Lesione muscolare | lesioni muscolari | differenza tra stiramento e strappo

Tra gli infortuni più frequenti in cui si possa incappare ci sono senza dubbio le LESIONI MUSCOLARI, che avvengono spesso durante lo svolgimento di una disciplina sportiva: che si tratti di attività agonistica o di una classica partita di calcetto o di tennis, la loro incidenza, statisticamente, varia fra il 10 e il 55% di tutti i traumi riportati.

Le lesioni da trauma diretto

I gradi di una lesione

Le tipologie di infortunio

La diagnosi di una lesione

I casi più famosi di lesione muscolare

Le lesioni da trauma diretto

Le lesioni muscolari si determinano generalmente in due macro-categorie: quelle prodotte da “trauma diretto” (che possono a loro volta essere distinte di grado lieve, moderato o severo) e quelle causate da un “trauma indiretto” (come le contratture, gli stiramenti o gli strappi, tutti coniugabili a diversi gradi di serietà).

Le prime sono quelle che si verificano per l’appunto tramite il contatto diretto con un avversario, in sport come il calcio, il rugby, la pallacanestro o il football americano.

Un infortunio nel rugby!

Mentre le lesioni da trauma indiretto sono quelle che occorrono per lo più nelle discipline individuali, come il tennis o l’atletica leggera o la “semplice” corsa. 

Nel trauma diretto, in cui la forza agisce sul muscolo schiacciandolo contro i piani profondi, il danno prodotto varia dalla semplice contusione fino alla rottura muscolare, in funzione della violenza del trauma e dallo stato di contrazione del muscolo. I muscoli più esposti al rischio di traumi di questo genere sono statisticamente il deltoide, il quadricipite e i gemelli del polpaccio.

I gradi di una lesione

Il trauma indiretto, nel quale manca il contatto diretto contro una forza traumatica, si può invece verificare a causa di una disfunzione neuro-muscolare, come un allungamento passivo del muscolo a causa di una forza di trazione applicata durante la fase di contrazione, oppure una rapida contrazione del ventre muscolare a partire da uno stato di rilasciamento completo.

I muscoli più colpiti in questi casi sono il bicipite e gli ischiocrurali, ovverosia il bicipite femorale, il semimembranoso e il semitendinoso, in pratica i muscoli posteriori della coscia.

Tali lesioni possono distinguersi in contrattura, elongazione, distrazione, stiramento e strappo. La cui gravità viene convenzionalmente distinta in base ai livelli anatomo-patologici in:

  • Lesioni di I grado in cui si riscontra la rottura di poche fibre muscolari
  • Lesione di II grado che comportano la rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari
  • Lesione di III grado, quando si verifica l’interruzione quasi totale o totale del ventre muscolare

Riguardo le cause che contribuiscono ai traumi e alle lesioni muscolari si possono distinguere fattori predisponenti classificabili come “intrinseci” ed “estrinseci”.

Tra i primi è comune annoverare una carenza di allenamento, piuttosto che un riscaldamento inadeguato prima della prestazione sportiva o un eccesso di allenamento, che comporti un affaticamento muscolare, che rende scoordinati i movimenti. 

L'importanza del riscaldamento!

Fra le cause esterne che possono compromettere la salute muscolare, invece, vi sono ad esempio le condizioni climatico ambientali, come un'elevata umidità o una bassa temperatura esterna, ma anche un terreno di gioco poco adatto o inidoneo.

La lesione muscolare si presenta all’improvviso e il “campanello d’allarme” del dolore può variare anche in relazione della zona interessata, con una sensazione di tipo “trafittivo” o “crampiforme” a livello della coscia, o di tipo “contusivo” nelle lesioni a carico dei muscoli del polpaccio.
 

Le tipologie di infortunio

Comunemente, le distinzioni atte ad identificare la tipologia di infortunio sono in sostanza tre: 
 
Contrattura: la più banale e meno grave. Si caratterizza come alterazione diffusa del tono muscolare che provoca dolore a distanza dell’attività sportiva e in quanto tale difficilmente localizzabile
 
Stiramento: il più frequente in caso di attività agonistica. Riguarda l’alterazione funzionale delle miofibrille, si presenta in forma acuta e si manifesta nel corso dell’attività sportiva, con dolore ben localizzato
 
Strappo: il più serio, uno stiramento in forma grave, che si verifica nel corso dell’attività sportiva e che si accompagna a un dolore acuto e violento, le cui conseguenze, tornando ai gradi, si relazioneranno alla porzione di rottura dei fasci muscolari. Nei casi più seri può necessitare di un intervento chirurgico
 
I tempi di recupero da una lesione muscolare possono variare da un minimo addirittura di qualche ora, ad un massimo di oltre 6 mesi, tempistiche comuni tanto per gli sportivi professionisti che amatoriali, perché la particolarità di questo tipo di infortuni, nonostante i progressi a livello di diagnostica e riabilitazione, è che non forniscono casistiche specifiche, nemmeno per le scommesse calcio visti i fattori in ballo.
 

La diagnosi di una lesione

La diagnosi di una lesione muscolare è essenzialmente clinica, ma viene coadiuvata da un esame ecografico effettuato preferibilmente a 24/48 ore dal trauma; l’ecografia viene ripetuta periodicamente durante la riabilitazione per monitorare la guarigione.
 
La cura di una lesione muscolare dipende principalmente dalla sede della lesione (il muscolo interessato) e dall’entità del danno (il grado del danno muscolare).
 
La prima essenziale precauzione, certamente, dovrebbe essere “auto-conservativa”. Capita spesso, infatti, che lo sportivo, spinto dall’adrenalina, dalle endorfine o semplicemente dalla sua indole agonistica, non si limiti e continui nell’attività, causandosi un danno maggiore. Sarebbe invece buona regola l’interruzione immediata di ogni attività non appena si avverte il primo fastidio, applicando del ghiaccio sulla zona interessata e preferibilmente mettendo l’arto in scarico per le successive 24-36 ore allo scopo di limitare al massimo il danno ematico.
 
Il trattamento di questo genere di patologie dovrebbe sempre essere di natura medico-fisioterapica, tuttavia, per i casi meno seri, esistono delle cure “naturali” in grado di aiutare la guarigione, come gli unguenti a base di arnica o aloe vera, che uniti al giusto riposo si rivelano estremamente efficaci.
 
La fisioterapia in ogni caso velocizza il processo riabilitativo, limitando il dolore e riducendo l’infiammazione mediante l’uso di Tecarterapia, ipertermia, onde d’urto e kinesio taping.
 
Al termine dei trattamenti e prima di ricominciare con l’allenamento, risulterà molto importante lo stretching settoriale, eventualmente accompagnato da sedute di rieducazione posturale. Un’attenzione particolare andrà poi dedicata anche al recupero del tono muscolare perduto e alla propriocettività, ultima frontiera della prevenzione e della riabilitazione in materia di lesioni muscolari.

I casi più famosi di lesione muscolare
 

Tra i casi più famosi che dimostrano la “democraticità” dell’infortunio muscolare, c’è dolorosamente quello di Roberto Baggio ai Mondiali statunitensi del 1994. Il Divin Codino nella semifinale già da lui decisa contro la Bulgaria incappò nel classico stiramento del bicipite femorale.

Il dolore di Roberto Baggio

Venne trattato con ghiaccio e compressione e fu mandato in campo dopo soli quattro giorni. Giocò da infortunato e fallì quel rigore che non dimenticheremo mai.
 
Ma esistono anche le favole a lieto fine, una per tutte quelle di Usain Bolt, che il 4 luglio 2016 si procurava uno stiramento di primo grado al bicipite femorale della gamba sinistra correndo la semifinale durante i Trials giamaicani a Kingston e che il 15 agosto trionfava ai Giochi di Rio, portandosi a casa, da assoluto favorito per le scommesse sportive il terzo oro olimpico consecutivo sui 100 metri.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Neri. Le foto sono distribuite da AP Photo. 

March 21, 2022
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Portiere piu forte al mondo | portiere più forte al mondo | miglior portiere al mondo

Di grandi portieri ce ne sono molti, ma chi sono i migliori al mondo? Una domanda complicata a cui rispondere, perchè ognuno ha le sue preferenze.

Oblak garanzia di rendimento

Con Ederson cambia il ruolo

Alisson il miglior portiere al Mondo

Mendy decisivo nel Chelsea

Donnarumma futuro numero 1

Ma considerando fuori categoria due leggende come Neuer e Buffon, ormai abbastanza avanti con gli anni, ci sono alcuni colleghi che si sono particolarmente distinti negli ultimi anni e possono tranquillamente lottare tra di loro per prendersi il titolo di miglior estremo difensore del calcio mondiale.

Oblak garanzia di rendimento

In pochi subiscono lo strano destino dello sloveno Jan Oblak, straordinario anche nel ritorno di Champions di Manchester. Il portiere dell'Atletico Madrid è da anni uno dei migliori nel suo ruolo, ma non sono in molti a farci caso. Oblak è arrivato a disposizione di Simeone quando era ancora giovanissimo, ad appena 21 anni, dovendo tra l'altro sostituire un collega di tutto rispetto come Courtois.

Un compito non semplice per il figlio d’arte (anche suo padre Matej era portiere), ma portato a termine con il massimo dei voti. È vero, l'Atletico è una squadra che fa della sua forza difensiva un marchio caratteristico, ma questo non può sminuire i numeri dello sloveno. Basterebbe pensare che da quando è a Madrid riesce a mantenere la porta in violata in una partita su due.

