Nicolò Fagioli | Fagioli Juve | Fagioli Cremonese

La vita del predestinato non è mai semplice, men che mai nel mondo del calcio. Quando di un ragazzo si dicono meraviglie, le possibilità sono due.

L'inizio di Fagioli con la Cremonese

Lo scouting della Juve non sbaglia

Fagioli e la Juventus Under 23

L'esordio in Serie A di Nicolò Fagioli

Allegri ed il prestito alla Cremonese

O le pressioni lo schiacciano, facendo perdere un talento o perlomeno non facendolo esprimere ai livelli che ci si aspettava da lui, oppure il calciatore riesce a vivere con la consapevolezza che da lui ci si attende sempre di più rispetto agli altri.

L'inizio di Fagioli con la Cremonese

E quando a neanche 18 anni arrivano complimenti incredibili da uno come Max Allegri, che è nella storia tra i tecnici più vincenti del calcio italiano, non è semplice tenere i piedi per terra.

L’allenatore toscano nel 2018, a inizio stagione, si prende del tempo per lodare Nicolò Fagioli, centrocampista offensivo (ma all’occorrenza anche trequartista, regista davanti alla difesa o mezzala) della primavera bianconera. Allegri lo dice chiaramente, è un piacere veder giocare il ragazzo. Un piacere che però non hanno avuto soltanto i bianconeri.

Nicolò Fagioli nasce il 12 febbraio 2001 a Piacenza ed è proprio nella squadra della sua città che muove i primi passi su un campo di calcio. Ma quando ha appena dieci anni, arriva il momento di…passare il Po. Dall’altra parte del fiume c’è Cremona e soprattutto c’è la Cremonese, club storico e con un vivaio che nel corso degli anni ha sfornato calciatori di livello internazionale.

I grigiorossi se lo aggiudicano e se lo tengono cinque anni, in cui il giovanissimo Fagioli dimostra di avere un talento fuori dal comune.

Lo scouting della Juve non sbaglia

Al punto che quando ne ha appena quattordici, alla porta della Cremonese bussa la Juventus, che quando si tratta di individuare le promesse del calcio italiano di domani non è seconda a nessuno.

La trattativa è semplice, anche perché Fagioli è bianconero sin da quando è un bambino e tra i suoi idoli annovera Alex Del Piero e, più recentemente, Paulo Dybala. È dunque solamente logico che la sua carriera lo porti alla Continassa, a indossare quella maglia che vedeva sulle spalle dei suoi miti.

A Fagioli basta una stagione per essere promosso in Primavera per giocare sotto età, viste le prestazioni fuori categoria contro i ragazzi del suo stesso anno.

E poi arriva il 2018, l’anno in cui per il centrocampista si aprono diverse porte. Intanto quelle della prima squadra, perché Allegri, Campione anche in quella stagione per le quote Serie A se lo porta in ritiro e se lo coccola. È proprio dopo quell’estate che il tecnico si lancia in complimenti incredibili per Fagioli, portandolo come esempio di quei giovani da cui il calcio italiano deve ripartire.

Fagioli e la Juventus Under 23

E la Juventus da questo punto di vista fa un bel passo avanti, perché nello stesso anno i bianconeri sono il primo club a lanciare la seconda squadra nel campionato di Serie C. Nasce così la Juventus Under-23 e per Fagioli, prima di tornare a splendere in Primavera, c’è tempo per esordire: il 24 settembre 2018, ad appena diciassette anni, il tecnico dei bianconeri Zironelli lo lancia per 15 minuti in campionato, dopo che un mese prima per il piacentino era arrivato anche l’esordio nella Coppa Italia di Serie C. 

La stagione, però, non regala solamente gioie, ma anche un bello spavento. Il cuore è un qualcosa con cui scherzare e quando la società bianconera annuncia che Fagioli dovrà stare fermo per un po’ per problemi cardiaci, tutto il mondo del calcio si stringe al classe 2001. Aritmia benigna, il centrocampista deve stare fermo un mese.

Fagioli in Coppa Italia contro la SPAL

Ci pensa però Cristiano Ronaldo, un altro che da giovanissimo ha avuto piccoli problemi di cuore prima di diventare uno dei migliori di sempre, a fare forza al suo compagno di squadra.

E infatti Fagioli dopo un mese torna in campo, anche se con il rimpianto di non aver potuto rispondere a una chiamata importante: a fine aprile 2019 Roberto Mancini convoca 35 ragazzi di ottime speranze per uno stage a Coverciano. Ci sarebbe stato spazio anche per lo juventino, se non ci fossero stati i problemi di salute a fermarlo.

La stagione 2019/20, però, comincia come era finita quella precedente: Fagioli è uno dei talenti da tenere d’occhio del calcio italiano e si alterna tra la Primavera e la Juventus Under-23. Il nuovo tecnico Pecchia lo schiera cinque volte in campionato e soprattutto gli dà fiducia in Coppa Italia. Per lui quattro presenze nei quarti, nelle due semifinali e nella finalissima persa contro la Ternana. Ma insomma, la Juventus in Fagioli ci crede eccome, anche se questo benedetto esordio in prima squadra sembra non arrivare mai.

L'esordio in Serie A di Nicolò Fagioli

Per quello ci vuole l’arrivo…di un Maestro. Andrea Pirlo apprezza eccome il talento del centrocampista e comincia a convocarlo in prima squadra con una certa frequenza a partire dal gennaio 2021.

Fagioli all'esordio in Serie A!

E infine, il 22 febbraio contro il Crotone, il tecnico decide di regalare la prima presenza in Serie A al classe 2001. Potrebbe essere l’esplosione definitiva, ma bisogna attendere. La Juventus ha parecchi problemi e lanciare un giovane in una situazione così complicata è un grosso rischio, per lui e per Pirlo.

Dunque, meglio tornare a rendersi utili per la Primavera juventina di Zauli, che lo schiera ogni volta che il tecnico della prima squadra…si dimentica di convocarlo con i grandi.

Allegri ed il prestito alla Cremonese

Nell’estate 2021, però, torna Max Allegri, quello che nel 2018 aveva avuto parole al miele per Fagioli e quello, soprattutto, con il quale la Juve diventa un'opzione di scommesse vincente. Ma il tecnico toscano è un vecchio volpone e sa che lo sviluppo di un giovane passa per delle tappe intermedie. Ecco perché, alla fine del mercato estivo, Fagioli viene mandato in prestito a una squadra che lo conosce molto bene, la Cremonese, che attualmente disputa la Serie B.

Il passaggio perfetto per Allegri, che spiega molto chiaramente che il suo gioiellino, a differenza di tanti ragazzini per cui si parla già di Pallone d’Oro dopo qualche buona prestazione, ha appena fatto il salto dalla C alla serie cadetta, come succedeva una volta, per fare esperienza in un campionato complicato. L'inizio pare aver avuto ragione il tecnico, visto che sono arrivate già quattro presenze e anche un gol, nella vittoria dei grigiorossi sul Parma, per una stagione che i concluderà con il secondo posto e la A diretta! E già che c’è, il 2021 offre un’altra soddisfazione a Fagioli.

Fagioli predestinato anche in Azzurro!

Arriva infatti la prima convocazione con l’Under-21, dopo che il centrocampista è stato a lungo una stella delle dell’Under-19 e dell’Under-17. Insomma, un percorso di crescita graduale che dovrebbe portarlo in breve tempo ad assaggiare con costanza la Serie A, magari direttamente con la maglia bianconera, dopo la promozione con la gloriosa casacca grigiorossa. Del resto, se è un piacere vederlo giocare, Allegri potrebbe condividere questa gioia con tutti gli appassionati tricolori…
 

*L'immagine di apertura dell'articolo è distribuita da AP Photo. Prima pubblicazione 2 ottobre 2021.

May 7, 2022
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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mondiale ogni due anni | Mondiale 2028 | Mondiale cadenza 2 anni

Ci sono degli anni che gli appassionati di calcio non possono dimenticare. Sono sempre pari e hanno accanto anche il nome di (almeno) una nazione. Quasi come... una filastrocca: Uruguay 1930, Italia 1934, Francia 1938, Brasile 1950, Svizzera 1954, Svezia 1958, Cile 1962, Inghilterra 1966, Messico 1970, Germania Ovest 1974, Argentina 1978, Spagna 1982, Messico 1986, Italia 1990, USA 1994, Francia 1998, Giappone-Corea del Sud 2002, Germania 2006, Sudafrica 2010, Brasile 2014, Russia 2018.

L'IDEA DI ARSENE WENGER

LE REAZIONI ALLA PROPOSTA DEL NUOVO MONDIALE

ANCHE GLI EUROPEI OGNI DUE ANNI

IL RINNOVATO CALENDARIO CALCISTICO

IL FORMAT PER LE QUALIFICAZIONI

LE QUOTE DEI MONDIALI OGNI DUE ANNI

E poi, nel futuro prossimo, Qatar 2022 e Canada-Messico-USA 2026. Insomma, il concetto è chiaro, la Coppa del Mondo, il trofeo internazionale più importante e più seguito, si gioca ogni quattro anni. 

