Che sorpresa il Pordenone!

Terminata la lunga pausa invernale, è ripreso da tre turni il campionato di Serie B e già possiamo stilare i primi bilanci, dopo aver scollinato la prima metà stagione. Come spesso accade, la nostra serie cadetta propone, molto di più rispetto ad altri tornei, grandissime sorprese sia in positivo che in negativo.

C'è chi sperpera denaro, inseguendo col fiatone un traguardo che sembra costantemente sfuggire di mano; emergono, però, anche club che, grazie a dirigenze lungimiranti, con pochi, pochissimi soldi da investire, sono in grado di costruire autentici miracoli calcistici.

In questa rassegna, abbiamo analizzato, prima, il cammino clamorosamente positivo di 3 squadre: miracoli sportivi che impongono riflessioni su un sano calcio di provincia ancora sostenibile! Esaminiamo, quindi, compagini che a fine anno taglieranno grandi traguardi e faranno, probabilmente, cassa con straordinarie plusvalenze, senza spese folli, che in alcuni casi (vedi Bari, Foggia) sono costate carissime, ovvero il fallimento.

Un'analisi, questa, che appare quasi un 'diversivo' al monologo del Benevento di Pippo Inzaghi per le scommesse calcio: miglior attacco, miglior difesa, oltre “un mese” di vantaggio di partite dal secondo posto e una rosa costruita con ingaggi top che non ha un solo bomber ma segna all'unisono coi vari Nicholas Viola, Marco Sau, Massimo Coda, Oliver Kragl e così via.

Nota bene: siamo partiti considerando il valore delle 20 rose al 3 settembre 2019, ovvero il giorno dopo la chiusura del calciomercato estivo.

Pordenone - E' il vero miracolo di questa stagione di Serie B, nonostante le ultime due sconfitte. I Ramarri neopromossi viaggiano sorprendentemente al secondo posto in solitaria. Il valore della sua rosa, poi, al 3 settembre scorso, era, per i siti specializzati, al penultimo posto di questa particolare graduatoria a quota 7,85 milioni.

E volete saper quanto ha speso la dirigenza della matricola terribile friulana per i trasferimenti estivi? Zero euro, al netto degli indennizzi da versare prima degli eventuali riscatti da esercitare.

Almeno, per quanto riguarda i cartellini: alla corte di Attilio Tesser, che sogna un'altra incredibile promozione in Serie A dopo quella colta nella stagione 2010-2011 col Novara, sono arrivati, tra gli altri, i parametri zero Lucas Chiaretti (trequartista ex Cittadella), Michele Camporese (centrale difensivo ex Foggia), Alessandro Vogliacco (ingaggiato dopo il prestito dell'anno scorso dalla Juventus).

Quindi, i prestiti del portiere Michele Di Gregorio (dall'Inter), del centrocampista Davide Mazzocco (dalla SPAL) e del giovane centrocampista Tommaso Pobega (dal Milan, dopo l'esperienza alla Ternana). Risultato? Secondo posto provvisorio, anche per le scommesse calcio. Chapeau.

Cittadella - Una conferma. Si pesca in casa o in Serie C. Investimenti graduati da parte del club in mano alla siderurgica Gabrielli. E il risultato è sempre assicurato con quel posto playoff che torna sistematicamente. I veneti hanno chiuso il girone di andata al quarto posto in coabitazione con la Virtus Entella a 29 punti,  tutto questo grazie al solito prezioso lavoro del direttore generale Stefano Marchetti, già premiato la scorsa stagione come miglior dirigente sportivo italiano dell'anno.

La guida tecnica sapiente di mister Roberto Venturato e i gol di Davide Diaw, in rete anche nella vittoria di Trapani, stanno trascinando nuovamente i granata. 2,2 milioni investiti la scorsa estate per i tesseramenti, gran parte dei quali per il riscatto dall'Atalanta per il difensore Marco Varnier e un valore della rosa complessivo che si colloca al 14esimo posto con 12,03 milioni.

Virtus Entella - Dopo la mancata riammissione dell'anno scorso in Serie B e la surreale stagione in C disputata col fiatone, a suon di recuperi, la chiesa - per dirla alla Rudi Garcia - è tornata al centro del villaggio. A Chiavari, la formazione di patron Gozzi e mister Boscaglia, senza fare particolari follie, è l'immagine fulgida della squadra di provincia che fa faville.

Zona playoff, come il Cittadella. Trascinata dalla "zanzara" Giuseppe De Luca e dal bomber Andrea Schenetti, i liguri biancocelesti possono tenere la posizione playoff fin qui conquistata e rivelarsi poi la scheggia impazzita degli spareggi-promozione di fine anno.

Segui il girone di ritorno della Serie B anche con le scommesse calcio di 888sport!

*La foto di apertura dell'apertura è di Massimo Pinca (AP Photo).

February 1, 2020
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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Gonzaga, la nuova leva della NCAA: la storia del Bulldogs e un’impronta italiana

 

Una crescita esponenziale lunga ormai 25 anni. Gonzaga University dalla metà degli Anni ’90 si è affacciata al palcoscenico d’élite della NCAA. Il programma cestistico dell’università è cresciuto tantissimo, portando anche diversi giocatori in NBA.

Una crescita che parte dalla stagione 1994-95, quando per la prima volta nella loro storia i Bulldogs sono riusciti a qualificarsi per l’NCAA Tournament. Nella prima partecipazione alla post-season della NCAA, i Bulldogs sono stati eliminati al primo turno dalla terza testa di serie,  Maryland guidata dai 24 punti di Duane Simpkins, meteora a Milano nella stagione 2002-2003.

La prima grande corsa nell’NCAA Tournament di Gonzaga è quella del 1999, quando i Bulldogs arrivarono a un passo dalle Final Four. Al primo turno il successo contro Minnesota, poi il grande “upset” contro Stanford, seconda testa di serie nel tabellone del ’99. Alle Sweet Sixteen il successo contro Florida, prima del ko contro la testa di serie numero 1 Connecticut, guidata dalla settima scelta assoluta nel Draft NBA di quell’annata ovvero Richard “Rip” Hamilton. 

LA STORIA SFIORATA E LA TRACCIA AZZURRA - Da quel 1999 Gonzaga ha collezionato 21 apparizioni consecutive all’NCAA Tournament, ma ha sfiorato la storia nel 2017: i Bulldogs si presentarono alla post-season come testa di serie numero uno del tabellone, come accaduto anche nel 2013 e, successivamente, nel 2019, anche per le scommesse basket! Se la prima volta arrivò una cocente delusione con il ko al secondo turno contro Wichita State, nel 2017 invece i Bulldogs sono arrivati fino in fondo, qualificandosi per la prima volta alle Final Four.

Nello staff tecnico di quella Gonzaga era già presente da tre anni Riccardo Fois, attuale player development coach dei Phoenix Suns. L’azzurro nato a Olbia e grande amico di Gigi Datome, in quel di Gonzaga ricopriva il ruolo di analytics ed è stato fondamentale nella crescita di molti giocatori, su tutti Domantas Sabonis, di cui parleremo dopo.

Nel 2017 i Bulldogs batterono South Dakota State, Northwestern, West Virginia e infine Xavier nell’Élite Eight, conquistando così il primo biglietto per le Final Four che in quell’anno si disputarono a Glendale, Arizona.

Consulta la guida del torneo NCAA!

Nelle National Semifinals i Bulldogs ebbero la meglio su South-Carolina grazie ai 23 punti di Nigel Williams-Goss, che dopo due anni passati in Europa ora è tornato in America e ha firmato un contratto con gli Utah Jazz, anche se in questo momento gioca nei Salt Lake City Stars, la squadra di G-League dei Jazz. Nella finalissima invece Gonzaga si ritrovò di fronte North Carolina, che vinse 71-65 conquistando il sesto titolo nazionale della sua storia. 

