donnarumma età | dove gioca donnarumma | donnarumma record e curiosità

Campione d’Europa con l’Italia, vincendo anche il premio come miglior calciatore della manifestazione. Trofeo Jashin pressoché all’unanimità, ma anche premio come miglior portiere del 2021 da parte dell’IFFHS e ai Globe Soccer Award. 251 presenze con il Milan, di cui 215 in Serie A, 40 con gli Azzurri con appena 20 reti al passivo.

Tutti i record di Donnarumma in Serie A

I numeri di Gigione in Azzurro

Curiosità su Donnarumma

Donnarumma sui social

E il Golden Boy 2019, che sottolinea una cosa importantissima: è facile dimenticarsi che Gianluigi Donnarumma, per tutti Gigio, deve ancora compiere 23 anni. Il portiere del Paris Saint-Germain è sotto i riflettori da talmente tanto tempo che a volte bisogna fare un esercizio di memoria per rendersi conto che è un classe 1999 e che ha la stessa età di Gianluca Scamacca o Luca Pellegrini.

Tutti i record di Donnarumma in Serie A

Del resto, la sua prima comparsa al grande pubblico Donnarumma la fa quando addirittura ancora non potrebbe: nella stagione 2014/15 il Milan, a corto di portieri, chiede alla FIGC una deroga per portare in panchina un giovanissimo estremo difensore di appena 15 anni e undici mesi.

E quindi nella partita con il Cesena del febbraio 2015 Donnarumma va in distinta, a una settimana dal suo sedicesimo compleanno, quando può firmare il suo primo contratto da professionista. Ad assisterlo nell’opera è Mino Raiola, che lo ha seguito da sempre e che prima ancora che Inzaghi decidesse di convocarlo viste le assenze di Agazzi e Diego Lopez lo aveva addirittura inserito nella sua squadra ideale. Non si può certo dire che al procuratore sia mai mancata la fiducia nei confronti del suo assistito…

Fiducia che ha anche Sinisa Mihajlovic quando nell’ottobre 2015 lo spedisce in campo nella partita contro il Sassuolo ad appena 16 anni e 8 mesi. Ironia della sorte, il primo gol, come refertano i siti di scommesse con la maglia rossonera Donnarumma lo subisce da un calciatore che sei anni dopo sarà un suo compagno nella cavalcata dell’Italia agli Europei, Domenico Berardi.

Una delle prime partite di un giovanissimo Donnarumma!

Il che comunque non gli impedisce di prendersi una maglia da titolare che neanche gli arrivi negli anni successivi di colleghi più esperti come Reina gli toglieranno più.

A gennaio 2016 Gigio si prende la soddisfazione di giocare il derby della Madonnina, di cui diventa il più giovane titolare di sempre. E i record continuano. All’inizio della stagione successiva arriva anche il primo rigore parato in carriera. Anche qui, protagonista un futuro campione d’Europa, Andrea Belotti.

Con il penalty parato al Gallo, Donnarumma diventa il primo portiere del dopoguerra a sventare un calcio di rigore quando era ancora minorenne. E il fatto che l’ultimo a riuscirci lo abbia fatto nel 1931 dovrebbe mettere in chiaro l’eccezionalità della questione. Neanche a dirlo, Donnarumma diventa anche il più giovane calciatore di sempre a raggiungere le 100 presenze con il Milan e quelle in Serie A.

I numeri di Gigione in Azzurro

Anche con la nazionale non mancano le soddisfazioni e i record. Quando nel settembre 2016 sostituisce Gigi Buffon nell’amichevole contro la Francia campione d’Europa, Donnarumma diventa il più giovane portiere azzurro di sempre. Per l’esordio dal primo minuto, sempre da record, bisogna aspettare l’amichevole contro l’Olanda del marzo 2017.

La vittoria degli Europei 2020 da protagonista, con i rigori parati contro la Spagna e contro l’Inghilterra, gli regala l’ennesimo primato. Degli estremi difensori azzurri che hanno vinto un trofeo con l’Italia da titolari, Gigio è ovviamente il più giovane: Combi nel 1934 aveva superato la trentina, nel 1938 Olivieri aveva 28 anni, Zoff era ventiseienne a Euro 1968 e quarantenne ai Mondiali 1982 e Buffon, quando gli azzurri hanno sollevato la Coppa del Mondo a Berlino, aveva già spento ventotto candeline.

La presenza numero 38 con la nazionale, nella partita vinta a Torino contro il Belgio di ottobre 2021 come ricorderanno gli appassionati di scommesse calcio, lo vede anche per la prima volta in campo da capitano, il più giovane dal 1965, quando Gianni Rivera aveva indossato la fascia a 21 anni e 8 mesi.

Donnarumma capitano contro il Belgio!

 

Curiosità su Donnarumma

Ma come si diventa un portiere da record? Intanto…seguendo l’esempio fraterno. Antonio Donnarumma, che ha giocato con Gigio al Milan, era nelle giovanili rossonere ed è anche grazie a lui che il fratellino più piccolo ha scelto il Diavolo, dopo il decennio passato nel Club Napoli. Ma non di solo calcio si vive e come ogni ragazzo che si rispetti, Donnarumma ha una passione particolare: i videogiochi.

Buon per lui che sia nei club che in nazionale si sia trovato in buona compagnia, considerando che Florenzi è famoso perché si porta le console ovunque e che al Paris Saint-Germain c’è un certo Neymar che le sue partite le trasmette addirittura online. Ma c’è anche qualcosa che fa paura persino a un colosso di quasi due metri: le lucertole. Strano a dirsi, ma una delle fobie di Gigio riguarda proprio i piccoli rettili.

Più comprensibile invece il timore di prendere l’aereo, condiviso con altri grandi della storia del pallone come Dennis Bergkamp. Se c’è da volare, Donnarumma preferisce farlo durante una parata acrobatica.

A proposito di confronti con le leggende del calcio, come tanti altri colleghi anche Donnarumma è stato…paperizzato. Il portiere è infatti finito su Topolino, in una versione con tanto di becco e dal nome di Paperumma. Non il massimo, considerando che una papera per un estremo difensore non è mai una buona cosa, ma comunque il segnale che la sua notorietà anche tra le nuove generazioni è altissima.

Donnarumma sui social

E sempre parlando di cose da giovani, qualche appunto sull’utilizzo dei social da parte di Gigio, che con gli anni ha imparato a evitare…qualche figuraccia di troppo.

Donnarumma insuperabile ai rigori!

Come quella volta in cui, in piena trattativa per il rinnovo con il Milan, l’azzurro conferma via Twitter la sua fiducia in Mino Raiola, scatenando la rabbia dei tifosi rossoneri. Poi arrivano le scuse al Milan via Instagram, ma in serata Donnarumma denuncia l’hackeraggio del profilo Instagram.

Più apprezzato dai milanisti (ma meno dai tifosi del Napoli) il video di sfottò allo zio, supporter partenopeo, dopo una parata miracolosa su Milik. Meno problemi dal punto di vista sentimentale. La fidanzata di Gigio, Alessia Elefante, anche lei di Castellammare di Stabia, è molto riservata e il suo profilo è rigorosamente privato. Finalmente, un qualcosa in cui il portiere della nazionale e del PSG…non è il numero uno!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 24, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Nba streaming | Streaming nba | nba streaming gratis

Quando si parla di basket, nonostante una netta crescita del movimento europeo negli ultimi decenni, il primo pensiero degli appassionati va per forza di cose alla NBA. La lega americana (e non statunitense, perché ci sono anche franchigie canadesi) è considerata il top per quanto riguarda le competizioni cestistiche mondiali, quella che raduna il maggior numero di campioni, che regala lo spettacolo migliore e che, di conseguenza è anche la più seguita.

Il valore del contratto TV della NBA

NBA in esclusiva in Italia su Sky Sport

Tutti i pacchetti della NBA League Pass

Streaming Premium NBA

Grazie alla trasmissione delle partite in tutto il mondo, l'NBA è passata da fenomeno di nicchia al di fuori degli Stati Uniti a uno degli eventi più importanti del mondo dello sport.

Le sfide degli anni Ottanta tra i Lakers di Magic Johnson e i Celtics di Larry Bird, l'epopea di Michael Jordan negli anni 90, il dualismo tra Kobe Bryant e Lebron James nel nuovo millennio sono storie di sport che hanno contribuito a cementare la reputazione della lega americana nel cuore degli appassionati.

Il valore del contratto TV della NBA

Logico dunque che i diritti televisivi della trasmissione del campionato NBA, che oltre alla regular season da 82 partite a squadra offre anche il momento clou, ovvero quello dei play-off, raggiungano livelli di valore che persino competizioni importantissime come la Champions League possono solamente sognarsi.

Basterebbe pensare che l'accordo attuale, valido fino al 2025, garantisce alla Lega 2,6 miliardi di dollari all’anno, per un contratto totale da 24 miliardi (20 miliardi di euro). Ma c'è di più, perché il nuovo accordo, quello che inizierebbe dalla stagione 2025/26, rischia addirittura di triplicare le cifre attuali, raggiungendo i 75 miliardi di dollari (che in euro diventano 65 miliardi), per un introito a stagione che si aggira tra i 7 e gli 8 miliardi.

