I fischi allo stadio non sono solo per gli avversari

Giocare in uno stadio pieno per i calciatori è certamente una marcia in più. Sono tante le situazioni in cui il supporto dei tifosi gioca un ruolo decisivo nello svolgimento di una partita o, perché no, di un’intera competizione.

Come nei ripetuti sold out dell'Olimpico, il ruggito di decine di migliaia di persone quando la squadra di casa sta tentando una rimonta può far ribollire il sangue di chi è in campo. Allo stesso modo, anche il canto dei pochi supporter in trasferta è in grado di ricordare a chi gioca lontano da casa l'importanza del match per la propria tifoseria.

Ma che succede quando i tifosi invece di incitare fischiano? Si tratta di una situazione abbastanza comune e non soltanto limitata al tentativo di destabilizzare gli avversari. Dagli stadi più scalcinati alle cattedrali del pallone, ovunque succede di sentire fischi anche per i giocatori della squadra che il pubblico in teoria dovrebbe sostenere.

E se fischiano gli 80mila di San Siro di uno dei record d'incassi italiani quando Leao non entra in partita o quelli del Santiago Bernabeu, persino i giocatori mentalmente più forti rischiano di risentirne.

Lukaku ed Icardi avversari dell'Inter

Un esempio relativamente recente è quello che riguarda Romelu Lukaku. Il centravanti belga è tornato a San Siro con la maglia della Roma dopo un’estate in cui sembrava destinato prima a rimanere all’Inter e poi ad andare alla Juventus.

Il pubblico nerazzurro non ha apprezzato il “tradimento” del centravanti e l’ha accolto con bordate di fischi nel match del girone d’andata della Serie A 2023/24. Risultato, il bomber giallorosso è stato impalpabile, forse anche perché subire il pubblico ogni volta che si tocca il pallone non è il massimo della vita. 

San Siro però non perdona neanche i propri idoli. E su questo possono testimoniare sia un giocatore dell’Inter che uno del Milan. Il nerazzurro in questione è Mauro Icardi, ex bomber e capitano interista, prima opzione di capocannoniere per le quote Serie A quando giocava in Italia. Nel 2016 l’argentino pubblica la sua biografia, in cui racconta un diverbio con i tifosi della Curva Nord in maniera non proprio lusinghiera.

Risultato, fischi a San Siro alla partita successiva e richiesta di togliergli la fascia. Nel 2019 va anche peggio. Il centravanti attacca a brutto muso la tifoseria dopo i fischi piovuti in seguito a una sconfitta casalinga e in capo a poche settimane la situazione precipita.

Luciano Spalletti gli toglie il simbolo del comando del gruppo e la curva lo addita di nuovo, fischiando a ogni pallone toccato. Alla fine di quella stagione Icardi lascia l’Inter dopo sei anni ad Appiano Gentile per accasarsi al Paris Saint-Germain.

Donnarumma il più fischiato di sempre

Stessa destinazione ma problemi diversi per Gianluigi Donnarumma. A fargli ricevere quintali di fischi (e anche di banconote finte) sono le diverse trattative per il suo rinnovo con il Milan.

Quella del 2017 è la prima, con il portiere appena diciottenne che ottiene un rinnovo importantissimo, da 6 milioni a stagione più l’ingaggio in rossonero di suo fratello Antonio. Cifre che secondo la tifoseria sono eccessive per chi arriva dalle giovanili e professa amore per il club. A fine anno, durante un match con il Verona, la curva contesta l’estremo difensore, che scoppia in lacrime.

La frattura viene ricomposta, ma nel 2021 quel quadriennale da 6 milioni all’anno è in scadenza. E stavolta Donnarumma non rinnova, preferendo volare al PSG al termine della stagione. Una scelta legittima, ma che fa infuriare il tifo milanista.

