell’attività calcistica in Ucraina e la necessità per De Zerbi di lasciare il paese.

Con la Prem"jer-liha ferma, il tecnico italiano ha dato addio allo Shakhtar. Dopo il secco no al Bologna, De Zerbi accetta il ricco quadriennale del Brighton in Premier per sostituire Potter, passato, onestamente con un'offerta  irrinunciabile, al Chelsea!

I connazionali in giro per il Mondo

Di allenatori italiani in giro per il mondo, insomma, ce ne sono moltissimi. Tra quelli che sono in campionati non di primissimo piano c’è Paolo Tramezzani, alla terza esperienza al Sion dopo aver allenato in Svizzera anche il Lugano, l’APOEL a Cipro con tanto di titolo nazionale vinto, l’Hajduk Spalato in Croazia e l’Al-Faisaly in Arabia Saudita.

E poi c’è la folta schiera dei commissari tecnici delle nazionali maggiori. Quello che sta facendo meglio è certamente Marco Rossi con la sua Ungheria, che sta facendo benissimo contro Italia, Germania e Inghilterra in Nations League.

Marco Rossi

Bene anche Edoardo Reja, che è alla guida dell’Albania ormai dal 2019. A proposito di Albania, scelta più esotica quella di Gianni De Biasi, che dopo sei anni alla guida delle Aquile ha deciso di accettare la panchina dell’Azerbaijan.

E poi ancora Devis Mangia, che lontano dall’Italia ha vinto una coppa di Romania e ora è il selezionatore di Malta, ma anche due tecnici finiti in realtà decisamente lontane, sia dal punto di vista calcistico che geografico. Francesco Moriero è infatti il CT delle Maldive, mentre Stefano Cusin guida la nazionale del Sudan del Sud. A dimostrazione che la scuola tricolore…si fa apprezzare davvero ovunque!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 14 giugno 2022

September 19, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

Il mercato internazionale 2022: quanti talenti dallo Shakhtar!

La situazione geopolitica che si sta dipanando nell’Europa dell’Est ha avuto diverse conseguenze sul calcio ucraino. Tra queste, c’è la tendenza di allenatori e calciatori stranieri a lasciare il paese e a cercare nuovi contratti altrove, anche magari dopo aver trascorso solo pochi mesi in Ucraina. Il club che soffre maggiormente di questo problema è, neanche a dirlo, lo Shakhtar Donetsk.

Il club arancionero, che negli ultimi due decenni ha quasi monopolizzato il campionato e ha fatto benissimo nelle coppe Europee, vincendo anche la Coppa UEFA 2008/09 con Vagner Love, capocannoniere per le scommesse calcio, ha da sempre una certa predilezione per i calciatori stranieri, in particolare per i brasiliani. 

Molti giocatori verdeoro, come Willian, Douglas Costa, Fred o Fernandinho si sono fatti un nome allo Shakhtar prima di approdare a grandi club. Anche nelle scorse sessioni di mercato il trend è continuato, ma ora la situazione porta alla possibilità di un vero e proprio esodo.

Manor Solomon in coppia con Mitrovic?

Lassina Traorè garanzia di gol

David Neres

Marcos Antonio alla Lazio

Un trio carioca: Maycon, Dodo e Pedrinho

Marlon torna in Italia?

Il goiellino Mykhaylo Mudryk

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Manor Solomon in coppia con Mitrovic?

E i club europei non stanno certo a guardare, perché nella rosa dello Shakhtar Donetsk ci sono calciatori che potrebbero fare comodo a molti e anche più di qualche elemento che si è già messo alla prova nel Vecchio Continente in campionati di alto livello prima di trasferirsi in Ucraina. 

Uno dei nomi più richiesti non arriva però dal Brasile, bensì da Israele. Manor Solomon, esterno sinistro offensivo classe 1999, si è messo parecchio in mostra dal 2019, anno in cui lo Shakhtar lo ha acquistato per 6 milioni di euro dal Maccabi Petah Tikva.