L'IDEA DI ARSENE WENGER

Il che sembra una di quelle cose destinate a non cambiare mai. Ma in un calcio in continua evoluzione, che strizza l’occhio al business e anche all’intrattenimento, a più di qualcuno è venuta spontanea una domanda, come con l'introduzione della Copa Maradona.

Wenger consegna la Coppa del Mondo a Deschamps

Se, oltre ad aumentare il numero delle nazionali partecipanti, si giocasse più di frequente? Ed ecco la proposta della FIFA, per bocca di Arsene Wenger, di disputare la Coppa del Mondo ogni due anni.

Una questione controversa, perché gli addetti ai lavori sono particolarmente divisi. Certo, da una parte c’è la possibilità di vedere ogni due anni una competizione affascinante e che catalizza le attenzioni del mondo intero. Ma dall’altro ci sono anche delle problematiche che non possono essere ignorate.

LE REAZIONI ALLA PROPOSTA DEL NUOVO MONDIALE

Chi sarebbe contento? Beh, principalmente la FIFA, che non per nulla presenta la proposta. L’idea di raddoppiare il numero delle edizioni in un quadriennio è chiaramente musica per le orecchie di chi gestisce le finanze della federazione internazionale.

Organizzare un mondiale è un costo, sia per la FIFA che per il Paese che se ne prende carico, ma è anche fonte di guadagni dal punto di vista televisivo, pubblicitario e turistico.

A tal proposito, anche le federazioni nazionali e i governi sarebbero particolarmente contenti: giocando ogni due anni, sarebbe possibile far organizzare il torneo in tantissime nazioni che con la rotazione classica dei continenti e con un occasione ogni quadriennio magari non avrebbero mai avuto chance di candidarsi.

E siccome partecipare ai Mondiali (per non parlare di vincerli) significa anche premi da parte della FIFA, le federazioni sarebbero interessatissime, soprattutto quelle outsiders per il sito scommesse, che hanno generalmente difficoltà a qualificarsi e che quindi avrebbero, logicamente, più tentativi a disposizione.

ANCHE GLI EUROPEI OGNI DUE ANNI

Ma altre federazioni, quelle continentali, potrebbero non apprezzare. È il caso della UEFA, che ha già spiegato che la proposta FIFA è al momento unilaterale.

Ed è anche probabile che le altre (in particolare la CONMEBOL) siano sulla stessa lunghezza d’onda. Anche perché i Mondiali ogni due anni andrebbero a togliere la data a Europei, Copa America e alle altre coppe, che (a parte l’edizione 2020 rinviata) si erano appena uniformate a un calendario che prevedeva la disputa delle competizioni continentali nello stesso anno, per poi giocare la Coppa del Mondo due stagioni dopo.

Alle lamentele, Wenger potrebbe rispondere che in realtà il suo piano non prevede solo i Mondiali ogni due anni, ma anche le competizioni continentali. Che si sposterebbero così negli anni dispari e si alternerebbero tranquillamente alla Coppa del Mondo.

L'Euro 2020 è degli Azzurri!

IL RINNOVATO CALENDARIO CALCISTICO

Insomma, un problema non del tutto insormontabile. Ma un calendario del genere di problemi ne creerebbe eccome.

In primis ai club, che già al pensiero di dover cedere i loro calciatori alle nazionali di solito fanno fumo dal naso.

Di solito, soprattutto per le big, le stagioni che seguono i Mondiali o le manifestazioni continentali sono parecchio complicate. I calciatori (almeno quelli che arrivano alle fasi finali dei tornei) giocano fino a luglio inoltrato e poi hanno giustamente bisogno di una vacanza.

Nel frattempo, i compagni hanno già iniziato la preparazione, perché un po’ ovunque ad agosto si ricominciano i tornei nazionali. Con la rivoluzione proposta da Wenger, i grandi calciatori…non avrebbero un attimo di riposo, perché una nazionale che si qualifica costantemente per Mondiali e competizioni continentali si ritroverebbe a giocare ogni estate o al massimo a riposarsi un luglio su quattro se le federazioni continentali dovessero decidere di non duplicare i loro tornei.

IL FORMAT PER LE QUALIFICAZIONI

E a proposito di chi alle grandi competizioni ci arriva, come si fa con le qualificazioni? Escludendo la Copa America, che di problemi di sovraffollamento non ne ha (anzi, invita altre squadre per arrivare a 16 partecipanti), tutte le altre coppe continentali hanno le qualificazioni, cosi come i Mondiali stessi.

Si creerebbe dunque un vero e proprio intasamento dei calendari, risolvibile solamente rendendo le competizioni continentali stesse dei tornei di qualificazione ai mondiali. Ma questo significherebbe, paradossalmente, chiudere la Coppa del Mondo a chi ha fallito l’accesso alla competizione continentale.

Il Presidente della FIFA

E, in una prospettiva simile, che fine farebbe la Nations League (che non si gioca, tra l’altro, solo in Europa ma anche altrove)? Logico quindi che la UEFA e i club si spalleggino per evitare questa opportunità.

LE QUOTE DEI MONDIALI OGNI DUE ANNI

Restano poi altre due componenti di una certa importanza: gli allenatori e i calciatori. I tecnici, chiaramente, si dividono a seconda del tipo di squadra guidata. Quelli delle nazionali non avrebbero problemi, mentre quelli dei club potrebbero arrabbiarsi a vedere i loro calciatori giocare senza soluzione di continuità anche in estate. Anche le quote scommesse calcio potrebbero variare con molto, molto più spazio per potenziali sorprese!

I giocatori, invece, sembrano i più propensi a gradire i Mondiali biennali. Per molti, giocare la Coppa del Mondo è un sogno e una cadenza quadriennale non permette di farlo spesso, soprattutto se un’edizione dovesse coincidere con un momento di scarsa forma o, peggio ancora, con un infortunio.

E non stupisce che molti grandi ex, che magari i Mondiali li hanno giocati e anche vinti, appoggino la proposta. Le nuove leve, invece, dovrebbero fare i conti con i calendari intasati ma probabile che l’appeal dei Mondiali possa vincere le resistenze e i timori.

Insomma, una situazione abbastanza ingarbugliata. Dal canto suo Wenger ha spiegato che le sue innovazioni, male che va…cambieranno il calcio in meglio. Ma senza una riduzione dei match in calendario, un qualcosa che invece contrasta con la necessità di proporre sempre più partite per garantirsi rientri televisivi e pubblicitari, sembra davvero complicato che la proposta di un mondiale biennale possa diventare realtà in tempi brevi. Anche se nel mondo del calcio…mai dire mai.
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. 

September 29, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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griglia motogp | Griglia MotoGP | griglia moto gp

L’essenza della velocità a due ruote. L’appuntamento del sabato pomeriggio per la MotoGP con la Pole Position è un concentrato di adrenalina, emozione e velocità. I migliori piloti del mondo si giocano la posizione di partenza in gara e spesso tutto si decide sul filo dei millesimi.

LE DIFFERENZE CON LA F1

LA GRIGLIA DI PARTENZA NELLA MOTOGP

I RECORD-MAN SU DUE RUOTE IN QUALIFICA

LA GRIGLIA DELLA MOTO GP 2021

Dettagli che i piloti vanno a curare fin dal venerdì mattina, quando si inizia a fare sul serio con le prime prove libere. Il nuovo format della qualifica in MotoGP costringe i piloti ad andar forte fin da subito, cercando sempre il limite. 

LE DIFFERENZE CON LA F1

Come la Formula1, la qualifica si divide in fasi per stabilire le posizioni di partenza. In F1 si parte dal Q1 in 20, si arriva al Q2 in 15 dove altri cinque piloti vengono eliminati prima del Q3 che assegna le prime dieci posizioni in griglia. In MotoGP invece le qualifica si divide in Q1 e Q2, con una gestione dei piloti ben diversa.

I migliori dieci tempi delle prime tre prove libere del venerdì e del sabato mattina staccano il pass per il Q2, che assegna i primi dodici posti in griglia.

Gli altri piloti invece partecipano al Q1, dove i due migliori piloti si qualificano al Q2. Una formula intrigante che ha aggiunto interesse anche alle prove libere, rendendo impegnativo tutto il weekend per i piloti. 

LA GRIGLIA DI PARTENZA NELLA MOTOGP

Al contrario della griglia Formula1, in quella di partenza delle moto ogni fila è composta da tre piloti che partiranno uno a fianco dell’altro.

Marquez primatista di pole

Visti i 22 piloti presenti nella starting list di questo mondiale, la griglia è suddivisa in otto file, le prime sette composte da tre piloti con il 22esimo che invece parte da solo in ottava fila. In alcune gare la federazione concede delle wild-card allungando la starting list a 23 piloti, come successo nella gara di Misano 2021 con la presenza di Michele Pirro con la Ducati. 

