Pirlo TV | PirloTV | Streaming calcio Pirlo TV

Come abbiamo fatto parlando di rojadirecta, il mondo dello streaming e le possibilità di guardare il calcio gratuitamente sono cambiati radicalmente con l'arrivo della tecnologia 4G. Oggi parliamo di Pirlo TV, un sito web che trasmette centinaia di eventi sportivi anche quelli relativi ai pronostici europei 2021 attraverso collegamenti a diversi media audiovisivi in ​​tutto il mondo.

Non il Maestro del centrocampo, ma il sito web Pirlo TV

Vedi pirlotv

Mobile e app Pirlo TV

Gli aspetti legali

Programmazione su Pirlo TV

La Champions su Pirlo TV

Mettendo subito in chiaro che Andrea Pirlo non c'entra nulla con questo dominio, chiariamo, altresì, che questo controverso sito ha incontrato numerosi ostacoli in paesi che giustamente proteggono la proprietà intellettuale delle trasmissioni sportive e le relative licenze.

Non il Maestro del centrocampo, ma il sito web Pirlo TV

Quando si parla di siti web sportivi che offrono contenuti gratuiti, uno dei più conosciuti è PirloTV, in concorrenza diretta con rojadirecta e altri siti simili che funzionano allo stesso modo: offrono collegamenti a titolo di ritrasmissione di partite ed eventi sportivi di cui Il segnale viene trasmesso online.

PirloTV è una piattaforma online dove puoi vedere le migliori competizioni sportive, i migliori campionati di calcio e altri sport come NBA, Tennis, MotoGP. Offre un elenco giornaliero di eventi in cui cliccando si accede a una pagina esterna dove è possibile vedere la trasmissione del gioco nella lingua e nelle caratteristiche indicate.

Come al solito, sebbene il calcio sia lo sport più seguito su questo tipo di siti web, troviamo anche un'ampia offerta di basket, particolarmente ricca nell'offerta per i nostri pronostici NBA e football americano, tennis e sport come il rugby. 

Un'immagine dei playoff NBA

Vedi pirlotv

Una delle qualità che gli utenti di PirloTv apprezzano di più è la stabilità del suo segnale in streaming e che tutto può essere visto in alta definizione nella maggior parte degli eventi che vengono ritrasmessi. Ed è che a differenza di altri siti web, sembra che PirloTV selezioni i link che offre in base a criteri di qualità e velocità di trasmissione, cambiandoli rapidamente quando la qualità o la larghezza di banda ne risente.

Come suggerimento, gli sviluppatori della piattaforma consigliano di accedere all'evento. L'interfaccia è molto intuitiva e facile per l'utente.
Come è noto e abbastanza comune sui siti web gratuiti, per accedere al contenuto dovranno essere rimossi vari banner e pop-up pubblicitari. 

Mobile e app Pirlo TV

PirloTV ha un'app, ma per scaricarla non la troverai nel Play Store, dovrai andare sul sito pirlotvapk.com e quasi sicuramente dovrai entrare nelle impostazioni del cellulare per poterla installare.

Pirlo TV nella maggior parte dei paesi è illegale, quindi i giganti dell'intrattenimento come Google o Apple nei loro app store ufficiali come Google Play o App Store, come nel caso di Jokerstream non offrono applicazioni che hanno a che fare con progetti come Pirlo TV o simili.

Insistiamo sul fatto che l'uso della VPN non è raccomandato. Non è un caso, infatti, che la stessa PirloTV consiglia di utilizzare una VPN ogni volta che visiti siti di streaming sportivo per nascondere l'IP e inserire il contenuto da un paese dove se è consentito, questo evita anche di poter essere tracciato e prendere qualsiasi possibile.

Gli aspetti legali

Facendo un riassunto di PirloTV vedremo che è una delle migliori pagine per guardare il calcio online in cui è possibile ottenere praticamente tutti i campionati del mondo, e le competizioni europee e sudamericane.

Palmeiras di nuovo protagonista in Liberta

Come Hesgoal PirloTV ha un'interfaccia molto facile da capire e da usare, che mostra le partite in diretta e quelle che verranno offerte.
C'è pubblicità come in tutte le pagine simili ma di solito non è molto invasiva o fastidiosa come in altri siti web.

Programmazione su Pirlo TV

La Guida partite su Pirlo TV è mostrata in ordine di prossimità dell'orario di inizio, quindi è un ottimo modo per verificare quali eventi sportivi saranno in corso nelle prossime ore. 

Gli stream non sono ospitati sui loro server, quindi il modello di business è fondamentalmente quello di ricevere denaro per la pubblicità, cosa che lo rende un'opzione non molto consigliata e che fa diminuire la velocità della pagina in determinati collegamenti.

La Champions da non vedere su Pirlo tv

L'offerta di link visualizzabili su PirloTV per ogni partita o evento sportivo è mediamente di circa 5.

Un'intervista prematch di Champions

Nel caso di grandi appuntamenti con eventi sportivi di alto livello, come le gare ad eliminazione diretta di Champions, ​​questi possono moltiplicarsi poiché è noto che la maggior parte di questi eventi vengono trasmessi su piattaforme di pagamento, in Italia Sky, con l'aggiunta di Amazon dal 2021, il che fa sì che gli operatori di siti di streaming aumentino notevolmente la loro offerta per catturare il traffico che sicuramente si accumulerà nei minuti prima e durante la partita stessa.

Nel caso di questa edizione di Champions, ​​senza una vera favorita per le scommesse sportive Pirlo TV opera per eguagliare i picchi di pubblico raggiunti dal portale.

Abbiamo già evidenziato i punti deboli e le circostanze legali che ci impongono di combattere la pirateria, sempre e comunque, al costo di rinunciare a qualche diretta calcistica!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo Prima pubblicazione, 12 aprile 2021.

October 2, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Tutti i segreti di Hesgoal

Continuiamo ad analizzare il fenomeno dello streaming per guardare il calcio gratuitamente su Internet, anche quello relativo ai pronostici europei 2021: oggi esaminiamo uno dei siti Web di trasmissione sportiva in streaming non ufficiale, ovvero il live streaming di hesgoal dal relativo dominio hesgoal.com.

Gli utenti di Hesgoal

Hesgoal live streaming

Hesgoal e la Scottish Premier League

App Hesgoal

Il nostro consiglio per Hesgoal

A differenza di quanto accade con rojadirecta o altri siti di streaming più focalizzati su un pubblico di lingua latina, in Hesgoal, sembra che il target di riferimento sia anglosassone. 

Infatti, se prendiamo in esame la tipologia di eventi sportivi presenti sul portale e le relative sezioni di calcio e corse automobilistiche, scopriamo che un'attenzione particolare viene riservata alle competizioni che si svolgono negli Stati Uniti come il calcio MLS o il motorsport Nascar.

Gli utenti di Hesgoal

Hesgoal è un sito web specializzato in sport, dove oltre alle normali notizie più o meno aggiornate, puoi trovare anche link per guardare gratuitamente le trasmissioni sportive in diretta.

Le due grandi discipline sportive sono, quindi,  il calcio (con un focus sui campionati europei e la Champions League) e gli sport motoristici, in particolare la F1. Sebbene ci siano anche notizie di altri sport come il tennis, il ciclismo, il motociclismo e il golf.

Ultimamente, con il boom degli sport di contatto, abbondano anche le trasmissioni in streaming di match di boxe e UFC.

Il gigante Mairis Briedis!

Hesgoal live streaming

Per sapere come funziona hesgoal devi fondamentalmente entrare nel web che è attualmente operativo con il dominio principale "hesgoal".

Ed è che, come abbiamo già visto con i casi di rojadirecta o altri siti Web per guardare il calcio, i siti Web appaiono e scompaiono e cambiano dominio a causa dei costanti problemi legali che hanno questi progetti di business basati unicamente sulla pirateria.

È un sito web americano, il suo server è a Denver e ciò significa che dalla Europa non tutte le compagnie telefoniche consentono l'accesso a questo sito web. Ad esempio Vodafone, tra le maggiori società di telecomunicazioni, ha bloccato l'accesso ai propri utenti.

Lo stadio dei Denver Broncos!

La pagina è semplice, non è difficile trovare le notizie ed i link di accesso per le trasmissioni sportive. Il design del sito Web hesgoal.com non è decisamente evoluto, anzi piuttosto scadente. Non sembra che ci abbiano investito troppo energie per la presentazione grafica del portale.

Entrando nella schermata principale, le notizie sono raggruppate in 2 grandi colonne: sulla homepage di hesgoal.com, infatti, le notizie sono raggruppate in 2 colonne, a sinistra, calcio e, a destra, corse.

Hesgoal e la Scottish Premier League

Neanche le traduzioni sono curate. A livello di pubblico, spicca il fatto che il campionato scozzese è la competizione con il maggior numero di spettatori su questo sito, con partite trasmesse su hesgoal di Celtic e Rangers che hanno triplicato il pubblico di altri eventi molto più popolari in tutto il mondo, con la squadra di Steven Gerrard sempre favorita per le scommesse sportive online

Gerrard leader anche in Scozia!

Hesgoal, quindi, è ampiamente visto in Scozia e ha più di 11.000 utenti su Facebook e i link alle partite della Premier League e della Premier League scozzese sono forniti nei post sul suo muro.