Per lui in Ucraina finora oltre 100 partite e un buon numero di reti. A lui nel corso degli anni si sono interessati parecchi club italiani come la Roma (ai tempi di Paulo Fonseca, ex tecnico del club), l’Atalanta e più di recente il Torino, ma a cercarlo nelle ultime settimane sono stati anche club di Premier League come il Fulham.

Il gol di Solomon all'Atalanta!

Con 30 presenze in nazionale e 28 nelle coppe europee, il classe 1999 in gol anche contro il Real poi trionfatore anche per le quote vincente Champions, può essere un acquisto coi fiocchi per parecchie squadre.

Lassina Traorè garanzia di gol

Tra i…non brasiliani molto richiesti c’è anche il centravanti del Burkina Faso Lassina Traorè, che si è già messo in mostra con la maglia dell’Ajax, in gol anche nelle quote Champions!

Lassina Traorè con l'Ajax!

L’attaccante è stato pagato 10 milioni dallo Shakhtar nell’estate 2021 e aveva cominciato benissimo la sua esperienza in Ucraina, ma poi un grave infortunio al ginocchio rimediato a settembre lo ha costretto a fermarsi fino alla fine della stagione.

Per lui, complice il lungo stop, non ci sono state ancora richieste, ma il profilo è certamente di quelli molto interessanti.

David Neres

E a proposito dell’Ajax, impossibile dimenticare che nella scorsa estate lo Shakhtar ha acquistato dai Lancieri anche David Neres. Il brasiliano è stato uno dei grandi protagonisti della clamorosa cavalcata degli olandesi nella Champions 2018/19, ma si è visto spodestare alla Johan Cruijff Arena dal connazionale Antony.

A quel punto si è inserito il club arancionero, che per lui, in scadenza nel 2022, ha speso 12 milioni di euro. Neres, un’ala destra sgusciante e che vede la porta con frequenza, potrebbe fare comodo a qualsiasi big anche per migliorare le opzioni nel reparto offensivo. Su di lui, timido interesse della Juventus, ma occhio a Ten Hag, nel caso lo United non riuscisse…a prendere proprio Antony!

Marcos Antonio alla Lazio

Per proseguire con i brasiliani, a centrocampo c’è anche Marcos Antonio, arrivato per 3,5 milioni di euro nel 2019 dall’Estoril Praia e divenuto il metronomo dello Shakhtar con l’arrivo in panchina di Roberto De Zerbi.

Marcos Antonio contro il Real!

Con il suo destro educato e la sua visione di gioco, il classe 2000 è perfetto per squadre che fanno del possesso palla la loro arma migliore. Non stupisce dunque che sulle sue tracce sia finito Sarri, che a meno di clamorose sorprese per le ultime Lazio mercato dovrebbe assicurarselo per rafforzare la sua mediana, versando agli ucraini una cifra che si aggira sui 10 milioni di euro.

Un trio carioca: Maycon, Dodo e Pedrinho

Un altro che De Zerbi ha utilizzato molto spesso nella parte di stagione che lo Shakhtar ha potuto giocare è Maycon, centrocampista classe 1997 che può giocare sia da mezzala che da mediano che da trequartista.

Lui è stato uno dei pochi che è riuscito già a lasciare il club, ottenendo il prestito fino a dicembre 2022 al Corinthians, proprio il club da cui nel 2018 era stato acquistato per 6,6 milioni di euro. Su di lui sono vigili, tra le altre, la stessa Lazio, l’Atalanta e la Fiorentina che, per i pronostici, sarà favorita per la Conference League 2023!

Sempre restando su profili che possono fare comodo alle squadre italiane, in uscita dovrebbe esserci anche l’esterno destro di difesa Dodô. Per il terzino classe 1998 arrivato dal Coritiba per 2 milioni di euro, sarebbe un addio dopo oltre quattro anni, uno dei quali passato in prestito al Vitoria Guimaraes.