I RECORD-MAN SU DUE RUOTE IN QUALIFICA

A comandare la classifica dei migliori “Pole-man” nella storia della MotoGP c’è Marc Marquez, con il pilota spagnolo che è fermo a quota novanta Pole nel Motomondiale (62 delle quali in MotoGP). Nonostante questo record però “Il Cabroncito” non parte, alla data di prima pubblicazione di questo contenuto, davanti a tutti da quasi due anni, l’ultima sua Pole infatti è arrivata nel 2019 a Motegi in Giappone.

Un'immagine spettacolare di Maverick Vinales!

A condizionare il rendimento di Marquez il gravissimo infortunio al braccio subito il 19 luglio dell’anno scorso a Jerez. Ben tre operazioni per lo spagnolo per recuperare dalla frattura dell’omero destro, infortunio che lo ha escluso dal Mondiale la scorsa stagione. Quest’anno Marquez è rientrato, ma le sofferenze al braccio non gli permettono di spingere come faceva prima, quando era imbattibile specialmente in qualifica.

Come successo nel 2014, quando Marquez realizzò per le scommesse MotoGP il record assoluto di Pole Position in una singola stagione con 13 (in 18 Gran Premi). Alle sue spalle c’è Jorge Lorenzo con 69 Pole, 43 in MotoGp, e al terzo posto c’è Valentino Rossi con 65 (ben 51 in MotoGP). 

LA GRIGLIA DELLA MOTO GP 2021

Nonostante la presenza di Marc Marquez, il protagonista attuale del sabato non è lo spagnolo. Le difficoltà post-infortunio sono ancora vive e non permettono a Marquez di competere per la Pole, anche se spesso è arrivato vicino alle primissime posizioni in qualifica.

A dominare il sabato della stagione è stato Fabio Quartararo, con ben cinque Pole Position conquistate anche se l’ultima è arrivata al settimo appuntamento del Mondiale a Barcellona.

Fabio Quartararo a Tokyo 2019!

Alle sue spalle il rookie Jorge Martin e Pecco Bagnaia, entrambi a quota tre. Per il giovane spagnolo partenza davanti a tutti a Doha e nelle due gare austriache, mentre Bagnaia è partito davanti a tutti nel primo GP del Qatar e nelle ultime due gare, ad Aragon e a Misano.

Gli altri Pole-man della stagione 2021 sono stati Maverick Vinales ad Assen, Johann Zarco in Germania e Pol Espargaro a Silverstone.

La Pole Position quest’anno è stata convertita in vittoria la domenica nel 35% dei casi, solo 5 volte su 14 Gran Premi, quindi una percentuale assai inferiore di quanto evidenziato nelle scommesse Formula 1. A farlo è stato due volte Quartararo, a Portimao e al Mugello, due volte da Bagnaia ad Aragon e a Misano e una volta da Jorge Martin nel primo dei due appuntamenti in Austria. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

September 29, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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dove vedere la serie B | Serie B SKY e DAZN | serie b in TV

Non capita spesso che un campionato di seconda categoria interessi quasi quanto il primo, ma ci sono delle eccezioni.

Il campionato delle città

Buffon e la Serie B dei Campioni

La storia dei diritti TV della B

Le novità televisive del 2021

Helbiz Live per la Serie B

I diritti TV della Serie B all'estero

Basterebbe pensare alla Championship inglese, che per diritti televisivi (sia in patria che all’estero) vale di più di molti campionati principali di altre nazioni. O alla Serie B. Che magari non sarà più una…Serie A2 come ai tempi in cui nel campionato cadetto giocava gente come Hagi o Batistuta e coppie d'attacco meravigliose, ma che certamente mantiene inalterato il suo fascino.

Il campionato delle città

Del resto, con una A che negli ultimi dieci anni è stata abbastanza cristallizzata per almeno metà delle contendenti, le squadre che non riescono a raggiungere il top o che non possono mantenere la categoria con continuità, danno comunque sempre spettacolo, seppur in una divisione più in basso.

Economicamente, quello della Serie B è un mercato importantissimo, perché si parla pur sempre del paese dei campanili. E se è vero che in molte parti d’Italia in tanti hanno una squadra “locale” e una (solitamente tra le big) che gioca in A, quando le realtà provinciali si affacciano al campionato cadetto tutti tornano all’ovile e seguono assiduamente anche il club della propria città.

Per non parlare di squadre che nel corso degli anni hanno avuto lunghe esperienze in B e hanno un bacino di utenza incredibile, come il Napoli a cavallo dell’inizio del nuovo millennio o il Bari, attualmente favorito per i pronostici Serie C di una decina di anni fa.

Buffon e la Serie B dei Campioni

Per non parlare poi della presenza di campioni che hanno scritto la storia del calcio italiano ma non solo. Al riguardo basta nominare Gigi Buffon, che dopo oltre vent’anni è tornato al suo Parma per riportare i Crociati in Serie A.

Buffon con la Coppa del Mondo!

Un trasferimento che ha avuto un’eco enorme in tutto il mondo e che aggiunge ulteriore interesse al campionato cadetto, tanto in Italia, quanto all’estero. Sempre la dirigenza ducale ha, poi, contrattualizzato il sinistro magico di Franco Vazquez.

Insomma, accaparrarsi i diritti per le partite oggi della B è un vero affare e quindi ogni tre anni, accanto alle offerte per la trasmissione della Serie A, c’è anche la lotta a chi porterà nelle case degli italiani il campionato cadetto.

La storia dei diritti TV della B

Per molti anni, però, le sorti dei diritti della Serie B hanno seguito quelli della categoria regina. Come evidenziato nel contenuto su dove vedere la Serie A, le prime trasmissioni in diretta sono state effettuate da TELE+, che all’inizio copriva solamente gli anticipi e poi si è presa tutto il campionato. L’arrivo di Stream ha portato alla divisione delle squadre tra le due piattaforme, che si è ripetuta quasi costantemente anche all’arrivo di Sky.

Fa eccezione la stagione 2005/06, in cui nessuno si è aggiudicato i diritti criptati e la Rai e la neonata Sportitalia si sono spartite anticipi, posticipi e partite rimanenti. Salvo particolari situazioni, fino all’asta per il triennio 2018/21 c’è stata quasi sempre una situazione identica alla A. Nel 2015, però, è entrata in gioco DAZN.

L’azienda inglese ha infatti cominciato proprio dalla Serie B e dagli straordinari gol di Massimo Coda sempre favorito dalle scommesse Italia per il titolo di capocannoniere, la scalata che l’ha portata ad aggiudicarsi tutti i diritti della A per il triennio in corso. E se in quello precedente aveva solamente tre partite della massima serie, in compenso trasmetteva tutta quanta quella cadetta.

Bomber Massimo Coda

Le novità televisive del 2021

L’ultima asta ha cambiato tutto, perché Sky, avendo perso la Serie A e dovendosi accontentare di tre partite in coesclusiva con DAZN ha puntato forte sulla Serie B, che invece nel triennio precedente aveva lasciato alla concorrenza.

Tutte le partite sono dunque visibili via satellite attraverso i canali dell’azienda di Murdoch attraverso il pacchetto Sky Calcio a 14,90 euro al mese, che offre tutte e 380 le partite di questa stagione. DAZN però non è rimasta a mani vuote, perché ha acquisito i diritti per la trasmissione in streaming del campionato di B, che fa parte dello stesso pacchetto di quello di A e che quindi costa 29,99 euro ogni mese. 

Un microfono SKY!

Helbiz Live​​​​​​​ per la Serie B

Ma non finisce qui, perché in un mondo in costante evoluzione come quello della trasmissione online di contenuti, arriva un nuovo player. Se la Champions League se l’è presa (in parte) Amazon, che in teoria si occupa di e-commerce, non sembrerà dunque strano che i diritti della Serie B ce li abbia anche Helbiz, che invece nasce come piattaforma per la micromobilità sostenibile.

Ma l’arrivo di Matteo Mammì, già con ampia esperienza a Sky, ha segnato una svolta verso contenuti video con un certo interesse verso il calcio. Nasce dunque Helbiz Live, che come DAZN propone la Serie B, ma non legata ad altri pacchetti e dunque a prezzi più economici.

Per chi vuole vedere il campionato cadetto sono disponibili due tipologie di abbonamenti (mensile a 5,99 euro al mese e annuale a 49,99 euro). E c’è di più. L’azienda ha anche effettuato una sinergia con il suo core business e restituisce a chi si abbona buona parte del costo attraverso la app per la prenotazione e il pagamento dei veicoli in sharing.

Infine, come nel caso di  Amazon, chi ha già un abbonamento Prime ai servizi di Helbiz (39,99 euro l’anno), può tranquillamente usufruire della piattaforma Helbiz Live semplicemente scaricando l’applicazione dedicata.

