I rigori più brutti!

Anche i migliori sbagliano dagli undici metri, persino quando arrivano da una striscia positiva di 25 calci di rigore realizzati. Sergio Ramos ha avuto l’occasione perfetta di festeggiare la sua presenza numero 177 con la Spagna, che lo rende il calciatore europeo con più partite in nazionale superando Gigi Buffon. Quando l’arbitro del match contro la Svizzera ha fischiato il penalty per un tocco di mano su un colpo di testa proprio di Ramos, probabilmente cercato dal centralone del Real, non ci sono stati dubbi.

Il Gran Capitan è andato sul dischetto, ma Sommer ha intuito e ha parato. Succede, anche a chi solitamente è un cecchino. Quello che accade  con meno frequenza, invece, è avere una seconda occasione e… fare ancora peggio! Ramos, al secondo rigore fischiato in favore delle Furie Rosse è tornato di fronte a Sommer e ha tentato la specialità della casa: il cucchiaio. Che però è venuto malissimo, trasformandosi in un innocuo passaggio al portiere elvetico. E spedendo così il tentativo del ragazzo di Camas nella certamente non apprezzabile lista dei peggiori rigori di sempre.

Chissà, forse Ramos ha preso ispirazione da un collega: Ademola Lookman, attaccante inglese di proprietà del Lipsia ma in prestito al Fulham, ha infatti fatto il giro del mondo con il rigore sbagliato contro il West Ham. Come nel caso di Ramos, il classe 1997 ha tentato il cucchiaio, ma ha calcolato male la potenza. Risultato, un passaggio dritto nelle mani del portiere degli Hammers. Punti bonus nella classifica delle nefandezze per il calciatore dei Cottagers, visto che il minuto era il 98 e che segnare quel rigore avrebbe significato per il Fulham portare a casa un insperato pareggio esterno.

I peggiori

Si può fare peggio? Eccome! Sbagliando clamorosamente un calcio di rigore si può tranquillamente mandare all’aria uno storico preliminare di Champions League, con tutte le conseguenze sportive ed economiche del caso. Impossibile quindi non pensare a “O Mago” Maicosuel, il cui nome rovina ancora i sogni dei tifosi dell’Udinese.

Il talento trequartista brasiliano arriva dal Botafogo per cinque milioni di euro e alla prima in Serie A segna contro la Fiorentina. Peccato che per diventare celebre il verdeoro scelga la partita peggiore: il ritorno dei playoff di Champions contro il Braga. La squadra di Guidolin viene trascinata ai rigori dai portoghesi e perde anche a causa del penalty di Maicosuel. Anche lui tenta il cucchiaio, ma il portiere non si tuffa. E, poco sorprendentemente, il brasiliano finisce anche fuori dalla lista dell’Europa League...

Non solo a colpi di cucchiaio si sbagliano i calci di rigore. Succede anche di colpire… molto male il pallone, con risultati spesso devastanti. Per informazioni, chiedere a Billy Costacurta, che nella finale di Coppa Intercontinentale del 2003 si fa parare uno dei penalty dal Pato Abbondanzieri. Il difensore del Milan tenta la botta forte centrale ma il pallone non si alza minimamente e finisce sulle gambe del portiere argentino. Così come la coppa finisce a Buenos Aires.

Billy però è in ottima compagnia, perché persino uno come Alex Del Piero ha uno scheletro simile nell’armadio. Per fortuna di Pinturicchio, l’errore costa poco, perché in fondo è solo la finale della Peace Cup 2009 tra Juventus e Aston Villa. Ciò però non toglie che il penalty sia assai poco alla Del Piero: anzi, è un bel passaggio al portiere dei Villans, con tanto di scatto di rabbia del numero 10 bianconero alla vista del pessimo gesto tecnico.

 

In pochi però hanno gli incubi pensando a un calcio di rigore come certamente li avrà John Terry. Nella notte di Mosca nel 2008, dopo che per il Manchester United ha sbagliato addirittura Cristiano Ronaldo, serve solo il suo gol, quello del capitano, per regalare al Chelsea la prima Champions League della sua storia.

Sotto la pioggia russa, il numero 26 si incarica del penalty decisivo, ma clamorosamente scivola al momento di colpire. Si va ad oltranza e l’errore decisivo è di Anelka. Per sua fortuna, Terry potrà comunque sollevare, seppur in borghese, la coppa dalle grandi orecchie quattro anni dopo, anche se di certo quello scivolone clamoroso lo perseguiterà comunque.

Occhio anche a cercare di imitare i maestri, perché non è sempre detto che ci si riesca per bene. Il calcio di rigore a due tocchi, brevettato da un certo Johan Cruijff, fa scuola. Qualcuno lo ripropone con successo, come fanno Messi e Suarez contro il Celta nel 2016, ma c’è anche chi fa una figura decisamente barbina. È il caso di Pires e Henry, che nel 2005 contro il Manchester City si mettono in testa di provarci.

Risultato, frittata in mondovisione: Pires tocca il pallone talmente piano che Henry, convinto che il compagno non abbia calciato, si ferma. I difensori del Manchester City, poco interessati al teatrino, decidono che la soluzione migliore è spazzare il pallone in tribuna e lasciare i due Gunners a discutere sull’accaduto.

Ma purtroppo è impossibile parlare dei peggiori rigori di sempre senza menzionare la nazionale italiana. Gli azzurri non hanno una grandissima tradizione dal dischetto, con la felice eccezione del mondiale 2006.

Tra Italia ’90, USA ’94 e Francia ’98 arrivano tre delusioni clamorose, ma in quanto a bruttezza dei penalty tirati non può non vincere il match di Euro 2016 contro la Germania.

I rigori di Bordeaux

La squadra di Conte elimina alla grande agli ottavi la Spagna campione in carica con un perentorio 2-0 per le scommesse live e ai quarti affronta la Germania che due anni prima ha vinto il mondiale a Rio. Si va ai rigori e quelli che fino a quel momento sono stati i protagonisti in positivo dell’Europeo diventano i giustizieri degli azzurri.

Il secondo rigore lo tira Zaza ed è tragicomico. L’attaccante, all’epoca alla Juventus, prende una rincorsa laterale stranissima e spedisce il pallone nella stratosfera. Un’esecuzione che ancora oggi gli vale il primo posto in molte compilation di rigori sbagliati.

Anche Pellè però non fa una bellissima figura. Il centravanti decide di sfidare Neuer, annunciando con ampi gesti che farà il cucchiaio. Il portiere tedesco però evidentemente lo intimorisce e quindi Pellè rinuncia all’ultimo momento, calciando malissimo fuori, con Neuer che comunque aveva anche azzeccato l’angolo. Insomma, Sergio Ramos può tranquillamente consolarsi: la figuraccia dagli undici metri è in agguato per chiunque...

*L'immagine di apertura dell'articolo è di  Catherine Ivill (AP Photo).

November 16, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Calcio, il rapporto tra Belgio e Premier: tutti i campioni esplosi in Inghilterra

L’esplosione del calcio belga degli ultimi dieci anni ha portato una vera e propria colonia proveniente dal Belgio in Premier League. Sono tanti, infatti, i calciatori provenienti da uno dei paesi europei più floridi nella NBA del calcio! Tanti campioni passati dalla Premier, o che ancora giocano da protagonisti nel principale campionato mondiale.

La stella è senza dubbio Kevin De Bruyne, fulcro del gioco del Manchester City di Pep Guardiola. La squadra a guardare maggiormente il calcio belga in Inghilterra è il Chelsea, che nel 2012 punta su un giovanissimo Kevin De Bruyne. Il centrocampista belga a 21 anni passa dal Genk, dove era stato protagonista di due stagioni clamorose da 14 gol e 32 assist ai Blues per soli otto milioni di euro, e a 21 anni si ritrova catapultato nella realtà virtuale della Premier: il Chelsea punta su di lui ma il suo impatto a Londra è difficile.

