Pallone d'Oro femminile | pallone d'oro donne | Le favorite per il 2022

Con la crescita del calcio femminile, sia in termini di praticanti che di attenzione mediatica, era solo questione di tempo affinché il mondo del pallone delle ragazze diventasse sempre più simile a quello dei colleghi di sesso maschile.

Il FIFA World Player primo trofeo per le donne 

FIFA The Best: quanti premi per Carli Lloyd

2018: nasce il Pallone d’Oro femminile

Le differenze con il Pallone d'Oro maschile

Nessuna italiana in lizza

Alexia Pallone d'Oro 2021

E a dimostrarlo c’è il fatto che dal 2018 anche per le calciatrici c’è la possibilità di aggiudicarsi il premio individuale più ambito, il Pallone d’Oro. Certo, mancano ancora i corrispettivi del trofeo Kopa (quello che va al miglior giovane) e del trofeo Jašin per il miglior portiere, ma considerando che il primo vero premio internazionale per la miglior calciatrice, il FIFA World Player, è arrivato soltanto nel 2001, logico che ci voglia un po’ di tempo per arrivare a una vera e propria parità, anche per gli stipendi.

Il FIFA World Player primo trofeo per le donne 

Dal 2001 al 2009 si assegnano quindi nove FIFA World Player, che premiano però solamente tre calciatrici. Le prime due edizioni vanno alla statunitense Mia Hamm dei Washington Freedom. Poi è il turno di Birgit Prinz, stella del Francoforte che lo straordinario Luciano Gaucci voleva portare... in Italia per giocare assieme agli uomini. Per la tedesca arriva un tris tra 2003 e 2005.

A seguire si impone la stella della brasiliana Marta, che per quattro anni fa il vuoto, vincendo sia con la maglia della squadra svedese dell’Umea che con quella del glorioso Santos.

Da destra a sinistra: Marta, l'inglese Kelly Smith e la brasiliana Christiane!

 

FIFA The Best: quanti premi per Carli Lloyd

Poi, nel 2010, la rivoluzione. La creazione del Pallone d’Oro FIFA, che unisce il premio di France Football a quello della federazione internazionale, non coinvolge anche le donne. E quindi per sei anni si continua ad assegnare il premio, che stavolta ha sei vincitrici diverse.

La prima, beh, è la solita Marta, che, in ordine cronologico, viene seguita dalla giapponese Homare Sawa dell’INAC Kobe Leonessa, dalla statunitense Abby Wambach, che nel 2012 è svincolata ma porta gli USA all’oro alle Olimpiadi, dalle due tedesche Nadine Angerer e Nadine Keßler e poi da un’altra americana, Carli Lloyd.

Un'esultanza di Carli Lloyd!

Quando nel 2016 però si torna alle vecchie abitudini, France Football attende altri due anni per istituire una versione femminile del suo premio, mentre il FIFA The Best premia prima di nuovo Carli Lloyd e poi l’olandese Lieke Martens.

2018: nasce il Pallone d’Oro femminile

La storia del Pallone d’Oro femminile vero e proprio nasce dunque ufficialmente nel 2018, quando viene assegnato per la prima volta. A vincerlo, da favorita per le scommesse sportive online è la norvegese Ada Hegerberg, centravanti dell’Olympique Lione che in quegli anni è assoluto dominatore del calcio continentale, come ben cinque Champions League consecutive.

Alle sue spalle si classifica la danese Pernille Harder, che all’epoca rappresentava l’altra grande forza del calcio europeo, il Wolfsburg, mentre al terzo posto ci va la tedesca Dzsenifer Marozsán, anche lei in forza al Lione.

Le foto finali del Pallone d'Oro 2018!

 

Le differenze con il Pallone d'Oro maschile

L’edizione successiva è invece indelebilmente segnata dal Mondiale 2019 e permette anche di stabilire una grande differenza tra il Pallone d’Oro maschile e quello femminile.

Le calciatrici che vengono candidate non devono per forza giocare in Europa, come invece avviene tra gli uomini. E quindi, con il trionfo iridato, il podio dell’edizione 2019 è quasi completamente statunitense. Ad aggiudicarsi il premio è Megan Rapinoe, attaccante del Seattle Reign. Sul podio la seguono l’inglese Lucy Bronze del Lione e l’altra campionessa a stelle e strisce Alex Morgan, in forza all’Orlando Pride.

Nel 2020 il premio non viene assegnato, ma ora la giuria è pronta per stabilire chi è la miglior calciatrice al mondo del 2021.

L’elenco delle candidate è parecchio variegato e comprende calciatrici che giocano in Europa o negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la nazionalità delle 20 prescelte, a fare la parte del leone è la Spagna che ha ben quattro rappresentanti. Seguono Francia e Canada con tre candidate ciascuna, Svezia, Inghilterra e Paesi Bassi con due calciatrici in lizza e Cile, Danimarca, Australia e Stati Uniti che hanno una sola portabandiera.

Nessuna italiana in lizza

Il campionato più rappresentato è quello inglese con sette calciatrici, seguito da quello francese e da quello spagnolo che ne portano cinque. La lega americana contribuisce con due candidate e il torneo svedese completa la lista. A livello di squadre invece stravincono le due squadre che si sono giocate la Champions League: il Barcellona, campione d’Europa, e il Chelsea, finalista, entrambe con cinque nomination.

Il club blaugrana ha candidate Alexia Putellas, Sandra Panos, Lieke Martens, Irene Paredes e Jennifer Hermoso. Le Blues sono invece rappresentate da Sam Kerr, Magdalena Eriksson, Pernille Harder, Jessie Fleming e Fran Kirby.

Tre nomi arrivano dal PSG (Marie-Antoinette Katoto, Ashley Lawrence e Kadidiatou Diani), due dal Lione (Wendie Renard e Christine Endler), mentre le squadre con una sola rappresentante sono Hacken (Stina Blackstenius), Arsenal (Vivianne Miedema), Manchester City (Ellen White), North Carolina Courage (Samantha Mewis) e Thorns FC (Christine Sinclair).

Come è facile notare, mancano sia calciatrici italiane, compresa Barbara Bonansea che rappresentanti estere che giochino in Serie A. Una certificazione dei passi in avanti che il movimento tricolore dovrà ancora fare per raggiungere l’importanza e la competitività che altri campionati e altre nazionali invece hanno già fatto loro.

Alexia Pallone d'Oro 2021

Chi è stata ad aggiudicarsi l’ambito trofeo e a succedere così ad Ada Hegerberg e a Megan Rapinoe? Non semplice a reccontarsi, perché delle venti candidate l’unica che era finita nella top 3 delle due edizioni precedenti è Pernille Harder, anche se Lieke Martens ha in bacheca il FIFA World Player 2017.

Alexia con il premio

A giudicare dai risultati stagionali, non era impossibile prevedere che l’ambito premio finisse ad una calciatrice del Barcellona , per rinverdire la rivalità sportiva che si è conclusa nella finale di Champions League, con un perentorio 4-0 in favore delle catalane sul Chelsea per le scommesse live.

Ha trionfato la favorita d'obbligo, la spagnola Alexia Putellas, che, alla data di prima pubblicazione di questo contenuto, in stagione ha a referto oltre 30 gol e 20 assist, oltre a essere stata protagonista del Triplete della squadra guidata da Fran Sánchez.

Alexia Putellas favorita!

Da Londra, per la prossima edizione, invece dovrebbe spuntare il nome di Sam Kerr, che ha vinto il campionato con il Chelsea da capocannoniere e che ha trascinato la sua Australia anche alle Olimpiadi, portando la nazionale oceanica a un passo dalla medaglia.

E a proposito di Tokyo, occhio nel 2022 alla canadese Jessie Fleming, che ha portato a casa l’oro dal Giappone e il campionato con il Chelsea, ma anche a Vivianne Miedema, che con 10 reti è stata capocannoniere del torneo a cinque cerchi.

Insomma, di nomi su cui puntare, qualcuno ce n’è. La speranza è che, a differenza di quanto avviene solitamente con gli uomini, non ci siano polemiche al momento delle nuove proclamazioni!
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 4 novembre 2021.

 
November 30, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Domenico Tedesco | allenatore Domenico Tedesco | Tedesco tecnico

A volte, nel nome c’è davvero scritto un destino. In altre, invece, il futuro è incastonato nel cognome. Ed è decisamente il caso di Domenico Tedesco, allenatore nato in Calabria, ma che ha vissuto sin dalla tenera età, neanche a dirlo, in Germania.

Tedesco nelle giovanili dello Stoccarda

Domenico Tedesco: che impresa allo Erzgebirge Aue

Domenico Tedesco allenatore dello Schalke 04

Spartak Mosca: il viaggio di Tedesco in Russia 

La sua famiglia si è trasferita dalla provincia di Cosenza quando il piccolo Domenico aveva appena due anni per seguire suo padre, che aveva trovato un impiego nel land del Baden-Württemberg. Il calcio è subito una passione, al punto che Tedesco fa tutta la trafila delle giovanili con la maglia di un club locale, l’ASV Aichwald, che gli offre anche l’occasione di cominciare ad allenare. Ma il pallone non sembra poter dare al classe 1985 il futuro sognato, quindi meglio studiare.