In pratica, i Colchoneros sanno che con Oblak tra i pali, un pareggio è quasi assicurato. Rispetto a molti colleghi, lo sloveno paga l'essere un portiere…di porta quasi insuperabile, ma poco partecipe alla costruzione del gioco. Ed ecco perché quello con l'Atletico Madrid sembra per lui proprio il matrimonio perfetto!

Con Ederson cambia il ruolo

A proposito di portieri bravi con i piedi, quello che secondo tutti è il migliore al riguardo è l'estremo difensore del Manchester City Ederson. Guardiola lo ha voluto a tutti i costi all’Etihad proprio per una capacità di gestione del pallone che fa concorrenza ai colleghi che giocano a centrocampo o in attacco.

Il rinvio di Ederson!

Se qualcuno pensa che si tratti di una leggenda, può tranquillamente andare a vedere le statistiche del brasiliano, che di solito in una stagione colleziona un buon numero di assist grazie ai suoi lanci millimetrici, in grado di lasciare i compagni di squadra soli davanti al portiere avversario.

E mentre di solito i suoi pari ruolo cercano di capire come parare i calci di rigore, Ederson vorrebbe trovare il modo di convincere il suo allenatore a lasciarglieli tirare, visto che in allenamento di solito è quello con la miglior percentuale di realizzazione.

Questo però non deve far dimenticare che anche quando si tratta di parare il verdeoro è una certezza. La sua specialità sono le uscite, visto che, oltre ai piedi buoni e alle mani ferme, Ederson ha anche una capacità di vedere il gioco che lo rende davvero un libero aggiunto, perfetto per il modo di intendere il calcio di Pep Guardiola.

Alisson il miglior portiere al Mondo

Fisico imponente, riflessi sovrumani, capacità tattiche e un piede delicato. Per anni, prima che le primavere cominciassero a passare e gli infortuni a farsi sentire troppo spesso, questa è stata la descrizione di Manuel Neuer.

Che, anche se non gli farà troppo piacere, ha il suo erede in un brasiliano, Alisson. Il portiere del Liverpool è stato per un certo periodo l'estremo difensore più costoso di tutti i tempi e non si fatica certo a capire perché.

La sua esplosione ai tempi della Roma ha permesso ai giallorossi, sfavoritissimissimi per le scommesse calcio, di sognare addirittura di arrivare in finale di Champions League e ha convinto Klopp che per rendere i suoi Reds una macchina perfetta servisse un portiere in grado di… spaventare gli avversari e di portare punti con i suoi interventi. Una teoria che è stata ampiamente confermata dai risultati di Alisson ad Anfield.

Nella sua prima stagione il brasiliano è stato fondamentale per la vittoria della Champions, mentre in quella successiva i suoi numerosi clean sheet hanno permesso al Liverpool di conquistare la Premier dopo trent’anni e a suon di record. L’unico punto debole dell’ex giallorosso è…la troppa sicurezza nei suoi mezzi, che a volte lo porta a errori clamorosi. Ma considerando che le sue parate portano molti più punti di quanti ne facciano perdere le sviste, al Liverpool lo prendono tranquillamente per com’è!

Alisson, estremo difensore del Liverpool!

Mendy decisivo nel Chelsea

La grande sorpresa della stagione 2021 è invece la favola di un portiere senegalese, che anni fa girava per gli uffici di collocamento francesi e stava quasi pensando di lasciare il calcio. E invece Edouard Mendy non solo ha continuato a guadagnarsi da vivere giocando a pallone, ma si è anche tolto il lusso di diventare il primo estremo difensore africano a vincere la Champions League, peraltro giocata da protagonista con la maglia del Chelsea.

I Blues lo hanno voluto a tutti i costi per sostituire quello che è il portiere più pagato di sempre, lo spagnolo Kepa, e hanno decisamente avuto ragione. Il suo arrivo, abbinato a quello di Tuchel in panchina, ha dato alla difesa della squadra londinese una sicurezza che nelle ultime stagioni era mancata. A fare la differenza sono i riflessi fulminei del senegalese, che però non disdegna anche le uscite basse. E se a volte il Chelsea non riesce a vincere, non si può certo dire che sia colpa sua: da quando è arrivato a Stamford Bridge, Mendy mantiene la porta inviolata una partita su due.

Mendy in uscita bassa!

Dunque, il premio The Best 2021, oltre a quello della UEFA come miglior portiere nelle manifestazioni continentali, è meritato. Ma a vincere il Premio Jašin, il Pallone d’Oro per i portieri, è stato qualcun altro…

Donnarumma futuro numero 1

Al netto delle difficoltà che sta trovando al Paris Saint-Germain, a causa di un dualismo non del tutto risolto con Keylor Navas e della papera di Madrid, tra i migliori portieri del mondo ci sta tranquillamente anche Gianluigi Donnarumma.

A dirlo ci ha pensato la giuria del Premio Jašin, ma a confermarlo ci sono state le sue prestazioni sia con il Milan, trascinato quasi di forza al ritorno in Champions League dopo stagioni complicate, ma soprattutto con la nazionale italiana. Se gli azzurri si sono laureati campioni d'Europa a Wembley da outsiders per le scommesse Italia, devono dire un grande grazie all'estremo difensore, che è stato fondamentale nelle due ultime partite del torneo.

Le sue parate ai calci di rigore contro Spagna e Inghilterra, ma anche quelle durante tutti i match della competizione, hanno dato alla squadra di Mancini la sicurezza necessaria per sapere di potersela giocare con tutti. E poi, rispetto ai colleghi nominati finora, Donnarumma ha un qualcosa in più, anzi…in meno!

Donnarumma pararigori incredibile!

Già, perché Gigio sembra sempre un veterano, visto che è protagonista da quando ha 16 anni, ma è pur sempre un classe 1999. Quindi, per gli standard di età dei portieri, praticamente ancora un ragazzino. E se nel corso delle prossime stagioni dovesse ulteriormente migliorare, il ragazzo di Castellammare di Stabia può tranquillamente sognare di scrivere davvero pagine importantissime di calcio. Del resto, nella storia ci è già entrato. E per la leggenda il cammino non è semplice, ma neanche impossibile…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 21, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Amazon Champions League | Amazon Prime Video calcio | Amazon sport

Quando Amazon ha deciso di lanciarsi nel mondo dello sport, in particolare in quello del calcio, è partita da un prodotto universalmente apprezzato e seguito come la Premier League. Nel 2019 su Prime Video, l'app con contenuti on demand di cinema e sport compresa con Amazon Prime (il servizio di spedizione gratuita in abbonamento dell'azienda di Seattle), è arrivata per il pubblico inglese la sorpresa di vedere ben due turni di campionato, un infrasettimanale a inizio dicembre e soprattutto tutte le partite del Boxing Day.

All or Nothing Juventus su Amazon

Inter - Real Madrid il primo match su Amazon

Il mercoledì la Champions è esclusiva Amazon

Il futuro nello sport di Amazon Prime Video

L'esperienza è stata molto positiva sia per gli spettatori, che hanno apprezzato la bontà del prodotto e come viene presentato da Amazon, sia soprattutto per l’azienda, che ha avuto un picco di iscrizioni ad Amazon Prime superiore a quello dei giorni del Black Friday. Dunque, la formula funziona e la società di Jeff Bezos ha ben pensato di applicarla anche altrove. 

All or Nothing Juventus su Amazon

In Italia però non è stato possibile per Amazon ottenere i diritti della Serie A. La creazione dei pacchetti per l'assegnazione dei diritti per il triennio in corso ha fatto sì che tutte le partite venissero acquistate da Dazn, con la possibilità in un altro pacchetto di trasmetterne tre a giornata, ma non in esclusiva. Visto che Amazon punta parecchio sui contenuti non fruibili altrove, sarebbe stato solamente uno spreco acquistare i tre match ben sapendo che chi segue il calcio ha con tutta probabilità già un abbonamento a DAZN e non ne farebbe uno ulteriore.

Dunque, eventualmente, per vedere la serie A su Prime Video bisognerà attendere la prossima asta. In compenso però, oltre ai tantissimi documentari a tema sportivo e calcistico (come l'ormai celebre All or Nothing, che nella sua ultima edizione è stato dedicato alla Juventus) gli abbonati italiani a inizio stagione hanno avuto un'ottima sorpresa: nel loro abbonamento è compresa anche la Champions League.

L'esultanza di Federico Bernardeschi

 

Inter - Real Madrid il primo match su Amazon

Ovviamente non tutta, ma chi ha Prime Video può vedere in esclusiva la miglior partita di ogni mercoledì di Champions, a partire dai playoff fino alle semifinali. E soprattutto, punto da non sottovalutare, Amazon ha i diritti in esclusiva della partita in questione. Esattamente come avvenuto due anni prima con la Premier League, l'idea è quella di attirare nuovi clienti per il servizio Prime offrendo qualcosa in più senza la necessità di ulteriori pagamenti.

La presenza di quattro squadre italiane nel tabellone principale, con in più i paletti della UEFA che obbligano alcuni club della stessa nazione a giocare a in giorni diversi (come avviene per Inter e Milan) ha fatto sì che per tutta la prima fase Amazon abbia sempre trasmesso una partita di una rappresentante tricolore. 