App Hesgoal

Il dominio principale è hesgoal.com, sebbene esista anche il dominio hesgoal.tv che ti reindirizza a fubo.tv, una piattaforma addirittura di pagamento digitale per la visualizzazione di serie, disegni, programmi e altro. Così come con Pirlo tv, jokerlivestream o altri siti web con caratteristiche simili, la scomparsa dei diversi domini è comune e ne compaiono di nuovi nel tempo.

Allo stesso modo, hasgoal app è l'applicazione che alcuni utenti hanno sviluppato e che ottimizza l'esperienza dell'utente Internet che vuole guardare lo sport dal proprio cellulare o tablet senza dover subire i problemi della versione del browser.

Il nostro consiglio per Hesgoal

Come già sappiamo, queste pagine che offrono collegamenti per trasmissioni sportive gratuite non sempre funzionano e sono piene di pubblicità.

Prima di tutto, una volta cliccato sul link della corrispondenza, compaiono fastidiose pagine pubblicitarie pop-up o pop-up, che infastidiscono e possono farti entrare in un'altra pagina, decisamente non voluta.

Un aspetto importante è il ritardo. Queste partite sono trasmesse davvero piuttosto in ritardo. Ciò naturalmente dipende dalla domanda degli utenti che stanno guardando quel particolare incontro.

È possibile che una partita di Seconda Divisione con squadre che non attirano molti tifosi avrà solo pochi secondi di ritardo, mentre a El Clásico saranno diversi minuti: una visione quindi del tutto inutile per chi segue le scommesse live

Va notato che hesgoal.com, come con le pagine dei suoi concorrenti, funziona, per modo di dire, molto meglio da un laptop o da un PC desktop. Ed è che dagli smartphone è molto più difficile chiudere la pubblicità emergente.

Il tempo di riproduzione medio è inferiore a 6 minuti, il che è indicativo del livello di soddisfazione dell'utente, poiché le trasmissioni sportive di solito durano circa 2 ore.

Anche così, in ogni caso questo sito Web nel 2019 è stato tra i TOP 5000 dei siti Web più visitati. Noi ribadiamo la nostra: abbonatevi a DAZN!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione il 10 aprile 2021.

October 22, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Jokerslivestream | Jokerstream | Joker stream

Jokerstream è un sito di streaming illegale, strutturato anche con l’ausilio di una chat, attraverso il quale, dopo una procedura di registrazione, si hanno a disposizione alcuni eventi sportivi live, anche quelli relativi ai pronostici Champions League.

Non ha naturalmente nulla a che vedere con la straordinaria interpretazione del Premio Oscar Joaquin Phoenix.

I numeri dello streaming illegale

La partita più piratata: il record!

La Supercoppa italiana e il "caso BeoutQ"

La differenza con la Premier

Il nostro consiglio per lo streaming

Rispetto a Rojadirecta, mette a disposizione un elenco più ampio di sport, oltre al calcio.

I numeri dello streaming illegale

Dai risultati di un approfondito studio commissionato dalle Lega Calcio, negli ultimi 10 anni gli streaming illegali relativi al campionato di Serie A si sono quintuplicati.

Ancora numeri per capire la reale dimensione del fenomeno: in Italia ci sarebbero oltre 4 milioni di abusivi che utilizzano, in tutto o in parte, siti illegali, Iptv con cifre in continua crescita, nonostante il peso delle sanzioni.

La partita più piratata: il record!

Nella stagione 2018/2019 la diretta di un incontro che ha avuto il maggior numero di violazioni, ben 932 nell'arco dei novanta minuti di gara, con la palma della partita più piratata della stagione è stato il Lunch match della giornata finale del girone di andata: naturalmente in quell'ultimo sabato del 2018 è stato Cristiano Ronaldo, con uno splendido tiro a giro sulla sinistra di Audero, ad aprire le marcature dopo due giri di orologio!

Prima dell'intervallo, un tocco di mano del centrocampista tedesco Emre Can, rilevato dal Var, consegna a Quagliarella il rigore del pari: botta centrale per il meraviglioso attaccante blucerchiato e Perin spiazzato!

Un calcio di rigore trasformato da Quagliarella

Altro tocco di mano, questa volta direttamente colto dall'arbitro Valeri in campo e massima punizione anche per la Juventus: calcia CR7 e sapete già come è andata a finire... Vittoria della Juve per il 2-1, con il brivido dell'eurogol annullato in extremis a Saponara che avrebbe sconvolto il sabato delle scommesse calcio!

La Supercoppa italiana e il "caso BeoutQ"'

Sfiorato l'incidente diplomatico con il Qatar. Sempre la Juve, e naturalmente il suo campione CR7, protagonisti della Supercoppa 2018 contro il Milan, disputata il 16 gennaio 2019 a Gedda, Arabia Saudita.

Oltre le solite polemiche derivanti dalle usanze davvero inspiegabili per il mondo occidentale, la sede della finale non è stata apprezzata dal colosso qatariota dello sport mondiale beIN Sports, praticamente uno Sky all’ennesima potenza di quella parte dell’emisfero.  

Il colpo di testa di Ronaldo al Milan che vale la Supercoppa 2018

La multinazionale di Doha reputa, infatti, il governo saudita responsabile di un’operaziore gigantestesca di pirateria attraverso il canale BeoutQ che, di fatto, ha vanificato la strapagata esclusiva locale della Coppa del Mondo di calcio in Russia di beIN.

Attraverso il suo ufficio stampa il network di Doha ha tuonato contro la Lega calcio e l’accordo quadro per l’organizzazione di ben tre edizione diverse di supercoppa: "La finale ospitata dalla Patria della pirateria dei diritti tv". 

Per il canale BeoutQ è in corso un arbitrato internazionale con la richiesta di risarcimento di un miliardo di dollari!

Per gli amanti delle statistiche, Juve - Milan è terminata 1-0: dopo aver sfiorato in avvio il gol da favola in semi rovesciata su cross da sinistra di Alex Sandro, è sempre il fenomeno portoghese ad iscriversi come primo marcatore della finale per le scommesse sportive nella ripresa, con un colpo di testa ravvicinato su invenzione del mai troppo rimpianto Miralem Pjanic.
 

La differenza con la Premier

Mentre abbiamo già parlato delle sanzioni comminate a Rojadirecta dai Paesi della Comunità Europea, in Inghilterra è stato creato un sistema di controllo efficace che ha portato alla chiusura, nel 2019, della cifra impressionante di 200.000 siti illegali.

Per contrastare il numero sempre crescente di portali domini web che trasmettevano senza licenza le azioni di gioco di Liverpool, Manchester United e Chelsea è stato elaborato uno strumento giuridico ad hoc: la super injunction!

Un'immagine di Liverpool - Chelsea

La super ingiunzione nella English law consente di chiudere immediatamente i segnali clandestini e non solo siti ed App.


Il nostro consiglio per lo streaming

Evitate lo streaming illegale, l’offerta di DAZN a 19,99 euro al mese è davvero accessibile a tutti, soprattutto a fronte dell’investimento iniziale di ben 193 milioni di euro a stagione per lo sbarco in Italia della Netflix del calcio!

Naturale il ritocco, ma non da capogiro, verso l’altro del canone da settembre 2021, dopo l’assegnazione a DAZN dell’intera Serie A con ben sette incontri a giornata in esclusiva ed altri tre in co-esclusiva con SKY!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 9 aprile 2021.

October 7, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Allenatore Atalanta | Era Gasp | Stipendio Gasperini

Si fa presto a parlare di miracolo Atalanta e delle magie di Gasperini. E non si fa di certo un buon servizio alla società orobica, che nel corso dell’ultimo decennio ha fatto passi da gigante a livello di gestione e di risultati, trasformandosi in una realtà consolidata del calcio italiano.

Il ritorno di Colantuono

Edy Reja, una garanzia

L'era Gasperini

La storica qualificazione in Champions

La conferma nell'Europa che conta

Di miracoloso, in fondo, c’è poco, perché tutto questo è il risultato della presidenza Percassi, che ha saputo prendere un club il cui vivaio è stabilmente tra i migliori del Paese e trasformarlo in un modello gestionale.

Certo, dietro c’è un grande gruppo dirigenziale, ma a guidare il tutto ci sono i tecnici. Ed è innegabile che da quando nel 2010 Percassi è tornato alla presidenza (dopo essere stato difensore della Dea e numero uno anche tra il 1991 e il 1994) ci sia stata un certa stabilità sulla panchina dell’Atalanta, fondamentale per la crescita dei calciatori e della società.

Il ritorno di Colantuono

Nel 2010 quello di Percassi non è stato l’unico grande ritorno a Bergamo, perché anche in panchina è spuntato un volto nuovo. A prendere le redini della Dea è infatti Stefano Colantuono, che era stato già in nerazzurro tra il 2005 e il 2007 ottenendo la promozione dalla Serie B e un ottimo ottavo posto. La situazione in cui si trova il tecnico romano è la stessa di cinque anni prima: c’è una Serie A da riconquistare e il compito è assolto con una certa facilità.

L’Atalanta vince il campionato di B 2010/11 davanti al Siena di Antonio Conte e torna tra le grandi del nostro campionato. Protagonisti della cavalcata sono Consigli, con il maggior numero di presenze in campo, e un altro romano, Simone Tiribocchi, capocannoniere della squadra.

