I Presidenti campioni d’Europa negli ultimi dieci anni

Investitori stranieri, tanti proprietari spagnoli e un’unica traccia tricolore. Tra i Presidenti campioni d’Europa degli ultimi dieci anni si trovano storie uniche e spunti davvero interessanti. Dai presidenti “locali” ai proprietari internazionali, dai progetti a spesa ridotta alle spese folli di chi vuole incidere e ribaltare la storia della propria società.

Le tante differenze tra i vari Presidenti dimostrano come non esista un unico progetto vincente in Europa. Servono idee, investimenti e quel briciolo di fortuna che non guasta mai. Nel 2010 a vincere la Champions League è stato Massimo Moratti, capace di raggiungere un obiettivo che inseguiva da quindici anni. Dopo i due successi del padre Angelo Moratti negli anni Sessanta, l’Inter ha inseguito per oltre 40 anni la coppa dalle grandi orecchie...

Salito alla guida dell’Inter nel 1995, dal 2004 al 2006 ha lasciato la presidenza a Giacinto Facchetti prima di raggiungere nel 2010 la vittoria della Champions League. 

I successi spagnoli

L’anno successivo la coppa vola in Spagna e la vince Sandro Rosell, Presidente del Barcellona dal 2010 al 2014. I blaugrana trionferanno nuovamente in Champions nel 2015, ma alla guida del club catalano ci sarà Josep Bartomeu, subentrato proprio a Rosell nel 2014. L’attuale presidente del Barcellona è nell’occhio del ciclone per i rapporti tutt’altro che buoni con Messi, spesso al centro di voci di mercato che lo vedono lontano da Barcellona, ancora con maggiore insistenza, naturalmente, dopo il clamoroso 2-8 per le scommesse calcio contro il Bayern!

Il Presidente spagnolo che ha scritto la storia recente della Champions League è stato però Florentino Perez. Dal 2000 al 2006 ha vissuto la sua prima avventura alla guida del Real Madrid, vincendo la nona Champions nel 2002 e creando la leggenda dei “Galacticos” con colpi di mercato sensazionali. Tornato alla guida del Real nel 2009 con un mercato faraonico che portò Kakà, Benzema e soprattutto Cristiano Ronaldo a Madrid, è riuscito nel 2014 a vincere, finalmente, la decima tanto attesa dai tifosi del Real. Dal 2016 al 2018 poi è arrivata la storica tripletta con Zidane sulla panchina dei Blancos e per Florentino Perez le Champions League vinte sono diventate addirittura cinque. 

Gli altri

Il dominio spagnolo è stato parzialmente interrotto da due proprietà estere, il primo fu Roman Abramovich che nel 2012ha vinto, in Finale, al secondo tentativo, la Champions League con il suo Chelsea. Arrivato nell’estate del 2003 per ribaltare i Blues, dopo diversi successi in Inghilterra, finalmente è arrivato il successo europeo nel 2012, impreziosito poi l’anno successivo con la vittoria dell’Europa League.

Il Chelsea in finale di Champions ha battuto il Bayern di Uli Hoeness, capace però di alzare la coppa dodici mesi dopo nella finale contro il Dortmund. Il Presidente dei bavaresi è l’unico ex giocatore che fa parte di questa lista ed è stato in carica dal 2009 al 2014, prima della condanna per evasione fiscale. Dopo due anni dalle sue dimissioni è stato nuovamente eletto a Presidente del Bayern Monaco nel 2016. Nel 2019 a vincere la Champions è stato il Presidente e proprietario del Liverpool Tom Werner, ricchissimo investitore americano alla guida dei Reds dal 2010. 

L'Europa League

Due Presidenti capaci di vincere sei delle ultime dieci edizioni dell’Europa League. Da una parte Enrique Cerezo, attivo nel settore cinematografico, numero uno dell’Atletico Madrid dal 2010 e capace di vincere l’Europa League nel 2010, nel 2012 e nel 2018 e arrivando anche in finale di Champions nel 2014 e nel 2016. Dall’altra parte invece Jose Castro Carmona, Presidente del Siviglia dal 2013 e protagonista della tripletta europea degli andalusi dal 2014 al 2016.

Ricordato di Abramovich che è stato l’unico Presidente a vincere entrambe le coppe europee (addirittura doppietta in Europa League nel 2013 e nel 2019), nel 2011 l’Europa League è andata in Portogallo. In carica dal 1982, Jorge Nuno Pinto da Costa ha scritto forse le pagine più belle della storia del Porto. Oltre alla storica doppietta Coppa UEFA e Champions League tra il 2003 e il 2004, i portoghesi sono tornati a vincere in Europa nel 2011.

La prima proprietà americana a vincere una competizione europea è quella guidata da Joel e Avram Glazel, Presidenti del Manchester United. I due americani hanno preso in carica i Red Devils nel 2014 e tre anni più tardi hanno vinto, da strafoviriti per le scommesse sportive 888, l’Europa League nella finale contro un giovanissimo Ajax. 

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Martin Meissner (AP Photo).

August 17, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Lo scudetto dei divorziati!

Amarsi e dirsi addio. L’esonero di Sarri dalla Juventus è soltanto l’ultimo caso, prevedibile per le scommesse sportive, di un tecnico allontana dopo aver vinto lo scudetto. Era accaduta la stessa cosa l’anno passato, quando il club bianconero decise di avvicendare Allegri, dopo la vittoria del quinto scudetto consecutivo del tecnico livornese. E prima dell'ex fantasista del Pescara- arrivato in corsa alla Juve - c’era stato il divorzio con Antonio Conte, dimessosi dopo un solo giorno di ritiro perché “Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro”..

Un licenziamento dopo lo scudetto è cosa già successa in casa juventina. Sfogliando i libri di storia calcistica, per trovare un episodio simile è necessario risalire all’inizio degli anni ’30: la squadra del Quinquennio d’oro è allenata da Carlo Carcano, almeno fino al dicembre del 1934. 

L’allenatore di Varese ha vinto quattro titoli consecutivi, ma viene esonerato nel dicembre del 1934 con la squadra a soli due punti dalla vetta della classifica. I motivi dell’avvicendamento all’inizio non furono chiari, la verità emerse diversi anni dopo, tra un’indiscrezione e un commento dei calciatori dell’epoca; alla base dell’allontanamento ci sarebbe stata la volontà del Regime che non tollerava la presunta omosessualità dell’allenatore. La Juventus riuscì a evitare lo scandalo, ma non poté fare nulla davanti alla richiesta della politica.