I BULLDOGS NELLA NBA - Fino agli Ottanta la presenza di Gonzaga in NBA era praticamente pari a zero, con qualche giocatore scelto molto tardi al Draft e mai protagonista “al piano superiore”. Per arrivare al primo “Bulldog” in NBA (e che giocatore) bisogna arrivare al 1984, quando gli Utah Jazz decisero di spendere la loro scelta al primo giro del Draft chiamando il nome di John Stockton al numero 16.

Originario di Spokane, Stockton decise di declinare le offerte di Idaho e Montana e passare quattro anni a Gonzaga, rendendosi poi disponibile per la NBA dopo l’anno da Senior. Stockton con i Jazz giocò per 19 stagioni ed è primo, con distacco, nella lista degli assist-man della NBA con 15806 assist realizzati, quasi quattro mila di vantaggio rispetto a Jason Kidd...

Insieme a Malone formò una delle coppie più dominanti della NBA e solo i leggendari Bulls di Jordan, Pippen e Rodman gli negarono il titolo. Sia gli Utah Jazz che i Bulldogs hanno deciso di ritirare la maglia #12 di Stockton in onore della sua straordinaria carriera.

La più alta scelta al Draft nella storia dei Bulldogs fu però un vero e proprio flop e stiamo parlando di Adam Morrison, scelto con la terza chiamata assoluta dagli allora Charlotte Bobcats guidati da Michael Jordan. Un fallimento su tutta la linea, con Morrison che giocò solamente due stagioni a Charlotte prima di finire ai Lakers dove vinse due titoli anche se non giocò quasi mai con i gialloviola.

Attualmente in NBA giocano ben cinque “Bulldogs”, due dei quali selezionati nell’ultimo Draft. Su tutti in questa stagione sta spiccando Domantas Sabonis, che spesso ha ringraziato proprio Riccardo Fois per la sua enorme crescita. Figlio del fenomenale Arvydas, il lituano con la maglia degli Indiana Pacers sta vivendo la sua stagione migliore della carriera con una doppia doppia abbondante di media.

Oltre a lui, in NBA oggi ci sono anche Kelly Olynyk, Zach Collins, Brandon Clarke e il lungo di origini giapponesi Rui Hachimura, nona scelta assoluta dei Washington Wizards nel Draft del 2019.   

Segui i Bulldgos nelle March Madness anche con le scommesse basket!
 

*La foto di apertura dell'articolo è di John Locher (AP Photo).

February 1, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Super Bowl, l’America si ferma: a Miami si sfidano Chiefs e 49ers

 

Giovani, rampanti e divertenti. Questo accomuna i Kansas City Chiefs e i San Francisco 49ers, protagonisti della 54esima edizione del Super Bowl, l’evento per eccellenza dello sport americano, che si disputerà domenica sera all’Hard Rock Stadium.

Guidati dall’MVP della passata stagione, ovvero Patrick Mahomes, i Chiefs hanno dominato la AFC raggiungendo un Super Bowl cinquant’anni dopo l’ultima volta. Dopo la cocente eliminazione dell’anno scorso contro i New England Patriots in overtime, quest’anno Kansas City ha battuto prima gli Houston Texans, poi i Tennessee Titans realizzando 88 punti nelle due sfide.

Dall’altra parte San Francisco è stata forse la più grande sorpresa della NFC, vincendo le prime otto partite della Regular Season e chiudendo al primo posto con un record di 13 vittorie e 3 sconfitte. Nella post-season i Niners hanno battuto i Minnesota Vikings e i Green Bay Packers, subendo solamente 30 punti e tornando al Super Bowl sette anni dopo la fantastica stagione che ha visto protagonista Colin Kaepernick. 

Le quote migliori del Super Bowl con 888sport!


INFO GENERALI - Sarà l'undicesima finale disputata a Miami che diventa, così, la città ad aver ospitato più Super Bowl! Sono già state decise le prossime sedi: nel 2021 si resta in Florida, a Tampa, poi si andrà a Los Angeles. Nel 2023 si giocherà in Arizona e l'anno successivo a New Orleans. 

Diretta Canale 20 e DAZN nella notte tra domenica e lunedì dalle 00.30.

Ovviamente è tutto esaurito a Miami ed i biglietti sul mercato del cosiddetto resale sono schizzati ad oltre 1.000 dollari! Consulta la nostra guida alle scommesse NFL!

LA PARTITA - Da una parte un attacco stellare, dall’altra una difesa straordinaria capace di fare la differenza anche nei Playoff. Le tantissime armi a disposizione di Patrick Mahomes rendono imprevedibile l’attacco dei Chiefs. Da Travis Kelce a Tyreek Hill, due dei principali terminali offensivi di Kansas City, serviti perfettamente da un Mahomes straordinario in questi Playoff.

Dall’altra parte c’è la straordinaria front-seven della difesa dei 49ers, guidata dalla seconda scelta assoluta dello scorso Draft, Nick Bosa. La pressione che sa portare la linea difensiva di San Francisco ha condizionato pesantemente tantissimi attacchi della NFL. La difesa allenata dal coordinator Robert Saleh ha chiuso l’annata come la seconda per yard concesse agli attacchi avversari e come migliore per yard su passaggio (solamente 2707, circa 160 a partita).

A questa linea di difesa il front-office dei Niners ha aggiunto l’esperienza di Richard Sherman, uno dei Cornerback più esperti e forti di tutta la NFL.

Quale sarà il quarto con più punti? Elabora la tua scommessa con 888sport!

Osservando i due roster quello di San Francisco sembra il più completo, in grado di avere almeno una stella in ogni settore. La vera differenza la può fare il Quarterback, lì dove Patrick Mahomes ha dimostrato di avere più talento e più capacità di improvvisare rispetto a Jimmy Garoppolo.

Il duello più importante sarà quello tra la linea d’attacco dei Chiefs e la front-seven spaventosa di San Francisco. Il tutto, legato alla capacità di Mahomes di eludere la pressione avversaria, uscire dalla “tasca” e trovare i suoi ricevitori in profondità. L’obiettivo dell’attacco dei 49ers sarà quello di controllare il cronometro, cercare drive lunghi con un forte gioco di corsa basato sui Runningback a disposizione di Kyle Shanahan. 

Troy Apke in azione!

LE QUOTE - Secondo i quotisti di 888sport.it, i Kansas City Chiefs hanno un leggero favore nel pronostico e il successo di Mahomes e compagni paga 1.79 volte la posta per le scommesse sportive. Lo straordinario stato di forma del QB dei Chiefs fa pendere l’ago della bilancia a favore della squadra allenata da Andy Reid.

Ci sarà un'alta rimonta?! A Kansas City attendono da cinquant’anni questo momento, ci saranno enormi pressioni sui Chiefs e potrebbe essere difficile il primo quarto per Kansas City. Proprio come successo nei primi due match di questo Playoff, non è da escludere una partenza lenta dei Chiefs, che si sono ritrovati sotto 24-0 contro i Texans e 10-0 contro i Titans, ribaltando in modo clamoroso le quote delle scommesse live

In entrambi i casi Kansas City è riuscita a fare la differenza nel secondo quarto, alzando il livello della sua difesa e segnando regolarmente con drive veloci guidati da un attacco elettrico.

Tra le tante quote interessanti che si trovano su 888sport.it, ne segnaliamo due che riguardano il primo tempo e che seguono la tendenza delle due squadre in questi Playoff. La prima riguarda l’over 26.5 punti totali nel primo tempo, che paga 1.88 volte la posta.

