Da Valverde a Isco, il Real Madrid vuole tutto!

Si sono concessi una stagione di pausa, quella scorsa, poi sono ripartiti più affamati che mai. Sono quelli del Real Madrid, i campioni di tutto, la società più prestigiosa del mondo nonché la più ricca, con il suo fatturato 2018 da 750,9 milioni di euro (al secondo posto i rivali storici del Barcellona con 690,4, poi i colossi della Premier).

L'anno scorso sono andati in tilt per colpa della pancia pienissima: dopo l'abbuffata di trofei, a partire dalle tre Champions League vinte di seguito, era quasi inevitabile un calo di tensione di squadra e società, con addirittura tre allenatori cambiati (il disastroso Lopetegui, il traghettatore Solari e poi Zidane), le polemiche sulla cessione di Cristiano Ronaldo e i tanti giocatori che sembravano a fine ciclo.

Altrettanto inevitabile che in estate Florentino Perez mettesse mano al portafogli, dopo tante sessioni di mercato senza colpi eclatanti: dai 100 milioni spesi per Bale nel 2013 ai 100 investiti per Hazard nel 2019, per 6 anni il Real Madrid si era accontentato di aggiustamenti, a parte il capriccio di James Rodriguez, pagato addirittura 80 milioni nel 2014, dopo che il colombiano era stato nominato miglior giocatore dei Mondiali brasiliani.

Per il resto, il Real aveva puntato sui suoi “galacticos” storici, da Sergio Ramos e Marcelo a CR7 e Benzema, più formidabili talenti del vivaio come Asensio e Lucas Vazquez.

Il ritorno sul mercato - Dopo il fallimento della scorsa stagione, però, Perez ha invesito di nuovo: così a Madrid sono arrivati Hazard, Jovic, Militao, Mendy, Rodrygo, per un totale di oltre 300 milioni spesi. Ma la mossa vincente, da parte del presidentissimo, è stata richiamare Zidane. Di più: convincerlo a tornare, dopo le dimissioni del 31 maggio 2018. Dopo tante vittorie con il suo club, l'allenatore cercava nuovi stimoli, magari alla guida della nazionale: ma il trionfo della Francia nei Mondiali russi, con inevitabile conferma di Deschamps, ha stravolto i suoi piani.

A quel punto, molti davano Zizou sulla panchina della Juve, come erede designato di Allegri, invece Perez ha spiazzato tutti e a marzo 2019 ha riportato Zidane al Real Madrid. Ovviamente con la promessa di investimenti reali, puntualmente avvenuti.

 

Zidane da calciatore con il Real!

L'inizio è stato balbettante, tra infortuni (ad Asensio sono saltati i crociati) e rendimento insufficiente di troppi campioni. Ancora una volta, però, Zidane ha trovato la chiave per riportare la Casa Blanca in vetta alla Liga, con vista sulla Champions (negli ottavi, super sfida da sfavoriti per le scommesse calcio con il City di Guardiola, andata a Madrid il 26 febbraio).

Dopo un percorso di crescita impressionante in campionato, il Real si è portato a casa la Supercoppa spagnola, giocata in Arabia Saudita con un torneo a 4, battendo in finale il 12 gennaio l'Atletico Madrid ai rigori. Trofeo numero 89, addirittura, da sistemare in una bacheca strapiena: 33 “scudetti”, 13 Champions League (ovviamente record assoluto), 7 Mondiali per club.

La nuova linea mediana - L'intuizione tattica che ha cambiato la stagione delle merengues si chiama Fede Valverde, centrocampista completo che ha dato equilibrio e nello stesso tempo dinamismo alla squadra.

La sua presenza in campo ha rivitalizzato anche gli altri campioni del reparto: con Casemiro e Kroos davanti alla difesa, lo stesso Valverde, Modric – utilizzato da trequartista, quindi più libero di inventare calcio – e Isco alle spalle della punta Benzema (in Arabia era infortunato, ha giocato Jovic che non segna mai ma è utile per la manovra offensiva della squadra), il nuovo 4-2-3-1 di Zidane ha portato il Real a comandare la Liga, in tandem con il Barcellona, e appunto a vincere la Supercoppa.

Il segreto del successo è - anche - la ritrovata solidità difensiva, perché in avanti il Real occasioni da gol le ha sempre create. Il portiere Courtois ci ha messo un po' a conquistare i tifosi, legatissimi a Keylor Navas (come Zidane, peraltro), ma alla fine ce l'ha fatta, grazie anche ai rigori parati proprio nella finale di Supercoppa. Davanti a lui, la terza linea non è solo quella classica, cioè Carvajal-Varane-Sergio Ramos-Marcelo.

Nel senso che, finalmente, dopo anni i quattro “moschettieri” hanno validi ricambi, a partire dal jolly difensivo Militao, a lungo inseguito da club italiani, il terzino destro Odriozola e quello sinistro Mendy. Stesso discorso per la zona fantasia, dove il Real può attingere a talenti formidabili: quando Zidane vuole cambiare modulo, tornare al suo 4-3-3, piazza sulla fascia uno tra Vinicius e Rodrygo – provate a prenderli, sono ali che hanno velocità e dribbling pazzeschi – e per la difesa avversaria diventa ancora più complicato evitare goleade e gli Over per le scommesse sportive

Isco e Hazard, al potere la fantasia - Nonostante questi giovani fuoriclasse a disposizione, e in attesa che Hazard torni a esprimersi come ai tempi del Chelsea, Zidane fa una terribile fatica a rinunciare al sottovalutatissimo Isco, suo pupillo che i tifosi del Madrid considerano il Messi "blanco". Appena tornato, il tecnico francese è stato chiaro con Florentino Perez: Isco non si tocca, anche se in quel momento si parlava di lui come un pezzo pregiato del mercato 2019.

Non a caso, il fenomeno ex Malaga è sempre stato nei sogni di Paratici, che a più riprese ha provato a portarlo alla Juve. Il riscatto Real si spiega anche così, con Isco tornato a divertirsi e divertire: l'intera squadra gira a mille ed è finalmente riuscita a esorcizzare il fantasma di Cristiano Ronaldo. Il Barcellona ovviamente non molla ma sì, il Real è tornato e il duello per vincere la Liga sarà elettrizzante.

Segui il 2020 del Real Madrid anche con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Hassan Ammar (AP Photo); la seconda di Jan Pitman (AP Photo).

January 21, 2020
Giulio
Body

Giulio è nato giornalista sportivo, anche se di professione lo fa “solo” da 30 anni. Dal 1997 è l'esperto di calciomercato del quotidiano La Repubblica.

Dal '90 segue (senza annoiarsi mai) le vicende della Lazio: collabora anche con Radiosei e dirige il sito Sololalazio.it. Calcio e giornalismo sono le sue grandi passioni. L'unico rimpianto che lo tormenta è aver smesso di dare spettacolo sui campi di calcetto.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Che compensi per gli arbitri di A!

Guardando il calcio, indipendentemente dalla squadra per cui si fa il tifo, c’è una domanda che chiunque, almeno una volta nella vita, si è posto: “ma all’arbitro, chi glielo fa fare?”.

Dirigere partite di calcio non è semplice per far applicare le 17 regole del calcio ed è quasi certo che l’uomo o la donna con il fischietto in bocca saranno sempre i più insultati in campo. 