Quattro anni dopo, un altro allenatore lascia la panchina dell’Ambrosiana (Inter) dopo aver vinto lo scudetto. Il suo nome è Armando Castellazzi, a tutt’oggi è il più giovane tecnico ad aver vinto il titolo italiano; da calciatore ha vinto con la maglia dell’Ambrosiana lo scudetto del primo campionato a girone unico: sulla panchina dei nerazzurri c’è l’ungherese Árpád Weisz. Gioca tre partite in Nazionale, e vince il Mondiale del 1934, disputando la sua unica partita del torneo contro la Spagna. Castellazzi decide di lasciare il mondo del calcio ad appena 34 anni.

In casa nerazzurra non è la prima volta che un tecnico ottiene il massimo risultato e si congeda. E’ già successo nel 1920, quando Vincenzo Resegotti ha scelto di lasciare il sodalizio interista per entrare a far parte della Commissione Tecnica della Nazionale Italiana. Il tecnico ha guidato l’Inter nella stagione 1919-1920, è ancora il campionato di Prima Categoria, un torneo diviso per gironi che contempla una fase finale con tre squadre. Nino Resegotti è nato in Lomellina, e la sua storia è particolare: non ha mai giocato a calcio, e prima di sedersi sulla panchina dell’Inter è stato un arbitro.

Nel 1911 è uno dei membri fondatori dell’Associazione Italiana Arbitri, qualche anno dopo la Federazione lo chiama per far parte della prima Commissione tecnica. Poi accetta la guida dell’Inter, ma quando accarezza la gloria, preferisce tornare in Federazione per prendere parte a una nuova Commissione Tecnica.

Roma e Toro

E’ una scelta di vita, come quella dell’allenatore della Roma Alfréd Schaffer, che appena conquistato lo scudetto del 1942 decide di tornare in patria - in Ungheria - per allenare il Ferencvaros; in tempo di guerra, il destino non gli fu propizio: morì appena tre anni dopo, in Bavaria.

Il secondo dopoguerra è caratterizzato dalle imprese del Grande Torino, ma anche qui, ci sono due avvicendamenti singolari dal club granata che riguardano altrettanti allenatori; il primo a lasciare la squadra di Valentino Mazzola è Luigi Ferrero, il tecnico che vince lo scudetto del 1947: lascia il Toro, sceglie la Fiorentina. L’anno successivo sulla panchina granata arriva Mario Sperone; la squadra segna 125 gol in campionato, travolge ogni avversario che gli si pone davanti. Ma al termine della stagione, Sperone viene avvicendato dal presidente Novo che sceglie l’inglese Lievesley; sarà una mossa che gli salverà la vita.

L’intera squadra - compreso Lievesley - morirà appena un anno dopo nella tragedia di Superga.

Le scelte di vita sono alla base dei numerosi divorzi tra i tecnici scudetti e i loro club; anche lo svedese Nils Liedholm fa parte di questo club: ha appena vinto lo scudetto della stella con il Milan, ha visto dalla panchina  l’ultima partita della carriera di Gianni Rivera. Può bastare. L’allenatore decide di tornare alla Roma e accettare la corte serrata del neo presidente giallorosso Dino Viola. Prenderà lo stesso percorso cinque anni dopo, scegliendo di lasciare la Roma prima della finale della Coppa dei Campioni contro il Liverpool: tra i giallorossi e il trionfo, rimasero soltanto undici metri di distanza.

Trap contesissimo sul mercato

Se ne va dalla Juventus anche Giovanni Trapattoni, icona juventina per un intero decennio; dopo aver vinto il suo sesto scudetto in dieci anni, l’allenatore saluta tutti per accasarsi all’Inter.

Negli anni novanta sulla panchina rossonera irrompe Fabio Capello; vince tutto quello che c’è da vincere, e poi lascia il Milan per andare al Real Madrid, regalando un indicazione che lui stesso non saprà rispettare: “Mai tornare in un posto dove si è stati felici”. Lui torna, rinunciando a un’offerta della Lazio, ma la felicità non sarà più la stessa. E torna anche a Madrid, dopo aver allenato la Juventus vincendo due scudetti che verranno cancellati dalla Procura Federale.

Scudetti veri, e scudetti di cartone. L’attuale tecnico della Nazionale Roberto Mancini festeggia il titolo del 2006 a Riscone di Brunico. E’ il 26 luglio 2006, il commissario straordinario Guido Rossi ribalta il verdetto della giustizia sportiva e ufficializza il quattordicesimo scudetto dei nerazzurri.

Roberto Mancini avrà modo di vincere altri due scudetti sul campo. Ma il sogno di Massimo Moratti si chiama Champions League, e al termine della stagione 2007-2008 esonera l’allenatore pesino per accogliere ad Appiano Gentile il portoghese Josè Mourinho. Anche lo Special One vince, anzi vince tutto per gli appassionati di scommesse calcio e se ne va, scolpendo sul marmo della storia un glorioso Triplete.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Luca Bruno (AP Photo).

August 17, 2020
simone pieretti
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Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.

 

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Le sequenze interminabili di rigori!

Dopo una sfida a eliminazione diretta, un doppio turno di coppa in totale parità, una finale di un Europeo o di un Mondiale. I calci di rigore hanno contraddistinto i momenti non solo più emozionanti, ma quelli più "al cardiopalma" dei tifosi, tra gli spalti o davanti alla tv, senza fiato e in attesa del feroce verdetto! A tal proposito, dalla redazione di 888Sport.it siamo andati a spulciare tra i casi di penalty interminabili..

 

1) Euro U.21 2007 - Olanda-Inghilterra 13-12

E' il 20 giugno 2007 all'"Abe Lenstra" Stadium di Heerenveen va in scena la semifinale del campionato europeo Under 21. A sfidarsi, i padroni di casa dei Paesi Bassi e l'Inghilterra, in vantaggio fino a un giro di lancette dal novantesimo grazie alla rete di Leroy Lita, attaccante di origini congolesi classe 1984 e all'epoca del Reading, tanto promettente quanto, successivemante, deludente nel corso della sua carriera, tanto  che da tempo frequenta la pancia più profonda del dilettantismo d'Oltremanica, e oggi giochicchia al Nuneaton Borough, in settima serie. All'89', si diceva, il pareggio di Maceo Rigters, altra meteora del calcio ma capocannoniere di quel torneo.