La stagione successiva è complicata da una penalizzazione di sei punti inflitta alla Dea, ma la squadra di Colantuono regge l’urto e si classifica dodicesima (nona sul campo), superando il suo precedente record di punti. Le stelle sono Schelotto e Cigarini, che non per nulla vengono preconvocati da Prandelli per Euro 2012, anche se nessuno dei due poi parteciperà al torneo.

L’acquisto di grido è quello di German Denis, ma nel frattempo si fanno spazio ragazzi che diventeranno qualcuno come Bonaventura e Gabbiadini. La stagione 2012/13 si rivela più complicata. A gennaio l’ambiente è spaventato dalle cessioni di Peluso e Schelotto, ma la società conferma la fiducia a Colantuono, anzi, gli rinnova il contratto fino al 2016.

Dopo qualche crisi di risultati, la salvezza matematica arriva a due giornate dalla fine con sugli scudi Denis, recordman di presenze (38 in tutte le competizioni) e reti (15).

Edy Reja, una garanzia

La quarta annata della gestione Colantuono è tutto sommato abbastanza tranquilla, tra sequenze di risultati positivi che nella seconda parte di stagione fanno sognare addirittura l’Europa e un calo finale che porta a un undicesimo posto con il secondo miglior risultato in termine di punti della storia dell’Atalanta. Ma si sa, tutte le storie hanno una fine e nella stagione 2014/15 termina anche il ritorno di fiamma tra la Dea e Colantuono.

Il mercato porta via da Bergamo Bonaventura, ma regala l’arrivo di un certo Papu Gomez. In rosa entrano con costanza calciatori che saranno protagonisti in seguito, come Conti, Zappacosta e Gagliardini e a gennaio si presenta un giovane di buone speranze di nome Franck Kessie, ma sul campo le cose non vanno benissimo. A inizio marzo i nerazzurri sono a rischio retrocessione e arriva il cambio in panchina.

Al posto del tecnico romano arriva Edy Reja, che alla fine riesce a portare a casa la salvezza con due turni di anticipo e viene confermato per la stagione successiva. Il mercato porta nomi nuovi, da De Roon a Toloi, passando per Djimsiti e Freuler, così come gli addii di Moralez e Denis.

L’annata è interlocutoria, con un tredicesimo posto figlio di una partenza sprint, quattordici giornate senza vittorie e un finale di stagione nella media. Percassi però vuole cambiare marcia. E ha già individuato l’uomo giusto.

L'era Gasperini

Nell’estate 2016 comincia dunque l’era Gasperini, che rischia però di terminare dopo poche giornate: tre punti in cinque partite non sono un ottimo biglietto da visita, ma quando la squadra, rafforzata dal ritorno dal prestito di Kessiè e Petagna e dall’arrivo in inverno di Cristante, Gollini e Hateboer, ingrana la marcia giusta non ce n’è per nessuno.

Le cessioni di De Roon e Gagliardini, con il primo destinato a tornare dopo appena una stagione, non frenano la Dea, che vola sulle ali dell’entusiasmo. I 16 gol stagionali del Papu Gomez, record del club eguagliato in un singolo campionato, contribuiscono a un quarto posto storico, perché permette all’Atalanta di tornare nelle coppe dopo 26 anni e di terminare prima dell’Inter e del Milan in classifica. Il sogno però è solo all’inizio.

Lo stile di Gasp, tutto basato sui duelli individuali in ogni zona del campo, è di difficile interpretazione da parte delle squadre avversarie che, come spiega Guardiola, affrontano l’Atalanta come un appuntamento dal dentista: con parecchio malumore.

Il mercato estivo del 2017 (ri)porta a Bergamo De Roon, assieme a Palomino, Castagne, Gosens, Pessina, Mancini e soprattutto Ilicic, che sarà il capocannoniere stagionale della Dea. Il piazzamento è peggiore dell’anno precedente, settimo posto, ma il risultato finale è lo stesso, Europa League.

In Europa i nerazzurri passano il girone contro Apollon, Lione ed Everton, prendendosi il lusso di andare a vincere a Goodison Park con un clamoroso 1-5 anche per le scommesse calcio

La corsa continentale si ferma solamente ai sedicesimi contro il Borussia Dortmund, ma la stagione 2017/18 conferma che l’Atalanta, che nel frattempo inizia anche a ristrutturare l’Atleti Azzurri d’Italia, è una realtà del calcio italiano. Anche grazie al metodo Gasp, che permette di rimpiazzare i tanti calciatori ceduti (a peso d’oro) alle big con ragazzi giovanissimi o semi-sconosciuti individuati in campionati non di prima fascia.

La Dea è una macchina perfetta, con una condizione fisica costantemente eccellente e in grado di impensierire chiunque.

La storica qualificazione in Champions

E l’anno successivo se ne accorgono tutti. L’eliminazione dall’Europa League ai playoff è quasi una benedizione, perché la Dea si può concentrare sul campionato e lo fa benissimo. Il girone d’andata è interlocutorio e la banda Gasp lo termina all’ottavo posto, ma in quello di ritorno i nerazzurri mettono le marce alte.

Dodici vittorie, cinque pareggi e due sconfitte portano l’Atalanta a un risultato clamoroso, il terzo posto che vale la Champions League diretta.

Gasperini, segreto della Dea!

E poco importa che protagonisti come Kessiè, Cristante o Spinazzola abbiamo lasciato Zingonia, perché arrivano Zapata o Pasalic a non farli rimpiangere. Il colombiano segna 28 reti, di cui 23 in campionato, e trascina la squadra anche alla finale di Coppa Italia, persa poi contro la Lazio.

La stagione 2019/20 è quella della Champions, con l’esordio assoluto nella massima competizione continentale. Dal mercato arrivano Muriel e Malinovs’kyj e gli addii, come sempre, non si fanno sentire.

L’idea di molti è che la Dea, visto il modo di giocare, possa soffrire il doppio impegno e gli inizi sembrano anche confermarlo. L’esordio in Champions è da brividi, con tre sconfitte contro Dinamo Zagabria, Shakhtar Donetsk e Manchester City.

Poi il pareggio con la squadra di Guardiola dà nuova linfa ai nerazzurri, che alla fine con due vittorie strappano la qualificazione alla fase a eliminazione diretta. Nel frattempo in campionato l’Atalanta rimane sempre ancorata al treno Champions e a febbraio è saldamente quarta.

Gli ottavi di Champions regalano due notti storiche, quelle delle partite con il Valencia, che però coincidono con gli inizi della pandemia. Ilicic paga pegno alla fatica mentale e resta fuori anche quando si torna a giocare. Alla fine però in Serie A l’Atalanta è di nuovo terza, mentre ai quarti di Champions c’è addirittura il Paris Saint-Germain.

Per quasi 90 minuti, la Dea sogna di volare in semifinale, prima di essere riportata sulla terra prima da Marquinhos e poi da Chopo-Mouting.

Ma ora è evidente, i nerazzurri sono una certezza. E la stagione in corso lo conferma. Persino l’addio di una bandiera come Gomez, entrato in conflitto con Gasperini, non sembra aver avuto conseguenze. Al suo posto come tuttocampista Gasp sceglie Pessina e finora ha avuto ragione lui.

La conferma nell'Europa che conta

E in Champions, nonostante un girone proibitivo con Ajax, Liverpool e Midtjylland, è di nuovo approdata agli ottavi, dove è stata eliminata dal Real Madrid, con grande rispetto dei bookmakers nella lavagna delle scommesse sportive online.

E poi c’è la finale di Coppa Italia contro la Juventus, per provare a portare in bacheca il primo trofeo dal 1961, quando gli orobici avevano vinto proprio la coppa nazionale.

Sarebbe il giusto coronamento di un cammino fatto di programmazione, idee e impegno. Miracolo sì, ma fino a un certo punto…

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Felice Calabrò e Peter Powell.

April 8, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Stemma Inter | Logo Inter | Simbolo nerazzurro

Quello dello stemma è un problema per molte squadre, che ci mettono parecchio prima di trovare un simbolo che soddisfi tutti, per stile, appartenenza e significato. Ma la cosa diventa molto più semplice se tra i propri fondatori si ha un artista di livello nazionale. Nel caso dell’Inter il nome da segnare è quello di Giorgio Muggiani, che nella vita fa il pittore e il disegnatore e che per giunta è un futurista.

L'Ambrosiana

Il Biscione per la grande Inter

Il restyling di fine anni Settanta

La maglia di Ronaldo

Il nuovo simbolo 2021

Non sorprende dunque che nel 1908 per il neonato Foot-ball Club Internazionale Milano venga creato uno stemma talmente moderno da essere andato in pensione (e neanche del tutto) più di cento anni dopo. Il concetto è semplice: le lettere F C I M sono intrecciate tra loro su uno sfondo dorato, circondato da due centri concentrici, uno nero e uno azzurro. Una dichiarazione di principi e colori che è destinata a fare storia.

L'Ambrosiana

Il tutto almeno fino al 1928, perché al regime fascista c’è qualcosa che non quadra. Intanto il nome, Internazionale, un aggettivo, certo, ma anche un riferimento alle organizzazioni socialiste che non può certo fare piacere. E poi quel Foot-ball Club è un anglicismo che si può tranquillamente evitare. In quell’anno, dunque, il club diventa semplicemente Ambrosiana e nello stemma arrivano novità importanti: la forma resta quella tondeggiante, ma spariscono ovviamente le lettere, così come il nero.

