Formazione Arsenal | Formazione Arsenal 2022 | Rosa Arsenal

Con 13 titoli di campione d'Inghilterra, 14 FA Cup, 2 Coppe di Lega, 16 Community Shield, una Coppa delle Coppe e una Coppa delle Fiere, l'Arsenal è certamente uno dei club più vincenti della storia del calcio di Sua Maestà. Nonostante venga considerata una delle big della Premier League, però, la compagine londinese vive un periodo abbastanza complicato.

I portieri dei Gunners

La rosa dei difensori dell'Arsenal

Che coppia Xhaka e Partey in mezzo

Bukayo Saka e la batteria degli esterni

Lacazette bomber e capitano

L'ultimo campionato vinto risale alla stagione 2003/04, quella passata alla storia come quella degli Invincibili, con l'Arsenal che è riuscito a vincere la Premier League senza perdere neanche una partita. Poi però, con l'imporsi di nuove realtà come il Chelsea o il Manchester City, i Gunners hanno perso smalto e, soprattutto da quando se n’è andato Arsene Wenger, hanno avuto parecchie difficoltà nel rimanere competitivi.

L'attuale allenatore, l'ex centrocampista Mikel Arteta, sta cercando di far crescere una rosa, nonostante la riduzione degli ingaggi, composta da qualche veterano e molti giovani. Ma non è un lavoro semplice.

I portieri dei Gunners

Il ruolo in cui l’Arsenal ha la maggior qualità media è certamente quello dell'estremo difensore. Il n. 1 titolare è l'inglese Aaron Ramsdale, acquistato nell'estate 2021 dallo Sheffield United per 28 milioni di euro. Il classe 1998 si è finalmente affermato, dopo che durante l'adolescenza molti club lo avevano rifiutato perché lo ritenevano troppo gracile per ricoprire il ruolo.

Un'uscita alta di Aaron Ramsdale contro il Liverpool!

Ora invece è tra i portieri più affidabili della Premier League ed è anche nell'orbita della nazionale. Tutte pessime notizie per il tedesco Bernd Leno, arrivato nel 2018 come titolare indiscusso e che ormai invece ha perso il posto, non riuscendo neanche più a impensierire colleghi come Neuer o Ter Stegen per le convocazioni nella nazionale teutonica.

La rosa dei difensori dell'Arsenal

Anche al centro della difesa Arteta appunta sulla gioventù. La coppia centrale dell'Arsenal infatti è composta da due ventiquattrenni. Il primo, l’inglese Ben White, è stato il grande colpo di mercato dell'estate 2021, considerando che è costato quasi 60 milioni di euro strapparlo al Brighton.

Un acrobatico anticipo di testa di Ben White!

La sue prestazioni comunque stanno convincendo anche i più scettici e gli sono valse più di qualche convocazione da parte di Southgate, oltre che la vetta di alcune classifiche nelle statistiche specializzate per i difensori.

Accanto a lui spicca il brasiliano Gabriel, che invece ha avuto esperienze importanti altrove, anche da favorito per le quote calcio come al Lille, e che, dopo un ambientamento complicato al calcio inglese, sta dimostrando di poter reggere un compito duro come quello di affrontare alcuni dei migliori attaccanti al mondo.

In caso di assenza di uno dei due, Arteta può invece contare sull'inglese Rob Holding, che nonostante i suoi 26 anni è comunque un veterano, visto che è all’Emirates dal 2016.

Largo ai giovani persino sulle fasce laterali, con quattro terzini in cui il veterano ha trent’anni. Il titolare sulla sinistra è lo scozzese Kieran Tierney, classe 1997 arrivato nel 2019 dal Celtic e ormai inamovibile sul lato mancino della difesa dell’Arsenal.

La sua riserva è addirittura più giovane, se si considera che il portoghese Nuno Tavares è nato nel 2000. L'esterno originario di Capo Verde è arrivato dal Benfica e non ci metterà tanto a prendersi un posto in nazionale, considerando che è già nel giro dell'Under 21. Sulla destra invece spuntano due vecchie conoscenze del nostro campionato.

Il posto fisso se l’è preso in pochissimo tempo il giapponese Takehiro Tomiyasu, che i Gunners hanno pagato quasi 20 milioni al Bologna. Soldi spesi benissimo, se si considera che da quando è arrivato lui i risultati della squadra sono nettamente migliori e la fascia destra sembra ben coperta. In caso di assenza del nipponico c'è poi un altro portoghese, Cedric Soares, con un passato non certo indimenticabile all'Inter, ma che in carriera ha sempre fatto la sua buona figura in Premier League già ai tempi del Southampton.

Che coppia Xhaka e Partey in mezzo

Per i due posti di centrocampista centrale c'è abbastanza affollamento nella rosa dell’Arsenal. Quello che sta giocando con più continuità di stagione è certamente il ghanese Thomas Partey, arrivato nel 2020 a suon di milioni dall'Atletico Madrid.