I Blues, dopo un anno di prestito al Werder Brema, lo cedono al Wolfsburg per 22 milioni di euro. Diciotto mesi di calcio stellare in Germania convincono il Manchester City a investire oltre 75 milioni di euro per riportarlo in Premier League. Da cinque anni il talento e la classe di Kevin De Bruyne illuminano il calcio inglese. 

Gli altri big in Premier

Come mai i talenti belgi riescono a fare la differenza in Premier? In un campionato così fisico, saper coniugare qualità tecnica in velocità e forza fisica è fondamentale e il calcio belga ne è l’emblema. Si punta sul talento, sfruttando la struttura fisica dei giocatori. Emblematico è il caso di un giocatore come Youri Tielemans, tuttocampista primo marcatore proprio contro l'Inghilterra nella partita che ha praticamente risolto il gruppo di Nations.

Uscito dal settore giovanile dell’Anderlecht, sembrava pronto ad esplodere ma il suo passaggio al Monaco non ha mai pienamente convinto. Arrivato a gennaio del 2019 in Premier con il Leicester, l’ex Anderlecht ha subito fatto vedere le sue qualità. Tecnica, visione di gioco, inserimento e forza fisica lo rendono un centrocampista completo. Da quando è arrivato a Leicester è diventato un insostituibile per le Foxes, segnando nove gol e servendo anche 11 assist in appena 58 presenze in Premier League. Leicester si sta trasformando in una mini-colonia belga. Oltre a Tielemans, infatti, Vardy può contare su Praet e Castagne, entrambi provenienti dalla Serie A e pedine molto utili alla causa del Leicester.

Tanti attaccanti belgi hanno fatto benissimo in Premier e continuano a giocare in Inghilterra, anche se il loro rendimento è, a volte, altalenante. Il caso emblematico è quello di Divock Origi, bomber di scorta del Liverpool da diversi anni. Il centravanti belga sembra sempre pronto al salto di qualità, ma non riesce mai ad affermarsi come attaccante titolare in una big di Premier: Origi è stato, in ogni caso, decisivo per le scommesse calcio nella Champions 2019! Discorso simile per Michy Batshuayi, passato nell’ultima estate dal Chelsea al Crystal Palace dove ha raggiunto Christian Benteke, altro bomber belga che però non è riuscito a trovare molta continuità quando è passato al Liverpool per oltre 45 milioni di euro. 

Le stelle ex Premier

Tanti campioni del Belgio hanno però lasciato la Premier, utilizzando il campionato inglese proprio come trampolino di lancio. Due giocatori hanno di fatto viaggiato sempre insieme, e sono Eden Hazard e Thibaut Courtois. Entrambi grandi protagonisti con il Chelsea, capaci di vincere il titolo sotto la guida di Antonio Conte, ed entrambi poi passati al Real Madrid dopo essere definitivamente esplosi con i Blues.

Discorso simile anche per Romelu Lukaku. L’attuale numero nove dell’Inter è stato scoperto proprio dal Chelsea, ma a Londra nessuno ha mai deciso di puntare con forza sul suo straordinario sinistro. Il centravanti classe 1993 è prima esploso all’Everton, poi è passato al Manchester United dove ha dimostrato di essere uno dei migliori bomber d’Europa.

 

Chi ha lasciato la Premier dopo una grande carriera è Jan Vertonghen, nuovo difensore del Benfica dopo otto anni vissuti a Londra con la maglia del Tottenham. Con gli Spurs per anni al fianco di Alderweireld, altro belga protagonista in Premier, è stato il perno della miglior difesa del campionato inglese. Lì dove per anni ha giocato anche Simon Mignolet, portiere titolare prima del Sunderland per tre anni e poi numero uno, a fasi alterne, del Liverpool dal 2013 al 2019. 

*L'immagine di apertura è di Francisco Seco (AP Photo).

November 16, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

L'italiano più giovane a vincere un torneo ATP | Sinner vince in Australia

Il 14 novembre del 2020 sarà ricordata come una data storica del tennis azzurro.
Jannik Sinner a 19 anni e 89 giorni è diventato il più giovane giocatore della storia del tennis italiano a vincere un torneo ATP. Il 7 febbraio 2021 ha vinto al Melbourne Park il 250, Great Ocean Road!

Con la vittoria all'Open di Sofia in Bulgaria per 6-4, 3-6, 7-6 contro il più esperto tennista canadese Vasil Pospisil, il giovane altoatesino ha rotto un record che durava da più di 30 anni. 

Gli italiani più giovani

Sinner, il presente ed il futuro

I record di Jannik Sinner

I primati delle tenniste italiane

I 10 italiani più giovani  

Claudio Pistolesi vittorioso a Bari il 12 aprile 1987 apparteneva il precedente record: quando superò nella finale tutta tricolore Francesco Cancellotti, il romano aveva 19 anni e 6 mesi.

Sinner ha sverniciato atleti che hanno fatto la storia del nostro tennis, si è messo alle spalle giocatori come Stefano Pescosolido (20,72), Adriano Panatta (21,08), Francesco Cancellotti (21,21), Paolo Canè (21,26), Matteo Berrettini (22,29), Filippo Volandri (22,29) e Omar Camporese (22,82), Simone Colombo (22,97).

Il Futuro del tennis mondiale?

Siamo certi che la carriera del nostro Jannik possa decollare in maniera diversa da quella del povero Pistolesi. Quello del record per Claudio fu il primo titolo ATP vinto in carriera... ma anche l'ultimo. Pistolesi ha poi avuto un grande percorso da allenatore, portando Martina Hingis al numero 1 del ranking mondiale, ma tutti immaginavano la sua carriera da giocatore assai diversa da come poi è andata.

Jannick parte con prospettive decisamente superiori. Ha già una sfilza di record nel curriculum che ci fanno predire una carriera stratosferica per questo giovane campione. C'è già chi sostiene che dominerà l'ATP per i prossimi dieci anni, intanto con questa vittoria si è garantito l'accesso ai primi 40 del mondo. 

Jannik è speciale. La lista dei – pochi in realtà - grandi campioni dell'era Open ad aver vinto un titolo ATP prima di lui fa venire le vertigini. Solamente Boris Becker, Andre Agassi, Bjorn Borg, Rafa Nadal, Pete Sampras e Andy Murray hanno fatto meglio. In classifica dopo di Sinner vengono nomi come Roger Federer, John McEnroe e Ivan Lendl per citarne solo alcuni. 

I record di Jannik Sinner

Sinner ha tutta la carriera davanti a sé, ma il ragazzo ha infranto una tale quantità di record alla sua età che predire per lui un futuro roseo non è per nulla azzardato. Ricordiamo che il talento di San Candido, superando nel 2019 Alex De Minaur a Milano, è stato anche il più giovane vincitore per le scommesse tennis nella breve storia delle NextGen ATP Finals. 

Cerchiamo di mettere un po' di ordine nei primati del nostro. E' stato il primo giocatore nato nel 2001 a: conquistare un titolo ATP, a raggiungere sia gli ottavi sia i quarti di finale di una prova del Grande Slam (Roland Garros 2020); ancora, è stato il primo per età a qualificarsi per gli ottavi di finale di un torneo di categoria Masters 1000, e a vincere un incontro in un torneo di categoria Masters 1000.

 

Dopo quelli assoluti, tra i record italiani, citiamo anche che Sinner è ad oggi il più giovane tennista italiano ad aver raggiunto tra i primi 100 giocatori della classifica ATP (18 anni e 73 giorni); e, dopo aver superato in quattro set Sascha Zverev negli ottavi a Parigi, ad approdare tra i primi 50 giocatori della classifica ATP (19 anni e 57 giorni).