E' 1-1 e, dopo gli infruttuosi tempi supplementari, si va ai calci di rigore. Apriti cielo: per risolvere la contesa ce ne vogliono ben 32! Un autentico record, tanto che ci sarà gente che verrà chiamata in causa due volte dagli undici metri e con esiti opposti. Ad esempio, tra i giovani Orange, Royston Drenthe (che in quella stessa estate si trasferì dal Feyenoord al Real Madrid) prima sbagliò e poi segnò. Sequenza contraria, invece, per Daniël de Ridder.

Nell'Inghilterra, andò alla battuta (segnando) il portiere Scott Carson (stesso discorso per il dirimpettaio Waterman), James Milner (oggi al Liverpool) segnò due volte, mentre ad essere decisivo alla lotteria infinita, furono le battute a vuoto di Matt Derbyshire (parata di Waterman) e di Anton Ferdinand, che colpì la traversa. Sarà il gol di un altro carneade, come il difensore Gianni Zuiverloon, a porre la parola fine alla sequenza da record che vide 13 rigori trasformati per i Tulipani e 12 per gli inglesi.

I Paesi Bassi, 4 giorni dopo, batterono da favoriti per le scommesse calcio la Serbia 4-1 e si laurearono campioni continentali di categoria.

2) Coppa d'Africa 1992: Costa d'Avorio-Ghana 11-10

Tornando parecchio indietro nel tempo, parliamo del 26 gennaio 1992, una sequenza interminabile di calci di rigore, decise addirittura la vincitrice della Coppa d'Africa per nazioni. A sfidarsi, di fronte a una bolgia di 47mila 500 spettatori dello stadio Léopold Sédar Senghor di Dakar, Costa d'Avorio e Ghana. Sul campo, un match scorbutico, senza gol, un derby particolarmente sentito dell'Africa occidentale, che non produce vincitori, né vinti, nemmeno al 120'.

Ai penalty, invece, non si smise più di segnare: finì 11-10 per gli Elefanti, dopo che tutti i 22 in campo si erano incaricati almeno di una battuta e con un errore per parte: Asara per le Black Stars e Tiéhi per gli ivoriani. Ironia della sorte, decisivi furono i giocatori che aprirono la sequenza: da una parte, l'ivoriano dell'ASEC Abidjan Basile Aka Kouamé, difensore che trasformò due volte i propri rigore.

Dall'altra, un altro componente della retroguardia, il ghanese Antony Baffoe (attuale vice-segretario della Confederazione calcistica africana e all'epoca giocatore del Fortuna Düsseldorf, in Germania, dov'era nato) si fa parare la propria seconda conclusione dal portiere del Raja Casablanca, Alain Gouamené. Curiosamente, la Costa d'Avorio vinse al termine di un'altra serie infinita di rigore: 12-11 contro il Camerun, nei quarti di finale della Coppa d'Africa 2006.
 

3) Il record assoluto è in Namibia

Attualmente, però, il primato calcistico fin qui ufficialmente riconosciuto anche per gli esperti di scommesse sportive, appartiene a una partita della Coppa di Namibia - si resta quindi sempre all'interno del continente africano - in cui il KK Palace s'impose 17-16 nei confronti dei Civics Windhoek, al termine di 48 tentativi dagli undici metri. Per citare un altro caso che coinvolge le squadre di club, infine, particolarmente indicativa fu la lotteria dei rigori che caratterizzò la finalissima-derby di Coppa di Grecia tra Olympiacos e AEK Atene, in cui i biancorossi trionfarono al termine di una sequenza che li vide vittoriosi 15-14. Non per deboli di cuore, insomma.

Nuove regole e casi più unici che rari

In tempi modernissimi, si sono aggiunte ulteriori regole alla formula dei rigori. Nel 2017, agli Europei femminile Under 17, si varò la formula "ABBA" (battuta della squadra "A", due della squadra "B" e controrisposta della squadra "A") in sostituzione della classica "ABAB". A partire da quella stessa estate, la Football Association adottò l'idea per le proprie competizioni. E stupì che la patria del calcio e dei puristi di questo sport decise per questo "Coup de theatre". Che, infatti, non riscosse particolare successo. 


Tra le nuove regole, il portiere oggi è chiamato a mantenere almeno un piede sulla linea di porta: in caso contrario l'arbitro potrà utilizzare il VAR (qualora la competizione in questione lo consenta) per decidere se far ripetere oppure no l'esecuzione. Nel caso in cui ci sia un espulso nei 90' o 120', poi, la lista di battitori sarà di 10 per squadra (a scalare, quindi, a seconda dei cartellini rossi).

Ancora, nel caso di parità dopo tutte le esecuzione, eventuali serie di tiri ad oltranza possono venire effettuate con un ordine di tiratori diverso.

Tra gli episodi più curiosi, manifestatosi per giunta in un quarto di finale con Zico da una parte e Platini dall'altra, Mondiale, a Messico 1986, fece particolarmente discutere quello battuto dal laterale transalpino Bruno Bellone: sinistro rasoterra con pallone che prima colpisce in pieno il palo, poi tornando indietro, rimbalza sulla spalla del portiere verdeoro Carlos e si insacca.

Fu un episodio talmente inedito, che dopo mille discussioni, ci volle un anno e una nota ufficiale dell'International Football Association Board prima di stabilire che l'arbitro, il rumeno Ioan Igna, fece bene a convalidare.

*La foto di apertura dell'articolo e' di Sergey Ponomarev (AP Photo). Prima pubblicazione 13 agosto 2020.

October 2, 2020
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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NBA, al via lo spettacolo dei playoff: il quadro del primo turno e le favorite

Ad inizio stagione doveva essere lo Staples Center di Los Angeles il punto focale dei Playoff, specialmente nella Western Conference. Sarà invece l’ESPN Wide World of Sports Complex, in quel di Disney World, il centro della NBA. La “bolla” di Orlando sta tenendo ed ora, dopo otto turni di Regular Season, partiranno i Playoff dopo la qualificazione dei Trail Blazers, usciti vincitori dal Play-in contro i Memphis Griezzlies..

I Blazers dovranno vedersela contro i Los Angeles Lakers, che hanno strappato il primo posto ad Ovest, anche se le loro prestazioni ad Orlando non sono state ottime. Poca fluidità offensiva, una squadra che di fatto si è limitata a gestire le forze in vista dei Playoff. Discorso completamente diverso per Portland, che ha mostrato le solite lacune difensive, ma si presenta alla sfida con i Lakers con un super Damian Lillard. “Dame” ha chiuso la Regular Season con 154 punti in tre partite, prima dei 31 segnati con i Grizzlies, seppurcon brutte percentuali.

