Klopp ed il desiderio di chiudere con un titolo con i Reds

"Da giocatore ero mediocre, anche se giocavo pur sempre in seconda divisione. Ma dentro ero già allenatore". Qualche anno fa, Jurgen Klopp si è descritto con la solita onestà.

E del resto è complicato pensare che con gli scarpini ai piedi potesse fare meglio che in panchina, considerando che l'attuale tecnico del Liverpool (che ha già annunciato l'addio ai Reds al termine della stagione 2023/24) da allenatore ha vinto parecchio, portando a casa 12 trofei nazionali e internazionali.

L'inconfondibile grinta di Klopp

Jurgen Klopp bandiera del Mainz

Quella del Klopp calciatore è una carriera quasi da one-club man, considerando che il tedesco è stato per un breve periodo nella rosa del Rot-Weiss Frankfurt, per poi diventare una colonna della difesa del Mainz, con cui ha giocato dal 1990 al 2001, diventando capitano.

E proprio perchè in lui si intravedevano già i crismi del predestinato, il Mainz nel febbraio 2001 decide di farlo diventare allenatore della prima squadra, che è in una posizione di classifica pericolante in Zweite Bundesliga. Klopp mostra subito il suo tocco magico, non solo ottenendo la salvezza, ma portando nelle due stagioni successive il Mainz a sfiorare la promozione.

Promozione che arriva nella stagione 2003/04, seguita da due buone annate in Bundesliga. Il tecnico del Mainz diventa uno dei più considerati in patria, ma non lascia il club neanche dopo la dolorosa retrocessione del 2007. Lo farà un anno dopo, con il rammarico di non essere riuscito a riportare la squadra nella massima serie.

Con il Borussia Dortmund Klopp vince 5 trofei

Ma del resto a Klopp arriva una chiamata di quelle che non si possono rifiutare, quella del Borussia Dortmund. I gialloneri vivono un momento complicato della loro storia e l'arrivo del tecnico classe 1967 è una scossa per il club della Vestfalia. Già nella prima stagione il Borussia arriva sesto, migliorando di parecchio il tredicesimo posto dell'annata precedente.

La squadra ci mette un po' a comprendere il calcio...heavy metal di Klopp, ma i risultati vanno migliorando anno dopo anno. Dopo un quinto posto nella stagione 2009/10 arrivano infatti due titoli consecutivi di campione di Germania, con l'annata 2011/12 che si chiude anche con il double domestico vista la vittoria in Coppa di Germania.

La stagione 2012/13 è quella del grande sogno: in campionato non c'è nulla da fare contro un Bayern Monaco stratosferico, ma l'occasione per avere la meglio sui grandi rivali arriva nella finale di Champions League a Wembley, raggiunta dopo aver battuto il Real Madrid in semifinale con i gol di Lewa. A infrangere i sogni di Klopp e dei suoi è il gol di Robben, che regala il Triplete al Bayern.

I festeggiamenti per il titolo del Borussia!

Nei suoi ultimi due anni a Dortmund il tecnico di Stoccarda porta a casa due volte la Supercoppa di Germania, ma il ciclo è terminato, come dimostrano il settimo posto e la sconfitta in finale di coppa nell'ultima stagione in giallonero. L’esperienza al Borussia, comunque, è più che positiva, dato che ha portato in dote al club (e all’allenatore) cinque trofei, a cui vanno aggiunti due titoli di tecnico tedesco dell’anno.

L'epopea del Liverpool di Klopp

Nell'estate 2015 Klopp si prende un periodo sabbatico, ma gli dei del calcio hanno altre idee per lui. Nell'ottobre dello stesso anno infatti il tedesco si siede sulla panchina del Liverpool, andando a sostituire Brendan Rodgers.

I Reds, come il Borussia nel 2008, sono in un momento complicato, anche se hanno da poco sfiorato il titolo. L'arrivo del tecnico di Stoccarda rimette immediatamente a posto la stagione, non tanto con l'ottavo posto in Premier, quanto con la finale di Europa League, persa con il Siviglia.

La stagione 2016/17 termina con il quarto posto e il ritorno del Liverpool in Champions League e quella successiva vede la squadra inglese sfiorare il colpo grosso, arrivando in finale a Kyiv prima di arrendersi al Real Madrid di Cristiano Ronaldo (e alle papere di Loris Karius nell'ultimo atto).