Accanto a lui poi si alternano tre calciatori, a seconda di come Arteta decide di affrontare il match. Il più celebre è ovviamente lo svizzero Granit Xhaka, che è già stato capitano della squadra in passato prima di scontrarsi con i tifosi, a lungo obiettivo della Roma di Mourinho.

Uno scatto di Xhaka!

Nelle rotazioni entra anche l’egiziano Mohamed Elneny, acquistato ormai sei anni fa, che però non ha mai del tutto rispettato le promesse di quando è arrivato a Londra. Chi invece ha tutto il tempo per farlo è il belga Albert Sambi Lokonga, arrivato all'inizio di questa stagione dell'Anderlecht, che si è già preso abbastanza spesso la maglia da titolare e pare destinato a rappresentare il futuro della mediana dei Gunners.

Bukayo Saka e la batteria degli esterni

Sulla trequarti, considerando che solitamente Arteta gioca il 4-2-3-1, si alternano parecchi calciatori che in realtà possono giocare anche in molti ruoli. È certamente il caso dell’inglese Emile Smith Rowe, l'ultimo grande prodotto del vivaio del club. In teoria, nasce da trequartista, ma il tecnico lo sta schierando con continuità sull'esterno sinistro.

Dal lato opposto un altro gioiello di casa, Bukayo Saka, che a neanche vent'anni ha giocato la finale degli Europei con l'Inghilterra e che sta dimostrando di poter rappresentare il futuro dei Tre Leoni e anche dei Gunners.

Bukayo Saka davanti al portiere più forte del mondo!

E a proposito di futuro, il trequartista centrale titolare è un calciatore di cui si parla da quasi un decennio, nonostante abbia appena 23 anni- Martin Ødegaard è arrivato al Real Madrid quando aveva soltanto 16 anni, con l'etichetta di prossimo fenomeno del calcio mondiale.

Alla fine alla Casa Blanca non ha trovato l'ambiente giusto ed è stato prestato più volte in giro per l’Europa. Ma ora l'Arsenal gli ha dato fiducia e finalmente il norvegese sembra diventato il calciatore che ci si aspettava. O almeno…quasi! Tanto talento nella tre quarti significa che due calciatori abbastanza importanti per il club fanno spesso panchina.

Quello più futuribile è certamente il brasiliano Gabriel Martinelli, esterno sinistro con passaporto italiano e piedi fatati, che dopo essere esploso con la maglia dell'Arsenal è stato fermato da un brutto infortunio. Ma per lui, classe 2001, di tempo per rifarsi ce n'è eccome.

Più complicata la situazione dell'acquisto più costoso di tutti i tempi dell’Arsenal, l’ivoriano Nicolas Pepé. Per portarlo a Londra i Gunners hanno speso la bellezza di 80 milioni, ma il calciatore che aveva fatto la fortuna del Lille sembra essere rimasto in Francia. Per lui sempre meno occasioni tra i titolari e il rischio è che il suo acquisto sia ricordato a lungo come uno dei più grandi flop recenti dei londinesi.

Lacazette bomber e capitano

Dopo l'addio di Aubameyang, la responsabilità di guidare l'attacco cade tutta sulle spalle abbastanza larghe di Alexandre Lacazette. Il francese, con i suoi quasi 31 anni, è il veterano del gruppo e rappresenta un'opzione solida di striker anche per le quote Premier League!

Il centravanti dei Gunners dal dischetto!

E anche per questo indossa la fascia da capitano, mentre continua a garantire la sua buona dose di goal, nonostante non veda più la porta con la continuità di qualche stagione fa.

A dargli man forte oppure a sostituirlo c’è infine l’inglese Eddie Nketiah, cresciuto nel Chelsea, ma lasciato andare dai Blues, per la gioia dell'Arsenal che l’ha inserito nel suo vivaio e ora se lo gode. I suoi numeri, soprattutto quelli con l’Under 21, lo segnalano come un talento in grado di cambiare gli equilibri di una partita. Ma visto che si avvicina ai 23 anni, è il momento di dimostrarlo in maniera definitiva…
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. 

March 28, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il monte ingaggi dell'Arsenal

Havertz, Odegaard e Saka i più pagati

Stipendi Arsenal: fino a qualche anno fa, l’Arsenal non è stato un club particolarmente attento alle sue finanze. Tra calciatori pagati quasi 300 milioni lasciati andare via a parametro zero e acquisti non proprio utili alla causa, i Gunners hanno utilizzato i soldi nelle loro casse in maniera abbastanza discutibile. 

Ecco perchè, da quando sulla panchina si è seduto Mikel Arteta, c’è stato un cambiamento di rotta, con il club londinese che sembra aver puntato più su calciatori giovani, a cui aggiungere elementi di sicuro valore.

A dimostrare questa inversione di tendenza, paradossalmente, sono stati proprio gli addii a parametro zero di molti giocatori che percepivano stipendi al di sopra della media, pur non essendo più nel progetto tecnico della società.