I diritti TV della Serie B all'estero

E chi è all’estero, come la vede la Serie B? Grazie a Helbiz, è già possibile accedere ai servizi della app Live anche in Serbia e negli Stati Uniti, ma è appena stata comunicata una notizia parecchio interessante al riguardo. Helbiz detiene infatti i diritti esclusivi al di fuori dell’Italia e ha da poco trovato un accordo con HiWay Media, altra azienda in fortissima espansione, per la trasmissione delle partite di Serie B in tutto il mondo.

La trasmissione dovrebbe avvenire non solo in streaming, ma anche via satellite e attraverso il segnale di BT. Un passo avanti enorme, come ha sottolineato il Presidente della Lega di B Balata nell’annunciare l’accordo. Del resto, gli emigrati tricolori all’estero sono milioni e molti rimangono visceralmente legati alla propria terra.

Dunque, proporre la Serie B in giro per il pianeta significa far sentire profumo di casa a tanti italiani. Ma anche riuscire a espandere il mercato e far appassionare tanti, che magari italiani non sono, a un campionato che nel corso degli ultimi anni è stato sempre più imprevedibile e che, grazie alla formula dei playoff, ha catalizzato l’attenzione dei tifosi fino alle ultime giornate.

E chissà che un giorno, continuando così, non si possa arrivare a parlare della Serie B come della Championship. Il calcio italiano di certo ne gioverebbe.

 Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

September 28, 2021
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Griglia F1 | griglia formula uno | griglia formula one

Come dimostrano tanti Gran Premi nel corso della storia della Formula 1, non è necessario partire dalla Pole Position per vincere, ma a volte aiuta eccome. Non è certo un caso se ogni pilota durante le prove del sabato pomeriggio, quelle che tutti chiamano “ufficiali”, a volte metta addirittura a repentaglio la propria incolumità pur di strappare agli avversari i millesimi di secondo capaci di farlo partire in una posizione più avanzata in griglia.

Il record di pole di Hamilton

La griglia di partenza a Montecarlo

Il primato: 34 macchine al via

Lewis solo a Budapest 2021

La novità della Sprint Race

La Pole Position, insomma, non è esattamente garanzia di trionfo, perché durante una gara può davvero succedere di tutto. Ma spesso è il modo migliore, assieme ovviamente a una partenza positiva, per mettersi a dettare il passo e avere la vittoria nelle proprie mani.

Il record di pole di Hamilton

Non stupisce dunque che il recordman di Pole Position sia anche quello col maggior numero di Gran Premi vinti. In entrambi i casi in cima alle classifiche c’è Sir Lewis Hamilton. Il britannico, alla data di prima pubblicazione di questo contenuto, è partito dalla prima posizione per 101 volte e in 99 occasioni ha visto per primo sventolare la bandiera a scacchi.

Entrambi i primati sono stati strappati a Michael Schumacher, che li deteneva con 68 pole e 91 trionfi. Il tedesco è la dimostrazione che per vincere non serve partire per primi, così come Ayrton Senna, a cui Schumi aveva tolto il record precedentemente, dimostra l’esatto contrario. Per il brasiliano ben 65 partenze davanti a tutti, ma solo (si fa per dire) 41 vittorie.

L'ordine di partenza

La media di Hamilton può invece servire a capire quante volte nella sua carriera scattare per primi abbia significato vincere: su 101 partenze al palo, l’inglese ha vinto il Gran Premio in 59 occasioni. Insomma, un gran bell’aiuto, soprattutto in alcuni circuiti…

La griglia di partenza a Montecarlo

Già, perché ogni Gran Premio fa storia a sé, ma ci sono alcune piste della Formula 1 in cui partire in pole rappresenta un vantaggio considerevole. Si tratta per la maggior parte di Gran Premi cittadini, quelli in cui il tracciato non è stato disegnato, ma si adatta alle strade della località che lo ospita. La menzione d’onore non può che spettare al GP di Monaco. Per le strade di Montecarlo, il sorpasso è quasi un sogno e chi parte per primo (e si tiene la posizione all’uscita di Santa Devota) può sperare, a meno di errori del pilota o strategici o problemi alla macchina, di arrivare davanti a tutti anche alla fine del giro numero 78.

Anche gli altri circuiti cittadini, sino essi storici o più recenti, come Melbourne, Montreal, Baku e Singapore, presentano lo stesso problema per chi segue il battipista, con strade a volte strettissime che impediscono il sorpasso.

La marea olandese!

Ma anche altre location come l’Hungaroring, che invece è un circuito vero e proprio, hanno difficoltà: quando la pista è particolarmente polverosa o calda (il che in Ungheria succede praticamente sempre, visto che tradizionalmente si corre in agosto e il circuito viene usato quasi solo per il GP), uscire di traiettoria per tentare il sorpasso significa nella migliore delle ipotesi mangiare le gomme, ma nella peggiore perdere il controllo della vettura.

Il primato: 34 macchine al via

Ma quante vetture si qualificano a un Gran Premio? Ora come ora, tutte quelle iscritte al mondiale, persino chi nelle prove non riesce a fare neanche un giro. Ma c’è stato un periodo in cui è stato necessario fare delle pre-qualifiche per decidere chi avrebbe preso parte alle prove vere e proprie, visto che c’erano moltissimi team che si iscrivevano ai Gran Premi e che spesso addirittura alcuni piloti privati cercavano di farsi notare. Il massimo di vetture al via, comunque, resta l’insuperabile numero di 34 nel Gran Premio di Germania del 1953.

E non è neanche detto che arrivare primi durante le prove significhi partire davanti a tutti. Tra le possibili penalità per le modifiche alla vettura o le riparazioni di pezzi danneggiati, ma anche i problemi che possono sopraggiungere durante lo schieramento in griglia o il giro di formazione, a volte capita di dover partire dalla pit-lane.

Lewis solo a Budapest 2021

Per quanto riguarda il minor numero di partenti in griglia bisogna guardare al recente Gran Premio di Ungheria del 2021, quando solo Hamilton, nella foto di apertura, è partito dalla sua posizione, mentre tutti gli altri sono scattati (si fa per dire) dai box perché hanno deciso, intelligentemente, di cambiare le gomme prima della partenza: tale scelta ha cambiato immediatamente le quote Formula 1 relative alla vittoria a Budapest!

Se invece si considera il numero più basso di vetture che hanno realmente preso a una gara, si deve tornare al GP degli Stati Uniti del 2005, quando su 20 vetture in griglia ne sono partite solo 6, perché sette scuderie hanno rinunciato a gareggiare per timori legati alla tenuta delle gomme durante la corsa.

Le prove del sabato, insomma, sono la base per una domenica tranquilla, o almeno con meno problemi da affrontare. Ma nel corso degli anni, la Formula 1 ha provato a rendere il format delle qualifiche ancora più affascinante.

Ormai passati i tempi in cui i piloti avevano un’ora di tempo per provare il giro veloce (salvo poi accalcarsi comunque tutti in pista negli ultimi minuti per sfruttare un tracciato meglio gommato), negli ultimi anni si è arrivati alla struttura che fino al 2020 ha aperto ogni weekend di gara: tre prove, due delle quali a eliminazione, con gli ultimi 10 piloti rimasti che si giocano la pole nel cosiddetto Q3.

Un sistema che ha livellato di molto la casualità delle vecchie prove ufficiali, in cui a volte succedeva che le condizioni meteo cambiassero a metà dell’ora prevista, favorendo magari chi aveva già ottenuto buoni tempi precedentemente. 

La novità della Sprint Race

Evidentemente però Liberty Media ha deciso che le prove ufficiali non erano abbastanza spettacolari, perché nella stagione in corso ha fatto la sua comparso un nuovo format, quello della Sprint Race. Si tratta di una mini-gara da 100 km che non solo dà la possibilità di partire per primi nel Gran Premio vero e proprio, ma assegna anche punti per il campionato mondiale, a differenza delle prove “classiche”.

Silverstone 2021

A determinare l’ordine di partenza nella Sprint Race sono le prove con il sistema a eliminazione, che vengono spostate al venerdì e che a questo punto diventano più interessanti rispetto alle libere per il pubblico pagante.

Nella stagione 2021 la Sprint Race molto stile quote Moto GP ha esordito a Silverstone (ed è stata vinta da Verstappen) ed è stata ripetuta a Monza (dove a vincere è stato Bottas, che però non è partito comunque in pole perché doveva scontare una penalizzazione in griglia per aver utilizzato il quarto motore stagionale). L’ultima prevista in stagione sarà invece in un Gran Premio in territorio extraeuropeo. 

Nonostante tanti tra gli appassionati non abbiano apprezzato il nuovo format, l’AD della Formula 1 Ross Brawn ha invece spiegato che per il pubblico presente negli autodromi si tratta di una innovazione molto positiva. Ecco perché una delle idee proposte è quella di spostare le prove costantemente al venerdì e di trasformare la Sprint Race in una gara a sé.