Il gioiello dei Celtics!

Un contratto del genere farebbe fare un ulteriore salto di qualità all'NBA, che si avvicinerebbe molto alla NFL, fino alla regina incontrastata degli introiti dei diritti audiovisivi. Franchigie del futuro per le quote basket? Noi andiamo su Boston e Phx!

NBA in esclusiva in Italia su Sky Sport

In Italia, come è possibile assistere al campionato NBA in maniera legale? Per quello che riguarda la televisione, l'unica opzione è Sky, che si è aggiudicata i diritti di parte delle partite e che trasmette anche i play-off.

Per poter vedere le partite del basket americano sulla televisione satellitare è necessario l'abbonamento al pacchetto sport. Sempre a proposito dei diritti di Sky, la prima opzione per lo streaming è quella di Now TV, che ripropone esattamente il palinsesto della TV di Murdoch.

La differenza è che Now TV rispetto a Sky è fruibile anche attraverso PC, Smartphone, Smart TV, Vodafone TV, Tablet, TIM Box, Google Chromecast, ma anche dalle console videoludiche come PlayStation e Xbox. Una certa differenza c’è anche nel prezzo, perché rispetto a Sky con pacchetto sport, Now TV costa esattamente la metà, 14,99€ al mese con rinnovo automatico.

Tutti i pacchetti della NBA League Pass

Ma probabilmente il percorso migliore per godersi l’NBA è quello di rivolgersi direttamente…al fornitore, ovvero la stessa lega.

Attraverso il sistema dell’NBA League Pass ogni tifoso è in grado di organizzare in maniera del tutto legale la sua visione delle partite della sua squadra del cuore o, se vuole, dell’intero campionato, con diverse possibilità sia dal punto di vista della tipologia temporale di abbonamento, di prezzo e di match a cui avere accesso. Ma come funziona l’NBA League Pass? E perchè è l’opzione più apprezzata da chi è appassionato del basket americano?

Shaq con la canotta Lakers!

In primis perché, a differenza di quanto avviene con Now TV, le partite ci sono proprio tutte quante. Un tifoso sa bene che nel palinsesto di Sky non sempre viene trasmessa la partita della propria squadra. L’NBA Team Pass permette invece di scegliere proprio il team preferito e di abbonarsi a tutte le partite stagionali, con un’opzione mensile (da 9,99 euro) oppure con quella annuale, che naturalmente a inizio stagione costa di più, ma che poi diventa sempre più economica man mano che continua il campionato.

Questa di solito è la scelta di chi, pur apprezzando l’intera NBA, è più concentrato sulle sorti della propria squadra. Ma che comunque ha a disposizione anche le sintesi delle altre partite, oltre alla possibilità di scaricare i match della franchigia preferita e guardarli addirittura offline.

Ma il vero appassionato, quello che volendo è disposto a vedere persino l’incrocio tra i due team con il peggior ranking stagione, sceglie il League Pass vero e proprio, quello che dà accesso a tutte quante le partite dell’anno. E nonostante il numero di match a disposizione venga moltiplicato…per 30, non avviene ovviamente lo stesso per il prezzo.

L’abbonamento mensile è infatti da 19,99 euro, mentre quello per l’intera stagione, per gli appassionati che vogliono avere un quadro più completo per le quote NBA naturalmente varia a seconda del momento in cui viene sottoscritto e delle partite ancora da giocare. Per chi poi non si accontenta di vedere una sola partita, ma vuole avere sotto controllo più incontri, c’è addirittura la possibilità dell’upgrade. Il League Pass Premium offre tutto quanto il campionato, in diretta o on demand, ma soprattutto la visione contemporanea su due dispositivi con lo stesso abbonamento.

Per chi poi è semplicemente curioso, c’è persino un’opzione giornaliera da 4,99 euro, magari per provare a entrare nel mondo della NBA a piccoli passi e capire se vale la pena pagare cifre più alte per il servizio mensile o stagionale. 

Visto che si parla del servizio ufficiale NBA, ovviamente, le varie tipologie di League Pass offrono parecchie opzioni che la semplice trasmissione TV di Sky o in streaming su Now TV non hanno. C’è la possibilità di scegliere il feed di trasmissione della squadra in casa o di quella in trasferta, avendo così accesso a immagini diverse a seconda del proprio interesse e anche al commento ufficiale di questa o di quella franchigia.

Streaming Premium NBA

La versione Premium è quella preferita dai fan storici, perché oltre alle partite stagionali, nella sezione on demand ci sono anche quelle del passato, in un archivio sterminato che permette di andarsi a rivedere le imprese di Michael Jordan, Magic Johnson e del compianto Kobe Bryant.

La poesia di Magic!

Insomma, davvero complicato trovare un servizio che garantisca così tante possibilità e a un prezzo altamente competitivo.

Del resto, se si parla di NBA ci si riferisce al meglio che c’è nel mondo del basket. E anche la gestione dello streaming non poteva essere altrimenti…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

 
March 24, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Rimessa laterale | fuorigioco su rimessa laterale| rimessa laterale rovesciata

Da che calcio è calcio, quando il pallone esce dal campo dalle linee laterali, si ricomincia il gioco con una rimessa con le mani. Nelle prime regole del calcio, a batterla era la squadra del primo giocatore che toccava il pallone dopo che era finito fuori dal campo.

Le regole relative al fallo laterale

Il gol su rimessa nel derby di Birmingham

Lo specialista migliore: Rory Delap

Kallaste e la rimessa in rovesciata

Poi, dal 1873 in poi, il punto 15 del regolamento prevede che un calciatore della squadra che non ha toccato per ultima il pallone prenda la sfera e la spedisca in campo. Tutto molto semplice? Beh, mica tanto, perché anche i falli laterali hanno le loro regole che, se non vengono rispettate, portano l’arbitro (anche se accade di rado) a fischiare il controfallo e a invertire la rimessa.

Le regole relative al fallo laterale

Dunque, cosa deve fare chi effettua il fallo laterale? Intanto tenere il pallone con entrambe le mani e poi farlo arrivare dietro la nuca. E poi fare attenzione affinché entrambi i suoi piedi siano tutti dietro la linea laterale o al massimo sopra di essa. Nel rilasciare il pallone, si deve infine farlo ripassare sopra la testa, rendendo così irregolari i falli laterali..laterali, quelli in cui un calciatore utilizza un angolo non corretto, facendo passare il pallone a lato della propria testa.

Anche per chi è in campo vale qualche regola in più. Gli avversari devono essere almeno a due metri dal punto in cui si batte, mentre per la squadra che attacca, sul fallo laterale non vale la regola del fuorigioco: se un calciatore riceve il pallone direttamente dalla rimessa pur essendo davanti a tutti i difensori, non sarà sanzionato.

Inoltre il portiere non può prendere il pallone direttamente con le mani se lo riceve direttamente da fallo laterale, così come chi batte la rimessa non può toccare di nuovo il pallone prima che lo abbia fatto qualcun altro, che sia un compagno di squadra o un avversario.

Dani Alves alla rimessa laterale!

Tra le aggiunte al regolamento in tempi successivi c’è l’impossibilità per i calciatori, pena un’ammonizione per comportamento antisportivo, di… distrarre gesticolando chi batte il fallo laterale. Tra le regole che invece sono state eliminate c’era quella che fino al 1866 impediva ai calciatori di toccare il pallone prima che avesse fatto un rimbalzo a terra. Ora come ora, la sfera è considerata giocabile dal momento in cui lascia le mani di chi effettua la rimessa.

Qualche altro piccolo accorgimento? Intanto, non si può segnare direttamente su fallo laterale. Nel caso il pallone finisca direttamente in rete senza che nessuno lo tocchi, la squadra che difende riceverà un rinvio dal fondo. Nell’ancora più strano caso di autorete da calcio laterale, verrà invece assegnato un calcio d’angolo alla squadra avversaria. Una situazione particolare, ma non così rara.

Il gol su rimessa nel derby di Birmingham

A dimostrarlo c’è il derby di Birmingham del 2002, un caso che ha fatto la storia del calcio inglese. Nel match tra Aston Villa e Birmingham City, il portiere dei Villans Peter Enckelman ha controllato male una rimessa da parte del compagno di squadra Olof Mellberg e il pallone è rotolato in rete, per la disperazione dell’estremo difensore, che si era effettivamente reso conto di aver sfiorato la sfera. Certo, poi per evitare l’assegnazione dell’autorete il finlandese ha negato all’arbitro di aver toccato il pallone, ma il direttore di gara è stato irremovibile.

Nel corso degli anni, il fallo laterale è diventato…materia di studio. Già, perché se a molti sembra solo una semplice azione a cui probabilmente un calciatore neanche pensa più troppo, qualcuno ha deciso di capire se c’era la possibilità di sfruttare le rimesse laterali come fossero calci piazzati, con tanto di schemi studiati in allenamento.

Per le quote Serie A Sarri, ai tempi del Napoli, ha mostrato una serie di schemi, soprattutto sul lato destro dove giostrava Callejon che hanno prodotto tanti, tanti assist per Higuain!