I tifosi rossoneri lanciano finti dollari verso Donnarumma

Da quel momento ogni apparizione a San Siro del portiere è contornata da fischi e striscioni, ma anche di lanci di banconote (dette, con una certa ironia, “Dollarumma”), come nel caso del match tra i rossoneri e il PSG in Champions. E persino quando Donnarumma si è presentato a Milano nelle vesti di portiere della nazionale non sono mancate le contestazioni.

I fischi nervosi dell'Old Trafford

In certi casi poi non si salva nessuno, né i giocatori, né il tecnico né la dirigenza. È il caso del Manchester United, che da quando ha visto ritirarsi Sir Alex Ferguson non ha più vinto la Premier League e che, soprattutto, si è visto superare dai cugini del City come club più importante della città di Manchester.

Praticamente tutti gli allenatori che sono succeduti allo scozzese hanno ricevuto la loro porzione di fischi, così come la società e in particolare la famiglia Glazer.

L’ultima contestazione di massa a Old Trafford in ordine di tempo è arrivata nell’ottobre 2023, in seguito all’ennesimo derby perso. Il City di Guardiola è passato in casa dei cugini per 0-3 con una doppietta del solito Haaland, scatenando l’ira dei supporter dei Red Devils, che non hanno risparmiato la squadra in campo, il tecnico Erik Ten Hag e la proprietà.

L'esultanza di Haaland!

Del resto i tifosi dello United non le hanno mandate a dire neanche a Cristiano Ronaldo, soprattutto nella sua seconda esperienza a Old Trafford. Nel periodo finale, prima del controverso addio con l’approdo in Arabia Saudita, il cinque volte Pallone d’Oro spacca la tifoseria, che in parte fischia Ten Hag per la sua gestione, mentre altri accusano il portoghese di avere più a cuore se stesso che lo United.

Ma siccome si parla pur sempre di CR7, il campionissimo di Madeira ha spesso risposto ai fischi a suon di gol, quasi…caricato dall’ostilità del proprio pubblico.

Al Santiago Bernabeu si deve vincere con il bel gioco

E poi ci sono stadi molto, molto difficili da accontentare. È decisamente il caso del Santiago Bernabeu, capace di fischiare sonoramente il Real Madrid dopo la qualificazione ai quarti di finale di Champions League 2023/24.

La squadra di Carlo Ancelotti ha infatti rischiato grosso contro i tedeschi dell’RB Lipsia e il pubblico di fede madrilena non le ha mandate a dire ai suoi, spedendoli negli spogliatoi nel bel mezzo di una mini-contestazione sia al termine del primo tempo, dominato dai sassoni, che della ripresa, nonostante il pareggio avesse permesso alle Merengues di passare il turno, come da pronostico per le scommesse calcio.

Del resto, chi lavora al Real sa bene che da quelle parti vincere è fondamentale, ma bisogna anche farlo con un certo stile di gioco. E quando la squadra non dà lo spettacolo che il palcoscenico del Bernabeu merita, scattano i fischi e le classiche pañolade, il gesto con cui l’intero stadio contesta sventolando semplicemente fazzoletti bianchi. Anche da quelle parti, comunque, si fischiano eccome anche gli avversari, specialmente se hanno tradito.

Alvaro Morata nell'amichevole di lusso contro il Brasile

Come nel caso di Alvaro Morata, a cui da quando è passato all’Atletico Madrid non viene mai risparmiato un trattamento…di favore quando torna alla Casa Blanca da grande ex o, addirittura, quando gioca con la maglia delle Furie Rosse, come nello splendido, anche per le relative opportunità di scommesse sportive, 3-3 tra Spagna e Brasile!

Ma almeno lo spagnolo può consolarsi: beccarsi i fischi personalizzati in quello che forse è lo stadio più iconico del mondo non è mica da tutti!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

April 12, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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Thomas Muller il recordman con 756 partite nel Bayern

19 anni al Bayern per Muller

Record Thomas Muller? Nel calcio moderno non è mai semplice essere un “one-club man”. Figurarsi poi se il club in questione è uno dei più importanti al mondo. Le grandi società, si sa, non guardano in faccia a nessuno e persino alle leggende, quando non vengono più ritenute utili, viene mostrata la porta in maniera più o meno amichevole.