Dopo l'esperimento della Super Coppa europea, il primo match dei gironi trasmesso è stato un evento, anche perché si trattava della sfida dell'Inter campione d'Italia al Real Madrid. Per l'occasione Amazon ha dimostrato di poter tranquillamente competere con tutti gli altri broadcaster e la trasmissione è stata molto apprezzata, anche e soprattutto per la qualità delle immagini.

Rodrygo in gol a San Siro!

La scelta della partita in esclusiva è fondamentale nell'offerta di Amazon e non sorprende che delle sei partite trasmesse ben due abbiano visto come protagonista la Juventus. Gli abbonati di Prime Video hanno potuto assistere alla vittoria casalinga dei bianconeri contro il Chelsea campione d'Europa e anche alla complicata trasferta in Russia contro lo Zenit, risolta dalla squadra di Allegri negli ultimi minuti.

Il mercoledì la Champions è esclusiva Amazon

Al ritorno dei gironi, complice la situazione di Juventus e Inter, che si sono qualificate senza troppi problemi, le grandi protagoniste su Amazon sono state Milan e Atalanta. Dei rossoneri gli abbonati a Prime hanno potuto vedere la vittoria casalinga contro il Porto e la contestata sconfitta sempre a San Siro contro l’Atletico Madrid, che ha praticamente messo fine alle speranze dei rossoneri di passare alla fase a eliminazione diretta.

La partita trasmessa nella sesta giornata è invece stata quella tra Atalanta e Villarreal, con i bergamaschi alla ricerca dei punti che gli avrebbero permesso la qualificazione. Anche in questo caso però la delusione è stata tanta, visto che alla fine sono passati gli spagnoli.

E adesso, che partite trasmetterà Prime Video? Il servizio di Amazon continua ad avere l'esclusiva per la miglior partita del mercoledì. La formula della Champions League da questo punto di vista aiuta parecchio, perché la competizione continentale più importante ha un turno in meno rispetto all'Europa League e alla Conference e di conseguenza gioca i suoi ottavi di finale non in due settimane, ma in quattro. 

Il futuro nello sport di Amazon Prime Video

Prime potranno assistere a ben quattro partite. Con due squadre italiane ancora in lizza, sono state trasmesse una partita dell’Inter e una della Juventus. I nerazzurri hanno aperto gli ottavi di Amazon con la partita di mercoledì 16 febbraio in casa contro il Liverpool.

Al contrario, la Juventus ha chiuso il turno, visto che era prevista la trasmissione in esclusiva del match di ritorno contro il Villarreal del 16 marzo, perso, clamorosamente anche per le scommesse calcio oggi, 0-3 a Torino...

Il gol del momentaneo 0-2 del Villarreal a Torino!

Per quello che riguarda le altre due partite degli ottavi che verranno trasmesse su Prime Video, i sorteggi sono stati particolarmente benevoli, regalando sfide di altissimo livello. Il 23 febbraio 2022 chi guarda la Champions League su Amazon ha assistito allo scontro tra Atletico Madrid e Manchester United, l'ennesimo capitolo della rivalità in Europa tra il Cholo Simeone e Cristiano Ronaldo.

Per il primo dei match di ritorno degli ottavi invece c’è l'altro grande incrocio del turno che, dopo la ripetizione del sorteggio per i problemi nelle prime estrazioni, ha infatti messo di fronte il Real Madrid e il Paris Saint-Germain: l'eliminazione nel ritorno dei francesi coincide con l'uscita di scena di una delle favorite per le quote vittoria Champions!

Una volta terminati gli ottavi, mancheranno soltanto quattro delle 16 partite per cui Amazon si è accordata con la UEFA. Prime Video trasmetterà dunque una partita per ogni due giorni di Champions League. Il 6 e il 13 aprile andranno in onda due scontri dei quarti di finale, mentre il 27 aprile e il 4 maggio ci sarà in esclusiva una delle due semifinali.

Il che, visto che il sorteggio prevede che si giochi la stessa partita in giorni alterni, significa che gli abbonati di Amazon avranno la certezza di vedere entrambe le partite in questione tra andata e ritorno. Un gran bel regalo da parte dell'azienda americana, che magari da questa esperienza troverà anche la volontà di fare il salto di qualità e provare ad aggiudicarsi i diritti per l'intera competizione…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 21, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Sedicesimi Europa League | Europa League Sedicesimi | Nuovi sedicesimi Europa League

La nuova formula dell’Europa League, che prevede un turno di playoff tra le seconde dei gironi e le squadre che scendono dalla Champions League, va a sostituire quello che era un momento caratteristico della seconda coppa continentale: i sedicesimi di finale.

Il Getafe punisce l'Ajax

Borussia Dortmund - Atalanta

Athletic Bilbao - Torino

La Lazio sfiora la rimonta in Bulgaria 

Rispetto alla Champions League, l’Europa League aveva un turno in più, visto l’alto numero di partecipanti alla fase a gironi (48). Le vincenti dei dodici gironi e le quattro scese dalla Champions con il punteggio più alto nel loro girone erano le teste di serie, le altre no, per 32 club che si affrontavano in 16 scontri diretti. Una situazione che in certi casi, come quando le 8 retrocesse dalla Champions League erano tutte di un certo livello, non metteva al riparo da sorteggi clamorosamente sfortunati.

 

Il Getafe punisce l'Ajax

Ma oltre a questo, a rendere imprevedibili i sedicesimi di finale c’era la loro stessa natura. Per alcuni era la prima partita in una competizione di ripiego, per altri una sfida contro squadre molto più forte, mentre per altri ancora il primo vero banco di prova di una squadra magari rivoluzionata a gennaio.

Ecco perché non sono pochi i casi in cui al primo turno a eliminazione diretta l’Europa League ha riservato sorprese, anche per le scommesse sportive. Prima dell'edizione 2022 con Lazio e Napoli che escono subito, l’ultima in ordine di tempo è quella della stagione 2019/20 nel match che metteva di fronte l’Ajax, sceso dalla Champions, e gli spagnoli del Getafe.

Un'immagine della sfida!

La squadra di Bordalas, con un gioco molto poco attraente ma certamente efficace, ha colpito due volte in contropiede all’andata e poi al ritorno ha giocato…col cronometro, portando a casa la qualificazione in un doppio confronto in cui i minuti effettivi di gioco sono stati meno di 90, a causa degli atteggiamenti poco sportivi degli spagnoli. Che però possono comunque raccontare di aver fatto un’impresa clamorosa.

Borussia Dortmund - Atalanta

Nella stagione 2017/18 invece si assiste alla prima grande esibizione europea dell’Atalanta di Gasperini. La Dea non viene favorita dal sorteggio, che ai sedicesimi accosta i bergamaschi al Borussia Dortmund nonostante i nerazzurri avessero vinto il loro gruppo.

All’andata, in Germania, i gialloneri passano in vantaggio con Schürrle, poi l’Atalanta sembra ribaltare il match con doppietta di Ilicic. Ma Batshuayi, che al Borussia è per giunta solo in prestito, fa anche lui due reti e fissa il finale sul 3-2.

La spettacolare conclusione dell'attaccante del Borussia!

A Bergamo una settimana dopo l’Atalanta passa subito con Toloi e l’1-0 basterebbe alla Dea per passare il turno a scapito di una delle favorite del torneo. Ma a pochi minuti dalla fine è Schmelzer a fermare i sogni di gloria dei bergamaschi, che però fanno un’esperienza assai importante che pagherà negli anni successivi, quando Gasp e i suoi incanteranno la Champions.

Nell’edizione 2016/17 arriva invece un sedicesimo di finale da incubo per gli olandesi dell’Az Alkmaar. La squadra dei Paesi Bassi arriva al sorteggio da seconda classificata del suo girone e si trova di fronte una squadra in formissima, il Lione, che infatti arriverà in semifinale prima di fermarsi di fronte all’Ajax. I francesi mettono subito in chiaro le cose nella partita di andata, con un perentorio 1-4 in Olanda.

E poi, non contenti, decidono di strafare nel match di ritorno, quando si abbattono sull’AZ come un ciclone…forza sette. Il risultato finale è infatti di 7-1, uno dei passivi più pesanti in una fase a eliminazione diretta di Europa League, che porta il totale della doppia sfida sull’11-2, altro risultato quasi da record (battuto solo dal 10-0 complessivo della stagione precedente tra Valencia e Rapid Vienna).

Athletic Bilbao - Torino

Nell’edizione 2015/16, però, il sedicesimo di finale più memorabile è quello tra il Napoli di Sarri e il Villarreal di Marcelino. La doppia sfida con gli spagnoli arriva nel momento peggiore possibile per i partenopei, che hanno appena perso la sfida di vertice in Serie A con la Juventus e nelle due giornate successive devono affrontare Milan e Fiorentina.

Il tecnico del Napoli, contrariamente alle sue abitudini, è dunque costretto a fare parecchio turnover e in Spagna gli azzurri perdono per 1-0 mentre al ritorno, a Napoli, non vanno oltre il pareggio, pur essendo passati in vantaggio con Hamsik. Oltre il danno, la beffa, perché anche le partite di campionato non vanno benissimo (due 1-1) e la Juventus prende il volo, staccando definitivamente gli uomini di Sarri.

Un sedicesimo di grandissima tradizione va invece in scena nell’edizione di Europa League 2014/15. Il sorteggio mette di fronte i baschi dell’Athletic Bilbao contro il Torino di Ventura. Il Toro, che mancava dall’Europa da vent’anni, si deve accontentare del pareggio casalingo, visto che una doppietta di Maxi Lopez non basta ad avere la meglio sugli uomini di Valverde.