Le prove (con la classica struttura Q1, Q2, Q3) deciderebbero così la griglia di partenza sia della Sprint Race che del Gran Premio vero e proprio, permettendo di assistere in due giorni a due gare dalla struttura diversa, in cui dovrebbero contare rispettivamente più le prestazioni della vettura e la strategia del team. Una proposta assai controversa, che sicuramente farà discutere prima del prossimo campionato…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

September 25, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Nico Mannion | Niccolò Mannion | Mannion

Una decisione tutt’altro che semplice, ma presa con criterio. Dopo sola una stagione in NBA con la maglia dei Golden State Warriors Nico Mannion ha deciso di accantonare temporaneamente l’avventura americana.

Papà Pace Mannion

I numeri di Nico Mannion in NBA

Che impatto in Nazionale

Il contratto con la Virtus Bologna

Rifiutato il “two-way contract” offerto dai Warriors, Mannion ha deciso di venire a giocare in Italia con la maglia della Virtus Bologna.
 

Papà Pace Mannion

Il playmaker classe 2001 ha firmato un contratto biennale con le V nere, all’interno del quale c’è una clausola con cui Mannion può liberarsi dal contratto per tornare in NBA. La scelta, assolutamente ponderata, è stata presa sia con la famiglia che con lo staff tecnico dei Warriors, visto che a Golden State ci sarebbe stato poco spazio per Mannion alle spalle di Steph Curry. 

Ai tempi del college

Nei giorni scorsi è stato proprio papà Pace a spiegare la scelta di suo figlio Nico: ”L’offerta dei Warriors - ha raccontato a Il Resto del Carlino - non era eccezionale e soprattutto ci lasciava veramente in bilico per i prossimi anni. Così, Nico ha puntato sulla Virtus, dove troverà un palazzetto meraviglioso, dove poter crescere.

Sarà allenato da Sergio Scariolio, uno dei tecnici più preparati a livello mondiale, come del resto dimostrano i risultati che ha raggiunto con le sue squadre. Non è stato un addio alla NBA, ma adesso lui deve pensare solo ad aiutare la Virtus a vincere. Questo adesso è il suo compito, poi tra due anni vedremo quello che succederà”.

I numeri di Nico Mannion in NBA

Ad appoggiare chiaramente la decisione di Nico Mannion c’è anche Draymond Green, suo compagno di squadra lo scorso anno a Golden State: "Il lato terribile di questo grande circo è che nessuno di quei personaggi che gestiscono i cestisti racconterà mai al proprio assistito che grandissima idea Nico ha appena finalizzato”.

Lo scorso anno Nico Mannion è stato selezionato con la 48esima scelta assoluta al Draft dai Golden State Warriors. La sua prima stagione NBA è un continuo sali-scendi tra i Golden State e Santa Cruz, squadra di G-League affiliata alla franchigia di Curry e compagni.

Nico in NBA

Mannion chiude la stagione con 30 partite giocate, dodici minuti di media, 4.1 punti e 2.3 assist a gara, con un career high di 19 punti nella sconfitta dei Warriors in casa dei Sacramento Kings.

Che impatto in Nazionale

Al termine della stagione Nico ha risposto alla chiamata della Nazionale azzurra per il torneo preolimpico di Belgrado, dove Mannion è stato cruciale in attacco per la squadra di Meo Sacchetti.

Nelle tre partite giocate a Belgrado, Mannion chiude con quasi 18 punti e 4 assist di media in appena 22 minuti a partita, chiudendo la finale contro la Serbia da miglior marcatore, a sorpresa per i pronostici basket, con 24 punti in 28 minuti di gioco. 

A Tokyo 2020 non ha confermato con continuità questi numeri ed ad una grande partita contro la Nigeria per l'ultima sfida del gironcino, è seguito un pomeriggio da dimenticare contro le stelle francesi. Quasi 13 punti di media a partita in Giappone per Mannion, anche se ai quarti di finale ha sofferto molto, chiudendo con soli 5 punti e 1 su 10 dal campo.

Il contratto con la Virtus Bologna

La possibilità di giocare con continuità ed essere protagonista ad un livello alto come quello della Serie A sono state le motivazioni che hanno spinto Mannion a lasciare la NBA. A Bologna troverà un allenatore come Scariolo e potrà imparare da uno dei più grandi play europei degli ultimi 15 anni, ovvero Milos Teodosic.

Il serbo potrà aiutare Mannion nella lettura delle partite e nella fase di regia, lì dove il “Red Mamba” ha ancora tanto da migliorare. La sua avventura a Bologna è però iniziata nel peggiore dei modi, dopo la comunque importante esperienza olimpica. 

Mannion in NBA

Di ritorno dal Giappone, pronto ad iniziare la stagione con la Virtus, Mannion ha accusato un virus intestinale che lo ha debilitato pesantemente, tanto che l’ex Warriors ha saltato lo straordinario inizio della stagione della sua nuova franchigia.

C’è il rischio che Mannion rimanga ai box fino a metà-fine ottobre, tanto che la Virtus sta cercando un play giovane da inserire alle spalle di Teodosic prima del ritorno di Mannion. Che da novembre dovrà prendere in mano l’attacco della Virtus, con il sogno USA, ancora possibile secondo le quote NBA che rimane sullo sfondo. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

September 25, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Dove vedere la Serie A | Come vedere la Serie A | Serie A su DAZN

Da quando nell’ormai lontano agosto del 1993 è arrivata sugli schermi italiani la prima partita proposta in Pay TV (per la cronaca, Lazio-Foggia, terminata 0-0), una delle domande che qualsiasi tifoso tricolore si pone a inizio campionato è: “dove si vede quest’anno la Serie A?”.

Tra TELE+, Stream e Sky

L'arrivo in Italia di DAZN

La Serie A 2021/2022 tutta su DAZN

Non si vede DAZN

L'offerta di DAZN per l'esclusiva

Il canale della Lega Calcio

Un quesito più che lecito, considerando che nel corso dei decenni l’offerta televisiva per quello che riguarda il massimo campionato è sempre stata diversificata e quasi mai legata a un solo operatore.

Tra TELE+, Stream e Sky

All’inizio fu TELE+, che proponeva prima i posticipi serali della domenica e poi tutto il campionato fino al 1999. Poi è stata la volta del duopolio con Stream, terminato con la trasformazione di quest’ultima in Sky (con acquisizione di TELE+).

Il sostanziale monopolio di Sky ha portato nel 2003/04 alla breve esperienza della piattaforma Gioco Calcio, mentre il passaggio al digitale terrestre ha creato dalla stagione 2004/05 in poi una situazione in cui Sky deteneva i diritti satellitari e Mediaset Premium ed eventualmente vari altri operatori (Cartapiù o Dahlia TV) si occupavano della trasmissione in digitale. 

L'arrivo in Italia di DAZN

Un equilibrio rotto nel 2018 con l’arrivo di DAZN. La società con sede a Londra è entrata nel calcio italiano sfruttando l’imposizione da parte della Legge Melandri dell’impossibilità di un solo broadcaster di ottenere tutti quanti i diritti del campionato di Serie A.

La dismissione di Mediaset Premium ha portato la necessità nell’assegnazione dei diritti del triennio 2018/21 di un nuovo operatore e i britannici si sono inseriti, ottenendo tre partite in esclusiva e lasciando le altre sette a Sky. Le due società poi hanno trovato un accordo che permetteva ai possessori di un decoder Sky di vedere DAZN su determinati canali, anche a causa dei disservizi che hanno colpito la piattaforma streaming già dalle primissime esperienze.

A far saltare il banco è stata però l’assegnazione dei diritti per il triennio 2021/24. In quell’occasione DAZN ha praticamente fatto filotto, assicurandosi i pacchetti necessari per trasmettere tutto il campionato con le quote vincente Scudetto davvero altalenanti, fatta salva la co-esclusiva di tre match a giornata con Sky.

La Serie A su DAZN

 

La Serie A 2021/2022 tutta su DAZN

Dunque, per vedere la Serie A 2021/22 è sufficiente un abbonamento a DAZN, mentre chi ha Sky deve accontentarsi di vedere solo alcune partite. Una situazione che dopo quasi un ventennio ribalta un predominio della piattaforma di Murdoch. E che crea più di qualche grattacapo, perché se già DAZN ha avuto problemi tecnici nei primi anni di trasmissioni, dovendo appoggiarsi proprio a Sky per evitare che il troppo afflusso di utenti bloccasse i server, figurarsi ora che sono disponibili tutte le partite del campionato.

Più di qualcuno ha anche sospettato che la nuova spezzettatura delle giornate del torneo sia stata fatta ad hoc per evitare sovraccarichi alla piattaforma di streaming, ma se la scelta è stata legata a queste ragioni non ha comunque sortito gli effetti previsti. 