Per Thomas Müller esiste solo il Bayern

Un discorso che al Bayern Monaco forse vale più che altrove e che sottolinea quindi quanto sia ancora importante, per non dire fondamentale, Thomas Müller per i bavaresi.

L’attaccante classe 1989 è entrato a far parte delle giovanili del club quando aveva appena 11 anni, ha esordito con la prima squadra nel 2008 e da allora non ha più abbandonato l’Allianz Arena.

Attualmente è vicecapitano del Bayern e ha da poco superato (con la presenza con gol contro il Friburgo il 1 settembre 2024) un traguardo molto importante, le 757 partite ufficiali con il club, segnando 250 reti, compresi il gol allo Shakhtar del 10 dicembre 2024 in Champions, la rete di testa che ha aperto le marcature contro lo Slovan, nell'ultima giornata del maxigirone di Champions League, il gol all'Inter e la doppietta all'esordio del Mondiale per club!

Di Müller il primato di 45 gol e 46 assist con la Germania

Considerando anche le presenze e le reti con la seconda squadra del Bayern si arriva a 756 partite e 262 marcature, a cui vanno poi aggiunte 131 presenze e 45 gol e 46 assist con la maglia della nazionale, compreso il leggendario quarto di finale contro la Spagna!

Record Thomas Muller

Muller il primo falso nueve

Numeri niente male, se si considera che in fondo Müller non è un centravanti. Anzi, trovargli una collocazione tattica ben precisa è…il passatempo sia della stampa tedesca che di tutti quanti gli allenatori che lo hanno avuto a disposizione al Bayern.

Lui si è coniato una definizione tutta sua, quella di “raumdeuter”, ovvero “colui che cerca gli spazi”, un falso nueve teutonico, insomma...

E in effetti la sua arma principale sono gli inserimenti senza palla, che arrivano, come confermano le partite contro i club italiani e le relative quote Serie A, da qualsiasi parte dell’attacco.

A vedere i dati, il classe 1989 ha giocato in qualsiasi posizione del fronte offensivo, anche se quella in cui rende meglio è quella dietro una punta centrale, che possa aprire pertugi nelle difese avversarie in cui l’attaccante si infila.

L'influenza di Radio Müller nello spogliatoio

Di certo, si parla di uno dei giocatori più influenti del Bayern, sia nello spogliatoio che in campo.

Basterebbe pensare che spesso si è fatto il suo nome tra i responsabili delle fronde quando è venuta a mancare la fiducia della società nei confronti di alcuni allenatori (in particolare Carlo Ancelotti, che non lo riteneva fondamentale), ma soprattutto che il suo soprannome è “Radio Müller”, visto che il tedesco non riesce a tenere la bocca chiusa in partita e dà indicazioni di continuo, infastidendo da morire gli avversari ma anche i suoi stessi compagni di squadra!

Muller ha il record assoluto di 12 Bundes vinte

Il nome di Müller è sinonimo di successo in Baviera, considerando che da quando ha esordito in prima squadra il club non ha praticamente fatto altro che vincere.

Nella sua bacheca ci sono ben 12 campionati tedeschi (record della competizione), 6 coppe di Germania, 8 Supercoppe nazionali (record anche qui), più ovviamente i trofei internazionali arrivati negli anni dei due Triplete dei bavaresi, 2013 e 2013: due Champions League, due Supercoppe UEFA e due Coppe del Mondo per club.

In totale per lui i trofei vinti con il Bayern sono 32, a cui va aggiunta la Coppa del Mondo conquistata con la Mannschaft nel 2014 in Brasile.

E non sorprende dunque che l’attaccante sia il calciatore tedesco con il miglior palmares, ma anche che detenga parecchi record della Bundesliga e del calcio teutonico.