Tedesco nelle giovanili dello Stoccarda

Dunque, Domenico Tedesco è laureato in ingegneria industriale e, tanto per non farsi mancare nulla, prende anche un master che sarà particolarmente premonitore: gestione dell’innovazione.

A offrirgli la possibilità di vivere di calcio arriva lo Stoccarda, che lo incarica di allenare le formazioni giovanili. È l’opportunità sognata da una vita, che convince Tedesco ad abbandonare il futuro nell’ingegneria per gettarsi a capofitto nella sua passione.

Ma siccome l’amore per il proprio lavoro non basta, bisogna studiare. Tedesco non se lo fa ripetere due volte e, mentre ha l’incarico di tecnico dell’Under-17 all’Hoffenheim decide di frequentare i corsi della federazione tedesca.

Domenico Tedesco tra i tifosi dello Schalke!

Nella Coverciano teutonica ci va con un collega che è destinato a diventare altrettanto famoso. Julian Nagelsmann all’epoca è l’allenatore dell’Under-19 del club di Sisenheim e i due ottengono assieme il patentino che permette loro di guidare squadre di primo livello.

E quando escono le graduatorie, il voto più alto non è quello del mini-Mourinho di Landsberg am Lech, bensì quello del figlio dell’immigrato che arriva dalla Calabria. Una bella soddisfazione, che porta anche delle conseguenze pratiche. Quando Nagelsmann viene promosso alla guida della prima squadra dell’Hoffenheim, a Tedesco viene assegnata l’Under-19 che era del tecnico bavarese.

Domenico Tedesco: che impresa allo Erzgebirge Aue

Se in giro è libero un allenatore così promettente, in Germania non è che si facciano poi troppi problemi a dargli fiducia. E quindi nel 2017 arriva la prima panchina vera e propria per Tedesco, che ad appena 32 anni prende la guida dell’Erzgebirge Aue, club della Sassonia che milita in Zweite Bundesliga. La situazione quando il tecnico arriva è pressoché disperata.

I viola sono a un passo dalla retrocessione, ma l’italo-tedesco riesce in un vero e proprio miracolo: da inizio marzo a fine maggio la squadra ottiene i punti necessari non solo per evitare la discesa diretta in 3. Liga, ma anche per non finire invischiata nei sempre complicati spareggi. La posizione finale è il quattordicesimo posto, che fa tirare un sospiro di sollievo ai sassoni, ma che soprattutto proietta immediatamente Tedesco tra i migliori giovani tecnici di Germania.

E da lì a guidare un club dalla tradizione importante e con una tifoseria tanto calda, quanto esigente, il passo è decisamente breve.

Domenico Tedesco allenatore dello Schalke 04

A puntare su di lui è il glorioso Schalke 04, che gli affida una rosa piena di talenti e di giovani interessanti. Basterebbe pensare che Tedesco, che nel frattempo diventa l’allenatore più giovane della storia del club di Gelsenkirchen, si ritrova a guidare Weston McKennie, Leon Goretzka, Thilo Kehrer, Alexander Nübel, Breel-Donald Embolo e un altro “paisà” italo-tedesco come Daniel Caligiuri.

La scommessa dei Minatori, che poi così qualificabili come scommesse non sono, paga eccome. Alla sua prima stagione in Bundesliga, Tedesco porta lo Schalke al secondo posto in classifica, anche se ovviamente a distanza siderale (21 punti di distacco) dal Bayern Monaco pigliatutto. Ma il fatto che lo Schalke riesca a tenere dietro in classifica i vicini e rivali del Borussia Dortmund vale moltissimo per la tifoseria del club.

Lo striscione dedicato a Domenico Tedesco!

E in uno strano scherzo del destino, Tedesco si mette alle spalle praticamente tutto il suo passato: al terzo posto c’è l’Hoffenheim, guidato dall’amico Nagelsmann, mentre al settimo c’è lo Stoccarda, la squadra che ha dato al tecnico nato in Calabria la prima opportunità di vivere di calcio, seppur giovanile. E visto che è annata di esordi, c’è anche la possibilità per la prima cavalcata in Coppa di Germania, in cui lo Schalke perde in semifinale contro l’Eintracht di Francoforte, che poi vincerà il trofeo.

La stagione successiva inizia con un altro tuffo nel passato. Tra le amichevoli dello Schalke spunta quella con l’Erzgebirge Aue, che dà un dispiacere a Tedesco battendo la sua squadra per 1-0. Ma il match del cuore è quello con la Fiorentina, che lo stesso tecnico ha sempre indicato come la sua squadra preferita. Un amore nato ai tempi in cui al Franchi regnava…l’Imperatore Terim, un collega per cui Tedesco nutre un’enorme ammirazione.

Il 3-0 alla Viola sembra di buon auspicio, ma la stagione non inizia per nulla bene. Per lo Schalke arrivano cinque sconfitte consecutive e la panchina del tecnico traballa non poco. A salvarlo c’è la qualificazione agli ottavi in Champions League, grazie al secondo posto nel girone.

In Bundesliga però le cose continuano ad andare male. Tra gennaio e marzo la squadra inanella una serie di risultati negativi e gli ottavi di finale di Champions sono la goccia che fa traboccare il vaso: lo Schalke viene sepolto di gol dal Manchester City di Pep Guardiola, che vince 2-3 in Germania ma soprattutto 7-0, risultato "altro" per le quote calcio all’Etihad, portando il club alla decisione di esonerare Tedesco.

Domenico Tedesco con Pep Guardiola!

Spartak Mosca: il viaggio di Tedesco in Russia 

Che però non si perde d’animo e decide di nuovo di…emigrare. Stavolta il destino lo porta in Russia, alla guida dello Spartak Mosca, dove con gli italiani hanno un buon rapporto dopo il campionato vinto con in panchina Massimo Carrera. Anche l’esperienza moscovita, però, è avara di soddisfazioni. Tedesco prende la squadra in nona posizione nell’ottobre 2019 e riesce a traghettarla al settimo posto nella Premier Liga.

La stagione successiva le prestazioni sono decisamente migliori, visto che lo Spartak ottiene il secondo posto dietro allo Zenit campione e così facendo si guadagna la possibilità di accedere alle qualificazioni per la Champions League. Ma la Russia non è nel futuro del tecnico, che nel maggio 2021 decide di lasciare il club per motivi personali.

Domenico Tedesco festeggia con Amine Harit!

La lontananza dalla famiglia lo convince a tornare in Germania. I tifosi dello Spartak, comunque, gli riservano tributi e onori, a dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto anche da quelle parti. E chissà quale sarà il prossimo club a puntare sul giovane prodigio del calcio italo-tedesco, uno che in fondo alla scuola per allenatori…aveva voti migliori dell’attuale allenatore del Bayern Monaco!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

November 4, 2021
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Candidati Pallone d'Oro 2021 | Messi Pallone d'Oro 2021 | La classifica finale del Pallone d'Oro 2021

Si avvicina fine novembre ed è altissima la febbre da Pallone d’Oro. Normale, perché dopo una stagione in cui non è stato assegnato (non senza polemiche), c’è un grandissima attesa per sapere chi sarà considerato il miglior calciatore del 2021.

Jorginho vincitore seriale

Messi sette meraviglie

Lewa, Pallone d'Oro... 2020

I top 5 del Pallone d'Oro 2021

Gli italiani e la lista dei 30

La classifica finale del Pallone d'Oro 2021

Come sempre, France Football ha pubblicato con un certo anticipo la lista dei trenta candidati, che permette di tentare qualche previsione sul vincitore e sul podio. Attenzione però, perché mai come quest’anno la rosa dei papabili è ampia. A differenza delle edizioni dell’ultimo decennio, dove il risultato sembrava scontato o al massimo c’era una lotta a due, nel 2021 sono in parecchi a contendersi il premio. E visto lo svolgimento della stagione, i grandi favoriti potevano diventare addirittura cinque.

Jorginho vincitore seriale

Guardando ai titoli vinti, che fanno parte naturalmente dei criteri per l’assegnazione, nessuno può nutrire più speranze di Jorginho. Il centrocampista azzurro è stato uno dei grandi protagonisti della cavalcata della squadra di Mancini agli Europei, che si è basata soprattutto sulle sue geometrie per conquistare il titolo continentale.

Certo, c’è la macchia del calcio di rigore sbagliato in finale, ma nessuno è perfetto. Anche perché, volendo considerare anche altre competizioni, nella bacheca dell’italo-brasiliano spunta qualcosa che nessun altro dei grandi favoriti ha: la Champions League. Dopo un periodo complicato con Lampard, Jorginho è stato messo al centro del progetto tecnico del Chelsea da Tuchel, che gli ha consegnato le chiavi della squadra ed è passato alla cassa a riscuotere con gli interessi.

Il riscaldamento di Jorginho ad Oporto!

Per le speranze del centrocampista dei Blues c’è anche la vittoria del premio come miglior calciatore UEFA, ma attenzione, perché anche tutti questi riconoscimenti potrebbero non bastare. Terzo posto finale nella classifica del Premio 2021.

Messi sette meraviglie

A fare ombra all’azzurro, infatti, potrebbe esserci…il solito Leo Messi. L’argentino era già primatista del trofeo, avendolo vinto per ben sei volte, ma c'è stato spazio per la settima meraviglia. Se si ragionasse su valori assoluti, difficile trovare un motivo per non assegnarlo alla Pulce.