Lo specialista migliore: Rory Delap

Sono nati dunque dei veri e propri specialisti al riguardo, sia tra chi scende in campo che tra chi lavora nello staff di un club. Il mago dei falli laterali è certamente stato Rory Delap, ex giavellottista passato al calcio. Ai tempi dello Stoke City il terzino era diventato il vero e proprio spauracchio delle difese inglesi con i suoi lanci chilometrici, che si trasformavano in cross per la gittata che l’irlandese dava al pallone.

Lo specialista dei falli laterali Rory Delap!

Basterebbe pensare che secondo una statistica lo Stoke ha segnato cinque reti su assist fatto direttamente da Delap con le mani e che nel corso della sua carriera al Britannia Stadium sono arrivati ben 24 gol da situazioni scaturite da una sua rimessa laterale.

Nel 2018, poi, è toccato al Liverpool fare scalpore con l’ingaggio di Thomas Gronnemark, allenatore danese specializzato proprio nelle rimesse laterali. Uno che l’argomento lo ha studiato bene, considerando che ha messo su una Academy e un sito internet al riguardo: uno strumento in più per i Reds sempre favoritissimissimi per le scommesse calcio oggi!

Del resto, considerando che si parla di un ex atleta che ha detenuto il Guinness dei Primati per la rimessa laterale più lunga del mondo (oltre 51 metri), Gronnemark può passare con una certa rapidità dalla teoria alla dimostrazione pratica delle sue idee.

Kallaste e la rimessa in rovesciata

Situazioni offensive e difensive, schemi e analisi di come gli avversari sfruttano le rimesse con le mani, il…Signore dei Falli Laterali ha una lunghissima esperienza, fatta prima con squadre danesi e poi con grandi club in tutta Europa, a cui ha insegnato come trarre il massimo da una situazione di gioco tanto comune quanto poco sfruttata. E Klopp, che lo ha incontrato e se ne è immediatamente innamorato, lo ha voluto a tutti i costi a fare parte del suo team.

Non si può però non chiudere con un elemento…un po’ nostalgico. Prima delle cannonate di Delap o degli schemi del coach danese del Liverpool, le stranezze nei falli laterali avevano un solo nome: Risto Kallaste. L’ex terzino estone, giocando sulla fascia, era spesso incaricato di battere le rimesse con le mani e nel corso degli anni aveva sviluppato una tecnica degna…di una puntata di Holly & Benji.

Kallaste, sulla destra, in amichevole contro gli Stati Uniti!

Kallaste prendeva una rincorsa lunghissima e poi, con l’aiuto del pallone, si produceva in una capriola che gli permetteva di allungare a dismisura la gettata del suo lancio. Una particolarità che in Italia ha fatto colpo quando l’Italia ha incontrato l’Estonia nei match di qualificazione a USA 1994.

Una tecnica che ha fatto scuola e che è stata vista anche di recente ai mondiali del 2018, con tanto di figuraccia del giocatore dell’Iran che non è riuscito a completare la rimessa. Insomma, meglio continuare…a battere i falli laterali in maniera tradizionale!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

 
March 24, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Gli ingaggi dei 3 volte Campioni d'Italia dell'Olimpia Milano

Dopo il rinnovo fino al 30 giugno 2026, il futuro dell'Olimpia è ancora più legato ad Ettore Messina che il 13 giugno 2024 ha festeggiato, ancora una volta il titolo italiano, il terzo consecutivo a Milano, come Dan Peterson ed il settimo complessivo della sua sensazionale carriera!

Da ormai quasi cent’anni, basket a Milano si dice “Olimpia”. La società meneghina ha scritto la storia della pallacanestro italiana, di cui è il club più titolato, oltre a essere tra i più vincenti in Europa.

La bacheca parla chiaro, anzi, chiarissimo e va costantemente aggiornata: 31 titoli nazionali, 8 Coppe Italia e 5 Supercoppe, compresa l'edizione 2024, entro i confini tricolori, mentre a livello internazionale ci sono 3 Coppe dei Campioni, 3 Coppe delle Coppe, 2 Coppe Korac e un’Intercontinentale.

Di queste vittorie ben 6 Scudetti, 4 Coppe Italia, oltre la Supercoppa 2024 sono arrivate nell'era Armani! 

Se si può vincere qualcosa, l’Olimpia Milano l’ha vinta, come nella leggendaria serie 2023 quando ha battuto in sette partite la  Virtus Bologna nella finale scudetto per portare a casa l'ennesimo titolo, quello della  terza stella, seguito dal terzo Scudo consecutivo nel 2024, stavolta al meglio delle cinque partite!

Nella prossima edizione di Eurolega punta, con un roster più solido rispetto alle ultime stagioni, ad essere protagonista: Milano, infatti, con l'ultimo ingaggio, ha due atleti nella lista dei 10 giocatori più pagati dell'Eurolega!

Ettore Messina

La leggenda della Simmenthal Milano

Messina n panchina, Poz con gli Azzurri

I contratti dei nuovi acquisti dell'Olimpia

Gli stipendi top del basket a Milano

La leggenda della Simmenthal Milano

Certo, la questione del nome è particolare, considerando che dall’anno di fondazione, il 1930, fino al 1947, la società è conosciuta come Borletti Milano, dal nome dell’azienda milanese i cui impiegati decisero di darsi al basket nel dopolavoro.

Poi, nel dopoguerra, arriva l’Olimpia, ma è molto più facile ricordare il club meneghino attraverso le denominazioni degli sponsor, alcuni dei quali sono diventati leggenda assieme ai giocatori sul parquet.

Uno dei periodi più vincenti è quello dell’era Simmenthal, 17 anni tra 1956 e 1973, corredati da 10 scudetti, una Coppa dei Campioni e due Coppe delle Coppe. Un binomio talmente potente da costringere la Simmenthal…a mollare, perchè ormai il nome veniva associato più alla squadra che alla carne in scatola.

Poi arriveranno Billy, Simac, Tracer, Philips, Stefanel, fino a giungere alla denominazione attuale, EA7 Olimpia Milano, ormai fissa dal 2008, anno in cui Re Giorgio Armani ha acquisito la società, riportandola a grandi risultati dopo parecchie stagioni e gestioni complicate.

Messina n panchina, Poz con gli Azzurri

La rosa della squadra nella stagione 2024/25 però dimostra che l’Olimpia punta sempre più in grande, a partire dallo staff. In panchina c'è infatti una leggenda del basket italiano come Ettore Messina, che ha scritto la storia della pallacanestro tricolore con Bologna e Treviso, ma che ha anche avuto esperienze in NBA nello staff di Lakers e Spurs, che ha dominato in Russia con il CSKA e che ha guidato l'Italia a un argento europeo negli anni Novanta. 

Accanto a lui in panchina non c’è più un altro mito come Gianmarco Pozzecco, che per quasi un decennio ha rappresentato in campo la Pallacanestro Varese, ma che ora regala la sua verve e la sua intelligenza cestistica alla nazionale italiana.

Al suo posto però Messina ha scelto un altro ex playmaker come Giuseppe “Peppe” Poeta, che non appena ha appeso le scarpette al chiodo ha deciso di diventare uno degli assistenti del tecnico. Ma è soprattutto per quello che riguarda il roster che Milano si presenta come una delle squadre più attrezzate per competere per la Serie A, ma anche per dire la sua in Eurolega.

Una rapida occhiata alla lista dei giocatori dell’Olimpia permette di riconoscere nomi che gli appassionati di basket conoscono molto bene, molti dei quali hanno avuto esperienze importanti anche in NBA, oltre che con le big della pallacanestro europea.

Lo stipendi di Mirotic ed il saluto del recordman Melli

Tanto per cominciare, Milano ha deciso di festeggiare la terza stella con l'ingaggio di Nikola Mirotic... la stella dell'Eurolega! Per l'ex Chicago Bulls è arrivato un accordo fino al 2026 da complessivi 6 milioni di euro: con lo stipendio di 2 milioni di euro a stagione, Niko diventa il giocatore più pagato dell'ambizioso club meneghino.

Il palmares, sia di squadra che individuale, parla decisamente a favore del montenegrino naturalizzato spagnolo, che ha vinto campionati e coppe con le maglie di Real Madrid e Barcellona, collezionando titoli di MVP ed entrando anche nell’NBA All-Rookie Team 2015 al suo primo anno nella lega con la maglia del Bulls.

Un canestro di Melli in gara 4

Dietro di lui c’era il giocatore che ha indossato, a pieno titolo, la fascia da capitano della squadra.

Con l’addio di Sergio “Chacho” Rodriguez, che per tre anni è stato la stella assoluta dell’Olimpia, il segno del comando era finito (abbastanza prevedibilmente) a una gloria di casa come Nicolò Melli, già stella dell’Olimpia all’inizio dello scorso decennio, volato prima in Germania (Bamberg), poi in Turchia (Fenerbahce) e infine negli USA, prima ai New Orleans Pelicans e poi ai Dallas Mavericks.

Visto però che l’esperienza americana non è andata come previsto, Melli aveva deciso di tornare a Milano, firmando nel luglio 2021 un contratto triennale con la società che lo ha fatto esplodere nel panorama europeo, che gli ha garantito, prima dell'addio nel giugno 2024, 1,6 milioni a stagione.