Tanto per citarne qualcuno, è il giocatore che ha fornito più assist nella storia del campionato tedesco (204), ma anche quello con il maggior numero di passaggi vincenti in una sola stagione (21), oltre che il giocatore tedesco con più assist in carriera, che al momento sono 310 tra club (270) e nazionale (40).

Sempre rimanendo in Bundesliga, Müller è il giocatore che ha vinto più partite giocando con una sola squadra, mentre se si passa alla Champions League e alle relative scommesse calcio è il tedesco con più gol segnati (54).

Già, i gol. Come detto, Müller non si riconosce in un ruolo ben preciso nell’attacco del Bayern, eppure in carriera ha sempre segnato. Già ai tempi della seconda squadra la media era ottima, con 16 gol in 35 partite, ma già nella prima stagione completa tra i grandi (2009/10) l’attaccante ha segnato 19 reti in 52 match in tutte le competizioni, risultato replicato anche in quella successiva.

Per Muller i gol in Champions sono 54

L’annata migliore della sua carriera è certamente quella 2015/16, quando sotto la guida di Pep Guardiola Müller realizza addirittura 32 gol in 49 presenze, andando ad avvicinarsi parecchio alle cifre del compagno di reparto Robert Lewandowski, che in quella stagione si ferma a 42.

Persino nelle stagioni in cui in panchina all’Allianz Arena c’era Carlo Ancelotti, che lo utilizzava spesso da super-sub, il tedesco non è mai sceso sotto i 9 gol e in totale, da quando è un calciatore professionista, le annate in cui non è andato in doppia cifra si contano sulle punte delle dita (quattro, compresa quella in corso).

In Champions League la sua prestazione migliore è stata quella dell’anno del Triplete con in panchina Jupp Heynckes (2012/13), in cui l’attaccante ha segnato ben 8 reti nella massima competizione continentale, cinque delle quali nella fase a eliminazione diretta e ben tre nei due match di semifinale contro il Barcellona.

Record Thomas Muller

Insomma, non sarà un centravanti, ma l’attaccante tedesco, ottima opzione anche come marcatore per le scommesse sportive, sa vedere la porta molto bene e le difese avversarie soffrono le pene dell’inferno per arginare i suoi inserimenti.

Muller è a quota 10 gol realizzati ai Mondiali

E poi c’è la nazionale, con cui Müller ha vinto da protagonista i Mondiali nel 2014.

Le prime presenze sono arrivate già nel 2010 e l’allora CT Joachim Low ha subito trovato nell’attaccante bavarese uno dei suoi fedelissimi, portandolo in Sudafrica alla Coppa del Mondo e schierandolo da titolare. Scelta decisamente ripagata, perché Müller termina il torneo con 5 reti, quattro delle quali nella fase a eliminazione diretta, laureandosi capocannoniere.

Record Thomas Muller

Record Thomas Muller

Esperienza diametralmente opposta quella a Euro 2012, con l’attaccante che gioca tutte le partite senza mai andare a segno, mentre nella trionfale cavalcata della Coppa del Mondo 2014 le reti sono di nuovo 5, con tanto di tripletta al Portogallo nella fase a gironi.

Gli Europei si confermano maledetti per il classe 1989, che nel 2016 gioca di nuovo ogni singolo minuto ma non entra mai nel tabellino, così come gli accade nel deludente Mondiale 2018, con la Germania eliminata al primo turno e, di nuovo, a Euro 2020 e nella Coppa del Mondo 2022.

Nonostante questo, con i suoi 40 assist è il miglior assistman di sempre della Mannschaft insieme a Mesut Ozil e con i suoi 45 gol è al sesto posto nella classifica dei migliori marcatori della selezione tedesca, quinto ai Mondiali dove al primo posto c'è Miro Klose a quota 16.

