Liga: i 5 Clasicos più sconvolgenti di sempre

Una partita che non è mai stata come le altre. La sfida di Spagna, il duello tra la Capitale e chi vuole una propria indipendenza. In un periodo molto caldo come quello odierno, il Clasico rappresenta la sfida per eccellenza per Real Madrid di Ancelotti ed il Barcellona del nuovo corso di Xavi.

Non ci crederete, ma quello del 20 marzo 2022, lo 0-4 a favore dei catalani, nella domenica dei derbies tra Roma, Buenos Aires, Rio ed anche un po' Madrid non rappresenta... assolutamente un record! Come non costituisce primato l'incredibile 0-4 del Real nella semifinale di ritorno di Coppa del 2023...

Madrid sempre protagonista anche in Champions League, naturalmente: solo una squadra sensazionale come il City poteva eliminarla!

All’interno di questa rivalità abbiamo individuato cinque sfide, in ordine di decenni, che sicuramente rimarranno nei ricordi di tutti i tifosi di Real Madrid e Barcellona: segui le prossime sfide anche con le scommesse live!

1) Real Madrid-Barcellona 11-1 (13 giugno 1943)

2) Barcellona-Real Madrid 2-1 (23 novembre 1960)

3) Real Madrid-Barcellona 5-0 (7 gennaio 1995)

4) Real Madrid-Barcellona 0-3 (19 novembre 2005)

5) Real Madrid-Barcellona 2-6 (2 maggio 2009)

1) Real Madrid-Barcellona 11-1 (13 giugno 1943)

Nell’estate del ’43, mentre il resto del Mondo è paralizzato dalla Seconda Guerra Mondiale, la Spagna si sta riprendendo dalla guerra civile. Al potere è salito Francisco Franco, che ha subito rinominato la Copa del Rey trasformandola in Copa del Generalisimo. Una delle due semifinali vede protagoniste Real Madrid e Barcellona, in una sfida molto sentita dallo stesso Franco che simpatizza per il Real, ma che soprattutto non amava i catalani.

All’andata al Camp Nou vinse il Barcellona 3-0, al ritorno però avvenne qualcosa di incredibile. Il Real fece sei gol nei primi 15 minuti di gioco, vincendo poi il Clasico per 11-1. Secondo alcuni testimoni ci furono diverse intimidazioni verso i giocatori del Barcellona, addirittura la polizia segreta di Franco intervenne per forzare i blaugrana a perdere la gara. 

2) Barcellona-Real Madrid 2-1 (23 novembre 1960)

La crescita del Real Madrid negli anni Cinquanta e Sessanta fu esponenziale, tanto da trasformare i Blancos nella squadra più forte del Mondo. Ad aiutare il Real ci pensò ancora una volta Franco, intervenuto (a quanto pare) nella trattativa che portò Alfredo Di Stefano a Madrid, convincendo l’argentino a firmare per il Real, rifiutando il Barcellona. In compagnia di Puskas e Gento, Di Stefano dominava in Spagna e in Europa ma furono proprio i blaugrana a interrompere questo dominio.

Nel primo turno della Coppa dei Campioni il Real deve affrontare proprio il Barcellona, capace di strappare un 2-2 nella gara d’andata al Bernabeu grazie alla doppietta di Luis Suarez. Il capolavoro dei blaugrana però si concretizza nel match di ritorno: con i gol di Verges ed Evaristo il Barcellona eliminò il Real Madrid da una competizione europea, cosa mai successa fino a quel 23 novembre del 1960 che rimane nella storia. 

3) Real Madrid-Barcellona 5-0 (7 gennaio 1995)

Se negli anni Sessanta il dominio era tutto madridista, discorso diametralmente opposto va fatto per gli anni Novanta. Da una parte i Blancos in ripresa dopo un momento di difficoltà, dall’altra il Dream Team dei blaugrana guidato in panchina da Cruyff.

Laudrup con la maglia del Real Madrid!

Laudrup, Romario e Koeman erano le stelle di una squadra capace di dominare la Liga dal 1991 al 1994. A dodici mesi di distanza da un roboante 5-0 subito al Camp Nou, il Real Madrid nel gennaio del ’95 ospita il Barcellona e lo fa guidato dallo spirito di vendetta. E guidati proprio da Laudrup, passato in estate dal Barça al Real, oltre che da uno straordinario Ivan Zamorano autore di una tripletta, i Blancos batterono per 5-0 i blaugrana, prendendosi una meravigliosa rivincita. 

Una sfida nella sfida, quello tra i due capitani!

4) Real Madrid-Barcellona 0-3 (19 novembre 2005)

Come può il Santiago Bernabeu omaggiare un fuoriclasse del Barcellona con una standing ovation? Chiedere a Ronaldinho, che nel novembre del 2005 fece impazzire tutto il Real Madrid regalando spettacolo ai tifosi presenti. Il brasiliano fu l’assoluto protagonista del 3-0 dei blaugrana al Bernabeu, in un match aperto dalla rete di Samuel Eto’o dopo poco più di dieci minuti.

Nella ripresa però si scatena il genio e la classe del numero 10 blaugrana, che con una doppietta da fantascienza fissa il risultato sul 3-0: il gaucho marchia la partita dell'anno per le scommesse sportive e si merita la standing ovation di tutto lo stadio madridista. 

5) Real Madrid-Barcellona 2-6 (2 maggio 2009)

Il 2 maggio 2009 è la data che tutti ricorderanno come il giorno che ha fatto nascere la sfida infinita tra Messi e Cristiano Ronaldo. Il roboante trionfo del Barcellona per 6-2 al Santiago Bernabeu incoronò i blaugrana come squadra di riferimento per quegli anni. Le doppiette di Messi e Henry, oltre ai gol dei catalani Puyol e Piqué convinsero poi Florentino Perez a dare il via a una vera e propria rivoluzione.

Puyol bandiera catalana!

Cambiamenti radicali che portarono Cristiano Ronaldo a Madrid, regalandoci così il duello più bello della storia del calcio che ha monopolizzato anche il mercato delle scommesse calcio

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 18 dicembre 2019.

May 22, 2023
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il nuovo derby d’Italia: l’ennesimo Juve-Lazio assegna un titolo

 

Juventus e Lazio si affronteranno a Riyad per la finale di Supercoppa italiana. Maurizio Sarri è alla ricerca del primo titolo italiano, mentre i biancocelesti vogliono certificare la loro crescita battendo i bianconeri in finale.

In realtà, la squadra di Simone Inzaghi è stata senza alcun dubbio la principale antagonista della Juventus nelle finali nazionali tra Coppa Italia e Supercoppa italiana.

L'inizio della sfida - Il primo confronto è datato 2013, dopo che i biancocelesti vinsero la Coppa nazionale nella finale thriller contro la Roma. In estate, la Juve ha dominato però la Lazio, battendola 4-0 nella Supercoppa giocata allo Stadio Olimpico.