L’ala di Reggio Emilia, particolarmente abile, anche per le scommesse sportive, nel tiro da tre punti, è stato spesso il giocatore a cui la squadra affida il pallone decisivo, nonché uno dei senatori della nazionale, dove è già stato allenato da Messina.

Con le Finals 2024, Melli, nelle ultime partite disputate con Milano, ha centrato due record storici per i playoff dell'Olimpia: il maggior numero di partite di serie finali disputate ed il più alto numero di rimbalzi!

Gli americani dell'Olimpia

Non possono poi mancare i campioni a stelle e strisce e tra i titolari dell’Olimpia ce ne sono stati parecchi di un certo valore.

A partire dal centro Kyle Hines, che ha già giocato in Italia a inizio carriera ma che è arrivato a Milano nel 2020, si è ritirato a giugno 2024, dopo una lunga militanza nel CSKA Mosca, in cui ha fatto in tempo a essere allenato dal suo attuale tecnico Messina.

Un altro statunitense che è partito + la guardia Devon Hall, scuola Oklahoma City Thunder, che è arrivato all’inizio della stagione 2021/22, firmando con la squadra milanese dopo un anno in Germania, a Bamberg.

Sempre titolarissimo èShavon Shields (sotto contratto fino al 2026), anche lui americano ma con cittadinanza danese, che è già passato in Italia a Trento, poi ha vinto il campionato spagnolo con la maglia del Baskonia e dal 2020 è l’ala piccola titolare dell’Olimpia.

I contratti dei giocatori dell'Olimpia

Gli altri membri della rosa sono  l’azzurro Stefano Tonut e un cestista di sostanza come Giampaolo “Pippo” Ricci (accordo in scadenza nel 2025).

In entrata nell'estate 2024 Dimitrijevic e Bolmaro e, soprattutto, Josh Nesbo!

Gli stipendi top del basket a Milano

Ma quanto guadagnano i cestisti del club milanese? Davvero complicato a dirsi, perché la società è molto attenta a non divulgare troppi particolari sui contratti dei suoi tesserati.

A dare qualche indizio c’è soltanto il portale  cestistico eurohoops, che in una ricerca sui giocatori più pagati delle scorse edizioni dell’Eurolega inserisce anche un ex trio di giocatori dell’Olimpia: Mirotic, che guidava la lista con i 5 milioni ricevuti dal Barcellona, più Melli e Pangos, entrambi con un contratto da poco meno da due milioni di euro.

Un canestro di Mirotic nella serie contro Brescia!

Cifre lontanissime da quelle degli accordi NBA, ma a volte meglio regnare (pur guadagnando di meno) al di qua dell’Oceano che essere uno dei tanti nella lega dei fenomeni…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 24 marzo 2022.

 
September 23, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Colpo di testa | colpo di testa calcio | gol di testa

E calcio, come dal suo stesso nome (football) si gioca coi piedi, ma escludendo le mani e le braccia, nulla impedisce di colpire il pallone con qualsiasi altra parte del corpo. E nessuna ha l’importanza della testa e del fondamentale che la riguarda: il colpo di testa. Del resto, è quasi istintivo: se un pallone è troppo alto per essere calciato o stoppato, l’unico modo per mantenerne il possesso, passarlo o tirare in porta è colpirlo di testa.

Il fondamentale del colpo di testa

Gli specialisti del gioco aereo

Cristiano Ronaldo e gli altri colpitori

Riedle, Klose e la tradizione tedesca

Colpire di testa è pericoloso? Fa male?

Un qualcosa che nel corso degli oltre 160 anni di vita dello sport più amato e seguito del mondo è diventato davvero un’arte. Al punto che, come esistono le classifiche dei migliori destri o dei migliori mancini, ci sono anche quelle che elencano i migliori colpitori di testa della storia del pallone.

Il fondamentale del colpo di testa

Quanto è fondamentale al giorno d’oggi il colpo di testa? Gli amanti del gioco palla a terra risponderanno “poco”, anche considerando che alcune delle grandissime squadre del nuovo millennio (come il Barcellona di Guardiola) hanno vinto tutto infarcendo il centrocampo e l’attacco di…piccoletti.

Ma siccome nel calcio si gioca anche in difesa e non a tutti gli avversari piace tenere la sfera sempre a contatto col terreno di gioco, sempre meglio avere in rosa (e soprattutto nella retroguardia) qualcuno che sia un maestro del gioco aereo. Il che, volendo, è dimostrato da alcune delle figure fondamentali di quel Barça, come Piquè e Busquets.

Per un difensore, in fondo, il colpo di testa è un fondamentale troppo importante per essere derubricato a capacità semplicemente utile. Non solo perché ci si ritrova a giocare contro squadre che hanno un centravanti alto e potente che, in assenza di rivali degni, rischia di essere devastante su ogni pallone alto, ma perché di situazioni in un cui un duello aereo può decidere la partita ce ne sono a bizzeffe.

Calci d’angolo, calci di punizione, persino le rimesse laterali, se l’avversario ha un lanciatore con le mani particolarmente potente. Ma anche sponde, rilanci del portiere, rimpalli, insomma, ogni volta che il pallone lascia il contatto con il terreno, meglio avere in campo qualcuno che sappia avere il tempismo giusto e la forza e la tecnica nell’impattare la sfera.

Gli specialisti del gioco aereo

E in attacco? Qui le scuole di pensiero divergono, perché da che calcio è calcio, il colpo di testa è considerato molto meno affidabile del tiro. Vero, ci sono degli specialisti, ma è indubbio che sia molto più semplice mettere il pallone dove si vuole con i piedi che con la testa.

Osimhen fortissimo nel gioco aereo!

Eppure per oltre un secolo, soprattutto nel calcio inglese, una delle figure più ricorrenti è stata quella dell’ariete. Il centravanti fisicamente possente, il cui unico ruolo era lanciarsi sui cross delle ali e spedirli in rete in qualsiasi maniera, in particolar modo di testa. Poi, per il resto, poca utilità nel gioco della squadra, come dimostrava la poco gentile definizione di “brainless bull at the gates” (ovvero “toro senza cervello davanti alla porta”) che Jonathan Wilson spesso associa ai centravanti dell’epoca.

Gli arieti però la differenza la facevano eccome, perché in un calcio molto più fisico e meno tattico, la forza fisica e l’esplosività nel salto potevano dare una marcia in più.

Cristiano Ronaldo e gli altri colpitori

E anche chi non era esattamente un corazziere, come l’inglese Dixie Dean con il suo metro e settantotto, poteva fare faville grazie a un tempismo perfetto. Il centravanti dell’Everton, capace di segnare 67 reti in 46 partite in un singolo campionato, è ritenuto il calciatore con più gol di testa della storia del calcio, anche se le statistiche, visto che si parla degli anni Venti e Trenta, lasciano un po’ il tempo che trovano.

CR7 colpisce di testa

Ma persino nel calcio moderno, in cui la tattica la fa da padrone e ai calciatori non è più concessa la libertà di movimento dei vecchi tempi, sia col pallone tra i piedi che senza, il colpo di testa resta fondamentale.

Basterebbe pensare che nelle classifiche dei migliori colpitori di testa di sempre c’è spesso in vetta Cristiano Ronaldo, uno capace di saltare fino quasi a tre metri, come a Genova contro la Samp quando segnò il primo gol per le scommesse sportive online e di mantenersi in aria per un tempo che pare infinto, prima di colpire con una potenza che fa concorrenza a un tiro di piede.

Riedle, Klose e la tradizione tedesca

Tra i tedeschi prima di tutti viene Karl-Heinz Riedle. Si può poi evidenziare, poi, che il miglior marcatore della storia dei Mondiali è Miroslav Klose, un altro di quelli che ha fatto del colpo di testa, classico o acrobatico, il suo marchio di fabbrica.

Karl-Heinz Riedle vola alta sopra Costacurta e Baresi!

E ancora Christian Vieri, marcatore seriale per le quote calcio, che ha dominato le aree di rigore di tutta Europa per un decennio, Oliver Bierhoff, che tra gol e sponde ha fatto la fortuna del Milan e della Germania, e persino un centravanti considerato squisitamente tecnico come Marco Van Basten, che però dall’alto (è il caso di dirlo) del suo metro e ottantotto non ha mai disdegnato il colpo di testa preciso e angolato come tipologia di soluzione.

Colpire di testa è pericoloso? Fa male?

Negli ultimi tempi, però, il colpo di testa è tornato a spuntare nelle cronache calcistiche per motivi non strettamente legati al campo. Soprattutto in Inghilterra, si stanno facendo parecchi collegamenti tra i colpi di testa e l’insorgere nelle vecchie generazioni di calciatori di una forma di demenza.

Uno studio pubblicato dall’Independent spiega che se per un portiere le possibilità di sviluppare la demenza sono simili a quelle della popolazione generale, i giocatori di campo sono molto più tendenti a essere colpiti da questa malattia. E in particolare i ruoli in cui si colpisce molto di testa, come il centravanti o il difensore centrale, sembrano ancora più a rischio. Spesso si è data la “colpa” di questa situazione ai palloni, che nei decenni passati erano parecchio più duri e che quando le condizioni meteo erano piovose diventavano dei veri e propri macigni. 