Che però può pagare l’annata orribile del suo ormai ex Barcellona, a cui non è bastato il solito Messi in grande spolvero per evitare figuracce sia in Liga che soprattutto in Champions League. In compenso, però, l’estate (oltre al trasferimento al Paris Saint-Germain) ha portato in dote all’argentino anche la prima soddisfazione con la nazionale.

Messi, con nanoli e trofei!

L’Albiceleste ha infatti vinto la Copa America, chiudendo un digiuno che durava dal 1993 e aggiungendo un’altra tacca al palmares dell’ex 10 blaugrana. Che a questo punto, in un’edizione in cui non c’è un chiaro favorito per le scommesse calcio, può pensare di fare di nuovo il colpaccio come nel 2010 (vittoria davanti a Iniesta e Xavi, che avevano trionfato ai mondiali), e nel 2019 (quando ha superato sul filo di lana l’olandese Van Dijk, campione d’Europa).

Lewa, Pallone d'Oro... 2020

Meglio però non dimenticarsi che di solito uno dei modi per farsi votare è quello di segnare tantissimo. E nessuno negli ultimi due anni lo ha fatto come Robert Lewandowski. Il polacco del Bayern Monaco è il grande deluso della scorsa stagione.

Lewa in gol in Champions contro il Benfica!

Se il Pallone d’Oro 2020 fosse stato assegnato, ci sono pochissimi dubbi che ora il centravanti ce l’avrebbe sul caminetto, dopo il Triplete dei bavaresi a suon di suoi gol. Ma il destino ha voluto altrimenti e quindi Lewa ha dovuto quasi ripetersi per tornare tra i grandi favoriti della nuova edizione.

Il fatto che il Bayern quest’anno non abbia vinto la Champions può essere un neo nella sua candidatura, ma chissà, forse i giurati penseranno che sia il caso di riparare al torto del 2020. Anche perché ragionando sul fatto che tra febbraio e settembre 2021 il polacco ha segnato almeno un gol ogni volta che è sceso in campo con la maglia della sua squadra di club, votarlo come il migliore non sembra poi così poco sensato… Secondo posto per Lewa.

I top 5 del Pallone d'Oro 2021

E se i premi contano qualcosa, difficile tenere fuori dalla lista Karim Benzema. In fondo, il suo ritorno in nazionale francese ha portato a un trofeo, la Nations League appena vinta dai Bleus. Per non parlare del suo impatto sul Real Madrid.

Un'esultanza di Benzema!

Vero, i Blancos nella scorsa stagione sono rimasti totalmente a secco, cosa che non succedeva da una vita, ma non può essere certo colpa del francese. Anzi, Benzema si è preso sulle spalle la necessità di sostituire uno come Cristiano Ronaldo e lo ha fatto in modo sensazionale, considerando che circa un gol su tre da quando è andato via il portoghese lo ha segnato lui.

Quarto posto per lo straordinario attaccante francese.

Insomma, da considerare, così come è da considerare Donnarumma, un altro che con i club non ha fatto granché ma che in compenso è stato tra i protagonisti all’Europeo. Un nome che potrebbe attirare voti, anche se ci sono più probabilità per le scommesse sportive che all’azzurro possa andare il premio Yashin, quello al miglior portiere dell’anno.

Gli italiani e la lista dei 30

A proposito di azzurri, in lista ce ne sono altri tre. Il duo difensivo della Juventus, composto da Bonucci e Chiellini, è stato fondamentale nella vittoria dell’Italia a Wembley, ma pagherà la stagione non certo esaltante dei bianconeri, che per la prima volta dopo nove anni non trionfano in campionato sotto la guida di Pirlo.

Barella in dribbling all'Olimpico!

Scudetto che invece vince l’Inter di Barella, che anche agli Europei è stato importantissimo per la squadra di Mancini, sia con il gol al Belgio che con le sue prestazioni. Difficile però che il sardo si possa aggiudicare un posto nella top 10.

Gli altri…italiani della lista sono invece quelli che nel 2021 hanno giocato anche in parte in Serie A. A partire da Cristiano Ronaldo, per continuare con Lukaku, Kjaer e Lautaro Martinez. Gli ultimi due, assieme agli juventini e a Barella, sono gli unici che sono ancora nel nostro campionato, che si aggiudica così cinque nominati.

E gli altri? La lista prevede anche altri tre calciatori del Chelsea campione d’Europa, Azpilicueta, Kanté e Mount.

Il club che la fa da padrone è però il Manchester City, che ha ben cinque nominati: De Bruyne, Ruben Dias, Foden, Mahrez e Sterling. Va molto peggio ai vicini di casa dello United, che devono accontentarsi del duo portoghese composto da CR7 e da Bruno Fernandes.

Sempre in Premier League ci sono il centravanti del Tottenham Kane e Salah, stella del Liverpool che potrebbe essere un candidato al trofeo 2022.

Spostandosi in Liga, oltre a Benzema c’è uno strano poker. Spunta di nuovo Modric, già vincitore nel 2018, così come l’eterno Luis Suarez, campione di Spagna con l’Atletico Madrid. E poi altre due sorprese, Gerard Moreno, protagonista del Villarreal che ha vinto l’Europa League e il più giovane della lista, Pedri, l’unico oltre a Messi a salvarsi dall’anno orribile del Barcellona.

In Bundesliga a fare compagnia a Lewandowski c’è ovviamente Haaland, mentre la Ligue 1 schiera tutto il tridente dei sogni del PSG: assieme a Messi ci sono anche Neymar e Mbappè. Ma nessuno dei due sembra avere possibilità di insidiare i cinque grandi favoriti…
 

La classifica finale del Pallone d'Oro 2021

Dopo i 4 dei paragrafi di cui sopra, si piazza con merito Kanté, leader indiscusso dei Blues Campioni d'Europa ad Oporto.

Il trofeo di Messi!

Subito dopo il solito Ronaldo, Salah che si candida ad essere protagonista per l'edizione del premio 2022, il tuttocampista De Bruyne, Mbappé ed, in decima posizione, l'unico vero Campione del calcio italiano, Donnarumma!

Vediamo come si piazzano gli altri tre Azzurri nella classifica dei trenta: Chiellini e Bonucci, tredicesimo e quattordicesimo, e non potevano che terminare l'uno di seguito all'altro, Nicolò Barella al numero 26.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 3 novembre 2021.

November 30, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Raphinha | Raphina attaccante Brasile | Raphinha nuovo fenomeno

Con una nazionale forte come quella brasiliana, succede spesso che Tite lanci qualche calciatore non proprio conosciutissimo e che il giocatore in questione si prenda la scena. Quello a cui si è abituati, però, è scoprire ragazzini dal talento precoce, che molto spesso vengono portati in Europa dai grandi club per cifre importanti, come è successo a Vinicius, a Rodrygo o allo juventino Kaio Jorge.

Il rapporto speciale con Ronaldinho

Il calcio alla várzea

Tra Portogallo e Francia

Il trasferimento di Raphinha al Leeds

L'esordio con la Seleçao

È molto più raro che la nuova stella sia un calciatore di quasi venticinque anni, che è nel Vecchio Continente da quando ne aveva diciannove e che finora era quasi passato inosservato.

Il rapporto speciale con Ronaldinho

È il caso di Raphael Dias Belloli, meglio conosciuto come Raphinha, esterno del Leeds United del Loco Bielsa. Per lui il cammino verso la fama e verso la Seleçao non è stato semplice, ma alla fine il verdeoro con papà italiano si è imposto, tanto in Premier quanto con la Canarinha. Ma del resto, se a scoprire il tuo talento è uno come Deco e se tra i tuoi amici puoi vantare un certo Ronaldinho, significa che qualcosa di eccezionale ce lo devi pur avere…

La storia calcistica di Raphinha comincia abbastanza presto, perché in Brasile di solito prima si impara a calciare un pallone e poi a leggere e a scrivere. L’infanzia del classe 1996 non è di quelle troppo semplici: lo stesso giocatore del Leeds ha raccontato le difficoltà di vivere con tutta la famiglia in spazi ristretti, viste le difficoltà economiche.

Raphinha contro i Campioni d'Europa del Chelsea!

Ma per un bambino di sette anni ci sono cose che contano di più, come la possibilità di conoscere e di frequentare un campione come Ronaldinho, amico di famiglia e adesso anche dello stesso Raphael. Non che la conoscenza con Dinho lo aiuti a fare carriera, perché entrambe le big di Porto Alegre, l’Internacional e il Gremio, lo scartano ai provini. In compenso lo sceglie l’Avai, che lo fa crescere finché non lo nota Deco.

L’ex Porto lo scopre durante la coppa giovanile di San Paolo, più che un torneo di Viareggio per tradizione e visibilità, e lo porta in Europa, al Vitoria Guimaraes. Ma di mezzo c’è un’esperienza che a Raphinha ha cambiato la vita e anche il modo di intendere il calcio.

Il calcio alla várzea

Come ha raccontato lui stesso in una lettera a The Players’ Tribune, il brasiliano ha vissuto per parecchi anni l’ambiente della várzea. Un qualcosa che per chi non vive il calcio verdeoro è difficile da spiegare.