Da secondo mestiere ad attività principale

I gettoni per arbitrare in Serie A

I compensi per dirigere le coppe nazionali

Quanto vale arbitrare in Champions?

Quanto guadagnano gli assistenti arbitrali

Normale dunque che per dirigere una partita si venga pagati, in alcuni casi anche molto profumatamente. In parole povere, quello del fischietto è un mestiere, in attesa che venga riconosciuta la qualifica di professionismo anche dal Parlamento. E come tale, lavoro, viene retribuito.

Da secondo mestiere ad attività principale

I fischietti sono liberi professionisti, con tanto di partita IVA. Per questo persino gli arbitri più celebri, sia in Italia che in Europa, fanno o facevano un altro mestiere, anche considerando che le cifre che percepiscono per la direzione di gara sono lorde e soprattutto che la carriera arbitrale è davvero breve. In alcune categorie queste cifre sono alte, in altre no. Si parte dalla base del calcio giovanile: nei giovanissimi e negli allievi il rimborso è di 30 euro.

Discorso diverso per i campionati dilettantstici; fino all’Eccellenza si ragiona per distanza, con un arbitro che può guadagnare da 35 a 100 euro, a seconda dei chilometri percorsi per andare a  dirigere un incontro. Salendo di categoria, aumentano ovviamente le cifre. La Serie D premia gli arbitri con 60 euro, più le spese vive, mentre in Serie C si arriva a 200. Infine, la Serie B offre un gettone di 1700 euro a partita. 

Ricordiamo che a differenza dei calciatori, chi arriva ad arbitrare in serie A, ha passato diverse stagioni sui campi dilettantistici!


I gettoni per arbitrare in Serie A

Ma ovviamente ciò che scatena la curiosità maggiore è lo “stipendio” di chi arbitra in Serie A. Per ogni partita un fischietto di A riceve indicativamente 3800 euro, mentre il guardalinee si deve “accontentare” di 1000 euro. Anche VAR e AVAR (addetto al VAR), figure da poco implementate, vengono retribuiti con 1500 e 750 euro, mentre il più “povero” del gruppo resta il quarto uomo, a cui spettano 500 euro.

Considerando che in media un fischietto di A dirige almeno una decina di partite, i più giovani possono facilmente raggiungere circa 40mila euro. Chi invece viene scelto più spesso dal designatore, sommando anche gli altri tre ruoli possibili (quarto uomo, VAR e AVAR), può anche arrivare parecchio più in alto.

A tutti questi calcoli, però, va aggiunta anche una base fissa, qualificata come diritto di immagine, che varia, a seconda dell'anzianità dai 30mila euro per i primi due anni dei fischietti esordienti nella CAN di A fino agli 80mila garantiti agli arbitri internazionali.

Arbitri UEFA a lezione da Collina!

L'Associazione Italiana Arbitri proprio nell'estate 2019 ha sottoscritto un vantaggioso accordo di fornitura di materiale sportivo con un'azienda campana e non permette ai singoli arbitri di concludere accordi commerciali. Il maestro in questo settore è stato ovviamente Pierluigi Collina che ha prestato la sua immagine alle iniziative più varie, compresa una birra serba! 


I compensi per dirigere le coppe nazionali

Non di solo campionato, però, vivono gli arbitri. Anche le altre competizioni garantiscono ulteriori entrate ai fischietti. È il caso della Coppa Italia, che prevede un sistema di retribuzioni a salire. 1000 euro a partita diretta nei primi turni, 1500 ai quarti di finale, 2500 per ognuna delle due semifinali e infine 3800 per la finalissima. Lo stesso compenso, inoltre, spetta anche a chi dirige la finale di Supercoppa Italiana.

Insomma, conti alla mano l’attività nazionale può permettere agli arbitri più importanti di sfiorare i 200mila euro all’anno, mentre i più giovani possono ampiamente superare i 100mila.

Segui la fase finale della Coppa Italia con le scommesse calcio di 888sport!

Una situazione a limite nella Supercoppa italiana


 

Quanto vale arbitrare in Champions?

Si parla di attività nazionale perché restano fuori da questo discorso le competizioni al di fuori dei confini. Champions, Europa League, nazionali, ogni partita ha comunque bisogno di un arbitro, che deve essere pagato. Le coppe europee hanno il proprio tariffario, con il fischietto che può arrivare a ricevere 5000 euro per ogni partita diretta in Champions League, con la cifra che aumenta a circa 6000 euro a partire dalla fase a eliminazione diretta.

CR7 ammonito per essersi tolto la maglietta

Vivi la Champions anche con le scommesse live!

Quanto guadagnano gli assistenti arbitrali

Anche i guardalinee non se la passano male, visto che in Europa guadagnano 1440 euro all'inizio della competizione e 1740 in seguito. Non si possono poi ignorare le tariffe per le competizioni organizzate dalla FIFA. Per Russia 2018, si è deciso di aumentare i compensi ricevuti dagli arbitri rispetto al mondiale 2014. E quindi chi ha diretto partite nell’ultima coppa del mondo ha ricevuto un fisso di 58mila euro, per le spese del ritiro e durante tutta la manifestazione, più 2500 per ogni partita che ha arbitrato. 

Un assistente in Premier

Chi riesce a salire nelle gerarchie, fino a diventare internazionale e a venire scelto per i tornei continentali e mondiali, guadagna davvero bene. E quindi, va da se che la domanda “chi glielo fa fare” ha due risposte ben precise. La passione, che non può mai mancare, e il portafogli, che male non fa.

Scegli la tua scommessa sportiva con 888sport!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo). Prima pubblicazione 20 gennaio 2020.

October 21, 2021
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Alessandro Nizegorodcew: “Gli Australian Open sono lo Slam più divertente!”


Lunedì 20 gennaio prenderanno il via gli Australian Open, primo appuntamento stagionale del Grande Slam. Abbiamo parlato, in esclusiva per 888sport.it, con Alessandro Nizegorodcew, telecronista di Super Tennis TV, per presentare l’appuntamento di Melbourne, con un montepremi da record!

In questi giorni tiene banco la polemica sull'opportunità o meno di disputare gli Open con quanto sta accadendo in Australia, un Paese in ginocchio per gli incendi. Cosa ne pensi?
“Credo che il vero problema sia che ci sono giocatori di serie A e giocatori di serie B, come messo bene in evidenza anche dalla lettera aperta del tennista britannico Liam Broady, pubblicata sui media. Il fatto che, soprattutto i primi due giorni, si siano disputati i match di qualificazione, nonostante ci fosse un'aria talmente irrespirabile a Melbourne che le autorità sconsigliavano a persone e animali di uscire di casa, è intollerabile.

Lasciare i giocatori in campo per oltre tre ore, con quella difficoltà a respirare, è una follia. Dopo le piogge la situazione climatica è comunque migliorata, quindi per il torneo non dovrebbero esserci problemi. Comunque, se ci fossero state quelle condizioni climatiche durante il main draw, secondo me non avrebbero giocato”.

Gli Open d'Australia sono il tradizionale appuntamento che dà il via alla stagione del Grande Slam. La sosta può pesare?
“Gli Australian Open sono sempre il torneo più divertente dello Slam. Un po' perché ci sono sempre tante sorprese, non tanto nella vittoria finale, ma troviamo giocatori che vanno molto avanti contro ogni pronostico, sia in campo maschile che femminile. Inoltre, qui si vedono spesso alcuni dei match più belli dell'intera stagione.