La sfida tra biancocelesti e bianconeri si è accesa solamente nel 2015, quando la Lazio di Stefano Pioli si qualificò per la finale di Coppa Italia e fu protagonista contro la Juve di una finale al cardiopalma. Dopo il pareggio per 1-1 dei tempi regolamentari, la Lazio nel supplementare andò a un passo dal gol del vantaggio.

Il sinistro di Filip Djordjevic viene fermato solamente da un clamoroso “doppio palo” e nel giro di qualche secondo sul capovolgimento di fronte, la Juve  trovò la rete del definitivo 2-1. Controlla costantemente il blog di 888sport, anche per i pronostici di Juventus - Lazio!

Tre mesi dopo la Lazio ha avuto la possibilità di prendersi una bella rivincita in quel di Shanghai. La Juventus di Allegri, però, frena le speranze della squadra di Stefano Pioli battendola 2-0 grazie alle reti di Dybala e Mandzukic.

La finale 2017 - Sono gli anni dispari a vedere protagoniste Lazio e Juventus nelle finali nazionali, e ancora una volta all’Olimpico i biancocelesti si ritrovano in finale contro la squadra che ha dominato in Italia negli ultimi anni nel 2017. È la prima apparizione per Simone Inzaghi in una finale da allenatore sulla panchina della Lazio, contro la Juve di Allegri che andava a caccia del triplete dopo aver vinto lo Scudetto e conquistato la finale di Champions a Cardiff da giocare contro il Real Madrid.

Come successo nella finale di Supercoppa del 2015, anche all’Olimpico nell’atto decisivo della Coppa Italia la Juventus ha dominato, da favorita per le scommesse calcio, i biancocelesti battendoli 2-0 grazie alle reti nei primi 25 minuti di Dani Alves e Bonucci. Quella sconfitta però è servita moltissimo agli uomini di Inzaghi, come dimostrano le due sfide successive giocate lo stesso anno. La Lazio in Serie A è riuscita a vincere nuovamente a Torino nel mese di ottobre, grazie alla doppietta di Immobile, ma la soddisfazione maggiore era arrivata tre mesi prima...

L'urlo di Murgia - A sette giorni dall’inizio del campionato, infatti, Lazio e Juve si sfidano allo Stadio Olimpico di Roma per la finale della Supercoppa italiana. Al contrario di quanto successo nelle ultime due finali, la Lazio parte molto forte e riesce a fare partita alla pari contro i bianconeri. La squadra di Inzaghi chiude il primo tempo avanti 1-0 grazie alla rete su rigore di Ciro Immobile, ed è lo stesso centravanti biancoceleste a fare doppietta con un gran bel colpo di testa.

Negli ultimi dieci minuti però si scatena la furia di Paulo Dybala, autore di una doppietta su calcio piazzato, realizzando prima una rete su punizione e poi trovando il gol del 2-2 su calcio di rigore a pochi minuti dalla fine. Nel recupero la rete di Murgia sull’assist di Jordan Lukaku ha regalato una storica vittoria alla Lazio in una vera e propria apoteosi per i biancocelesti, interrompendo in un attimo le scommesse live.

La quinta finale - La sfida di Riyad sarà dunque la quinta finale degli ultimi sei anni tra la Lazio e la Juve, la seconda al di fuori del territorio italiano. Le due squadre sono reduci dalla sfida in campionato giocata a inizio dicembre allo Stadio Olimpico di Roma.

Dopo il gol del vantaggio per i bianconeri firmato da Cristiano Ronaldo, i biancocelesti sono riusciti a trovare la rete del momentaneo 1-1 nel recupero del primo tempo grazie a Luiz Felipe. Nella ripresa l’espulsione di Cuadrado apre le porte all’impresa della Lazio, capace di vincere 3-1 grazie alle reti di Milinkovic-Savic e Caicedo. 

Segui l'ultimo trofeo dell'anno anche con le scommesse sportive di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Gregorio Borgia (AP Photo).
 

December 18, 2019
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Thuram, Weah, Chiesa, Haaland e i 10 figli d’arte top del calcio mondiale

Il blog di 888sport ha selezionato 10 figli d’arte del calcio mondiale, giocatori, spesso decisivi con le loro prodezze anche per gli esiti delle scommesse calcio, che hanno scelto di seguire le orme di padri più o meno illustri. Vediamoli.

Che giornata per i figli d'arte quella di domenica 29 dicembre 2024: prima a Napoli, Filip Stankovic ipnotizza dagli 11 metri Lukaku, poi Khephren Thuram, decisamente non un bomber come il fratello Marcus, realizza una travolgente doppietta in Juve - Fiorentina 2-2!!!

Marcus Thuram (Francia – Inter) 

La Serie A 2023/2024 ha accolto parecchi figli d’arte e quello che, per distacco, ha inciso sicuramente di più è stato Marcus Thuram, attaccante, figlio però del roccioso difensore Lilian, campione del mondo e d’Europa con la Francia.

Marcus ha la nazionalità francese, ma è nato a Parma nel 1997, quando il padre giocava con la strepitosa squadra gialloblù.

I nerazzurri lo hanno ingaggiato a parametro zero dal Borussia Monchengladbach e Thuram è stato assolutamente decisivo nella conquista della seconda stella interista!

Tra l'altro Marcus, con Khephren fortissimo centrocampista della Juve, classe 2001, forma una coppia di fratelli nel calcio di assoluto rispetto nel panorama internazionale!

Nota di colore: a distanza di oltre 5 anni, dopo il precedente del 29 gennaio 2019 in Coppa di Francia, i due fratelli Thuram si ritrovano contro per qualche minuto nel concitato finale del pirotecnico Inter - Juventus del 27 ottobre 2024!

Timothy Weah (USA – Juventus)

Anche la Juventus l'estate 2023 non si è fatta mancare…un cognome famoso, portando alla Continassa Timothy Weah, che ha la nazionalità statunitense ed è un attaccante come il padre George, Pallone d’Oro e FIFA World Player nel 1995, attuale Presidente della Liberia.

Come caratteristiche in campo, Timothy agisce più da esterno e ricorda poco l’ex pantera rossonera e la Signora ha speso 12 milioni per strapparlo al Lille, anche grazie al buon mondiale giocato con la maglia degli USA in Qatar.

Federico Chiesa (Italia – Liverpool)

Del resto, i bianconeri hanno già in rosa il figlio di un altro grande protagonista del calcio italiano degli anni Novanta, ovvero Federico Chiesa.

Chiesa contro l'Inter

Il padre Enrico Chiesa è stato un prolifico attaccante nella massima serie e in nazionale fino al primo decennio degli anni duemila. Federico è stato già decisivo con la maglia azzurra, con la quale si è laureato campione d’Europa nel 2021.

Enrico Chiesa in maglia Azzurra

Giovanni Simeone (Argentina – Napoli)

La Serie A ha anche visto un figlio d’arte diventare campione d’Italia nella stagione 2022/23, ovvero Giovanni Simeone.