Il 9 agosto a Washington diventa il più giovane in assoluto a vincere un ATP 500!

Jannik festeggia a Washington!


Le italiane

Per meglio comprendere a pieno la grandezza delle gesta del giovane altoatesino, facciamo anche una comparazione con le più grandi giocatrici che il nostro tennis è riuscito ad esprimere. Il tennis maschile se la passa non benissimo e un record come quello di Sinner potrebbe essere sintomo solo di scarsa concorrenza. Andiamo quindi a ponderare la sua vittoria con le colleghe tenniste, di solito, tra l'altro, più precoci nell'approccio alla ribalta internazionale!

Il movimento femminile è stato per anni decisamente migliore di quello maschile in Italia: abbiamo sfornato campionesse capaci di trionfare nei migliori tornei del mondo, anche negli slam! Ma Sinner sbaraglia la concorrenza anche qui. Infatti Flavia Pennetta ha vinto il suo primo torneo a 22 anni e 2 mesi; Francesca Schiavone addirittura a 27 anni e 1 mese. Ancora, quando Roberta Vinci vince a Bogotà ha 24 esatti. Sara Errani invece festeggia il primo dei nove titoli WTA a 21 anni e 3 mesi.

Per trovare qualcosa di simile al record di Sinner dobbiamo tornare agli albori del tennis femminile in Italia. E' la pioniera delle amazzoni del tennis italico, la Divina Lea Pericoli che vince il suo primo torneo internazionale in Svizzera nel 1953, quando aveva 18 anni e 6 mesi.
 

*Il testo dell'articolo è di Jacopo Manni; le immagini sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 15 novembre 2020.

August 9, 2021
888sport
Body

The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Calcio, tutti i record delle vittorie in trasferta in Champions

Il terzo turno della Champions League 2020/2021 ha regalato due goleade in trasferta firmate Borussia Monchengladbach e Liverpool. Gli inglesi hanno vinto 0-5 a Bergamo contro l’Atalanta di Gian Piero Gasperini. La squadra di Marco Rose invece ha travolto 0-6 lo Shakhtar Donetsk sul campo neutro di Kiev, realizzando addirittura quattro reti prima dell’intervallo.

Il successo in trasferta del Gladbach rappresenta un record nella storia della Champions League? Quasi, ci sono state solamente due vittorie esterne più larghe nella principale competizione europea, una delle quali è stata ottenuta... dallo Shakhtar. Il primo 0-7 nella storia della Champions è datato 3 novembre 2010, quando un Marsiglia sette bellezze passeggiò contro la MSK Zilina, in Slovenia. L’altro 0-7 è stato realizzato dallo Shakhtar Donetsk sul campo del Bate Borisov il 21 ottobre del 2014. 

Le altre goleade

Ci sono altre due squadre che nella storia della Champions hanno incassato sette reti casalinghe. La data di riferimento è il 21 ottobre 2014. Nello stesso giorno in cui lo Shakhtar ha battuto 0-7 il Bate in Bielorussia, il Bayern ha vinto 1-7 all’Olimpico contro la Roma. Bavaresi nuovamente protagonisti nell’ottobre del 2019 a Londra contro il Tottenham di Mauricio Pochettino. Una delle ultime partite di Niko Kovac sulla panchina del Bayern, un mese prima della rescissione consensuale del suo contratto a Säbener Straße.

Lewandowski e compagni hanno dato spettacolo in casa del Tottenham, vincendo 2-7 a Londra contro la squadra di Mauricio Pochettino. Il tecnico argentino, proprio come Niko Kovac, lascia la sua panchina nel mese di novembre e al suo posto arriva José Mourinho.

L'esultanza del Bayern a Londra!

Il maggior numero di gol subiti in "casa" è della Final Eight di Lisbona, quindi in condizioni “particolari”. Lo storico Barcellona-Bayern di metà agosto 2020 è stato giocato in campo neutro, ma i blaugrana erano, per le statistiche UEFA, la squadra di casa. I bavaresi hanno vinto 2-8 contro Messi e compagni, "altro" l'opzione sul risultato corretta per le scommesse sportive online!

Altra grande scorpacciata di gol in trasferta è stata realizzata dal Real Madrid, nel settembre del 2013, contro il Galatasaray. Assoluto protagonista fu Cristiano Ronaldo, il fuoriclasse portoghese ha messo a segno una tripletta a Istanbul nell'1-6 finale! 

Il record nei primi tempi

I quattro gol realizzati dal Borussia Monchengladbach nel primo tempo contro lo Shakhtar rappresentano un record nella storia della Champions League? No, ci sono state due squadre che sono riuscite a fare addirittura meglio. E, casualmente, entrambe lo hanno fatto lo stesso giorno. Citiamo ancora una volta il 21 ottobre 2014, e il record assoluto lo ha fatto registrare lo Shakhtar Donetsk contro il Bate Borisov. Gli ucraini hanno chiuso il primo tempo addirittura sullo 0-6, con protagonista Luiz Adriano.

L’ex attaccante del Milan ha realizzato cinque reti nella sfida in Bielorussia, quattro delle quali nei primi 45 minuti di gioco. Contemporaneamente a Roma il Bayern di Guardiola chiudeva la prima frazione di gioco all’Olimpico avanti 0-5 contro la squadra di Rudi Garcia. Dopo 36 minuti i bavaresi avevano già confezionato cinque reti, grazie alla doppietta di Robben e ai gol di Lewandowski, Gotze e Muller. A metà ripresa è arrivato il gol della bandiera di Gervinho, prima delle due reti finali realizzate da Ribery e Shaqiri che hanno fissato il punteggio sull’uno a sette.

 

Come nella serata di straordinaria vena realizzativa degli avanti del Gladbach, ci sono state altre due squadre a chiudere il primo tempo con quattro reti realizzate in trasferta. La prima squadra a realizzare quattro reti in un tempo fu il Marsiglia, nel novembre del 2010 nella vittoria per 0-7 sul campo dello Zilina. Doppietta di Gignac e reti di Heinze e Loic Remy nei primi quarantacinque minuti, mentre nella ripresa è arrivata il terzo gol personale di Gignac e la doppietta di Lucho Gonzalez per il definitivo 0-7.

Sorprendente il primo tempo del Bayern contro il Barcellona lo scorso agosto sul campo neutro di Lisbona. Al vantaggio di Thomas Muller ha risposto il Barça con l’autogol di Alaba, poi le reti di Gnabry, Perisic e la doppietta di Muller hanno fissato il punteggio sull’uno a quattro all’intervallo. 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Luca Bruno e Matt Dunham.

November 14, 2020
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

I classici d'oltremanica, dalla Nations League a Euro 2020!

Sarà ancora Scozia-Inghilterra, come al solito, come sempre. La sfida accenderà i prossimi Europei con le due squadre nello stesso raggruppamento, e sarà come riavvolgere il nastro, come tornare al principio, al quel 30 novembre 1872, giorno della prima partita della storia del calcio Mondiale disputata a Glasgow e riconosciuta come tale dall’Uefa e dalla Fifa.

Tutti i giocatori scozzesi provenivano dal Queen's Park, la squadra inglese convocò alcuni dei calciatori dello Sheffield Wednesday - il club più antico della storia del calcio - dell'Hertfordshire Rangers, del Notts County, degli Harrow Chequers, dell'Oxford University, dal Cambridge University, del Crystal Palace, del Barnes Club e del 1st Surrey Rifles, formazione dei volontari dell’esercito britannico che prese parte alle prime edizioni della FA Cup, giocando a Flodden Road, nel loro quartier generale di Camberwell.