Il logo è blu, con sullo sfondo un fascio littorio, una corona e due scudi, quello crociato cittadino e quello con il Biscione simbolo dei Visconti. Durerà poco, solo una stagione, perché in fondo tutti sono abituati a parlare e di nerazzurri. E quindi altro nuovo stemma.

Sempre tondeggiante, ma stavolta con strisce nere e azzurre contornate d’oro, con la sigla A.S. che fa presagire altre novità. Nel 1933 la rivoluzione è completa: il logo diventa quadrato e a fare compagnia alle strisce nere e azzurre c’è un pallone. Viene però di nuovo aggiunto, seppure in parte, il vecchio nome: la squadra si chiamerà Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter.

I gemelli del gol!

Ci vuole la fine della seconda guerra mondiale…per tornare all’antico. Nel 1945 l’Inter assume la sua vecchia denominazione e allo stemma originale. Beh, non proprio, perché stavolta c’è un’inversione cromatica. Le lettere F C I M da bianche diventano dorate ed è lo sfondo del cerchio centrale a fare il percorso inverso, per un logo utilizzato fino al 1960.

Il Biscione per la grande Inter

Quell’anno torna protagonista il Biscione, giallo, che si fa spazio in un nuovo stemma ovale, a strisce verticali nere e azzurre, con su scritto F.C. Inter. Per la Grande Inter, quella che trionfa in Europa, però ci vuole la tradizione. Nel 1963 torna la creazione di Muggiani, anche stavolta con diverse variazioni cromatiche. L’oro, simbolo di vittoria, fa giustamente maggior presenza e divide anche i due cerchi nerazzurri. Le lettere tornano al bianco e subiscono un leggero restyling.

Il restyling di fine anni Settanta

Nemmeno lo storico stemma, però, può resistere alla rivoluzione di fine anni Settanta. Tra lupetti, zebre e diavoli, anche all’Inter serve un logo che faccia marketing. E non si può non scegliere il Biscione, che spicca su uno scudo bianco con due strisce diagonali nerazzurre. E a fargli compagnia c’è la stella, ottenuta per aver vinto almeno 10 scudetti.

Nella stagione del titolo numero 13, quello dei record, c’è un leggero cambiamento. Il Biscione, forse per non sfigurare davanti all’Inter del Trap, assume un aspetto leggermente…più aggressivo ed è accompagnato dalla scritta INTER al di sopra dello scudo.

Nel 1989 si torna di nuovo alle basi, anzi, alla versione della Grande Inter del logo di Muggiani.

La maglia di Ronaldo

Ad aumentare ulteriormente la presenza dell’oro c’è anche una stella, grande quasi quanto il logo stesso, che accompagna i nerazzurri fino al 1999 alla vittoria di tre Coppe UEFA sempre da favorita per le allora scommesse online e che spunta sulla prima maglia dell’Inter indossata dal fenomeno Ronaldo.

A fine millennio, a prendersi la scena è invece il blu, con l’oro relegato alle lettere e a un leggero cerchio che contorna il tutto. Lo sfondo centrale diventa nero, mentre sopra e sotto F C I M arrivano la scritta INTER e l’anno di fondazione, il 1908, oltre alla stella accanto alle lettere. Nel 2007 c’è l’ennesimo restyling, che riequilibra un po’ il livello cromatico, con il ritorno delle lettere al bianco e della stella in cima, anche se l’oro di questo nuovo stemma è meno acceso.

Questo stemma è soggetto a due variazioni importanti. La prima, nella stagione 2007/08, per celebrare il centenario del club, vede la presenza di un cerchio dorato con le date e la scritta 100 ANNI INTER. La seconda, diventata celebre perché indossata dall’Inter di Mourinho che fa il Triplete, celebra i 100 anni dal primo Scudetto (1910) e vede il logo avvolto da un cerchio tricolore.

Il nuovo simbolo 2021

Le ultime rivisitazioni sono abbastanza recenti.

 

Quella del 2014 vede una riduzione del numero dei cerchi, un lettering più tondeggiante per la scritta F C I M e la sparizione della stella, che è presente solo sulle divise da gioco per rappresentare i titoli vinti.

E poi c’è la novità targata 2021, quella che tanto sta facendo discutere i tifosi nerazzurri: quello che si focalizza sulle lettere I M, Internazionale Milano, ma anche “I’M”, io sono ed accompagnerà la cavalcata dei ragazzi di Antonio Conte ormai vittoriosi anche per le quote Serie A

Un logo rivolto a un mercato internazionale, che rimuove la dicitura FC e anche l’oro, presentandosi come due cerchi concentrici neri e azzurri e con le lettere, bianche e fedeli alla prima stesura di Muggiani, unite da un cerchio spezzato anch’esso bianco. Un cambiamento volto a una facilità di riconoscimento (e di riproduzione), senza però perdere l’identità della squadra nerazzurra. E chissà che non sia il simbolo di una nuova era di trofei anche… internazionali!!!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Luca Bruno.

April 7, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Stemma Juve | Logo Juve | Simbolo bianconero

La Vecchia Signora del calcio italiano. Le Zebre. I bianconeri. Sono tanti i modi utilizzati per definire la Juventus, il club più vincente della storia del pallone tricolore. E anche il più tifato, se è vero che la squadra torinese ha appassionati in giro per tutto lo Stivale, isole comprese, e dovunque si trovi a scendere in campo rischia di sempre…di giocare in casa.

Il primo motto juventino

La zebra rampante di Carlin

Il logo con la lettera J

La stagione del restyling

Juvecentus e le stelle

Come diceva l’avvocato Gianni Agnelli, basta leggere la lettera J sulla prima pagina di un giornale per pensare ai bianconeri. E questo è un po’ il concetto che è stato applicato al nuovo logo della Juventus, che è stato lanciato nel 2017 e che ha accompagnato la Signora nell’ultima parte del ciclo vincente degli anni Dieci e dritto nei Venti. La J, le strisce bianconere e uno scudetto stilizzato, la perfetta rappresentazione del club per cui, parole di Boniperti, "vincere è l'unica cosa che conta".

Quello di quattro anni fa però è solo l’ultimo dei loghi e degli stemmi utilizzati dalla Juventus. Il primo risale al 1905, poco tempo dopo l’adozione del bianco e del nero come colori societari. Colori che sono già presenti nello stemma, che fino alla rivoluzione del 2017 è quasi sempre stato il riferimento per tutte le revisioni successive.

Sperando che i bianconeri tornino presto ad essere un'opzione affidabile per le scommesse calcio!

Il primo motto juventino

Alcuni degli elementi cardine, come lo scudo ovale, le strisce verticali bianconere e il toro furioso, simbolo della città, ornato da una corona turrita, sono già presenti. E c’è anche il motto societario dell’epoca, una frase attribuita a San Paolo: “Non coronabitur nisi legitime certaverit”, ovvero “viene incoronato solo chi ha combattuto secondo le regole”.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, arrivano i primi cambiamenti. Scompare il motto, sostituito per un po’ dalla dicitura Football Club e nel 1921 spunta in qualche variazione anche per la prima volta il blu, sia nello spazio per il nome che all’interno dello scudo su cui è rappresentato il simbolo cittadino.

La zebra rampante di Carlin

La grande rivoluzione è allo stesso tempo fondamentale per il futuro e di brevissima durata: nel 1929, su ispirazione di un fumetto del vignettista Carlin, arriva la zebra rampante, animale che per associazione cromatica ben si adatta alla squadra bianconera.

Ma nel 1931 si torna all’antico, con lo stemma precedente, nella versione con un tocco di blu Savoia, riportato in auge. Nel 1940, poi, di nuovo al bianco e nero, con corona e toro grigi, che accompagneranno la Signora fino al 1971. In quell’anno fa di nuovo capolino il blu Savoia, ma è l’oro a ottenere maggior importanza: oltre al nome del club, alla corona e al toro cittadino, anche le strisce bianconere e lo stemma stesso vengono bardati col colore del metallo prezioso.

La stagione del restyling

Nel 1979, però, arriva una nuova moda nel calcio italiano, quella della rivisitazione dei loghi in chiave…marketing. Alla Roma il lupetto sostituisce la Lupa Capitolina, all’Inter spunta il Biscione, il Milan si regala un diavolo tutto fiammante, la Lazio una meravigliosa aquila stilizzata e così via.

Non può quindi mancare il restyling anche per i bianconeri, che ovviamente scelgono la zebra, prima accompagnata da una stella e poi, con il ventesimo scudetto nella stagione 1981/82, da due. La stagione della Zebra dura fino al 1990, giusto il tempo di vincere praticamente qualsiasi trofeo possibile, comprese la prima Coppa dei Campioni della storia bianconera e la Coppa Intercontinentale a Tokyo.

Poi, si torna di nuovo all’antico, con l’oro che rimane nella bordature delle strisce, ma che sostituisce anche il blu come sfondo allo stemma della città. Rispetto al logo con la zebra, vengono comunque mantenute le due stelle.

Juvecentus e le stelle

Negli anni Novanta c’è anche tempo per un logo celebrativo dei cento anni dalla fondazione della società, denominato appunto Juvecentus.