Del padre Diego Pablo, tecnico dell’Atletico Madrid ed ex centrocampista di fama mondiale scoperto da Romeo Anconetani e portato a Pisa nel 1990, Giovanni non ha raccolto il ruolo, ma il soprannome.

In tutto il mondo, infatti, l’attaccante del Napoli è conosciuto come Cholito, dal paterno Cholo, che in lingua azteca significa “incrocio di razze”. 

Francisco Conceicao (Portogallo - Juve)

Qui evidenziamo un caso davvero curioso: il giovane classe 2002, figlio di Sergio Conceicao, fortissimo tornante nella Lazio di Eriksson, Campione d'Italia nel 2000, gioca esterno destro, proprio come il papà, tra l'altro suo allenatore al Porto, ma lo fa con caratteristiche completamente diverse: meno corsa sulla corsia laterale, ma più tecnica, in particolare con il piede sinistro.

Il gol di Francisco Conceicao alla Repubblica Ceca

Proprio di mancino, sfruttando un clamoroso errore della difesa avversaria, Francisco, il 18 giugno 2024, regala al Portogallo la prima vittoria ad EURO 2024 e raggiunge il curioso record della "famiglia Chiesa" che, fino all'edizione tedesca, era l'unica andata in gol con padre e figlio nelle fasi finali di un campionato europeo.

Chi non ricorda, infatti, la straordinaria tripletta di Sergio proprio alla Germania nel 2000?!

La fantastica tripletta di Sergio Conceicao alla Germania ad Euro 2000

Daniel Maldini (Italia - Monza)

E poi c’è chi è sia figlio che…nipote d’arte, come Daniel Maldini.

L’erede di Paolo, ma anche nipote del grande Cesare, è stato protagonista di un ottimo girone di ritorno con il Monza, dopo aver cominciato la carriera da professionista ovviamente con la maglia del Milan e in seguito a una buona stagione in prestito allo Spezia.

Daniel Maldini specialista di calci da fermo

Anche nel suo caso, però, il ruolo è decisamente diverso da quello di papà e nonno, entrambi difensori: Daniel è un attaccante esterno che può anche disimpegnarsi a centrocampo. Nota di colore, a differenza del destro educato di Daniel, il papà Paolo non ha mai realizzato un gol direttamente da calcio piazzato.

Nicolò Zaniolo (Italia – Atalanta) 

Ha lasciato la Serie A un altro figlio d’arte come Nicolò Zaniolo. Suo padre Igor ha avuto una lunga e prolifica carriera da bomber di categoria ed è stato uno dei principali artefici della promozione in A del Messina del 2004; Nicolò ha bruciato le tappe e a 19 anni era già uno dei talenti più ricercati dalle big del calcio europeo.

Dopo cinque anni alla Roma, conditi da due gravi infortuni e dal gol decisivo per la vittoria della prima edizione della storia della Conference League, il classe 1999 è volato prima al Galatasaray e poi a Birmingham, ma ci sono molte probabilità di rivederlo in Italia a breve…

Erling Braut Haaland (Norvegia – Manchester City)

Il figlio d’arte più celebre al mondo però è certamente Erling Braut Haaland.

Per il norvegese parlano i numeri: una media di quasi un gol a partita nel calcio professionistico, recordman di reti (36) in una stagione di Premier League, l’unico calciatore in grado, con primato per le scommesse sportive, di segnare tre gol all’esordio in Champions League e vincitore nel 2023 del Triplete con il Manchester City di Pep Guardiola.

E dire che papà Alf-Inge non aveva tutta questa confidenza con il gol, ma era un roccioso difensore con una discreta carriera in Premier League, in campo contro l’Italia di Sacchi a USA ‘94. 

Haaland Senior contro l'Italia

Kasper Schmeichel (Danimarca – Celtic)

Chi invece ha scelto lo stesso ruolo di suo padre è Kasper Schmeichel. Ed evidentemente fare molto bene il portiere è il mestiere di famiglia.

Papà Peter, protagonista per le quote finale Champions a Barcellona nel 1999, ha trionfato in lungo e in largo con il Manchester United di Alex Ferguson e si è laureato campione d’Europa con la Danimarca nel 1992.

Kasper ha compiuto solamente un’impresa, ma di quelle che valgono un’intera carriera: la Premier League vinta nel 2016 con il Leicester di Claudio Ranieri. 

Thiago Alcantara (Spagna) e Rafinha 

Due fratelli, entrambi calciatori ad altissimo livello, figli di un padre campione del mondo: una storia che non capita tutti i giorni.

È successo a Mazinho, ex giocatore di Lecce e Fiorentina oltre che della nazionale verdeoro: il figlio maggiore, Thiago, centrocampista, anche del Liverpool, oltretutto è nato proprio in Salento ed è in possesso della nazionalità italiana (anche se indossa la maglia della Spagna)

Rafinha, spagnolo come Thiago, ha optato, invece, per la nazionale brasiliana, seguendo le orme paterne.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 19 aprile 2021.

January 18, 2025
Emanuele Giulianelli
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

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Mou e i suoi ritorni “dolceamari”: dagli esordi alla Premier

 

Un uomo che divide. O lo ami, o lo odi. È fatto così José Mourinho, però una cosa è certa. Il rispetto che riesce a guadagnare nella propria gente è un qualcosa di unico. Questo ha sempre permesso allo Special One di ricevere grandi ovazioni ogni qualvolta è tornato a giocare contro una sua ex squadra, in Portogallo ed in Inghilterra!

Il suo primo “ritorno” avviene il 4 febbraio del 2001, quando l’União Leiria va a far visita al Benfica secondo in classifica. I padroni di casa erano stati allenati da Mou per nove giornate, con lo Special One che era subentrato a Jupp Heynckes prima di dimettersi per il cambio di proprietà. Un ritorno amaro per Mourinho che perse 3-2 prima però di portare l’União Leiria a uno storico quinto posto, miglior risultato nella storia del club anche per le scommesse sportive.

Al Dragao - Nel dicembre del 2001 viene chiamato dal Porto, club dove poi si farà conoscere, e il 24 marzo del 2002 incontra per la prima volta l’União Leiria. Anche qui un risultato non straordinario, un pareggio per 1-1 in trasferta che però non frena la rimonta del Porto che chiuderà la stagione al terzo posto, ottenendo la qualificazione alla Coppa UEFA poi vinta l’anno successivo.

Re di Stamford - Nell’estate del 2004 il passaggio al Chelsea e il destino, beffardo, che lo costringe subito ad affrontare il suo passato. Nella fase a gironi della Champions League infatti i Blues finiscono nello stesso girone del Porto, reduce dal trionfo in finale contro il Monaco l’anno precedente proprio sotto la guida di Mourinho.

Il 29 settembre del 2004 José per la prima volta batte una sua ex squadra, vincendo da favorito per le scommesse calcio a Stamford Bridge per 3-1 grazie alle reti di Smertin, Drogba e John Terry. Dopo quattro anni di successi a Londra, lo Special One decide di sposare l’ambizioso progetto di Massimo Moratti e viene ad allenare in Italia.