L'esultanza del Toro a Bilbao!

Ma in un San Mames strapieno, il cuore Toro pulsa con tutta la sua forza. I granata vanno in vantaggio due volte, ma si vedono raggiungere in entrambi i casi, per un 2-2 che spedirebbe il match ai supplementari. L’eroe di Bilbao è però Matteo Darmian, che segna la rete del definitivo 2-3 e spedisce il Torino agli ottavi, dove però sarà eliminato dallo Zenit San Pietroburgo di Andrè Villas-Boas.

La Lazio sfiora la rimonta in Bulgaria 

Negli anni precedenti poi i sedicesimi hanno spesso visto cadere squadre italiane contro avversarie di non primissimo piano. Nell’edizione 2013/14 la figuraccia la fa la Lazio, che affronta i non irresistibili bulgari del Ludogorets.

Dopo aver perso per 0-1 all’Olimpico, i biancazzurri volano in Bulgaria per l’impresa, ma la serataccia di Federico Marchetti complica ulteriormente le cose. Alla fine la partite finisce 3-3, con la rete al minuto 88 dei padroni di casa che estromette i capitolini dalla competizione. Un anno prima era stato ancora il Napoli a uscire in maniera abbastanza clamorosa.

Perea esulta tra gli ultras laziali!

Nell’Europa League 2012/13 i campani cadono clamorosamente contro i cechi del Viktoria Plzen, che si impongono con un 5-0 complessivo (0-3 a Napoli, 2-0 in casa) che lascia pochi dubbi sulla pessima prestazione dei partenopei.

Anche alla Roma i sedicesimi sono fatali nel 2010. I giallorossi sono in piena rimonta scudetto nei confronti dell’Inter (che poi vincerà il Triplete) e Claudio Ranieri non può permettersi di schierare i grandi calibri nel doppio match contro i greci del Panathinaikos.

I biancoverdi si impongono in casa per 3-2 e vincono con lo stesso risultato, a sorpresa per scommessa Europa League, anche all’Olimpico. A dimostrazione che i sedicesimi sono un turno sempre in grado di sorprendere. Chissà se i playoff regaleranno le stesse emozioni nei prossimi anni…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 21, 2022
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Spareggi Europa League | Play Off Europa League | turno nuovo Europa League

Nessuna competizione europea ha una storia particolare come quella dell’Europa League. La seconda coppa continentale è l’erede diretta della Coppa UEFA, che a sua volta sostituisce, ma non completamente, quella che a sua volta nasceva come Coppa delle Fiere.

Torna la terza coppa europea

Il nuovo turno di spareggio in EL

Come cambiano i sedicesimi di EL

Gli esempi della Europa League 2022

A partire dalla fine degli anni Cinquanta, i cambiamenti per il torneo sono stati infiniti, dall’abbandono istruzioni particolarmente specifiche per l’iscrizione alle prime edizioni della Coppa delle Fiere, al nuovo trofeo arrivato con il cambio di denominazione in Coppa UEFA fino alla formula a gironi, sulla scia della Champions League, con la creazione definitiva dell’Europa League.

 

Torna la terza coppa europea

E dopo qualche anno di relativa tranquillità, l’arrivo della terza coppa europea, la Conference League, ha rimescolato un po’ le carte, portando qualche ulteriore cambiamento nella già complicata storia del torneo. Il primo è quello nelle squadre qualificate, diminuito rispetto alla vecchia Europa League, considerando che molte di quelle che giocavano i turni preliminari sono state dirottate direttamente in Conference League.

Un calciatore del Paok festeggia una rete in Conference!

Di conseguenza anche le qualificazioni si sono assai snellite, prevedendo l’ingresso direttamente alla fase a gironi della maggior parte delle qualificate attraverso il campionato, mentre a giocarsi gli altri posti sono le retrocesse dalle qualificazioni della Champions League e le squadre con il ranking più basso. Il tutto per cementare la status di seconda coppa continentale, confermato dal fatto che le eliminate nelle qualificazioni e nei gironi sono finite in Conference.

Il nuovo turno di spareggio in EL

La differenza maggiore però, soprattutto per chi avanza nel torneo, è data dalla creazione del turno di spareggio al termine della fase a gironi. Nella formula precedente, in cui erano previsti 12 gruppi da quattro squadre con due qualificate a girone, si giocavano i sedicesimi di finale.

Le altre otto squadre erano le terze dei gironi di Champions, ”retrocesse” nella seconda competizione. Le regole del sorteggio sedicesimi prevedevano che le vincitrici dei gironi sarebbero state teste di serie, assieme alle quattro retrocesse dalla Champions League con il punteggio migliore.

Le dodici seconde e le quattro terze di Champions con il punteggio più basso nei loro gruppi non erano testa di serie e avrebbero affrontato (seppure con i dovuti paletti) una delle sedici dallo status protetto. In teoria, una situazione equilibrata, in realtà un problema anche per le vincitrici dei gironi, che in caso di parecchie eliminazioni importanti dalla Champions avrebbero rischiato di trovare pane per i loro denti già ai sedicesimi.

Lazio - Porto uno spareggio a 300 km/h!

Per informazioni, basterebbe chiedere al PSV Eindhoven, che nell’edizione 2020/21 arriva primo nel suo raggruppamento, salvo poi cadere immediatamente, a sorpresa per le scommesse calcio contro l’Olympiakos, tra le escluse dalla Champions con un punteggio basso e quindi non considerata testa di serie.

Come cambiano i sedicesimi di EL

Ma a partire dalla stagione 2021/22, complice la diminuzione del numero delle squadre, cambia tutto, o quasi. A giocare la fase a gironi ora sono in 32 e non più in 48, ma il numero delle qualificate per raggruppamento resta lo stesso, due.

Dunque, con le 16 qualificati dai gironi e le 8 che scendono dalla Champions League, alla fase a eliminazione diretta approdano in 24. Come ci si organizza? Molto semplice, si crea un turno intermedio, che sostituisce i sedicesimi e che allo stesso tempo rende il primo posto nel girone molto più importante di quanto non fosse in precedenza: chi si prende la vetta del proprio gruppo, gioca un turno in meno e ricomincia direttamente a marzo.

La formula da questo punto di vista è infatti diventata molto più semplice. Le prime dei gironi sono ammesse di diritto agli ottavi di finale, mentre alle seconde tocca il playoff con le otto squadre scese dalla Champions League.

Nel sorteggio le teste di serie sono considerate le seconde di Europa League, facendo in modo che ognuna di esse incontri la sua terza di Champions. Le squadre che passano il playoff vengono poi sorteggiate per gli ottavi come non teste di serie, dando alle prime dei gironi la certezza di non incontrarsi tra di loro. Un sistema che sembra abbastanza più meritocratico di quello precedente, anche e soprattutto alla luce delle eliminazioni eccellenti dell’edizione in corso di Europa League.

Gli esempi della Europa League 2022

Basterebbe pensare che nella seconda competizione continentale sono scese, in rigoroso ordine di ranking, Barcellona, Siviglia, Borussia Dortmund, Porto, RB Lipsia, passata senza giocare, Atalanta, Zenit San Pietroburgo e Sheriff Tiraspol.

La spettacolare rete di Boga alla Bay Arena!

Esclusi i moldavi, che pure hanno dimostrato di essere un osso duro persino per il Real Madrid, tutte squadre che nessuno vorrebbe affrontare. Eppure con la vecchia formula, almeno tre big sarebbero finite nel gruppo delle non teste di serie e una delle vincitrici dei gironi rischiava seriamente di trovarsele contro già al primo turno a eliminazione diretta.

Così facendo invece l’onere è toccato a chi non è riuscito a imporsi nel suo girone. E le due italiane iscritte, la Lazio e il Napoli, da questo punto di vista sono state particolarmente sfortunate, avendo pescato due delle peggiori del lotto, rispettivamente il Porto di Sergio Conceicao e il Barça di Xavi e, al termine dei 180' entrambe eliminate.

Straordinaria, invece l'Atalanta che vince 4 partite su 4 tra greci e Bayer Leverkusen, rappresentando una piacevole sorpresa per i pronostici europei!

Ma il punto forte dei nuovi playoff, almeno per chi non è costretto a giocarli, non è soltanto la possibilità di evitare ai sedicesimi un incrocio pericoloso. Ciò che ha spinto molte squadre a puntare con forza alla vetta del proprio girone (ed è un discorso valido anche per la Conference League, che ha adottato la stessa formula) è stata la certezza di giocare un turno in meno nella competizione.

L’Europa League ha sempre avuto un turno in più rispetto alla Champions, che a febbraio riparte puntualmente direttamente dagli ottavi. E questo ha spesso avuto ripercussioni negative su chi giocava la seconda competizione continentale, considerando che si ritrovava a scendere in campo a febbraio in un match di andata e ritorno spesso contro avversarie complicate.

Un bel problema, soprattutto quando in patria si lotta per le prime posizioni in classifica. Così facendo invece le prime dei gironi possono tranquillamente aspettare che le altre 16 partecipanti si affrontino e che il sorteggio decida chi dovranno incontrare nelle prime settimane di marzo. Un qualcosa che sembra di poca importanza, ma che in stagioni complicate dalla situazione mondiale e in cui il calendario è già clamorosamente intasato, può davvero fare la differenza tra un’annata trionfale e una serie di delusioni, nel proprio campionato così come in Europa.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 21, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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allenatori portoghesi | allenatori calcio portoghesi | tecnici portoghesi

Quella portoghese è una scuola di allenatori che negli ultimi vent’anni si è imposta a livello internazionale rispetto ai decenni precedenti. I tecnici lusitani, spinti dai grandi risultati di alcuni connazionali, hanno cominciato a viaggiare in tutta Europa (e non solo), portando il loro calcio e il loro modo di approcciare la vita.