Anche lui si è interessata la Fiorentina, che cerca un calciatore giovane ma con esperienza internazionale da affiancare a Odriozola. La richiesta dello Shakhtar, però, non è di quelle troppo tranquille: per il brasiliano il club chiede circa 20 milioni.

L’ennesimo brasiliano interessante si chiama Pedrinho, è un classe 1998 che ai tempi in cui militava nel Corinthians era finito nel mirino sia dell’Inter che del Milan. Poi a portarlo in Europa ci ha pensato il Benfica, che lo ha ceduto allo Shakhtar nel luglio 2021 per 18 milioni. Per l’esterno destro, però, poco interesse, almeno finora.

Marlon torna in Italia?

Nell’estate 2021 in Ucraina De Zerbi si è portato una delle colonne del suo Sassuolo, il duttile difensore Marlon. Il classe 1995 ha lasciato il Mapei Stadium per 12 milioni di euro, seguendo il suo mentore nell’avventura ucraina.

Marlon tra i due fenomeni del Real!

Per lui al momento non sembrano esserci richieste dall’Italia, ma di certo il suo è un profilo che potrebbe interessare a chi cerca un centrale collaudato in Serie A e abituato a giocare in squadre che costruiscono dal basso.

Il goiellino Mykhaylo Mudryk

Non si può dire lo stesso invece per uno dei talenti ucraini del club, il giovanissimo Mykhaylo Mudryk. L’ala sinistra classe 2001 ha già esordito nella nazionale maggiore, ma soprattutto ha sfornato un numero impressionante di assist in stagione, mandando i compagni di squadra in gol per 9 volte in 19 partite.

Ecco perché sulle sue tracce ci sono diversi club, tra cui la Juventus, che monitora la situazione, ma anche il Bayer Leverkusen, che quando si tratta di giovani interessanti ha sempre qualcosa da dire.

Insomma, la situazione che per lo Shakhtar Donetsk è particolarmente complicata può paradossalmente fare la fortuna di qualche altro club. Del resto, la provenienza arancionera è quasi sempre sinonimo di qualità.

E per conferma, basta chiedere a chi grazie ai tanti talenti passati per il club ha vinto…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

June 14, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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La Serie B più bella! Perché non deve fermarsi durante i Mondiali in Qatar...

Come già scritto su queste pagine WEB, più che Serie B, sarebbe meglio chiamarla Serie A/2. Negli ultimi anni il livello del campionato cadetto è salito di parecchio, come dimostrano le ottime prestazioni nella massima serie di alcune delle neopromosse.

E se la stagione 2021/22 è stata tremendamente appassionante, con tantissime squadre che si sono giocate la promozione diretta in Serie A fino all’ultima giornata, le premesse per l’edizione 2022/23 della B sono addirittura superiori, anche rispetto al campionato vinto nel 2007 dalla Juve: si parte a Ferragosto subito con due gare top, Parma - Bari e Venezia - Genoa!!!

Nelle sette settimane di pausa della serie A da inizio novembre, sarà clamorosa la visibilità per una B davvero meravigliosa!

Cagliari e Genoa

Il Palermo e le altre neopromosse

Il Parma guida le deluse

Il campionato di B, il vero Master per i tecnici

Quanti talenti lanciati in Serie B

Le differenze con la Championship inglese

I calciatori di B ai Mondiali 2022

Il bonus di benvenuto di 888sport!

Cagliari e Genoa

Tra i sette volti nuovi della prossima stagione, ci sono storie parecchio diverse. Scendono nella serie cadetta ben 10 Scudetti, i 9 del Genoa e quello del Cagliari.

Le due compagini rossoblù hanno scritto entrambe la storia del calcio italiano, con i liguri che sono il club più antico del pallone tricolore e i sardi che sono gli unici rappresentanti dell’isola a essere mai arrivati a giocare in Serie A. A far loro compagnia nella discesa c’è il Venezia, tornato in B dopo appena un anno nella massima serie. 