I tornei della várzea sono competizioni aperte a tutti, in cui i giovani calciatori cercano di farsi notare. Ma viste le condizioni dei campi e il fatto che venga tutto organizzato senza fare troppo caso a dei regolamenti ben precisi, il risultato è…il Far West, come lo ha descritto proprio Raphinha.

Partite in cui si gioca senza porte, senza maglia, su terreni accidentati e con intorno tifoserie molto calde, che possono arrivare a minacciare di morte chi è in campo (che tra parentesi si trova i tifosi attaccati e senza troppe possibilità, eventualmente, di fuggire). Una situazione non proprio raccomandabile, ma che ha senza dubbio formato il brasiliano, che ha voluto sottolineare quanto giocare in un ambiente ostile sia per lui quasi l’abitudine. E dopo le strade delle favelas, persino uno stadio con 90mila tifosi avversari è quasi una passeggiata.

Tra Portogallo e Francia

L’approdo nel Vecchio Continente in Portogallo è un classico per i calciatori brasiliani e Raphinha non fa eccezione. Il Vitoria Guimaraes decide di spedirlo nella squadra B, che all’epoca gioca il campionato cadetto. Ma basta una manciata di partite per capire che il ventenne venuto da Porto Alegre può fare la differenza anche in Primeira Liga.

E infatti nelle due stagioni successive il giovane verdeoro è un titolare fisso del Vitoria, con cui fa passi da gigante. Le 18 reti in 43 partite della stagione 2017/18 gli valgono l’interesse dello Sporting Lisbona, dove incontra Bruno Fernandes, che diventa uno dei suoi migliori amici. L’esperienza nella capitale lusitana però non è eccezionale, nonostante la vittoria della coppa nazionale e della Supercoppa di Portogallo.

Meglio provare altrove, come del resto aveva fatto proprio Fernandes confrontandosi con la Serie A. La tappa successiva è la Francia, a Rennes. E nell’ottima annata dei bretoni c’è tanto di Raphinha, che si prende le prime pagine ma anche e soprattutto l’interesse di un personaggio così particolare che nella várzea ci starebbe benissimo.

Il trasferimento di Raphinha al Leeds

A ottobre 2020 infatti arriva il Leeds United di Marcelo Bielsa, che spende circa venti milioni per portarlo a Elland Road. Quello tra i due è un rapporto particolare, iniziato con... uno spavento, visto che il Loco ha ben pensato di spuntare a sorpresa durante un allenamento per conoscere meglio il nuovo arrivato. Ma tra i consigli di un genio del pallone come l’argentino e un talento innegabile, è arrivata la consacrazione.

La velocità di Raphinha!

La prima stagione in Premier League è stata ottima, oltre le previsioni delle quote Premier League riguardanti i Whites e ha permesso a Raphinha di realizzare un altro dei sogni che aveva sin da bambino: la nazionale. 

Un percorso lungo e accidentato quello verso la maglia verdeoro, che ha anche rischiato di interrompersi e di prendere tonalità…azzurre. Il doppio passaporto del brasiliano non è infatti sfuggito alla Federcalcio, che su richiesta di Mancini si è attivata per capire se Raphinha avrebbe accettato la convocazione da parte dell’Italia.

La risposta è no, perché come per tanti ragazzi cresciuti col pallone tra i piedi nelle strade delle città brasiliane, l’obiettivo è uno solo, quello di giocare nella Seleçao.

L'esordio con la Seleçao

La prima convocazione arriva nell’agosto del 2021, ma Raphinha è costretto a dire di no a Tite per non dover poi rinunciare ai successivi impegni in Inghilterra. Ma ci vuole poco a rivedersi, perché per le partite di ottobre il CT lo chiama di nuovo. Anzi, fa di più, lo schiera nel secondo tempo contro il Venezuela, col Brasile sotto uno a zero. Tempo 45 minuti e il calciatore del Leeds mette a referto due assist, per il pareggio di Marquinhos e per l’1-3 definitivo di Antony.

Raphinha con Neymar!

Abbastanza per rivederlo, sempre da subentrato, nel pareggio per 0-0 con la Colombia.

Contro l’Uruguay, invece, arriva il debutto dal primo minuto. E se non è da predestinato, poco ci manca. Raphinha segna i gol del due e del tre a zero per le scommesse live, prima di uscire tra gli applausi della Arena da Amazônia. Dunque, il Brasile ha un nuovo eroe, che non ha paura di nulla e che sogna in grande. E se Qatar 2022 dovesse essere l’ultimo mondiale per Neymar, forse Tite non dovrà angosciarsi troppo per trovargli un erede…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo

November 2, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Messi pallone d'Oro | Messi pallone d'oro 2021 | sette volte pallone d'oro

Quando in inverno viene assegnato il Pallone d’Oro, da ormai da quasi quindici anni, se si parla del premio al miglior calciatore che gioca in Europa, non si può prescindere dal nominare Leo Messi.

La vittoria in Copa America a Rio

Il primo pallone d'Oro nel 2009

2010: il trofeo più contestato

Tris e poker di successi

Stagione 2015: triplete e Pallone d'Oro

La vittoria di Messi nel 2019 

E infatti, nonostante una stagione pessima da parte del Barcellona e un trasferimento clamoroso al Paris Saint-Germain, la Pulce vince nuovamente il premio

La vittoria in Copa America a Rio

A far salire le sue azioni è stata soprattutto la vittoria da parte della sua Argentina della Copa America. Certo, non sarà un mondiale e non gli permetterà di raggiungere Maradona per palmares con la maglia della nazionale, ma intanto il primo trofeo internazionale è finalmente in bacheca e soprattutto se l’Albiceleste ha interrotto un digiuno storico di vittorie che durava ormai dal 1993.

Messi alza la coppa a Rio!

Tutto questo è stato sufficiente, eccome, per vincere il settimo Pallone d’Oro! 

Il primo pallone d'Oro nel 2009

E dire che ha cominciato…relativamente tardi a vincerli, perché il primo è datato 2009. Il che, tra parentesi, fa sì che delle ultime undici edizioni assegnate, l’argentino ne abbia vinte più della metà. Il primo trionfo, che segue il secondo posto del 2008, è forse quello più scontato. Quando Messi va a ritirare il premio a inizio dicembre, si presenta da campione di tutto, o quasi. Gli manca solo il Mondiale per Club, che vincerà da lì a poche settimane.

Ma nel frattempo il Barcellona di Guardiola ha prima fatto il Triplete e poi vinto anche le due supercoppe, quella spagnola e quella europea. Logico dunque che per Messi, che è stato assoluto protagonista di tutti i trionfi (con tanto di gol di testa nella finalissima di Champions League a Roma), ci sia un vero e proprio plebiscito.

E infatti va esattamente così: l’argentino guida la classifica con 473 voti, doppiando agevolmente Cristiano Ronaldo, secondo in graduatoria con 233, e raccogliendo quasi il triplo dei voti del terzo, il compagno di squadra Xavi con 171.

Il gol di Roma!

 

2010: il trofeo più contestato

Il secondo Pallone d’Oro, quello 2010, è uno dei più controversi delle ultime stagioni, per non dire forse…di sempre. A partire da quell’anno, il Pallone d’Oro diventa targato FIFA, andando a fondersi con il FIFA World Player. A votare non sono dunque più solo i giornalisti, ma anche i commissari tecnici e i capitani delle nazionali.

E a essere favorito dall’allargamento della platea è proprio Messi. Quell’anno il Barcellona si conferma in Liga, ma esce dalla Champions contro l’Inter di Mourinho, nonostante l’innesto di Ibrahimovic. Per decidere almeno ogni 4 anni a chi assegnare il premio, poi, può essere decisivo, naturalmente, il Mondiale. Che viene vinto dalla Spagna di Iniesta (che segna anche il gol che vale la vittoria alle Furie Rosse nella finale in Sudafrica) e Xavi.

L’Argentina di Messi e Maradona, invece, esce contro la Germania subendo un clamoroso 4-0 a Cape Town. Dunque, che a fine anno il podio possa essere tutto blaugrana, qualcuno se lo aspetta anche. Che però alla fine avrebbe vinto proprio Messi, con il 22,65% dei voti, davanti ai due compagni di squadra, forse era meno prevedibile. E le polemiche al riguardo non si sono spente ancora oggi.

La delusione di Messi, dietro la gioia di Klose!

 

Tris e poker di successi

Un po’ più semplice accettare il tris di Messi nel 2011, quando l’argentino raggiunge leggende come Cruijff, Platini e Van Basten a quota tre. E proprio come Le Poi, la Pulce vince per tre volte consecutive. In dote Leo porta un’altra Champions League, anche stavolta vinta segnando contro il Manchester United (orfano però di Cristiano Ronaldo), un’altra Liga e soprattutto un numero di gol impressionante.

Per lui le marcature con il Barcellona in tutte le competizioni sono 53 e Messi si aggiudica il titolo di capocannoniere del campionato con 31 gol e anche della Champions con 12 marcature. Stavolta le percentuali di voto raccontano il secondo plebiscito della carriera dell’argentino: quasi un voto su due (47,88%) va a lui, con CR7 lontanissimo (21,6%) e Xavi che non arriva neanche nello specchietto retrovisore (9,23%).