Ovviamente favoriti i Lakers, ma attenzione allo stato di forma di Portland che potrebbe allungare la serie e portarla magari anche a Gara-6. Netto favore del pronostico anche per i Clippers nel primo turno contro i Dallas Mavericks. Secondo il pronostico in finale di Conference sarà Derby di Los Angeles, ma i Clippers devono iniziare dalla sfida a Luka Doncic.

Il fenomeno sloveno può infastidire LA, ma il 3-0 nella Regular Season e le enormi qualità difensive degli esterni a disposizione di Doc Rivers (Leonard, George e Beverley) ci portano a pensare che la serie si possa chiudere al massimo in cinque gare.

Denver-Utah e Houston-OKC sono senza dubbio le due serie più equilibrate. I Nuggets partono leggermente favoriti sui Jazz, che soffrono l’equivoco tattico di Conley e Mitchell tra gli esterni e il rapporto logoro tra “Spida” Mitchell e Rudy Gobert. Per quanto riguarda i pronostici, Nuggets vincenti in 5/6 gare, difficile pensare che Utah possa arrivare alla settima.

Potrebbero arrivarci invece Houston ed OKC, ma incide pesantemente sulla serie l’infortunio di Russell Westbrook. Il grande ex non ci sarà ad inizio serie per un problema alla schiena e Houston dovrà affrontare la squadra più sorprendente della stagione. Dati per spacciati ad inizio anno, i Thunder sono sempre stati in zona Playoff e ora vogliono continuare a stupire. Guidati dai veterani Paul, Adams e Danilo Gallinari, finalmente centrale in un progetto da Playoff. Se Westbrook non dovesse recuperare nel giro di una settimana, OKC parte favorita e può vincere la serie in 6 partite. 

Eastern Conference

Tutti contro Giannis e i suoi Milwaukee Bucks. Il greco, MVP in carica, ha avanzato con prepotenza la candidatura dei suoi Bucks per arrivare alle Finals. Fermata a sorpresa dai Raptors di Leonard lo scorso anno, ora Milwaukee non vuole porsi limiti e il primo turno sarà molto agevole. Orlando non ha le carte in regola per dare fastidio ai Bucks, e gli infortuni di Gordon e Isaac hanno ulteriormente indebolito i Magic. Molto probabile per le scommesse NBA uno “sweep” al primo turno per i Bucks, in attesa poi della vincente di Indiana-Miami al secondo turno.

Tra Pacers e Heat sarà battaglia vera, due squadre toste e solide che vogliono passare il primo turno prima di tentare l’impresa contro i Bucks. Tanti gli acciaccati da ambedue le parti, ma l’esperienza di Miami può fare la differenza. Indiana può contare sulla straordinaria condizione fisica di TJ Warren, secondo realizzatore dietro a Lillard nella “bolla” di Orlando. Nonostante questo, probabile che alla fine la spunterà Miami ma la serie può arrivare almeno a gara-6 e non è da escludere una bollente gara-7.

Se non fosse per l’infortunio di Ben Simmons, Boston-Philadelphia sarebbe senza alcun dubbio la serie più interessante del primo turno. Lo è per storia, ma l’equilibrio di questa sfida è tutto nelle mani, straordinarie, e nelle fragili gambe di Joel Embiid. Il centro camerunese è l’unico, ad Est, in grado di competere per qualità e fisicità con Giannis Antetokoumpo ma da solo farà fatica a mettere in difficoltà i Celtics. Boston ha profondità e un grande allenatore, ambedue cose che non può vantare Phila.

Il pronostico per le scommesse basket porta a dire Boston in 6 gare, se Embiid dimostra di vivere un momento di condizione strepitosa i Sixers possono strappare Gara-7 e addirittura mettere a segno il colpaccio.

L’ultima sfida è tra i Toronto Raptors e i Brooklyn Nets. I canadesi, campioni in carica, sono stati la grande sorpresa ad Est dopo l’addio di Leonard. Le previsioni erano nefaste, qualcuno parlava di un’annata negativa, con la possibilità di non fare i Playoff. Nick Nurse invece ha portato i Raptors al secondo posto ad Est e nel primo turno con ogni probabilità avranno vita facile sui Nets. Brooklyn si è presentata ad Orlando con la “squadra B” visti i tantissimi infortuni e il massimo obiettivo per i Nets può essere quello di vincere una partita contro i Raptors.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Kevin Kluo (AP Photo).

August 16, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Europa League, spettacolo in semifinale: due sfide da Champions

Due sfide di altissimo livello, dal sapore di Champions League per le semifinali di Europa League nella Final Eight tedesca..


Il primo match si disputerà domenica sera in quel di Colonia tra il Siviglia di Julian Lopetegui e il Manchester United di Ole Gunnar Solskjaer. I Red Devils, reduci da una straordinaria fase finale di Premier League, si sono presentati alle Final Eight d’Europa League da assoluti favoriti per 888sports. 

Il quarto di finale contro il Copenhagen ha dimostrato come lo United non è perfetto, anche se poi i Red Devils sono riusciti a strappare il pass per la semifinale grazie al rigore di Bruno Fernandes nel primo tempo supplementare.

Il portoghese è stato il vero protagonista del cambio di rotta dello United; arrivato a gennaio dallo Sporting, l’ex Samp e Udinese ha guidato la manovra offensiva del Manchester. Dal suo arrivo Bruno Fernandes ha giocato 21 partite con la maglia dello United realizzando undici gol e servendo anche otto assist vincenti ai compagni.
 

Di fronte però i Red Devils si troveranno forse la squadra più in forma dell’Europa League. Il Siviglia di Julen Lopetegui non perde da 19 partite e le due gare giocate in Germania hanno messo in luce tutte le qualità degli Andalusi. Porta inviolata sia con la Roma che con il Wolverhampton, dominio assoluto contro i giallorossi e grande pazienza nel match contro gli inglesi.

Con un Banega ispiratissimo e Lucas Ocampos versione cinque stelle, autore dell’assist per il 2-0 di En Nesyri con la Roma e soprattutto del gol partita con il Wolverhampton a due minuti dalla fine. Secondo i quotisti di 888sport.it sarà un match molto equilibrato, con lo United leggermente favorito (vittoria @2.54, passaggio del turno @1.78). Vista l’enorme incertezza prevista per il match, può essere interessante la quota del pareggio al termine dei primi 45 minuti @1.97.