Bani, certezza della difesa del Genoa

Attenzione, Cagliari e Genoa, protagoniste nelle ultime stagioni di salvezze più o meno meritate, con vette per il diciassettesimo posto a volte veramente basse, si troveranno davanti ad un campionato molto, molto più complicato; per chi scrive è nettamente più difficile vincere la B che salvarsi in A!

Ottimo il colpo del Genoa con l'acquisto di Massimo Coda: il bomber campano avrà sempre un ingaggio top tra gli stipendi Serie B!

Il Palermo e le altre neopromosse

Ma c’è parecchio da dire anche sulle neopromosse dalla Serie C. Intanto c’è il ritorno del Palermo, che dopo le tortuose vicende societarie degli ultimi anni è finalmente riuscito a rivedere la luce vincendo il lungo e tortuoso percorso playoff.

Discorso simile per il Bari, che al terzo (costoso) tentativo di liberarsi dalle catene della terza categoria professionistica ha dominato il suo girone, staccando il pass diretto per la B. Altro ritorno quello del Modena, che, con una garanzia come Attilio Tesser in panchina, continua la sua scalata cominciata dalla Serie D dopo il fallimento.

E a proposito di scalate, impossibile non essere affascinati da quella del Sudtirol, che introduce un nuovo modo di fare calcio, in campo e fuori! Gli alto-atesini hanno portato per la prima volta la loro regione in Serie B grazie a una programmazione calcistica e societaria che nel pallone tricolore ha pochi rivali.

Il Parma guida le deluse

Le sette nuove arrivate troveranno però pane per i loro denti. Sono molte le squadre che lotteranno per la promozione, come dimostra l’appassionante stagione passata. Ci sono le grandi deluse, come il Benevento, il Pisa e il Frosinone, rimaste senza posto sul treno che portava in Serie A, ma anche il Parma, partito con i favori delle quote Serie B e incappato in un’annata davvero inaccettabile, come risultati.

E poi ancora, protagoniste storiche della Serie A come Brescia e Perugia club modello per gestione e idee come il Cittadella. Aggiungiamo il Cosenza e la straordinaria passione con la quale i suoi tifosi hanno consentito a Mister Bisoli di giocare in 12 nel ritorno del playout contro il Vicenza. Insomma, la competitività non manca.

Il campionato di B, il vero Master per i tecnici

Anche in panchina, perché negli ultimi anni la Serie B ha contribuito a lanciare un buon numero di allenatori che ora sono protagonisti nella massima categoria. A parte due dei tecnici neopromossi che sono stati confermati (Marco Baroni al Lecce e Giovanni Stroppa al Monza), altri dei protagonisti del prossimo campionato di A sono cresciuti e sbocciati in cadetteria.

Chi è già in un club importante è Vincenzo Italiano, promosso con lo Spezia nel 2020 e ora sulla panchina della Fiorentina. Uno dei più quotati è Alessio Dionisi, artefice del ritorno in A dell’Empoli nel 2021 e ora erede di Roberto De Zerbi al Sassuolo.

E anche alcuni dei club che hanno cambiato allenatore hanno optato per tecnici che arrivano direttamente dalla Serie B, come Massimiliano Alvini (dal Perugia alla Cremonese) e Andrea Sottil (dall’Ascoli all’Udinese), o che comunque hanno un’esperienza recente e vincente nella categoria (è il caso di Paolo Zanetti, che ha portato in A il Venezia e ora è all’Empoli).

Quanti talenti lanciati in Serie B

Non solo allenatori, però. La Serie B lancia spesso diversi talenti che fanno il salto nella categoria superiore. Basterebbe pensare a quelli che nelle partite di Nations League sono addirittura stati convocati da Roberto Mancini per giocare con la nazionale.