La sosta pesa, ma in positivo: i giocatori arrivano a Melbourne freschi, dopo la preparazione invernale, riposati mentalmente e pieni di voglia di far bene: anche per questo motivo si vede del gran tennis”.

In campo maschile, chi sono i tuoi favoriti? 
“Come sempre, il favorito numero uno è Djokovic. Nadal non mi ha molto convinto di recente e, inoltre, sappiamo che soffre molto Nole sul cemento. Mi chiedo come stia Roger Federer: anche se è difficile che possa vincere il torneo, non possiamo non metterlo tra i favoriti in tre Slam su quattro”. 

Djokovic favorito in Australia!

Per le nostre scommesse tennis, Djokovic vincente agli Australian Open è quotato @2.10, davanti a Nadal @4.50, Medvedev @8.00 e Federer @10.00.

E in campo femminile?
“Per quanto riguarda il torneo femminile, può ottenere un buon risultato Yastremska che sta giocando molto bene in queste settimane; anche se, spesso, chi ha ottimi risultati prima di uno Slam, arriva un po' scarica al grande appuntamento e può fare fatica ad adattarsi alle condizioni di gioco che, nei quattro tornei principali, sono un po' diverse.

Ho visto bene Serena Williams, che si è sbloccata e ad Auckland ha vinto il suo primo torneo da mamma; Andreescu non sarà presente, per problemi fisici, altrimenti sarebbe stata una delle favorite. Halep non mi sta convincendo, mentre Osaka può tornare, se non a vincere il torneo, nelle fasi finali”.

Per le nostre scommesse tennis, Serena Williams è la favorita per il successo finale @5.00, davanti a Barty e Osaka, appaiate @7.50.

Possibili sorprese?
“Non mi convince molto Tsitsipas: temo che sentirà molto i punti in scadenza, dopo la semifinale dello scorso anno. Vedo bene Medvedev, che potenzialmente può andare molto avanti. Inoltre, mi aspetto tanto da Shapovalov: nonostante abbia giocato male ad Auckland, il salto di qualità che ha fatto sul finale della scorsa stagione è stato notevole, perciò penso possa fare un bel torneo. Non so fino a dove possa arrivare.

In campo femminile, oltre a Yastremska, potrei dire Rybakina, che si è allenata a Roma e ho potuto seguire di persona, constatando che sta crescendo molto per una giocatrice classe '99. E chissà che non possa far bene Sofia Kenin, che si è ben comportata nei tornei lo scorso anno, ma deluso negli appuntamenti dello Slam. Aggiungo, infine, Pegula e Muchova”.

Gli italiani. Sinner è uscito presto ad Auckland, ci si aspetta molto da lui alla prima vera e propria stagione da pro. Cosa ti aspetti da lui agli Open? E Berrettini?
“Ci aspettiamo tanto da Sinner, ma lui è il primo che si aspetta tantissimo da sé stesso. Contro Paire ha giocato benissimo nel secondo set, ma deve ancora imparare a vincere partite di questo livello: a Melbourne il tabellone principale gli metterà di fronte un qualificato. Sarebbe tanto se vincesse il suo primo match dello Slam, anche se al secondo turno lo aspetterebbe Shapovalov.

Berrettini ha un bel tabellone: anche se non ha ancora disputato un match ufficiale, da lui mi aspetto un bel torneo. Fra gli italiani, penso possa far bene Travaglia che sta crescendo molto: la sua prima di servizio è diventata davvero devastante, il suo tennis è molto più solido e riesce a giocare bene tatticamente: la cura Vagnozzi si fa sentire.

La Giorgi è come sempre un'incognita, alternando buoni risultati a delusioni: speriamo arrivi in tabellone una delle ragazze dalle qualificazioni”.

Il successo di Berrettini, sulle nostre scommesse italiane, è quotato @81.00; seguono, tra gli italiani, Sinner @151.0, Fognini @251.0, Sonego @301.0.

Infine, i tempi sono maturi per un italiano che vince un torneo dello Slam, in campo maschile?
“A mio parere, il più accreditato tra gli italiani a vincere uno Slam è sicuramente Sinner, ma dovremo aspettare almeno tre anni. Anche Berrettini potrebbe portare a casa un exploit clamoroso, ma solamente nel momento in cui lasceranno i tre big”.
 

*La foto di apertura dell'articolo è di Mark Baker (AP Photo); la seconda di Steve Christo (AP Photo).

January 18, 2020
Emanuele Giulianelli
Body

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Bayern ed Adidas insieme dal 1974!

La Nike fa ricco il Liverpool. Dopo aver vinto il contenzioso con il precedente sponsor tecnico, la New Balance, i campioni d’Europa hanno potuto annunciare che dalla prossima stagione vestiranno sulla loro maglia il celebre baffo dell’azienda americana.

Un affare per entrambe le parti in causa, considerando che il Liverpool garantisce alla Nike un’esposizione mediatica incredibile, con testimonial come Manè, Salah, Alisson e Van Dijk, mentre i Reds ci guadagnano una bella cifra, 30 milioni di sterline a stagione, più il 20% sulle vendite del merchandising. Facendo un paio di calcoli, si potrebbe arrivare a 80 milioni, superando, per rimanere in Premier League, l'accordo dello United, che da Adidas ne riceve oltre 90.

In una società pronta per le scommesse calcio ad clamoroso double, è una cifra per la quale cambiare, nel vero senso del termine, casacca.


Controtendenza teutonica - Ma c’è anche chi è molto fedele nel tempo e difficilmente cambia sponsor tecnico. E c’è addirittura chi nella sua storia non ha mai tradito il primo amore. È il caso del Bayern Monaco, che si identifica con le tre strisce dell’Adidas. L’azienda tedesca sponsorizza i bavaresi dal lontano 1974 e il connubio tra due delle entità teutoniche più conosciute al mondo continua senza interruzioni da quasi cinquant’anni.

Unione duratura tra Bayern e Adidas!

Da Beckenbauer a Matthaus, fino a Ribery e Lewandowski, chiunque abbia vestito la maglia dei campioni di Germania ha avuto sul petto il marchio Adidas. E attualmente l’accordo è fino al 2030 per la modica cifra di 66 milioni di euro l’anno.


Fedeltà iberica - Anche in Spagna la fedeltà va di moda, soprattutto tra le big. Fedeltà che vale anche parecchio, considerando che il Barcellona è la squadra che guadagna di più dall’accordo con lo sponsor tecnico.

I blaugrana vestono Nike dal 1998, dai tempi di Guardiola (in campo) e Luis Enrique (con gli scarpini anche lui) e guidano la classifica dei contratti più redditizi con chi fornisce le maglie. L’azienda americana sborsa una cifra variabile tra i 105 e i 155 milioni di euro a stagione fino al 2028 per mettere il baffo sulle divise dei catalani.

Rinnovo a… tasso fisso invece per il Real Madrid, che conferma il rapporto con Adidas, anch’esso iniziato nel 1998. Per le Merengues 120 milioni di euro a stagione, con l’obiettivo di festeggiare il trentennale della sponsorizzazione assieme.