La seconda invece è la più azzardata e intrigante, ovvero la scelta del quarto di gioco dove verranno realizzati più punti. Seguendo il ragionamento fatto in precedenza sulla tendenza dei Chiefs di fare la differenza in attacco nel secondo quarto, optiamo per il secondo quarto come parziale con più punti realizzati che paga 2.55 volte la posta. 

Quale sarà la tua scommessa per il Super Bowl?!

*La foto di apertura dell'articolo è di David J. Phillip (AP Photo); la seconda di Mark Tenally (AP Photo).

 
January 29, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Kobe e le altre 10 leggende che avremmo voluto intervistare


Il mondo dello sport piange Kobe Bryant: la notizia della sua prematura scomparsa, a seguito di un incidente in elicottero nel quale hanno perso la vita anche sua figlia Gianna e altre sette persone, ha lasciato tutti di sasso.

Ci sono alcuni personaggi, come Bryant, che hanno insegnato, e continueranno per sempre a insegnare, a tutti noi i valori più importanti dello sport e che hanno qualcosa da dire non soltanto nel loro ambito, ma all’intera umanità, per la grandezza delle loro personalità e delle loro imprese, che hanno molto da insegnarci.

Noi del blog italiano di 888sport abbiamo deciso di raccogliere, oltre all’ex stella dei Lakers, i nomi di altri 10 personaggi, 10 leggende dello sport che non sono più tra noi e che avremmo avuto il piacere (e l’onore) di intervistare.

Kobe Bryant - Bryant è stato una vero e proprio mito del basket NBA: cresciuto in Italia al seguito del padre Joe, Kobe esordì a 18 anni e 72 giorni nel massimo campionato americano con i Los Angeles Lakers, arrivato direttamente dalla High School, senza passare per il basket universitario.

In vent’anni di carriera, Black Mamba (questo il soprannome che lui stesso si era dato ispirandosi al film Kill Bill 2 di Quantin Tarantino) ha vinto 5 titoli NBA, e due medaglie d’oro olimpiche, superando infortuni che avrebbero messo al tappeto chiunque. Lasciò il basket a A 37 anni, dopo 1346 gare disputate e dopo aver superato il suo idolo Micheal Jordan nella classifica del punti messi a segno in NBA.

Muhammad Alì - Un altro che, nonostante fosse un pugile, è stato messo al tappeto davvero poche volte. Nato a Louisville, Cassius Clay conquistò la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 e a 22 anni diventò campione del mondo dei pesi massimi, battendo Sonny Lindon. Convertitosi all’Islam, cambiò il suo nome in Muhammad Alì e divenne il simbolo della protesta popolare contro la guerra in Vietnam e dei diritti civili dei neri negli USA.

Segui le Olimpiadi di Tokyo con le scommesse sportive di 888sport!

Personaggio carismatico, Alì è stato il simbolo di una generazione americana, di un mondo che stava cambiando, di una rivoluzione culturale che lui ha incarnato. Morì nel 2016, logorato dal morbo di Parkinson.

Johan Cruyff - Chi scrive è andato a un passo da intervistare il simbolo del calcio totale, dell’Arancia Meccanica olandese e dell’esemplare Ajax che tra la seconda metà degli anni ‘60 e i ‘70 rivoluzionarono il football e la sua filosofia. Quell’intervista, saltata all'ultimo nel 2014, rimarrà un rimpianto, per tutto ciò che Cruyff ha fatto, detto e rappresentato.

Johan Cruyff con la maglia del Barcellona!

Tutte le quote per scommettere sul calcio con 888sport.it!

Agostino Di Bartolomei - Per i tifosi della Roma rappresenta il capitano silenzioso, il condottiero del secondo scudetto, il ragazzo dalla faccia triste che sapeva essere leader anche senza parlare. Di Bartolomei dava l’impressione di non essere a suo agio nel ruolo del calciatore: ci lasciò troppo presto, togliendosi la vita con un colpo di pistola esattamente dieci anni dopo la finale di Coppa dei Campioni persa dalla sua Roma contro il Liverpool.

Jesse Owens - Le Olimpiadi di Berlino del 1936 dovevano servire a Hitler per mettere in mostra sé stesso e la sua Germania nazista davanti al mondo intero: la discriminazione degli ebrei e la superiorità della razza ariana erano i fondamenti sui quali il dittatore stava costruendo il suo folle progetto di dominio mondiale.

Chi gli rovinò i piani fu un ventiduenne afroamericano dell’Alabama, James Cleveland Owens che vinse 4 medaglie d’oro: 100 metri, 200 metri, staffetta 4×100 e salto in lungo.

Enzo Bearzot - Una partita a scopone scientifico giocata con Zoff, Causio e il presidente della Repubblica, Sandro Pertini sull’aereo di rientro dalla Spagna: questa è l’immagine più emblematica del “Vecio”, il commissario tecnico che ha sfidato la stampa ostile e la diffidenza dell’opinione pubblica, portando la nazionale nel 1982 a conquistare una Coppa del mondo ritenuta da tutti impossibile. Da tutti, ma non da lui.

Se ci fossero state all'epoca le scommesse live, nessuno avrebbe puntato sul terzo gol di Paolino Rossi al Brasile!

Gigi Meroni - L’ala destra del calcio italiano per antonomasia: un’ala che la vita ha spezzato troppo presto. La farfalla granata, come Nando Dalla Chiesa l’ha magistralmente ed eternamente definito, rappresenta il genio ribelle del calcio italiano, punto di riferimento del Torino e icona della beat generation, calciatore e artista che dipingeva capolavori dentro e fuori dal rettangolo di gioco.

Morì a 24 anni, investito da un’automobile guidata da Attilio Romero, futuro presidente del Torino.

Drazen Petrovic - Nato nell’allora Jugoslavia, diventato poi croato a seguito dell’indipendenza dichiarata dal presidente Tudjman, Drazen Petrovic era soprannominato “il Mozart dei canestri”, uno dei migliori cestisti di tutti i tempi, il numero uno tra i non americani. Talento eccezionale, dopo aver dominato in Europa prima con il Cibona Zagabria e poi con il Real Madrid, tentò l’avventura in NBA, con Portland e New Jersey, dove riuscì a imporsi nel campionato più importante del mondo.

Con la Jugoslavia si laureò campione del mondo nel 1990; morì prematuramente a 29 anni, a seguito di un incidente stradale in Germania.

Gaetano Scirea - È unanimemente considerato il gentiluomo del calcio italiano, che in tutta la carriera si è distinto per lo stile, la signorilità e la correttezza dentro e fuori dal campo. Ha vinto tutto ciò che si poteva vincere, in Italia e in Europa, con la Juventus e ha alzato al cielo di Madrid, da capitano, la Coppa del mondo 1982. Mai espulso in carriera, perse la vita prematuramente a 36 anni, in un tragico incidente stradale in Polonia.

Ayrton Senna - “Da quando Senna non corre più”, cantava Cesare Cremonini. Ayrton Senna da Silva ha smesso di correre in Formula 1 il 1° maggio 1994, quando morì all’Ospedale Maggiore di Bologna, dov’era stato trasportato d’urgenza, in elicottero, a seguito di un terribile incidente occorsogli con la sua Williams durante il GP di San Marino, sul circuito di Imola.

Tre volte campione del mondo, vincitore di 41 gran premi sui 162 disputati, Ayrton era un uomo schivo, introverso e riflessivo. Vincere era la sua ossessione, le gare di Formula 1 per lui erano come degli antichi duelli tra cavalieri, e come tale si è sempre comportato, in pista e fuori.

*Le due immagini dell'articolo sono di AP Photo.
 

January 29, 2020
Emanuele Giulianelli
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

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Il Barça in confusione, Napoli spera...