Nessuno come Mourinho

Fernando Santos vince EURO 2016

Tradizione lusitana per il Mengao

Jardim, il più bravo a valorizzare la rosa

Carlos Queiroz e Artur Jorge

Ogni allenatore, però, fa storia a sé, sia per metodologia che per tipologia di gioco offerto. Ulteriore dimostrazione che il Portogallo è un laboratorio in continuo sviluppo, in cui i tecnici trovano la propria strada, per poi andare a spiegarla altrove.

Nessuno come Mourinho

Impossibile non partire da chi, metaforicamente parlando, ha messo il Portogallo sulle mappe d’Europa quando si parla di allenatori. Josè Mourinho da Setubal è uno degli allenatori più vincenti di sempre, avendo raccolto 25 trofei tra Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid e Manchester United.

Il capolavoro dello Special One restano le due Champions League vinte con Porto (2004) e Inter (2010, con tanto di Triplete), ma il portoghese è anche l’unico tecnico ad aver vinto un trofeo internazionale al Manchester United (l’Europa League) dopo l’addio di Sir Alex Ferguson.

Si deve principalmente a lui la crescita esponenziale del Chelsea dell'era Abramovich e pur non avendo mai vinto la Champions al Real Madrid, Mou con i Blancos si è aggiudicato una Liga contro il Barcellona di Guardiola raggiungendo per la prima volta nella storia del campionato spagnolo i 100 punti.

Fernando Santos vince EURO 2016

L’altro grande vincente portoghese degli ultimi anni è certamente Fernando Santos. Uno che nei club non ha mai combinato moltissimo, ma che da quando si è seduto sulla panchina della nazionale (2014) ha trasformato il volto del Portogallo.

Sotto la sua guida sono arrivati i primi due trofei internazionali dei lusitani, che nel 2016 hanno vinto gli Europei in Francia, battendo nella finalissima i padroni di casa, e che nel 2019 hanno anche portato a casa la prima edizione della Nations League imponendosi sull’Olanda.

Fernando Santos con CR7 a bordo campo

Se ora il Portogallo fa paura, molto lo si deve a Cristiano Ronaldo e ai suoi colleghi, ma anche alla mano di Fernando Santos.

Tradizione lusitana per il Mengao

Non si può però dimenticare qualcuno che prima ha vinto molto in Portogallo e poi ha deciso di continuare…in Sudamerica. Jorge Jesus è stato a lungo allenatore del Benfica, che ha portato a tre campionati portoghesi e a due finali consecutive (entrambe perse) di Europa League.

Il suo nome è però sinonimo di trionfo anche al Flamengo, considerando quanto bene ha fatto con la squadra di Rio de Janeiro. Nella stagione e mezza passata al Maracanà, Jorge Jesus ha fatto in tempo a portare in bacheca al Mengão il campionato brasiliano, la Copa Libertadores dopo 38 anni di digiuno e la Recopa Sudamericana.

Ironia della sorte, sulla panchina che è stata di Jorge Jesus siede ora un suo connazionale: Paulo Sousa. L’ex centrocampista della Juventus ha fatto parecchio scandalo, lasciando il suo posto da commissario tecnico della Polonia per accettare la proposta del Flamengo.

Paulo Sousa

Tra i portoghesi, Paulo Sousa si conferma uno di quelli con la maggior tendenza a…girare il mondo, considerando che tra le sue esperienze ci sono la Premier League, il campionato ungherese, quello israeliano, quello svizzero, l'Italia con la Fiorentina con la quale ha messo in difficoltà da sfavorito per le Serie A quote più di una grande, la Chinese Super League, la Ligue 1 e poi il ruolo da selezionatore polacco.

I risultati però non riflettono così tante richieste: il suo successo maggiore resta al momento il campionato svizzero vinto con il Basilea nel 2015.

Jardim, il più bravo a valorizzare la rosa

Assai più ricco il palmares di un altro ex Serie A come Paulo Fonseca. Se alla Roma per il tecnico portoghese le cose non sono andate benissimo, non si può dire altrettanto della sua esperienza allo Shakhtar Donetsk. In Ucraina Fonseca ha fatto per tre stagioni consecutive il double campionato e coppa nazionale, portando anche la squadra alla fase a eliminazione diretta della Champions League.

Degna di nota anche l’esperienza al Braga, una sola stagione terminata con il quarto posto in campionato e soprattutto con la vittoria della Taça de Portugal, il secondo titolo della storia del club. 

Chi non ha del tutto rispettato le attese è André Villas-Boas, che invece da giovanissimo sembrava destinato a una carriera spettacolare. Il tecnico comincia come assistente prima di Bobby Robson e poi di Josè Mourinho e poi nel 2010 si prende il Porto, trascinandolo alla vittoria del campionato portoghese, della coppa nazionale, della Supercoppa e dell’Europa League. Questa annata clamorosa gli vale il soprannome di “Special Two” e proprio come Mou Villas-Boas accetta la panchina del Chelsea.

A Londra fallisce sia con i Blues che con il Tottenham, per poi tornare a vincere allo Zenit San Pietroburgo. Le esperienze in Cina e al Marsiglia, però, sono da dimenticare e il portoghese sembra un po’ fuori dal giro delle panchine che contano.

Un po’ come Leonardo Jardim, che pure nella stagione 2016/17 è protagonista della splendida cavalcata, non prevista dalle quote calcio, del Monaco di un giovanissimo Kylian Mbappè. Sotto la guida dell’allenatore portoghese il club del Principato non solo strappa la Ligue 1 al Paris Saint-Germain degli sceicchi, ma per poco non raggiunge la finale di Champions League, eliminato dalla Juventus in semifinale.

Le stagioni successive però sono state complicate e dopo il suo addio ai biancorossi Jardim ha accettato una lucrativa offerta dai sauditi dell’Al-Hilal.

Carlos Queiroz e Artur Jorge

Non si può chiudere una carrellata sui tecnici portoghesi senza menzionare due allenatori che hanno a modo loro scritto la storia del pallone lusitano: Carlos Queiroz e Artur Jorge. Il Professore è celebre per aver guidato per una stagione il Real Madrid e per essere stato a lungo il vice di Sir Alex Ferguson, ma in patria è ricordato anche per essere stato il CT dell’Under-20 che nel 1989 e nel 1991 vince i mondiali di categoria con in rosa elementi destinati a diventare leggende come Luís Figo, Rui Costa, Fernando Couto, João Vieira Pinto, Jorge Costa e Vítor Baía.

Carlos Queiroz!

Il trionfo con cui ha scritto la storia Artur Jorge è invece quello del 1987 del Porto in Coppa dei Campioni. Per lui poi c’è stata la guida della nazionale, ma anche quella del PSG e di squadre in campionati non di primissimo piano. In pratica, un riassunto ante-litteram…di quello che avrebbero fatto i suoi successori!
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. 

March 21, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Frattura tibia e perone | Frattura scomposta tibia e perone | tibia e perone placca

Nel corso della pratica sportiva uno degli infortuni peggiori che possano capitare è quello della FRATTURA DI TIBIA E PERONE. La Tibia e il Perone sono le due ossa lunghe della gamba che, parallele l’una all’altra, partono dal ginocchio, dove è presente l’articolazione con il femore, e arrivano al piede formando le articolazioni dei malleoli (che tutti conosciamo come caviglie).

 

Frattura tibia e perone cosa è e come può avvenire
In quali sport è più frequente la frattura di tibia e perone
Quali campioni hanno subito un infortunio simile
La frattura di tibia e perone nel calcio
Quali sono i tempi di recupero
 

Costituendo lo scheletro della gamba, il loro ruolo è fondamentale per la locomozione.

Frattura tibia e perone cosa è e come può avvenire

Sotto il punto di vista funzionale, le due ossa sono definite “solidali”, perché unite tra loro da una robusta struttura fibrosa chiamata membrana interossea. Anche se è possibile la frattura isolata di una delle due ossa, nella maggior parte dei traumi gravi, come avviene nella pratica sportiva, si realizza la contemporanea lesione dei due segmenti allo stesso livello o in zone distanti tra loro. In quel caso, si parla di frattura biossea o di frattura di gamba.

Generalmente questo tipo di lesione ossea può verificarsi per due cause primarie: quando si esercita sull’osso una pressione maggiore di quella che può sopportare, oppure quando l’osso viene sottoposto ad eccessivi stress rotazionali.

Nello specifico la doppia frattura di tibia e perone può essere provocata da un impatto ad alta energia, come potrebbe verificarsi in un incidente d’auto o cadendo con la moto, o da un impatto trasmesso attraverso delle rotazioni come spesso capita agli sportivi protagonisti di discipline che implicano molte torsioni o forze di taglio che avvengono sull’osso.

La frattura può avvenire senza allontanamento dei monconi, nel qual caso si indica col termine di  frattura composta, oppure dar luogo al loro spostamento, diventando scomposta. In quest’ultimo caso è molto probabile che alla lesione ossea si associ una ferita profonda dei tessuti molli con possibile esposizione o fuoriuscita dei capi ossei fratturati, realizzando il quadro della frattura esposta, che comporta di frequentemente immediate complicanze vascolari e neurologiche e a distanza quelle infettive. 