In realtà, le cronache del tempo anticipano l’evento di un paio di anni, quando - tra il marzo del 1870 e il febbraio del 1872 - a Londra vennero disputate 5 partite “internazionali” tra la inglese e una selezione di calciatori scozzesi residenti a Londra. Ma quelle partite non sono mai state ufficializzate dagli organi calcistici istituzionali, perché la squadra scozzese era formata da calciatori residenti unicamente nella città di Londra.

L’impresa della Scozia ai danni della Serbia, ottenuta ai calci di rigore al Marakanà di Belgrado vale un nuovo confronto nella fase finale degli Europei: - l’ultima volta accadde 24 anni fa, e come al solito gli scozzesi giocarono alla morte. Inglesi in vantaggio con Shearer, leggero predominio della formazione allenata da Terry Venables, ma i fiori di Scozia non disdegnano di offendere, a modo loro.

Manca meno di un quarto d’ora quando l’arbitro indica il dischetto in area inglese: rigore per la Scozia. Dagli undici metri, si presenta McAllister. Ma Seaman respinge il tiro, mantenendo la porta immacolata. Il tempo di andare dall’altra parte, e lo scenario offre un capolavoro shakespeariano; sul palcoscenico di Wembley sale Paul “Gazza” Gascoigne: l’ex talento della Lazio riceve il lancio di Darren Anderton sulla trequarti, fa un pallonetto col sinistro sull’accorrente Hendry, poi - al volo - calcia di destro superando Goram.

La folla impazzisce, Gazza si sdraia sul prato, dove mette in scena un’esultanza simulando la dentist’s chair: letteralmente sarebbe “la sedia del dentista”, strumento che molti giocatori inglesi avrebbero utilizzato durante una tournée asiatica per accogliere i sinuosi corpi di alcune geishe accompagnando l’idillio amoroso con delle sane bevute ad alto tasso alcolico. Tutto questo, alla vigilia dell’Europeo del 1996.

Tutto questo riportato fedelmente - con tanto di documentazione fotografica - dai tabloid britannici. Per le quote calcio, l'Inghilterra, dopo il Belgio, è la seconda favorita per Euro 2020!

Football’s coming home

l’Inghilterra torna a organizzare un evento calcistico di portata internazionale a trent’anni distanza dal Mondiale del 1966 vinto contro la Germania. Ma questa volta manca l’happy end, gli Europei li vincono i tedeschi.

 

I confronti internazionali tra le squadre britanniche sono stati - da sempre - motivo di grossa rivalità tra le opposte fazioni, con gli inglesi a farla da padrone, e le altre nazionali pronte a cercare il loro giorno di gloria, magari a Wembley, nel tempio del calcio mondiale. Ma non serve il grande stadio, o il grande evento per accendere gli animi, e far scorrere quella sana passione calcistica insieme agli immancabili fiumi di birra.

Che sfida in Galles

E allora, prendete nota, e rimettete l’orologio perché fra poche ore andrà in scena un altro derby britannico, magari meno nobile di Inghilterra-Scozia, certamente non meno sentito. Spostiamo l’ago della bussola verso Ovest, andiamo a Cardiff ed entriamo al Cardiff City Stadium: lo stadio è deserto, i seggiolini sono vuoti e resteranno vuoti, ma all’ingresso in campo delle Nazionali di Galles e Repubblica d’Irlanda la passione sarà immutata.

Il meraviglioso tifo gallese!

La sfida di Nations League richiama anche l’attenzione dell’Italia che avrà modo di sfidare i gallesi nella terza giornata della fase a gironi dei prossimi Europei.

Ma per andare all’Olimpico di Roma c’è tempo, noi restiamo dentro al Cardiff City Stadium, dove si celano numerose storie di calciatori e talenti indimenticati. Se cerchiamo talenti in maglia rossa, col dragone stampato sul petto, non è difficile risalire a Gareth Bale; dopo aver segnato uno dei gol più belli della Champions League, è caduto in disgrazia, ha svuotato l’armadietto di Valdebebas ed è tornato al Tottenham, nel club che lo aveva rivelato al mondo.

Ancor meno propizio è il momento che vive il ct gallese Ryan Giggs, arrestato proprio nel novembre 2020 per violenza domestica nei confronti della fidanzata. Al momento l’ex campione del Manchester United è in libertà vigilata, ma la federazione gallese lo ha esonerato dai prossimi impegni in attesa che chiarisca davanti al giudice la propria posizione: contro l’Eire sarà Robert Page a guidare la nazionale.

Sull’altra panchina ci sarà Martin O’Neill, che porta in dote la meravigliosa favola del Nottingham Forest, le due Coppe dei Campioni vinte da giocatore con la maglia biancorossa, e l’esempio poco virtuoso ma decisamente efficace di Brian Clough. Il tecnico irlandese nella prossima sfida dovrà fare di necessità-virtù; all’andata l’Eire riuscì a mantenere fino al novantesimo un risultato equilibrato, tanto quanto il ruolino dei confronti diretti tra le due selezioni che vedono sette successi del Galles, sei affermazioni degli irlandesi e cinque pareggi.

L’incontro di Cardiff appare in salita per gli irlandesi, ci fosse Roy Keane in mezzo al campo, sarebbe tutto diverso: ma quei tempi, sono passati un pezzo.

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Michel Spingler e Frank Augstein.

 
November 13, 2020
simone pieretti
Body

Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Goran Pandev | Euro 2020 | Genoa |


Può un Triplete non essere il momento più importante di una carriera? Sì, se ci si chiama Goran Pandev. Quando nel 2010 l’attaccante ha aiutato a scrivere la storia con l’Inter, laureandosi campione di tutto sotto la guida di Mourinho, sembrava che il calcio non avesse più nulla da regalare al classe 1983.

E invece no, perché il pallone sa elaborare storie che neanche lo sceneggiatore più brillante saprebbe partorire. Un decennio dopo la notte di Madrid, c’è un’altra partita che Pandev non dimenticherà mai. Anche perché il gol contro la Georgia che porta la Macedonia del Nord a Euro 2020 non può che segnarlo lui, che della sua nazionale è capitano, primatista di partite giocate e, naturalmente, capocannoniere di sempre.

Una storia che comincia a Strumica, Macedonia rigorosamente del Nord, non sia mai dovessero tuonare i greci e i bulgari. A sedici anni il giovane Pandev gioca già da professionista con la maglia del Belasica, ma in patria ci resta assai poco.

Lo nota l’Inter, che nel 2001 lo porta in quello che ormai è il suo paese d’adozione e che, nel febbraio 2019, gli ha anche attribuito la cittadinanza. La prima esperienza in nerazzurro non è di quelle indimenticabili, anzi. Quando nella rosa ci sono Ronaldo il Fenomeno e Bobo Vieri, per i ragazzini c’è davvero poco spazio. In compenso arrivano due prestiti, prima allo Spezia e poi all’Ancona, con cui esordisce in Serie A.

Pandev e Rocchi, coppia da favola

A puntare su di lui nel 2004 è la Lazio, che lo acquista in comproprietà dai nerazzurri. È l’inizio di una storia d’amore lunga quasi sei anni, in cui diventa addirittura il miglior marcatore straniero di sempre della storia biancoceleste con 64 reti in tutte le competizioni ufficiali. A Roma trova un partner d’attacco con cui si trova a meraviglia come Tommaso Rocchi, ma soprattutto l’allenatore che per sua stessa ammissione lo farà esplodere definitivamente, Delio Rossi.

Il calcio di qualità del tecnico aiuta il macedone a diventare molto più prolifico e gli effetti si vedono. Quelle alla Lazio sono le sue migliori stagioni dal punto di vista realizzativo, con l’attaccante che finisce quattro volte in doppia cifra e nella stagione 2007/08 sfiora quota venti. E anche la bacheca comincia a riempirsi. Per lui alla Lazio una Coppa Italia da protagonista (l’edizione 2008/09, di cui è capocannoniere) e la Supercoppa della stagione successiva, anche se non verrà neanche convocato per il match.