Le analisi mediche anche sui calciatori di nuova generazione hanno dimostrato che l’impatto continuo con la testa sul pallone può essere devastante, sono arrivate richieste di diminuire, se non proibire del tutto, l’uso del colpo di testa, almeno per i bambini più piccoli. E considerando che a farsi promotore di questo cambiamento epocale è stato Terry Butcher, difensore inglese che non si spaventava di fronte a nessun tipo di contrasto, men che meno aereo, forse è un qualcosa che bisognerà studiare in maniera più approfondita…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 24, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Premio Wimbledon | premio Wimbledon 2022 | premio in denaro Wimbledon

Di tornei di tennis in giro ce ne sono molti, ma nessuno ha il fascino dei quattro che compongono il cosiddetto Grande Slam. Eppure, persino tra loro, ce n'è uno che giocoforza è più importante degli altri: per storia, tradizione, interesse, nessuno può competere con Wimbledon.

Il premio incassato da Berrettini nel 2021

Nel 2019 l'edizione più ricca di Wimbledon

Dal 2017 parità di premi tra uomini e donne

Quanto hanno vinto Roger e Nole a Wimbledon

Serena da record anche a Londra

Nelle settimane in cui l’All England Lawn Tennis and Croquet Club ospita la competizione, non è solo il mondo del tennis o dello sport in generale a guardare a Londra, ma anche chi di racchette e palline ne capisce davvero poco. Del resto, chi vince uno Slam entra nella storia, ma chi trionfa a Wimbledon viene spedito direttamente alla leggenda. E, già che c'è, guadagna anche un bel po' di soldi.

Il premio incassato da Berrettini nel 2021

Da quando è cominciata l’era Open, il montepremi del torneo è stato costantemente in aumento, così come il premio che va al vincitore. Basterebbe pensare che nel 1968 Rod Laver, per il suo terzo Wimbledon vinto, ha ricevuto 2000 sterline, mentre Novak Djokovic, campione nel 2021, ha incassato 1,7 milioni di sterline (oltre due milioni di euro).

Quella dello scorso anno però non è stata l'edizione con il montepremi più alto, né quella in cui chi ha vinto ha ricevuto più soldi. La situazione economica, dello sport ma non solo, negli ultimi complicati due anni ha fatto sì che persino a Wimbledon si siano adattati, diminuendo i premi rispetto all'ultima edizione giocata, quella del 2019, visto che quella 2020 non si è disputata. Il montepremi totale è sceso a 35 milioni di sterline, di fronte ai 38 stanziati due anni prima.

Dalla scorsa edizione Matteo Berrettini, che ha rispettato i favori del pronostico per le scommesse sul tennis nel suo lato del tabellone arrivando in finale a giocarsi il torneo con Djokovic, è tornato a casa con una bella soddisfazione, con un bel salto nella classifica ATP ma anche con in tasca 900mila sterline (in pratica poco più di un milione di euro) in più, il premio stabilito per il secondo classificato.

Nel 2019, con lo stesso risultato, sarebbe arrivato a percepire 1,3 milioni di euro, mentre visto che si è fermato al quarto turno, si è dovuto accontentare di circa 200mila euro.

La premiazione dell'edizione 2021!

 

Nel 2019 l'edizione più ricca di Wimbledon

I premi dell'edizione 2021 hanno fatto un bel salto indietro, considerando che era dal 2015 che il vincitore non portava a casa meno di 2 milioni di sterline. E persino quell'anno, ma anche nel 2014, l'assegno che accompagna il trofeo era superiore (seppure di poco) agli 1,7 milioni incassati da Djokovic meno di un anno fa. Non che il serbo abbia molto da lamentarsi, considerando che è proprio lui il recordman per quanto riguarda il singolo premio incassato da una finale di Wimbledon.

La vittoria nel 2019 contro Roger Federer in cinque set gli ha infatti permesso di portare a casa 2,35 milioni di sterline, oltre 2 milioni e mezzo di euro, la massima cifra mai assegnata dall'ultimo atto del celebre torneo inglese.

Dal 2017 parità di premi tra uomini e donne

Per inciso, anche la vincitrice del torneo femminile di quell’anno, la rumena Simona Halep, ha ricevuto le stesse identiche cifre, così come la campionessa 2021, l’australiana Ashleigh Barty che ha stupito il mondo il 23 marzo, decidendo di ritirarsi 2022, ha guadagnato quanto Djokovic.

È infatti dall'edizione 2007 che i premi sono gli stessi sia per uomini che per le donne. Si tratta del risultato di una lunga battaglia per la parità, cominciata ai tempi della nascita dell’era Open.

Quando nel 1968 Laver ha incassato le sue 2000 sterline, la vincitrice del torneo femminile, la leggendaria Billie Jean King, si è dovuta accontentare di meno della metà, vincendone appena 750.

Un anno dopo la differenza si è ridotta, visto che le donne vincevano la metà esatta di quanto portato a casa dagli uomini. Solo al termine degli anni Settanta si è arrivati al leggerissimo scostamento tra premio maschile e premio femminile che ha caratterizzato il torneo fino all'inizio del nuovo millennio.

Gli uomini non vincevano più il doppio delle donne, ma comunque avevano un seppur minimo vantaggio economico, nell'ordine del 5 o del 10%, rispetto alle colleghe. I primi a guadagnare la stessa identica cifra sono stati lo svizzero Roger Federer e la statunitense Venus Williams, che nel 2007 hanno vinto il torneo intascando 700mila sterline ciascuno.

Quanto hanno vinto Roger e Nole a Wimbledon

A proposito di Federer, con le sue otto vittorie lo svizzero è il recordman maschile di trionfi a Wimbledon (tra le donne c’è Martina Navratilova che ha toccato quota 9). Quanto ha guadagnato grazie ai suoi trionfi sull’erba londinese?

Il calcolo è presto fatto. I primi cinque Wimbledon vinti, quelli consecutivi tra 2003 e 2007, gli sono valsi rispettivamente 575mila. 602mila, 630mila, 655mila e 700mila sterline, per un assegno complessivo da 3 milioni e 100mila sterline. Poi ci sono le altre tre edizioni vinte, quelle del 2009, del 2012 e del 2017. Che, paradossalmente, sono state molto più redditizie delle prime cinque.

Con la crescita rapidissima del montepremi, Federer ha incassato 850mila sterline nel 2009, un milione e 150mila sterline nel 2012 e quasi il doppio, 2,2 milioni di sterline, nel 2017, per un totale di 4,2 milioni in tre edizioni. In tutto, solamente dalle vittorie e senza contare gli altri piazzamenti (comprese quattro finali perse), lo svizzero ha racimolato oltre 7 milioni di sterline.

I due campioni al termine della finale 2015!

Anche qui, però, arriva il paradosso. C’è chi ha vinto meno volte dell’elvetico, ma ha guadagnato molto di più. Novak Djokovic è a quota sei trionfi, ma che sono arrivati nei momenti giusti, soprattutto dal punto di vista economico. Tutte le vittorie del serbo (2011, 2014, 2015, 2018, 2019 e 2021) hanno fruttato almeno 1,1 milioni di sterline e quelle del 2018 e del 2019 hanno entrambe fatto portare a casa al classe 1987 più di due milioni.

In totale, sempre non considerando gli altri piazzamenti (tra cui l’unica finale persa, quella del 2013 contro Murray), sei trofei e oltre 11 milioni di sterline guadagnati per quello che, se sarà in campo, avrà i favori del pronostico per l'edizione 2022 nelle quote Wimbledon!

Serena da record anche a Londra

Tra le donne, quella che ha guadagnato di più a Wimbledon è di certo Serena Williams. La statunitense si è imposta sei volte (2000, 2002, 2008, 2009, 2012 e 2016), in periodi abbastanza distanti tra loro da sottolineare alla perfezione il salto in avanti dei premi.

La bellissima esultanza di Serena!

Le prime due vittorie gli sono valse 430mila e 486mila sterline, le tre “intermedie” rispettivamente 750mila, 850mila e un milione e 150mila sterline, mentre la più recente due milioni tondi tondi. Insomma, vincere sul terreno dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club è per un tennista la strada più rapida verso la gloria eterna. Ma anche verso un conto in banca molto più florido…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 24, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Play off serie D | Play off serie D 2022 | Serie d play off

La Serie D, l’ultimo livello del calcio italiano prima del professionismo, è un vero e proprio spaccato del pallone tricolore, con le sue peculiarità e le sue differenze. Il torneo, gestito dal Dipartimento Interregionale della Lega Nazionale Dilettanti, vede un numero variabile di squadre (che variano dalle 160 alle 180) divise in nove gironi in base a criteri geografici e dal numero altrettanto variabile di partecipanti.

La Poule Scudetto della Serie D

I playoff della Serie D

La graduatoria per le ripescate

Il format dei playoff della D

Per tutte, però, l’obiettivo è uno solo: arrivare in Serie C. Considerando che le retrocessioni dalla terza categoria sono nove e che anche i gironi della Serie D sono altrettanti, non è molto complicato capire chi andrà nella divisione superiore: le vincitrici dei gironi. E allora, perché anche in Serie D esistono i playoff?