I Reds ci mettono poco a rifarsi, perchè nella stagione 2018/19 non riescono a vincere la Premier a causa di un Manchester City schiacciasassi, ma in compenso portano a casa la sesta Champions della loro storia battendo in finale al Metropolitano di Madrid il Tottenham di Mauricio Pochettino. 
 
Nell'annata 2019/20 il Liverpool mette in bacheca la Supercoppa Europea e il Mondiale per Club, ma quello che aspettano tutti i tifosi è il titolo di campioni d'Inghilterra.

Il record dei punti dei Reds e le 3 finali di Champions

Detto, fatto, perchè gli uomini di Klopp dominano la Premier League e riportano il Liverpool in cima al calcio di Sua Maestà a 30 anni dall'ultimo titolo, peraltro dopo un campionato in cui la domanda non era se i Reds avrebbero vinto il torneo, ma con quante giornate di anticipo lo avrebbero fatto (che alla fine saranno ben sette, record nella storia della competizione).

Dopo il trionfo in campionato, il Liverpool non è più riuscito a scalfire il dominio del Manchester City, ma in compenso con la stagione 2021/22 e con quella 2022/23 Klopp ha completato la sua…collezione di trofei inglesi, avendo vinto rispettivamente FA Cup e Coppa di Lega e Charity Shield.

Sempre nell’annata 2021/22 i Reds tornano anche a giocarsi la finale di Champions League, sempre contro il Real Madrid ma stavolta a Parigi, fermandosi di nuovo all’ultimo atto, con il sigillo di Vini, primo marcatore per le scommesse live.

Con l’annuncio dell’addio alla panchina di Anfield ma con ancora tutte le competizioni con il Liverpool in corsa, Klopp passerà l’ultimo pezzo di stagione in Inghilterra cercando di aggiungere qualche altro trofeo alla sua bacheca in terra di Sua Maestà, che attualmente ne contiene 7.

Il vero valore dei successi di Klopp

Certo, se si prendono a paragone altri grandi tecnici del nuovo millennio come Pep Guardiola, Josè Mourinho o Carlo Ancelotti, i 13 trofei complessivi conquistati dal tedesco, compresa la Coppa di Lega inglese del 25 febbraio 2024, rischiano di sembrare pochi.

Rispetto ai colleghi appena menzionati, però, Klopp ha una carriera concettualmente diversa. Intanto, ci sono da considerare gli anni al Mainz, non esattamente una squadra attrezzata per vincere qualcosa.

Klopp idolo assoluto di Liverpool!

E poi va aggiunto che il tedesco ha preso due club, prima il Borussia Dortmund e poi il Liverpool, non da favoriti per le scommesse, in un momento, infatti, di enorme difficoltà e li ha portati entrambi di nuovo al top sia a livello nazionale che nel calcio europeo.

Dunque, il lavoro del Normal One (come si è definito più di una volta, segnalando il contrasto con Mou) non può che essere apprezzato. E di certo chiunque ami il calcio non può che essere d’accordo.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

February 26, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Sono sloveni i ciclisti più pagati

Pochi sport come il ciclismo regalano quella sensazione di disciplina antica, in cui l’atleta è solo contro la strada e contro il mondo tra fatica, intemperie e condizioni difficili. E non sorprende dunque che con il passare dei decenni, un po’ come è successo anche alla boxe, le due ruote abbiano perso un po’ di fascino e di praticanti, almeno per quanto riguarda le nuove generazioni.

Eppure quello del ciclismo continua a essere un mondo tra quelli sportivi più seguiti a livello mondiale, con i grandi giri (Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta) e le classiche monumento (Milano-Sanremo, le classiche del Nord e tante altre competizioni iconiche) che rappresentano la massima espressione della disciplina.

E a livello economico, come abbiamo iniziato ad esaminare nel contenuti sui conti del ciclismo, come stanno messe le star delle due ruote? Quanto paga inforcare la bici ogni mattina e affrontare salite, discese, pioggia e vento?

Quando si arriva a un determinato livello, molto bene. Lo conferma un’inchiesta della Gazzetta dello Sport che mette in luce gli ingaggi annuali dei migliori ciclisti del mondo. I numeri infatti confermano che i contratti firmati dai campioni delle due ruote hanno poco a che invidiare a quelli sottoscritti dalle stelle del calcio.

E, prima di scendere nel dettaglio, è bene anche ricordare che gli accordi prevedono una quota di base, a cui vanno aggiunti i montepremi delle singole corse.