Due dei nuovi Azzurri nella stagione 2021/22 hanno giocato con il Frosinone, ma sono destinati ad altri palcoscenici: Alessio Zerbin è di proprietà del Napoli, mentre Federico Gatti è già stato acquistato dalla Juventus e potrebbe prendere il posto di una leggenda come Giorgio Chiellini.

Assieme a loro ha esordito in nazionale anche Salvatore Esposito, centrocampista classe 2000 della SPAL. Chi non è potuto partire con il CT per infortunio è Marco Carnesecchi, di proprietà dell’Atalanta, ma protagonista di un’annata pazzesca tra i pali della Cremonese.

Le differenze con la Championship inglese

Insomma, la Serie B ha tutto per essere considerata un torneo importante e pian piano si avvicina a quello che è il modello che tutte le serie cadette sognano di imitare: la Championship.

La seconda categoria inglese è certamente un mondo a parte, sia per appeal che per potenza economica. Basterebbe pensare che i club che riescono a raggiungere la Premier League possono ricevere fino a quasi 200 milioni di euro tra diritti televisivi e altre entrate. Un qualcosa che al momento è impossibile anche solo immaginare per chi fa il salto dalla Serie B alla Serie A. 

Rispetto alla Championship in questa stagione dominata dal Fulham che ha realizzato oltre 100 gol, però, la B nostrana è assai meno massacrante. Sebbene il format sia simile, tre promozioni, di cui due dirette e una attraverso i playoff, e tre retrocessioni tutte dirette, il numero delle squadre è diverso. In B i club sono 20, per 38 giornate di campionato, contro le 46 che mettono una contro l’altra le 24 società iscritte alla Championship.

Mitrovic contro il City in FA Cup

In comune, però, i due tornei hanno un livello di difficoltà molto alto, che difficilmente permette a chi scende dalla categoria superiore di tornare immediatamente in alto senza fare troppa fatica. Anzi, non mancano gli esempi di club storici che hanno passato parecchi anni nella cadetteria prima di rivedere la luce.

Una differenza abbastanza evidente la si vedrà invece a novembre 2022, quando con l’inizio dei Mondiali in Qatar la Championship si fermerà, mentre la Serie B, speriamo, dopo l'ultima comunicazione della Lega, vada avanti. Comprensibile, pensando che nel 2018 in Russia sono andati con le loro nazionali ben 34 calciatori che avevano giocato in Championship nella stagione precedente o che ci avrebbero militato in quella successiva.

Così in Qatar ci saranno tanti calciatori della Championship, in particolare nel Galles!

I calciatori di B ai Mondiali 2022

La seconda categoria inglese riceve infatti parecchio influsso di stranieri dalle nazionali considerate “minori” ed è dunque costretta a fermarsi per non falsare la competizione per le assenze causa Coppa del Mondo. 

Un problema che la Serie B non ha, visto che sono ben pochi quelli che al momento possono pensare di volare in Qatar con la loro selezione. Tra loro Kamil Glik, in forza al Benevento, che non offrirà invece il bomber del Perù, Gianluca Lapadula che, da favorito per le scommesse calcio, ha perso ai rigori con l'Australia lo spareggio in Qatar.

Lapadula con il Perù

Il Brescia ha in rosa l’australiano Fran Karacic, mentre le squadre retrocesse potrebbero perdere qualcuno dei loro calciatori (il Genoa con Vazquez, Vanheudsen, Ekuban e Badelj, gli statunitensi Tessmann e Busio del Venezia, Nandez, Rog, Pereiro Keita e Walukiewicz per il Cagliari), ma non è abbastanza per considerare lo stop. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 13 giugno 2022.

July 16, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

Il Real Madrid è il club che vale di più al mondo

Il calcio non si fa solamente con i soldi e non è detto che i più ricchi debbano per forza vincere sempre, come dimostrano i fallimenti, veramente inaccettabili, in Europa di Paris Saint-Germain e Manchester City, partite favorite per i pronostici Champions League. Ma comunque, essere un grande club di certo aiuta.