Un scontro con Lotito sul rinnovo lo porta all’addio alla Lazio dopo cinque anni e mezzo, in cui con la maglia dei capitolini Pandev si toglie anche parecchie soddisfazioni personali, come una incredibile doppietta per le scommesse sportive al Real Madrid in Champions League.

Lo special attaccante

A gennaio 2010 il macedone torna all’Inter, la società che per prima ha creduto in lui. Mourinho ne apprezza la duttilità offensiva e la capacità di sacrificio per la squadra, doti che gli valgono un buon minutaggio anche in una squadra e in un attacco strapieno di campioni. Pur giocando in nerazzurro solo metà della stagione del Triplete, il segno di Pandev è indelebile: 27 partite e tre reti, tutte in campionato, compreso un gol nel derby.

E quando al Santiago Bernabeu ci si gioca la gloria eterna contro il Bayern, lo Special One non ci pensa due volte: accanto a Eto’o parte da titolare, trequartista a destra con compiti da equilibratore tattico, proprio il numero 27, che lascia il campo solo dopo 79 minuti, con il parziale già comodamente sul 2-0. Anche quando arriva Benitez, Pandev non perde la sua centralità, giocando ben 42 partite e vincendo il Mondiale per Club, la Supercoppa Italiana e la sua terza Coppa Italia consecutiva.

 

Per portare a casa la quarta, Pandev… deve cambiare squadra. Nell’estate 2011 il macedone passa in prestito al Napoli, trovando parecchio spazio nel gioco di Mazzarri. I suoi gol, 7 nella prima stagione, sono fondamentali per la Coppa Italia vinta contro la Juventus, in particolare la rete con il Cesena ai quarti.

Quando poi l’anno dopo Lavezzi vola al PSG, il numero 29 viene riscattato e diventa il partner d’attacco di Cavani, trovando un’altra stagione da sette reti. Stavolta niente Coppa Italia, ma per la manita basta attendere un altro anno, quando i partenopei, ora guidati da Benitez, si aggiudicano il trofeo in finale contro la Fiorentina. Poi però per un po’ l’amore con l’Italia si interrompe: Pandev va per un anno in Turchia, al Galatasaray. Un’esperienza che, numeri alla mano, tutto è fuorché indimenticabile.

Quale prepensionamento...

E quindi, quando il Belpaese chiama, Goran risponde. A 32 anni il macedone accetta l’offerta del Genoa, che si assicura un calciatore di comprovata esperienza. Potrebbe sembrare il canto del cigno di Pandev, che nella prima stagione in rossoblù non gioca moltissimo. Ma nessuno ha fatto i conti con la sua forza di volontà che lo porterà a sfiorare le 500 partite in A.

Più aumentano gli anni e più salgono le presenze e i gol, con il massimo fatto registrare nella stagione 2019/2020, quando a luglio la carta di identità ha fatto sì che l’attaccante soffiasse su 37 candeline.

E pensare che Pandev si sarebbe già potuto ritirare. Ma il rinvio degli Europei ha cambiato le carte in tavola. Già, perché la formula della Nations League ha regalato alla sua nazionale una possibilità più unica che rara: giocarsi l’accesso alla manifestazione continentale. Un qualcosa che probabilmente nel 2002, anno in cui ha indossato per la prima volta la maglia della Macedonia del Nord, Pandev non avrebbe mai neanche osato sognare.

E invece il calcio ha voluto donare un premio… alla carriera a un giocatore parecchio sottovalutato, che per quanto riguarda il suo paese è una vera e propria icona: 114 presenze, la maggior parte delle quali da capitano, e 36 reti. L’ultima, la più importante di tutti i tempi, è proprio quella che schiude ai balcanici le porte dell’Europa che conta.

Goran con la maglia della Macedonia!

Non che sia la prima volta per lui, che nel 2010 ha fondato nella sua Strumica l’Akademija Pandev. Un club che era nato come accademia giovanile, ma che si è trasformato in una delle certezze del calcio macedone. Nella stagione 2018/19 è arrivato addirittura un trofeo, la coppa nazionale, che ha permesso al club di partecipare per la prima volta ai turni di qualificazione di Europa League.

A dimostrazione che quando in Macedonia del Nord si guarda calcisticamente al Vecchio Continente… lo si fa nel nome di Goran!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Matthias Schrader e Boris Grdanoski. Prima pubblicazione 13 novembre 2020.

February 6, 2021
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Grifo e i suoi fratelli: quando l’emigrato italiano veste azzurro

Viaggiano in aereo anziché accalcati in grandi imbarcazioni come suggerisce qualche foto d’epoca, ma gli italiani non hanno mai smesso di cercare fortuna all’estero. E come i loro predecessori, gli emigrati d’oggi maturano un viscerale legame d’affetto con il tricolore. Legame, questo, che spesso le circostanze della vita fanno riaffiorare inopinatamente.

Può capitare, dunque, che una famiglia meridionale che si stanzia in una cittadina industriale della Germania, veda proprio figlio nato e cresciuto in terra teutonica esordire in maglia azzurra e, poi, segnare una doppietta.

Il volo di Grifo

È il caso dei coniugi Grifo. Lui siciliano, lei salentina, si trasferiscono a Pforzheim, a ridosso della Foresta Nera. Il lavoro da quelle parti non manca, grazie alla produzione di monili. A Pforzheim nel 1993 nasce loro figlio Vincenzo, che fin dalla più tenera età evidenzia una predilezione per il gioco del calcio. A tre anni milita in una squadra locale, nel 2011 il trasferimento al Karlsruhe, i cui osservatori adocchiano questo centravanti moro durante un torneo giovanile.

Appena un anno e poi il passaggio all’Hoffenheim, dove arriva anche l’esordio in Bundesliga. Da lì è un via vai tra prima e seconda divisione tedesca che arriva fino a oggi, con Vincenzo Grifo che è una colonna del Friburgo. Dal 2013 veste anche la maglia azzurra, dapprima quella dell’Under-20, poi dell’Under-21, e infine della Nazionale maggiore.

L'11 novembre 2020 sono arrivate anche le prime reti: una doppietta nel 4 a 0 con cui l’Italia ha piegato l’Estonia. «Avevo un’offerta dalla Germania, il mio cuore però da sempre batte per l’Italia. Indossare la maglia azzurra è stata una gioia immensa», ammette Grifo.

 

Chi ha scelto la terra natia

La punta del Friburgo si è trovato davanti al bivio tipico degli atleti figli d’emigrati: scegliere la Nazionale del Paese in cui sono nati oppure quella del Paese d’origine dei genitori. Maurizio Gaudino ha fatto una scelta differente, forse obbligata.

Classe ‘66, nome e cognome italianissimi, figlio di campani trapiantati nel piccolo Bruhl, nell’allora Germania Ovest, Gaudino è stato un prolifico attaccante della Bundesliga e di due Nazionali tedesche: quella Ovest a livello giovanile e quella unificata, dopo il 1990. Anno, quest’ultimo, in cui i tedeschi hanno alzato al cielo di Roma la Coppa del Mondo. Lo ricordiamo in gol nel pirotecnico 3-3 di Stoccarda per le scommesse sportive online che consegnò al Napoli la Coppa Uefa nell'edizione più bella di sempre!

Una ridda di cognomi italiani compare nella storia di Nazionali di Paesi che sono storica meta di migranti del Belpaese: nell’Australia dei Mondiali del 2006 figurano Mark Bresciano, Vincenzo Grella e John Aloisi, tutti e tre figli d’emigrati italiani nella terra dei canguri, come figlio di un emigrante italiano, dell’Irpinia, è Tony Meola, storico portiere degli Stati Uniti a Italia ‘90. Portiere d’origine italiana anche Marco Pascolo, figlio di un meccanico friulano, per anni colonna della Nazionale svizzera.