Se ne parla poco, in realtà Rino Gattuso non pensa ad altro. Parliamo dell'ottavo di finale Napoli-Barcellona del 25 febbraio al San Paolo (ritorno il 18 marzo al Camp Nou). Se la squadra catalana non risolve i suoi problemi, la squadra azzurra può sperare nel colpaccio.

Sembrava assurdo pensarlo solo fino a poche settimane fa, ma adesso la situazione è molto cambiata, nonostante il Barcellona resti, naturalmente, per le quote Champions favorito per il passaggio del turno. Intanto il gruppo di Gattuso sta ritrovando fiducia perché finalmente arrivano risultati confortanti, dalla vittoria al San Paolo con la Lazio in Coppa Italia all'impresa successiva con la Juve.

Il gioco si era visto già contro l'Inter, nonostante la sconfitta per errori individuali dei difensori, e in parte contro la Lazio in campionato, ma certo vincere regala ben altra autostima, proprio ciò di cui aveva bisogno la squadra di Gattuso. Oltre i nuovi acquisti, presto il tecnico ex Milan riavrà Koulibaly a rendere meno fragile la difesa, finora in assoluta emergenza al punto che il laterale Di Lorenzo è stato schierato come centrale accanto a Manolas.

Aria pesante alla Masia - Soprattutto, dall'altra parte il Barcellona vive un momento di caos piuttosto imbarazzante per un top club come quello catalano. Finché ha potuto, Messi ha difeso in ogni modo il tecnico Valverde, nonostante le incredibili rimonte subite nelle ultime due Champions, con le beffarde eliminazioni contro Roma e Liverpool.

Soltanto l'ottimo rapporto con i senatori dello spogliatoio e in particolare con il leader argentino, che aveva fatto autocritica affermando che la colpa delle sconfitte fosse dei giocatori, aveva salvato Valverde, che comunque aveva vinto il campionato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'ennesima rimonta subita, stavolta contro l'Atletico Madrid nella Supercoppa spagnola disputata in Arabia a inizio gennaio, con le scommesse live bloccate di continuo! 

Immediato il blitz dei dirigenti catalani (il dg Oscar Grau e il ds Abidal) in Qatar per convincere Xavi – mente illuminata del grande Barcellona di Guardiola - ad accettare subito la panchina. Ma l'ex regista ha rifiutato: "E' troppo presto per me", ha detto. In realtà si dice che abbia declinato l'invito per un rapporto non idilliaco con il presidente Bartomeu.

Fatto sta che allora il direttivo blaugrana ha optato per una scelta a sorpresa: Quique Setién, 61enne ex allenatore del Betis e altro fautore del possesso palla esasperato modello Pep. Tanti addetti ai lavori, in Spagna, sono rimasti sconcertati, perché non ritengono Setién all'altezza di guidare una squadra ambiziosa come il Barcellona, costretta a vincere praticamente sempre.  

La caduta di Valencia da favoriti per le scommesse sportive, sabato 25 gennaio, ha certificato le difficoltà della formazione catalana. Già pochi giorni prima, il Barça aveva rischiato l'eliminazione in Coppa del Re a Ibiza, club che milita in Segunda Division B, la terza serie calcistica di Spagna. Ma la prestazione del Mestalla è stata addirittura peggiore, caratterizzata da un fraseggio sterile e pochi tiri in porta.

“Dobbiamo adattarci alle modifiche che ci chiede il nuovo staff tecnico”, si è giustificato Busquets. È finita con un secco 2-0 per il Valencia e nel Barcellona, al solito, si è salvato solo Messi.

Impalpabile Griezmann, che ancora non riesce a integrarsi in modo convincente nel gruppo, ed è uscito dai favoriti per il podio dei cannonieri nelle quote Champions League; inoltre, l'assenza dell'infortunato Suarez - resterà fuori per 4 mesi, quindi salterà anche le sfide con il Napoli - è stata decisiva. Era il centravanti uruguaiano a fornire la giusta dose di praticità e cinismo al gioco dei catalani: senza di lui, diventa tutto maledettamente più complicato. Non a caso, la dirigenza blaugrana sta trattando Rodrigo, centravanti del Valencia e della nazionale spagnola, destinato a trasferirsi nel Barca.

Scelte discutibili per Setién - Inquietante la prova del centrocampo, che pure era quello titolare, De Jong, Busquets e Arthur, quest'ultimo finalmente rientrato dopo un lungo infortunio. I tre però non hanno né coperto a sufficienza né creato gioco e il Valencia ne ha approfittato. Solo Vidal, nella ripresa, ha portato un po' di vivacità, ma l'ingresso del cileno, vanamente corteggiato da Conte per la sua Inter, non è bastato per dare una svolta alla partita.

E sullo 0-0, l'ottimo Ter Stegen – formidabili i suoi interventi a Dortmund, contro il Borussia, nel girone di Champions – ha parato un rigore a Maxi Gomez, che si è poi riscattato firmando la doppietta decisiva.

È un Barcellona in confusione, che non è più quello di Valverde e non è ancora quello che ha in mente Setién: un po' come la Juve di Sarri, che però è in testa alla Serie A. Il Barcellona invece ha perso il comando della classifica nella Liga, superato da un Real Madrid che non ha sprecato l'occasione – vincendo a Valladolid - per staccare gli eterni rivali. I giochi sono apertissimi, per carità, e il nuovo tecnico avrà tempo per sistemare le cose in vista della doppia sfida con il Napoli, ma le premesse danno fiducia a Gattuso.

La stessa difesa appare tutt'altro che invulnerabile: le scelte di Setién, cioè Sergi Roberto invece di Semedo a destra e soprattutto Umtiti al posto di Lenglet al centro accanto a Piqué, non si sono rivelate vincenti. Insomma, in piena stagione il Barcellona è tornato un cantiere aperto e chissà se il nuovo allenatore riuscirà a trovare la soluzione a tutti i problemi della squadra.

Non può essere solo e sempre Messi, nonostante il fenomeno argentino si stia confermando in grande forma: per sperare di eliminare il Napoli e andare avanti in Champions, il Barça ha bisogno di ritrovare il collettivo e quindi il gioco. Altrimenti negli ottavi della competizione più prestigiosa d'Europa ci scapperà un'altra sorpresa, proprio come al Mestalla.

Segui i 180' di Napoli - Barcellona anche con le scommesse calcio di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Gregorio Borgia (AP Photo).

January 29, 2020
Giulio
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Giulio è nato giornalista sportivo, anche se di professione lo fa “solo” da 30 anni. Dal 1997 è l'esperto di calciomercato del quotidiano La Repubblica.

Dal '90 segue (senza annoiarsi mai) le vicende della Lazio: collabora anche con Radiosei e dirige il sito Sololalazio.it. Calcio e giornalismo sono le sue grandi passioni. L'unico rimpianto che lo tormenta è aver smesso di dare spettacolo sui campi di calcetto.

 

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Super Bowl, tutte le rimonte del più grande evento sportivo!

 

Un evento storico che riesce a bloccare totalmente un intero paese come l’America. Il Super Bowl da 54 anni rappresenta il più grande appuntamento dello sport americano, diventando un vero e proprio show mondiale. Nella 54esima edizione del Super Bowl all’Hard Rock Stadium di Miami si affronteranno i Kansas City Chiefs e i San Francisco 49ers.

All’interno di questi Playoff c’è stata una grande rimonta, tema di riferimento anche in alcuni Super Bowl che hanno fatto la storia. I protagonisti sono stati proprio i Kansas City Chiefs, favoriti anche a Miami per le scommesse sportive capaci di ribaltare uno svantaggio di 24 punti nel Divisional Round giocato in casa contro gli Houston Texans.

Guidati da uno straordinario Patrick Mahomes, i Chiefs hanno saputo recuperare il match già prima dell’intervallo, andando al riposo avanti 28-24 e mettendo in sicurezza il risultato nella ripresa.