Considerando che nel 2023 il più importante giro, quello di Francia, ha aggiudicato 500mila euro al primo classificato, 200mila al secondo e 100mila al terzo, sarà anche importante partecipare, ma vincere fa decisamente bene al portafogli. Fatta questa doverosa premessa, ecco i 10 ciclisti più pagati del mondo.

Tadej Pogacar è il ciclista che guadagna di più

Vince, e non è decisamente una sorpresa, Tadej Pogacar. Del resto lo sloveno è abituato a essere il numero uno, visto che a 25 anni è alla settima stagione da professionista, ha già in bacheca due Tour de France, il secondo conquistato da netto favorito per le scommesse sportive e cinque classiche monumento e campeggia fisso al numero uno del ranking da settembre 2021.

Tadej Pogacar al Tour del 2021

Pogi, come viene soprannominato, è sotto contratto con la UAE Emirates, che lo paga 6 milioni di euro a stagione fino al 2027, cifra a cui vanno aggiunti i premi e le molte sponsorizzazioni da parte di diverse aziende.

Roglic e van der Poel sul podio dei ciclisti più pagati

Lo segue, seppur non troppo da vicino, il connazionale Primoz Roglic. Lo sloveno, vincitore di un Giro d’Italia e tre volte della Vuelta, nonché oro a cronometro ai Giochi Olimpici di Tokyo, è appena entrato a far parte del team Bora firmando un accordo da 4,5 milioni a stagione.

Primoz Roglic festeggia il Giro 2023

Chiude il podio dei paperoni del pedale l’olandese Mathieu van der Poel, figlio e nipote d’arte, che ha un contratto da quattro milioni all’anno con l’Alpecin. Gli introiti del classe 1995 sono però maggiori, perché VdP arriva a guadagnare altri 500mila euro dal suo…secondo lavoro, ovvero il cross.

Gli ingaggi dei ciclisti top

Segue a 4 milioni a stagione il danese Jonas Vingegaard, vincitore degli ultimi due Tour de France e sotto contratto con la Visma, mentre si ferma a 3,5 milioni all’anno un suo compagno di squadra, il belga Wout van Aert, un altro di quelli che ha introiti collaterali grazie al cross.

Scendendo sotto i 3 milioni a stagione arrivano altri nomi celebri, primo su tutti quello di Remco Evenepoel. Il belga, campione del mondo in linea nel 2022, è la punta di diamante della Quick-Step, che lo paga 2,8 milioni a stagione. Quasi stessa cifra (2,7 milioni invece che 2,8) anche per i britannici Thomas Piddock, numero uno della Ineos Grenadiers, e Adam Yates, che dal 2023 è uno dei leader della UAE Emirates.

A chiudere la top 10 altri due membri del roster della Ineos, ovvero il colombiano Egan Bernal, che in carriera ha conquistato sia il Tour che il Giro, e lo spagnolo Carlos Rodriguez Cano, che a 22 anni è considerato il miglior giovane in prospettiva futura. Entrambi guadagnano 2,5 milioni di euro a stagione.

In Italia è Top Ganna il ciclista meglio pagato

E gli italiani? Nessuno dei nostri ciclisti riesce a entrare nella top 10 dei più pagati, ma qualcuno ci va vicino. Si parla, neanche a dirlo, di Filippo Ganna.

Ganna in azione

Il razzo di Verbania, oro olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre su pista nel 2021, campione mondiale a cronometro su strada nel 2020 e 2021 e più volte iridato nell’inseguimento sia individuale che a squadre, fa anche lui parte dell’Ineos.

Dopo i trionfi in pista e il record dell’ora stabilito nel 2022, il piemontese sta facendo sempre meglio anche su strada nelle classiche e punta a buone prestazioni nei grandi giri.

Il suo contratto con la squadra britannica è da 2,3 milioni. Non cifre da migliore al mondo, quale Ganna invece è su pista come testimoniano anche le relative scommesse live quando è in azione, ma che si avvicinano al top del top!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

January 26, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Il nuovo ruolo del quinto di centrocampo

Oltre al numero dei centrali, insito nella sua definizione, l’elemento che spicca più agli occhi nelle squadre che applicano la difesa a tre è la presenza degli esterni di centrocampo.