Al loro posto sono arrivati calciatori richiesti espressamente dal tecnico, alcuni con ingaggi sostenibili, altri con contratti abbastanza pesanti. Ma chi sono quindi i calciatori più pagati della  formazione Arsenal

Stipendi Arsenal

Nel partire con la lista, bisogna considerare che come ormai prassi, anche i Gunners, sempre tra i favoriti per le scommesse Premier League, inseriscono nei contratti dei calciatori dei bonus, che permettono di poter raggiungere cifre più alte.

Non è detto che tutti siano portati a casa, ma nell’elencare i paperoni dell’Emirates partiremo dal massimo raggiungibile per ogni giocatore a disposizione di Arteta. 

Il podio degli stipendi dai Gunners

Dunque, quello con il contratto più alto è Kai Havertz. Il tedesco, trequartista per vocazione ma anche falso nueve all’occorrenza, si è trasferito dal Chelsea all’Arsenal nel 2023, firmando un contratto da 17,1 milioni di sterline (14,5 fissi, 2,6 bonus) con scadenza 2028.

Dietro di lui c’è il capitano della squadra, il norvegese Martin Ødegaard. Di lui si diceva un gran bene da quando aveva 15 anni ed era stato acquistato dal Real Madrid, ma all’Arsenal ha trovato l’ambiente tecnico e mentale giusto per esplodere definitivamente.

E i Gunners, oltre alla fascia, lo hanno ricompensato con un rinnovo da 15,6 milioni di sterline (12,5 fissi, 3,1 bonus) con scadenza 2028.

A chiudere il podio dei più pagati dell’Arsenal c’è Bukayo Saka. Per lui, stellina cresciuta nel fulgido vivaio del club londinese, nel 2023 è arrivato un mega-rinnovo, che dai 2 milioni di sterline percepiti in precedenza lo ha fatto arrivare a poterne guadagnare fino a 15,3 (10,1 fissi, 5,2 bonus). La scadenza dell’accordo dell’attaccante mancino è a giugno 2027.

Il contratto del fortissimo Declan Rice

Tra nuovi arrivi e rinnovi a peso d’oro, ha perso la vetta della classifica quello che era prima il più pagato della rosa, ovvero Gabriel Jesus. Il centravanti brasiliano ha avuto 14 milioni di sterline di ottimi motivi nel 2022 per lasciare il Manchester City, accettando un accordo con i Gunners con scadenza 2027.

Stipendi Arsenal

A proposito di nuovi arrivi degli ultimi anni, si inserisce ai piani alti della lista anche Declan Rice. Il mediano è costato oltre 115 milioni di euro all’Arsenal, ma sta ampiamente giustificando sia il suo cartellino che il contratto da 12,5 milioni di sterline con scadenza 2028.

A fine corsa con i Gunners, a meno di sorprese, c’è Thomas Partey, che è all’ultima stagione del quinquennale da 10,5 milioni di sterline firmato nel 2020.

Tra quelli che invece rappresentano il presente e il futuro del club ci sono William Saliba e Gabriel Martinelli. Il difensore francese, richiestissimo dalle altre big europee, ha deciso di accettare un rinnovo da 10 milioni di sterline a stagione fino al 2028, mentre l’attaccante italo-brasiliano si “accontenta” di 9,4 milioni di sterline fino al termine della stagione 2026/27.

Quanto guadagna Calafiori a Londra

Si scende poi per arrivare a due calciatori che guadagnando entrambi 7,8 milioni di sterline a stagione. Si tratta di Ben White e Oleksandr Zinchenko, con il difensore inglese che vedrà il suo contratto scadere nel 2028, mentre l’esterno ucraino dovrà pensare di sedersi attorno a un tavolo con il club, visto che l’accordo che lega le due parti termina nel 2026.

Non hanno ancora di questi problemi invece Mikel Merino, Jurrien Timber e Riccardo Calafiori, tutti con contratti ancora lunghi. L’attaccante spagnolo è arrivato nel 2024 e ha firmato fino al 2028 per 6,8 milioni di sterline, mentre il terzino olandese ha la stessa scadenza e un accordo complessivo da 6,3 milioni di sterline (4,7 fissi, 1,6 bonus).

Contratto fino al 2029 invece per l’azzurro, che ha lasciato il Bologna dopo una stagione da protagonista e a Londra guadagna 6,2 milioni di sterline a stagione.

Stipendi Arsenal

A 5,7 milioni di sterline all’anno ci sono tre giocatori della rosa dell’Arsenal in situazioni particolari: Raheem Sterling, Jorginho e Kieran Tierney. L’attaccante inglese infatti è in prestito dal Chelsea, che tra l’altro si accolla il resto del suo contratto monstre (11,5 milioni di sterline, per arrivare al totale di 17,2).