La Poule Scudetto della Serie D

Per due motivi. Il primo è l’assegnazione del titolo di Campione d’Italia Dilettanti. Essendo la Serie D il massimo livello dilettantistico, le nove squadre che ottengono la promozione possono giustamente essere considerate le migliori.

E quindi, se non altro per la soddisfazione di stabilire chi tra le nove è davvero quella più forte, è stata creata la Poule Scudetto. La Poule è organizzata in tre gironi da altrettante squadre, che giocano una partita in casa e una in trasferta. Le tre vincitrici dei gironi e la migliore seconda si affrontano poi in semifinali e finali in gara secca per stabilire chi vince il titolo dei Dilettanti. 

Un'esultanza del Novara ai tempi della A

Attualmente la squadra detentrice è l’Avellino, team spesso corsaro per le scommesse Lega Pro, negli incontri lontani dal Partenio che però ha vinto la Poule Scudetto nell’estate 2019. Nelle ultime due stagioni portate a termine questa fase finale (che in fondo non cambia nulla a livello di organizzazione dei campionati della stagione successiva) non è stata disputata per i problemi causati dalla situazione sanitaria mondiale.

Il titolo è stato assegnato a periodi alterni, prima negli anni Cinquanta e poi dal 1992, quando è stato riproposto dopo oltre un trentennio di disinteresse.

L’albo d’oro vede in vetta il Siena, unico club capace di laurearsi due volte campione d’Italia dilettanti (nel 1956 e nel 2015), ma comprende anche club come il Monza, il Venezia o il Bari. Dal punto di vista delle regioni, la grande protagonista è la Campania, con 7 titoli, seguita dalla Toscana e dalla Lombardia con 4.

Un'esultanza del Siena!

I playoff della Serie D

Ma la Poule Scudetto non è l’unica appendice del campionato di Serie D. Nonostante sia solamente una per girone la squadra deputata alla promozione in Serie C, esistono anche dei playoff. A cosa servono? A stabilire una cosa importante, quale sarà l’ordine in cui verranno prese in considerazione le richieste di ripescaggio nel caso alcune squadre non riescano o non possano iscriversi alla Serie C.

Dunque, ogni girone prepara una lista delle…sostitute, facendo incontrare le squadre dalla seconda alla quinta. Le squadre si affrontano in una semifinale a partita secca in casa di quella meglio piazzata (la seconda affronta la quinta e la terza la quarta). In caso di parità, passa il turno quella piazzata meglio in campionato. Una regola che vale anche per la finalissima, anch’essa a partita secca e in casa della squadra con la regular season migliore.

La graduatoria per le ripescate

Le nove vincitrici vengono infine inserite in una graduatoria che tiene conto dei punti ottenuti durante la stagione. Il che significa che la sostituzione non è automatica. Se (per esempio) la squadra vincitrice del girone A dovesse non riuscire a iscriversi alla Serie C successiva, a prendere il suo posto non sarà necessariamente la vincitrice dei playoff del girone A, ma quella con la graduatoria migliore delle nove che hanno trionfato nel loro raggruppamento.

Un sistema che comunque non garantisce troppa uniformità, come dimostrano i ripescaggi per l’iscrizione alla Serie C 2021/22. Le vincitrici dei nove gironi (Gozzano, Seregno, Trento, Fiorenzuola, Montevarchi, Campobasso, Monterosi, Taranto e Messina) hanno conquistato il diritto a giocare la terza categoria. Di queste però il Gozzano ha rinunciato all’iscrizione, lasciando così il posto al Picerno, che effettivamente era la prima nella graduatoria.

Per le mancate iscrizioni di Novara, Carpi, Sambenedettese e Casertana, però, ci sono state altre squadre di D inserite nel campionato di C della stagione in corso. E se il Latina si era effettivamente guadagnata il posto in graduatoria, non si può dire lo stesso del Siena e della Fidelis Andria. I toscani sono arrivati quinti nel girone vinto dal Montevarchi e hanno perso al primo turno dei playoff.

I pugliesi invece sono arrivati in finale, persa contro il Picerno, ma sono comunque stati ripescati al posto delle squadre che hanno vinto il playoff del loro girone.

Risultato, il Girone H dello scorso campionato di Serie D, a sorpresa per le scommesseitalia ha espresso ben tre promozioni, ognuna in maniera diversa. Il Taranto è passato in C dopo aver vinto il torneo, il Picerno vincendo i playoff del suo girone e prendendo come previsto il posto di una delle escluse e la Fidelis Andria perché in grado di produrre le garanzie economiche in breve tempo al momento della mancata iscrizione di alcune squadre della terza categoria.

Il format dei playoff della D

Una formula, quella dei playoff, che è stata comunque incorporata da parecchio tempo, seppure in forme diverse. Fino alla stagione 2014/15, infatti, era soltanto una la squadra che otteneva la “prelazione” sul ripescaggio in C e lo faceva al termine di un mini-torneo che prevedeva una formula a due fasi.

La prima, quella del girone, con gli scontri incrociati tra seconda e quinta e terza e quarta, e poi quella interregionale, in cui le nove squadre venivano inserite in tre gironi, sulla falsariga della Poule Scudetto.

Il rigore realizzato dal Novara

Poi semifinale di andata e ritorno e finalissima in campo neutro. Attraverso questo sistema, ci sono stati dei casi di ripescaggio diretto in Serie C, ma anche annate in cui vincere non è servito a nulla, perché non ci sono state defezioni nel campionato superiore o perché per indicazione della Lega Pro non erano previsti ripescaggi.

Di questi casi particolari fanno parte il Casale, che vince nel 2007 ma non vede liberarsi posti in C2 o il Cosenza del 2012. Peggio ancora va alla Correggese, che nel 2014 fa richiesta per il ripescaggio ma se la vede respingere per problemi legati al campo da gioco.

E infine il Sestri Levante, ultima a poter richiedere il ripescaggio con il vecchio sistema: i liguri in teoria avrebbero un posto libero a cui aspirare, ma pur avendo vinto il torneo non fanno richiesta. Rendendo così totalmente inutile un torneo finale che invece, come dimostrano tante altre storie, un senso ce l’ha eccome.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 23, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Playoff Serie C | Serie C playoff 2022 | Finale playoff serie C

Quando nel calcio c’è da provare qualche novità, di solito si fanno gli esperimenti nelle serie minori. E non stupisce dunque che il sistema dei playoff in Italia sia stato provato, anche con un certo anticipo rispetto all’adozione in B, in Serie C. È la stagione 1993/94 quella in cui nei due gironi della terza categoria, che all’epoca era la Serie C1, viene sperimentato il sistema del mini-torneo a fine stagione.

I playoff della Lega Pro 2022

La formula dei play off della C

Come si arriva alla Final Four dei play off 

Quante sorprese ci saranno nei playoff 2022?

Fino a quel momento, la promozione in B era automatica per le prime due dei gironi. Con la nuova formula, invece, a finire diretta tra i cadetti è solo la prima, mentre le squadre fino al quinto posto si giocano l’altro slot. Un sistema che, rispetto a quello attuale, è davvero…molto semplice.

I playoff della Lega Pro 2022

La struttura attuale dei playoff della Serie C, infatti, è parecchio complicata. I diversi cambi di formula dei campionati di C, prima con la sparizione della Serie C2 (anzi, della Lega Pro Seconda Divisione) e poi con le continue rivoluzioni del numero di squadre, tra fallimenti e retrocessioni per illeciti, hanno portato a una situazione abbastanza arzigogolata.

Basterebbe pensare che per la Serie C 2020/21, a causa dell’esclusione del Trapani, ci sono stati due gironi da 20 squadre e uno da 19, il che ha creato più di qualche problema quando si è trattato da organizzare i playoff. I punti raccolti durante la regular season sono infatti discriminanti per determinare il turno di partenza di una squadra in post-season, dunque un mancato equilibrio delle partite giocate rappresentava una difficoltà in più.

Il boemo ancora una volta alla guida del Foggia!

La stagione 2021/22 vede invece tre gironi da 20 squadre, il che non rende necessario fare troppi calcoli. Le promozioni dalla Serie C alla Serie B sono quattro e vanno alle tre premi dei gironi e a chi vince i playoff.

Più facile a dirsi che a farsi, perché considerando che ai playoff ci vanno nove squadre a girone, quelle che si classificano tra il secondo e il decimo posto, più l’undicesima del girone dove c’è la vincitrice della Coppa Italia di Serie C, vuol dire che c’è solo uno slot per andare in B e che se lo giocano addirittura in 28.

La formula dei play off della C

E la formula, come prevedibile, non è per nulla semplice, con tante, tante sorprese anche per le scommesse sportive! I playoff si dividono tra playoff del girone e playoff nazionali. A 21 squadre tocca passare per i primi, mentre sette sono già ammesse ai secondi. Ed è meglio seguire i turni passo per passo per evitare confusione…

Alla primo turno fase play-off del girone partecipano dunque tutte le squadre classificate dal quinto al decimo posto per i gironi dove non c’è la vincitrice della Coppa Italia di Serie C e dal sesto all’undicesimo nel girone della squadra che si è aggiudicata il torneo. Per ogni girone si giocano tre partite, in cui quella meglio classificata incrocia la peggiore (quinta contro decima, sesta contro nona, settima contro ottava).