Mica male per chi, in fondo, un ruolo ben preciso non ce l’ha mai avuto!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

July 6, 2025
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Pietro Iemmello, il Profeta (in Patria...) del gol

Prima di elencare il numero gol Iemmello, condividiamo un episodio che ci aiuta a capire lo spessore umano del capitano giallorosso: l'8 marzo 2025, nonostante la squalifica per cumulo di ammonizioni, Re Pietro parte con la squadra per la lontana trasferta di Cremona. Quelli bravi lo definirebbero leader by example!

Una storia nata a gennaio 2022. Non è mai facile essere profeta in patria, men che meno nel calcio. Eppure la storia di Pietro Iemmello racconta che, nonostante tante peregrinazioni e una serie di delusioni, a volte il destino può riportare un giocatore al posto giusto e soprattutto al momento giusto.

Intanto, il 4 settembre 2024, il Re rinnova con il club giallorosso fino al giugno 2026!

I numeri straordinari di bomber Iemmello

Il centravanti nato a Catanzaro nel 1992 è infatti da oltre due stagioni il calciatore più rappresentativo della squadra della sua città, che ha riportato in B a suon di gol e che adesso vuole trascinare in A con le sue reti.

Del resto, i numeri parlano decisamente chiaro: in tredici stagioni da professionista l’attaccante ha segnato 181 gol in 427 partite, di cui, compresa la doppietta al Brescia nel primo turno dei play-off 2024 e la rete al Cesena nei play-off 2025, 73 n 133 match con il Catanzaro.

Mentre in A, tra Sassuolo e Benevento i numeri dicono 33 presenze e e 7 gol, anche lo score in Serie B non è da sottovalutare, visto che tra Pro Vercelli, Novara, Spezia, Perugia, Frosinone e Catanzaro ha giocato 176 partite nella categoria cadetta, segnando 75 reti.

Iemmello contro un giocatore del Como

Iemmello è cresciuto nella Fiorentina

La carriera di Iemmello comincia nelle giovanili del Catanzaro, prima del trasferimento nel 2006 nel vivaio della Fiorentina. Con la maglia viola il centravanti vince prima un campionato Allievi Nazionali e poi una Coppa Italia Primavera nella stagione 2010/11, sotto la guida di Renato Buso.

Per lui però non arriverà mai l’esordio con la prima squadra, perché la Fiorentina lo cede in prestito biennale con diritto di riscatto alla Pro Vercelli.

Dunque, la prima esperienza tra i professionisti è proprio in Piemonte nell’annata 2011/12, nell’allora campionato di Prima Divisione.

E Iemmello comincia molto bene, perché anche grazie ai suoi 10 gol in 36 presenze il glorioso club vercellese trova la promozione in Serie B. La stagione successiva l’attaccante gioca 30 match tra campionato e Coppa Italia, trovando la rete in 5 occasioni, non riuscendo a impedire la retrocessione della sua squadra.

Le sue prestazioni però gli permettono di essere riscattato per 200mila euro e di essere subito ceduto allo Spezia, che lo paga 250mila euro. Il club ligure, in quel momento in B, lo manda in prestito prima al Novara (sempre nella serie cadetta), dove però gioca appena 4 partite segnando un solo gol, e poi di nuovo alla Pro Vercelli, dove segna un gol in 14 partite, chiudendo l’esperienza in Piemonte con 16 reti in 80 presenze.

Iemmello esplode con la maglia del Foggia

Nell’estate 2014 lo Spezia lo cede in prestito annuale al Foggia, in Lega Pro, e allo Zaccheria il centravanti trova la sua dimensione. La prima stagione in rossonero lo vede andare a segno 16 volte in 35 partite, ma si può fare anche meglio. Ad agosto 2015 viene infatti di nuovo ceduto in prestito ai pugliesi ed è grande protagonista dell’ottima stagione del Foggia.

Il club si aggiudica infatti la Coppa Italia di Lega Pro anche grazie alle 8 reti di Iemmello, che si prende anche la soddisfazione di laurearsi capocannoniere del girone C con 24 reti.