Che si giochi con una mediana a 4 (3-4-1-2 e simili) o che si opti per rafforzare la parte centrale del campo (3-5-2), i calciatori che giocano nella parte esterna di campo hanno compiti molto particolari. La frequenza con cui le squadre giocano con tre centrocampisti ha portato alla nascita della definizione di “quinto” di centrocampo, un ruolo che fa ormai storia a sé quando si parla di tattica. 

Di base, gli esterni delle squadre che giocano a tre sono fondamentali per gli equilibri, in quanto permettono di passare rapidamente da un 5-3-2 in fase di non possesso di palla a un 3-3-4 quando invece si ha il pallone tra i piedi, diventando all’occorrenza terzini o attaccanti esterni aggiunti.

Prima di andare più a fondo, alcune indicazioni: c'è grande curiosità per le prestazioni del capitano del Napoli, Giovanni Di Lorenzo, "promosso" a quinto, sotto la direzione tecnica di Walter Mazzarri; Destiny Udogie al primo anno di Premier, sta giocando alla grande in questo ruolo, con gli Spurs e rappresenterà un'opzione in più per Spalletti sulla sinistra.

Ancora, Theo Hernandez sarebbe straordinario a tutta fascia, protetto da una difesa con 3 difensori puri alle sue spalle...

Ultima premessa; per l'enorme porzione di campo che devono coprire nelle due fasi, i quinti sono spesso sostituiti, dopo una ventina di minuti dall'inizio del secondo tempo!

L'azione gol da quinto a quinto

A differenza di entrambe le categorie, però, sono gli unici calciatori deputati a lavorare sulla loro fascia, dovendo dunque collaborare con il braccetto della difesa e, sulla stessa catena, con uno dei due attaccanti.

Uno degli elementi caratteristici dei quinti di centrocampo è il movimento a chiudere verso la porta quando il collega dall’altro lato del terreno di gioco è in procinto di crossare, con quell’azione che ormai viene definita “da quinto a quinto” che ha fatto le fortune di molte squadre come l’Atalanta di Gian Piero Gasperini o la Juventus di Antonio Conte e Massimiliano Allegri.

La presenza degli esterni di centrocampo è anche un enorme grattacapo per le squadre che hanno due calciatori sulla stessa fascia (ovvero, quasi tutte quelle che utilizzano la linea difensiva a quattro), perché di base i quinti occupano la porzione di campo tra terzini e centrocampisti/attaccanti esterni, creando problemi per marcature e raddoppi.

Da terzini o laterali bassi a quinti di centrocampo

Dato lo sviluppo recente della posizione del quinto come ruolo vero e proprio, molti calciatori hanno vissuto e vivono tuttora un adattamento ai nuovi compiti.

Ed è quindi abbastanza logico poter suddividere gli esterni di centrocampo tra quelli che una volta erano terzini e quelli che invece nascono centravanti esterni con qualche gol tra i piedi, buoni anche come opzioni di marcatori per le scommesse sportive!

Della prima categoria fanno parte entrambi gli esterni titolari dell’Inter di Simone Inzaghi, ovvero Federico Dimarco e Denzel Dumfries, così come il sostituto a sinistra Carlos Augusto.

Alla Juventus è un ex terzino Andrea Cambiaso e anche l’intera batteria di quinti dell’Atalanta è composta da calciatori nati qualche metro più indietro come Davide Zappacosta, Hans Hateboer, Matteo Ruggeri ed il fortissimo Emil Holm.

Zappacosta sulla fascia destra dell'Atalanta

Nella Roma di Josè Mourinho hanno giocato da quinti terzini come Leonardo Spinazzola o Rick Karsdorp, ma anche il passato recente di molte squadre vede esterni di difesa trasformati in quinti, come Achraf Hakimi all’Inter o lo stesso Matteo Darmian, prima di trasformarsi in braccetto difensivo.

È però anche molto comune schierare dal lato opposto a un quinto nato terzino uno che invece si sposta qualche metro più indietro dopo aver fatto l’attaccante esterno.

All’Inter è il caso di Juan Cuadrado, che lo ha fatto anche alla Juventus, mentre in bianconero sia Timothy Weah che Filip Kostic sono attaccanti, come testimonia la rete dello statunitense, primo marcatore per le scommesse calcio, ai Mondiali 2022 contro il Galles, prestati al centrocampo a cinque.