Non si vede DAZN

A partire dalla prima giornata di Serie A, ci sono stati diversi disservizi che hanno colpito utenti in tutta Italia, indipendentemente dalla bontà del segnale internet e dal metodo di fruizione (la app su una Smart TV o su un dispositivo mobile o l’ingresso attraverso browser). L’ultimo down del servizio, avvenuto su scala nazionale durante la trasmissione dei match della quinta giornata, ha portato DAZN a offrire pubbliche scuse e a promettere un rimborso agli utenti.

Nel frattempo, si moltiplicano le iniziative volte al ritorno della trasmissione di DAZN attraverso canali Sky, ma un accordo del genere è reso molto complicato dalle frizioni emerse durante l’asta del triennio 2021/24, in cui le due società si sono affrontate a muso duro. Dopo l’assegnazione del pacchetto principale a DAZN, Sky è infatti addirittura passata alle vie legali, facendo ricorso al tribunale di Milano perché a suo dire la posizione del competitor è diventata dominante, violando di conseguenza la Legge Melandri.

L'esultanza dopo un gol

 

L'offerta di DAZN per l'esclusiva

Insomma, un bel caos. Ma come si è arrivati a questa situazione? Tutto è nato dallo sospensione del campionato nella primavera 2020, quando è stato chiaro a tutti che il calcio in TV, in una situazione incerta e in evoluzione come quella dell’ultimo anno e mezzo, poteva essere allo stesso tempo un rischio o un’opportunità. Di certo è stato un elemento di contrapposizione tra Sky (allora ancora detentrice della maggior parte dei diritti) e la Lega Calcio, visto che con il campionato fermo l’azienda non ha versato l’ultima rata della stagione 2019/20, su cui si è aperto un contenzioso.

Ma i nodi sono venuti al pettine a marzo 2021, quando scadevano i termini per l’assegnazione dei diritti del triennio successivo. Fino a pochi settimane prima, sembrava tutto fatto per la cessione ai fondi CVC-Advent-Fsi del 10% della media company prevista per la Serie A, con il compito particolare di occuparsi della commercializzazione dei diritti TV.

Poi però la trattativa è naufragata e i club hanno dovuto valutare le offerte di DAZN e di Sky. DAZN ha offerto 800 milioni per la trasmissione in streaming, mentre Sky si è fermata a 740 milioni per satellitare e digitale terreste.

In compenso, in caso di assegnazione dei diritti, Sky prometteva di versare immediatamente non solo la metà di quanto previsto per la stagione 2021/22, ma anche la rata rimasta in sospeso, per un totale di 505 milioni di euro. Una proposta che però, nonostante la crisi di liquidità, non ha convinto i presidenti, che ritenevano comunque dovuto il pagamento della rata e hanno accettato l’offerta più alta di DAZN.

immobile dopo un gol

 

Il canale della Lega Calcio

A fermare l’azienda di Murdoch dal fare un’offerta maggiore c’era però stata anche una sentenza del Consiglio di Stato che impedisce accordi di esclusiva web. Il che avrebbe dovuto portare alla creazione dell’ormai quasi mitologico “canale della Lega Calcio” ormai non quotato neanche dal più audace sito scommesse per la trasmissione online.

In Lega i presidenti si sono spaccati, ma alla fine è arrivata la rivoluzione e dopo vent’anni Sky ha perso il suo ruolo di leadership nella trasmissione della Serie A, ricavandone anche un discreto danno di immagine, visto il numero di clienti che ha disdetto il servizio una volta che è stato chiaro che tutto il campionato non sarebbe stato fruibile attraverso la piattaforma. Ma anche DAZN, con i disservizi delle prime giornate, non ci sta facendo una grandissima figura. E la confusione, per i poveri utenti, continua…
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

September 25, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Dove vedere la Champions | dove guardare la Champions | come vedere la Champions

Il calcio è fatto di competizioni molto diverse tra loro, ognuna con il proprio fascino. I campionati nazionali danno la possibilità di provare ad essere i migliori in casa propria e le coppe sono leggendarie come la FA Cup o totalmente imprevedibili come la Coupe de France.

Antonio Conte guida il Team Sky

Lo streaming e l'esclusiva Amazon

Il servizio Infinity+

Canale 5 e la finale Champions 2022 in chiaro

Ma nulla cattura l’attenzione di un pubblico vasto e appassionato come la Champions League. Da quando nel 1992 la vecchia formula della Coppa dei Campioni ha lasciato spazio alla nuova Champions, l’importanza della competizione è salita alle stelle e così anche il valore dei relativi diritti televisivi.

Antonio Conte guida il Team Sky

Trasmettere la Champions League significa attrarre un pubblico ampio e diversificato, che non è solamente legato alle tifoserie delle squadre della propria nazione che partecipano. Nessun altro torneo (a meno che qualcuno non riesca effettivamente a mettere prima o poi su una Superlega) è in grado di offrire scontri tra le migliori squadre europee. E quindi qualsiasi appassionato, indipendentemente dalla presenza del suo club, la Champions la vede eccome.

Ecco perché, avendo perso la maggior parte dei diritti della Serie A, Sky ha puntato forte, anzi, fortissimo sulla Champions League. La più importante competizione continentale viene infatti trasmessa dalla piattaforma satellitare, che ne ha acquisito i diritti fino alla stagione 2023/24.

Antonio Conte

E anche per quello che riguarda l’uomo immagine, si è andati sul sicuro: il Guest show stagionale per la competizione è addirittura Antonio Conte, che si è presentato con uno spot tutto da ridere in cui utilizza i suoi metodi da allenatore maniacale nei confronti…dei poveri malcapitati che si ritrovano a lavorare con lui.

Dunque, Sky si è aggiudicata la possibilità di trasmettere le prossime tre edizioni di Champions League, con una programmazione che prevede ben 121 delle 137 partite in programma per ogni stagione, disponibili attraverso l’abbonamento satellitare e il pacchetto Sky Sport, ma anche con lo streaming on-demand della piattaforma Now TV. Ma avere soltanto Sky non garantisce di poter vedere ogni singolo match stagionale dell’Europa che conta…

Lo streaming e l'esclusiva Amazon

Già, perché l’esclusiva totale nell’assegnazione non è stata contemplata. E infatti le 16 partite rimanenti, in particolare il miglior match di ogni mercoledì (dalla prima partita dei gironi fino alla semifinale di ritorno), se l’è assicurate in esclusiva Amazon. Il colosso del commercio elettronico ha infatti deciso di espandersi anche nell’entertainment e, dopo le serie TV e i documentari sportivi (come la serie All or Nothing, che tanto successo ha avuto e che questa’anno sarà testimone della stagione della Juventus) ha optato anche per le dirette delle partite.

Una telecamera a bordo campo!

E se nel Regno Unito Amazon si è presa parte della Premier League, in Italia ha scelto proprio la Champions. Per le partite del girone, il match trasmesso attraverso Prime Video sarà sempre di una squadra italiana. E poi si vedrà, a seconda di quante rappresentanti tricolori procederanno nella fase a eliminazione diretta. 

Anche l’azienda di Seattle ha deciso di alzare l’asticella e per la prima partita della sua esperienza, quella tra Inter e Real Madrid decisa per le scommesse Champions League dall'ex Santos Rodrygo, ha portato in studio ben due protagonisti del Triplete nerazzurro (Diego Milito e Julio Cesar), assieme a Clarence Seedorf.

Poi ci saranno altri ospiti, assieme al ritorno di Sandro Piccinini e alle novità Alessandro Alciato a bordo campo e Massimo Ambrosini in studio. Le reazioni alla prima di Amazon sono state tutte più che positive, anche e soprattutto per la bontà e la stabilità del segnale, a differenza di quanto avvenuto con un altro dei broadcaster della Champions. 

Lo studio Amazon di San Siro!

 

Il servizio Infinity+

Tra le possibili scelte per gli utenti c’è infatti quella di Infinity+, uno dei canali del servizio di streaming di Mediaset Infinity, che trasmetterà 104 partite della competizione. Chi sceglie Infinity+ potrà dunque vedere ai gironi alcune partite del martedì e alcune di quelle del mercoledì. A preoccupare un po’ però ci sono i disservizi della prima giornata, che hanno portato l’azienda a scusarsi con gli utenti e a promettere risarcimenti per i molti che hanno avuto difficoltà ad assistere a Malmö-Juventus e Villarreal-Atalanta.

I problemi al server sono stati risolti e agli abbonati sono stati offerti 15 in giorni in più di servizio gratuito. Ma perché Infinity, a differenza di Sky, non offre tutte le partite di martedì nella fase a gironi? Perché Mediaset, per chi invece non è abbastanza interessato a fare un abbonamento ma non rinuncia a vedere una partita sulla TV in chiaro, aggiunge Canale 5, ormai un’altra della case della Champions League.

Canale 5 e la finale Champions 2022 in chiaro

La rete ammiraglia di Mediaset trasmetterà infatti una partita ogni martedì, per un totale di 17 incontri, con la certezza fino ai gironi che si tratterà di un match di una squadra italiana. Poi, a seconda di chi si qualificherà, Canale 5 deciderà di volta in volta quale match trasmettere fino alle semifinali.