Lo stipendio di Tomiyasu, altro ex Bologna

Il centrocampista azzurro ha invece rinnovato con i Gunners per una sola stagione, dunque al termine dell’annata attuale dovrà vedere il da farsi. Stesso ragionamento per il terzino scozzese, all’ultimo anno del quadriennale firmato nell’estate del 2021.

Un altro trio di calciatori in situazioni diverse è quello che guadagna 5,2 milioni di sterline. Ad aprirlo c’è l’ex Bologna Takehiro Tomiyasu. Il difensore giapponese ha un contratto in scadenza nel 2026, ma è anche nel bel mezzo di un momento molto complicato della sua carriera, con l’infortunio al ginocchio che gli ha fatto saltare tutta la stagione attuale.

Vive invece un periodo d’oro David Raya. Il portiere spagnolo, che si è anche preso la nazionale, è stato una delle scelte più controverse di Arteta, ma ora è insostituibile e ha un contratto fino al 2028. Scadenza 2027 infine per Gabriel Magalhaes, difensore brasiliano che ormai è una colonna della retroguardia dei Gunners, oltre a essere uno dei colpitori di testa più pericolosi della Premier sui calci piazzati.

Stipendi Arsenal

A chiudere la rosa ci sono le altre alternative di Arteta. In attacco c’è il belga Leandro Trossard, che guadagna 4,7 milioni di sterline e ha il contratto in scadenza 2026. A 3 milioni di sterline a stagione c’è un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, il polacco Jakub Kiwior. Il difensore, acquistato dallo Spezia, ha firmato con i londinesi un accordo con scadenza 2028.

E per rimanere tra i nomi noti in Italia, c’è anche Neto. Il portiere brasiliano, passato tra le altre tra i pali di Juventus e Fiorentina, è in prestito dal Bournemouth con l’Arsenal che si fa carico del suo contratto. da 2,6 milioni di sterline.

Il monte ingaggi dell'Arsenal

Guadagnano molto poco rispetto ai compagni due dei prodotti del vivaio dei Gunners, ovvero Ethan Nwaneri (310mila sterline) e Myles Lewis-Skelly (200mila sterline), che comunque hanno trovato molto spazio nella stagione in corso. E considerando che i loro contratti sono scadenza nel 2025, è molto probabile che il club decida di prolungarli e di adeguargli lo stipendio.

Insomma, a conti fatti non è che l’Arsenal spenda poco per gli ingaggi: i Gunners sborsano 170 milioni di sterline, a cui vanno aggiunti i 6 milioni che riceve Arteta. Ma rispetto a una manciata di anni fa, le scelte del club sembrano avere molto più senso, sia a livello economico che per i risultati ottenuti in campo!

*L'immagine di apertura è distribuita da Alamy; quelle all'interno dell'articolo da AP Photo. Prima pubblicazione 28 marzo 2022.

April 29, 2025
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Passaggio da gol | assist calcio | passaggio vincente | la classifica degli assist

Nel calcio è più soddisfacente segnare o far segnare un compagno? La maggior parte delle persone che gioca a pallone propenderà per l’opzione numero uno. Del resto il gol è il momento più importante della partita, quello che decide le sorti del match e che di norma finisce nelle sintesi e negli highlights. Ma c’è anche una piccola fetta dei calciatori che preferisce finire a referto in un’altra maniera: attraverso gli assist.

La definizione di assist

Il passaggio su calcio piazzato

La classifica degli assist

Messi supera CR7 negli assist

Fare il passaggio decisivo, quello che mette un compagno in condizioni di segnare, a volte può essere una gioia ancora più grande di quella di spedire il pallone in rete. Certo, molto dipende dalle condizioni in cui avviene la giocata. Logico che mandare in porta un centravanti che non segna da un mese o un calciatore reduce da un lungo infortunio abbia un sapore assai più dolce che prendersi i riflettori anche per chi di solito vuole sempre e solo essere il marcatore. Ma in generale, l’assist è considerato meno del gol, anche se quasi sempre la rete ne è la diretta conseguenza.

La definizione di assist

Intanto, è necessaria una precisazione. “Finire a referto” non è esatta come terminologia, perché tra le cose che gli arbitri annotano per stilare il resoconto del match, l’assist non c’è. Perché? Intanto perché non sempre c’è un assist per ogni gol. Se il pallone arriva a chi segna dopo un rimpallo casuale o dopo un tocco dell’avversario, non c’è assist. Che per definizione è un assistenza volontaria, da parte di un compagno di squadra, che consente al compagno di segnare. 

Ma anche con questa restrizione, i dubbi non sono pochi. Chi fa assist è sempre l’ultimo compagno di palla che passa al marcatore? O si considera l’assist quando il passaggio è decisivo ai fini della giocata?

Se Iniesta (che non per nulla è considerato uno degli assistman più prolifici degli ultimi anni, con quasi 200 passaggi vincenti) manda un compagno dritto all’uno contro uno con il portiere, logico che sia un assist.

Di Iniesta il primo assist di EURO 2012!