A seconda del tipo di trauma, dunque, il trattamento può essere “incruento”, come nel caso di fratture composte (ma anche in quello in cui il paziente abbia problemi tali da sconsigliare un intervento chirurgico) che vengono generalmente ridotte con l’applicazione di un gesso per allineare le ossa in maniera corretta e successivo tutore.

Ma anche estremamente “invasivo”, quando ci si trovi di fronte a fratture scomposte. In questi eventi più gravi si può utilizzare un fissatore esterno, come una barra, particolarmente indicato nel caso di esposizione della frattura, o un sistema di fissaggio interno, con chiodo endomidollare nella tibia, associato a viti o placche a seconda del caso specifico.

Nelle fratture esposte, poi, è alto il rischio delle complicazioni infettive, per cui si rende necessario rimuovere i tessuti gravemente danneggiati per ricorrere a trattamento antibiotico e, nei casi più importanti, a trapianti ossei e ai fattori di crescita ossea.

In quali sport è più frequente la frattura di tibia e perone

Nell’attività sportiva sono molto frequenti questo tipo di fratture per l’alto rischio di traumi diretti o traumi indiretti.

Tutte le attività sportive dinamiche espongono al rischio delle fratture di gamba, ma le più frequenti statisticamente sono il motociclismo, il ciclismo, il calcio, gli sport invernali. E infatti sono centinaia i casi di infortuni del genere, talvolta con risvolti drammatici che hanno provocato lo stroncarsi di una carriera, ma anche spesso con recuperi che hanno avuto del clamoroso. 

In presenza di una frattura di tibia e perone, i tempi variano generalmente dalle sei settimane ai 3 mesi, in caso di frattura composta, e dai 4 ai sette mesi nei casi in cui si sia reso necessario l’intervento chirurgico.

Molto in ogni caso dipenderà dalla qualità della riabilitazione sia per quanto riguarda la struttura muscolare, che il recupero di una fluida mobilità a livello articolare. Ma un fattore determinante risulta anche quello psicologico, in particolare la capacità di sopportazione del dolore, spesso alla base di guarigioni lampo che sorprendono gli stessi medici.

Quali campioni hanno subito un infortunio simile

Esempio lampante quello di Valentino Rossi, il leggendario DOTTORE che ha lasciato le corse al termine dell’ultimo Motomondiale e che tra i tanti record e primati firmati in sella alla sua numero 46 in carriera, ne ha inanellato altri due difficilmente replicabili: vittima per due volte della frattura di tibia e perone, Valentino impiegò 41 giorni nel 2010 e soli 22 nel 2017 per tornare alle corse, quando cancellò per un giorno il primato di De Puniet, che ne aveva attesi 23.

Valentino rinfranca il suo pubblico!

Un caso più unico che raro, frutto proprio della grande capacità di sopportazione del dolore e della determinazione di tornare alla normalità da parte del campione romagnolo, perché, come spiegato dai suoi medici, la guarigione biologica non conosce comunque sconto di tempi: il callo osseo per formarsi ha bisogno di almeno novanta giorni. Come a dire che Rossi corse in entrambe le occasioni ancora da fratturato.

A proposito di due ruote, nel ciclismo, l’esempio più recente di frattura di tibia e perone è stato quello di Davide Rebellin, che ancora in piedi sui pedali a 50 anni suonati, è caduto durante il Memorial Pantani infortunandosi gravemente e ponendo fine alla sua longeva carriera.

La frattura di tibia e perone nel calcio

Il calcio poi è purtroppo pieno di eventi del genere, restati nella memoria collettiva per le immagini cruente che spesso li hanno accompagnati e talvolta per le loro nefaste conseguenze.

Tra i più “inguardabili” quelli degli sfortunatissimi David Busst del Coventry e di Lassissi della Roma: nel caso dell’inglese, la frattura scomposta di tibia e perone gli costò 26 interventi chirurgici e il rischio di amputazione della gamba, non solo, compagni e avversari che assistettero a quella scena, ricorsero all’aiuto degli psicologi per superare il trauma; in quello dell’ivoriano, appena approdato in giallorosso, se ne videro di ancor più incredibili, con il rifiuto da parte del giocatore delle cure ospedaliere per affidarsi a dei riti vodoo che lo portarono sostanzialmente alla fine della carriera.

Storie a lieto fine sono stata invece quelle del croato-brasiliano Eduardo dell’Arsenal, vittima di una frattura scomposta di tibia e perone contro il Birmingham e rientrato esattamente dodici mesi dopo firmando una doppietta al Cardiff, in un 4-0 dei Gunners nel replay da favoriti per le scommesse del quarto turno della FA Cup; quella del francese Djibriil Cissè, che ne subì addirittura due, una alla gamba destra e una a quella sinistra con le maglie del Liverpool e della Francia, eppure tornato in campo, indossando anche la maglia della Lazio; quelle dello svedese Larsson e del gallese, ora juventino, Ramsey, rientrati a nove mesi di distanza.

Ramsey ai tempi dell'Arsenal

 

Quali sono i tempi di recupero

Sette infine ne ha impiegati l’ancora giovane Federico Mattiello, attualmente di proprietà dell’Atalanta, scuola Juve e che con la maglia del Chievo dopo uno scontro con Nainggolan riportò, durante uno 0-0 nel 2015 a sorpresa per le quote calcio, una frattura esposta prima di un prodigioso recupero ultimato in soli sette mesi.

La paura in campo a Verona!

[In Italia, le strutture più indicate e qualificate per casi del genere sono suggerite dallo stesso Ministero della Salute, che consiglia di rivolgersi a quegli Istituti, indicati solitamente dal “semaforo verde”, che effettuino l’intervento chirurgico per “frattura di tibia/perone" entro 4 giorni dal momento del ricovero.

(Tra i più qualificati in Italia, Paese di eccellenze ortopediche, troviamo i CTO di Torino e Milano, l’Istituto Ortopedico Rizzoli e l’Ospedale Maggiore Pizzardi di Bologna, l’APSS di Trento ecce cc).

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Netri; le immagini sono di AP Photo.

March 21, 2022
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The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

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Sinner vs Alcaraz il nuovo duello del tennis mondiale

Il presente del tennis maschile sembra ormai sfuggire definitivamente a Djokovic e il futuro della disciplina, con i precedenti tra Sinner e Alcaraz sempre in equilibrio, rischia di rivivere una sfida come quella tra maiorchino e serbo, con due giovani campioni, rispettivamente 2001 e 2003., che hanno già conquistato almeno uno Slam.

Tutti i record di Sinner

I numeri di Alcaraz

Chang e Becker

Superato Lleyton Hewitt come più giovane numero 1

Tutti i record di Sinner

Meglio iniziare, per rispetto del ranking, da Jannik Sinner, classe 2001, di San Candido, in provincia di Bolzano.

Sinner con la polo egli Azzurri

L’altoatesino è stato il più giovane tennista tricolore dell’Era Open a essersi aggiudicato un torneo del circuito ATP, nonché l’unico in grado di vincerne quattro nella stessa stagione (Melbourne, Washington, Sofia e Anversa nel 2021).

Sinner ha vinto 19 tornei inclusi gli US Open, le Finals 2024 e gli Australian Open 2024 e 2025: i suoi primati di precocità, per quanto riguarda il tennis italiano, cominciano a essere tantissimi.

È il più giovane di sempre ad aver vinto un Challenger e un ATP, ad essere entrato nella top 100, nella top 50, nella top 20 e nella top 10 del ranking, ad aver raggiunto i quarti di finale in un torneo del Grande Slam (Roland Garros 2020), ad aver giocato la finale di un Masters 1000 e ad aver partecipato e vinto almeno un match alle ATP Finals.

Da quando si è affidato al Super Coach tennis, Jannik ha ulteriormente cambiato passato ed il 10 giugno 2024 è diventato il nuovo numero 1 del Mondo!

Per Sinner, 23 anni ad agosto 2024, il futuro è più che roseo, considerando che i colleghi lo hanno votato come giocatore dell’anno e che anche una leggenda come John McEnroe ha parlato di lui come un talento impressionante, capace di scrivere i prossimi anni di storia del tennis e di attaccare il vertice assoluto del ranking ATP!

Sinner nel 2024 ha vinto lo Slam australiano!

I numeri di Alcaraz

E Sinner lo farà quasi certamente affrontando spesso Carlos Alcaraz, spagnolo classe 2003 nato a Murcia.

Per lui, chiaramente, si sprecano già i paragoni con un altro iberico assai precoce, Rafa Nadal, anche se Alcaraz ha spiegato più volte che per quanto il maiorchino sia ovviamente un idolo, ritiene il suo gioco diverso.

In comune con il suo connazionale ha un’ascesa rapidissima, che, per la prima volta, nel febbraio 2022 lo ha portato a entrare nella top 20 a neanche diciannove anni.

Con Monte Carlo 2025, Alcaraz ha già conquistato 18 successi in tornei ATP.

Alcaraz sembra avere… un conto aperto con gli azzurri, considerando che ha eliminato due volte Berrettini tra 2021 e 2022, perdendo però contro il romano agli Australian Open 2022, e, come parziale per le scommesse tennis è in vantaggio 5-4 contro Sinner in quelli che sono, finora, i precedenti, compresa la meravigliosa semifinale di Parigi 2024!