San Siro ed il triplete - A Milano con l’Inter l’obiettivo è quello di riportare la Coppa più prestigiosa dopo oltre 40 anni di astinenza, un’impresa quasi impossibile anche per le quote Champions League. Al suo secondo anno a San Siro Mou riesce a vincere la Champions e sul suo cammino si trova, ancora una volta, il suo passato.

Negli ottavi di finale infatti è il Chelsea l’avversaria dell’Inter, con i nerazzurri che vincono l’andata per 2-1 a San Siro in un successo dal sapore argentino con protagonisti Milito e Cambiasso, mentre il solito Drogba aveva trovato il gol del momentaneo 1-1.

Ancor più eroica la vittoria, contro i pronostici delle quote Champions, nel match di ritorno a Stamford Bridge per 0-1 grazie a Samuel Eto’o, la gara che forse ha dato il via allo storico Triplete nerazzurro. Inter che Mourinho non affronterà mai da allenatore del Real Madrid, dove rimane per tre anni prima di tornare nel 2013 in Premier League, nuovamente al Chelsea. La sua avventura ai Blues dura due anni e nell’estate del 2016 si siede su una delle panchine che desiderava maggiormente, ovvero quella del Manchester United.

Mou in tribuna durante il Mondiale femminile del 2019!

Il sogno United - Poter ripercorrere i fasti di un grande allenatore come Sir Alex Ferguson affascina Mourinho, che però dopo due mesi dal suo arrivo a Manchester deve fare i conti con il solito, duro ritorno al passato.

La prima sfida a Stamford Bridge da avversario in Premier League è un vero e proprio disastro per Mourinho, che il 23 ottobre del 2016 esce sconfitto per 4-0 contro i Blues di Antonio Conte. Quel Chelsea vincerà poi il titolo, mentre il Manchester United di Mourinho chiuderà la stagione al sesto posto in classifica, ma qualificato alla Champions League grazie alla vittoria dell’Europa League in finale contro l’Ajax.

L’avventura di Mou allo United però non è soddisfacente e nel dicembre del 2018 il portoghese viene esonerato, con la dirigenza dei Red Devils che punta su Ole-Gunnar Solskjaer.

Si riparte da Kane - Meno di un anno ai “box” e Mourinho torna in panchina, nuovamente in Premier League e nuovamente a Londra. Questa volta però il portoghese guida il Tottenham, prendendo il posto di Mauricio Pochettino dopo un inizio di stagione disastroso.

Con gli Spurs Mou si ritrova subito a dover affrontare il Manchester United ad Old Trafford, e anche qui arriva una sconfitta amara per 2-1 con Marcus Rashford man of the match autore di una doppietta, mentre per il Tottenham non è bastato il gol di Dele Alli. 

Segui la prossima sfida di Mou anche con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Alastair Grant (AP Photo); quella centrale di Michel Euler (AP Photo).

December 17, 2019
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Silvio Martinello: 2019 l’anno delle prime volte, Dumoulin favorito per il Giro 2020


La stagione ciclistica si è da poco conclusa, con il Giro di Lombardia e il Tour of Guangxi, in Cina, ultimo appuntamento in calendario per l’UCI World Tour 2019. Leader della classifica mondiale è lo sloveno Primoz Roglic, che ha strappato la leadership a Julian Alaphilippe grazie alla vittoria della Vuelta a metà settembre, dopo che il francese era stato in vetta al ranking per gran parte della stagione. 

Il calendario del circuito professionistico maschile per il 2020 prevede i primi appuntamenti dal 21 gennaio in Australia con il Tour Down Under e il Cadel Evans Great Ocean Road Race, ai quali faranno seguito il Giro degli Emirati Arabi Uniti e la Omloop Het Nieuwsblad, in Belgio prima corsa in linea della stagione. 

Per quanto riguarda gli appuntamenti più importanti in calendario, la Tirreno-Adriatico prenderà il via l’11 marzo, la Milano-Sanremo il 21 marzo, il Giro d’Italia il 9 maggio, il Tour de France il 27 giugno, la Vuelta il 14 agosto. Il Mondiale 2020 si correrà ad Aigle-Martigny, in Svizzera, con la corsa in linea dei professionisti in programma domenica 27 settembre.

Da segnare in rosso sul calendario anche il 25 luglio, data della prova in linea maschile su strada delle Olimpiadi di Tokyo.

Se volete seguire la stagione con tutti gli appuntamenti più importanti, le interviste, i consigli e le quote per scommettere, non perdetevi la sezione ciclismo del nostro blog dedicata al vostro sport preferito!

Abbiamo parlato in esclusiva con Silvio Martinello, ormai un amico del blog di 888sport.it, cinque volte campione del mondo e campione olimpico ad Atlanta 1996, della stagione appena conclusa, tracciando insieme un bilancio, e di quella alle porte, con pronostici e prospettive.

Chi sono stati, secondo lei, i protagonisti del 2019 nel ciclismo mondiale?
“I vincitori di Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a España: Richard Carapaz, Egan Bernal e Primoz Roglic. Un risultato storico il loro, poiché in tutti e tre i casi è stata la prima volta che un corridore di quel Paese si aggiudicava un grande giro.

A loro aggiungo Mads Pedersen, il campione del mondo: anche in questo caso, un danese ha conquistato per la prima volta la maglia iridata; infine, una menzione speciale per Julian Alaphilippe che ha regalato grande spettacolo”.

Quali le più grandi sorprese?
“Carapaz e Bernal su tutti: soprattutto il primo, per come ha vinto al Giro d’Italia. Bernal è sicuramente un predestinato, ma vincere il Tour a soli 22 anni è davvero tanta roba!”

Chi sono stati, invece, i corridori che l’hanno maggiormente deluso?
“La stagione di Nibali è stata, tutto sommato, buona, ma credo che debba fare autocritica per come ha corso al Giro. A mio parere, è stata un’occasione perduta per lui. Un’altra delusione è stato Peter Sagan: è vero che ha vinto la maglia verde al Tour, ma da un fuoriclasse come lui mi aspetto molto di più”.

Roglic ha concluso la stagione da numero 1 del ranking UCI. Ha vinto Vuelta, Romandia, Tirreno-Adriatico e UAE Tour, con un terzo posto al Giro d’Italia in cui partiva favorito, come dicevamo nell’intervista di introduzione alla corsa: ci si aspettava qualcosa in più dallo sloveno?
“Come ho già detto sopra, la sua stagione è stata eccezionale. Non ha nulla da rimproverarsi”.

Sulle nostre scommesse ciclismo trovate le quote per scommettere su tutti i maggiori appuntamenti in calendario per la stagione 2020!