Il Palermo, ostacolo difficile per tutti!

Le tre vincitrici affrontano il secondo turno, a cui in ogni girone si aggiungono le due peggiori quarte per piazzamento e la quinta del girone della vincitrice della Coppa. Dagli scontri tra queste quattro squadre, ogni girone stabilisce le sue due rappresentanti che si uniranno alle altre nella fase nazionale.

Il primo turno della fase nazionale vede in campo le sei squadre che si sono qualificate nei playoff del girone, le tre terze classificate di ogni girone e la vincitrice della Coppa Italia di Serie C, per un totale di 10 club che si affrontano in cinque match andata e ritorno.

Come si arriva alla Final Four dei play off 

Le cinque che vincono il primo turno vanno al secondo, dove si aggiungono le seconde di ogni girone, per otto squadre che si affrontano in quattro match andata e ritorno. Le vincenti vanno a loro volta alla Final Four, con semifinali e finalissima con formula di andata e ritorno. E solo la squadra che si aggiudica l’ultima sfida potrà giocare la Serie B dell’anno successivo.

Dunque, un sistema abbastanza complesso, che favorisce ovviamente chi si piazza meglio (le seconde dei gironi possono arrivare alla Final Four giocando solamente due partite, alle terze ne bastano quattro e così via), ma che allo stesso tempo dà la possibilità di sognare la promozione a chi ha fatto un campionato modesto, ma si ritrova al massimo della forma in periodo di playoff.

Quante sorprese ci saranno nei playoff 2022?

La formula attuale, seppure con qualche minima modifica per venire incontro di anno in anno alle varie situazioni in cui si trovano i tornei di Serie C, è in vigore dal 2016/17 e racconta storie particolari.

Come quella della stagione d’esordio, in cui a giocarsi la promozione sono due seconde, il Parma e l’Alessandria. In B ci vanno i ducali, arrivati a 10 punti dalla loro prima nel girone (il Venezia), a scapito dei piemontesi, che invece avevano fatto gli stessi punti della Cremonese ed erano arrivati secondi solo per gli scontri diretti!

Che tradizione per il Cesena!

Niente però a che vedere con l’impresa del Cosenza, che nella stagione 2017/18 si classifica quinto nel suo girone e dunque deve giocare addirittura cinque turni per arrivare alla finale contro il Siena (che invece è arrivato secondo). Nel match, in quel caso a gara singola in campo neutro, i calabresi completano il miracolo e si riprendono la Serie B. Nella stagione 2018/19, la formula cambia per venire incontro alla necessità di promuovere cinque squadre per la riforma della Serie B, che deve tornare a 20 partecipanti. Dunque, la Final Four si trasforma in due finali.

A volare nella serie cadetta sono una squadra che è arrivata seconda nel suo girone (il Trapani) e una che è arrivata terza (il Pisa). La stagione 2019/20, invece, ha vissuto un altro tipo di problema, ovvero la sospensione delle attività calcistiche. Avendo terminato i campionati a marzo, con alcune squadre che avevano giocato più partite delle altre, le partecipanti ai playoff sono state stabilite per mezzo di coefficienti. Il che comunque non ha impedito alla Reggiana (seconda nel girone) di tornare in B battendo un’altra seconda, il Pisa.

E si arriva infine all’edizione più recente, vinta ai calci di rigore dall’Alessandria (seconda nel girone A) contro il Padova secondo nel girone B e favorito per le scommesse Lega Pro, che non solo ha visto la promozione diretta sfuggirgli per gli scontri diretti con il Perugia, ma ha anche visto svanire il sogno attraverso la post-season dagli undici metri. Cose che succedono, nel complicato ma affascinante mondo dei playoff della Serie C.

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March 23, 2022
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Play off serie b | Serie B play off 2022 | spareggi Serie B

La Serie B è storicamente un campionato particolarmente complicato, molto equilibrato e apertissimo alle sorprese. A dimostrarlo ci sono le squadre che negli ultimi anni sono riuscite nel doppio salto, arrivando tra i cadetti e prendendosi immediatamente anche la A, ma anche i molti club che sono retrocessi e che hanno trovato difficoltà a inserirsi immediatamente nella lotta promozione.

Come nascono i play-off della Serie B

La B delle Big: l'eccezione del 2007!

Il sistema attuale dei play-off in B

La Samp passa da sesta nel 2012

La maledizione granata

Del resto la B è un torneo massacrante, con una coda altrettanto faticosa e imprevedibile: i playoff. Non basta fare un grandissimo campionato per essere promossi, perché chi si ritrova a far parte del mini-torneo finale sa benissimo che tutto quello fatto a quel momento può rivelarsi totalmente inutile.

Come nascono i play-off della Serie B

Ma come nascono i playoff in B? La prima stagione in cui il campionato ha una coda è quella 2003/04, un’annata particolare a dire poco. A causa del caos Catania e del conseguente blocco dei campionati, la B si ritrova ad avere un numero di partecipanti altissimo, 24.

Per ovviare alla situazione, a metà torneo la FIGC decide che le promozioni saranno eccezionalmente cinque, più una sesta tramite uno spareggio interdivisionale con la quindicesima di Serie A. Non un torneo vero e proprio, dunque, ma due partite, che a fine stagione vedono giocarsi il posto la Fiorentina, sesta in B, e il Perugia, con vittoria finale dei toscani.

L’anno dopo, però, nascono i playoff veri e propri. La prima tipologia prevede che le prime due classificate passino direttamente in A, mentre la terza per farlo è costretta ad avere un distacco dalla quarta di almeno 10 punti. In caso contrario, le squadre dalla terza alla sesta si devono giocare l’ultimo posto rimanente in un mini-torneo.

Scontro incrociato in doppia semifinale (terza contro sesta, quarta contro quinta), con partita d’andata a casa della squadra peggio classificata, passaggio del turno in stile coppe europee e, in caso di parità, a chi si è piazzato prima nella graduatoria di campionato.

Anche la finale era sul doppio confronto, con l’aggiunta che in caso di totale parità si sarebbero giocati i supplementari della partita di ritorno.

La B delle Big: l'eccezione del 2007!

La prima e finora unica stagione in cui i playoff non si disputano è quella 2006/07, con la Juve favoritissimissima per le quote calcio, in cui il Genoa, terzo, ha 10 punti di vantaggio sul Piacenza quarto e stacca dunque il biglietto diretto per la A. 

Marc Borriello nel Genoa appena tornato in A nel 2007!

La formula viene modificata nella stagione 2013/14, in cui si stabilisce che le squadre che possono giocare i playoff possono essere da due sei, a patto ovviamente che la terza non abbia i classici 10 punti sulla quarta. Il numero delle classificate non è però fisso, ma dipende da quante squadre sono rimaste ad almeno 14 punti dalla terza.

Nascono così i turni preliminari, che si disputano a partita secca e che in caso di parità vedono comunque il passaggio della squadra meglio classificata.

Il sistema attuale dei play-off in B

Questo sistema dura fino alla stagione 2017/18, quando viene introdotto quello attuale. Il margine necessario alla terza per non dover giocare i playoff sale a 15 punti invece di 10 e le partecipanti al torneo diventano obbligatoriamente sei. Quinta, sesta, settima e ottava si giocano il turno preliminare con accoppiamenti incrociati, per poi affrontare terza e quarta in doppio confronto, più finale andata e ritorno e passaggio in caso di parità della meglio classificata in campionato.

Insomma, ci rimette sempre la terza? A rigor di logica sì, perché per quanto sia favorita dalla formula, non è detto che la terza forza del campionato riesca a confermare i valori del torneo all’italiana. Lo dimostra l’edizione 2020/21 della B, in cui il Monza arriva ai playoff da terza, ma perde in semifinale contro il Cittadella (sesto). E alla fine in A ci va la quinta, ovvero il Venezia.

Il Venezia in A dopo la promozione tramite i play off!

 

La Samp passa da sesta nel 2012

Dunque, anche chi arriva lontano dalla vetta può sperare di farcela. È il caso della Sampdoria nella stagione 2011/12, che arriva sesta e accede ai playoff con la posizione più bassa, salvo poi stravolgere le quote serie B battere Sassuolo e Varese e tornare nella massima serie dopo la retrocessione dell’anno precedente. Finora, però, non è mai accaduto che una settima o un’ottava siano riuscite a ottenere la promozione.

Poli in contrasto con Ledesma!

Vista la posta in palio, ovvio che le finali siano spesso partite molto tese e sentite. È il caso del doppio scontro tra Benevento (quinto) e Carpi (settimo), che nel 2017 regala la prima, storica promozione in Serie A ai Sanniti. All’andata finisce 0-0 e un pareggio al Vigorito al ritorno permetterebbe comunque ai giallorossi di festeggiare, ma la tensione è enorme e solo la rete del rumeno Pușcaș permette al club campano di poter raggiungere il novantesimo e la festa con una certa tranquillità.

Tranquillità che non c’è assolutamente nella stagione successiva, quando si affrontano la terza e la quarta della regular season, il Frosinone e il Palermo. I rosanero vincono la partita d’andata al Barbera per 2-1, ma il ritorno al Benito Stirpe è una partita piena di polemiche. I ciociari vanno in vantaggio, ma i siciliani con una rete passerebbero in Serie A.