Per non parlare poi di Federico Chiesa, che di tanto in tanto Allegri ha utilizzato sulla fascia destra. Sempre Mourinho, nei due anni e mezzo alla Roma, ha trasformato in quinto due giocatori molto offensivi come Stephan El Shaarawy e Nicola Zalewski, mentre a Verona l’ex attaccante Darko Lazovic è ormai esterno di centrocampo da oltre un lustro.

Federico Dimarco è il miglior quinto della Serie A

Alcuni di questi calciatori stanno trovando nella nuova posizione anche una certa notorietà a livello internazionale. È decisamente il caso di Dimarco, che si è preso la “sua” Inter, è da sempre tifoso giocatore,  proprio grazie alle sue prestazioni da quinto.

Dimarco in Nazionale

Cresciuto nel vivaio interista, si è messo in luce come terzino al Parma, per poi tornare in nerazzurro al primo anno di Antonio Conte.

Fondamentale però è stata la “scuola” da quinto all’Hellas Verona, che ha restituito a Simone Inzaghi un calciatore che per caratteristiche sembra nato per ricoprire quel ruolo, essendo sempre molto attento in fase difensiva (ha giocato spesso anche come braccetto a sinistra), ma potenzialmente devastante col pallone tra i piedi, tra cross precisi e gol da centrocampo.

E non sorprende che Dimarco sia attualmente uno degli elementi chiavi dell’Inter e potrebbe essere il calciatore di movimento più forte anche nell'Italia di Spalletti, anche per gli inserimenti senza palla!

L'evoluzione di Cambiaso esterno 2.0

Percorso abbastanza simile quello di Cambiaso, che si sta prendendo la Juventus anche grazie alla sua duttilità tattica.

Nato terzino sinistro, il classe 2000 che è emerso dalla gavetta calcistica può giocare da intermedio e su entrambe le fasce, ma soprattutto rappresenta la chiave che Allegri utilizza per sfruttare al meglio la seconda punta del suo 3-5-2, ovvero Chiesa, oppure lo straordinario talento turco Kenan Yildiz.

Cambiaso in azione contro il Milan

I movimenti dell’ex Genoa, ambidestro naturale, sono infatti molto simili a quelli che fa Joao Cancelo, ovvero accentrarsi quando la seconda punta va a cercare spazio sulla fascia, evitando così di pestarsi i piedi e offrendo altre opzioni ai compagni di squadra.

Una caratteristica che gli sta permettendo di trovare molto spazio e di avere sempre più considerazione. E aver tolto spesso il posto ad altri compagni di squadra, la dice lunga sulla bontà del lavoro di Cambiaso!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

February 1, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Con i gol al Mondiale, Vlahovic è a quota 58 reti con la Juve

Vlahovic ha segnato 17 reti in stagione

Numero gol Vlahovic: nonostante sia solo del gennaio del 2000 il record gol Vlahovic va aggiornato costantemente, perché il serbo è un protagonista del calcio che conta da tanti anni e ha deciso la finale di Coppa Italia 2024!

Il tutto grazie a una precocità che lo ha fatto immediatamente emergere prima nel calcio serbo e poi in quello italiano e internazionale, con 121 gol in 313 partite disputate tra i professionisti: miglior marcatore nell'anno solare 2024 con 19 marcature!

Dopo le 16 reti in 33 partite nella Serie A 2023/2024, il centravanti serbo inizia la nuova stagione con due pali ed il solito gol annullato per questioni di centimetri contro il Como e la doppietta di Verona alla seconda giornata. A secco nei turni successivi tra Roma e Napoli allo Stadium e la trasferta di Empoli, dopo la pausa per la data FIFA.

A Genova è freddo dal dischetto, davanti a Gollini e firma, nei 10' iniziali della ripresa, i suoi terzo e, con un chirurgico diagonale, e quarto gol sotto la guida di Thiago Motta.

In Champions, ottimo esordio con un paio di giocate importanti nel 3-0 al PSV! Sensazionale la sua prova a Lipsia, con una doppietta d'autore alla seconda giornata di Champions!

Numero gol Vlahovic

Mister doppietta, due consecutive tra A e Champions, tre in stagione. domenica 6 ottobre 2024, glaciale come sempre dal dischetto, firma il settimo gol (l'ottavo arriverà nella partita di ritorno del 23 febbraio 2025) al Cagliari nel decimo confronto personale contro la difesa sarda!