L'urlo di vittoria di Carlos a Londra!

Ma se tutti continueranno ai livelli che hanno raggiunto di recente, il numero dei match è destinato ad aumentare in maniera esponenziale.

Sinner e Alcaraz sono giovani e vincenti, ma non… abbastanza per scrivere alcune delle pagine dei libri dei record, considerando che ci sono stati tennisti, che poi spesso sono diventati campioni assoluti, che hanno trionfato nei tornei del Grande Slam quando ancora non avevano compiuto 18 anni.

Chang e Becker

Basterebbe pensare che il più giovane tennista di sempre a vincere un torneo del Grande Slam maschile è lo statunitense Michael Chang, che nel 1989 ha vinto il Roland Garros, battendo in finale lo svedese Stefan Edberg, ad appena 17 anni e 110 giorni, battendo il primato precedente, che apparteneva allo svedese Wilander, a due mesi dalla maggiore età.

Persino a Wimbledon c’è stato un campione…minorenne, ovvero Boris Becker. Il tedesco si è imposto nel 1985 all’All England Lawn Tennis and Croquet Club ad appena 17 anni e 227 giorni battendo Kevin Curren.

E già che c’era, Becker ha anche vinto l’edizione successiva, diventando così l’unico tennista della storia ad aver vinto due titoli di singolare maschile dello Slam prima di compiere 19 anni, qualcosa che neanche Alcaraz potrà più ottenere, visto che spegnerà 19 candeline a maggio 2022.

Passando a chi invece ha superato i 18, c’è il più giovane campione della storia degli Australian Open, l’idolo di casa Ken Rosewall, che ha vinto l’edizione 1953 del torneo a 18 anni e due mesi, per poi prendersi anche il primato di vincitore già vecchio diciannove anni dopo, portando a casa l’edizione 1972 a 37 anni e otto mesi.

Per quanto riguarda gli US Open bisogna invece attendere un diciannovenne, l’americano Pete Sampras, che vince in una finale in quel momento inedita per i siti scommesse l’edizione 1990 a 19 anni e 28 giorni, avendo la meglio nella finalissima sul connazionale e rivale Andre Agassi.

Anche qui, per Sinner e Alcaraz terminate le possibilità di iscriversi nei libri di storia dei tornei dello Slam, considerando che l’azzurro ha vinto il suo primo Slam nel gennaio del 2024 e che lo spagnolo ha trionfato a Flushing Meadows nel 2022, dopo, quindi, che il conto dei suoi anni ha superato quello di Pistol Pete all’epoca del primo trionfo.

Alcaraz il più giovane numero 1

Per quanto riguarda altri possibili primati, va ovviamente scartato anche quello per il giocatore più giovane di sempre a vincere un torneo ATP, visto che Lleyton Hewitt nel 1998 ha deciso di vincere il torneo di Adelaide ad appena 16 anni, 10 mesi e 9 giorni, quando era soltanto il numero 550 del mondo.

Anche per essere i più giovani ad aver vinto un match in un torneo ATP è decisamente tardi, considerando che un certo Rafa Nadal nel 2002 è stato invitato al torneo ATP di Mairoca e a 15 anni e 330 giorni ha battuto il paraguaiano Ramon Delgado.

Alcaraz raggiunge con merito, invece, il primato per il più giovane numero 1 ATP al mondo, anche in questo caso detenuto fino agli US Open 2022 da Lleyton Hewitt, che nel 2001 si prese la vetta del ranking a 20 anni, 8 mesi e 23 giorni.

Alcaraz il 9 giugno 2024

E siccome sognare costa poco o nulla, Alcaraz, favorito dalle quote Wimbledon, può ancora prendersi il record dei record a partire dal 2025, ovvero quello del più giovane tennista a fare il Grande Slam maschile.

Don Budge nel 1938 aveva 23 anni, mentre Rod Laver, quando ha fatto il primo dei suoi due Grandi Slam, ne aveva 24.

Dunque, di tempo per riuscirci ce n’è per entrambi. E se si vuole puntare in alto…meglio farlo per bene!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 18 marzo 2022.

April 13, 2025
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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La prima scelta assoluta del draft 2022 è Paolo Banchero

La stagione NBA vive di grandi momenti. Prima c’è la regular season, poi l’All Star Game, i play-off con i nostri pronostici e infine le Finals, quando viene eletta la franchigia campione.

Tre azzurri protagonisti del Draft! Oltre a Banchero prima scelta assoluta, Altri due italiani al secondo giro: Gabriele Procida chiamato con la pick 36 da Portland e Matteo Spagnolo da Minnesota con il numero 50.

Ma anche quando il pallone ha smesso di rimbalzare per la pausa estiva, c'è una data che nessun appassionato al mondo è intenzionato a perdersi: quella del Draft. L'estrazione, la chiamata, un processo che ha tanti nomi ma un solo risultato: portare i migliori talenti degli Stati Uniti (ma non solo) nelle franchigie della NBA.

Banchero figlio d'arte

La scelta di Duke

Banchero e la nazionale Azzurra

Banchero e il Mock Draft

L'ordine di chiamata è casuale ma non troppo, visto che la maggior possibilità di avere la prima scelta nell'estrazione ce l'hai la franchigia che è andata peggio nella ultima regular season. I giocatori possono rendersi eleggibili per la scelta e aspettare di sapere se qualcuno ha puntato su di loro.

Certo, essere scelti per primi non è per forza garanzia di successo, ma intanto porta nelle casse cestista un contratto contratto garantito dal valore altissimo. Poi sta a lui e alla capacità della sua franchigia di farlo crescere trasformarsi in un campione.

Banchero figlio d'arte

Quando si parla di Draft di solito si fa riferimento ai tanti talenti americani che giocano al college o persino che hanno appena finito il liceo (come è stato il caso di Lebron James), ma le regole non impediscono a chiunque di rendersi eleggibile.

Negli ultimi decenni, quando il basket anche al di fuori degli Stati Uniti si è espanso, non è stato raro che chiamate altissime abbiano riguardato giocatori non statunitensi.

Banchero la sera del Draft!

E, per quanto possa sembrare strano, il primo europeo ad essere chiamato con la numero uno al Draft è stato un italiano, Andrea Bargnani. La carriera del Mago, scelto da Toronto nel 2006, non è andata come ci si aspettava, soprattutto a causa dei tanti infortuni che lo hanno costretto a fermarsi con una certa continuità.

Ma nonostante questo, l'NBA a comincia ad affidarsi sempre di più a dei giocatori col passaporto tricolore, soprattutto quando crescono negli Stati Uniti. E sarà decisamente il caso di Paolo Banchero, scelto con la pick numero 1 da Orlando!

Classe 2002, Banchero è figlio d'arte, visto che sua madre Rhonda Smith ha giocato con Washington University, prendendosi all’epoca il record di punti all-time della squadra.

È proprio lì che hai incontrato Mario, il padre di Paolo, anche lui nello stesso ateneo, che invece giocava a football. Rhonda ha poi giocato con i Sacramento Monarchs in WNBA e all’estero, prima di intraprendere la carriera di allenatrice. Con una famiglia così, quasi logico che il giovanissimo Paolo abbia cominciato sin da piccolo a dedicarsi allo sport, sia a entrambi quelli dei suoi genitori, che all’atletica.

Alla fine però ha vinto l'eredità materna e Banchero ha cominciato a mettersi sempre più in evidenza nel basket, anche se al liceo ha comunque continuato a giocare anche con la squadra di football.

La scelta di Duke

Quando nel 2021 ha dovuto scegliere il college, sembrava ovvio che avrebbe seguito l'esempio della sua famiglia, scegliendo la University of Washington, ma alla fine la chiamata di Duke, una delle università con la maggior tradizione cestistica, lo ha convinto a trasferirsi in North Carolina.

L'esperienza con la maglia dei Blue Devils sta andando benissimo, ma rischia però di essere molto più breve di quanto dovrebbe, visto che Banchero è già uno dei prospetti più importanti per il Draft 2022, che si terrà il 24 giugno.

Banchero in penetrazione

Anzi, per parecchio tempo è stato il numero uno del cosiddetto Mock Draft, in cui diversi esperti e testate cercano di prevedere sia a chi finirà la prima scelta, sia chi ogni franchigia deciderà di selezionare dall’elenco di chi si è reso eleggibile.

Nonostante nelle ultime settimane sia sceso nella graduatoria, è comunque quasi certo, anche nella lavagna delle scommesse basket, che Banchero diventerà la pick più alta col passaporto italiano proprio dai tempi di Bargnani. Già, perché l’ala grande di Duke ha preso il passaporto tricolore nel 2020, grazie alla discendenza italiana di papà Mario.

Banchero e la nazionale Azzurra

Certo, all'inizio sembrava difficile immaginare che Banchero potesse optare per giocare con la nazionale italiana, come ha fatto di recente Nico Mannion, se non altro perché con una scelta nei primi 10 nel draft non è poi così impossibile pronosticare per lui una carriera capace di portarlo a vestire anche la maglia di quella statunitense.

Ma è stato proprio lui a risolvere ogni possibile equivoco spiegando che invece è interessatissimo a indossare l'azzurro, anche proprio per la scelta di Mannion e quella che stanno facendo anche tanti talenti made in USA, ma con chiare origini italiane.