Tornando alla Germania, nel 2017 ha esordito in maglia tedesca Diego Demme, l’attuale centrocampista del Napoli di sangue calabrese ha accettato la convocazione del tecnico Low nonostante, come ricorda il papà, nel 2006 abbia tifato Italia durante la scalata degli azzurri verso il quarto titolo mondiale. Dal 2006 al 1982, nell’Italia trionfante a Madrid gioca Claudio Gentile, nato in Libia da coloni italiani originari di Noto.

Gli oriundi

Se invece risaliamo al primo titolo mondiale vinto dalla mitica Italia di Pozzo, quello del 1934, troviamo tra i protagonisti diversi oriundi nati in Sud America. Vestono la maglia azzurra quattro “argentini” (Orsi, Monti, Guaita, Demaria) e un “brasiliano” (Guarisi). Decisivo l’attaccante della Roma Guaita, che in semifinale contro l’Austria segna la rete della vittoria e in finale fornisce a Schiavo il gol del definitivo 2 a 1 contro la Cecoslovacchia.

Quattro anni dopo, data anche la complessa situazione geopolitica con una guerra mondiale alle porte, l’unico oriundo è l’“uruguayano” Andreolo, titolare nella finale vinta dagli azzurri contro l’Ungheria per 4 a 2. Gli anni 50 e 60 sono un rifiorire di oriundi in Nazionale: si ricordano Altafini, Schiaffino (già campione del mondo nel 1950 con il suo Uruguay) e il pallone d’oro Sivori. Ma sono anni sfortunati per la compagine azzurra.

Va molto meglio nel 2006 a Mauro Camoranesi, il primo oriundo a tornare in Nazionale dopo quarant’anni, ossia dopo la clamorosa eliminazione per mano della Corea del Nord che porta a chiudere le frontiere del Balpaese a calciatori stranieri, oriundi compresi. Il centrocampista campione del mondo ha riaperto una breccia, dopo di lui i vari Amauri, Eder, Thiago Motta. E oggi Jorginho ed Emerson Palmieri. Oggi sono loro, insieme a Grifo, a tenere alto il vessillo tricolore degli italiani emigrati all’estero.

*Il testo dell'articolo è di Federico Cenci; l'immagine, distribuita da AP Photo, di Geert Vanden Wijngaert.

November 13, 2020
888sport
Body

The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Toti, 20 anni di Virtus. I suoi migliori 10 acquisti prima della rinuncia

Dopo gli anni d'oro del Banco di Roma prima e del Gruppo Ferruzzi poi la Virtus Roma naviga in cattive acque. La salva il rampollo di una famiglia italiana che ha fatto fortuna in Uruguay con le costruzioni. La Lamaro Appalti è la società che in quegli anni è in forte ascesa e decide di investire nello sport capitolino con il benestare del Domus a Roma di quegli anni, il sindaco delle Notti Bianche: Walter Veltroni il nuovo Re della Roma Pane et Circenses.

L'ingegner Toti si fa convincere dall'accoppiata Sergio D'Antoni - Walter Veltroni a comprare la Virtus. Nell'anno di transizione in cui proprio D'Antoni è presidente, la Virtus addirittura vince una Supercoppa Italiana. L'ingegner Toti quindi compra, spende e spande ma non vince mai. Lui arriva appena dopo l'ultima coppa virtussina e non vince più. In 20 anni di Toti Roma non vince mai. Niente. Toti lascerà ai posteri una reputazione indubbiamente controversa. 

Il mondo, soprattutto quello sportivo, è dei vincenti e chi non vince viene dimenticato o peggio ricordato con astio e cattiveria. Tante cose magari avrebbe potuto fare meglio ma tutto gli possiamo recriminare tranne il fatto di non averci provato.

Divertiamoci a creare il quintetto ideale dell'era Toti:
Playmaker - Palla in mano tutta la vita a Re Bodiroga;
Guardia – Scoring Machine Carlton Myers;
Ala Piccola – Il divino 2 volte MVP Eurolega Anthony Parker;
Ala Grande – Core de Roma e Capitano coraggioso Gigi Datome;
Centro – L'airone elegante Gregor Fucka.

In questi 20 anni Toti ha ingaggiato fior fiori di campioni. Ecco la nostra Top Ten:

DEJAN BODIROGA

Il segnale più forte che Toti abbia mai lanciato. Nel 2005 la Virtus Roma perde in semifinale scudetto con i futuri campioni della Fortitudo Bologna e lui compra una stella assoluta. Uno dei giocatori più forti e iconici del basket europeo che ha le stimmate del vincente. Un lusso autentico che a Roma non si era mai visto.

Bodiroga contro il Maccabi

L'unica cosa che porta a casa Dejan da questa esperienza romana però è solo la più lunga standing ovation della storia del basket. Alla sua ultima partita della carriera, per più di 30 minuti tutti in piedi al Palaeur ad omaggiare la leggenda: Roma te salutant

CARLTON MYERS

L'umano più vicino a Micheal Jordan mai esistito in Italia. Si diceva di lui: “It’s pretty simple. It’s about giving the ball to Carlton so that he decides what to do with it at the right time”. Palla a lui e tutti fuori dalle balle. Carlton è il simbolo stesso del basket italiano di quegli anni, è il portabandiera olimpico a Sidney, è l'eroe del leggendario Oro europeo della Nazionale italiana del '99. Anche gli dei nella Roma di Toti falliscono.

GREGOR FUCKA 

L'airone che volò sul basket italiano. Un crack assoluto, un 2.15 ambidestro capace di danzare sul campo. Un fenomeno che Bodiroga riesce a portare a Roma nel 2007. Ha vinto tutto dappertutto. Ovviamente tranne a Roma.

GIGI DATOME

Gigi è un sardo di Roma. Arriva 19enne e Roma lo adotta. Qui cresce fino a diventare una stella. Diventa il Capitano e si prende per mano una banda di sfigati ed outsider e li porta dritti alla finale scudetto del 2013. A Roma però anche le storie più belle hanno tutte la stessa fine e Gigi se ne va a vincere altrove.

BRANDON JENNINGS

Toti ingaggia questo giocatore direttamente dalla high school americana, diventando il primo giocatore dopo l'introduzione della regola sull'età in NBA a firmare con una squadra europea. Invece di iscriversi all'università, Jennings firma, quindi, con la Virtus. A Roma è un corpo estraneo, non si inserisce. Tutti capiranno cosa era passato da Roma solo dopo quando ai Bucks e poi a Detroit in NBA farà benissimo.

ANTHONY PARKER 

Dopo una anonima parentesi NBA sbarca in Europa al Maccabi Tel-Aviv dove vince tutto. Campionato ma soprattutto l'Eurolega, la Champions League del Basket Europeo. Arriva a Roma anche lui con l'aura del vincente nel 2003 e la voglia di spaccare tutto. Ma anche lui per trionfare deve tornare al suo Maccabi dove ne vince altre 2 di Eurolega.

SANI BECIROVIC

Altro super campione che Toti compra per il salto di qualità. Sani Becirovic arriva a Roma nel 2008 da miglior giocatore dell'Europeo appena disputato. Stagioni pazzesche per lui prima di Roma.

Stagioni dove vince e domina in Eurolega col Panathinaikos oltre a portare a casa diversi campionati e coppe. Un altro slavo con il basket nel sangue, un campione vero prima e dopo la Virtus Roma. A Roma firma un triennale ma scappa dopo un solo anno senza lasciare traccia.

 

TYUS EDNEY

Uno dei giocatori più forti del basket universitario americano, campione NCAA a UCLA nel 1995. Poi, dopo una discreta carriera in NBA, sbarca in Europa per accaparrarsi campionati e coppe, con lo Zalgiris Kaunas e con la mitica Benetton Treviso. Arriva a Roma nel 2004 a 31 anni nel pieno della maturità sportiva con grandi aspettative. Sapete già come è andata...