Anche l’Atletico Madrid non ha di che lamentarsi, considerando che ha lo stesso sponsor tecnico dal 2001. Quell’anno i Colchoneros sono in Segunda Division dopo la clamorosa retrocessione di due anni prima, ma la Nike scommette sui biancorossi. L’accordo regge ancora, ma per vestire Joao Felix e soci l’azienda di Portland non spende poi troppo: appena 10 milioni di euro a stagione.


Premier movimentata - In Inghilterra, complice un aumento esponenziale del valore economico della Premier, molte partnership sono cambiate di recente. Oltre al nuovo accordo del Liverpool, c’è il Manchester City, favorito per le scommesse sportive in Champions, che ha appena firmato con la Puma (75 milioni a stagione). Tra le altre big, lo United è tornato all’Adidas nel 2015, dopo parecchi anni griffati Nike.

Percorso inverso per il Chelsea, per molto tempo con le tre strisce e dal 2015 con il baffo della Nike sul petto per 66 milioni a stagione. L’Arsenal ha invece abbandonato un accordo ventennale con Nike nel 2014, per passare alla Puma e poi scegliere Adidas dall’inizio di questa stagione per 70 milioni l’anno. 


Anche in Italia il valzer degli sponsor tecnici colpisce spesso le grandi. L’unica ad avere un accordo storico è l’Inter, griffata Nike dal 1998. Quando arriva a Milano Ronaldo, i nerazzurri sono sponsorizzati dalla Umbro, ma il Fenomeno significa anche un rapporto privilegiato con l’azienda americana, che non si interrompe neanche quando il brasiliano se ne va a Madrid. Per la squadra milanese, 18 milioni a stagione.

Le altre big invece cambiano con una certa frequenza. La Juventus sfrutta l’effetto CR7, che le ha permesso di rinegoziare il contratto con Adidas. 50 milioni l’anno più bonus fino al 2027, dopo aver vestito Nike fino al 2015 . Il Milan è passato nel 2019 a Puma per 15 milioni all’anno più bonus, dopo vent’anni di accordo con Adidas. La Roma è targata Nike dal 2014 per 4 milioni a stagione, mentre la Lazio resta fedele alla Macron dal 2012, per oltre 3 milioni a stagione.

Segui il girone di ritorno della serie A con le scommesse live di 888sport!


E poi c’è chi ha cambiato tutto… per non cambiare nulla. È il caso del Paris Saint-Germain. I transalpini sono legati alla Nike dal 1998, ma nell’ultima stagione hanno cambiato marchio. Ora sulle maglie di Neymar, Mbappè e compagni c’è il logo della Air Jordan. Che però è sempre della Nike, che garantisce ai francesi 75 milioni all’anno fino al 2032. Insomma, spesso e volentieri la fedeltà paga bene. Ma anche cambiare, a volte, ha il suo perchè…

La foto di apertura è di Michel Euler (AP Photo); la seconda di Matthias Schrader (Ap Photo).

January 17, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Marco Osio: Juventus-Parma e la Coppa Italia da cui nacque la grande squadra di Nevio Scala


Dall’avvento del girone unico in poi, Juventus e Parma non si erano mai incontrate in incontri ufficiali prima del 1990. Mentre, infatti, i bianconeri hanno sempre rappresentato la nobiltà della Serie A, gli emiliani hanno vissuto gran parte della loro storia tra il campionato cadetto e la Serie C, con qualche stagione anche in D.

Nel 1989-90, però, il giovane Parma dell’emergente tecnico Nevio Scala conquistò la prima promozione nel massimo campionato della sua storia: arrivarono così, per la giovane provinciale, i confronti con le big del calcio italiano, in primis quello contro la Juventus. 

Il Parma di Scala sorprese l’Italia intera per il suo modo di giocare e per i talenti che schierava in campo, ottenendo da subito risultati di rilievo: la sua prima stagione in Serie A, infatti, si concluse con un lusinghiero quinto posto finale e la conseguente qualificazione alla Coppa Uefa.

Ma il vero capolavoro, il Parma lo compì nella stagione successiva, quando conquistò la Coppa Italia, sconfiggendo nella doppia finale la Juventus di Trapattoni, rimontando tra le mura amiche del Tardini la sconfitta subita per 1-0 all’andata.

Abbiamo intervistato per 888sport.it in esclusiva uno dei simboli di quel Parma, colui che dai tifosi è stato ribattezzato come il Sindaco, il fantasista Marco Osio, per parlare con lui di quella magnifica squadra.

Scommetti live sul campionato di Serie A con 888sport.it!

Com'era il Parma di quegli anni, che per la prima volta si affacciò alla Serie A?
"Era un Parma molto giovane, sbarazzino, pieno di giovani promesse. Lo stile del club in quegli anni era prendere in prestito giovani talenti dalle grandi per farli esplodere. Eravamo davvero una bella squadra!" 

La Coppa Italia: che ricordi hai di quella cavalcata, del cammino fino alla finale?
"Al primo turno eliminammo il Palermo, poi la Fiorentina e le due genovesi, il Genoa ai quarti e la Sampdoria in semifinale. Contro i rossoblù, in particolare, abbiamo stravinto con un 4-1 complessivo tra andata e ritorno.

C'è un episodio nella semifinale contro i blucerchiati che dice molto della nostra squadra: Melli, ai supplementari, ha trasformato il calcio di rigore che, di fatto, ci ha portato in finale, calciandolo a cucchiaio. Era la dimostrazione della sicurezza della nostra squadra, di quanto fossimo consapevoli del livello del nostro gioco e delle nostre potenzialità".    

Nevio Scala: che allenatore era?
"Un tecnico esigente, tra noi lo chiamavamo il sergente di ferro, anche se in fondo non era così duro. Pretendeva molto dalla squadra. Lui ha avuto la fortuna di trovarsi a disposizione un gruppo fantastico; noi, di essere allenati da un tecnico che, all'epoca, era considerato un innovatore, che ha portato un calcio diverso.

Ha trovato un equilibrio tattico determinante per i nostri successi, con la difesa a tre (o a cinque) e i due esterni, Benarrivo e Di Chiara, che salivano fino a diventare, di fatto, degli attaccanti. Insomma, è stato un connubio vincente, tra lui e la squadra".

Osio-Melli: da dove nasce quell'intesa?

"L'intesa con Sandro c'era anche fuori dal campo, come c'è tutt'ora. È un amico vero, ci sentiamo spesso e questo rapporto è nato proprio in mezzo al campo. Lui ha sfruttato molto i miei assist, infatti gli ricordo spesso che ha segnato molte reti solamente nelle stagioni in cui ha giocato insieme a me.

Ci capivamo al volo: io conoscevo i suoi movimenti e lui sapeva che gli avrei messo il pallone dove lui voleva. Per questo ci siamo trovati molto bene".

 

Sandro Melli, attaccante principe del Parma!

La doppia finale: dopo la sconfitta dell'andata, ci credevate? Com'era il morale?
"Dopo la sconfitta a Torino, ci credevamo molto perché eravamo veramente forti, prima di tutto come gruppo, coscienti di non aver completato l'opera. Sapevamo di dover fare ancora novanta minuti alla grande per portare a casa, meritatamente, quella coppa, consci di essere superiori alla Juventus. E, in quel periodo, lo eravamo davvero". 