Il maggior redesign dello stemma arriva nel 2004, quando viene si scommette su una scelta assai controversa: quella di rinunciare alle due stelle, considerate non parte dell’identità del club, ma come elemento destinato a cambiare nel tempo (e anche a creare controversie, visto quello che sarebbe successo da lì a qualche anno e la polemica sul numero di campionati vinti dai bianconeri).

In compenso l’oro, sparito dallo sfondo del toro e dal contorno dello stemma ovale, trova posto con una striscia orizzontale che interrompe quelle bianconere verticali, simboleggiando l’onore.

Cambia anche il carattere del nome del club, reso più moderno, così come il toro e la corona, che vengono svecchiati dal punto di vista grafico. È questo lo stemma che accompagna la Juventus prima dell’anno di purgatorio in B post Calciopoli e poi nella rinascita, coronata dai primi sei scudetti dei nove consecutivi vinti dai bianconeri.

Poi, a partire dalla stagione 2017/18, è arrivato il nuovo logo, quello con la J. Ed è difficile dare torto all’Avvocato Agnelli sulla capacità di una singola lettera di evocare la storia e la gloria del club torinese.

*Le immagini dell'articolo sono di Michael Sohn e Luca Bruno. Prima pubblicazione 6 aprile 2021.

April 28, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Allenatore Napoli | Record di punti per Sarri | Mazzarri al suo top

Da una decina di anni a questa parte, il calcio italiano ha ritrovato una protagonista importante della Serie A: il Napoli.

Walter Mazzarri e il Napoli

Rafa Benitez al San Paolo

Maurizio Sarri ed il record di Higuain

Carlo Ancelotti e la notte di Liverpool

Gennaro Gattuso: un'altra Coppa Italia

Allenatore Napoli 2021/2022

Walter Mazzarri e il Napoli

Dopo il fallimento del 2004 e l’acquisizione del club da parte di Aurelio De Laurentiis, gli azzurri ci hanno messo un po’ a tornare ai loro livelli, ma a partire dal 2010 i partenopei sono tornati a lottare per le posizioni che contano e anche a sollevare trofei. Il tutto grazie alla programmazione societaria, ma anche all’apporto di alcuni allenatori che, ognuno a modo suo, hanno scritto le pagine più importanti di queste ultime stagioni.

Senza nulla togliere a chi lo ha preceduto, il ritorno sulle scene del Napoli è certamente legato a doppio filo alla figura di Walter Mazzarri. Il tecnico livornese si siede sulla panchina degli azzurri nell’ottobre 2009, sostituendo Roberto Donadoni, che fino al momento aveva raccolto sette punti in altrettante partite.

L’era Mazzarri comincia con un buon sesto posto e all’insegna di quello che diventerà il marchio di fabbrica della sua squadra: difesa a tre e un tridente in cui i trequartisti spesso fanno più gol degli attaccanti, come dimostrano le 12 reti di Hamsik, capocannoniere della rosa davanti a Quagliarella.

A Napoli arriva anche come DS Riccardo Bigon e uno degli acquisti della stagione successiva scriverà la storia. Arriva Edinson Cavani dal Palermo e i risultati si vedono con 33 marcature stagionali. Il 3-4-2-1 di Mazzarri diventa letale e gli azzurri raggiungono il terzo posto, tornando a qualificarsi in Champions dopo decenni.

L’anno successivo la squadra paga le tre competizioni e in campionato arriva quinta, ma si rifà con la vittoria in Coppa Italia contro la prima Juventus di Conte e con un buon cammino in Champions, interrotto però agli ottavi da un clamoroso rovescio contro il Chelsea, che poi vincerà, a sorpresa le scommesse Italia il trofeo!

La miglior stagione di Mazzarri (e di Cavani) è però l’ultima, quella 2012/13. Anche senza Lavezzi, ceduto al PSG per quasi 30 milioni di euro, gli azzurri arrivano secondi dietro la Juventus, tenendo il passo della Signora fino a marzo, per poi mollare nel finale. 

Rafa Benitez al San Paolo

A guidare la squadra nella Champions successiva sarà però Rafa Benitez, già campione d’Europa con il Liverpool. Con il suo arrivo, la squadra partenopea passa al 4-2-3-1 e comincia a parlare spagnolo, nel vero senso del termine. Dopo Lavezzi, anche Cavani vola a Parigi per oltre 60 milioni di euro e per rimpiazzarlo il tecnico sceglie Gonzalo Higuain, chiuso da Benzema e Cristiano Ronaldo al Real Madrid.

Assieme al Pipita arrivano Raul Albiol e Josè Maria Callejon, anche loro dai Blancos, Pepe Reina e Dries Mertens, destinati a essere importanti negli anni a venire, così come Ghoulam e Jorginho, acquistate nella sessione invernale.

Alla prima stagione Benitez fa bene in campionato arrivando terzo, ma esce ai gironi in Champions in maniera perlomeno rocambolesca: il Napoli fa 12 punti come Arsenal e Borussia Dortmund ma viene spedito dalla classifica avulsa in Europa League, dove esce agli ottavi per mano del Porto. In compenso arriva la seconda Coppa Italia in pochi anni, stavolta battendo la Fiorentina.

La seconda stagione dell’era Benitez si apre con una forte delusione, soprattutto per le casse societarie: la sconfitta ai playoff di Champions contro l’Athletic Bilbao. È il segnale di un’annata che nasce male e finisce peggio, con gli unici acuti sul mercato con l’arrivo di Koulibaly e in Supercoppa, vinta contro la Juventus.

Il Napoli arriva quinto e in Europa si ferma in semifinale contro il non irresistibile Dnipro, perdendo così l’occasione di giocarsi di nuovo una finale europea dai tempi di Maradona.

Maurizio Sarri ed il record di Higuain

Il rapporto con Benitez si rompe e De Laurentiis opta per una scommessa: la panchina va a Maurizio Sarri, che ha fatto bene con l’Empoli. Con lui arriva anche il DS Cristiano Giuntoli, che porta Hysaj e Allan.

L’inizio della squadra è balbettante, ma poi il Sarri-ball (che dal 4-3-1-2 di Empoli si trasforma in un 4-3-3) entra a pieno regime e con i gol di Higuain (36 in campionato), la classe di Insigne finalmente promosso a titolare fisso e le geometrie di Jorginho gli azzurri volano.

Complice una partenza pessima della Juventus di Allegri, il Napoli rimane in vetta solitario per alcune partite all’inizio del girone di ritorno. A condannare i partenopei al secondo posto è lo scontro diretto a febbraio, risolto da un gol di Zaza. Le premesse sono quindi ottime, ma a rovinare l’estate al Napoli ci pensa la Juventus, che paga gli oltre 90 milioni di clausola rescissoria e si porta via Higuain.

Giuntoli risponde acquistando Milik (oltre, tra gli altri, a Zielinski e Maksimovic), che però dopo un buon inizio si infortuna gravemente al ginocchio. A quel punto, Sarri si inventa Mertens falso nueve e i numeri gli danno ragione. Grazie al belga arriva il terzo posto e anche la qualificazione agli ottavi di Champions, in cui il Napoli si arrende solo ai futuri campioni del Real. La terza stagione di Sarri è quella del tutto per tutto.

Arrivano solo Mario Rui e Ounas, ma l’ossatura della squadra rimane la stessa e il gioco fa il resto. Il testa a testa con la squadra di Allegri è lungo e nelle prime 27 giornate il Napoli è in testa 25 volte. Una brusca frenata rimanda avanti la Signora, ma alla trentaquattresima il Napoli con uno scatto di orgoglio vince a Torino con gol di Koulibaly.

La giornata successiva, però, arriva una rovinosa sconfitta a Firenze e, nonostante i 91 punti, record societario e anche del campionato per un secondo posto, Sarri e i suoi si devono inchinare.

Carlo Ancelotti e la notte di Liverpool

A fine stagione arriva anche l’addio con il tecnico, che vola al Chelsea. Per sostituirlo, stavolta De Laurentiis va sul sicuro: c’è Ancelotti, forte di un curriculum incredibile. A Re Carlo il club mette a disposizione tra gli altri Fabian Ruiz e Meret, mentre Jorginho segue Sarri a Londra per 60 milioni di euro.

Stavolta la Juventus parte e bene e il Napoli in campionato è costantemente secondo dalla quarta giornata fino all’ultima, non impensierendo mai i campioni d’Italia.

La delusione è in Champions, la specialità della casa di Ancelotti. Il Napoli saluta ai gironi, arrivando terzo in un girone infernale con PSG e Liverpool. E per poco gli azzurri non eliminano i Reds futuri vincitori, visto che ci vuole un miracolo di Alisson su Milik per evitare un pareggio ad Anfield che spedirebbe fuori Klopp e i suoi. In Europa League non va meglio, con la corsa del Napoli che si ferma ai quarti contro l’Arsenal.

La stagione 2019/20 dovrebbe essere quella della riscossa, ma la squadra vira sul 4-4-2 e, nonostante gli arrivi di Di Lorenzo, Manolas e Lozano, ha un crollo di rendimento. Per due mesi non arriva neanche una vittoria in campionato e a novembre la squadra si rifiuta di andare in ritiro dopo il pareggio in Champions contro il Salisburgo.