Giants, specialisti in rimonte - Le due squadre protagoniste di rimonte storiche nel Super Bowl sono sicuramente i New York Giants e i New England Patriots. I Pats hanno perso nel 2012 contro la squadra newyorkese al termine di una stagione quasi perfetta. Guidati da Tom Brady, i Patriots erano arrivati al Super Bowl dominando la AFC e desiderosi di rivincita dopo la sconfitta nel Super Bowl del 2007.

In quel di Indianapolis i Patriots grazie al lancio da touchdown di Tom Brady per Aaron Hernandez andarono in vantaggio 17-9. I Giants riuscirono a ridurre lo svantaggio grazie a due field-goal di Lawrence Tynes, prima del drive decisivo guidato da Eli Manning. Il Quarterback dei Giants diede il via dalle proprie 12 yard a quello che è stato il drive più importante della sua carriera. Il touchdown di Ahmad Bradshaw con poco più di un minuto sul cronometro regalò a New York il secondo successo contro i Patriots nel Super Bowl in cinque anni.

Un’altra storica rimonta dei Giants fu quella del 1990, contro i Buffalo Bills che nel secondo quarto andarono in vantaggio di 9 punti grazie ad una safety realizzata dalla difesa dei Bills. Prima dell’intervallo però i Giants riescono a realizzare un touchdown, completando poi la rimonta nel secondo tempo vincendo la venticinquesima edizione del Super Bowl.

Consulta la guida di 888sport per le scommesse sul football americano!

Uno dei più grandi suicidi sportivi della NFL è quello di John Elway e dei Denver Broncos, che nel 1987 in quel di San Diego chiusero il primo quarto avanti 10-0 contro i Washington Redskins. Dall’inizio del secondo quarto però è partito il disastro offensivo di Denver, con Elway che lanciò due intercetti permettendo a Washington di realizzare addirittura 35 punti nel secondo quarto. 

THE BIGGEST COMEBACK IN SUPER BOWL HISTORY - Questo è il titolo per la 51esima edizione del Super Bowl, disputata nel 2017 all’NRG Stadium di Houston tra gli Atlanta Falcons e i New England Patriots. Dopo un primo quarto da polveri bagnate, i Falcons fanno la differenza all’inizio del secondo quarto, andando poi all’intervallo avanti per 21-3.

Decisivi nel primo tempi i tre touchdown segnati da Freeman, Hooper e dal Cornerback Robert Alford, capace di intercettare un passaggio di Tom Brady e di portarlo in end-zone dopo 82 yard di corsa. Prima dell’intervallo il fiele-goal di Gostkovski ha fissato il punteggio sul 21-3, ma nel primo possesso della ripresa Atlanta è tornata a segnare un altro touchdown con Tevin Coleman su passaggio di Matt Ryan.

Dal 28-3 dei Falcons è partita l’incredibile rimonta dei Patriots, iniziando dal TD realizzato da White su passaggio di Brady che fissa il punteggio sul 28-9 dopo l’extra point fallito da Gostkovski. Ad inizio quarto periodo i Patriots riducono ulteriormente il distacco portando sul 28-12 grazie al secondo field-goal di giornata di Gostkovski, prima del rush finale guidato da Tom Brady che negli ultimi minuti ha permesso ai Patriots di recuperare la partita, con le scommesse live completamente impazzite!

Passaggio da touchdown per Danny Amendola e successiva trasformazione da due punti di James White per fissare il punteggio sul 28-20. A meno di un minuto dalla fine dei regolamentari arriva il touchdown su corsa di White e la conversione da due punti di Amendola che porta la gara al supplementare.

Bastano otto down e meno di quattro minuti ai Patriots per trovare nuovamente la end-zone grazie ancora una volta a James White per scrivere la storia e realizzare “The biggest comeback in Super Bowl history”. 
 

*La foto è di Elise Amendola (AP Photo).

January 29, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Più fai male... più guadagni!

In principio fu Helenio Herrera. Da quel momento in poi la figura dell’allenatore - un tempo secondaria rispetto alla squadra - ha assunto via via sempre più importanza. Scegliere il tecnico giusto è alla base di ogni progetto, e oggi i club partono dalla guida tecnica per poi pensare ai giocatori. Ma quanto pesa una scelta sbagliata? Molto, considerando anche l’aspetto economico.

In Italia, Zamparini e Cellino sono stati due presidenti che hanno fatto la fortuna della categoria, garantendo posti di lavoro a buona parte degli iscritti all’Assoallenatori. Ma per trovare una cifra economica di un certo spessore, è necessario uscire dai confini nazionali.

Il caso del Chelsea - Il Chelsea di Abramovich è il club che in Europa ha pagato a caro prezzo le scelte infauste per la panchina. L’ultimo - solo in ordine temporale - è stato Antonio Conte che - dopo aver incassato oltre 11 milioni di euro per l’esonero, nelle ultime settimane ha vinto un ulteriore ricorso che ha fruttato altri 100 mila euro.

Il magnate russo è considerato un mangia allenatori, e nella sua gestione del club - iniziata nel 2003 - ha allontanato prima della scadenza contrattuale degli accordi altri otto allenatori. Il risarcimento più pesante - e non poteva essere altrimenti - è finito sul conto corrente di Josè Mourinho, definito - non a caso - Special One; il tecnico proroghe se ha incassato ventisette milioni e mezzo di euro per due esoneri, il primo subito nel 2007, il secondo - più recente - nel 2015.

L’allenatore brasiliano Felipe Scolari, allontanato nel 2009, si dovette accontentare di 15 milioni di euro, pochi penny in meno per l’altro portoghese Andreas Villas Boas. Alla fine, i nove esoneri griffati da Roman Abramovich sono costati quasi 100 milioni di euro. Il tutto, per portare a casa una Champions League, vinta da Roberto Di Matteo, poco dopo inevitabilmente... esonerato! Nella Champions 2020 i Blues partono da sfavoriti per le scommesse calcio contro il Bayern!

Licenziare gli allenatori costa, licenziare quelli bravi costa molto di più. Oltre a guidare la classifica degli indennizzati più ricchi del Chelsea, Josè Mourinho può vantare altri due esoneri di un certo spessore: l’ultimo - quello incassato dal Manchester United - ha accresciuto il suo conto in banca di 22 milioni di euro. In confronto, il risarcimento ottenuto per l’esonero dall’allenatore olandese Louis Van Gaal dallo stesso club inglese è di gran lunga minore: 5 milioni di euro.

L’ultimo esonero da record è stato pagato dal Tottenham che ha dovuto saldare il conto con l’allenatore Pochettino versando nelle casse del tecnico 25 milioni di euro.

In Spagna, l’ex ct della Nazionale Lopetegui, aveva minacciato una richiesta di risarcimento di 28 milioni di euro al Real Madrid, dopo essere stato allontanato da Florentino Perez: alla fine ha prevalso il buon senso, il tecnico si è accontentato di 3 milioni per chiudere la faccenda ed il Real è il nuovo favorito della Liga per le scommesse sportive!

Anche in Ligue1 gli indennizzi sono costosissimi, al pari dei maggiori campionati continentali: nel 2016 il PSG risarcì Laurent Blanc con 22 milioni di euro. Il Monaco, per l’addio di Claudio Ranieri sborsò 4,5 milioni.

Juve e Inter - Ma anche in Italia i presidenti dei club pagano a caro prezzo le scelte sbagliate. O anche quelle giuste, come nel caso della Juventus favorita per le scommesse serie A con Massimiliano Allegri. Il cambio sulla panchina bianconera con Sarri, è costato al club juventino 15 milioni e 600 mila euro, cifra lorda che l’ex allenatore livornese percepirà fino al 30 giugno 2020.