Il gol e la vittoria: ricordi?
"Un'esplosione di gioia! Il 2-0 ci permetteva di alzare la coppa al cielo, il primo trofeo, il primo storico traguardo (a parte la vittoria del campionato in Serie B): quella Coppa Italia, per il Parma, significava davvero entrare tra le grandi del calcio italiano. Con noi ha esultato tutta la città, ma credo che quella sera gran parte del pubblico italiano ha tifato e gioito con noi, perché eravamo davvero una squadra simpatica, come si diceva in quegli anni. Simpatica e vincente".

Condividi che da quella vittoria è nato il grande Parma, sempre tra le favorite per le scommesse serie A?
"Sì. Da quella vittoria è iniziato un crescendo di successi, con la Parmalat e la famiglia Tanzi che hanno fatto grossi investimenti per raggiungere il massimo traguardo. Il Parma non è arrivato allo scudetto, ci è andato molto vicino, ma è stato comunque ad altissimi livelli, in Italia e in Europa. Con quella squadra, siamo entrati nella storia".

Cosa rivedi nel Parma di oggi della squadra di allora?
"Rivedo ben poco, sinceramente. Le gestioni societarie sono molto diverse e anche i tempi sono molto cambiati: basti pensare che noi ci allenavamo in Cittadella, il parco cittadino, in mezzo alla gente, mentre ora ci sono i centri sportivi della società.

A mio parere, fino agli anni '90 una squadra che programmava e lavorava bene per vincere il campionato, poteva riuscirci, come dimostrano Verona, Napoli e Sampdoria. Avrebbe potuto vincerlo anche il Parma. Ora il calcio è cambiato e una provinciale farà sempre più fatica a lottare per il vertice o, addirittura, vincere il campionato".

Il Parma, appunto, è quotato @1001 sulle nostre scommesse calcio per la vittoria della Serie A, al nono posto della graduatoria virtuale insieme a Bologna, Fiorentina, Sassuolo e Torino.

Cosa serve al Parma per tornare grande?
"Il Parma è grande così com'è: sta facendo campionati strepitosi, con un budget inferiore a molte altre squadre. Quest'anno sta disputando un ottimo campionato. L'obiettivo di questa società dev'essere mantenere la categoria e, gradualmente, cercare di arrivare al sesto posto che le consentirebbe di qualificarsi all'Europa League: quel risultato sarebbe l'equivalente della vittoria di uno scudetto per le scommesse sportive.

Comunque, la squadra è sulla buona squadra: non bisogna fare voli pindarici, ma mantenersi sempre nella fascia tra il sesto e il dodicesimo posto e, nell'anno giusto, tentare di andare in Europa".

*La foto di apertura dell'articolo è di Luca Bruno (AP Photo); la seconda di Domenco Stinellis (AP Photo).

 
January 17, 2020
Emanuele Giulianelli
Body

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Bundesliga, i flop clamorosi!

Dopo avere descritto le sorprese del giro di andata della Bundesliga, magnificando il clamoroso esordio in massima seria dell'Union Berlino ed i costanti progressi del Lipsia, fiore all'occhiello di una formidabile piramide calcistica, analizziamo chi ha deluso le aspettative degli appassionati di calcio tedesco.


1. Werder Brema - Davvero disastroso il girone di andata dei biancoverdi, che detengono un record negativo: è l'unica squadra nei principali 5 campionati europei a non aver terminato una sola partita con un clean sheet. Penultimo posto e numeri davvero impietosi per la squadra del giovane allenatore Florian Kohfeldt: 14 punti, 41 reti subite (quella capitanata da Jiri Pavlenka è la peggior retroguardia del torneo), appena 3 vittorie, 5 pareggi e 9 sconfitte.

Basterà il possibile arrivo del trequartista Amin Younes dal Napoli per risollevarne le sorti?

2. Eintracht Francoforte - Il rischio - sventato - di uscire dall'Europa League (con l'ultima sconfitta interna per 3 a 2 contro i modesti portoghesi del Vitória Guimarães) e una prima parte di Bundesliga a dir poco deludente: 18 punti (appena +3 dalla zona playout) e una crisi senza fini con appena 2 punti conquistati nelle ultime 7 partite. La sconfitta più recente, probabilmente, la più dolorosa, addirittura contro il fanalino Paderborn.

Sono lontani i tempi della semifinale di Europa League, dei gol di Ante Rebic e Luka Jovic, non adeguatamente sostituiti e anch'essi alle prese con magre fortune al Milan e al Real Madrid. Proprio l'ex Fiorentina, secondo radio mercato, sarebbe pronto a rientrare alla base già in questi giorni...

3. Paderborn - D'accordo lo status di matricola, ma il fondo di classifica con appena 12 punti racimolati in 17 giornate, non possono soddisfare.

Di buon auspicio la vittoria per 2-1 - nell'ultima giornata prima della pausa - contro l'Eintracht Francoforte grazie agli acuti dell'interno sinistro Abdelhamid Sabir e del centrale difensivo Bastian Schonlau in elevazione, ma è chiaro che il calciomercato invernale dovrà servire a mister Steffen Baumgart per aggiustare qualcosa tra le maglie della terza difesa più perforata della Bundesliga - insieme a quella del Fortuna Düsseldorf, con 36 reti subite (peggio hanno fatto solamente Werder e Magonza).

Tra i ricordi più belli (o, a seconda delle prospettive, il rammarico più grande), il rocambolesco pareggio per 3-3 dello scorso 22 novembre contro il Borussia Dortmund - con doppietta iniziale di bomber Streli Mamba - dopo essere stati in vantaggio di tre reti al Westfalenstadion.

4. Bayern Monaco - Le ultime tre vittorie consecutive (con 11 reti realizzate e la rimonta a -4 dal primo posto), oltre alla scoperta del baby fenomeno Joshua Zirkzee, centravanti olandese classe 2001 ex Feyenoord e ADO Den Haag, fanno prefigurare un pronto ritorno in pista nella lotta al titolo, oltreché un prosieguo sprint in Champions League, dopo il filotto di vittorie per le scommesse calcio.

Tuttavia, non si può soprassedere al disastroso inizio di campionato in Bundesliga, che ha portato all'esonero di Niko Kovac lo scorso 3 novembre (ufficialmente si è trattata di una "rescissione consensuale") dopo la sconfitta per 5-1 in casa dell'Eintracht Francoforte.

Hans-Dieter Flick ha ottenuto, lo scorso 22 dicembre, la promozione da allenatore ad interim a "effettivo" fino al termine della stagione: che può ancora essere trionfale, come le ultime, coi gol di Robert Lewandowski - come sempre in cima alla classifica marcatori con 19 centri - e il recupero di qualche pedina importante come gli infortunati Kingsley Coman, Leon Goretzka, Lucas Hernandez, Niklas Süle e Corentin Tolisso.

5. Borussia Dortmund - Troppi passi falsi, mezzi o interi, mister Lucien Favre costantemente in discussione, una reparto difensivo eccessivamente distratto con 24 reti subite in 17 incontri sono numeri da metà classifica e un quarto posto a 30 punti che non può proprio soddisfare.