Il rapporto con il tecnico si incrina e non basta la qualificazione agli ottavi a salvare la situazione. Il giorno dopo la vittoria con il Genk del 10 dicembre, Ancelotti viene esonerato.

Gennaro Gattuso: un'altra Coppa Italia

Al suo posto arriva Rino Gattuso, che si ritrova tra le mani una squadra dalle doti innegabiili, ma parecchio sfiduciata. L’inizio non è dei migliori, con quattro sconfitte nelle prime cinque partite, ma poi il Napoli sembra svegliarsi nel match casalingo contro la Juventus.

In realtà, tra alti e bassi, la stagione termina in maniera per nulla soddisfacente, almeno in campionato, con gli azzurri settimi, e in Champions, con l’eliminazione agli ottavi, dopo un'andata davvero convincente, per mano del Barcellona che pochi giorni dopo avrebbe perso 8-2 contro il Bayern clamorosamente per le quote calcio.

La cura Gattuso dà però risultati in Coppa Italia, con gli azzurri che vincono di nuovo il trofeo ai calci di rigore contro la Juventus di Sarri.

Gattuso con la Coppa Italia!

La stagione 2020/2021, nonostante l’arrivo di Osimhen (pagato 80 milioni) è altrettanto altalenante e non scevra di polemiche, per partite non disputate, silenzi stampa e frecciate tra tecnico e dirigenza.

Tra un problema e l’altro, Gattuso fa in tempo a uscire ai sedicesimi di Europa League contro il Granada e in semifinale di Coppa Italia contro l’Atalanta. In compenso, però, gli azzurri sono ancora in corsa, in una stagione davvero pazza, per un posto Champions che vale oro vero!

Allenatore Napoli 2021/2022

E chissà che la grinta di Ringhio non riesca a fare la differenza e guadagnarsi la conferma che, alla data di prima pubblicazione di questo articolo, tra dichiarazioni poco lucide e sconfitte casalinghe evitabili, sembra davvero complicata.

Del resto la panchina dei padroni di casa al Maradona non è da tutti e scegliere il giusto profilo, tattico ma, soprattutto, carismatico, ci sembra un esercizio mentale più complicato di azzeccare una punta da venti gol! …

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Salvatore Laporta ed Andrew Medichini. Prima pubblicazione 5 aprile 2021.

April 7, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Shevchenko | Andriy Shevchenko | Shevchenko Milan

“È da Milan”. Con questo giudizio, tanto breve quanto significativo, terminava il rapporto di Italo Galbiati, mente rossonera a cui era stato assegnato il compito di valutare un ragazzo ucraino di belle speranze, quando i calciatori si osservavano dal vivo.

Il report di Italo Galbiati

Un matrimonio nato sotto una buona stella

I gol nella storia!

La notte di Istanbul

Sheva al Chelsea

Shevchenko, eroe ucraino

Certo, Galbiati ha decisamente azzeccato la partita giusta in cui cercare di capire il vero valore di Andrij Shevchenko.

Il report di Italo Galbiati

Il rapporto è datato novembre 1997, quando l'attaccante della Dinamo Kiev ha appena 21 anni ma si è appena permesso il lusso di segnare una tripletta al Barcellona al Camp Nou.

La Dinamo vince quella partita per 0-4 e il nome di Sheva comincia a circolare negli ambienti del grande calcio europeo. Eppure già a livello giovanile il giovanissimo Andrij era riuscito a mettersi in mostra. In alcuni tornei in giro per l'Europa era quasi sempre tornato con la medaglia da vincitore assieme ai compagni della Dinamo o almeno con il trofeo del capocannoniere.

Non sorprende dunque che la prima presenza con i grandi arrivi a 18, nel novembre 1994. Da quel momento, l'esplosione è praticamente fulminea. Il debutto con la nazionale arriva nel marzo 1995 in una partita contro la Croazia e poche settimane più tardi è già tempo di sollevare i primi trofei.

La Dinamo Kiev è la grande potenza del calcio ucraino e naturalmente nei cinque anni in cui Shevchenko gioca in prima squadra arrivino altrettanti campionati vinti, tre coppe di Ucraina e, tanto per non farsi mancare nulla, anche tre Coppe dei campioni della CSI.

Ad attirare gli sguardi delle big del vecchio continente sono però le prestazioni in Champions. Nell’edizione 1997/98, quella della famosa partita con il Barcellona, sotto la guida del Colonnello Lobanovski, l’attaccante segna sei goal. La stagione dopo la Dinamo arriva addirittura a sorpresa per le scommesse calcio in semifinale e Shevchenko realizza 10 reti in 14 partite. È evidente che sia arrivato il momento di fare il grande salto. E quindi è ora di volare a Milanello…

Un matrimonio nato sotto una buona stella

I segnali per cui l'avventura di Sheva al Milan sarebbe stata positiva, in fondo, c’erano tutti. Il report di Galbiati di due anni prima era tutto un programma, ma anche la data di nascita dell'ucraino, 29 settembre proprio come il presidente Berlusconi, è di buon auspicio. Non sorprende dunque che il Cavaliere lo prenda parecchio in simpatia, riconoscendo in lui il bomber di razza che mancava al suo Milan dal momento in cui si era ritirato Marco van Basten.

I rossoneri, campioni d’Italia in carica, spendono circa 25 milioni di dollari per portarlo a Milano. Ma Shevchenko vale ogni centesimo e si vede subito. Il primo campionato di Serie A termina con all'attivo 24 gol, che gli valgono il titolo di capocannoniere, diventando così il secondo straniero di tutti i tempi (dopo Michel Platini) a riuscire a laurearsi re dei bomber nella prima stagione in Italia.

Se ripetersi è difficile, non lo è certo per il numero 7. Le due annate successive si chiudono con 34 e 17 reti, anche se il Milan in quel periodo non porta a casa neanche un trofeo. Ma il momento di vincere sta arrivando…

I gol nella storia!

La stagione 2002/03 all’apparenza non sembra ottima per Sheva. L'attaccante è costretto a rimanere fuori per parecchio a causa di un infortunio al menisco, ma fa in tempo a tornare per la parte finale della Champions League. È suo il gol "fuori casa" per le scommesse live che vale doppio e decide lo storico derby in semifinale contro l'Inter e calcia lui anche l'ultimo rigore nella notte di Manchester, quello che vale la sesta Coppa dei Campioni della storia del Milan.

C’è modo anche di trionfare nelle competizioni domestiche, perché i rossoneri battono la Roma nella finale di Coppa Italia e portano a casa anche la Supercoppa contro la Juventus. Resta da vincere il campionato, ma basta aspettare pochi mesi: lo Scudetto 2003/04 se lo aggiudica proprio il Milan e Shevchenko riesce anche a laurearsi capocannoniere per la seconda volta. Dopo un periodo del genere, manca soltanto un premio individuale per coronare un momento d’oro.

E infatti a dicembre 2004 arriva il Pallone d’Oro. 

La notte di Istanbul

Quando si arriva al top, però, si può solamente scendere. La stagione 2004/05 rimarrà infatti nei cuori dei milanisti sempre come quella di Istanbul.

I rossoneri arrivano a giocarsi la finalissima di Champions contro il Liverpool e terminano il primo tempo avanti 3-0 nonostante Shevchenko non entri nel tabellino. Al ritorno dagli spogliatoi però i Reds sono un'altra squadra e pareggiano segnando tre gol in dieci minuti, costringendo il Milan ai supplementari. Proprio durante l'extra time l'ucraino si vede respingere un tiro a botta sicura da Dudek.

Come già accaduto a Manchester, si va ai rigori e anche stavolta quello decisivo lo tira il Pallone d'Oro in carica. Il portiere polacco però si trasforma in eroe e para il penalty che regala la vittoria agli inglesi. È il canto del cigno, perché dopo sei anni l'attaccante comincia a pensare a un futuro altrove.

A maggio 2006 si comincia parlare di un possibile trasferimento al Chelsea, che si concretizza nonostante le proteste dei tifosi a fine mese.

Sheva al Chelsea

L’esperienza a Londra non va però esattamente come Shevchenko se l’aspetta. Abramovich paga oltre 30 milioni di sterline per portarlo a Stamford Bridge, ma l'impatto con il calcio inglese è più complicato del previsto. Per lui con la maglia del Chelsea ci saranno soltanto due stagioni, nessuna delle quali in doppia cifra in campionato.

Un qualcosa che non gli succedeva, escludendo l’anno dell’infortunio al menisco, dai tempi della Dinamo. Non manca un'altra delusione europea, perché il Chelsea riesce a perdere (sempre ai rigori) la finale contro il Manchester United a Mosca, anche se Sheva resta in panchina tutta la partita e non ritira neanche la medaglia d’argento.

C'è un solo modo per provare a ritrovare lo smalto di un tempo: tornare al Milan. La stagione 2008/09 l’ucraino la passa in prestito in rossonero (dove prende il numero 76 perché il suo 7 ormai ce l’ha Pato), ma non riesce a fare la differenza. Il Diavolo non lo riscatta e lo rispedisce al Chelsea.

A Londra però Sheva non ci vuole rimanere (soprattutto dopo essere stato eletto peggior bidone di mercato della storia della Premier League) e preferisce chiudere la carriera giocando le ultime tre stagioni con la maglia della sua Dinamo.