Allegri è senza dubbio un privilegiato, ma c’è chi sta meglio di lui; è il caso di Luciano Spalletti, ex allenatore dell’Inter che ha con la società nerazzurra un accordo fino al 30 giugno 2021. Tale intesa - qualora Spalletti non trovasse squadra nei prossimi 18 mesi, peserebbe in maniera mostruosa sulle casse della società: 25 milioni di euro tra ingaggio e tasse! 

Non costò poco - nel 2012 - neanche l’esonero di Rafa Benitez: lo spagnolo, allontanato da Moratti, pretese 8 milioni di euro per svuotare il suo ufficio ad Appiano Gentile.

In casa Milan gli esoneri non sono altrettanto pesanti, ma considerando i numerosi tecnici allontanati negli ultimi anni - da Seedorf a Inzaghi passando per Brocchi e Giampaolo - anche qui, alla voce indennizzi per ex allenatori, la voce in bilancio si va considerevolmente pesante.

E’ andata sicuramente meglio ad Aurelio De Laurentiis che - chiamato a pagare una cifra importante per l’esonero di Carlo Ancelotti, ha trovato sula propria strada l’Everton che ha offerto all’ex allenatore del Napoli un ingaggio un paio di giorni dopo l’allontanamento da Castelvolturno. Pericolo scampato.

Segui il girone di ritorno della serie A con le scommesse live di 888sport!

*La foto dell'articolo è di Kerstin Joensson (AP Photo).

January 29, 2020
simone pieretti
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Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

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I ricavi dalla Champions 2020!

Tutti, dai grandissimi club alle piccole squadre che arrivano da campionati di seconda fascia, sognano la Champions League. Per il prestigio, certo, perché lottare per la coppa dalle grandi orecchie contro i migliori giocatori d’Europa è sempre fonte di orgoglio. Ma, in un calcio in cui contano sempre più bilanci e introiti, anche e soprattutto perché la Champions è un vero e proprio…pozzo di denaro!

Andare avanti di turno in turno significa guadagnare grazie a incassi allo stadio, premi UEFA e diritti televisivi. E vincerla, beh, equivale a fare bingo. Si mette in bacheca il trofeo più prestigioso e si incamerano parecchi soldi, arrivando anche a incassare oltre 100 milioni di euro.

Ma come? Intanto, basta qualificarsi ai gironi. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto per le piccole, ma chi riesce a far parte dell’élite calcistica del vecchio continente può cominciare a mettere a bilancio 15,25 milioni di euro. Questo l’introito base, a cui poi vanno ne vanno aggiunti altri, che dipendono da una serie di variabili.

Per le quote Champions, attenzione al Liverpool, squadra difficilmente "eliminabile" nell'ottica di 180 minuti!

I premi legati ai risultati - Il primo, i risultati, che dividono tra i club partecipanti, 585 milioni di euro. Ogni partita di Champions League “vale” 2,7 milioni, che vanno alla squadra che vince. In caso di pareggio, i due club ricevono invece 900mila euro a testa, con i restanti 900mila che rimangono nelle casse della UEFA e verranno poi distribuiti proporzionalmente ai risultati complessivi a fine competizione.

Quindi, una squadra può potenzialmente incamerare (soltanto con i premi) fino a 31 milioni e mezzo di euro già a dicembre, a patto di vincere tutte e sei le partite del suo girone, come il Bayern in questa edizione!

La qualificazione alla fase ad eliminazione diretta porta poi altri 9,5 milioni di euro. Chi riesce ad arrampicarsi più in alto incassa ancora di più. Altri 10,5 milioni di euro ai club che raggiungono i quarti, 12 per chi arriva alle semifinali, 15 per chi si gioca la finale. E chi vince, ciliegina sulla torta, ne porta a casa altri 4 milioni. Insomma, una Champions “perfetta”, con tutte vittorie, vale solo di premi 81 milioni di euro. Ma non finisce qui, perché ci sono altri introiti, spartiti secondo altre variabili.

Quote e ranking - A partire dalla stagione in corso, anche il ranking europeo contribuisce ai ricavi. Altri 585 milioni vengono infatti suddivisi in 528 “quote di coefficiente”, che vengono assegnate a ogni club a seconda della classifica secondo le prestazione degli ultimi dieci anni nelle coppe europee. Una quota (circa 1,1 milioni) finisce all’ultima classificata, la penultima ne riceve due, la terzultima tre e così via, fino alla prima del ranking, che ne riceve 32, pari a oltre 35 milioni.

La solita tv - E poi c’è il celebre market pool, la suddivisione di 292 milioni a seconda del valore di ciascun mercato televisivo. Metà del market pool, poi, viene diviso a seconda dei risultati nel precedente campionato. E quindi per le quote Champions per i paesi come l’Italia, che hanno quattro squadre, i campioni ricevono il 40% di questa metà, il 30% va alla seconda, il 20% alla terza e il 10% alla quarta.

L’altra metà dipende invece dai risultati nella competizione europea, visto che si basa sul numero di partite giocate da ogni singolo club. Se una delle squadre non si qualifica ai gironi, la quota nazionale viene spartita tra le altre dello stesso campionato. Ecco perché, quando una squadra italiana non riusciva a superare i preliminari, le altre spesso…esultavano, essendo certe di incamerare anche una parte della fetta che sarebbe spettata ai colleghi sconfitti.

I ricavi 2020 delle italiane - Dunque, facendo un paio di rapidi calcoli, si ha già un’idea dei ricavi ottenuti finora dai club italiani che hanno preso parte a questa edizione. L’unica cifra già decisa è ovviamente quella proveniente dal ranking, mentre i premi e la parte restante del market pool possono variare a seconda dei risultati di chi è ancora in corsa.

I festeggiamenti della Juve per l'ottavo scudetto consecutivo!

È il caso della Juventus, che all’inizio del girone sapeva già che a fine Champions avrebbe incassato almeno 58,6 milioni di euro: i classici 15,25 per la partecipazione, 13,4 per la metà del market pool e 29,9 per il ranking storico, sesta delle partecipanti e settima favorita per le scommesse calcio.

Aggiungendo le 5 vittorie e un pareggio (14,4 milioni) e il premio per la qualificazione alla fase ad eliminazione (9,5 milioni), i bianconeri possono già contare su oltre 80 milioni. E c’è spazio per migliorare, oltre a dover aggiungere (come per le altre) l’altra metà del market pool.

Alle altre va un po’ peggio, ma neanche troppo. Il Napoli, secondo in classifica nella scorsa serie A, accumula 41,7 milioni (15,25, più 10,9 di market pool e 15,5 di ranking), a cui vanno aggiunti i 9,5 milioni per la qualificazione alla prossima fase e 10,8 milioni dalle partite, considerando 3 vittorie e altrettanti pareggi nel girone. Un totale, ancora aumentabile andando avanti, di 62 milioni di euro.

L’Atalanta, terza nello scorso campionato, viene invece penalizzata da un ranking molto basso, essendo la terzultima delle 32 qualificate. Dunque per la Dea arrivano 27 milioni certi a inizio competizioni, tra i 15,25 di partecipazione, 3,3 dal ranking e 8,4 dal market pool.

Le buone prestazioni della squadra di Gasperini e la qualificazione a sorpresa per le scommesse sportive, però. pagano, perché vanno aggiunti i 9,5 milioni per gli ottavi e i 6,3 ottenuti dalle due vittorie e dal pareggio nel girone. Per un totale, anch’esso passibile di miglioramento, di 44,8 milioni di euro.

Infine l’Inter, che già sa che, metà market pool escluso, non potrà vedere aumentare i suoi premi. Anzi, più avanti andranno le altre, più soldi vedrà sparire dalla sua fetta rimanente, visto che aumenterà il numero delle partite disputate dalle rivali nazionali.