Ma se invece lo spagnolo passa il pallone a centrocampo a un compagno, che poi procede a dribblare tutti o semplicemente tira all’improvviso e segna, si può considerare allo stesso modo un passaggio vincente? Quesiti che ogni buon appassionato di fantacalcio si pone, considerando che nel gioco virtuale più amato dagli italiani (ma non solo!) un assist vale un punto e la decisione di considerarlo o no può cambiare le sorti di molte partite, a differenza di quanto avviene realmente in campo.

Il passaggio su calcio piazzato

Quelli che non causano dubbi invece sono gli assist da calcio piazzato. Una punizione o un corner su cui un compagno di squadra interviene segnando è sempre un assist e non è certo un caso che spesso nelle classifiche dei grandi campionati a finire in vetta alle graduatorie dei passaggi vincenti spesso siano proprio i tiratori da fermo.

Anche in questo caso, però, attenzione, perché se su corner di A, B fa la sponda di testa e C segna, l’assist va a B. E se il gol non è la diretta conseguenza di un calcio piazzato, ma magari avviene in mischia, complicato assegnare l’assist a chi ha battuto, anche quando chi calcia è Alexander-Arnold, sempre tra i favoriti con il suo Liverpool per le quote Champions League!

 Alexander-Arnold Trent, straordinario specialista dei calci piazzati!

Per quanto riguarda il titolo di miglior uomo-assist di tutti i tempi, la questione è altrettanto complicata. Ora come ora, con la mole di statistiche che viene elaborata per ogni partita, sembra assurdo anche dirlo, ma fino a qualche decina di anni fa gli assist non venivano assolutamente conteggiati.

La classifica degli assist

Paradossalmente, oltre all’avanzamento del lavoro sui dati e sulle prestazioni dei calciatori, sono stati proprio il fantacalcio e le sue versioni estere (Fantasy Football nel Regno Unito, Mister in Spagna e così via) a far individuare la necessità di tenere il conto dei passaggi vincenti, visto che un calciatore che non segna molto ma almeno fa assist è più appetibile di chi invece non solo vede proprio la porta, ma neanche sa creare occasioni per i compagni.

Dunque, le classifiche disponibili sono perlomeno incomplete.

Al netto di questa problematica, il miglior assist-man italiano di tutti i tempi è Francesco Totti, accreditato di 141 assist in Serie A, che aggiunti a quelli nelle coppe e in nazionale arrivano a un totale di 210 . L’unico che oltre a lui supera quota 100 in campionato è Gianni Rivera, che ne ha fatti in totale almeno 157.

Tra gli altri grandi uomini assist ci sono Alex Del Piero, che supera di uno Rivera con 158 passaggi vincenti, e Andrea Pirlo, che arriva a quota 148 (numero che supera ampiamente quello dei gol del Maestro). La poca completezza dei dati è però evidente dal dato di Silvio Piola, che di certo in oltre 500 partite giocate avrà fatto più dei due miseri assist che le statistiche gli assegnano.

Andando in giro per il mondo, spuntano altri nomi celeberrimi. Nel calcio di Sua Maestà, nessuno si avvicina neanche minimamente a Ryan Giggs, che tra Manchester United e Galles raggiunge la mostruosa cifra di 255 assist, 250 dei quali con la maglia dei Red Devils.

Giggs con il suo compagno di sempre!

In Germania il re dei passaggi vincenti è ancora in attività e non sembra intenzionato a smettere presto. Thomas Müller è celebre per la sua capacità di trovare spazi dove non sembrano esserci, ma dovrebbe esserlo altrettanto per la generosità con i compagni: per lui oltre 240 assist con il Bayern Monaco e 40 con la nazionale, per un totale che supera i 280.

Straordinari i numeri del tuttocampista tedesco per gli appassionati di statistiche e quote calcio!

Messi supera CR7 negli assist

Se poi si vuole arrivare ai grandissimi, basta guardare al sette volte Pallone d’Oro, Lionel Messi. La Pulce ha sfondato quota 300 con i club poco prima di lasciare il Barcellona, una cifra a cui vanno aggiunti gli oltre 50 passaggi vincenti con la nazionale argentina.

Un passaggio filtrante di Messi contro il Marsiglia!

Uno che invece è meno propenso a mandare in porta i compagni è Cristiano Ronaldo, che comunque ha superato quota 100 con i club e che con la nazionale portoghese è a una rispettabilissima cifra di 40 passaggi per il gol di un compagno.

E tanto per chiudere, c’è anche chi, pur essendo un goleador di razza è anche un insospettabile macchina da assist. Luis Suarez non sembra esattamente il compagno di squadra che manda gli altri in porta, eppure in carriera, tra club e nazionale, punta quota 300. A dimostrazione che l’assist è un qualcosa…che viene quasi senza pensarci.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

March 28, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Boicottaggio Olimpiadi | Boicottaggio olimpico | Le Olimpiadi boicottate

Quando si parla di Giochi Olimpici si intende un evento che, a parte la sua dimensione sportiva planetaria, è anche un qualcosa di altamente politico.