Resta fuori dalla torta DAZN, che si è concentrata esclusivamente sull’acquisto dei diritti per la Serie A e quindi ha preferito non fare offerte per quanto riguarda la Champions League. In compenso gli abbonati alla piattaforma possono assistere a parte dei match di Europa League e della neonata Europa Conference League.

Insomma, una quantità di alternative impressionante, ma come si fa a vedere tutta la Champions League senza perdersi neanche un match? Le opzioni più complete sono quelle che prevedono l’accoppiamento di Amazon, che con la sua esclusiva ha un po' sparigliato le carte, o con Sky (e Now Tv) o con le trasmissioni in chiaro e in streaming di Mediaset, in modo da ottenere sempre il totale di 137 match visibili.

Chi non avrà di questi problemi invece è chi assisterà ai match nei locali pubblici. Amazon e Sky hanno infatti trovato un accordo per far trasmettere all’emittente satellitare, all’interno della sua piattaforma dedicata a bar, ristoranti e alberghi, anche le 16 partite che sarebbero in esclusiva per l’azienda americana. E infine, per chi per curiosità vuole essere sicuro di vedere la finale, nessun problema: la gara che per le scommesse calcio sarà disputata a San Pietroburgo verrà trasmessa su Sky, ma anche su Canale 5.

*Le prime tre immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

September 25, 2021
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Lewa arriva a 105 gol in Champions, 11 nella attuale edizione

Numero gol Lewa

Prima di elencare il numero gol Lewa, ricordiamo uno dei più recenti: il 16 marzo 2025, nel terzo successo consecutivo dei catalani sul campo dell'Atleti, il travolgente centravanti di Varsavia con una sensazionale girata di sinistro, segna il primo dei 4 gol con i quali, negli ultimi 20' di partita, il Barcellona firma una rimonta storica!

Il compito di un centravanti è segnare, ma ce ne sono alcuni che sembrano nati per non fare altro nella vita. Quelli che di destro, di sinistro, di testa, col ginocchio o in alcuni casi addirittura con la schiena riescono sempre a spedire il pallone in porta, facendolo anche sembrare un gioco da ragazzi.

Con 381 reti tra Bundes e Liga (27 in quella vinta nel 2025), Lewa è il terzo di sempre per somma di gol realizzati nei 5 campionati TOP in Europa, dietro solo ai due fenomeni del cacio moderno!

Tra l'altro il fenomeno di Varsavia, aveva concluso il suo secondo anno a La Masia con 26 gol, 19 nella Liga 2023/2024, e tante partite giocate da... allenatore dell'attacco con i suoi compagni giovanissimi!

Nel terzo anno è il Pichichi de La Liga con 27 marcature nel campionato 2024/2025, 42 totali in stagione!

I primi calci di Robert in Polonia

Il trasferimento di Lewa al Dortmund

Il migliore affare di Rummenigge

La stagione del Triplete

Il record assoluto di Lewa in Bundes

I numeri di Robert Lewandowski al Camp Nou

E invece no, perché mica è semplice trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto ed è anche questo che rende un bomber implacabile da 85 centri in 158 partite con la maglia della Polonia, compreso il gol alla Francia, oltre alla trasformazione del suo rigore decisivo nello spareggio di Cardiff!

Il nume tutelare della categoria, Gerd Müller (che a mezzi fisici non era esattamente messo benissimo se lo chiamavano “il piccolo grasso Müller), è da poco venuto a mancare, ma nella storia del calcio restano anche i Pippo Inzaghi e…i Robert Lewandowski.

Uno in grado di segnare in carriera 694 gol, dei quali 105 reti in Champions e tante, tante finalizzazioni sotto porta anche grazie agli assist di Yamal!

I primi calci di Robert in Polonia

Il polacco, sulla cresta dell’onda da ormai oltre una decina di anni, sembra non voler smettere di segnare e, già che c’è, di far vincere un trofeo dopo l’altro alle squadre che lo schierano al centro dell’attacco. Che il classe 1988 fosse un predestinato lo si era capito già dai primi anni di carriera.

L’esordio è datato 2005 in quarta divisione con il Delta Varsavia, una delle tante squadre della sua città, ma l’ascesa comincia nella stagione 2006/07 con la maglia dello Znicz Pruszków. Il club della Mazovia, grazie alle reti del centravanti, centra una clamorosa doppia promozione dalla terza categoria alla massima serie e Lewandowski si laurea capocannoniere in entrambe le stagioni, rispettivamente con 15 e 21 reti.

Impossibile non notare quel ragazzo che segna con una regolarità incredibile e quindi nel 2008 arriva il Lech Poznan, che lo acquista per circa 400mila euro. Scelta più che azzeccata, perché il primo anno nella massima serie Lewa arriva “solo” terzo in classifica marcatori, ma basta una stagione di ambientamento affinché il polacco si prenda lo scettro dei bomber, trascinando il Lech anche alla vittoria del campionato.
 

Il trasferimento di Lewa al Dortmund

Al di là del confine occidentale, però, qualcuno ha piani diversi per il centravanti. Nell’estate del 2010 chiama il Borussia Dortmund, che versa 4,75 milioni nelle casse del Lech e mette a disposizione di Klopp una vera e propria arma letale.

E non è certo un caso se alla prima stagione in Bundesliga di Lewandowski i gialloneri, che nelle due annate precedenti erano arrivati sesti e quinti, vincono immediatamente la Bundesliga. Paradossalmente, il contributo del polacco è marginale in quanto a marcature, perché va a segno solo otto volte (minimo in carriera in squadre professionistiche), ma c’è subito modo di rifarsi.

Con la maglia del Borussia

Anche nella stagione 2011/12 il titolo resta in Vestfalia e stavolta Lewandowski la firma ce la mette eccome, perché segna 22 gol in campionato, che aggiunti ai 7 in Coppa di Germania e al primo in Champions League fanno quota trenta. 

Un fuoco di paglia? Macché, la stagione 2012/13, quella in cui il Borussia arriva secondo in campionato, rappresenta la sua consacrazione. Ben 24 gol in Bundesliga e addirittura 10 in Champions League, dove la cavalcata dei gialloneri si infrange (dopo un meraviglioso, anche per le scommesse live, poker di Lewa al Real Madrid in semi) solo in finale contro il Bayern di Heynckes.

Strano ma vero, al polacco però manca ancora un titolo di capocannoniere del campionato tedesco. Arriva nel 2013/14, con “appena” venti reti, in quella che per Lewandowski è l’ultima stagione al Signal Iduna Park.

Il migliore affare di Rummenigge

Già, perché il Bayern Monaco, evidentemente stufo di vedersi segnare dal centravanti dei rivali, lo porta all’Allianz Arena a parametro zero nell’estate 2014, un affare che Rummenigge (non certo uno qualsiasi) considera il migliore della sua carriera da dirigente. Inutile fare il conto dei trofei vinti da Lewandowski con il Bayern, considerando che quando è stato in Baviera il club ha sempre vinto la Bundesliga.

Meglio concentrarsi sui gol, perché è proprio da quelli che sono scaturiti i trionfi della squadra di Monaco. Anche in questo caso la prima stagione serve a Lewa per ambientarsi, con 17 gol in campionato e 25 in totale. Sarà anche l’ultima in cui il polacco va in rete meno di 40 volte. Nella stagione 2015/16 i gol sono 42, di cui 30 in campionato.

L’anno dopo stessi numeri in Bundesliga, ma il totale sale a 43. Poi una leggerissima flessione (ammesso che si possa definire tale) con 29 marcature in Bundes e 41 totali nel 2017/18, per scendere a 40 (22 in campionato) nell’annata 2018/19.
 

La stagione del Triplete

Chi sta pensando che alla soglia dei trent’anni il polacco abbia ormai cominciato la sua parabola discendente, però, ha capito malissimo. La stagione 2019/20, quella che per tutti sarà quella della sospensione è in realtà il capolavoro di Lewandowski.

Il Bayern Monaco porta a casa il Triplete e se non è quasi esclusivamente merito suo poco ci manca. In campionato arrivano 34 gol in 31 partite, ma è in Champions che il centravanti dà il meglio: 15 reti in 10 partite, a un passo dal record di Cristiano Ronaldo (17), ma con l’handicap di aver giocato alcuni match in meno, vista la riduzione del numero delle partite.

In gol con il Bayern

E proprio la particolarità della stagione porta via a Lewandowski una soddisfazione importantissima: il Pallone d’Oro 2020 non viene assegnato, ma a giudicare dal plebiscito ricevuto nel FIFA The Best, è facile immaginare che anche il premio di France Football sarebbe finito sul caminetto di casa Lewa.

Ce ne sarebbe abbastanza per rimanerci male, se non fosse che il polacco non è quel tipo di calciatore. E quindi nella stagione 2020/21, nonostante qualche infortunio di troppo, arriva un record pazzesco.