A inizio competizione i nerazzurri avevano un introito certo di 37,8 milioni: 15,25 dalla partecipazione, 5,9 come quarta dal market pool e 16,6 dal ranking storico. Per la squadra di Conte niente premio per la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta e “solamente” 6,3 milioni dalle partite, con due vittorie e un pareggio. Dunque, 44,1 milioni. In ogni caso, non poco.

Gli incassi - A tutte queste cifre, poi, vanno aggiunti gli incassi al botteghino, solitamente molto più alte di quelle viste in campionato. Basterebbe pensare che il match tra Inter e Barcellona ha visto registrare l’incasso record nella storia del calcio italiano, con 7.889.495 euro grazie a quasi 72mila spettatori.

Per non parlare dei contratti di sponsorizzazione, che quasi sempre contengono dei bonus in caso di partecipazione alla massima competizione europea. Insomma, ecco perché tutti quanti sognano la Champions. Con in ballo così tanti soldi sarebbe davvero strano il contrario…

Segui la Champions 2020 con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Efrem Lukatsky (AP Photo); la seconda di Antonio Calanni (AP Photo).

January 28, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Luca Mazzella: “Kobe Bryant, un ossessivo del Gioco. Bucks contro Lakers, l’NBA che dovevamo aspettarci”

 

Con Luca Mazzella di Overtime avevamo in programma un’intervista per fare il punto, a metà stagione, del campionato NBA, quando è arrivata la terribile notizia della morte di Kobe Bryant in un tragico incidente di elicottero nel quale hanno perso la vita altre otto persone, tra le quali la figlia dell’ex campione dei Lakers, Gianna Maria.

Non ci siamo potuti esimere, ovviamente, da chiedere a Luca Mazzella, a inizio intervista, un suo personale ricordo di Black Mamba, due volte campione olimpico con la nazionale USA, vincitore di 5 anelli con i Los Angeles Lakers e quarto marcatore all-time del campionato NBA.

“Un agonista di proporzioni bibliche – ricorda Luca -, un ossessivo del Gioco non necessariamente nella maniera più positiva del termine. Ha spinto il suo corpo e probabilmente anche tutte le sue energie nervose verso la vittoria, devastando prima di tutto psicologicamente i suoi avversari, i suoi compagni, i suoi allenatori, tutto il suo contorno.

Ha sempre preteso e dato il massimo, senza pause. Il suo lascito è sotto gli occhi di tutti, c’è un mondo che da ore è in lutto. Ognuno ha il suo Kobe-Moment, positivo o negativo che sia, perché l’amore e l’odio (in senso sportivo) per il 24 sono stati la colonna sonora dei nostri ultimi 20 anni di NBA. Un pensiero va anche alla piccola Gianna. Una perdita enorme, sono vicino al dolore di Vanessa e delle sue tre figlie”.

 

A metà della regular season, proviamo a tracciare un bilancio. Al momento, che campionato è?

“Esattamente il campionato che dovevamo aspettarci, con le protagoniste annunciate già in estate. Bucks da un lato, Lakers dall’altro, Giannis contro LeBron a lanciarsi la sfida a distanza, con altre squadre come Clippers (causa load management e gestione delle star Kawhi e George), Rockets (chimica tutta da trovare tra Westbrook e Harden) e Sixers (anche lì, ancora da capire come utilizzare Horford nel migliore dei modi) dirette inseguitrici.

Piacevoli rivelazioni gli Heat, sorpresa di questa prima metà stagione assieme ai Jazz che hanno invertito il trend da dicembre a oggi. È una stagione all’insegna dell’equilibrio e con tante ottime squadre, come si presagiva dopo la fine dell’era Warriors (che per me è solo in standby)”.

Quali squadre ti hanno particolarmente sorpreso in positivo?

“Miami, senza dubbio. L’arrivo di Butler unito ai miglioramenti impressionanti di Adebayo ha reso gli Heat, già oggi, una seria minaccia a ridosso delle contender. Manca qualcosa per fare l’ultimo passo ma ci sono ottime basi. Il lavoro di scouting compiuto dalla franchigia ha prodotto negli ultimi anni anche giocatori come Derrick Jones Jr, Tyler Herro, Kendrick Nunn, Duncan Robinson, tutti ottimi role players con un ruolo ben definito.

Una franchigia che funziona benissimo e che sta raccogliendo i frutti di un lavoro serio e programmato. Con ancora un paio di pessimi contratti da scambiare per l’ultimo step.
A Ovest Grizzlies, sulle spalle di Morant e Jaren Jackson Junior. Ne vedremo delle belle nei prossimi anni”.

Scommetti live sulla NBA con 888sport.it!

Quali, invece, le delusioni?

“Minnesota è una squadra che pare pronta a esplodere da troppi anni e ormai non serve nemmeno più crederci. Temo che con questo core non faranno mai strada e occorre ricostruire partendo dal solo Towns, cercando di scambiare Wiggins. Portland non ha ripetuto l’ottima stagione passata, complice un CJ appannato e troppi infortuni, ma anche lì il reset è dietro l’angolo. Non si può non sfruttare una furia come Lillard per vincere.

A Est i Pistons sono in una situazione simile e la firma di Rose, con tutto l’affetto per un giocatore ritrovato, non poteva invertire il trend. Sono ostaggi di pessimi contratti e il giovane più futuribile sta già sondando il mercato (Drummond). Tempi bui all’orizzonte”.  


E a livello di giocatori?

“Che Doncic fosse così pronto a diventare uomo franchigia non si poteva prevedere nemmeno nella più rosea delle aspettative. Bravi i Mavs a costruire un sistema a sua misura, ma col tempo le pretese saranno sempre maggiori e occorre fare un passo in più, sperando che Porzingis trovi una continuità che non si poteva chiedere nel primo anno post-infortunio.

L’altro è Ja Morant: senza numeri eccezionali sono sorpreso dalla sua leadership, dalla sua consapevolezza e da un entusiasmo che ha cambiato l’inerzia di una franchigia intera”.

Le quote delle nostre scommesse sportive vedono, per la conquista dell'anello, favorite le due franchigie di Los Angeles, appaiate @4.00, seguite dai Bucks @4.20; staccati i 76ers @13.00 e i Rockets @16.00. Che ne pensi?

“Quote che rispecchiano la realtà dei fatti. Los-angeline favorite, Bucks lì non fosse altro che hanno meno rivali da abbattere ad Est. Trovo un filino sottovalutati i Jazz, che hanno trovato la chimica ideale e da dicembre sono senza dubbio la miglior squadra NBA”.

La coppia di assi dei Clippers!

Se dovessi puntare un euro, su che finale scommetteresti? E su che squadra vincitrice?

“Bucks-Lakers, con Lakers vincitori”.

Per quanto riguarda gli italiani, cosa possiamo dire delle loro prestazioni finora? Melli all'esordio sta andando bene?

“Più alti che bassi. Gallo naturalmente sugli scudi, sta confermando tutto il buono fatto vedere già lo scorso anno: sapevamo che si trattava solo di trovare continuità fisica, sulle qualità non si discute e questi Thunder sono ideali per lui, con tanti ottimi giocatori guidati egregiamente da Paul e senza pressioni di vittoria.

Sono gli ultimi mesi di contratto e lui per primo sa che a luglio si troverà davanti il bivio tra raccogliere al massimo quanto seminato nelle ultime due stagioni, in termini economici, o fare un passo indietro e competere per l’anello. Danilo farà gola al 90% delle squadre NBA.
Belinelli alti e bassi, più bassi in realtà. Rispecchia l’andamento di San Antonio, in difficoltà e alle porte di una rivoluzione che per troppi anni è stata posticipata.