Il gol a Wembley sempre contro lo United!

E come si suol dire, non c’è tre senza quattro. L’edizione 2012 è quella del record, perché nessuno al mondo prima di Messi aveva vinto quattro volte il Pallone d’Oro, per giunta consecutivamente. E nonostante un minimo in più di equilibrio nei voti, anche stavolta non c’è la minima discussione. Vero, il Barcellona non vince né la Liga (che va al Real Madrid) né la Champions League (se la aggiudica il Chelsea), ma i numeri stagionali parlano da soli.

Nella Liga 2011/12 Messi segna ben 50 gol e in totale ne mette a segno 73 con la maglia del Barça. E volendo rimanere confinati nell’anno solare, le cifre fanno ancora più paura. Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2012, tra Barça e Argentina, Messi segna la bellezza di 91 reti. E quindi pazienza se i trofei importanti gli sono sfuggiti. Il Pallone d’Oro lo vince lui con il 41,6% delle preferenze, davanti al solito Cristiano Ronaldo (23,68%) e a Iniesta (10,91%).

Stagione 2015: triplete e Pallone d'Oro

Poi però c’è uno stop. Per due stagioni, il Pallone d’Oro lo vince il fenomeno portoghese, come Messi che comunque arriva entrambe le volte secondo. Ma nel 2015, l’argentino torna sul gradino più alto del podio. Per la terza volta, la Pulce entra in nomination con in mano la Champions League e per la seconda volta dopo aver centrato il Triplete con il Barcellona, stavolta con in panchina Luis Enrique.

E sebbene i gol nella stagione 2014/15 siano “solamente” 58, non è che ci siano grandissimi dubbi. Il neo-capitano del Barcellona vince l’ultimo Pallone d’Oro FIFA con un’altra percentuale che supera il 40% delle preferenze (41,33%). Dietro, neanche a dirlo, c’è Cristiano Ronaldo (27,76%) e al terzo posto spunta l’ennesimo compagno di squadra, che stavolta è Neymar (7,86%).

Il tridente da sogno!

Poi il premio torna alla vecchia formula e per Messi sono anni di magra. Nel 2016 e nel 2017 deve accontentarsi del secondo posto dietro a Cristiano Ronaldo (che lo raggiunge a quota cinque vittorie), mentre nel 2018, complice l’ennesimo flop mondiale dell’Argentina, esce addirittura dal podio mentre a vincere è, con assoluto merito, Modric che ha portato i suoi connazionali, contro ogni pronostico dei siti di scommesse fino alla finale di Mosca.

La vittoria di Messi nel 2019 

Il colpo di coda però arriva nel 2019, in un’altra edizione particolarmente controversa. Lo scarto tra Messi e il secondo in classifica è ridottissimo, la Pulce vince con 686 voti contro i 679 di Virgil van Dijk, meravigliosa colonna del Liverpool fresco campione d’Europa.

Le polemiche nascono proprio dallo scontro tra i blaugrana e i Reds, quella semifinale in cui prima i catalani vincono 3-0 con doppietta di Messi e poi, escono, perdendo 4-0 ad Anfield: una qualificazione che sembrava già archiviata nel match di andata per le quote Champions.

La punizione di Messi al Liverpool!

Molti sostengono che il fatto di essere un difensore abbia penalizzato Van Dijk, soprattutto agli occhi dei giurati dei paesi extraeuropei. Ma alla fine i voti contano e parlano del sesto trionfo dell’argentino, che così supera di nuovo Cristiano Ronaldo, terzo con 476 voti. L’ennesimo record in una carriera fatta di primati forse insuperabili. Sempre, ovviamente, in attesa della possibile ottava meraviglia...

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 1 novembre 2021.

November 1, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Regole tennis | regole del tennis | punteggio tennis

Più che uno sport, il tennis è spesso stato definito un esercizio di una volontà ben precisa, quella di spedire la palla nel campo dell’avversario e fare in modo che l’avversario non riesca a fare la stessa cosa.

Le dimensioni del campo e l'altezza della rete

Le caratteristiche delle palline da tennis

A tennis si gioca in 2 o in 4

Punti, games e set

Le regole sul servizio

Le nuove regole del tennis

E per quanto possa sembrare semplice, in realtà è esattamente così, perché le regole del tennis non sono poi così tante. C’è un campo, ci sono delle linee e qualche avvertenza, ma per il resto non c’è moltissimo da sapere.

Le dimensioni del campo e l'altezza della rete

Per iniziare con quello che si deve invece sapere eccome, si parte dal campo, che può essere in diverse superfici (erba, terra, sintetico, cemento), ma che comunque ha sempre le stesse misure, espresse categoricamente nel sistema di misura imperiale, visto che il tennis è stato codificato nel Regno Unito: 78 piedi per 36, ovvero quasi 24 metri per quasi 11.

A metà campo è posta una rete, che è alta 1,07m ai lati e 0,914m al centro. Ogni metà campo è divisa da ulteriori linee. C’è si sono le due verticali dei corridoi, che nei match singoli delimitano il campo utilizzabile, che si trovano a 1,37m dalla linea laterale.

A 6,40m dalla rete, in orizzontale, ci sono le linee che delimitano l’area di battuta, divisa a metà da una linea verticale a metà rete. E poi attorno al campo stesso deve esserci ulteriore spazio che permetta ai tennisti di muoversi liberamente e che nelle gare internazionali è fissato a 3,65 metri ai lati della rete e di 6,40m a fondo campo.

Le caratteristiche delle palline da tennis

Se la scelta della racchetta, che pure nel corso degli anni ha subito parecchie evoluzioni nel materiale, è lasciata al tennista a seconda delle sue preferenze (anche se la misura standard è di circa 68 cm), non c’è invece molta possibilità di scelta per le palline.

Il regolamento prevede che la  palla da tennis abbia un diametro compreso tra i 6,54 e i 6,86 cm, con peso variabile dai 56 ai 59,4 g.

Per migliorare la stabilità e il rimbalzo, le palline utilizzate nel circuito professionistico sono pressurizzate, ma con l’utilizzo perdono le loro caratteristiche. Ecco perché ogni nove game (sette per le prime, visto che si usano anche per il riscaldamento) le palline vengono necessariamente sostituite.

A tennis si gioca in 2 o in 4

Le due tipologie di match sono il singolare e il doppio. La differenza, oltre ovviamente al numero di atleti in campo, è data da alcune particolarità. I due corridoi, che nel singolare non sono considerati parte del campo, nel doppio sono ancora validi, tranne che nella battuta.

Quanti tornei vinti da favorite per i pronostici relativi alle scommesse tennis per le sorelle Williams!

Le sorelle Williams!

L’obiettivo del tennis è il punto, ovvero un colpo che termini nel campo avversario e che non venga respinto, che faccia almeno due rimbalzi o che, quando respinto, non termini nel proprio campo scavalcando la rete. È possibile rispondere a un colpo sia al volo che dopo un rimbalzo, tranne nel caso del servizio, che non può essere respinto al volo.

La palla deve essere colpita con la racchetta, che non può mai essere staccata dalla mano. Affinché un punto sia valido, basta anche che tocchi minimamente le righe, che vengono considerate parte interna del campo e dell’area che delimitano.

Punti, games e set

Una partita si gioca su set, a loro volta composti da game. Un game termina quando uno dei due tennisti ottiene quattro punti (che sono assegnati in una successione di 15, 30, 40, game), a meno che non si arrivi nella situazione di “deuce”, ovvero un punteggio di 40-40.

Una delle famose proteste di John McEnroe!

In quel caso bisogna vincere due punti consecutivi, ottenendo prima un “vantaggio” e poi, concretizzandolo con il punto successivo, il game. I set, che possono essere tre o cinque a seconda della tipologia del torneo, si vincono portando a casa sei game. In caso di parità di cinque game a cinque, vince chi arriva prima a sette game.

E in caso di ulteriore parità si gioca il tie-break, un game decisivo che si vince con 7 punti e che aggiudica il set. I casi particolari sono rappresentati dai quattro tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open), che si giocano tutti al meglio dei cinque set e nel caso di parità per 6-6 nel quinto set hanno diversi metodi per risolvere la partita. Il più celebre è quello tuttora in vigore a Wimbledon, con la novità relativa alla durata di una partita di tennis, con il tie break solo sul 12-12.

Le regole sul servizio

Il momento più regolamentato è quello del servizio, anche detto battuta. Affinché una battuta sia valida, il tennista deve effettuarla da fermo e prima di colpire la palla deve avere entrambi i piedi dietro la linea di fondo e all’interno del prolungamento immaginario della linea della metà campo da cui sta servendo.

Il servizio è di un solo giocatore per tutta la durata del game e deve essere effettuato a punti alternati, cambiando lato ogni volta che uno dei due tennisti ottiene un punto. Per essere valido, un servizio deve terminare nell’area di battuta del lato di campo opposto a quello da cui si serve (per cui area sinistra per servizio da lato destro e viceversa).

Se il servizio si ferma a rete o esce fuori dall’area di battuta a chi batte viene assegnato un fallo, con la possibilità di servire di nuovo. In caso di doppio fallo, il punto viene assegnato a chi riceve.

Juan Martin del Potro indica il punto nel quale è caduta la pallina

C’è poi una particolarità, che è quella del “let”.