Tornando a Nibali, lasciare la Bahrain Merida per passare alla Trek Segafredo per il 2020 potrà dargli più possibilità di successo?
“Vincenzo potrà certamente trovare stimoli importanti nella nuova squadra: non so, però, se questo basterà per provare a vincere il Giro d’Italia. Sicuramente ci proverà”.

A proposito del Giro d’Italia 2020: dal tracciato che è stato presentato, che tipo di corsa si aspetta? E chi possono essere i favoriti?
“Sarà un Giro adatto ai cronoman che sanno andare in montagna. Un nome su tutti, a mio parere: Tom Dumoulin”.

Dumoulin, insieme a Roglic e Bernal, è uno dei tre favoriti per il successo per le nostre scommesse Giro d'Italia!

Cosa possiamo dire, invece, del prossimo Tour de France?
“Quella del 2020 sarà una Grande Boucle da scalatori, con poche tappe a cronometro e tante montagne. Il britannico Froome vorrà provare a vincere il suo quinto Tour, ma non sarà certamente una passeggiata. Thibaut Pinot, se sarà in forma come nella corsa in giallo del 2019 e con un po’ di sfortuna in meno, potrebbe essere il suo principale avversario”.

Testa a testa tra Bernal e Froome per le nostre scommesse ciclismo per arrivare in giallo a Parigi domenica 19 luglio. Seguono Dumoulin, Roglic, Thomas e Pinaut.

Il 2020 sarà anche l’anno di Tokyo. Quanto conta l’Olimpiade per un ciclista? Lo chiediamo a lei che se ne intende. Per qualcuno può valere una stagione?
“Vale molto, vale un’intera carriera. Il percorso olimpico di Tokyo è molto impegnativo, ma nelle corse di un giorno, come ben sappiamo, tutto è possibile. Oggi i miei favoriti per la medaglia d’oro sono Alaphilippe e Valverde”.

Le chiediamo, infine, tre nomi da segnarci per il 2020 alle porte.
“Direi Remco Evenepoel, Mathieu van der Poel e Wout Van Aert. So di non essere stato molto fantasioso”.

*La foto di apertura dell'articolo è di Lionel Cironneau (AP Photo).

December 17, 2019
Emanuele Giulianelli
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

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Come cambierà la Premier con la Brexit?!

A meno di clamorosi ribaltamenti di fronte, il 31 gennaio 2020 sarà il Brexit Day. Quel giorno, il Regno Unito uscirà definitivamente dall’Unione Europea. Uno sconvolgimento che avrà diverse conseguenze. E se su quelle politiche, diplomatiche ed economiche c’è ancora un grosso punto interrogativo, anche il mondo del calcio, soprattutto quello inglese, non sa ancora come la Brexit influirà sulle sue dinamiche.

La Football Association e la Premier League non hanno al momento rilasciato linee guida e anche i club brancolano, per il momento, nel buio. Un paio di settimane fa la procuratrice francese Jennifer Mendelewitsch ha spiegato che le società di Premier hanno due punti di vista diversi. Una buona metà è nel panico e quindi è molto attenta nell’approcciare i calciatori, non sapendo quali saranno le regole per i prossimi anni.

I grandi club invece contano nel mantenimento della situazione attuale, ben consapevoli del fatto che il volume di affari della Premier League è così imponente che qualsiasi cambiamento rischia di rovinarne la reputazione e soprattutto gli introiti del campionato più seguito e più ricco del mondo. Per le scommesse calcio, con nuove regole severe, le inglesi non sarebbero più le favorite per le coppe europee!

Quale futuro? - In assenza di dettami ufficiali, meglio ragionare su quello che potrebbe essere. A partire dalla situazione di quelli che definiremo "ex comunitari". Negli ultimi venticinque anni la Premier ha fatto incetta di calciatori provenienti dall’Unione Europea, alcuni dei quali (Fabregas, Kantè o Van Persie) sono diventati delle vere e proprie stelle. Chi gioca al momento nel campionato inglese non dovrebbe temere ripercussioni, ma sono gli altri, i possibili acquisti, che rischiano di vedersi chiudere le porte in faccia.

Prima della libera circolazione dei comunitari, per tutti gli stranieri vigeva infatti il sistema dei permessi di lavoro. Per giocare in Premier League, un calciatore deve aver giocato una percentuale di partite con la sua nazionale nell’ultimo anno. 

What if... - Tanto per fare un esempio, Kantè scovato dal Leicester al Caen, quando era ancora un centrocampista sconosciuto ai più e non aveva esordito con la maglia dei Blues transaplini, non avrebbe ottenuto il permesso di lavoro nell'estate 2015 e, con grande probabilità, Claudio Ranieri non avrebbe vinto quella Premier che ha sconvolto anche il mercato delle scommesse sportive

Ora gli ex comunitari potrebbero trovarsi nella stessa situazione. Un bel problema per i calciatori, ma anche per i molti club che da anni lavorano parecchio sul mercato europeo.

Le rose inglesi - Dovrebbe, condizionale d’obbligo, andare meglio a chi invece basa la sua ossatura sui calciatori inglesi. Soprattutto se verranno imposti obblighi per quello che riguarda la presenza nelle rose di calciatori “homegrown”, cresciuti in casa. Lo scorso anno, in pieno dibattito sulla Brexit, è arrivata la proposta di limitare a 12 gli stranieri registrabili su 25 posti in rosa, avendo così spazio per ben 13 calciatori inglesi o delle Home Nations (Scozia, Galles e Irlanda del Nord).

Una situazione che comunque creerebbe parecchi grattacapi soprattutto alle big, che hanno una quota di stranieri molto più alta della metà della propria rosa. Il Manchester City, con i suoi 18 attuali, sarebbe costretto a cederne ben sei. Il che farebbe la gioia delle piccole, da sempre molto legate ai vivai regionali e abbastanza restie ad acquistare dall’estero.

Altra criticità - Rischia poi di esserci un problema di circolazione per alcuni calciatori. Come ha spiegato qualche mese fa in un'intervista al The Athletic Andrew Osbourne, un avvocato esperto di temi che riguardano l’immigrazione, ci sono giocatori che potrebbero avere difficoltà ad ottenere il visto per entrare nel Regno Unito per le partite delle coppe europee.

I cittadini comunitari hanno potuto finora fare il loro ingresso anche in presenza di condanne penali, a patto che non fossero per atti violenti.

Ma la cancellazione dello status di comunitario renderebbe Messi (passaporto spagnolo), Cristiano Ronaldo e gli altri calciatori che hanno subito condanne, anche senza finire in carcere, per reati fiscali dei veri e propri indesiderati nel Regno Unito. E quindi i club dovrebbero fare richieste di permessi speciali per chi non ha la fedina penale immacolata. Non un dramma, ma certamente una problematica burocratica inattesa e indesiderata.

Insomma, le ripercussione della Brexit sul calcio di Sua Maestà rischiano di essere molte e variegate. Non resta che attendere gennaio e le prese di posizione delle autorità al riguardo. E le polemiche che certamente seguiranno.