DAVIDE BONORA

Un altro degli eroi dell'oro azzurro agli Europei di Francia del 1999. Un campione già da ragazzino a Verona dove insegna basket e guida la squadra da playmaker navigato a neanche 20 anni.

Gioca nelle squadre top di quegli anni, Treviso e Virtus Bologna dove vince campionati e anche una Eurolega da protagonista. Arriva a Roma quasi trentenne nel 2002 per provare a spezzare la maledizione. Si innamora della Città Eterna, dove vive ancora oggi ma per i trofei nulla ha potuto neanche lui...

RODRIGO DE LA FUENTE

Arriva dopo anni passati al Barca dove vince 4 campionati, 3 Coppe del Rey, 1 Supercoppa, 1 Coppa Korac, 1 Eurolega. Con la Spagna vince due argenti europei e uno ai giochi del mediterraneo.

Arriva a Roma nel 2008 in una squadra pazzesca con Repesa alla guida, uno dei coach più importanti in circolazione, a sorpresa per le scommesse online in finale con la Fortitudo nella Eurolega del 2004. In quella squadra ci sono Becirovic, Datome, Jennings, Gabini, Jaaber e Allan Ray una squadra pazzesca ma emblematica per la Virtus Roma. Finisce come da manuale, con Repesa che si dimette e squadra allo sbando.

*Il testo dell'articolo è di Jacopo Manni; l'immagine è di Ariel Schalit (AP Photo).

December 10, 2020
888sport
Body

The 888sport blog, based at 888 Towers in the heart of London, employs an army of betting and tipping experts for your daily punting pleasure, as well as an irreverent, and occasionally opinionated, look at the absolute madness that is the world of sport.

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

I calciatori più pagati in Serie C!

La straordinaria cavalcata del Lecco di Luciano Foschi nei Playoff 2023 lo dimostra: non sempre per essere protagonisti serve un budget per il monte ingaggi clamoroso!

La Serie C, tra l'altro, è il campionato che, più di tutti, ha vissuto i riflessi più pesanti della lunga crisi economica, datata ormai una dozzina di anni: l'eliminazione di numerose società, sino ad un'intera categoria (la C2 con l'espressione "quarta serie" tornata ad essere prerogativa della "D"), danno la misura del ridimensionamento vissuto dalla categoria che oggi, invece, torna ad investire!

La tifoseria del Cesena


Gli stipendi medi in Serie C

Gli stipendi record nel girone A

Gli ingaggi nel girone B della Serie C

Benevento al top nel girone C

Gli stipendi medi in Serie C

Una rivoluzione al contrario che, come comune denominatore, aveva avuto un abbassamento degli stipendi dei giocatori, sempre più somiglianti a quelli di mestieri della vita di tutti i giorni, con un minimo, come già scritto su queste pagine, di 27.000 euro lordi per i calciatori entrati nel ventiquattresimo anno di età.

Certo, gli esempi di calciatori ben pagati per calarsi nella realtà della Serie C, ci sono ancora. tuttavia, si può tranquillamente dire che vengano esclusivamente scelti (pardon, ingaggiati) dai club impegnati alla difficilissima lotta per la promozione diretta, che premia unicamente la prima in classifica in ciascun girone.

Ancora, per avere le cifre esatte degli stipendi dei calciatori più pagati in Serie C, occorre entrare direttamente nelle sale dei bottoni: esiste, da parte del mondo comunicativo (ancorché, ovviamente, dagli uffici stampa), una reticenza atavica sulle cifre che animano il calciomercato alla voce “ingaggi". 

Difficilmente, ovvero, come accade con articoli e trasmissioni televisive inerenti il calciomercato, leggeremo o sentiremo la frase "il calciatore X ha firmato con la squadra Y un contratto triennale a tot. euro a stagione". Anzi, quasi impossibile.

Ma con un paziente lavoro di ricerca coi colleghi della stampa locale, è possibile risalire ai numeri degli stipendi stessi e farsi un'idea dei giocatori più pagati in categoria. Che, giusto ribadirlo, staccano di molto la media generale degli emolumenti.

Ultima considerazione, prima di analizzare, girone per girone: ottima la novità del contratto di apprendistato che agevola i club dal punto di vista fiscale!
 

Gli stipendi record nel girone A

Nel girone A ci sono un paio di situazioni decisamente interessanti, a partire dalla presenza dell’Atalanta Under-23. La Dea da sempre ha avuto sotto contratto parecchi giocatori, alcuni dei quali molto giovani e promettenti. E piuttosto che mandarli in prestito, ha preferito creare la sua seconda squadra.

E proprio perchè si parla di ragazzi cresciuti nelle giovanili, gli ingaggi sono bassi, quasi tutti al livello del minimo standard. Non si può dire lo stesso per le due squadre che spendono di più nel raggruppamento, ovvero la Triestina e il Vicenza, che tra stipendi e premi superano, entrambe, gli 8 milioni di euro. 

La Triestina in amichevole contro la Lazio

Gli alabardati sono una sorpresa ma fino a un certo punto, in quanto la proprietà è un fondo di investimenti statunitense. E dopo la rocambolesca salvezza dello scorso anno, il club ha praticamente rifondato la rosa, prendendo molti calciatori da squadre di A e di B, con un aumento degli ingaggi praticamente obbligato, di oltre 2 milioni rispetto alla scorsa stagione.

Basterebbe pensare che Christian D’Urso, arrivato in prestito dal Cosenza, ha un contratto da poco meno di 300mila euro e che il calciatore col valore maggiore della squadra, l’attaccante olandese Daishawn Redan si avvicina ai 500mila nel suo accordo col Venezia, che lo ha spedito a Trieste. 

Il Vicenza, tra le favorite ad essere protagonista in un prossimo futuro delle scommesse serie b, invece si conferma una delle squadre con il monte ingaggi maggiore, con senatori esperti come Ronaldo (circa 28mila euro a stagione), ma anche arrivi di calciatori da squadre di A e di B come Jacopo Pellegrini, Kaleb Jimenez e Federico Valietti, tutti con ingaggi importanti per la categoria.

Nella rosa biancorossa c'è anche il calciatore più pagato della categoria: Sebastian De Maio, ex Udinese, che ha un ingaggio di 400mila euro per il 2023/2024!

Su una fascia di spesa completamente diversa, spicca poi il caso del Mantova, che con appena 2 milioni di monte ingaggi sta facendo meglio di tutti!

Gli ingaggi nel girone B della Serie C

Nel girone B la fa da padrone la SPAL, una delle due retrocesse della scorsa stagione assieme al Perugia. Ma se gli umbri hanno ridotto il monte ingaggi a poco meno di 4 milioni, gli estensi non sono riusciti a scrollarsi di dosso molti contratti da Serie B e quindi sforano i 9 milioni di budget per la stagione.

Del resto, nella rosa della SPAL ci sono calciatori abituati a contratti importanti, come capitan Mirko Antonucci, che non guadagnerà più oltre un milione come ai tempi del Bari (quando era il calciatore, per distacco, meglio retribuito dell'intera categoria), ma che certamente è tra i più pagati della squadra con i suoi 350mila euro.

Per non parlare di chi, come Simone Edera, fino a una stagione e mezza fa era in Serie A ed autore, con la maglia del Toro, di un bellissimo gol alla Lazio per l'1-3 finale a sorpresa per le scommesse sportive all'Olimpico, o di Luca Siligardi, che si attesta sui 250mila a stagione. Quello con lo stipendio maggiore però rimane Alessandro Tripaldelli, con i suoi 500mila euro l’anno, una cifra importantissima per la C. 