Per chi crede fermamente in Bruno Fernandes e nella sua clamorosa serie positiva, attenzione alla quota sul portoghese primo marcatore @6.75. 

La sfida di Conte


Voler vincere ad ogni costo. La mentalità di Conte porta l’Inter inevitabilmente ad inseguire la finale di Colonia. In quel di Dusseldorf però dovrà affrontare uno Shakhtar che ha incantato nel quarto di finale contro il Basilea. L’enorme talento dei brasiliani, la fantasia di matrice carioca in fase offensiva e una sorprendente ed insolita solidità difensiva che rilancia le ambizioni degli ucraini.
 

L’Inter resta favorita, ma inevitabilmente dovrà fare i conti con lo Shakhtar. I nerazzurri, dal canto loro, hanno giocato un’ottima gara contro il Leverkusen: l’unica pecca per la squadra di Conte è stata l’assenza di cinismo dopo il gol del 2-0.
 

Trascinati da un Lukaku quasi inarrestabile, i nerazzurri hanno avuto un grande impatto anche da Eriksen, seppur entrato dalla panchina sia col Getafe che con il Leverkusen. Il gol del definitivo 2-0 contro gli spagnoli, un paio di giocate illuminanti e un rigore subito (poi tolto dal VAR) contro i tedeschi. Difficile però pensare che possa partire dall’inizio lunedì a Dusseldorf, Conte vuole mantenere il suo 3-5-2 solido e vista anche l’assenza di Sanchez per infortunio ha bisogno del danese in panchina come primo cambio anche per l’attacco.

La sfida tra Inter e Shakhtar non è inedita, perché le due squadre si sono già affrontate in un preliminare di Champions League. Esattamente quindici anni fa, era l’agosto del 2005, l’Inter di Mancini vinse 2-0 la gara d’andata in Ucraina grazie alle reti di Martins e Adriano, pareggiando poi 1-1 a San Siro, conquistando il pass per la fase a gironi della Champions League.
 

L’Inter di Conte è favorita per i quotisti delle scommesse calcio: vittoria @1.77, passaggio del turno @1.35, ma i nerazzurri dovranno fare attenzione alla qualità offensiva dello Shakhtar. Per questo motivo è interessante la quota della vittoria dell’Inter con entrambe le squadre a segno @3.20.
 

Attenzione anche ai possibili falli in area di rigore, che potrebbero portare anche a un possibile calcio di rigore. La massima punizione nell’arco dei 90 minuti paga 2.40 volte la posta, ultima quota interessante quella relativa al primo marcatore. Considerando il suo stato di forma, si può puntare su Romelu Lukaku come primo marcatore @4.00.

August 15, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Quanti capitani a Siviglia!

Il dominio spagnolo che ha monopolizzato la Champions League è stato replicato anche nella seonda competizione continentale, l’Europa League. Fin dal 2010, con il successo dell’Atletico Madrid in finale contro il Fulham: nei colchoneros si esprimeva quel genio di calcio di Diego Forlan, che abbiamo visto troppo poco in Italia con la maglia dell’Inter, ma ad alzare la coppa fu il capitano spagnolo Antonio Lopez.

Le due edizioni successive furono dominate da Radamel Falcao, campione e capocannoniere nel 2011 con il Porto e nel 2012 con l’Atletico Madrid. La “sua” prima Europa League, in un derby tutto lusitano, fu alzata al meraviglioso cielo primaverile di Dublino dal portiere portoghese Helton, la seconda invece dal mediano spagnolo Gabi. Il capitano dei Colchoneros è riuscito nell’impresa di portare a casa da capitano per la seconda volta l’Europa League a sei anni di distanza dal primo trofeo. Dopo esser andato vicino anche a trionfare in Champions nelle due finali perse in modo rocambolesco contro il Real nel 2014 e nel 2016..

L’Atletico, infatti, è tornato in finale di Europa League nel 2018. Nella sfida giocata al Parc OL di Lione contro il Marsiglia, i Colchoneros hanno vinto 3-0 e dopo la doppietta di Griezmann la rete che ha sigillato il risultato è stata messa a segno proprio da Gabi, che poco dopo alzerà la sua seconda Europa League. 

Il double di FL8

Nel 2013 Frank Lampard mette a segno la doppietta, dodici mesi dopo aver festeggiato la Champions League a Monaco contro ogni pronostico di scommesse sportive, vince anche l’Europa League al cielo di Amsterdam dopo la finale vinta contro il Benfica. L’inglese è l’unico capitano ad aver sollevato entrambe le coppe europee nell’ultimo decennio.

La maledizione del Benfica si ripete anche l’anno successivo, quando i portoghesi, dopo aver eliminato a sorpresa in semifinale la Juve dei record di Antonio Conte, perdono ai rigori contro il Siviglia nella finale di Torino. Ad alzare la coppa al cielo è Ivan Rakitic, che l’anno successivo vincerà la Champions con il Barcellona. Il Siviglia fa doppietta nel 2015, con José Antonio Reyes che celebra per primo il trofeo dopo la finale vinta contro il Dnipro.

La tripletta degli iberici, considerata anche la continua movimentazione sul mercato internazionale che li contraddistingue, viene accostata al terzo capitano diverso, questa volta è Coke ad alzare la coppa a Basilea dopo esser stato l’unico capitano a segnare una doppietta, decisiva per ribaltare l'iniziale vantaggio del primo Liverpool di Klopp con Sturridge, in finale di Europa League. 

Dopo i tre successi del Siviglia, nel 2017 è Antonio Valencia ad alzare il trofeo dopo il successo del Manchester United per 2-0 contro l’Ajax. Nell’ultima edizione di Baku, il derby di Londra tra Chelsea e Arsenal è stato vinto, in una partita nella quale il Gol&over era assai probabile per le scommesse calcio,  dai Blues ed è stato Cesar Azpilicueta a sollevare al cielo il trofeo. 

L'edizione tedesca

Dopo i primi 4 incontri della Final 8 ospitata dalla Germania, le due semifinali promettono equilibrio e spettacolo; il fantastico blasone delle quattro compagini ancora in corsa per questo titolo, tanto particolare nell'edizione 2020, ma altrettanto ambito rappresenta un valore ulteriore per la competizione: sarà uno dei due portieri, Andriy Pyatov ed Handanovic, di straordinaria esperienza a sollevare il trofeo o la leggenda del Siviglia, Jesus Navas?! E se Harry Maguire scrivesse una pagina ulteriore del suo fantastico romanzo calcistico di chi arriva negli stadi che contano in clamoroso ritardo?!
 