La compagine giallonera, che recrimina per l'ultima sconfitta contro l'Hoffenheim in rimonta, si consola con la qualificazione ai prossimi ottavi di finale di Champions League che affronterà da sfavorito con il PSG per le scommesse sportive e con il terzo migliore reparto offensivo in campionato con 41 reti realizzate, 18 delle quali equamente ripartite tra il talento assoluto classe 2000 Jadon Sancho e Marco Reus, entrambi a quota 9.

Segnano un po' tutti nel gioco rapido e imprevedibile del Dortmund che si appresta a inserire nel proprio scacchiere Erling Braut Håland, lo straripante attaccante norvegese (inseguito anche dalla Juventus) della scuderia di Mino Raiola prelevato in questo calciomercato invernale e capace di realizzare 8 reti in 6 partite di Champions con la maglia del Salisburgo.  Sarà l'elemento chiave per svoltare?

Segui il girone di ritorno più incerto degli ultimi anni della Bundesliga anche con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Michael Probst (AP Photo).

January 17, 2020
Stefano Fonsato
Body

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Giro di boa: Lazio a +10!


La Serie A è al giro di boa, ma i padroni del campionato italiano sono sempre loro, quelli con la maglia bianconera. La Juventus chiude il girone di andata in testa alla classifica, con due lunghezze di vantaggio sull’Inter. Ma qual è la squadra che ha migliorato maggiormente il proprio rendimento rispetto alla passata stagione?

La risposta è molto semplice: la Lazio di Inzaghi. La squadra biancoceleste rispetto allo scorso campionato ha guadagnato 10 punti, pur dovendo ancora affrontare il Verona nel recupero casalingo del 5 febbraio 2020 che potrebbe ulteriormente implementare il bilancio di questi primi sei mesi.

La Lazio in ottica mercato si era mossa molto poco durante l’estate, mantenendo i calciatori di maggior prestigio all’interno del proprio organico; questa è stata la chiave del successo di Inzaghi, capace di far sbocciare definitivamente il talento di Luis Alberto, sfruttando al massimo le potenzialità di Milinkovic e la concretezza sotto porta di Immobile.

I biancocelesti sono al momento appaiati al Bologna; anche la formazione bolognese ha 10 punti in più in graduatoria, nonostante le disavventure di Mihajlovic: le vicissitudini del tecnico serbo sono state un esempio di coraggio e tenacia, l’aspetto emozionale è stata una leva che la squadra rossoblù ha recepito, capitalizzando al meglio gli input del proprio allenatore.

Subito dietro a Lazio e Bologna c’è il centenario Cagliari, che proprio quest’anno festeggia un secolo dalla propria fondazione. Il presidente Giulini ha costruito sapientemente un organico che - sopratutto nella parte centrale del cammino - ha saputo stupire; le ultime prestazioni hanno frenato la corsa della formazione di Maran che - in ogni modo - ha fatto registrare un + 9.

Dea sempre clamorosa - Appena sotto al podio ci sono le due squadre nerazzurre, Atalanta e Inter che - rispetto al cammino dello scorso campionato - hanno avuto modo di conquistare sette punti in più; il successo della formazione milanese era in parte auspicabile, con la guida tecnica affidata Antonio Conte e una campagna acquisti di livello.

Meno prevedibile l’ennesimo exploit dell’Atalanta di Gasperini che dopo aver conquistato la qualificazione in Champions League - migliora sensibilmente il rendimento della passata stagione, nonostante l’impegno europeo che ha regalato ulteriori soddisfazioni con l’accesso agli ottavi di finale: per le scommesse sportive, la doppia sfida con il Valencia si preannuncia davvero equilibrata!

Piazzamento d’onore anche per L’Udinese che dopo un avvio incerto e l’esonero del tecnico Tudor ha trovato sulla panchina Luca Gotti, eroe per caso, un traghettatore promosso sul campo a pieni voti. Nella prima parte della stagione fa registrare numeri positivi anche la Roma di Fonseca che conquista 5 punti in più rispetto alla squadra allenata nello scorso campionato di Di Francesco.

L’ultima compagine che fa registrare numeri positivi in bilancio è il Parma che guadagna tre punti in più rispetto allo scorso girone di andata.

Il Torino di Mazzarri vince il premio “stabilità di bilancio”: ventisette punti nella passata stagione, ventisette punti in quella attuale.
 

Chi peggiora - Sono otto le squadre che nelle prime diciannove giornate hanno registrato un bilancio negativo; in primis c’è la Juventus di Sarri che ha ottenuto 5 punti in meno rispetto alla squadra allenata da Allegri nella scorsa stagione, ma resta sempre favorita per il nono scudetto consecutivo per le scommesse calcio. Stesso ammanco di punti in classifica per la Spal e la Fiorentina che per invertire il trend negativo ha cambiato tecnico congedando Montella.

Subito dietro c’è il Milan, partito con le ambizioni di tornare in Champions League e che - per il momento si deve accontentare di una classifica modesta; l'arrivo di Pioli al posto di Giampaolo non ha dato i frutti sperati, i prossimi interventi sul mercato e l’innesto di Ibrahimovic potrebbero invertire la rotta nella seconda parte del campionato.

I rossoneri hanno perso sei punti, gli stessi di Genoa e Sassuolo; i rossoblù hanno già cambiato tre allenatori, Andreazzoli e Thiago Motta sono stati esonerati, Nicola cercherà di portare la squadra in acque sicure, anche se l’impresa appare ardua. Servirà un mezzo miracolo anche all’altra squadra genovese che ha lasciato per strada 6 punti rispetto al campionato scorso. L’arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina blucerchiata ha limitato il passivo, ma il cammino appare lungo.

La maglia nera del campionato appartiene al Napoli, con 20 punti in meno rispetto allo campionato passato; l’esonero di Ancelotti è stato l’effetto - non la causa - di un cammino incerto. Qui le motivazioni vanno ricercate anche nel rapporto conflittuale tra società e giocatori che ha portato all’ammutinamento dello spogliatoio, con tanto di multe iperboliche e cause di lavoro.

L’arrivo di Gattuso ha parzialmente normalizzato la situazione che appariva del tutto anomala, ma l’abisso nel quale è finito la squadra azzurra - solo 24 punti nelle prime diciannove partite - certifica il fallimento della stagione, con un girone d’anticipo. Sembra un film sportivo dell’orrore, prodotto da De Laurentiis.

Segui il girone di ritorno anche con le scommesse live di 888sport!


*La foto di apertura dell'articolo è di David Vincent (AP Photo).

January 16, 2020
simone pieretti
Body

Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Quante panchine a sorpresa!

Rivoluzione a Barcellona. Finisce l’era Valverde. Per la prima volta in 17 anni, i blaugrana esonerano un allenatore in corsa. L’ultimo ad avere il dubbio onore è stato Van Gaal, licenziato anche lui alla fine del girone d’andata della Liga 2002/03. In quel caso, il Barcellona ha puntato su un grande vecchio come Radomir Antic, che ha portato la squadra in Coppa UEFA nonostante l’avesse presa al dodicesimo posto.

Nel 2020, invece, cambia il paradigma. A sostituire il tecnico due volte campione di Spagna non arrivano né Pochettino né Allegri. Un po’ a sorpresa, sulla panchina del Camp Nou si siede Quique Setien, 61 anni, ultima esperienza quella al Betis Siviglia durata due stagioni.