Se sul servizio la pallina tocca la rete ma entra comunque nell’area di battuta valida, il tennista può servire di nuovo come se fosse la prima battuta, senza dunque che gli venga assegnato il fallo e senza limite al numero di let consecutivi. Nel doppio il servizio spetta sempre allo stesso giocatore durante un game, con la squadra che serve che quindi si scambia a ogni punto, cosa che non accade agli avversari. 

Le nuove regole del tennis

Una volta apprese queste semplice regole, dunque, il tennis è uno sport parecchio semplice da seguire, anche grazie alle novità tecnologiche come l’occhio di falco, che permettono all’arbitro (che segue il match da una sedia rialzata) di prendere decisioni più accurate rispetto ai giudici di linea, che sono molto competenti ma comunque…umani. Tali innovazioni influiscono, naturalmente, anche sulle scommesse.

La Pliskova chiama un challenge a Wimbledon.

E con l’introduzione della tecnologia c’è anche la possibilità per i tennisti di chiedere per tre volte ogni set un challenge, sfidando una decisione presa dal giudice di sedia. Se chi chiede il challenge ha ragione, il punto si ripete e la chiamata non è “sprecata”. Se invece ha torto, perde sia il punto che la chiamata. Una novità in uno sport che per il resto non è cambi poi così tanto anche con i decenni…
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

October 18, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Pallina da tennis | Palline tennis | palline da tennis

Quella della pallina gialla che rimbalza su un campo in erba, in terra battuta o sintetico è l’immagine simbolo del tennis. Ma nonostante oggi sia fatta con materiali sempre più moderni per venire incontro alla naturale evoluzione dello sport con la racchetta, la storia della pallina è lunga e piena di cambiamenti.

In principio fu pallacorda

La gomma nel tennis moderno

Le palline bianche

Il color... palla da tennis

Le dimensioni della pallina da tennis

La pallina luminescente

In principio fu pallacorda

Del resto, il tennis stesso altro non è che figlio diretto della pallacorda, uno sport che è nato nel Medioevo e che ha la distinzione di aver avuto per primo l’idea di organizzare un campionato del mondo. E sebbene la palla... della- pallacorda fosse costruita con metodi molto più artigianali, è proprio da lì che bisogna partire per stabilire la…genealogia di quella da tennis.

Nei secoli passati, ognuno riempiva le palline come meglio poteva. C’erano gli scozzesi, che con un procedimento assai simile a quello dei primi palloni da calcio prendevano lo stomaco di una pecora, lo ricoprivano di lana e ci legavano attorno una corda.

In Francia invece si optava per un riempimento con sabbia, segatura o gesso, per poi ricoprire la palla di pelle e ancora successivamente di lana. Pian piano c’è stato un sviluppo, al punto che nei secoli successivi si trovano altre tipologie di palline, come quelle fatte di strisce di lana arrotolate e strette con della corda attorno a una piccola pallina di materiali diversi. Insomma, ci si arrangiava in maniere molto diverse e sempre più ingegnose.

La gomma nel tennis moderno

Ma poi, quasi in contemporanea con la nascita del tennis moderno (che risale al 1874, con la regolamentazione definitiva nel 1888) arriva la grande rivoluzione della gomma vulcanizzata. Quando Charles Goodyear nel 1844 inventa il processo per rendere la gomma più resistente ed elastica, tra le prime industrie che nascono ci sono infatti quelle che si occupano delle attrezzature da sport.

Palline Dunlop

E oltre ai palloni da calcio, che subiscono il primo grande sviluppo, nasce un nuovo tipo di pallina, quella da tennis, con lo stesso concetto: gomma vulcanizzata e riempimento d’aria. Leggendaria la storia delle palline dell’azienda tedesca Vereinigte Gummiwaaren Fabriken Harburg-Wien, che si pubblicizzava come la prima al mondo ad aver fornito palle da tennis vere e proprie, che venivano prodotte in due colori: bianca e rossa.

Le palline bianche

Già, perché la palla da tennis come la conosciamo oggi ha…cambiato colore soltanto in un periodo relativamente recente.

Fino agli anni Settanta, infatti, non c’era una regolamentazione ben precisa al riguardo. Anzi, si tendeva a produrre palle che fossero il più visibili possibile a seconda delle superfici in cui si giocava.

Normale dunque che la scelta cadesse con una certa frequenza sul bianco, ma anche sul nero, attraverso una copertura in flanella, in una specie di riedizione, seppure monocromatica del pallone da calcio.

Il color... palla da tennis

Poi nel 1972 si prende una decisione: per facilitare sia arbitri e giocatori, che soprattutto gli spettatori in TV, nasce il colore che si potrebbe tranquillamente definire…”pallina da tennis”. Un’idea che viene immediatamente adottata da tutti, tranne che dagli inglesi.

A Wimbledon, infatti, si continuerà a giocare rigorosamente con palle bianche fino all’edizione 1986. Ma i britannici, si sa, fanno eccezione. E quindi, nonostante tutt’oggi se ne producano in tutto il mondo nelle tonalità più svariate, quando si gioca a livello professionistico c’è solo il giallo fluorescente, a parte qualche rara eccezione in cui il bianco è tuttora consentito. 

Le dimensioni della pallina da tennis

A proposito di regole, cosa dicono le norme per quello che riguarda le palline? Che devono avere un diametro compreso tra i 6,54 e i 6,86 centimetri, che devono pesare tra i 56 e i 59,4 grammi e che devono rimbalzare tra i 135 e 147 cm quando cadono da un altezza di 100 pollici.

La struttura attuale delle palline è composta da due semisfere in gomma, con nucleo pressurizzato con aria o azoto, che sono poi rivestite di feltro, fondamentale per creare attrito e frenare la corsa della pallina, che alcuni tennisti quando servono riescono a spedire anche a 230 km/h, come quando a servire è John Isner.

Un ace di Isner!

E proprio per questione di velocità della superficie su cui si gioca, esistono tre tipologie di palline nel tennis professionistico.

Ci sono quelle ad alta velocità, che si usano su terreno lento, quelle medie per quando si gioca su superfici non troppo veloci e ovviamente quelle più lente per superfici in cui invece il rimbalzo è particolarmente rapido. E poi c’è un tipo speciale, quello per le partite giocate in altura (che da regolamento sono quelle su campi giocati a più di 1219 metri sul livello del mare).

Non che questo significhi che esista una sola pallina omologata, anzi. Ogni grande torneo ha la sua pallina ufficiale, offerta gentilmente dallo sponsor della manifestazione: così, con le palline olimpiche Zverev ha battuto da favorito per le scommesse il russo Khachanov a Tokyo!

Le palline... olimpiche!

La pallina luminescente

E bisogna anche prepararne molte, perché l’aspettativa di vita della singola pallina non è esattamente lunghissima. Colpa della pressurizzazione, che rende la pallina molto più veloce e con rimbalzi rigidi, ma che allo stesso tempo produce uno stress che la rovina irrimediabilmente.

Le palle pressurizzate vengono consegnate in un contenitore sottovuoto proprio per evitare che il processo di decadimento cominci non appena vengono terminate, ma nell’attimo in cui la scatola viene aperta, le palline hanno i minuti (o per meglio dire i colpi) contati.

E infatti è la norma durante un torneo assistere alla sostituzione del set di palle, che viene cambiato ogni nove giochi, tranne che per i primi, che sono sette perché viene considerato anche il tempo di riscaldamento. Un problema che chi gioca per diletto o a livello giovanile non deve ovviamente porsi, perché in quel caso le palline non sono pressurizzate e hanno di conseguenza una vita assai più lunga, anche se rimbalzano in maniera diversa e a volte meno prevedibile.

L'apparecchiatura per le palline da tennis!

Con il passare degli anni sono state ovviamente sviluppate diverse tecnologie per rendere la pallina e di conseguenza anche lo sport in sé. C’è chi ha, con una strumentazione iper tecnologica, creato palline in grado di avere la propria luminescenza, permettendo di allungare i tempi anche per le scommesse tennis in cui giocare in condizioni crepuscolari quando il torneo come nel caso di Wimbledon non permette di proseguire le partite al calare del buio.

E c’è anche chi ha studiato palline con un alto grado di idrorepellenza, per quelle situazioni di pioggia leggera in cui si può continuare a giocare. Insomma, una storia lunga e piena di cambiamenti epocali, partita dal Medioevo ma che guarda al futuro…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

October 18, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Regole pallavolo | regole del volley | le regole della pallavolo

A prima vista, la pallavolo è uno sport semplice. Con un massimo di tre tocchi, si deve far toccare al pallone il pavimento della metà campo avversaria.

Le misure del campo da pallavolo

La rotazione in campo nel volley

L'abolizione della regola del cambio palla

Le infrazioni nella pallavolo

Il ruolo del libero nel volleyball

Le regole sul muro

L'utilizzo dei piedi

E detta così, potrebbe anche sembrare che non ci sia molto altro da sapere per chi guarda una partita di volley. In realtà però non è così, anche perché quando la pallavolo è nata, nel lontano 1895, le regole che presenta il suo inventore William G. Morgan sono lontanissime da quelle di oggi.