*Foto di Petr Josek (AP Photo).

August 14, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Bale, la riserva di lusso

Sul palcoscenico del calcio internazionale si era palesato a San Siro, lasciandolo a bocca aperta nella sua interezza: era la Champions League 2010-2011, la maglia quella del Tottenham (e in squadra c'è anche Luka Modric, poi ritrovato al Real) e l'avversario l'Inter, fresco di Triplete..

I nerazzurri, quel 20 ottobre di 10 anni fa, sul 4-0, videro il vantaggio assottigliarsi sino al 4-3 perché tale Gareth Bale, 21enne gallese dallo scatto che definire prorompete era un debole eufemismo, aveva messo il turbo sugli esterni, realizzando una tripletta. Nella gara di ritorno del girone di qualificazione, a White Hart Lane, Bale non aveva segnato nella vittoria per 3-1 degli Spurs, in compenso aveva fatto impazzire un giocatore dall'esperienza e dal comprovato atletismo come Maicon, tanto che il vecchio stadio londinese l'aveva irriso con il coro "Taxi for Maicon".Quella corsa (s)frenata

Una corsa sfrenata, di quelle che superano o trascinano ogni ostacolo che si pari di fronte. Quindi, assist o gol, i due epiloghi dalla casistica più scontata. E tante, tante acrobazie. Caratteristiche che, nell'estate 2013, avevano spinto il Real Madrid a fare di lui l'acquisto più oneroso (fino a quel momento) della storia della Casa Blanca.

Un feeling cominciato col botto, con quel gol decisivo - di testa - del 2-1 nella vittoria (4-1) in finale di Champions League - la tanto sospirata Décima - contro l'Atletico. Messi da parte complimenti e titoli, tuttavia, oggi la carriera di Bale conta più interrogativi che risposte. Com'è possibile, ci si chiede, con certe premesse? Il gallese avrebbe potuto dare di più? Com'è possibile che, oggi, a 31 anni, sia diventata una riserva qualsiasi- per quanto di lusso - della squadra di Zidane?

L'esultanza contro il Barcellona nel 2014!
 

Il "semaforo" Zizou

Ma il nome e il cognome dell'allenatore del Real fanno parte di una prima, parziale spiegazione. Dal momento della sua entrata in scena al Real, prima nel gennaio 2016 e in secondo luogo - dopo l'infruttuoso interregno di Julen Lopetegui e Santiago Solari - a partire dall'11 marzo 2019, la qualità delle prestazioni di Bale è scesa a picco. Così come la velocità delle sue giocate: il gallese è passato dall'esprimersi a colpi di scatti che superavano i 36 chilometri orari, a prestazioni svogliate, da fermo, quasi da compassato giocatore di calcetto.

I tifosi sono per la gran parte dalla parte di Zizou, specie da quando Gareth, dopo la qualificazione, non scontata per le scommesse calcio, acquisita a Euro 2020, ha esposto una bandiera del gallese con su scritto: "Wales. Golf. Madrid". Come se il Real venisse al terzo e ultimo posto delle sue gerarchie sportive. Proprio il golf, negli ultimi anni, è il passatempo a cui Bale sembra essersi maggiormente concentrato rispetto al calcio. La sua magione si affaccia sul "green" a suo uso e consumo. Zidane, dal canto suo, non ha mai perso occasione per farglielo notare.

Back to the future?

Tra gli altri problemi di Bale, l'iniziale ombra delle fronde maestose di Cristiano Ronaldo, la convivenza non sempre al top con i tanti altri galacticos e quell'apatia manifestatasi progressivamente per non sentirsi più al centro dell'attenzione. Zidane se l'è ritrovato così, ad onor del vero. In panchina, poi, Bale ha simulato di addormentarsi durante una partita e ha quasi irriso il proprio allenatore alle spalle, in stile Antonio Cassano con Fabio Capello, sempre al Real.

Il tutto, fino a chiedere di essere escluso dalla Champions. L'ex bandiera della nazionale irlandese, oggi apprezzatissimo commentatore sportivo della Premier League, Andy Townsend sostiene che Bale - prodotto del sempre florido settore sempre florido settore giovanile del Southampton (da cui il Tottenham lo prelevò), ambisca a tornare agli Spurs, oggi timonati da José Mourinho. Le loro strade non si incrociarono a Madrid: la Décima Bale la vinse con e per Carlo Ancelotti, che lo gestì a meraviglia.

Ecco, una risposta per rivederlo a grandi livelli - 166 i gol segnati in carriera con le squadre di club - potrebbe essere proprio un bel ritorno al passato. In quella Premier League che lo consacrò e in cui imparò a dribblare a saltare gli avversari circumnavigandoli dopo essersi lanciato da solo il pallone, un po' come accaduto in Spagna con Bartra del Barcellona nella finale di Copa del Rey vinta per 2-1, proprio grazie a lui, sempre nel 2014. Il suo anno d'oro.
 

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Manu Fernandez ed Alberto Saiz.

August 14, 2020
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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I 5 inni nazionali da brividi

Europei, Mondiali, podi olimpici o di una gara di motori. Se c'è un'emozione in particolare che accomuna tutti questi eventi sportivi è senz'altro l'inno nazionale. Certo, il calcio e i Giochi a cinque cerchi ci hanno permesso di conoscerne un vasto assortimento e eccettuando quello italiano, che per ragioni di appartenenza suscita un brivido in più, noi di 888sports ci siamo chiesti quali altri siano, nella loro musicalità e solennità, i più apprezzati, i più amati, quelli che danno una carica supplementare.

Posto che, come sempre, non esiste una risposta oggettiva. De gustibus, come si suol dire. A questo proposito, ne abbiamo individuati 5:

Inno della Federazione Russa

La Marseillaise

God Save The Queen

The Star-Spangled Banner

Hino nacional brasileiro

 

Inno della Federazione Russa

Musica composta nel 1939, testo nel 2000. Com'è possibile una forbice temporale così ampia? Semplicissimo: l'inno è stato riscritto dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica. La necessità di avere un nuovo inno fu espressa direttamente dal presidente russo Vladimir Putin a seguito delle immagini provenienti delle Olimpiadi di Sydney 2000...