Il podio delle squadre del girone con il monte ingaggi maggiore lo chiudono il Cesena e la Virtus Entella, quasi appaiate a 6,7 milioni. I bianconeri hanno adeguato lo stipendio di entrambi i gemelli Shpendi a 200mila euro a stagione, anche se Stiven ora è a Empoli con obbligo di riscatto per 2,2 milioni, mentre al Manuzzi resta Christian.

Il centrocampista brasiliano Ronaldo, confermato dal Vicenza!

Benevento al top nel girone C

E infine c’è il girone C, quello con la squadra che spende più di tutte, ovvero il Benevento, che si avvicina ai 10 milioni. I sanniti pagano la retrocessione della scorsa stagione e l’impossibilità di scrollarsi di dosso alcuni ingaggi troppo pesanti per la categoria, in particolare quello di capitan Camillo Ciano, che con i suoi quasi 350mila euro a stagione è, a pari merito con il compagno Tello, sul secondo gradino del podio della C.

Il Benevento a Latina

Segue nella lista del monte stipendi l’Avellino, che ha puntato parecchio sui premi, visto che rappresentano un terzo dei 9 milioni totali messi in preventivo per la stagione.

In rosa ci sono calciatori con un passato in una big come Gabriele Gori, ex Fiorentina, che nella scorsa stagione era accreditato di un accordo da 500mila euro con la Reggina, e Marconio. 

Il podio lo chiude una neopromossa, ma non è una sorpresa, visto che si tratta del Catania. Gli etnei vogliono tornare nel calcio che conta e non badano a spese, come dimostrano i 7,5 milioni di monte ingaggi.

Oltre Di Carmine, tra i tantissimi volti nuovi arrivati dopo il ritorno tra i professionisti spicca quello di Niccolò Zanellato, centrocampista scuola Milan, che fino allo scorso anno alla SPAL guadagnava 350mila euro a stagione. E anche l’approdo di Cosimo Chiricò è importante, con 270mila euro (più premi) per un anno più opzione per il secondo a seconda delle prestazioni. 

E tra l’altro il girone C ha una particolarità: la squadra che spende di meno (il Brindisi) supera il milione di euro, mentre il club più parsimonioso della categoria è il Giana Erminio, con appena 630mila euro di ingaggi. Un paio di… Ciano!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 12 novembre 2020.

February 14, 2024
Stefano Fonsato
Body

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off

Calcio, gli allenatori esonerati e ancora a libro paga: quanti sprechi per le società

In un momento di crisi economica ogni “spreco” pesa terribilmente sui bilanci delle società. In Italia e in Europa l’esonero di un allenatore era diventa sempre più una prassi, un’usanza che però pesa non poco sulle casse delle società. In Italia ci sono ben cinque allenatori che sono a casa, in attesa di una panchina, ma che ogni mese incassano lo stipendio dalla loro precedente società.

Prendiamo come esempio la settimana di novembre con i campionati fermi con tecnici del calibro di Sarri e Spalletti, fermi. nonostante un contratto ancora in vigore con le rispettive società.

L’allenatore di cui si parla di più è sicuramente Maurizio Sarri, esonerato nella estate 2020 dalla Juventus. Alla società bianconera non è piaciuta l’eliminazione agli ottavi di finale di Champions League contro il Lione. Non è bastato a Sarri vincere il nono Scudetto consecutivo per la Juventus, che ha deciso di voltare pagina puntando con forza su Andrea Pirlo.

Genoa

Sarri e Spalletti

Pochettino prima del Paris

Il contratto di Maurizio Sarri con la società bianconera però è ancora valido, e pesa sulle casse della Juventus. Si tratta di 5.5 milioni di euro netti a stagione fino al 2022, un esborso economico per la società bianconera vicino ai 20 milioni di euro lordi. Se ne discute tanto perché da tempo le due parti sono alla ricerca di un accordo per risolvere il contratto. Sarri infatti sembrava essere un obiettivo concreto della Fiorentina.

I Viola però devono fare i conti anche con un altro contratto, oltre a quello di Iachini appena esonerato, ovvero quello di Vincenzo Montella. L’ex tecnico di Siviglia e Milan infatti è ancora a stipendio della Fiorentina, e lo sarà fino al 30 giugno 2022 per circa 1.5 milioni di euro netti a stagione. Un altro tecnico accostato alla Fiorentina prima della scelta di Prandelli è stato Luciano Spalletti, anche lui ancora sotto contratto con l’Inter nonostante sia stato esonerato dopo la rocambolesca vittoria per 2-1 contro l'Empoli.

Era il 30 maggio del 2019 e la società nerazzurra decise di chiudere l’avventura con l’allenatore toscano puntando con forza su Antonio Conte. Nonostante le lunghe trattative, Spalletti ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di risoluzione del contratto con l’Inter. L’ex Roma e Zenit percepirà fino al 30 giugno 2021 un ingaggio di circa 5.5 milioni netti all’anno, un esborso complessivo anche per i nerazzurri di circa 20 milioni nelle ultime due stagione per un allenatore che non ha mai diretto la squadra.

Spalletti ai tempi dell'Inter!

Il record del Genoa

La società che ad oggi ha più allenatori a libro paga è però il Genoa, con Enrico Preziosi che ogni mese deve riconoscere ben quattro stipendi ad altrettanti tecnici, compreso Davide Ballardini. Oltre a Rolando Maran, allenatore del Grifone esonerato a dicembre 2020, il Genoa deve pagare anche Aurelio Andreazzoli e Davide Nicola.

Ballardini all'Olimpico!

Entrambi hanno un contratto fino al 30 giugno 2021, il primo ha allenato il Genoa solamente per nove partite tra Serie A e Coppa Italia e ha un ingaggio di circa 700 mila euro netti a stagione. Il secondo invece ha salvato il Genoa lo scorso anno, ma nonostante questo è stato esonerato. Nicola fino alla sottoscrizione del contratto con il Torino, dopo lo 0-0 con lo Spezia che ha ufficializzato l'esonero di Giampaolo, ha ricevuto in quota parte uno stipendio di circa 500 mila euro netti a stagione. 

Il caso Tottenham

Pochettino licenziato dagli Spurs

In Europa le due big che in questo momento devono fare i conti con più di un allenatore a libro paga sono Barcellona e Tottenham. I catalani sono in una situazione molto simile a quella del Genoa, ovvero con ben tre allenatori a stipendio. Fino al 30 giugno 2021 il Barça dovrà riconoscere lo stipendio ad Ernesto Valverde, mentre il contratto di Quique Setien addirittura scadrà solamente nel giugno del 2022.

A questi due contratti va aggiunto naturalmente quello di Ronald Koeman, tecnico scelto da Bartomeu, prima delle sue dimissioni, per rilanciare i blaugrana.

Dall’altra parte c’è il Tottenham, che grazie alla straordinaria cavalcata nella Champions 2018/19 aveva rinnovato il contratto a Mauricio Pochettino fino al 30 giugno 2023. Dopo un inizio di Premier fallimentare, la stagione successiva gli Spurs hanno deciso di esonerare il tecnico argentino puntando tutto su José Mourinho.

 

Pochettino a libro paga per il Tottenham con un faraonico contratto da 8.5 milioni di sterline fino al 24 dicembre 2020, ha rescisso il ricco quadriennale con il Tottenham per approdare sulla panchine del Paris. Quello dell'ex difensore centrale argentino, era un ingaggio pesantissimo anche per gli Spurs, tanto che ad aprile 2020 alcuni tabloid inglesi hanno parlato di una richiesta ufficiale del Tottenham a Pochettino per una riduzione del suo contratto per aiutare gli Spurs nel periodo di crisi. 

Mbappé con Pochettino

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 11 novembre 2020.

October 22, 2021
Ermanno Pansa
Body

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

factcheck
Off
hidemainimage
show
Hide sidebar
show
Fullwidth Page
Off