Una situazione che dimostra quanto l'Italia a livello internazionale sia finalmente percepita come una nazionale in grado di attrarre talenti dal doppio passaporto che avrebbero tutta la possibilità di fare carriera anche con la maglia a stelle strisce.  

In ogni caso, quel che è quasi certo è che Banchero sarà il giocatore italiano in NBA più importante assieme a Danilo Gallinari, attualmente in forza agli Atlanta Hawks, dopo il ritorno in Italia di Nico Mannion, di Nicolò Melli, ma soprattutto di Marco Belinelli, unico cestista italiano ad aver vinto l'anello con la maglia dei San Antonio Spurs e anche la celebre gara del tiro da tre punti nel weekend dello star Game. 

Il Draft NBA 2021

Banchero e il Mock Draft

Dove potrebbe finire dunque Banchero? Al momento abbastanza complicato a dirsi, soprattutto perché non ci sono ancora certezze su chi otterrà la prima scelta e quelle successive. Nella maggior parte dei mock draft e nelle relative scommesse NBA comunque Banchero è inserito nelle prime tre scelte, solitamente in compagnia di Chet Holmgren di Gonzaga.

Nell'ultimo periodo però è spuntato un concorrente nel suo ruolo, quello di ala grande, Jabari Smith, che potrebbe così rubargli la prima pick in una squadra che ha bisogno di un giocatore capace di essere difensivamente affidabile, ma anche in grado di dare parecchio supporto alla fase offensiva.

Nelle simulazioni, la franchigia che sembra più propensa a regalargli un contratto sembra quella degli Oklahoma City Thunder, attualmente in pessime acque nella stagione in corso e quindi abbastanza accreditata per una delle pick più alte nella lottery.

Gallinari ai tempi di Oklahoma

Una franchigia che già conosce il basket italiano, considerato che è stata una delle squadre proprio di Gallinari, che alla Chesapeake Energy Arena ha disputato una delle sue migliori stagioni in NBA. Gallo quindi potrà consigliare alla grandissima Banchero, con la consapevolezza che la crescita del ragazzo di Seattle sarà importante anche per tutto il movimento nazionale…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 18 marzo 2022.

March 18, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Patrimonio Nadal | Rafa Nadal patrimonio | guadagni in carriera Nadal

Gli anni passano inesorabilmente e i dolori, piccoli e grandi, cominciano a non dare tregua a chi è al top da quasi due decenni. Eppure nulla sembra in grado di fermare quella forza della natura e del tennis che si chiama Rafael Nadal.

Lo spagnolo, classe 1986, ha decisamente iniziato il 2022 col botto, prendendosi gli Australian Open e con essi il primato più ambito, quello del maggior numero di vittorie nei tornei del Grande Slam. Il trionfo numero 21 gli ha permesso di superare il suo rivale di sempre, Roger Federer, ma anche colui che ha ancora la maggior possibilità di raggiungerlo, il più giovane Novak Djokovic.

Tutti i record di Rafa

Il prize mony di Nadal

I tre slam vinti nel 2010 da Nadal

Rafa e la Nike

E quindi, nonostante lo svizzero sia ancora quello considerato il migliore a livello di campo e il serbo quello che ha guadagnato di più in carriera, lo spagnolo si prende il primo posto in una delle graduatorie che servono a stabilire chi sia il più grande di tutti i tempi.

Tutti i record di Rafa

I numeri del maiorchino, del resto, parlano da soli. Oltre 90 tornei vinti, l’oro ai Giochi Olimpici di Pechino nel 2008, cinque Coppe Davis e due Laver Cup. E poi ancora il record assoluto di vittorie al Roland Garros, tredici, ben 36 Master 1000, 181 vittorie in match contro tennisti nella top 10 mondiale e statistiche assurde sulla terra battuta, come le due stagioni (2006 e 2010) in cui sul suo terreno preferito lo spagnolo non è mai stato battuto.

L'esultanza olimpica di Rafa!

Altri primati? Beh, Nadal è riuscito a raggiungere il numero uno della classifica ATP in tre decenni diversi, guadagnandosi il soprannome di “Re Sole” per la sua longevità agonistica, anche per le scommesse tennis!

E, forse anche più clamorosamente, è l’unico che finora, una volta raggiunta la top 10 nell’aprile 2005 non ne è mai uscito, con una striscia che si avvicina alle 900 settimane consecutive di presenza. Il tutto anche grazie al fatto di aver vinto un titolo dello Slam in ben 15 stagioni, eclissando Federer e Djokovic, fermi a 11.

Il prize mony di Nadal

E per quanto riguarda i guadagni? Nadal, per prize money ricevuto nel corso della sua carriera è il terzo nella classifica generale all-time, visto che il primo nella graduatoria, Djokovic, supera i 150 milioni di dollari, mentre il numero due, neanche a dirlo Federer, supera i 130 milioni.

Lo svizzero però è agevolmente nel mirino dello spagnolo, considerando che il totale dei premi guadagnati da Nadal si avvicina sempre più ai 130 milioni di dollari. L’iberico ha guidato la lista dei tennisti che hanno guadagnato di più in stagione in ben cinque occasioni (2008, 2010, 2014, 2017 e 2019), non scendendo mai al di fuori della top 10 a partire dal 2005, persino negli anni 2015, 2016 e 2021, in cui non ha vinto neanche un torneo del grande Slam. 

I tre slam vinti nel 2010 da Nadal

Anche per Nadal, come per gli altri colleghi, l’aumento dei premi nel corso degli anni porta a situazioni decisamente particolari. Nel 2010, anno in cui lo spagnolo ha vinto, a sorpresa per le quote Wimbledon tre tornei su quattro dello Slam, mancando solamente l’Australian Open, per la prima volta il suo prize money stagionale ha superato i 10 milioni di dollari, seppure di poco.

La gioia di Nadal nel 2010 a Parigi!

Eppure nelle tre occasioni successive in cui di tornei del Grande Slam ne ha vinti due (2013, 2017 e 2019) ha sempre guadagnato di più, pur avendo vinto in totale meno eventi. Il massimo in carriera in un singolo anno è quello del 2017, dove grazie a due Slam (Roland Garros e US Open) il maiorchino ha accumulato ben 15 milioni di dollari.

Non male anche 2013 e 2019, chiusi rispettivamente con 14 e 12 milioni di premi. Considerando che spesso il torneo statunitense è quello con il montepremi più alto e che Nadal lo ha vinto quattro volte, rispetto a Wimbledon e Australian Open (solo due), la scelta del secondo Slam preferito è decisamente quella più redditizia.

Rafa e la Nike

A proposito di scelte redditizie, esattamente come Federer, Nadal è una macchina…da pubblicità. A partire da quella del materiale tecnico. Sin da quando aveva 13 anni, lo spagnolo è un atleta griffato Nike.

Rafa testimonial Nike!

L’azienda statunitense versa al campione olimpico 2008 ben 10 milioni di dollari a stagione per indossare il baffo sulle sue scarpe e sui suoi completi. Una cifra che però è abbastanza bassa, rispetto ai 30 milioni che guadagna Federer dal suo contratto decennale con la Uniqlo.

Per quanto riguarda la racchetta, invece, lo sponsor storico del maiorchino è la francese Babolat, che nel corso degli anni gli ha addirittura creato racchette celebrative, come la celebre “Decima”, per festeggiare la…doppia cifra di vittorie al Roland Garros.

Anche quando si parla di altri tipi di partnership, però, Nadal si difende abbastanza bene. Lo spagnolo, essendo uno degli atleti più celebri di tutti i tempi del suo paese, è spesso e volentieri testimonial delle maggiori aziende iberiche, che lo considerano il volto ideale per i loro spot.

Marchi come Banco Santander, Telefonica, Mapfre e Heliocare sono tutti famosissimi in Spagna, ma girano anche il mondo grazie alla carriera infinita del tennista classe 1986. Come tanti colleghi, Nadal non si fa mancare neanche l’endorsement da parte di una grande azienda che produce orologi: a dare…il tempo al campione iberico è la svizzera Richard Mille, con cui esiste una partnership che va avanti ormai da oltre dieci anni.

Anche altri marchi sono stati e sono tuttora legati all’iberico. Di certo, è iconico il duo con la KIA. La casa automobilistica sudcoreana ha cominciato a essere sponsorizzata da Nadal nel lontano 2004, l’anno in cui è cominciata la sua carriera ad altissimi livelli. E ci sarà modo di festeggiare…il ventesimo compleanno della partnership, considerando che nel 2020 è arrivato il rinnovo per altri cinque anni dell’accordo. Nel 2021, inoltre, è arrivato anche un contratto triennale con la birra belga Amstel Ultra.

Nadal, infine, non si fa mancare neanche i business collaterali. A partire dalla Rafa Nadal Tennis Academy, una scuola che vuole creare i campioni di domani. Il costo della creazione è stato di 25 milioni di euro (non tutti sborsati dall’atleta!) ma considerando che la rata di iscrizione dovrebbe aggirarsi sui 60mila euro all’anno, c’è sicuramente modo di rientrare dell’investimento.

Siccome per vivere…bisogna pur mangiare, Nadal ha anche un ristorante, aperto assieme a Pau Gasol e a Enrique Iglesias al Ritz-Carlton di South Beach. E, ultimo ma non ultimo, i suoi investimenti immobiliari, comprendono anche una proprietà ottocentesca a Madrid. Insomma, non si può certo dire che in quanto a patrimonio lo spagnolo…perda rispetto ai colleghi!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

March 18, 2022
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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