E le parole dedicate all'ormai dissolta Unione Sovietica, apparivano completamente fuori contesto. Nonostante i numerosi pareri contrastanti, si decise di conservare la melodia, ma di cambiare le parole del testo. Indipendentemente da come la si pensi, perdere l'ex inno dell'Armata Rossa sarebbe stato, musicalmente parlando, un vero peccato.

Una sinfonia talmente solenne e spettacolare da essere presente nei momenti cinematografici più cult, come l'ingresso sul ring di Ivan Drago (interpretato dall'attore svedese Dolph Lundgren), sfidante di Rocky (IV) Balboa, maschera quasi inscindibile di Sylvester Stallone. Erano tempi, a metà Anni '80, in cui la Guerra Fredda bruciava le sue ultime braci nel teatro della quotidianità...

La Marseillaise

"Allons enfants de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!". Talmente solenne da aver ispirato cori da stadio sulla stessa melodia. Il compositore? Un italiano di Fontanetto Po, piccolo paese della Bassa vercellese: Giovanni Battista Viotti, musicista di corte a Parigi: lui insieme a Claude Joseph Rouget de Lisle.

L'inno divenne la chiamata alle armi della Rivoluzione francese e in questo contesto assunse il nome di "Marsigliese" perché intimata per le strade dai volontari provenienti dalla città portuale del sud al loro arrivo a Parigi. Quante volte lo abbiamo sentito nel calcio.

Quante volte è entrato in competizione col nostro "Inno di Mameli": il derby delle Alpi è stato anche musicale, in questo senso. Ci permettiamo di fornire anche una segnalazione extracalcistica: il trasporto con cui viene cantato dalla nazionale transalpina di rugby. Magari proprio a Saint-Denis, terra difficile da espugnare per i pronostici e consigli scommesse sportive...

Baggio accarezza il montante!
 

God Save The Queen

"Dio Salvi la Regina" è l'inno più antico al mondo e, probabilmente, più famoso al mondo in quanto in uso in tutti i territori dell'Impero britannico. E' l'inno, infine, ascoltato da tutti atleti britannici ai Giochi Olimpici, in cui gareggiano - senza suddivisioni - sotto la Union Jack. La sua intonazione a Wembley, ha un effetto devastante: su tutte, ci sentiamo di scegliere i momenti di amplificazione prima del calcio d'inizio degli Europei 1996, giocati per l'appunto in Terra d'Albione.
 

Quando però, i sudditi della Regina si separano, i risultati sono altrettanto emozionanti. Come non citare, a questo proposito "Hen Wlad Fy Nhadau", l'inno nazionale del Galles. Quello che, probabilmente, viene cantato più a squarciagola tra tutti i canti patriottici.

Abbiamo imparato a conoscerlo nel rugby e a Euro 2016. E' cantato in lingua gaelica, il titolo significa "La vecchia terra dei miei padri" e, un po' come "Flower of Scotland", viene "urlato" proprio per distanziarsi il più possibile da Londra.
 

Hino nacional brasileiro

Si tratta di una vera e propria marcia trionfale, tipica dei canti patriottici sudamericani, come ad esempio quello dell'Uruguay "Orientales, La Patria O La Tumba". Un inno amatissimo, che non ha riecheggiato solamente nel calcio.

Era però pratica comune sentirlo anche nella Formula Uno, specialmente ai tempi di Ayrton Senna. Fino a quel maledetto 1° maggio 1994 a Imola, si trattava di un binomio quasi inscindibile.
 

*Le immagini dell'articolo, distribuite da AP Photo, sono di Vadim Ghirda e Carlo Fumagalli.

August 13, 2020
Stefano Fonsato
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Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.

 

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Chi ha alzato le ultime 10 Champions!

L’agosto calcistico regalerà tanto spettacolo, con gli occhi puntati soprattutto in Portogallo, dove si assegna con una nuova Final Eight la Champions League. Grande curiosità per vedere chi alzerà il trofeo, con la certezza che non vedremo una doppietta targata Liverpool. I Reds infatti sono stati eliminati dall’Atletico Madrid, negando così al capitano Jordan Henderson la possibilità di commuoversi, nuovamente, davanti alla coppa dalle grandi orecchie.. 

Leggende con la Coppa!

Il centrocampista centrale dei Reds è stato l’ultimo ad alzare la Champions, ma chi sono stati i capitani che hanno alzato la coppa nelle ultime dieci edizioni? Si inizia con quattro leggende provenienti da quattro nazionalità diverse.

Nel 2010 il trionfo dell’Inter a Madrid contro il Bayern ha permesso ad un emozionato Javier Zanetti di alzare la coppa tanto inseguita dai nerazzurri.

Zanetti a Madrid!

Da un argentino a uno spagnolo, nel 2011 infatti è Xavi Hernandez ad alzare per la prima volta la Champions League da capitano, la sua terza vinta in carriera (nelle prime due la fascia era sul braccio sinistro di Carles Puyol nel 2006 e nel 2009).

Dopo la beffa del 2008 a Mosca, nel 2012 il Chelsea, a sorpresa per le scommesse e quote Champions League , riesce a superare ai rigori all’Allianz Arena il Bayern Monaco e ad alzare la coppa fu la coppia Lampard e Terry. Il difensore centrale era il capitano di quella squadra, ma non giocò la finale per squalifica dopo il rosso subito nella semifinale di ritorno contro il Barcellona.

Dodici mesi dopo la beffa casalinga, Philipp Lahm è il primo a festeggiare la Champions nel 2013 da capitano del Bayern nella finale tutta tedesca di Wembley, contro il Borussia Dortmund. 

Dominio spagnolo

Le cinque edizioni consecutive vinte da una squadra spagnola hanno portato al dominio ispanico anche tra chi ha avuto l'onore di ricevere la Champions. Il primo è stato Iker Casillas, che ha alzato la decima al cielo di Lisbona al termine dei supplementari di un derby tiratissimo contro l’Atletico Madrid. L'Atletico per le scommesse online è una valida opzione per la coppa 2020! 

Nel 2015 la Juve di Allegri nega ai Blancos la possibilità di tornare in finale, ma nell’atto conclusivo di Berlino i bianconeri non riescono a battere il Barcellona targato MSN. Ad alzare la coppa però è Andrés Iniesta, capitano nella finale visto che Xavi (alla sua quarta Champions vinta in carriera) parte dalla panchina contro la Juve.