Le misure del campo da pallavolo

Ovviamente la pallavolo moderna è quasi…un altro sport, che ha poche ma importantissime regole. Si gioca in sei contro sei, su un campo rettangolare da 18 metri per nove, che è diviso dalla rete in due quadrati. A sua volta, ogni metà campo è divisa in due da una linea posta a tre metri dal centro. La altezza della rete rappresenta l’unica differenza tra pallavolo maschile e femminile: per gli uomini è fissata a 2,43m, mentre per le donne è a 2,24m.

Le campionesse olimpiche!

 

La rotazione in campo nel volley

Una delle caratteristiche più particolari del volley è però la rotazione in campo. Per quanto i ruoli (centrale, opposto, palleggiatore, schiacciatore e libero) siano fissi, non lo è la posizione all’interno del terreno di gioco. A ogni cambio palla (ovvero quando effettua un punto la squadra che non stava battendo all’inizio), i giocatori devono ruotare in senso orario, seguendo le sei posizioni che sono elencate partendo dalla seconda linea e dal difensore destro.

Occhio a rispettare la rotazione, altrimenti si rischia di incorrere nel fallo di posizione, che l’arbitro sanziona quando i giocatori in campo al momento del servizio non sono nel posto che compete loro. A stabilire quale sia il posto, però, non c’è uno schema fisso, ma la posizione stessa dei giocatori, che sanno che in una determinata posizione devono trovarsi più avanti o più indietro, più a sinistra o più a destra di chi gli sta vicino.

L'abolizione della regola del cambio palla

La pallavolo di qualche decennio fa, si giocava con la regola del cambio palla. Era possibile conquistare un punto (dei 15 necessari per vincere un set) solamente in un’azione iniziata con il proprio servizio. Una situazione che spesso e volentieri rendeva le partite delle vere e proprie maratone e che è stata dunque modificata. Ora, ogni pallone finito a terra vale un punto e questa novità è stata avvincente anche per le scommesse live!

 Le partite sono articolate su cinque set da 25 punti, con tie-break in caso di parità sul 24-24 e quinto set che invece si gioca a quindici. Vince la squadra che per prima porta a casa tre set. 

Dunque, un punto nella pallavolo si fa facendo finire il pallone a terra nel campo avversario, persino pizzicando minimamente le linee, che fanno parte della propria area. Oppure si può fare in modo che il pallone vada fuori, avendo però toccato un giocatore avversario che non è stato in grado di controllarlo. Il tutto in massimo tre tocchi, o quattro, se il muro è riuscito a smorzare l’azione degli avversari. 

Le infrazioni nella pallavolo

Ma un’azione nella pallavolo non è così semplice come può sembrare, perché ci sono regole ben precise che determinano quello che è regolare e quello che non lo è. Ogni infrazione, ovviamente, è sanzionata con un punto a sfavore e con l’assegnazione del servizio alla squadra avversaria. Si parte dall’assunto che solamente i tre giocatori che si trovano sottorete, ovvero nelle tre posizioni di gioco davanti alla linea dei tre metri, possono attaccare da quella zona.

Il che non significa che chi si trova in seconda linea non possa attaccare, ma per farlo dovrà comunque staccare prima di toccare con i piedi la linea dei tre metri. Occhio poi alla rete e alla linea di metà campo. Toccare la rete o oltrepassare con l’intero piede la linea è fallo di invasione, così come lo è toccare il pallone che abbia già oltrepassato interamente la rete, trovandosi così nella parte di campo dell’avversario.

Il ruolo del libero nel volleyball

C’è poi qualche limitazione per il ruolo del libero, che è stato introdotto abbastanza di recente e ha causato una piccola-grande rivoluzione nello sport. Il libero è un giocatore prettamente difensivo, che come tale viene schierato quando la squadra è in ricezione della battuta avversaria, solitamente sostituendo il centrale che in quel momento si trova in seconda linea.

Il famoso libero francese Jenia Grebennikov, giocatore in forza al Modena!

Ma visto questo lavoro particolare, il libero non può fare altro che ricevere. Se si trova a giocare il secondo tocco, quello che solitamente tocca al palleggiatore, in prima linea, i compagni di squadra non possono attaccare schiacciando, ma devono semplicemente spedire il pallone al di là della rete colpendolo dal basso.

Le regole sul muro

E, naturalmente, al libero non è permesso né di attaccare né di andare a muro, un altro fondamentale del volley che ha un paio di regole dedicate.

Come quella che impedisce di andare a muro sul servizio degli avversari o a chi nelle rotazioni parte in seconda linea di andare a tentare di murare l’avversario. Fortissime in questo fondamentale, le ragazze statunitensi del sensazionale Coach Karch Kiraly hanno rispettato i favori dei pronostici pallavolo , sbaragliando le avversarie nel Torneo olimpico di Tokyo!

Il muro delle statunitensi!

Per il resto, in difesa si può fare un po’ di tutto, tranne che giocare il pallone quando è nel campo dell’avversario.

L'utilizzo dei piedi

Attenzione, però, perché se una ricezione sbagliata spedisce la sfera dall’altro lato del palazzetto ma non in campo, un difensore può (evitando di passare sotto rete) persino rispedirla dalla sua parte. E, a differenza di quanto avveniva in passato, può farlo con qualsiasi parte del corpo.

Il russo Artem Ermakov utilizza il piede in ricezione!

Già a partire dagli anni Novanta è infatti stato liberalizzato il tocco di piede, che una volta era considerato infrazione ma che oggi è diventato utilissimo e comune, soprattutto quando c’è la necessità di effettuare salvataggi alla disperata. 

Apprese queste poche ma importanti regole, tra cui l’impossibilità di calpestare la riga di fondo in battuta e quella di far passare la palla a lato delle due antenne che delimitano lo spazio di rete, chiunque può godersi una partita di pallavolo. Uno sport spettacolare e diffuso in tutto il mondo, che pur senza contatto fisico regala emozioni a non finire.
 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

October 15, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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palla football americano | pallone football | palla ufficiale NFL

Caratteristico, unico e quasi mai cambiato. Il pallone da football americano è uno dei principali emblemi dello sport Made in USA. Il football americano è lo sport per eccellenza delle famiglie statunitensi, spesso collegato anche a feste tradizionali come il Thanksgiving.

Il pallone Wilson ed il Superbowl 1

Le caratteristiche del pallone 

Dal 2006 chi attacca ha il suo pallone

Il caso Deflategate

Il giorno del ringraziamento è usanza americana mangiare il tacchino e vedere la NFL, con tante grandi partite ad accompagnare la giornata delle famiglie. E spesso, tra una partita e l’altra, a diventare protagonista è proprio la palla ovale con cui grandi e piccoli si divertono a fare qualche lancio. 

Il pallone Wilson ed il Superbowl 1

Un solo produttore, un solo pallone e nessun dubbio sulle regole! Fin dalla prima edizione del Superbowl a produrre il pallone è sempre stata la casa americana “Wilson”. Primo Superbowl datato ormai 1967, quando per la prima volta le vincitrici della AFL e della NFL si affrontarono per il “Championship Game”. Al Los Angeles Memorial Coliseum i Green Bay Packers batterono 35-10 i Kansas City Chiefs di Len Dawson, vincendo il primo Superbowl della storia.

Len Dawson, il quarterback dei Kansas City Chiefs!

La lega, nonostante la fusione del 1966, ha mantenuto calendari divisi tra AFL e NFL fino al 1969, con il Superbowl come unico evento comune tra le due “conference” che alla fine assegnava il titolo.

Dal 1969 in poi la lega si è unita sotto il nome di National Football League e, seppur divisa in American Football Conference e National Football Conference, anche durante la Regular Season si possono affrontare squadre di due conference opposte.

Come abbiamo già indicato, il pallone è sempre stato prodotto da Wilson, che ne ha mantenuto le caratteristiche originali pur dando spazio alla tecnologia. La forma ovale, che rende a volte impossibile da prevedere il rimbalzo del pallone sul terreno di gioco in caso di punt o fumble.

Il color “cuoio”, cosa che, ad esempio, è cambiata nel calcio dove il marrone tipico dei palloni di un secolo fa ha lasciato spazio a colorazioni sempre più diverse e particolari. La cucitura bianca al centro e le scritte che si trovano sul pallone di ogni Superbowl. Queste parole sono “Wilson”, “Commissioner” con poi la firma dell’attuale commissioner e “Made in USA”, visto che Wilson continua a produrre tutti i palloni della NFL ad Ada, in Ohio. 

Le caratteristiche del pallone 

Il pallone da Football americano è diverso sia per forma che per peso dal pallone da rugby. Rispetto alla palla ovale “europea”, il pallone da Football americano è più piccolo e affusolato, oltre a presentare la caratteristica cucitura bianca.

Il quarterback Carson Wentz degli Indianapolis Colts!

Quest’ultima è fondamentale per i quarterback, ruolo assolutamente fondamentale quando si periziano le quote relative alle scommesse football americano che così hanno una migliore presa sul pallone stesso e riescono a maneggiare meglio l’ovale prima di un lancio.

Il pallone è lungo 28 centimetri, con una circonferenza al centro di 56 centimetri e pesa all’incirca 425 grammi. L’obiettivo di qualsiasi quarterback è quello di avere un perfetto grip con il pallone prima di lanciare verso i ricevitori, che dovranno essere aiutati dai loro quarterback.