I rossoneri arrivano a giocarsi la finale playoff contro il Pisa dopo un derby contro il Lecce in semifinale in cui il centravanti segna due gol, ma alla fine il sogno promozione sfuma nonostante un’annata eccellente per il bomber, che chiude con 37 reti in tutte le competizioni.

Iemmello esordisce in A con il Sassuolo

Nell’estate 2016 lo Spezia lo riporta in Liguria ma dopo appena due presenze e un gol lo cede al Sassuolo, che lo paga 2,3 milioni di euro. Con i neroverdi arriva l’esordio in Serie A, con tanto di prima rete nella massima serie contro il Crotone. La stagione termina con l'ottimo bottino di 5 gol in 18 partite, compresa una doppietta, contro l’Inter. 

Nella stagione 2017/18 Iemmello resta in Serie A, stavolta con la maglia del neopromosso Benevento, che lo acquista per ben 5 milioni. In giallorosso l’attaccante gioca 16 partite e segna due reti, tra cui quella contro il Milan a San Siro che vale il primo storico successo esterno, da chiari sfavoriti per le scommesse calcio, dei campani in A.

La retrocessione porta il Benevento a cedere in prestito il centravanti, che torna di nuovo a Foggia, nel frattempo approdato in Serie B. Nonostante un buon rendimento dell’attaccante, che chiude la stagione 2018/19 con 7 gol in 26 presenze, i rossoneri retrocedono e non possono riscattarlo.

L’esperienza allo Zaccheria, che gli vale il soprannome ancora in uso di Re Pietro, si chiude con 60 reti in 103 partite. Ormai però Iemmello si è fatto un nome in Serie B e nell’annata 2019/20 approda al Perugia, sempre in prestito ma con obbligo di riscatto in caso di promozione degli umbri.

In realtà la stagione termina con la retrocessione del Grifone, con Iemmello che sbaglia uno dei rigori nello spareggio, ma che comunque è di gran lunga il migliore del Perugia, segnando 19 reti in 39 partite.

Iemmello segna dal dischetto

Nella stagione 2020/21 viene di nuovo ceduto in prestito, stavolta al Las Palmas, ma l’esperienza nella Segunda Division spagnola è tanto breve quanto poco fruttuosa, visto che termina con un solo gol in 12 partite. Nel gennaio 2021 l’attaccante si trasferisce al Frosinone, dove resta un anno, giocando un totale di 19 partite e 3 gol.

Re Pietro di Catanzaro

Nella sessione invernale 2022, dopo aver giocato appena due partite nella prima parte di stagione, viene ceduto in prestito al Catanzaro. In sei mesi il centravanti segna 8 reti in 16 partite e viene riscattato dal club calabrese, che punta al ritorno in Serie B. Che arriva nella trionfale stagione 2022/23 proprio grazie ai gol di Iemmello.

I giallorossi stravincono il girone C con cinque turni d’anticipo, battendo con 96 punti il record della categoria e delle relative scommesse sportive. Il bomber è grande protagonista con 28 marcature in campionato, che gli valgono il secondo titolo dei cannonieri della categoria, e 31 totali in appena 40 partite, che gli permettono di battere il primato di gol stagionali con la maglia del club, detenuto da Giorgio Corona.

In bacheca il Catanzaro mette anche la Supercoppa di C, vinta anche in virtù delle due reti di Iemmello contro Feralpisalò e Reggiana. Logico dunque che il club della sua città decida di ripartire proprio dal centravanti, che si mette di nuovo alla prova in Serie B.

Iemmello esulta dopo un gol al Lecco

E visto che ormai la categoria è ben conosciuta, il classe 1992, chirurgica opzione di marcatore per le quote Serie B, contribuisce all’ottimo campionato dei giallorossi con 17 gol in 38 partite, compresa la straordinaria doppietta al Brescia nei playoff.