Shevchenko, eroe ucraino

Innegabile comunque che Sheva abbia fatto la storia del calcio ucraino. L’ex milanista è secondo per numero di presenze in nazionale (111) soltanto dietro all’inossidabile Tymoščuk ed è prevedibilmente il numero uno per gol segnati (48).

In panchina con l'Ucraina

E nel 2006 è proprio con lui in campo e con sul braccio la fascia da capitano che la selezione arriva per la prima e finora unica volta ai Mondiali, dove verrà eliminata ai quarti dall’Italia di Lippi. Era dunque quasi logico aspettarsi di ritrovarlo come selezionatore della sua nazionale. In realtà la federazione ucraina gli offre la panchina subito dopo il ritiro, ma l’ex attaccante ritiene la decisione troppo prematura e preferisce attendere.

L’insediamento arriva nel 2016 e sotto la sua guida l’Ucraina non riesce a qualificarsi per il mondiale in Russia, ma in compenso si aggiudica abbastanza facilmente un posto per gli Europei 2020.

C'è dunque qualcosa che Shevchenko non sappia fare? Beh, forse sì, il politico. Appena lasciato il calcio, l’ex rossonero decide di candidarsi in parlamento, ma il partito da lui rappresentato non riesce a superare la soglia di sbarramento. Un piccolo insuccesso in una carriera fatta di vittorie. Del resto, nessuno è perfetto…

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Roberto Casati e Thibault Camus.

April 2, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Kaka | Kaká Milan | Pallone d'Oro 2007

Quando si parla di calciatori brasiliani è facile cadere nel solito vecchio cliché: quello del ragazzo dall'infanzia complicata, che trova nel pallone il modo di sfuggire alla povertà o di realizzare sogni che sembravano impossibili.

I primi passi al San Paolo

L'arrivo a Milano

La stagione magica del 2007!

Non si vende Kaká

Il ritorno al Milan e la scoperta dell'America

Kaká e la Seleçao

Esempi del genere non mancano nella storia del calcio verdeoro, a partire da Pelè, che da ragazzino portava a casa qualche soldo lucidando scarpe e, non potendo permettersi un pallone, era costretto a giocare con degli stracci riempiti con la carta.

Eppure non è detto che anche chi invece ha avuto tutto, o quasi, dalla vita non possa essere uno dei maggiori rappresentanti del talento dei brasiliani con il pallone tra i piedi. Per informazioni, si può tranquillamente chiedere a Ricardo Izecson dos Santos Leite, che tutti conoscono decisamente meglio come Kaká.

I primi passi al San Paolo

Nato a Gama, vicino a Brasilia, nel 1982, Kaká è infatti figlio di un ingegnere e di una professoressa di matematica. Non che una buona condizione economica gli abbia impedito di avere i suoi buoni problemi durante l’infanzia. Il piccolo Ricardo viene preso dal San Paolo per le sue squadre giovanili e dimostra subito un'ottima confidenza con il pallone. C'è però da allenare un fisico troppo gracile, che rischia di creargli problemi nell'esprimere tutto quanto il suo talento.

E quando tutto sembra pronto per l'esordio con la prima squadra arriva, un dramma che rischia di condizionare per sempre la sua carriera: nell’ottobre 2000 Kaká sbatte la testa sul fondo di una piscina e per poco non resta paralizzato. Un evento che lo segna profondamente e che rafforza ancora di più la sua fede, già coltivata durante gli anni dell’adolescenza, che sarà uno dei punti di forza del suo carattere, unito a un’intelligenza calcistica fuori dal comune.

Un trequartista moderno, in grado di segnare, fare assist ma anche di soffrire per il bene della squadra.
 
Tra i grandi del San Paolo ci resta poco, perché gli bastano appena tre anni per fare innamorare tutto quanto il Brasile (e non solo) del suo talento. Vince il campionato Paulista, si aggiudica il premio come miglior calciatore del Brasilerao, a neanche vent'anni esordisce con la nazionale maggiore e viene convocato da Scolari per il mondiale in Corea e Giappone del 2002.

L'arrivo a Milano

Durante la competizione gioca solo una partita, ma gli basta per vincere la Coppa del Mondo e per farsi conoscere anche al di fuori del Sudamerica. Giusto il tempo di giocare l’ultima stagione al San Paolo e di guidare la nazionale brasiliana al secondo posto nella Gold Cup del 2003, che arriva l’offerta da 8,5 milioni di euro del Milan: una cifra che fa sorridere per lo spessore del giocatore!

A segnalarlo ai rossoneri è Leonardo, uno che lo conosce bene e che sa quanto la tecnica e la progressione in campo aperto di quel ragazzino dalla faccia pulita possano dare a una squadra come quella di Ancelotti, che pure ha appena vinto la Champions League. E quindi ad appena 21 anni Kaká si ritrova catapultato in Serie A, un campionato che spesso ha creato problemi a suoi connazionali arrivati con l’etichetta del campione. Nel suo caso, però, non andrà assolutamente così.

Kaká inespresso con il Brasile!
 
Nella prima stagione al Milan, Kaká è infatti fondamentale per la vittoria dello scudetto, contribuendo alla causa rossonera con ben 14 reti. Il ragazzo si fa subito benvolere dalla tifoseria, considerando che il suo primo goal con la maglia del Milan arriva nel derby contro l'Inter…

Neanche lui però riesce impedire che il Diavolo termini, da Campione in carica, clamorosamente anche per le scommesse calcio la sua esperienza nella Champions 2003/04 con la rimonta subita dal Deportivo La Coruña.                      

La stagione magica del 2007!

La stagione successiva è quella più complicata, perché a fronte delle 51 partite giocate, il brasiliano va a segno solamente nove volte. La squadra di Ancelotti non riesce a difendere il titolo conquistato in Italia e soprattutto si rende protagonista di una finale di Champions League indimenticabile, ma in senso negativo. I rossoneri si fanno riprendere dal Liverpool di Benítez dopo essere stati avanti 3-0 e non basta il rigore segnato da Kaká nella lotteria finale a impedire una delusione storica.

Quella 2005/06, almeno dal punto di vista personale, e invece particolarmente positiva. Le marcature totali sono ben 19, ma anche in questo caso il Milan resta all’asciutto di trofei. 
 
Per rifarsi basta attendere la stagione 2006/07, quella della consacrazione definitiva. Quell'anno il Milan trionfa di nuovo in Champions League nella rivincita di Atene contro il Liverpool. La prestazione in finale di Kaká è decisiva, il numero 22 è anche il capocannoniere della manifestazione e la sua importanza nello scacchiere rossonero viene riconosciuta con il Pallone d’Oro. Sarà per oltre dieci anni l’ultimo a vincerlo prima del duopolio Ronaldo-Messi.

La Supercoppa europea e il mondiale per club sono la ciliegina sulla torta, ma anche gli ultimi trofei conquistati con il Milan.

Non si vende Kaká

La stagione 2007/08 vede Kaká ancora protagonista con 19 reti, così come quella successiva, in cui ne segna 16. In mezzo, nel gennaio 2009, una trattativa di mercato destinata a fare la storia e già raccontata nel nostro blog.

Il Manchester City degli sceicchi, alla ricerca del suo primo grande campione, mette gli occhi sul brasiliano. A Milanello arriva un'offerta irrinunciabile, da oltre 100 milioni di euro. Ma proprio quando sembra tutto fatto, arriva l'annuncio del presidente Berlusconi: Kaká non si muove.

In realtà si muoverà eccome, appena sei mesi dopo, trasferendosi al Real Madrid per 67 milioni di euro.
 
L'esperienza al Santiago Bernabeu però è destinata a rimanere una grande delusione. Nella prime due stagioni alcuni infortuni (la pubalgia e dei problemi al ginocchio) impediscono al brasiliano di rendersi protagonista, mentre in quelle successive, nonostante sotto la guida di José Mourinho i Blancos vincano una Liga, una coppa di Spagna e una Supercoppa, il numero otto non riesce a trovare troppo spazio nelle idee del tecnico portoghese.

Il ritorno al Milan e la scoperta dell'America

Ecco perché nel settembre 2013 Adriano Galliani fa il colpaccio e si accorda, a sorpresa per le scommesse Italia sul calciomercato, con il Real per il ritorno (gratuito) di Ricardo al Milan. Il verdeoro riprende la maglia numero 22 e anche la fascia da vice capitano, ma le cose non vanno esattamente come ci si aspettava, al punto che nel giugno 2014 arriva la rescissione consensuale.

Kaká però ha ancora un'esperienza da provare: la MLS. Pochi giorni dopo l'addio al Milan il brasiliano firma infatti un contratto con l’Orlando City, passando prima sei mesi in prestito al San Paolo e poi giocando tre stagioni nella lega nordamericana, prima di ritirarsi a 35 anni nel dicembre 2017.
 
In una carriera in cui ha vinto più o meno tutto quello che si poteva portare a casa, l'unico vero rimpianto di Kaká resta forse la nazionale. Il mondiale vinto da comprimario nel 2002 è certamente importante, ma nelle altre due edizioni, quelle in cui l'ex milanista dovrebbe essere davvero protagonista, i verdeoro escono sempre prematuramente.