Dal 2016 al 2018 invece a scrivere la storia è stato Sergio Ramos, grazie al “Triplete” del Real Madrid. I Blancos tra il 1956 e il 1960 erano riusciti nell’impresa di vincere cinque Coppe dei Campioni consecutive, ma con tre capitani diversi. Le tre vittorie consecutive del Real Madrid hanno permesso a Sergio Ramos di diventare il secondo capitano della storia della Champions ad alzare per tre volte la coppa. Il primo a riuscirci fu Franz Beckenbauer, che proprio come Sergio Ramos ha vinto la coppa per tre anni consecutivi dal 1974 al 1976.

Chi sarà per le scommesse calcio il nuovo capitano ad alzare a Lisbona per la prima volta nella sua carriera la Champions League?!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Manu Fernandez e Andres Kudacki.

 
August 12, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Champions League, mercoledì al via le Final Eight: tutte le quote di 888sport.it

Dopo i quattro ottavi di finale disputati nell’ultimo weekend, da mercoledì prenderà il via la Final Eight della Champions League in Portogallo. Otto squadre alla caccia della coppa dalle grandi orecchie e tra le qualificate non mancano le sorprese. Atalanta e Lipsia avevano già strappato il pass per i quarti di finale; non solo queste due sorprese, a loro si è aggiunto anche il Lione capace di difendere il vantaggio di 1-0 dell’andata contro la Juve perdendo solo 2-1 a Torino e qualificandosi per i quarti di finale.

La fase finale della Champions League inizierà mercoledì sera con la sfida tra l’Atalanta di Gasperini e il Paris Saint Germain. I bergamaschi non partono favoriti, ma vogliono l’impresa e per farlo dovranno ritrovare quella brillantezza mancata nelle ultime 3-4 partite del campionato. Dopo una ripresa esaltante, la Dea ha avuto un leggero calo fisico e soprattutto a livello offensivo ne ha risentito, realizzando solo cinque gol nelle ultime cinque giornate di Serie A, rimanendo a secco nell’ultima partita contro l’Inter, dopo una clamorosa sequenza di partite con almeno una rete realizzata.

Di fronte si troverà però un Paris Saint Germain decisamente incerottato, anche se Mbappé negli ultimi giorni è tornato ad allenarsi con il gruppo. Il fenomeno francese potrebbe essere a disposizione di Tuchel, ma quasi sicuramente partirà dalla panchina. Chi non ci sarà sicuramente è Angel Di Maria, squalificato, così come non ci sarà Verratti per un infortunio al polpaccio. In attacco dovrebbe rientrare dal problema muscolare Mauro Icardi, pronto ad essere il terminale offensivo nel 4-3-3 di Tuchel.

Secondo i bookmakers per le scommesse calcio i parigini sono favoriti (vittoria @1.98, passaggio del turno @1.54), ma attenzione alla qualità offensiva dell’Atalanta e sono attesi tanti gol (entrambe le squadre a segno @1.45, over 3.5 @2.33). Interessante la quota della vittoria del PSG con entrambe le squadre a segno @3.25, per chi si aspetta una partita pazza e ricca di reti si può azzardare una quota 9.00 con entrambe le squadre a segno in entrambi i tempi. 

Le altre partite

Giovedì la sorpresa Lipsia affronterà l’Atletico Madrid senza il suo miglior giocatore. Timo Werner, nuovo acquisto del Chelsea, ha infatti deciso di non prendere parte alle Final Eight per prepararsi al meglio in vista della nuova avventura a Londra. I Colchoneros dal canto loro hanno avuto due indisponibili dell'ultima ora nella squadra: Vrsaljko e Correa non ci saranno in Portogallo. Favoriti gli spagnoli, vittoria @2.35 e passaggio del turno @1.67; per chi crede nella solidità difensiva dell’Atletico di Simeone si può puntare sulla vittoria dell’Atletico senza subire gol @3.80.

L'esultanza dell'Atletico, dopo la vittoria sul Liverpool!

Venerdì invece ci sarà la sfida più interessante di questi quarti di finale. Barcellona-Bayern infatti è una sorta di finale anticipata ed entrambe sono reduci da una vittoria casalinga nel ritorno degli ottavi di finale giocati sabato scorso. I blaugrana hanno battuto 3-1 il Napoli, mentre i bavaresi hanno eliminato il Chelsea vincendo 4-1 al ritorno dopo il perentorio 0-3 dell’andata a Stamford Bridge.

Il Bayern ha vinto 10 incontri su 10; viene dato come favorito dai quotisti di 888sport.it (vittoria @2.00, passaggio del turno @1.57), i bavaresi potranno contare su uno straordinario Lewandowski arrivato a 13 reti in questa Champions dopo la doppietta di sabato contro il Chelsea. Il polacco è a quattro reti dal record di Cristiano Ronaldo della stagione 2013/14 e potrebbe raggiungerlo, ma per farlo dovrà portare il Bayern fino alla finale del 23 agosto.

Anche qui, per chi vuole azzardare, interessante la quota della vittoria del Bayern con entrambe le squadre a segno @3.35.

L’ultimo quarto di finale vedrà affrontarsi il Manchester City di Pep Guardiola e il Lione di Garcia, reduce dall’impresa contro la Juve. Gli inglesi sono nettamente favoriti (vittoria @1.29, passaggio del turno @1.13), ma c’è da sottolineare che due anni fa le squadre si sono incontrate nei gironi di Champions e il City ha ottenuto solamente un pareggio in Francia ed ha addirittura perso all’Etihad Stadium. Vista la superiorità della squadra di Guardiola, può interessare la quota relativa alla vittoria di entrambi i tempi da parte del City @2.75.

Antepost

Per gli amanti delle quote “antepost” sono due le proposte di 888sport.it. La prima è relativa al “testa a testa” tra City e PSG, due possibili finaliste visto che si trovano su zone opposte del tabellone. Nettamente favorito il City @1.50, per chi crede che il PSG possa arrivare almeno in finale la quota @2.40 è interessante visto che la squadra di Guardiola in un’eventuale semifinale dovrà vedersela con una tra Barcellona e Bayern Monaco.

Le quote della nazionalità del team che si aggiudicherà la grande coppa!

L’altra proposta è relativa alla nazionalità della squadra vincitrice di questa Champions. Nonostante il City sia l’unica inglese rimasta l’Inghilterra è favorita @3.20, seguita a ruota dalla Germania @3.55. Attenzione alla quota della Spagna: una vittoria di Atletico o Barcellona vale 4.25!!!
 

*Le immagini dell'articolo, distribuite da AP Photo, sono di Joan Monfort e Manu Fernandez. Le quote aggiornate all'11 agosto 2020.

August 11, 2020
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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