Tra decisioni arbitrali che non soddisfano gli ospiti e palloni gettati in campo da alcuni giocatori del Frosinone per perdere tempo, si arriva a un maxi-recupero e al gol al 96’ di Ciano che sigilla la promozione dei padroni di casa, con i tifosi che invadono il terreno di gioco prima ancora del fischio finale. Il Palermo però non ci sta e fa ricorso, non riuscendo però a ribaltare il risultato davanti alla corte federale.

La maledizione granata

Degna di nota anche la finale playoff 2004/05, se non altro perché la vincente non se ne va in Serie A.

Il Torino passerebbe rispetto al Perugia per il miglior piazzamento in campionato, ma poi non riesce a iscriversi alla massima categoria per problemi economici. Non può neanche approfittarne il Perugia, che, oberato dai debiti, non riesce neanche a prendere parte alla B.

Dunque, vista anche la retrocessione del Genoa, che aveva vinto il campionato, in A ci vanno addirittura la quinta e la sesta della regular season, il Treviso e l’Ascoli, che prendono l’ascensore assieme all’Empoli, secondo. Una dimostrazione, seppure abbastanza particolare, che nel campionato cadetto non c’è mai nulla di certo…


*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 23, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Stipendi Marsiglia | Stipendi Olympique Marsiglia | stipendi Marsiglia 2022

Il Paris Saint-Germain, dopo l’arrivo degli sceicchi, si sarà anche preso il ruolo di grande protagonista del calcio francese, ma nonostante i miliardi di euro spesi non è ancora riuscito a raggiungere…l’Olympique Marsiglia.

Un Marsiglia da rifondare

La formazione dell'Olympique Marsiglia

Quanti calciatori provenienti dalla Serie A

Milik, sinistro da bomber

Gli stipendi dell'Olympique Marsiglia

La squadra biancazzurra è e resta tuttora l’unica transalpina ad aver vinto una Champions League (l’edizione di esordio del nuovo format, in finale contro il Milan), un primato di cui dalle parti del Velodrome vanno particolarmente fieri.

Un Marsiglia da rifondare

L’ultimo decennio per l’OM non è stato semplicissimo, considerando che l’ultimo titolo nazionale è quello del 2010 e che l’ultimo trofeo è una Coppa di Lega portata a casa nel 2012. La Champions League è stata raggiunta solo in due stagioni e anche le prestazioni in Europa League non sono mai state troppo positive. 

Sampaoli, tecnico del Marsiglia!

Eppure nella stagione 2021/22 sembra che la situazione sia migliorata, con un buon secondo posto in Ligue 1 (seppure a distanza siderale dal PSG) e un’Europa League molto interessante. Il tutto grazie a una rosa affidata a un tecnico abbastanza sui generis come Jorge Sampaoli e che vede spuntare parecchie facce conosciute della nostra Serie A, a partire dalla porta.

La formazione dell'Olympique Marsiglia

Tra i pali l’Olympique Marsiglia ha infatti puntato sul romanista Pau Lopez, preso in prestito con obbligo di riscatto condizionato alle presenze e considerando che lo spagnolo ha soffiato il posto all’eterno Steve Mandanda, l’estremo difensore ha trovato la sua dimensione al Velodrome.

Pau Lopez, portiere spagnolo del Marsiglia!

Sampaoli non è troppo legato a un modulo e ha spesso alternato la difesa a tre a una retroguardia a quattro. Ecco perchè i punti fermi della retroguardia sono i difensori centrali, a partire dal più utilizzato, che però…non è di proprietà del club. William Saliba è arrivato in prestito dall’Arsenal e il Marsiglia vorrebbe eccome tenerselo a titolo definitivo, peccato che i Gunners non ci pensino per nulla, volendo riportare il transalpino all’Emirates dopo l’ottima stagione che sta avendo in Francia.

Chi invece è arrivato e non se ne andrà è il brasiliano Luan, l’altro pilastro della difesa, acquistato dal Santos in estate e ormai inamovibile, considerando anche che quando si gioca a quattro è stato spesso impiegato da terzino sinistro.

A giocarsi l’altra maglia da centrale sono il croato Duje Caleta-Car e l’argentino Leonardo Balerdi, riscattato dal Borussia Dortmund dopo il prestito della scorsa stagione. In rosa poi c’è anche lo spagnolo Álvaro González, che nelle scorse stagioni era uno dei titolari, ma che ora si ritrova un po’ ai margini.

Quanti calciatori provenienti dalla Serie A

A sinistra, oltre a Luan, c’è l’ex Arsenal Sead Kolasinac, mentre il padrone della fascia destra è una vecchia conoscenza tricolore, l’ex Juventus, Sassuolo e Fiorentina Pol Lirola, portato a Marsiglia nell’estate 2021 e utilizzato con frequenza.

L'ex esterno del Sassuolo, Lirola!

Il centrocampo, che sia a tre o a quattro, presenta un buon numero di alternative per Sampaoli. Il mediano titolare è il francese Boubacar Kamara, uno di quelli nati e cresciuti nel club, che nonostante le richieste ha deciso di rimanere al Velodrome, nonostante il suo contratto però sia in scadenza 2022. Il suo sostituto è il senegalese Pape Gueye, pescato nel floridissimo vivaio del Le Havre e anche lui utilizzato frequentemente. I centrali più di costruzione sono parecchi e tutti in situazioni particolari.

Come il francese Matteo Guendouzi, anche lui come Saliba in prestito dall’Arsenal. Il centrocampista però ha spiegato a chiare lettere di voler rimanere al Velodrome e il club ha deciso di spendere i 10 milioni da versare ai Gunners per riscattarlo.

Accanto a lui uno degli altri protagonisti è il brasiliano Gerson, oggetto misterioso in Serie A con le maglie di Roma e Fiorentina ma che in Ligue 1 sembra trovarsi assai bene, al punto che il club gli ha fatto firmare un quinquennale e gli ha affidato le chiavi della mediana.

Gerson esulta dopo un gol!

L’altro centrocampista presente nelle rotazioni è il francese Valentin Rongier, arrivato ormai nel 2019 e sempre utile sia quando c’è da far rifiatare uno dei titolari che quando c’è da infoltire il reparto.

Milik, sinistro da bomber

Trequarti e attacco, infine, si mescolano abbastanza, perché indipendentemente che si giochi con un 4-3-3 o con un 3-4-2-1, i volti sono quasi sempre gli stessi. Quello più celebre è certamente quello di Dimitri Payet. Il francese, autore del punto definitivo del 2-0 all'Albania per le scommesse europei nella gara d'esordio del 2016, è il calpitano della squadra ed è uno dei veterani, con i suoi 34 anni.

Continuamente in bilico tra genio e sregolatezza, il transalpino può giocare sia da trequartista puro che da esterno d’attacco, non disdegnando neanche qualche sortita da centravanti. Sull’altro lato spunta l’ennesimo ex della Serie A, il turco Cengiz Ünder.

L’ex romanista ha convinto a Marsiglia, giustificando cosi l’obbligo di riscatto imposto dai giallorossi al momento di cederlo a titolo temporaneo. Il centravanti titolare è anche lui abbastanza conosciuto in Italia: il polacco Arkadiusz Milik doveva essere l’erede di Higuain al Napoli, ma gli infortuni e lo scontro con il presidente De Laurentiis sul rinnovo l’hanno portato in Francia, dove sta tornando quello che aveva stregato il San Paolo.

Le sue riserva sono il congolese Cédric Bakambu, arrivato a gennaio dopo una lunga e ricca esperienza in Cina, e il senegalese Bamba Dieng, classe 2000 da tenere d’occhio. Gli altri che vengono utilizzati a trequarti o sugli esterni sono invece il marocchino Amine Harit, il classe 2001 brasiliano Luis Henrique e lo statunitense Konrad de la Fuente, ala scuola Barcellona.

Gli stipendi dell'Olympique Marsiglia

Per quanto riguarda gli stipendi, a fare la voce grossa sono proprio i calciatori che arrivano dalla Serie A, che hanno portato in Ligue 1 ingaggi abbastanza più alti della media (se si esclude, ovviamente, la rosa del PSG). Il più pagato della squadra è dunque Milik, sempre ottima opzione come marcatore per le scommesse sportive online, che percepisce 4 milioni di euro a stagione, seguito da Ünder, che si avvicina a quelle cifre.

Anche Pau Lopez è sui 3 milioni all’anno, quello che riceveva anche a Roma. Un po’ più in basso c’è Payet, che con i suoi 2,5 milioni di euro a stagione precede altri senatori come Mandanda ed è allo stesso livello di Gerson, Guendouzi o Kamara.

Payet realizza dal dischetto!

Ingaggi molto più bassi per alcune delle stelle del futuro, come Luis Henrique o Bamba Dieng. Del resto, si tratta dell’equilibrio necessario per tornare ad alti livelli senza spendere una fortuna. Perchè non tutti sono come il PSG e i suoi sceicchi. Che comunque continuano ad avere una Champions League in meno del Marsiglia!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 23, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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