Il 27 ottobre, contro l'Inter segna il primo gol a San Siro! Con quello al City fanno 10 gol stagionali per il mancino serbo che proprio ad Ederson realizza la rete numero 100 italiana, tra Fiorentina e Juve!

In stagione Dusan è a quota 14 gol e dal campionato 2020/2021 in poi, Vlahovic, con il bel gol in Sardegna, ha segnato 81 reti in Serie A, dietro solo a Lautaro Martinez in questa speciale classifica degli ultimi 4 campionati!

Vlahovic inizia nelle giovanili dell'OFK Belgrad

La sua carriera comincia nei settori giovanili prima dell’OFK Belgrado e poi del Partizan, che gli fa firmare un contratto da professionista nel febbraio 2015, ad appena 15 anni.

Il club della capitale comincia anche a utilizzarlo con frequenza nonostante la giovanissima età, con l’esordio datato febbraio 2016 (che lo rende il giocatore più giovane di sempre del Partizan) e con l’inserimento a match in corso addirittura nel sentitissimo derby con la Stella Rossa.

Il primo gol Vlahovic lo fa con la maglia del Partizan

La prima marcatura tra i professionisti arriva nell’aprile 2016, con Vlahovic che chiude la sua prima stagione tra i grandi con 18 presenze e 3 reti e con la vittoria in Coppa di Serbia.

L’annata successiva, in cui il Partizan vince campionato e coppa, è più avara di soddisfazioni a livello personale, nonostante l’esordio nelle coppe europee: il centravanti gioca appena 9 partite senza segnare, anche a causa della decisione di firmare un contratto con la Fiorentina, che diventa attivo al momento di compiere 18 anni.

L'intuizione di Corvino sul talento serbo

Dunque nel luglio 2018 Vlahovic approda a Firenze, su intuizione di Pantaleo Corvino. In età eleggibile per la squadra Primavera, con la quale vince la Coppa Italia di categoria 2018/19 e di cui si laurea capocannoniere, il serbo esordisce anche in prima squadra sotto la guida di Stefano Pioli e poi gioca anche quando in panchina si siede Vincenzo Montella, chiudendo la sua prima stagione alla Fiorentina con 10 presenze, ma senza segnare.

Il primo gol con la maglia della squadra toscana arriva nella stagione 2019/20, con una doppietta in Coppa Italia contro il Monza, seguita dalle prime reti anche in campionato, sempre una doppietta, stavolta contro il Cagliari.

In quella che è la sua prima stagione in pianta stabile in prima squadra, il centravanti fa registrare 34 presenze e 8 reti in tutte le competizioni. Ma è nella stagione successiva, quella 2020/21, che tutto il potenziale di Vlahovic viene fuori.

Nell'anno solare 2021 Vlahovic firma 33 reti

In un’annata che per la Fiorentina è parecchio complicata (tre allenatori e tredicesimo posto finale), il serbo rappresenta l’unica nota lieta per i viola.

La classica esultanza di DV9!

Con la maglia numero 9 sulle spalle l’attaccante si prende di forza il posto da titolare e chiude il campionato con 21 gol in 37 partite in Serie A (40 totali), dando un contributo fondamentale alla salvezza dei toscani e aggiudicandosi anche il titolo di miglior giocatore Under-23 della massima serie.

Il 2021 è veramente un anno di grazia per Vlahovic, che conferma la forma stratosferica anche all’inizio della stagione successiva. Per lui ci sono ben 17 reti in 21 partite di campionato e 3 in altrettanti match di Coppa Italia, che gli fanno chiudere l’anno solare a 33 gol in Serie A, eguagliando il primato di Cristiano Ronaldo.

E, ironia della sorte, è proprio il posto del portoghese che Vlahovic si ritrova a prendere, perché nel gennaio 2022 la Juventus versa alla Fiorentina 70 milioni (più oltre 10 di possibili bonus) per portarlo in bianconero, rendendolo l’acquisto più costoso di sempre in Serie A nelle sessioni invernali di mercato.

Visto il prezzo del cartellino e avendo chiuso l’esperienza in Toscana con 49 gol in 108 partite, le aspettative sul serbo sono altissime, ma non sono disattese.

Il serbo segna subito alla prima presenza in bianconero contro il Verona e addirittura timbra il cartellino all’esordio in Champions League contro il Villarreal dopo appena 32 secondi di gioco.