Segui il calcio inglese anche con le scommesse live di 888sport!

*La foto di apertura dell'articolo è di Alastair Grant (AP Photo).

December 17, 2019
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Champions League: le 5 sfide più belle di sempre degli ottavi di finale


Si è delineato il quadro delle 16 formazioni che hanno superato la fase a gironi della Champions League 2019-20. Vediamo, in ordine cronologico, le più belle sfide degli ottavi di finale tra quelle delle precedenti sedici stagioni nelle quali si sono disputati a eliminazione diretta. Il punteggio indicato è quello complessivo (andata e ritorno).

1) 2003-04: Manchester United-Porto 2-3 

Il primo passo del Porto verso la conquista del trofeo. I lusitani si presentano all’Old Trafford con il vantaggio del 2-1 ottenuto all’andata, grazie alla doppietta di Benny McCarthy, ma il gol di Paul Scholes al 32’ ribalta i destini della qualificazione. Il Porto, virtualmente eliminato, trova il pass per i quarti grazie a una rete di Costinha al 90’: l’esultanza di Mourinho, che corre fino alla linea di fondo, proietta il tecnico portoghese sotto i riflettori del calcio mondiale.

Tutte le quote della Champions League 2019-20 per scommettere con 888sport.

2) 2008-09: Bayern Monaco-Sporting Lisbona 12-1
È la sfida con lo scarto complessivo più ampio nella storia della Champions. L’equilibrio dura fino al 42’ della partita d’andata a Lisbona, quando Ribery segna il gol del vantaggio per il Bayern: la partita si concluderà sul punteggio di 5-0. Il Bayern non si accontenta e nel ritorno, con sei calciatori diversi in campo, vince 7-1, eguagliando per le scommesse sportive la vittoria più ampia in una singola gara a eliminazione diretta (come Manchester United-Roma del 2006-07).

Il clamoroso recupero del Barcellona!

3) 2016-17: Barcellona-Paris Saint-Germain 6-5
Rocambolesco è un aggettivo addirittura riduttivo per quanto accaduto nella doppia sfida tra catalani e francesi. Il PSG annichilisce il Barcellona all’andata con un netto 4-0 al Parco dei Principi che sembra qualificare virtualmente la squadra di Emery ai quarti. Mai, però, commettere l’errore di dare per vinti i blaugrana con ancora 90 minuti da giocare: il primo tempo si conclude sul 2-0 per il Barca, e al 50’ Messi porta i suoi a un passo dall’impresa.

Cavani, però, realizza la rete esterna che sembra chiudere ogni discorso. Ma, a due minuti dalla fine, sale in cattedra Neymar che, con due gol e un assist, regala al Barcellona una clamorosa qualificazione.
Scommetti live sulla Champions League con 888sport!
 

4) 2017-18: Juventus-Tottenham 4-3
Nei primi dieci minuti dell’andata a Torino, Higuain mette a segno una doppietta che porta subito la Juventus sul 2-0, ma Kane ed Eriksen pareggiano i conti, col Pipita che sbaglia anche un rigore, complicando il discorso per il passaggio del turno ai bianconeri. A Wembley, il sudcoreano Son Heung-min porta in vantaggio il Tottenham, ma Allegri indovina le mosse giuste: le reti di Dybala e Higuain nella ripresa ribaltano il risultato e le quote Champions, portando la Juventus ai quarti di finale.
 

5) 2018-19: Ajax-Real Madrid 5-3
La doppia sfida che segna un ideale passaggio di consegne tra l’ancien régime del football europeo madridista e il calcio moderno dei giovani talenti aiacidi. Il Real si impone all’andata per 2-1 ad Amsterdam, ma al ritorno, in trasferta, l’Ajax si scatena, mettendo in mostra un gioco frizzante e verticale che consente ai lancieri di eliminare, a sorpresa per le scommesse calcio, con un perentorio 4-1 la squadra che ha conquistato le ultime tre Champions League.
 

*La foto di apertura dell'articolo è di Bernat Armangue (AP Photo); quella centrale di Emilio Morenatti (AP Photo).

December 16, 2019
Emanuele Giulianelli
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Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.


I suoi articoli di calcio internazionale e geopolitica sono stati pubblicati, tra gli altri, su FIFA Weekly, il magazine ufficiale della federazione internazionale, su The Guardian, The Independent e su Eurasianet. Ha lavorato come corrispondente sportivo dall’Italia per Reuters.


Ha pubblicato tre libri, l'ultimo dei quali, "Qarabag. La squadra senza città alla conquista dell'Europa" edito da Ultra Sport, è uscito nel 2018.
 

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Napoli, Balo e Piatek, tutte le delusioni di questa Serie A

 

Grandi ritorni, possibili conferme o elementi utili per fare un salto di qualità. Sono tante le delusioni di questo inizio di stagione in Serie A. Arrivati con ben altri auspici alla prima giornata, fino a questo momento hanno dimostrato ben poco lasciando i propri tifosi con l’amaro in bocca.

1) NAPOLI CALCIO - La squadra che senza dubbio ha tradito le attese fino a questo momento è il Napoli, tanto da spingere De Laurentiis ad esonerare Ancelotti e puntare su Rino Gattuso. L’unica nota positiva per gli azzurri è l’impatto di Giovanni Di Lorenzo, ma i due grandi acquisti dell’estate stanno deludendo moltissimo.

A cominciare da Hirving Lozano, arrivato a Napoli con l’etichetta del giocatore più caro della storia dei partenopei. Il messicano ha da subito incantato segnando all’esordio all’Allianz Stadium, da lì in poi tantissima fiducia da parte di Ancelotti quasi mai ripagata. L’ex PSV Eindhoven ha collezionato 17 presenze trovando solamente tre reti in tutte le competizioni, troppo poco per chi avrebbe dovuto regalare alternative all’attacco dei partenopei.

Per i pronostici serie A, l’altra grande delusione in casa Napoli è Kostas Manolas, arrivato a Castel Volturno per formare con Koulibaly la coppia difensiva più forte del campionato. Nonostante abbia firmato già due gol, il greco ha fatto fatica visto che nelle nove partite giocate da titolare il Napoli ha subito 14 reti e vinto solamente in tre occasioni, l’ultima addirittura risale a metà ottobre (ultimo successo casalingo degli azzurri).

2) BALOTELLI -  Un posto sul podio, inevitabilmente, è da riservare a Mario Balotelli e non si tratta di un discorso esclusivamente statistico. Perché il centravanti del Brescia fino ad oggi è a quota tre gol in nove presenze, numeri di certo non straordinari ma tutt’altro che disastrosi in una squadra che deve salvarsi. A deludere, soprattutto, è stato il suo atteggiamento in questi tre mesi al Brescia. 