Anche perché quando si parla delle big del Vecchio Continente si toccano vette, dal punto di vista economico, che sono davvero difficili da raggiungere.

Squadre come il Barcellona, il Bayern Monaco o le grandi della Premier League sono dei veri e propri giganti, delle holding con un valore pazzesco, che muovono quantità di denaro che altri club, che magari in classifica non arrivano neanche troppo lontani, possono solamente sognare.

La domanda dunque è lecita: qual è il club che vale di più al mondo?

Come si valuta un club di calcio

Il ranking di Forbes

Il valore delle rose

La classifica delle italiane
 

Come si valuta un club di calcio

La risposta non è univoca, se non altro perché bisognerebbe mettersi d’accordo riguardo i parametri per calcolare il valore. Se si intende quello dell’intera società, considerata come un’azienda vera e propria, vengono in aiuto le grandi testate che si occupano di economia.

E visto che ogni anno Forbes fa il suo ranking dei “most valuable football club”, si può stabilire che a maggio 2022 a primeggiare nella graduatoria è il Real Madrid.

I Blancos, secondo i calcoli della testata statunitense, si aggiudicano il titolo di club che vale di più al mondo, in una sfida all’ultimo…centesimo, altroché Barcellona Real Madrid 11 a 0, contro i rivali di sempre catalani!

Il ranking di Forbes

Il ranking di Forbes infatti racconta di un Real che vale 5,1 miliardi di dollari e che si va a piazzare di pochissimo davanti ai blaugrana, fermi a 5 miliardi. Una classifica che segna un cambiamento rispetto alla scorsa stagione, con il Barcellona che primeggiava, ma anche un ritorno alla tradizione, considerando che nei precedenti 16 anni in vetta c’erano stati sempre i 14 volte campioni d’Europa o il Manchester United.

Marcelo alza la coppa a Parigi!

Già. Dove sono i Red Devils? Con CR7 tornano dopo un anno di assenza nella top 3, visto che con i loro 4,6 miliardi di dollari di valore si sono piazzati al terzo posto, dopo che nel 2021 erano quarti dietro al Bayern Monaco.

I tedeschi perdono addirittura due posizioni, perché la quarta piazza è appannaggio del Liverpool, che si attesta davanti ai bavaresi con un valore 4,45 miliardi di dollari, poco più dei 4,275 miliardi che vale il club di Säbener Straße.

Al sesto posto si piazza il Manchester City, che vale 4,25 miliardi, poco meno del Bayern, mentre fa un bel balzo in avanti il Paris Saint-Germain. I transalpini, anche grazie all’arrivo di Messi, fanno registrare un aumento del proprio valore a 3,2 miliardi, il 28% in più rispetto alla rilevazione del 2021, e si aggiudicano la settima posizione nella…griglia di partenza dei club che valgono di più.

Arretra invece leggermente il Chelsea, che perde il 3% del suo valore e si piazza ottavo con 3,1 miliardi di dollari. Il club londinese è però l’unico della top 10 ad aver cambiato proprietà negli ultimi tempi e ha comunque pagato i problemi che hanno colpito il suo vecchio proprietario, Roman Abramovich, nell’ambito della situazione geopolitica nell’Europa dell’Est.

Al nono posto, la prima delle italiane, ovvero la Juventus, che migliora parecchio rispetto al 2021. Non solo perché nella rilevazione precedente era undicesima, ma perché è salita a 2,45 miliardi di dollari di valore, il 26% in più di quanto fatto registrare un anno prima.

Chiude la top 10 il Tottenham, che rimane pressoché stabile con i suoi 2,35 miliardi di dollari di valore, ma si vede superare dalla Signora.

Il crollo più importante è quello dell’Arsenal, che perde il 28% del suo valore e da ottava scivola all’undicesimo posto in classifica, in una zona che comincia a far intravedere le altre italiane. Ottima la performance del Milan, che come in campo fa ottime cose e aumenta il suo valore del 114%, raggiungendo la quattordicesima posizione con un valore di 1,2 miliardi di dollari.