Del resto, nell'antica Grecia i giochi erano anticipati da una tregua “olimpica”, in cui si interrompevano i conflitti in corso per permettere a tutti gli atleti delle diverse polis di partecipare. Ed esattamente allora come oggi, vincere non era solamente una dimostrazione di abilità sportiva, ma anche un ottimo veicolo di propaganda.

I Paesi esclusi dalle Olimpiadi

Le olimpiadi australiane e l'invasione all'Ungheria

L'incidenza del Sudafrica nella storia olimpica

Le Olimpiadi e la Guerra Fredda

Il futuro dei Giochi Olimpici

Ecco perché sorprende ma non troppo che fin dalla loro nascita anche i Giochi Olimpici moderni hanno dovuto avere a che fare con la politica. Il che, in determinati casi, ha portato anche all'esclusione di alcune rappresentative o, nella versione opposta, al boicottaggio da parte di diverse nazioni nei confronti dell'intera manifestazione.

I Paesi esclusi dalle Olimpiadi

La prima edizione dei Giochi Olimpici con defezioni non volontarie è quella del 1920. Nell'organizzare la settima Olimpiade, che si tiene ad Anversa, il CIO decide di escludere i paesi sconfitti nella prima guerra mondiale (Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia). I tedeschi mancheranno anche nell'edizione 1924, quella di Parigi, per protesta contro l'occupazione francese della Ruhr.

Persino i Giochi del 1936, che si tengono in una Germania già governata dal partito nazista, non vedono assenze di rilievo, se non quella dell'Unione Sovietica, che però ha già saltato tutte quelle del primo dopoguerra e parteciperà per la prima volta solamente a Helsinki nel 1952.

Anche nel 1948 a Londra si decide di escludere due dei paesi che hanno provocato la seconda guerra mondiale, la Germania e il Giappone, con la motivazione che in nessuno dei due paesi esiste un governo sportivo a cui recapitare l’invito. Le altre nazioni che avevano fatto parte dell'Asse, Italia compresa, vengono invece invitate.

Le olimpiadi australiane e l'invasione all'Ungheria

La prima edizione dei Giochi Olimpici a fare i conti con un vero e proprio boicottaggio organizzato è dunque quella del 1956, che si tiene in Australia, a Melbourne. La situazione politica in giro per il mondo non è assolutamente semplice. Tra ottobre e novembre dello stesso anno le truppe del patto di Varsavia invadono due volte l'Ungheria per mettere fine alle proteste di chi chiedeva una maggiore indipendenza del paese nei confronti dell'alleato sovietico.

In un normale anno olimpico, tutto questo sarebbe avvenuto a Giochi già ultimati, ma considerando che si compete in Australia, l'inizio delle gare è previsto il 22 novembre. E proprio a seguito degli sviluppi nell'Europa dell'Est alcune nazioni, tra cui la Spagna franchista, la Svizzera e i Paesi Bassi decidono di non partecipare ai Giochi per protesta.

Non saranno però le uniche nazioni a boicottare l’evento. La Crisi di Suez spinge infatti alcuni paesi della Lega Araba (Iraq, Egitto e Libano) a non presentarsi in Australia.

L'incidenza del Sudafrica nella storia olimpica

Se a Roma nel 1960 non ci sono problemi, già Tokyo la geopolitica torna a fare capolino. All'edizione 1964 manca infatti il Sudafrica, escluso per la sua politica di apartheid che impedirà agli arredi sudafricani di partecipare alla maggior parte delle grandi competizioni sportive mondiali fino all'inizio degli anni Novanta.

E proprio la situazione del Sudafrica porta al primo dei tre boicottaggi consecutivi ai Giochi Olimpici tra 1976 e 1984. A boicottare Montreal 1976 sono 29 paesi, 27 africani, uno asiatico e uno americano, per protesta contro la decisione della Nuova Zelanda di rugby di recarsi in tour in Sudafrica.

Le proteste del CIO, giustificate dal fatto che in effetti all’epoca il rugby non fosse uno sport olimpico, non vengono ascoltate e quindi il programma delle olimpiadi canadesi vede il ritiro di parecchie delegazioni prima dell'inizio delle competizioni e anche di qualcuna a gare già in corso.

Segui il rugby a sette alle prossime Olimpiadi anche attraverso il live scommesse!

Le Olimpiadi e la Guerra Fredda

Ancora di più sono le nazioni che boicottano i Giochi di Mosca del 1980. La XXI Olimpiade arriva neanche un anno dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan e quindi gli Stati Uniti guidano un nutrito gruppo di paesi che non mandano i propri atleti all’evento.

Il primatista Moses non ha potuto difendere la sua medaglia nel 1980!