Messo al centro del progetto in estate, Balo è stato criticato da Cellino e addirittura scartato da Grosso in una delle tre partite allenate dall’ex tecnico del Verona. Con il ritorno di Corini, SuperMario ha risposto presente subito a Ferrara con il gol vittoria nello scontro diretto contro la Spal. Il Brescia sa che con questa rosa ha assolutamente bisogno del miglior Balotelli se vuole puntare alla salvezza. Segui il giro di ritorno delle Rondinelle anche con le scommesse live!

Il centravanti polacco del Milan!

3) PIATEK -  Da un centravanti a caccia di riscatto a un nuovo numero nove che voleva sconfiggere la cabala in estate. Dopo una stagione straordinaria Piatek ha deciso di salutare la sua maglia diciannove al Milan indossando la pesante numero nove. Dall’addio di Pippo Inzaghi c’è stata una sorta di maledizione per quella maglia, ma il polacco sembrava l’uomo giusto per sconfiggere questo tabù.

E invece l’inizio di stagione dell’ex Genoa è stato semplicemente disastroso come già trattato su questo blog, sia con Giampaolo che con il "potenziatore" Stefano Pioli. Solamente quattro reti messe a segno di cui tre su calcio di rigore, un impatto quasi sempre nullo sul gioco rossonero e una certa insofferenza che di certo non ha aiutato la squadra.

Nella vittoriosa trasferta di Bologna si è visto per la prima volta un Piatek coinvolto e vivo, forse stimolato anche dalle continue voci di mercato che vorrebbero Zlatan Ibrahimovic nuovamente a Milanello. Cambierà l'andamento dei rossoneri in campionato, anche per le scommesse sportive?!

4) RABIOT - Anche in casa Juve ci sono delle delusioni, nonostante la squadra di Sarri abbia perso solamente una partita in questo inizio di stagione. Gli infortuni che hanno bloccato Ramsey costringono i bianconeri a rimandare il giudizio sul gallese. Discorso diverso invece per l’altro rinforzo arrivato in estate in mediana, ovvero l’ex Paris Saint Germain Adrien Rabiot.

Sicuramente la quasi totale inattività della passata stagione può aver influito, ma fino ad oggi l’impatto del francese con i bianconeri è stato ai limiti del disastroso; Quando è stato schierato non ha mai fornito una prestazione sufficiente, né in campionato né tantomeno in Champions League dove è stato impiegato anche a Leverkusen.

In un reparto dove la Juve ha bisogno di maggiore freschezza atletica e fisicità, l’inizio di stagione di Rabiot rappresenta forse la più grande delusione per i Campioni d’Italia. Per le scommesse serie A, bianconeri ancora favoriti per il nono scudetto consecutivo!

5) VERDI - A proposito di Napoli, a deludere fino ad ora è anche un ex partenopeo come Simone Verdi. Arrivato a Torino come ciliegina sulla torta di un attacco che puntava ad essere tra i migliori del campionato anche per le scommesse calcio, l’ex Bologna dopo 13 presenze deve ancora trovare il primo gol con la nuova maglia. Nello scacchiere granata, il talentuoso ambidestro non ha ancora trovato la posizione ideale. Inoltre, per il momento, non ha neanche inciso sui calci piazzati, specialità della casa!

*la foto di apertura dell'articolo è di Kerstin Joensson (AP Photo); quella di Piatek di Luca Bruno (AP Photo).

 
December 12, 2019
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Mondiale per Club, la storia e il possibile remake di Flamengo-Liverpool

 

Da diversi anni ormai il mese di dicembre è diventato il periodo di riferimento per il Mondiale per Club. Nata precedentemente sotto il nome di Coppa Intercontinentale, dal 2005 la FIFA ha deciso di istituire la Coppa del Mondo per Club. A cambiare, però, nel nuovo millennio non è stata solamente la denominazione del torneo, ma anche la formula.

La genesi - Fino al 1999 la Coppa Intercontinentale veniva disputata tra la squadra vincitrice della Copa Libertadores e la società trionfante in Champions League. Proprio nel 2000 la FIFA provò a istituire il primo “Mondiale per Club”, un torneo ad otto squadre dove però United e Real Madrid si presentarono con le riserve.

Una scelta che portò la FIFA a riformulare la competizione, mantenendo così invariata fino al 2004 la Coppa Intercontinentale. Non che la formula precedente fosse perfetta, anzi nel 1980 è servito l’ingresso dello sponsor giapponese Toyota per rilanciare la competizione. Sul finire degli anni Settanta le squadre europee decisero di snobbare la Coppa Intercontinentale, tanto che nel ’75 e nel ’78 non si disputò la finale.

Fino ad allora il trofeo si assegnava a seguito di una doppia finale, in pieno stile Copa Libertadores. Gli spostamenti intercontinentali all’interno della stagione sportiva, però, spingevano soprattutto i club europei a disertare l’impegno. Per alleggerire il calendario si è deciso di introdurre nel 1980 la finale unica giocata in Giappone. Il passaggio in Oriente diede nuovamente lustro alla competizione, che era sì riconosciuta dalla FIFA ma non era controllata ed organizzata dalla stessa.

Nel 2005 viene istituita la Coppa del Mondo per Club, torneo che, di fatto, va a sostituire la vecchia Coppa Intercontinentale. Cambia radicalmente anche la formula, visto che si passa a un vero e proprio torneo che coinvolge tutti i continenti. Come descritto questo blog, nel 2024 la competizione sarà protagonista di una nuova, totale riforma!

Il format - Si parte con un turno preliminare che viene disputato dai campioni nazionali del paese ospitante contro i campioni della OFC Champions League, la massima competizione internazionale in Oceania. La vincente prenderà parte ai quarti di finale, dove entrano nel torneo anche le squadre che hanno vinto la AFC Champions League, la CAF Champions League e la CONCACAF Champions League.

Le vincenti dei due quarti di finale affronteranno poi le vincitrici di Copa Libertadores e Champions League, prima della finalissima che si disputa in gara secca. Segui il torneo con le scommesse sportive!

QATAR 2019 - Quest’anno la Coppa del Mondo per Club si disputerà in Qatar ed avrà come sede di riferimento Doha. Al primo turno si sfideranno l’Al Sadd e l’Hienghène Sport, squadra della Nuova Caledonia alla sua prima partecipazione alla Coppa del Mondo per Club.

La vincente sfiderà il Monterrey, mentre nell’altro quarto di finale si incontreranno l’Al Hilal e l’Esperance. Il Flamengo, fresco vincitore della Copa Libertadores, dovrà vedersela in semifinale con la squadra che vincerà il primo quarto di finale. La vincente di Al Hilal-Esperance invece sfiderà il Liverpool, che andrà in Qatar con i favori del pronostico per le scommesse calcio.

Un'immagine di Liverpool - Salisburgo

Il folle calendario dei Reds - Un viaggio “particolare” per la squadra di Jurgen Klopp, che dovrà dividersi tra Doha e Birmingham. Martedì 17, infatti, i Reds giocheranno al Villa Park i quarti di finale di League Cup, mentre il 18 dicembre a Doha ci sarà la semifinale della Coppa del Mondo per Club. Per questo Klopp di fatto dividerà la squadra in due gruppi, cercando di ottenere il massimo risultato in entrambe le competizioni.