Numero gol Iemmello

Nella stagione 2024/2025 siamo a 36 presenze e 16 gol, più una rete al Cesena ai play-off: le reti alla Carrarese e a Bari, la doppietta al Sudtirol, la perla allo stadio di Reggio Emilia, lo stacco aereo contro il Mantova, la travolgente tripletta di Genova, il gol decisivo contro la Salernitana, la deviazione aerea di Brescia, la rete al Cesena e quella nell'anticipo contro il Cittadella.

Nella giornata numero 30 di campionato, sotto la sua curva, Iemmello realizza l'ottavo centro personale contro il Cosenza: il chirurgico destro ai Lupi della Sila ed il punto della bandiera nella successiva trasferta di Modena porta il suo score totale in giallorosso a 73 in appena 133 match.

Dunque, se il Catanzaro può sognare un clamoroso ritorno in A dopo oltre quarant’anni, è anche merito di un ragazzo che nel sangue ha il gol…e la Calabria!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

May 25, 2025
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Kroos decisivo anche nella notte di Wembley

Si parla di un calciatore che, in cabina di regia, all'esordio di Euro 2024 ha indovinato 101 passaggi su 102...

Quando si narra della grandezza del Real Madrid dell’ultimo decennio si rischia sempre di dimenticare qualcosa. Anzi, qualcuno.

I numeri impossibili di CR7, i gol (ma non solo) di Karim Benzema, la grinta di Sergio Ramos, la fantasia di Luka Modric, l’infaticabile Casemiro, il fragile e splendido Gareth Bale, per poi aggiungere negli ultimi anni l’estro di Vinicius Junior, la sicurezza tra i pali di Thibaut Courtois e il talento cristallino di Jude Bellingham.

Toni Kroos il vero insostituibile

Tutto vero, ma manca la costante che lega, nei passaggi ma non solo, tutti questi grandissimi calciatori: Toni Kroos, probabilmente il centrocampista più sottovalutato dell’ultimo quarto di secolo.

E dire che basterebbe il palmares a parlare per lui. Il tedesco rischia seriamente di finire lo spazio in bacheca, considerando che ha ottenuto 33 trofei con i club, a cui va ovviamente aggiunta la Coppa del Mondo vinta da protagonista nel 2014 con la maglia della Mannschaft.

In una carriera che è andata avanti da 15 anni Kroos ha giocato oltre 800 partite tra club e nazionale, segnando 84 reti.

In particolare, nella notte dell'addio a Londra, con il Real le cifre parlano di 466 presenze e 28 gol ed una serie impressionante di assist come quello a Vini a Monaco di Baviera o l'angolo per il primo gol della finale di Wembley!

Andando ancora più in profondità le statistiche attribuiscono a Toni l'incredibile numero del 94% di passaggi riusciti, sugli oltre 22.000 palloni toccati, nei 10 anni di Madrid!

Kroos ha giocato più di 20.000 palloni con la maglia del Real Madrid

L'inizio di carriera di Kroos

Nato nel 1990 a Greifswald, Pomerania, come cittadino della DDR (nove mesi prima della riunificazione), Kroos si mette immediatamente in mostra sin da giovanissimo.

Il Bayern Monaco lo acquista appena sedicenne nel 2006, spedendolo subito a farsi le ossa nella squadra B e facendolo esordire con i grandi nel 2007, anno in cui partecipa anche al Mondiale Under-17, di cui si laurea capocannoniere e, naturalmente, miglior giocatore.

Dopo un anno e mezzo in prima squadra con 39 presenze e due reti, vincendo nel frattempo il campionato e la Coppa di Germania, il centrocampista viene spedito in prestito al Bayer Leverkusen, dove resta una stagione e mezza.

Con la maglia delle Aspirine Kroos diventa immediatamente titolare e l’esperienza molto formativa alla BayArena termina con 48 partite e 10 reti.

Kroos protagonista del Triplete del Bayern nel 2013

Il ritorno a Monaco di Baviera vede il centrocampista prendersi le chiavi della mediana del Bayern, in uno dei periodi più importanti di sempre per il club.