Alla fine saranno 65 le delegazioni assenti, tra cui, oltre agli USA, Canada, Germania Ovest, Norvegia, Kenya e Giappone e addirittura la Cina, più il blocco arabo. Altre nazioni, tra cui Francia, Italia e Gran Bretagna, inviano comunque le loro delegazioni, ma optano per un boicottaggio soft, non facendo partecipare gli atleti sotto le rispettive bandiere nazionali ma sotto l’insegna del CIO.

Tempo quattro anni e a Los Angeles 1984  arriva la vendetta da parte dell'Unione Sovietica. In risposta al boicottaggio del 1980, né i sovietici né gli altri paesi del Patto di Varsavia decidono di inviare i loro atleti, giustificando la scelta a causa di una percepita isteria anti-sovietica da parte della popolazione americana. La decisione è seguita da altri paesi dell'orbita comunista, ma anche dall'Iran, per le interferenze statunitensi in Medio Oriente.

Non tutte le nazioni legate all’URSS decidono però di aderire al boicottaggio, che alla fine viene portato avanti solo da 15 delegazioni. Oltre alla Cina, partecipano anche la Jugoslavia, leader dei paesi non allineati né alla Nato né al Patto di Varsavia, e soprattutto la Romania, parte integrante dell'alleanza sovietica, ma evidentemente interessata ai risultati propagandistici delle buone prestazioni dei suoi atleti.

La scelta di Ceaușescu, tra l’altro, paga eccome: in assenza degli avversari provenienti dagli altri paesi del blocco comunista, i rumeni fanno incetta di medaglie, terminando al secondo posto, per quello che avrebbe rappresentato una sorpresa per le scommesse sportive nel medagliere, solamente dietro agli Stati Uniti padroni di casa. 

Il podio della scherma nel 1984!

Il futuro dei Giochi Olimpici

La Guerra Fredda, almeno dal punto di vista sportivo, termina con i Giochi di Seul nel 1988.

Anche in questo caso c'è un tentativo di boicottaggio, operato ovviamente dalla Corea del Nord, che pretendeva di organizzare i giochi congiuntamente ai vicini e rivali, ricevendo un sonoro no dal CIO. Il comitato olimpico internazionale però si era già premunito di fronte alla possibilità di un nuovo boicottaggio e aveva convinto i paesi del blocco orientale a tornare a partecipare ai Giochi. Alla proposta della Corea del Nord si accodano dunque solo altri sei paesi, tra cui Cuba e l’Albania.

Negli ultimi anni la situazione sembra essere molto migliorata, ma le Olimpiadi invernali in Cina hanno qualche problema. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno infatti annunciato un boicottaggio, anche se in questo caso non si tratterà di una mancata presenza degli atleti. A non presentarsi a Pechino saranno infatti le rappresentative diplomatiche, un modo per segnalare agli occhi del mondo le violazioni dei diritti umani in Cina, senza però impedire agli atleti di partecipare e magari anche di trionfare a casa dei rivali.

Il simbolo di Parigi 2024!

Perché mediaticamente una medaglia olimpica spesso vale molto di più…di una battaglia vinta!
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 28, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Bobby Inglese passa dal Parma al Lecco

La retrocessione in Serie B della stagione 2020/21 e le due annate non certo soddisfacenti nella categoria cadetta (dodicesimo posto e neanche l’ingresso ai play-off nella prima stagione, quarto posto ma eliminazione in semifinale contro il Cagliari nella seconda) non hanno modificato i piani della nuova proprietà americana del Parma: nelle intenzioni del presidente Krause, i Ducali devono tornare protagonisti del calcio italiano al più presto possibile.

Ed ecco perché la squadra emiliana è tra quelle che anche nella stagione 2023/24 hanno il monte ingaggi più alto di tutta la categoria.

Rispetto alle due annate precedenti, in cui il club crociato era in vetta alla graduatoria, quest’anno a guidarla c’è la Sampdoria, ma va anche considerato che i blucerchiati appena retrocessi si portano dietro ingaggi da Serie A e che il Parma è leggermente sceso in quanto a spesa per gli stipendi visto che se ne sono andati calciatori dai contratti importanti.

Tanto per fare un esempio abbastanza celebre, non c’è più in rosa Gigi Buffon, che fino all’anno scorso aveva un biennale da 1,6 milioni più premi. E oltre a SuperGigi ha lasciato la squadra anche Franco Vazquez, che era arrivato con un contratto annuale da 1,8 milioni a stagione. 

Il podio dei più pagati al Parma

Dunque, si va un po' al ribasso e rispetto ai 27 dello scorso anno la spesa prevista da parte dei ducali per gli ingaggi si attesta sui 23,1 milioni di euro.  

Certo, non sempre i soldi fanno la felicità e gli scorsi due campionati del Parma lo dimostrano abbastanza bene. Ma resta comunque il fatto che gli stipendi che arrivano a chi gioca al Tardini sono più alti della media della categoria. E chi sono i calciatori più pagati della rosa del Parma?