Il record assoluto di Lewa in Bundes

Con 41 reti in Bundesliga, Lewandowski supera un primato che per decenni è sembrato irraggiungibile, anche per il sito scommesse : le 40 marcature in una stagione di Gerd Müller. Una volta superato Der Bomber, cosa resta di più da fare a Lewandowski? 

Numero gol Lewa

Beh, per esempio inanellare una serie clamorosa di partite consecutive con almeno un gol all’attivo, che dura da febbraio a settembre 2021, andando in rete 30 volte in 19 match.

I numeri di Robert Lewandowski al Camp Nou

Parte così un lungo braccio di ferro con il club bavarese, che alla fine porta al suo trasferimento al Barcellona per 50 milioni di euro.

Ma siccome cambia la maglia, ma non il fiuto del gol, Lewandowski porta la sua dote di reti anche al Camp Nou.

Numero gol Lewa

Finora per lui, sfruttando anche gli assist di Raphinha101 marcature, compresa quella nella manita di Champions, che portano il suo totale a 610 gol con i club. A cui vanno aggiunti anche i 84 segnati con la nazionale polacca, compresa la conclusione, imparabile, a Chisinau contro la Moldavia.. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 21 settembre 2021.

June 11, 2025
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Maurizio Arrivabene | arrivabene juventus | arrivabene ferrari

Calcio, macchine e…sigarette. Potrebbe sembrare la descrizione della vita di George Best, ma in realtà è uno stringatissimo curriculum di Maurizio Arrivabene, attuale Amministratore Delegato della Juventus.

 

 

Quando si è trattato di sostituire Fabio Paratici, il club bianconero ha promosso Cherubini a direttore sportivo, ma per le mansioni societarie non prettamente legate al campo ha scelto l’ex Team Principal Ferrari.

Il successo nel marketing

Arrivabene Team Principal alla Ferrari

Le stagioni F1 2017 e 2018

L'arrivo alla Juve

Gli obiettivi ed il ruolo nella Juventus

Una decisione che ad alcuni sarà sembrata strana, se non fosse che ormai Arrivabene in bianconero ha una certa storia, visto che ormai fa parte del consiglio d’amministrazione del club dal 2012, dapprima come amministratore indipendente e ora come numero uno dell’area Football assieme al vice-presidente Nedved.

Il successo nel marketing

Ma la carriera di Arrivabene comincia molto prima dell’inserimento nella dirigenza bianconera e parte da un’esperienza ultradecennale nel marketing e nella pubblicità. A lanciarlo nel business che conta è la Philip Morris, per cui comincia a lavorare nel 1997 in Svizzera. L’ascesa è lenta ma inesorabile, fino all’assunzione della vicepresidenza di Marlboro Global Communication.

È proprio la gestione del celebre marchio, da parecchi anni uno dei principali sponsor della Ferrari, a lanciarlo anche nel mondo della Formula 1. Nel 2010 viene eletto membro della commissione come rappresentante degli sponsor del Circus, per poi diventare rappresentante della Rossa nel 2015. 

Arrivabene Team Principal alla Ferrari

Al termine del Mondiale 2014, infatti, il neopresidente Sergio Marchionne sceglie proprio lui come Team Principal della Scuderia per il Mondiale di Formula 1, in sostituzione di Marco Mattiacci, che a sua volta aveva preso il posto di Stefano Domenicali.

Arrivabene alla Ferrari

L’eredità che si prende Arrivabene non è esattamente tra le più semplici. Nel campionato 2014 le Rosse, con alla guida Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, fanno malissimo, ottenendo soltanto due podi (entrambi con Alonso, secondo in Ungheria e terzo in Cina), senza mai impensierire la Mercedes e la Red Bull e finendo addirittura quarte nel mondiale costruttori dietro anche alla Williams.

Per riportare entusiasmo in Ferrari ci vuole l’ingaggio di un campione e infatti il Cavallino risponde con l’arrivo di Sebastian Vettel, che nel campionato 2015 è affiancato da Raikkonen. Il primo anno della gestione Arrivabene è molto positivo: il tedesco e il finlandese si piazzano rispettivamente terzo e quarto nel mondiale, non riuscendo a inserirsi nella lotta per la vittoria, ma portando a casa tre vittorie (tutte targate Vettel) e sedici podi complessivi. Decisamente un’altra marcia rispetto alla stagione precedente.

Quella 2016, invece, non è altrettanto positiva. Il dominio Mercedes è totalmente incontrastato, con 19 vittorie su 21 Gran Premi per Rosberg (che vince il suo unico mondiale) e Hamilton. Agli altri restano le briciole e a prendersele sono i due Red Bull, Ricciardo e Verstappen, che spingono la scuderia angloaustriaca di nuovo al secondo posto nel mondiale costruttori a scapito di Vettel e Raikkonen. I piloti Ferrari ottengono undici podi, senza però salire mai sul gradino più alto e piazzandosi rispettivamente quarto e quinto nella classifica individuale. 

Le stagioni F1 2017 e 2018

La stagione in cui la Ferrari di Arrivabene va più vicina a riportare un titolo a Maranello è quella 2017. L’accoppiata Vettel-Raikkonen è di nuovo confermata e la SF70H riesce finalmente a tenere testa alle Mercedes e a stare quasi sempre davanti alle Red Bull.

Nei primi sei Gran Premi stagionali, Vettel vince tre volte e altrettante arriva secondo, scattando davanti a Hamilton in classifica per le scommesse F1 . L’inglese però reagisce vincendo sei delle otto gare successive, con solo una vittoria del tedesco. Il campionato si decide praticamente a Singapore, quando una partenza scellerata tra Vettel (in pole), Verstappen (secondo) e Raikkonen (quarto) termina in una mega-carambola che lascia via libera a Hamilton.

Arrivabene Team Principal Ferrari

Arrivabene, delusissimo, promette di lottare fino all’ultimo Gran Premio e anche Vettel cerca di recuperare terreno nelle gare successive, ma senza riuscirci. La beffa è doppia, perché una stagione sottotono di Raikkonen impedisce anche alle Rosse di impensierire le Frecce d’Argento per il mondiale costruttori.

Si arriva quindi all’ultima annata dell’era Arrivabene, quella 2018, in cui la Ferrari parte con una squadra ormai collaudata: Vettel e Raikkonen al volante e Mattia Binotto come direttore tecnico.

La stagione è costellata di alti e bassi, con le Rosse in grado di vincere su piste storicamente complicate come Silverstone (con tanto di commento radio di Vettel che sbeffeggia Hamilton per la vittoria “a casa loro”), ma anche con parecchi errori dei piloti e del muretto, che vanificano spesso le ottime prove in qualifica, lasciando di nuovo campo libero alla Mercedes.

Anche stavolta il mondiale costruttori vola in Germania, nonostante quello che è il miglior piazzamento della seconda esperienza di Raikkonen in Ferrari (terzo nel mondiale con la vittoria negli Stati Uniti, sulla stessa pista famosa per le scommesse Motogp). 

L'arrivo alla Juve

La separazione con la scuderia di Maranello diventa però quasi prevedibile. Nel luglio 2018 infatti viene a mancare Sergio Marchionne. E quindi a gennaio 2019 arriva il comunicato con cui la Ferrari, ora nelle mani di John Elkann, annuncia l’addio del Team Principal di comune accordo con l’azienda.

Ad Arrivabene resta comunque la soddisfazione di aver messo in pista alcune delle Ferrari più competitive dell’ultimo decennio, con un’opera di ricostruzione che, in circostanze più favorevoli avrebbe potuto portare anche risultati migliori.

Maurizio Arrivabene

Ora la ricostruzione però Arrivabene deve farla alla Juventus, dove si prende l’eredità di Paratici ma soprattutto di Marotta, che da Amministratore Delegato ha fatto bene tanto quanto da direttore sportivo. Nelle sue prime dichiarazioni, il bresciano ha spiegato di amare le sfide e nella stagione 2021/22 si trova davanti una situazione abbastanza simile a quella trovata in Ferrari nel 2015.

Gli obiettivi ed il ruolo nella Juventus

La Signora arriva da un anno negativo, in cui è stata interrotta la striscia di scudetti consecutivi e in cui la qualificazione Champions, il minimo sindacale alla Continassa, è stata raggiunta con parecchie difficoltà. Anche in questo caso Arrivabene si ritrova una squadra parecchio collaudata, ancor più con il ritorno di Allegri, che ha già avuto modo di conoscere nel quinquennio in cui la Juventus ha dominato il calcio italiano e sfiorato due volte la Champions League.

Del resto, da quelle parti vincere è l’unica cosa che conta. E come ha spiegato durante la sua presentazione lo stesso Amministratore Delegato, una squadra che vince diventa bella in automatico. Davanti a questa comunanza di veduto, difficile non pensare che la Juventus e Arrivabene siano fatti l’una per l’altro… 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 21 settembre 2021.

October 4, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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