La finale del FCWC è prevista per sabato 21 dicembre alle ore 17.30 e i pronostici sono tutti per un remake della finale della Coppa Intercontinentale del 1981.

Il precedente - Qualora dovesse esserci Liverpool-Flamengo in finale, i Reds potranno vendicare la sconfitta subita dai brasiliani 38 anni fa in quel di Tokyo. Il Liverpool di Dalglish e Sooness dovette cedere al Flamengo di Zico, Nunes e Adilio, questi ultimi autori dei tre gol che nel primo tempo indirizzarono la finale giocata in Giappone.

A 38 anni di distanza il Flamengo è tornato a vincere la Copa Libertadores, sconvolgendo il mercato delle scommesse live con due gol negli ultimi due minuti gioco e potrebbe giocarsi il titolo di “campione del Mondo” nuovamente contro il Liverpool. Reds che dal canto loro, incredibilmente, hanno vinto per sei volte la Champions League senza però mai conquistare il titolo mondiale, decidendo di rinunciare alla Coppa Intercontinentale nel ’77 e nel ’78 e perdendo le finali del 1981, 1983 e 2005. 
 

*La foto di apertura dell'articolo è di Felipe Dana (AP Photo); la seconda di Jon Super (AP Photo).

December 11, 2019
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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Il Santos è solo l'ultima delle big retrocesse

La clamorosa prima retrocessione della storia del Santos ci ricorda che anche le big nel calcio, come lo è a tutti gli effetti in Brasile il club diventato leggenda grazie ai gol di Pelè, rischiano, quando una stagione nasce con i presupposti sbagliati e non si ha la lucidità di reagire con scelte, tecniche e societarie, forti.

Come commentare, ad esempio, il record negativo di partite consecutive senza vittorie dello Schalke 04 edizione 2020/2021?!

I tifosi dello Schalke!

La retrocessione del Cruzeiro nel 2019

Incubo. Dramma. Parole che forse non si addicono al calcio, ma che dalle parti di Belo Horizonte sono tra le più utilizzate in questi giorni. Difficile non comprendere lo stato d’animo dei tifosi del Cruzeiro. Dopo novantotto gloriosi anni, quattro campionati brasiliani e sei coppe nazionali, due Libertadores, una Recopa e due Supercoppe Sudamericane, lo storico club azzurro è retrocesso in Serie B.

Un crollo decisamente inatteso, considerando che l’ultimo titolo nazionale è datato 2014. Cinque anni che sono diventati un’eternità e che hanno consegnato al mondo del calcio l’ultima (per ora) delle retrocessioni inattese. Ma se c’è qualcosa che la storia del pallone insegna è che la serie cadetta non guarda davvero in faccia nessuno e regala grandi sorprese anche per le scommesse sportive!

Internacional e Corinthians, che delusioni

In Brasile, del resto, ancora è fresco il ricordo della retrocessione dell’Internacional di Porto Alegre, che nel 2016 precipita per la prima volta nel baratro della seconda serie nazionale. E andando a spulciare gli almanacchi, c’è persino chi è riuscito a fare molto peggio del Cruzeiro.

Nel 2005 il Corinthians vince il campionato brasiliano con il contributo di due “nemici” di lusso, gli argentini Mascherano a Tevez. Ma una serie di problemi societari fanno lentamente spazio all’impensabile.

Tempo due anni e il Timao retrocede, anche in questo caso per la prima volta. Il club di San Paolo, però, racconta anche l’altra faccia della medaglia. Il Corinthians torna immediatamente in Serie A e nel 2011, proprio il giorno della morte del leggendario Socrates, conquista il suo quinto titolo nazionale. E neanche un anno dopo porta a casa anche la prima storica Libertadores e il Mondiale per Club.

Il dramma sportivo del River nel 2011

Restando in Sudamerica, è emblematico il caso del River Plate. Che avrà anche vinto la Libertadores 2018 contro gli acerrimi rivali del Boca, ma non potrà mai cancellare la clamorosa retrocessione del 2011.

Le strane regole allora in vigore nel campionato argentino costringono i Millonarios a giocarsi lo spareggio contro il Belgrano. La squadra del presidente Passarella, guidata da Juan José López e con in campo il Coco Lamela, perde l’andata e pareggia il ritorno, finendo così in Primera B Nacional dopo 110 anni di storia.

E guadagnandosi il soprannome di “RiBer” da parte dei tifosi del Boca…

I tifosi del Boca ricordano la retrocessione del River!

Maledetti... United

Volando in Inghilterra, poi, c’è l’imbarazzo della scelta. Dopo Matt Busby e prima di Sir Alex Ferguson, anche il Manchester United è retrocesso. L’anno è il 1974 e i Red Devils salutano l’allora First Division, appena sei anni dopo aver vinto la Coppa dei Campioni.

Oltre il danno, c’è la beffa, perché la retrocessione arriva in un derby contro il City e il gol che condanna lo United è del grande ex Denis Law.

Segui lo United in Premier League con le scommesse calcio di 888sport!

E persino il Nottingham Forest di Brian Clough, che in bacheca vanta due Coppe dei Campioni e un campionato inglese, ha iniziato l’era della Premier League nella maniera peggiore possibile: retrocedendo con un clamoroso ultimo posto nella stagione 1992/93. Insomma, una retrocessione può capitare a tutti. Persino a squadre leggendarie.

Fiorentina fortissima solo sulla carta

In Italia l’esempio massimo non è solo il Milan, che nel 1980 conosce prima la B per il calcioscommesse, ma due anni dopo ci torna per demeriti di classifica.

La stagione 1981/82 è uno psicodramma collettivo rossonero, che si chiude con 24 punti in 30 giornate di campionato e con l’inferno per il povero Diavolo, che affronta di nuovo la serie cadetta con sul petto la stella conquistata appena tre anni prima.

Difficile anche credere che nel 1993 conosca l’onta della retrocessione la Fiorentina del leggendario Gigi Radice.

Una squadra che aveva in rosa Batistuta, Effenberg e Brian Laudrup e che a un certo punto del campionato è addirittura terza. Poi però il tecnico viene esonerato e la Viola crolla, fino ad arrivare a una conclusione assolutamente inimmaginabile qualche mese prima.

Brian Laudrup

E non si può dimenticare il crollo recente della Sampdoria, che nella stagione 2010/11 passa dai preliminari di Champions alla cessione a gennaio di Pazzini e Cassano e finisce con le lacrime di Palombo che chiede scusa ai tifosi per una retrocessione quasi inspiegabile. Ma in fondo, la storia insegna. Sono cose che succedono, anche ai migliori.

Quello che conta, però, è, sempre, se e come si riparte… 

*La immagini dell'articolo sono di Alamy. Prima pubblicazione 11 dicembre 2019.

January 6, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

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