Kaká e la Seleçao

Kaká resta anche vittima della "maledizione della Copa America”, visto che nel 2004 Parreira non lo porta in Perù e nell’edizione 2007 è lo stesso trequartista a chiedere di non essere convocato al CT Dunga.

E in entrambi i casi, i suoi connazionali sollevano il trofeo. Una piccola macchia su un curriculum che comunque non impedisce a Kakà di essere considerato uno dei calciatori migliori della sua generazione.

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Alberto Pellaschiar ed Andres Cuenca.

April 1, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Juventus Primavera | Primavera Juventus 2022 | Juve Primavera Rosa

L'ingente numero di calciatori sotto contratto tra Under 19 e Under 23 bianconere facilita le operazioni di mercato, anche quelle di scambio tra giovani giocatori.

Un nuovo concetto di Primavera

Andrea Bonatti tecnico 3.0

I rapporti tra Primavera e Juve B

Tutti i record di Kean

Il nuovo bomber: Marco Da Graca

La rosa 2020/2021 ed i top 2003

Prima dell'ultimo rilevante trasferimento doppio con il Marsiglia, già annotato naturalmente su queste pagine web, a luglio 2020 la dirigenza bianconera aveva scambiato con il Basilea, cristallizzando il valore dei relativi cartellini a 4 milioni di euro ciascuno, il talentuoso attaccante senegalese Kaly Sene, gol  a raffica nel settore giovanile, per il più giovane centralone Albian Hajdari, classe 2003 e 190 centimetri, lasciato, tra l'altro proprio nell'ambiziosa società svizzera.

Il difensore, punto fermo delle rappresentative giovanili elvetiche, fa della fisicità la sua arma migliore ed ha già esordito, il 27 settembre 2020, nella Super League a Ginevra nella gara persa dai Bebbi contro il Servette: 1-0 il risultato finale per le sommesse sportive online 

Un nuovo concetto di Primavera

Oltre alla caratteristiche tecnico tattiche del giovane di origine kosovara, l'operazione appena descritta ci serve a fotografare una delle caratteristiche della Primavera della Juventus: il numero elevato di calciatori provenienti da altri campionati e le continue operazioni di mercato che non sempre collimano con il percorso di una Under 19 che dovrebbe prevedere almeno una stagione intera di crescita in campo e nelle sedute di allenamento.

Ciò, complica, seppur nel più alto contesto di organizzazione calcistica in Italia, anche il ruolo dell'allenatore: così con il quotato tecnico Francesco Baldini la Juve Primavera è rimasto fuori dai play off nella stagione 2018/2019, mentre nell'annata successiva con Lamberto Zauli al timone la Juve ha ottenuto un quarto posto nella classifica parziale della stagione 2020, sospesa a nove gare dalla conclusione.

Senza avventurarci in discussioni sui bilanci da sistemare, quello che ci preme ribadire è che ci troviamo davanti ad un modo diverso di allestire la Primavera, rispetto a tante società che si stanno stabilizzando ai vertici del calcio nazionale.  

Quando Andrea Pirlo, inizialmente ingaggiato per la Under 23 è stato chiamato a guidare CR7 e compagni, a catena l'ex fantasista del Vicenza ha preso il suo posto nella squadra B, mentre per la Primavera è stato promosso dall'Under 16, il  tecnico Andrea Bonatti.

Andrea Bonatti tecnico 3.0

Il giovane coach, e non utilizziamo questo sostantivo americanizzato a caso, bresciano ha un percorso calcistico molto, molto interessante: nasce, infatti, non come allenatore, ma come preparatore atletico.

Attenzione, amici, non è più insolito assistere a carriere del genere, con esperti di condizionamento atletico, piuttosto che della tecnica del portiere, che diventano tecnici strutturati e credibili anche davanti all'interno di uno spogliatoio importante. Anzi, un bagaglio di esperienze del genere, non fa che accrescere le conoscenze in uno sport nel quale non si lascia davvero più nulla all'improvvisazione.

Ultimo caso di questa nuova tipologia di tecnici che possiamo tranquillamente definire 3.0 è Francesco Farioli, ex collaboratore del Sassuolo ed ingaggiato il 21 marzo 2021 dal Karagümrük, squadra turca dal chiaro spessore tecnico italiano (Biglia, Viviano, Bertolacci, Lucas Castro, Fabio Borini tra gli altri). Farioli, classe 1989, laureato in Filosofia ed esperto di match analysis, con De Zerbi allenava Consigli, adesso avrà la responsabilità tecnica dell'intera rosa!

Torniamo al nostro Andrea Bonatti, già passato alla guida della Primavera della Lazio, ovviamente proveniente dalla Salernitana, è un profilo perfetto per questa fascia d’età; un professionista che ama migliorare i giovani con il lavoro quotidiano sul campo. Non deve vincere partite e trofei, ma valorizzare i singoli e “creare valore per la Juventus”! 

Per spendere un paragone, speriamo non azzardato, ci ricorda Alberto Bollini, non solo come accento nelle interviste, ma soprattutto come proposta di lavoro nella settimana che poi si percepisce con estrema facilità durante le partite, sempre trasmesse in diretta su SportItalia.

Predilige come sistema di gioco l’1-4-2-3-1 per cercare di produrre occasioni da rete, ma non trascura la fase difensiva, neanche per il quartetto d’attacco che ha compiti ben precisi quando il pallone è tra i piedi degli avversari.

Altra qualità importante di Bonatti, che è stato anche il secondo dell’esperto Leonardo Menichini, è quella di interfacciarsi con i giovani calciatori con la giusta comunicazione e con il corretto approccio, facendo sentire importante anche l’ultimo dei panchinari.

I rapporti tra Primavera e Juve B

Con tecnici così all’avanguardia come Bonatti e Zauli, il rapporto di condivisione tra Under 19 ed Under 23 diventa, decisamente, più facile: è evidente che non tutti i membri della rosa della Primavera arriveranno alla Juventus B, lasciando per il momento l’organico della serie A che è composto da marziani, ma chi sbarca in C oggi è sicuramente preparato per affrontare un campionato spigoloso, con partite fisiche ed avversari esperti.

Così Nicolò Fagioli (nella foto) compie con successo la sua trafila tra le due squadre e diventa una pedina importante per il futuro nel gruppo di Pirlo.

Fagioli

Il coefficiente di difficoltà degli incontri nell'ex Lega Pro è clamorosamente più alto rispetto alle gare del settore giovanile, anche di quelle della fascia d’età più alta! Quando un allenatore come Bonatti si definisce “a disposizione” di un altro vuol dire che la scelta del responsabile delle squadre è stata davvero indovinata!

Tutti i record di Kean

L’attaccante cresciuto nella Juve è il miglior prodotto del settore giovanile bianconero degli ultimi anni, per distacco. Con Allegri in panchina, ha esordito in prima squadra, in campionato e Champions: il 28 maggio 2017, all’ultima giornata si festeggia il sesto scudetto consecutivo della Juventus, Kean, sostituendo Dybala, aiuta a ribaltare l’iniziale vantaggio dei padroni di casa con Tadir, siglando all’ultimo secondo dei quattro minuti di recupero, il gol del definitivo 1-2 per le serie A scommesse

Il colpo di testa con il quale l’allora numero 34 ha trafitto il portiere brasiliano Da Costa è la prima rete di un millennial in Italia!

Convocato in Nazionale A da Roberto Mancini già nel marzo 2019, qualche mese dopo è stato ceduto all'Everton,  producendo una plusvalenza di ben 27 milioni di euro.

Il nuovo bomber: Marco Da Graca

Proprio a proposito dello scambio di calciatori tra le due rose dobbiamo evidenziare la prolificità del bomber, dodici reti alla data di prima pubblicazione di questo contenuto, ex Palermo che non solo ha esordito tra i prof con la Under 23, ma, con la casacca n. 34 che aveva indossato anche Kean al suo primo anno tra i grandi, ha dato il cambio a Demiral nel quarto di finale di Coppa Italia contro la SPAL: è proprio un compagno di squadra, Federico Chiesa a rubargli la palla del gol per il definitivo 4-0.

Il siciliano, classe 2002 e presenza fissa nelle selezioni di Coverciano, è stato acquistato a titolo definitivo dai rosanero nell’estate 2019 per 600.000 euro.

La rosa 2020/2021 ed i top 2003

Come abbiamo raccontato per il centrocampista nerazzurro Cesare Casadei, anche due juventini sono ricompresi nella lista dei 60 migliori nati nel 2003.

Fabio Miretti, grande visione di gioco è già stato definito il numero 10 del futuro: senza scomodare paragoni troppo impegnativi.

Il fantasista, abile anche nei calci piazzati, con numeri clamorosi in termini di realizzazioni ed assist anche nella Under 17, può giostrare indifferentemente da sotto punta o da centrocampista centrale: ha già esordito contro l’Albinoleffe con la Juventus B ed è stato il giocatore cardine della Nazionale Azzurra di quella classe.

L’altro bianconero nella lista stilata dal quotidiano britannico per i diciottenni che saranno famosi  è l’esterno mancino Samuel Iling jr che è stato strappato al Chelsea nell’estate 2020 in quello che è stato un colpo di mercato, probabilmente sottovalutato.  Straripante fisicamente, domina la sua fascia di competenza. 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Christophe Ena e John Bazemore. Prima pubblicazione 31 marzo 2021.

 
December 25, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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