E non basta ai cugini dell’Inter migliorare del 35%, perché i nerazzurri si fermano a un miliardo di valore, al quindicesimo posto. Rispetto alla graduatoria del 2021, esce la Roma, che in quella precedente era diciassettesima. Il dominio dei club della Premier League è comunque confermato dalla presenza negli altri posti della top 20 di Everton, Leicester City, West Ham e persino di due club che nella classifica precedente non ci erano entrati, ovvero il Leeds United e l’Aston Villa.

L'esultanza di CR7 con i compagni dello United!

Il valore delle rose

Se invece che ai conti si guarda al campo, invece, il modo più sicuro per stabilire quale sia il club che vale di più e vedere il valore complessivo della sua rosa. Del resto, anche in un momento complicato per il mondo intero, se i valori dei calciatori sono scesi rispetto alle cifre assurde di qualche anno fa, il calo è generalizzato e quindi in proporzione i conti tornano lo stesso.

Andando a spulciare le rose con il maggior valore, con l’aiuto di Transfermarkt, la classifica è rivoluzionata.
 
La top 20 si apre infatti con il Manchester City, sempre favorito per le quote Champions la cui rosa sfiora il miliardo di euro (959 milioni). A seguire c’è il Liverpool, che agguanta la seconda posizione con un valore di mercato dei suoi calciatori di 927 milioni di euro. Al terzo posto c’è il Chelsea, con una rosa da 870 milioni.

Sorprende la posizione l’altro grandissimo club di proprietà di un fondo di investimento arabo, ovvero il Paris Saint-Germain. I parigini, nonostante gli arrivi di Messi, Sergio Ramos, Donnarumma e Hakimi, non vanno oltre il quarto posto, con “appena” 817 milioni di valore della rosa.

Facile notare come le società meglio piazzate nel ranking di Forbes non si vedano in quello dei valori dei calciatori. Anzi, quella con maggior riscontro nella graduatoria di Tranfermarkt è il Manchester United quinto con una rosa da 774 milioni di euro, seguito anche qui a breve distanza dal Bayern Monaco, che si ferma a 769 milioni.

Dove sono le due regine di Forbes? Al settimo e all’ottavo posto. La rosa del Real Madrid vale 750 milioni di euro, mentre quella del Barcellona ha un valore complessivo di 626 milioni. Chiudono la top 10 l’Atletico Madrid, che è l’unica novità mettendo a confronto le due graduatorie, con 608 milioni di valore della rosa, e il Tottenham, coerente con il suo decimo posto e un parco giocatori da 595 milioni.

La classifica delle italiane

Nella classifica per valore della rosa va ancora peggio alle italiane. Il Milan, grazie al campionato vinto a sorpresa per le scommesse calcio oggi, soffia il primato tricolore alla Juventus, seppure di poco. La squadra a disposizione di Pioli vale 522 milioni, quella di Allegri si ferma a 520.

Segue a breve distanza anche l’Inter, con un parco giocatori valutato 514 milioni, mentre entra in top 20, a differenza di quella di Forbes, il Napoli, che ha giocatori che valgono 465 milioni di euro.

Molto più indietro la Roma (358 milioni), l’Atalanta (345) e la Lazio (247), con la sorpresa Sassuolo che entra nella top 50 grazie a un valore complessivo della rosa di 225 milioni.

Raspadori


 
Insomma, per capire quale sia il club che vale di più al mondo ci sono parecchi parametri diversi. Impossibile stabilire quale sia il migliore, ma visto che i risultati spesso non rispecchiano né la classifica di Forbes né quella di Transfermarkt, forse è il caso di cercare una mediazione. E soprattutto, di ricordarsi che i soldi non fanno la felicità, né tanto meno il palmares….

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

June 12, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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