Il Paperone gialloblù, fino alla cessione al Lecco, era Roberto Inglese. Il centravanti è arrivato nel 2020 dal Napoli per ben 20 milioni di euro e anche il suo ingaggio è stato sempre, assolutamente, più da Serie A che da Serie B. Il classe 1991 di Lucera percepiva infatti oltre 2 milioni di euro lordi a stagione, fino alla cessione nel mercato di riparazione 2024. 

Il futuro, anche a vedere la carta di identità, invece si chiama Dennis Man, ottima opzione di marcatore, con il suo chirurgico mancino, anche per le scommesse live!

Dennis Man

L’attaccante romeno, acquistato nel gennaio 2021 per 13 milioni, ha firmato un accordo da 1,8 milioni di euro fino al 2025 e, dopo la retrocessione, il Parma ha deciso di puntare su di lui. 

Dopo il prestito alla Reggina è tornato invece alla base Hernani. Il centrocampista brasiliano classe 1994 ha anche rinnovato il suo contratto con il Parma, con un biennale che lo porta a uno stipendio sulle cifre di quello di Man, dunque 1,7 milioni di euro lordi, per chiudere il podio dei calciatori più pagati della squadra.

Gli stipendi per i calciatori top del Parma

Tra i nuovi acquisti quello che guadagna di più è il croato Antonio Colak. L’attaccante è stato acquistato dai Glasgow Rangers per quasi 3 milioni e ha firmato un contratto da tre stagioni che gli permette di guadagnare 1,3 milioni l’anno.

Un nome certamente importante è quello di Cristian Ansaldi. L’ex esterno del Torino ha firmato l’anno scorso un contratto annuale, poi prolungato fino al 2024. In granata guadagnava un milione e ha mantenuto cifre simili quando ha deciso di accordarsi con il Parma.

Sul milione circa c’è anche il talentuoso ma sfortunato Adrià Bernabé, ex Barcellona e Manchester City, che ha firmato fino al 2024 ma è stato martoriato dagli infortuni.

Adrià Bernabé fortissimo centrocampista del Parma

Quando però ha ricominciato a giocare con costanza, è diventato la stella del club, che lo vorrebbe tenere (visto un contratto fino al 2024 e un recente adeguamento di stipendio), ma che avrà difficoltà a resistere agli assalti delle big.

Si arriva al milione anche per il talento Enrico Del Prato. Per il terzino è stato esercitato il diritto di riscatto dall’Atalanta, per 3,5 milioni, ma la Dea si è riservata la possibilità di riprenderselo.

Chi guadagna a Collecchio oltre i 500 k

Il difensore argentino Lautaro Valenti è stato riscattato nell'estate del 2021 dal Lanus dopo un anno in prestito, ma gli infortuni lo hanno costretto a fermarsi a lungo. Buon per lui che il contratto con il Parma da 800mila euro è fino al 2025, dunque c’è tempo per rifarsi.

Stesse cifre anche per Nahuel Estevez, acquistato dal Crotone lo scorso anno, che si è accordato con il club fino al 2026. Poco meno di 800mila euro li guadagna anche il francese Wylan Cyprien, di ritorno dal prestito al Sion, che ha un contratto che termina nel 2025.

È già in Italia da tre anni invece il difensore colombiano Yordan Osorio, acquistato per 4 milioni dal Porto nell’ottobre 2020 e che ha un accordo col club fino al 2024 da 600mila euro a stagione.

Stesse cifre anche per il portiere Leonardo Chichizola, estremo difensore davvero affidabile come prestazioni per le scommesse sportive, visto che la sua porta rimane spesso imbattuta! Per lasciare il Perugia nell’estate 2021 i Ducali gli hanno offerto un contratto fino al 2024.

Chichizola fortissimo portiere del Parma

Il gruppetto di quelli che guadagnano circa 500mila euro è chiuso da Simon Sohm (scadenza 2025), e Valentin Mihăilă, uno dei calciatori più futuribili della rosa, che non per nulla ha un contratto fino al 2025. Scadenza 2025 anche per il terzino francese Woyo Coulibaly, un altro utilizzato con una certa frequenza, che si aggira anche lui su quelle cifre.

Benedyczak investimento ripagato

A 270mila euro fino al 2025 c’è il giovane difensore ungherese Botond Balogh, portato in Italia anni fa e ora promosso dalle giovanili.

Su quelle cifre c’è anche l’australiano Alessandro Circati, che ha da poco firmato un rinnovo fino al 2027. Scendendo ulteriormente, a 65mila euro fino al 2025 c’è l’attaccante polacco Adrian Benedyczak, che si sta decisamente facendo notare, visto che, anche grazie alla precisione dagli 11 metri, è nelle zone alte della classifica marcatori della Serie B.

Insomma, visti gli ingaggi top, le spese al Parma non mancano. La speranza di Krause, però, è che arrivino anche i risultati!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 28 marzo 2022.

January 6, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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