Vlahovic ha segnato 58 gol in 143 partite con la Juve

La stagione 2021/22 si conclude dunque con un totale di 29 reti in 45 presenze, con 24 marcature in campionato, 4 in Coppa Italia e una in Champions League.

Va decisamente peggio il primo anno completo in bianconero, perché tra infortuni e un momento di forma sotto porta non ottimale Vlahovic si ferma ad appena 14 gol in 42 partite nella stagione 2022/23, finendo sotto il bersaglio delle critiche.

Numero gol Vlahovic

Ma il valore del centravanti è fuori di dubbio e a confermarlo c’è il ritorno ad altissimi livelli nella stagione 2023-2024, in cui il numero 9 della Juventus è già andato a segno 17 volte in 36 partite, con due doppiette consecutive tra Sassuolo e Lecce, inedite anche per le quote Serie A!

I numeri di Vlahovic con la sua Serbia

E poi ci sono i numeri con la nazionale serba, con cui Vlahovic ha esordito nel 2020, segnando il suo primo gol alla fine dello stesso anno.

Lo spettacolare gol di Vlahovic in Qatar!

Con la maglia della selezione balcanica il centravanti ha realizzato finora 14 reti in 36 partite, compresa quella contro la Svizzera ai Mondiali in Qatar nel pirotecnico 2-3 finale, con gli elvetici favoriti per le scommesse calcio per il passaggio del turno.

E considerando che a neanche a 24 anni è già nella top 10 dei migliori marcatori di sempre, c’è tutta la possibilità di andarsi a prendere il podio e, perché no, anche la vetta della graduatoria… 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

June 27, 2025
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Mancio campione in campo e in panchina

Sia da calciatore che poi da allenatore, la carriera di Roberto Mancini ha seguito un percorso fatto di esordi precoci e risultati incredibili, a volte decisamente inaspettati.

Il Mancio nasce a Jesi nel 1964 e già a 13 anni si trasferisce al Bologna, che lo paga 700mila lire. Nel 1981 arriva l’esordio in prima squadra, prima in Coppa Italia e poi in campionato. Dopo appena una stagione tra i professionisti arriva la chiamata di Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria.

La leggendaria Samp dei gemelli del gol

Il progetto per fare dei blucerchiati un grande club parte proprio da Mancini, acquistato nel 1982 per ben 4 miliardi di lire.

Grazie al talento del Mancio e all’arrivo di altri calciatori di primissimo livello (ovviamente Gianluca Vialli, con cui forma “i gemelli del gol”, ma anche Pietro Vierchowod, che diventerà una bandiera) e in seguito all’approdo in panchina di Vujadin Boskov, la Samp fa il salto di qualità, diventando protagonista del calcio italiano ed europeo.

Mancio con la maglia dello Scudetto

Oltre al clamoroso scudetto della stagione 1990/91, i blucerchiati vincono quattro volte la Coppa Italia e una volta la Supercoppa Italiana, imponendosi anche in campo continentale con la Coppa delle Coppe 1990 e sfiorando la vittoria della Coppa dei Campioni nel 1992.

Mancini resta a Genova 15 anni, diventando il massimo primatista sia per presenze (567) che per gol (171) nella storia della Sampdoria.

La Lazio cambia mentalità con Mancio in campo

Dopo l’addio a Marassi, il fantasista passa alla Lazio, seguendo il tecnico Sven-Goran Eriksson.

Anche l’esperienza in biancoceleste è piena di soddisfazioni, perché il Mancio arriva a Formello nel periodo di massimo splendore del club capitolino. Tra 1997 e 2000 arrivano lo scudetto, due Coppe Italia, una supercoppa italiana, un’altra Coppa delle Coppe e anche una Supercoppa UEFA.

Roberto Mancini in Champions League con la Lazio

I numeri di Roberto Mancini da calciatore

Al termine della stagione tricolore Mancini annuncia l’addio al calcio dopo 739 partite, 541 delle quali in Serie A, che gli permettono di essere nella top 10 dei più presenti di sempre. Tempo qualche mese e torna sui suoi passi, per chiudere davvero la carriera dopo una breve esperienza in Premier League, con la maglia del Leicester City.

La nota dolente del Mancio calciatore è decisamente legata alla storia in nazionale.

In Nazionale Mancini fa la differenza da CT

Nonostante l’esordio a 19 anni, i contrasti con il CT Bearzot lo tengono ai margini fino a fine 1986, quando al tecnico subentra Azeglio Vicini, che lo aveva avuto già in Under-21.