Di Melli sapevamo già tutto. Non un ragazzino ma un giocatore fatto e finito giunto in NBA nel massimo della sua maturità cestistica. Il roster Pelicans è lungo e unito allo scetticismo attorno ad un rookie poco conosciuto come lui si sapeva che il minutaggio sarebbe stato questo. Detto ciò, si è fatto trovare pronto quando chiamato in causa con spazio importante.

Continuo a pensare sia il miglior lungo da affiancare a Zion, indubbiamente complementare al suo gioco e capace di aprire il campo per fargli sprigionare la sua potenza nel pitturato. Speriamo le cose vadano sempre meglio, ma è esattamente cosa si aspettava anche lui”.

Sul nostro blog potete trovare la guida per i pronostici NBA!

*La foto di apertura dell'articolo è di Rick Bowmer (AP Photo); la seconda di Ringo H.W. Chiu (AP Photo).

January 27, 2020
Emanuele Giulianelli
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

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Double solo per Reds e United!

Alla pubblicazione di questo articolo, sedici punti di vantaggio, persino con una partita in meno, rispetto alla seconda quando mancano 14 giornate alla fine della Premier League. Il Liverpool, nonostante una giustificata prudenza di Klopp (il caso Newcastle 1996, arrivato secondo dopo aver avuto 12 punti di vantaggio a gennaio insegna), è più che a metà dell’opera in campo nazionale.

Dopo trent’anni, ad Anfield aspettano con gioia di vincere un campionato che manca nella bacheca dei Reds dall’edizione 1989/90. 


Ma potrebbe non essere finita qui, perché c’è anche una Champions League da giocare e provare a conquistare di nuovo. Poco importa che per le scommesse calcio sia già arrivata l’anno scorso, perché un ciclo, in fondo, è pur sempre un ciclo. E anche perché sollevarla a Istanbul, oltre a ricordare la rocambolesca finale del 2005 contro il Milan, significherebbe portare a casa un double continentale. Premier e Champions League nella stessa stagione.

Non una cosa da tutti, perché se è vero che le squadre inglesi hanno alzato la coppa dalle grandi orecchie per ben 13 volte, solo a quattro squadre è riuscita l’impresa. Anzi, a ben vedere…a due! 


Liverpool 1977 - La prima, neanche a dirlo, è il Liverpool nella stagione 1976-77. I Reds sono guidati da Bob Paisley, che ha preso l’eredità di Bill Shankly. La vittoria del campionato precedente viene replicata, in una First Division, come era definito allora il massimo campionato inglese, da Keegan e compagni, con tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro giornate, chiudendo, comunque, con un punto avanti al Manchester City.

In quel maggio 1977, infatti, i Reds pensano soltanto alla finale di Coppa dei Campioni di Roma contro il Borussia Mönchengladbach. All’Olimpico di fronte a 52mila spettatori ci pensano McDermott, Smith e Neal a rendere inutile il gol di Simonsen per i tedeschi e a regalare al Liverpool il suo primo double continentale.


Liverpool 1984 - Stessa scena, o quasi, nel 1984. La cornice è sempre lo stadio Olimpico di Roma e giocarsi la coppa e il double sono sempre i Reds. Cambia l’avversario nella finalissima, così come cambia l’allenatore del Liverpool. Bob Paisley ha lasciato spazio a Joe Fagan, che guida Dalglish contro i padroni di casa, i giallorossi di Nils Liedholm. La partita termina 1-1 (gol di Neal e Pruzzo), ma ai rigori ha la meglio la squadra inglese, grazie agli errori di Conti e Graziani.

E quindi Fagan, alla sua prima stagione, eguaglia immediatamente il suo predecessore, perché vince anche il campionato, con 80 punti contro i 77 del Southampton, dopo aver lottato per mesi contro il Manchester United che alla fine arriva addirittura quarto.


Il magnifico United - Lo United però si riscatta decisamente con gli interessi, perché nel 1999 diventa la prima squadra inglese a fare addirittura il Treble. La corazzata di Ferguson compie due capolavori in capo a poche settimane. Prima super l’Arsenal alla penultima giornata di Premier League e si aggiudica il titolo, con 78 punti contro i 77 dei Gunners. Poi, prima di giocarsi la gloria europea, ha la meglio sul Newcastle nella finale di FA Cup.

E infine il 26 maggio al Camp Nou se la vede davvero brutta nella finalissima di Champions League contro il Bayern Monaco. I tedeschi vanno avanti con gol di Basler e ci restano fino al minuto 91. Poi arriva l’uno-duo micidiale firmato Sheringham-Solskjaer e la coppa dalla Baviera vola verso Old Trafford. 

Wes Brown esulta al termine della doppia sfida contro il temibile Lione
Ancora Manchester nel 2008 - E anche l’ultima inglese a fare il double continentale…è il Manchester United. Nel 2008, guidati da Cristiano Ronaldo, i Red Devils replicano quasi alla perfezione la stagione del Treble, anche se non vincono la FA Cup. In compenso hanno la meglio, sia in Premier che in Champions League, sugli stessi avversari: il Chelsea di Grant. In campionato i Blues rimangono attaccati alla squadra di Ferguson fino alla penultima giornata, quando pareggiano contro il Bolton e danno via libera allo United verso il titolo.

Nella finalissima di Mosca, va anche peggio. Si arriva ai rigori e proprio CR7 sbaglia per lo United. Capitan Terry ha l’occasione di chiudere la partita, ma scivola clamorosamente e alla fine è Anelka a condannare i suoi e a regalare di nuovo una coppa insperata allo United.


E le altre? - Ci sono stati nove casi in cui la squadra inglese che ha vinto la Coppa dei Campioni o la Champions League non ha vinto anche il campionato. Si comincia proprio dal Manchester United, che nel 1968 solleva il trofeo europeo ma in patria arriva secondo dietro, beffa delle beffe, i cugini del City, anche loro tra i favoriti della Champions 2020 per le scommesse sportive.

Poi, con il dominio inglese in Europa tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta arriva…una cinquina di delusioni consecutive. Nel 1977/78 il Liverpool vince ancora la Coppa, ma in First Division arriva secondo dopo il Nottingham Forest. Forest che riesce in un miracolo, vincendo la Coppa dei Campioni sia nel 1979 che nel 1980. Peccato che in quelle stagioni il campionato vada in entrambi i casi al Liverpool, con la squadra di Clough prima seconda e poi quinta.

I Reds tornano a vincere in Europa nel 1981, ma in Inghilterra sono solo quinti, mentre il titolo va all’Aston Villa. Che, tanto per non farsi mancare nulla, solleva la Coppa nel 1982 ma termina addirittura all’undicesimo posto una First Division dominata dal Liverpool. 


Per il caso successivo si va avanti di oltre vent’anni e si torna a Liverpool. Nel 2005 i Reds battono il Milan capovolgendo una finale di Champions leggendaria, ma arrivano solo quinti nella Premier League vinta dal Chelsea, costringendo la UEFA a rivedere i regolamenti per non togliere il posto ai cugini dell’Everton.

Nel 2012 tocca al Chelsea aggiudicarsi la Champions battendo il Bayern Monaco ai rigori, ma la Premier League la vince il Manchester City con i Blues sesti. E a chiudere il cerchio non può che esserci il Liverpool, che nel 2019 batte il Tottenham a Madrid, ma deve arrendersi in campionato al City di Guardiola, che relega i Reds al secondo posto nonostante ben 97 punti in campionato.

Segui la Champions 2020 anche con le scommesse live di 888sport!
 

*La foto di apertura dell'articolo è di Manu Fernandez (AP Photo); la seconda di Jon Super (AP Photo).

January 25, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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