Setien non ha una storia importante da calciatore, nonostante tre presenze in nazionale tra 1985 e 1986. E non è neanche un ex giocatore del Barça, o perlomeno un tecnico che si sia formato allenando i giovani della Masia, come nel caso di Guardiola, Vilanova o Luis Enrique, abbastanza inesperti ma comunque perfetti conoscitori dell’ambiente in cui avrebbero lavorato.

E il curriculum ed il palmares da tecnico sono abbastanza scarni rispetto a quelli a cui sono abituati in Catalogna. Racing Santander, Ejido, persino una partita alla guida della nazionale della Guinea Equatoriale, poi Logroñes, Lugo, Las Palmas e appunto Betis.

Anche i giocatori dell'Osasuna hanno messo paura alla difesa del Barcellona!

Zero esperienza ad altissimi livelli. Una scelta insomma parecchio inaspettata. Ma non è detto che non si riveli quella giusta, con un Barcellona, comunque, ancora tra le favorite per le scommesse calcio! Del resto, di “Setien”, intesi come tecnici non molto conosciuti che prendono in mano squadre assai blasonate, la storia del calcio è piena. In alcuni casi, la delusione è stata forte. In altri è decisamente andata meglio…


Gli altri... Setien - Al Chelsea, per esempio, sanno bene che la cosa può funzionare. Quando nel 2008 Roman Abramovich sceglie il suo caro amico Avram Grant, tecnico con qualche esperienza in Israele e con la nazionale del suo Paese, per guidare i Blues del primo post-Mourinho, molti scuotono la testa. E invece il tecnico israeliano trascina la squadra alla finalissima di Champions, perdendola soltanto perché John Terry scivola all’ultimo rigore.

Va ancora meglio quattro anni dopo. Abramovich esonera Villas-Boas e decide per la soluzione interna, affidando la squadra a Roberto Di Matteo. L’italo-svizzero fa il miracolo, arrivando a sollevare la Coppa dalle grandi orecchie nella notte di Monaco di Baviera e, già che c’è, anche la FA Cup. Poi però, neanche sei mesi dopo, l’idillio si spezza e arriva l’esonero, con il resto della carriera dell’ex azzurro che dimostra quanto la scelta sia stata tanto estemporanea quanto fortunata.


Pessimi ricordi invece al Real Madrid per un paio di scelte inattese e rivelatesi errate. Nel 2004 alla guida dei Galacticos arriva Carlos Queiroz, fino a quel momento vice di Sir Alex Ferguson allo United e con poca esperienza tra Portogallo e Giappone e sulla panchina di qualche nazionale, come quella del Sudafrica. Pessima idea, perché il tecnico non riesce a far convivere i tanti campioni che ha a disposizione, arriva quarto e deve salutare.

Situazione molto simile nel 2009, quando i Blancos acquistano Cristiano Ronaldo e Kakà e in panchina ci mettono…Manuel Pellegrini. L’Ingegnere ha un passato modesto, tra Sudamerica e Villarreal, e a Madrid fa bene ma non benissimo. Secondo posto e addio dopo una sola stagione. Per vincere qualcosa dovrà aspettare il Manchester City nel 2014, salvo poi tornare a livelli “normali”.


Dopo la leggenda - A proposito di Manchester, sostituire una leggenda come Sir Alex Ferguson non è semplice, ma David Moyes ci mette del suo per far fallire il suo arrivo allo United. Due stagioni con il Preston e undici con l’Everton senza mai vincere niente non sono un biglietto da visita eccellente, ma per lui garantisce Sir Alex.

Non basta, perché lo scozzese viene esonerato a quattro partite dalla fine del campionato e lo United chiude malinconicamente al settimo posto la stagione 2013/14. Anche in questa stagione, le quote delle scommesse sportive ci indicano che sarà davvero complicato per lo United raggiungere la Champions.

A Liverpool invece nel 1998 decidono di interrompere la tradizione di scegliere ex calciatori del club e chiamano in panchina un francese, Gerard Houllier, che al massimo era stato allenatore del PSG, non la macchina da gol attuale, e CT dei transalpini (fallendo la qualificazione a USA ’94). Sei trofei dopo (una Coppa UEFA, una Supercoppa Europea, una FA Cup, due Coppe di Lega e una Charity Shield), ad Anfield si sono convinti che la scelta non era poi così azzardata.


In serie A - E in Italia? C’è il caso del Milan, che nel 1998, dopo un fallito ritorno di Sacchi e uno di Capello, punta su un tecnico che viene dal basso. Alberto Zaccheroni ha allenato, tra le altre, Baracca Lugo, Cosenza e Udinese, ma Berlusconi scommette su di lui. E vince, perché il Milan di Zac si aggiudica lo Scudetto dopo una clamorosa rimonta nei confronti della Lazio.

Va peggio all’Inter, che nel 2011, dopo l’incubo della stagione post-Triplete, decide di cambiare tutto. In panchina si siede Gian Piero Gasperini, che fino a quel momento ha guidato soltanto il Crotone e il Genoa. Dura quattro partite, poi viene esonerato e torna in provincia, dove ora fa miracoli sempre in nerazzurro, ma stavolta quello dell’Atalanta.

E persino la Juventus, volendo, ha avuto il suo Setien. Si chiama Antonio Conte, che quando arriva a Vinovo da allenatore ha conosciuto la retrocessione con l’Arezzo, le dimissioni all’Atalanta e sembra poter far bene solo in Serie B (come con Bari e Siena). E invece il tecnico leccese smentisce tutti, risollevando i bianconeri dal post-Calciopoli e facendo iniziare un ciclo che ancora non ha fine. Nato da un allenatore a cui in molti non erano disposti a dare fiducia ad altissimi livelli. Dunque, buon lavoro e buona fortuna anche a Setien...

Segui l'avvincente girone di ritorno di Serie A con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Emilio Morenatti (AP Photo); la seconda di Alvaro Barrientos (AP Photo).

January 16, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Il favoloso mondo sportivo Red Bull!

Red Bull, un nome ormai celebre e vincente. Il colosso austriaco delle bevande energetiche è entrato dalla porta principale nel mondo della competizione sportiva ed ha avuto un impatto clamoroso in qualsiasi disciplina sponsorizzata.

L’azienda nata a Salisburgo possiede due squadre di hockey su ghiaccio (Eishockeyclub Red Bull Salzburg ed EHC Red Bull München), un team di Mountain Bike (Red Bull Rampage) e due scuderie di Formula Uno, la Red Bull, con all’attivo quattro campionati mondiali piloti firmati Vettel e altrettanti titoli costruttori, e la Toro Rosso, che nel mondiale 2020 si trasformerà in AlphaTauri, per la grandissima curiosità degli appassionati del mondo dee corse e delle scommesse sportive!

Ma al grandissimo pubblico sportivo, oltre che attraverso la Formula 1, la Red Bull sta diventando nota attraverso il calcio.

RB nel calcio - Gli austriaci hanno, infatti, cominciato un percorso di creazione e di acquisizione di società calcistiche in tutto il mondo, sviluppando un vero e proprio “modello Red Bull”. Modello che, al momento attuale, è presente in quattro nazioni: Austria, Germania, Stati Uniti e Brasile. In principio fu il Salisburgo, anzi, il Red Bull Salzburg. Il club, che storicamente si chiamava Austria Salisburgo, è stato acquistato nel 2005 e ha portato a casa dieci campionati nelle ultime 15 stagioni.