Il quadriennio che va fino a Italia '90 è quello di maggior utilizzo per Mancini, che è titolare in tutti gli Europei 1998, salvo poi perdere il posto a scapito di Giuseppe Giannini ed entrare in rotta di collisione anche con Vicini, che non gli concede neanche un minuto nel mondiale casalingo.

Nonostante una dozzina di presenze anche nell’era di Arrigo Sacchi, la carriera in azzurro di Mancini si chiude con 36 presenze e appena 4 reti, uno score non certo all’altezza di quanto fatto coi club.

Le prime panchine del Mancio allenatore

Neanche il tempo di smettere di giocare, che già al Mancio viene affidata una panchina, quella della Fiorentina, subentrando nel febbraio 2001 a Fatih Terim. Il tecnico inizia bene, vincendo immediatamente la Coppa Italia, ma la stagione successiva, quella che porterà al fallimento dei viola, termina per lui a inizio gennaio 2002 con le dimissioni.

A luglio Mancini torna alla Lazio, dove era già stato assistente di Eriksson prima dell’esperienza in Premier League, rimanendo a Formello altri due anni, ottenendo una qualificazione alla Champions e vincendo un’altra Coppa Italia.

Le vittorie di Mancini con Inter e Manchester City

Nel 2004 lo chiama l’Inter, con cui si impone immediatamente in Coppa Italia nella stagione 2004/05, per poi ottenere il double, dopo la sentenza di Calciopoli, in quella successiva, vedendosi assegnare il campionato in cui i nerazzurri erano arrivati terzi.

L’Inter di Mancini vince il titolo sul campo anche nelle stagioni 2006/07 e 2007/08 (a cui vanno aggiunte due Supercoppe), ma gli scarsi risultati in Europa convincono Massimo Moratti a esonerarlo per ingaggiare Josè Mourinho.

Nel dicembre 2009 il Mancio viene messo sotto contratto dal Manchester City, appena diventato di proprietà del fondo degli Emirati Arabi e, quindi, non ancora favorita seriale per le quote calcio come sotto la direzione tecnica di Pep Guardiola!

In tre stagioni e mezza di Premier League il tecnico porta i Citizens a diventare uno dei club di punta del calcio inglese, con la vittoria della FA Cup nel 2011, della Community Shield nel 2012, ma soprattutto con il titolo conquistato nello stesso anno, quello in cui il City ottiene i punti necessari per diventare campione con il gol di Sergio Aguero all’ultimo minuto dell’ultima giornata.

La FA Cup vinta a Wembley dal Manchester City

I risultati deludenti nell’annata 2012/13 portano all’esonero, seguito da una stagione da subentrato al Galatasaray, ancora una volta al posto di Terim e di nuovo con la vittoria della coppa nazionale.

Nel novembre 2014 lo richiama l’Inter, ma le due stagioni di ritorno in nerazzurro sono negative e portano al secondo divorzio nel 2016. Nel 2017 Mancini diventa il tecnico dello Zenit San Pietroburgo, panchina che però lascia dopo appena un anno per sostituire Gian Piero Ventura come CT della nazionale italiana. 

Il trionfo dell'Italia di Roberto Mancini a Wembley

L’esperienza sulla panchina azzurra è decisamente migliore di quella da calciatore. Tra il maggio 2018 e l’agosto 2023 l’Italia ottiene la qualificazione a Euro 2020 e arriva terza in Nations League, inanellando una serie positiva, clamorosa anche per le statistiche relativa alle scommesse sportive, di 37 partite senza sconfitte.

Il gioiello della corona è ovviamente la vittoria agli Europei, che si disputano nel 2021, con il trionfo a Wembley ai calci di rigore contro l’Inghilterra.

Dopo questa vittoria storica, però, le cose cominciano ad andare storte. Gli Azzurri non riescono a ottenere il pass diretto per i mondiali in Qatar e sono costretti agli spareggi, dove si arrendono alla Macedonia del Nord. Nonostante la delusione, Mancini rimane saldo in panchina e ottiene un altro terzo posto in Nations League.

Nell’agosto 2023, dopo aver ottenuto anche la nomina a coordinatore di Under-20 e Under-21, rassegna clamorosamente le dimissioni dal ruolo di CT, per poi diventare selezionatore dell’Arabia Saudita, con cui prende parte alla Coppa d’Asia 2024.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.
 

January 23, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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