Il QB infatti deve cercare sempre di imprimere uno spin al pallone così da mantenere una traiettoria stabile. Questo permette al pallone di avere una maggiore velocità, ma soprattutto permette al ricevitore di focalizzare fin da subito la traiettoria del pallone stesso così da poter posizionare al meglio le mani in fase di ricezione. Oltre alle misure standard, il pallone deve anche essere gonfiato a una pressione tra gli 86 e i 93 pascal. 

Dal 2006 chi attacca ha il suo pallone

Non tutti però hanno rispettato dettagliatamente le regole sul pallone, specialmente sul peso. E’ il caso dei New England Patriots e dell’ormai famosissimo Deflategate. Il 18 gennaio del 2015 i Pats ospitano a Foxborough gli Indianapolis Colts e, da favoriti per le scommesse sportive, dominarono la finale della AFC vincendo 45-7.

Tom Brady!

Dal 2006 la NFL ha apportato una modifica apparentemente minima, ma che alla fine ha fatto la differenza. Fino ad allora infatti la NFL forniva alla squadra di casa tutti i palloni necessari per lo svolgimento della partita. Dal 2006 invece ogni squadra aveva a disposizioni i “propri” palloni per giocare in attacco.

Il caso Deflategate

Questo cosa vuol dire? Che nella sfida tra New England e Indianapolis i Patriots giocavano in attacco con i palloni a loro disposizione e gonfiati alle pressioni da loro decise, mentre a loro volta i Colts giocavano con i “loro” palloni. Il pallone più è sgonfio, più è semplice da ricevere per i Wide Receiver e per questo è stato imposto il limite minimo di 86 pascal. Già durante la stagione 2014 i Patriots erano stati accusati di giocare con palloni sgonfi dai Baltimore Ravens (accuse poi ritirate dal coach) e proprio dagli Indianapolis Colts.

Un simpatico stendardo a Boston!

L’evento che dà il via allo scandalo è l’intercetto lanciato da Tom Brady e ricevuto da D’Qwell Jackson. Come si fa in questi casi, Jackson ha portato il pallone in panchina come ricordo dell’intercetto e lo ha lasciato a uno degli assistant coach dei Colts. Dalla panchina di Indi partirono dei sospetti e nell’intervallo furono controllati i palloni dei Patriots, e ben undici dei dodici palloni da loro utilizzati risultarono sgonfi.

Gli stessi vennero gonfiati, la partita la vinse New England ma la NFL, dopo lunghe indagini, quattro mesi dopo multò per un milione di dollari i Patriots, tolse loro la prima scelta al Draft del 2016 e squalificò Tom Brady per quattro partite. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

October 13, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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regole football americano | regole football | regole NFL

Il Football americano è, indiscutibilmente, lo sport più amato dagli americani e il meno conosciuto al di fuori degli USA. Se si esclude il Superbowl, evento che va oltre la semplice partita, in pochi veramente seguono, con costanza, la NFL fuori dagli Stati Uniti.

Le regole di base del football

Il possesso palla ed i 4 tentativi

Le scelte  a disposizione del quarterback

La penalità della holding

I ruoli nella difesa

Eppure la National Football League nutre una fan-base clamorosamente calda in America. Andiamo a conoscere meglio le regole del Football americano, a cominciare dagli schieramenti in campo.

Le regole di base del football

La partita si gioca su un campo lungo 100 yard (più le due aree di meta lunghe 10 yard ciascuna) e largo poco più di 53 yard. Si gioca in undici contro undici, ma il roster viene diviso tendenzialmente in tre. L’attacco, che si occupa solamente della fase offensiva del gioco. La difesa, con giocatori che devono fermare gli avversari evitando loro la possibilità di fare touchdown o segnare un field goal, anche da molto, molto lontano...

La linea difensiva degli Eagles!

Ed infine gli special teams, che si occupano quasi sempre di situazioni di quarto down, di kickoff o di field goal. 

Il possesso palla ed i 4 tentativi

Ogni azione è scandita dai “down”, e l’obiettivo di ogni attacco è raggiungere la chiusura del “down”. Per ottenere la chiusura del “down” si devono conquistare dieci yard, e per farlo si hanno a disposizione quattro tentativi.

Iniziamo con un esempio per cercare di essere più chiari. Ipotizziamo che una squadra inizi l’azione offensiva dalle 25 yard della propria metà campo, per chiudere il “down” deve raggiungere o superare le 35 yard, sempre della propria metà campo. Per farlo avrà a disposizione quattro tentativi, ma se non dovesse riuscire a raggiungerle perderà il pallone consegnandolo alla squadra avversaria.

Per questo motivo l’attacco quasi sempre gioca su tre “down”, lasciando poi il quarto tentativo allo special team. Quest’ultimo, tramite un calcio effettuato dal “punter” cercherà di calciare il pallone più lontano possibile e restituirlo alla squadra avversaria lontano dalla propria end zone (zona di meta).

Il punter Rigoberto Sanchez degli Indianapolis Colts!

Se la squadra in attacco, dopo aver conquistato terreno dovesse entrare nelle ultime 10 yard del territorio avversario, non si parlerà più di primo down e 10 ma di primo down e goal, con l’obiettivo di entrare in end zone per segnare un touchdown. 

Le scelte  a disposizione del quarterback

In attacco la gestione del possesso offensivo viene affidata al quarterback, ovvero il giocatore che controllerà sempre il pallone e avrà il compito di lanciarlo ai propri ricevitori. il QB sarà protetto da almeno cinque uomini di linea offensiva, ovvero giocatori che avranno il compito solamente di tutelarlo o aiutare il running-back.

Ogni squadra ha l’obbligo di schierare in campo almeno cinque uomini di linea, i quali in situazioni di passaggio non potranno correre in avanti per più di cinque yard, in caso contrario scatterà una penalità. Uno di questi cinque uomini di linea, ovvero il centro, avrà il compito di fare lo “snap”, ovvero passare sotto le sue gambe il pallone al quarterback per dare il via all’azione offensiva.

Nessun giocatore dell’attacco potrà muoversi in avanti prima dello “snap”, qualora lo facesse incorrerà in una penalità (falsa partenza).

Snap per il quarterback Davis Mills, degli Houston Texans!

L’attacco, naturalmente, non è costretto a lanciare con il QB, può anche decidere di affidarsi a un gioco di corsa coinvolgendo, di conseguenza, quasi sempre il runningback. Quest’ultimo gioca o al fianco o alle spalle del QB ed è solitamente il più piccolo e rapido giocatore dell’attacco, ed anche quello che subisce più colpi nell’arco della sua carriera.

Se si vuole invece ricorrere a un gioco di lancio, il Quarterback dovrà affidarsi ai suoi Wide Receiver o al Tight End, con i primi che di solito giocano vicino alla linea laterale mentre il TE gioca nella zona interna del campo e spesso aiuta anche gli uomini di linea a bloccare in caso di corsa del RB.

La penalità della holding

Una delle penalità maggiormente segnalata agli attacchi è l’holding, specialmente effettuato dagli uomini di linea.

L'arbitro Clete Blakeman, ha il numero 34, segnala un primo down

Qualsiasi tipo di trattenuta effettuata esternamente al proprio blocco porta automaticamente a una penalità, che costa all’attacco dieci yard. Ne vengono chiamate davvero poche ai San Diego Charges, sempre tra i favoriti per il sito scommesse.

I ruoli nella difesa

I difensori si dividono in Defensive lineman, Linebacker e Defensive Back. I primi si occupano di aggredire la linea d’attacco avversaria al fine di fermare le corse e mettere pressione al Quarterback avversario. Se dovessero riuscire a fermare il Runningback con un placcaggio provocando una perdita di terreno si otterrebbe un tackle for loss, mentre se ad esser placcato dovesse essere il Quarterback ci troveremmo davanti ad un c.d. sack.

Il quarterback di Washington Taylor Heinicke è "sacked" dal free safety Marcus Williams di New Orleans Saints!

Gli uomini di linea devono stare attenti però a non placcare il Quarterback dopo che ha lanciato verso un ricevitore, in tal caso si incorre in una penalità da 15 yard che può risultare davvero determinante anche per le scommesse live!

I linebacker possono essere classificati alla stregua di registi difensivi, devono chiamare, appunto, lo schema difensivo e di solito aiutano gli uomini di linea difensiva nel fermare le corse, mentre in situazione di passaggio difendono sul runningback e sui tightend.

I defensive back invece si occupano soprattutto del gioco su passaggio, anche se spesso risultano decisivi anche sulle corse evitando grandi guadagni all’attacco e magari aggredendo a loro volta la linea difensiva avversaria. Si dividono in cornerback e safety.

I primi devono difendere sui Wide Receiver avversari, facendo sentire la loro fisicità e cercando anche di intercettare il passaggio del Quarterback. Ciò che non possono fare è trattenere il braccio del ricevitore, in tal caso di tratterebbe di pass interference e gli arbitri saranno costretti a considerare valida la ricezione facendo ripartire l’attacco dalla posizione del fallo.

Le safety invece hanno il compito di aiutare i linebacker in situazioni di corsa, di raddoppiare i migliori Wide Receiver avversari sui giochi di lancio e dare copertura sul profondo per evitare i touchdown. 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

October 13, 2021
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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