Formula che vince, non si cambia e quindi sono arrivate nuove squadre targate Red Bull. In MLS ci sono i New York Red Bulls, che fino al 2006 erano meglio conosciuti come Metrostars. Nella lega nordamericana, però, nonostante l’acquisto nel corso degli anni di campioni come Titi Henry e Rafa Marquez, il massimo risultato è stato una finale nazionale nel 2008, persa contro i Columbus Crew. Nel frattempo la Red Bull ha creato una squadra anche in Ghana, chiamata appunto Red Bull Ghana, che però è stata sciolta nel 2014.

Poi, i Tori Rossi hanno preferito tornare a concentrarsi sull’Europa e si sono espansi anche a nord del confine, acquisendo il titolo sportivo dell’SSV Markranstädt, squadra di quinta divisione tedesca, e trasformandola nel più celebre RB Leipzig. Il Lipsia però, per motivi regolamentari, non può utilizzare apertamente il nome dell’azienda nella denominazione societaria.

E quindi è diventato RasenBall, “sport della palla sul prato”, per aggirare le proteste della federazione tedesca. Metodo poco ortodosso ma certamente fortunato, se non altro perché a dieci anni dalla fondazione (2009) il club è primo in classifica in Bundesliga al giro di boa e si è qualificato agli ottavi di Champions League, vincendo il suo girone a sorpresa per le scommesse calcio.

Il club di creazione più recente è invece il Red Bull Bragantino. In realtà il Red Bull Brasile, con sede a San Paolo, esisteva dal 2009, quando ha cominciato a scalare la piramide calcistica, verdeoro partendo dai campionati regionali paulisti. La vera accelerazione c’è però stata nel 2019, quando il Bragantino, storico club di San Paolo fondato nel 1928, si è unito al Red Bull Brasile, dando vita al neonato Red Bull Bragantino.

I risultati non hanno tardato ad arrivare e il club, che nella Serie B ha utilizzato il nome “Red Bull” solo come sponsor, è già stato promosso per il Brasileirão 2020, in cui invece si chiamerà con il nuovo nome.

Un modello, quello della Red Bull, evidentemente di successo, ma non sempre apprezzato. Gli attriti maggiori, soprattutto con le tifoserie, arrivano dal modus operandi nell’acquisizione dei club. Prendere una squadra preesistente e modificarne nome e simbolo non è mai simpatico e non sono mancate le prese di posizioni polemiche in tutti i paesi dove la Red Bull è entrata nel calcio.

Anche le tifoserie delle altre squadre mostrano una certa avversione ai club della Red Bull, considerati “di plastica” e figli di una colossale operazione di marketing, più che sportiva.

Nel prossimo articolo, approfondiremo la tematica di compravendita di calciatori, all'interno del sistema RB! Segui l'ottavo di Champions, Tottenham - Lipsia con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Richard Vogel (AP Photo).

January 15, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

I contratti più ricchi in B!

Per alcuni calciatori l’idea di finire in Serie B è quasi impensabile, ma per la maggior parte dei colleghi il campionato cadetto è un obiettivo, più che un incubo. Arrivare a giocare nella seconda serie tricolore significa non solo un grande salto in termini di prestigio, ma anche e soprattutto a livello economico..

 

In attesa di conoscere se nella graduatoria dei più pagati della nuova stagione ci sono Buffon con un biennale da 2 milioni di euro a Parma e Lapadula, confermato al termine del calcio mercato Benevento, vediamo cose è accaduto negli ultimi campionati.

Il campionato di Serie B offre ingaggi importanti, considerando che in questa stagione le venti squadre partecipanti spendono, tra stipendi di base e premi, oltre 160 milioni di euro. Una cifra davvero notevole, non certo paragonabile al monte ingaggi della Serie A, ma che fa felici molti calciatori. Sicuramente più modesti i contratti degli allenatori.

Presentiamo, così, gli ingaggi di:

Emanuele Giaccherini

Kevin-Prince Boateng

Jeremy Menez

Come già descritto nell'articolo relativo alla stagione sportiva precedente, quando il Paperone della Serie B era Giampaolo Pazzini, il giocatore che guadagna di più si conferma Emanuele Giaccherini, retrocesso dalla Serie A  con il Chievo nel 2019. Podio tutto nuovo, con due neopromosse dalla C che hanno investito su calciatori di grandissima esperienza, anche internazionale!

Emanuele Giaccherini

Il Chievo schiera ancora una volta il calciatore più costoso del campionato cadetto, Emanuele Giaccherini. L’ex Juventus, protagonista in carriera anche in Nazionale, guida per il secondo anno consecutivo la classifica dei ricconi della B grazie al contratto che prevede 850mila euro fissi, più 150mila in premi. Totale, un milione di euro tondo tondo, una cifra che nessun altro, neanche Boateng tra i colleghi che frequentano i campi di B, è in grado di avvicinare.

Giaccherini contro il Milan!

Andiamo con ordine. Gli altri stipendi di platino relativi alla stagione 2019-2020 erano percepiti da Marco Sau, Pietro Iemmello ed Antonino La Gumina. Sau, protagonista di un'ottima stagione cadetta, è rientrato nella massima seria con il suo Benevento; Iemmello è stato girato in prestito a Las Palmas, mentre La Gumina è rientrato alla Samp, detentrice dei diritti federativi del cartellino del centravanti mancino palermitano.

Così, ci sono due new entry nel clamoroso podio degli ingaggi cadetti, con due fantasisti che hanno infiammato gli stadi di mezza Europa, altro che serie B!

Kevin-Prince Boateng

L'ex calciatore del Milan ha deciso di seguire la sua storica dirigenza in quel di Monzello. Il colpo, arrivato al termine del mercato, è stato ragionato nell'ottica di garantire al tecnico Brocchi un trequartista di spessore: la più classica delle ciliegine sulla torta dei tanti trasferimenti in entrata!  

Boateng con la maglia dell'Herta in Bundesliga

Per accettare il trasferimento in Brianza, Boateng, di rientro dal prestito al Besiktas, ha rescisso il suo contratto con la Fiorentina: tra buona uscita dei Viola e l'ingaggio garantito da Adriano Galliani, il classe 1987 dovrebbe percepire poco meno di un milione di euro netti per la stagione 2020/2021. Logico aspettarsi un robusto bonus in caso di promozione al termine del campionato.

Jeremy Menez

Altro colpo davvero straordinario che attribuisce alla B italiana una dimensione diversa e la avvicina alla ricchezza della Championship inglese è quello della Reggina: l'ambiziosa società calabrese si è assicurata la classe cristallina di Jeremy Menez.

Menez ai tempi del Milan

L'ex Nazionale francese viene da un più di un passaggio negativo, dopo la discreta stagione al Bordeaux, culminata con un decoroso sesto posto nel maggio 2017. La base dello stipendio dell'imprevedibile talento ex Milan si aggira intorno ai 500 mila euro ai quali, però, vanno aggiunti, bonus per assist e gol che, ne siamo certi, non rimarranno nelle casse della società presieduta con spirito di iniziativa da Luca Gallo.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 14 gennaio 2020.

December 11, 2021
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off