Tra 2010 e 2014 il tedesco vince altre due volte il campionato e la Coppa di Germania, due Supercoppe, ma soprattutto è tra i protagonisti del Triplete del 2013, completato poi, per un pokerissimo di trofei vinti da favoriti per le scommesse sportive, con il successo della Supercoppa e della Coppa del Mondo per club.

Kroos in gol con il Bayern in Champions

Gli attriti con la dirigenza per il rinnovo, però, portano Kroos a un anno dalla scadenza del contratto e quindi il Bayern è costretto a cederlo…a prezzo di saldo. Nel luglio 2014 il neo campione del mondo lascia Monaco dopo 205 presenze, 24 gol e 11 trofei

Kroos ha giocato con il Real Madrid dal 2014 al 2024

Ad attenderlo c’è il Santiago Bernabeu, con il Real Madrid che lo paga appena 25 milioni, facendo così uno degli affari del nuovo millennio per rapporto costi/prestazioni.

E non è decisamente un’esagerazione, perché anche in questo caso i numeri parlano decisamente per Kroos, al punto che si potrebbero tranquillamente ignorare i trofei vinti con la camiseta blanca e inserirlo comunque tra le leggende delle Merengues.

Basta pensare che tra la stagione 2014/15 e quella attuale (2023/24) Kroos non è mai sceso sotto le 40 presenze ed è sempre andato in gol, pur non essendo quello il suo compito. Ma alla fine i trofei contano eccome e il tedesco è stato il metronomo perfetto di una squadra che in un decennio ha dominato il calcio europeo e mondiale.

Con il Real Madrid Kroos ha vinto tre volte la Liga, una volta la Copa del Rey, quattro volte la Supercoppa di Spagna, tanto per limitarsi ai trionfi domestici. Uscendo dalla Spagna, poi, si rischia di esagerare.

Il tedesco è stato uno degli architetti delle cinque Champions League (tra cui le tre consecutive vinte con Zinedine Zidane in panchina), altrettante Supercoppe UEFA e cinque Mondiali per club.

Di queste due ultime manifestazioni il teutonico è recordman, visto che le ha vinte rispettivamente cinque (pari merito con Paolo Maldini) e sei volte (primatista assoluto).

L'ultimo contratto di Kroos con il Madrid

E i numeri? Nonostante né il gol né l’assist siano il suo obiettivo primario, visto che a Madrid ci sono colleghi di assoluto valore che sono deputati a entrambe le cose, ciò non toglie che in dieci anni al Bernabeu il tedesco ha segnato 28 reti e si avvicina a quota 100 assist.

Con l’addio degli altri grandi protagonisti del ciclo di Zidane, Kroos è rimasto uno dei senatori della Casa Blanca assieme a Dani Carvajal e al collega di reparto Modric e non sorprende dunque che, nonostante ormai la carta di identità segni oltre 34 anni, tra gli stipendi Real Madrid il centrocampista sia uno dei calciatori più pagati del club, con un ingaggio lordo di oltre 22 milioni a stagione.

Nel corso degli anni il teutonico ha giocato in tutte le posizioni di centrocampo, nascendo trequartista in Germania e poi sviluppandosi come mezzala e non disdegnando neanche di orchestrare il gioco da davanti alla difesa.

Una polivalenza che gli ha permesso di trovare posto costantemente in quelle che sono state le due migliori squadre del mondo degli ultimi 15 anni.

Il calcio di punizione, una delle specialità di Toni Kroos!

Il Campione del Mondo Kroos ha 114 partite e 17 reti

E poi c’è la nazionale tedesca, che per Kroos è un po’ croce e delizia. L’esordio con la Mannschaft è abbastanza precoce, considerando che arriva a inizio 2010 dopo essere stato la stella dell’Under-17 e dell’Under-21. Kroos comincia la sua esperienza con la selezione come primo cambio in mediana per Low, disputando buona parte dei match di Euro 2012 entrando dalla panchina.

Con l’aumento della sua importanza al Bayern il tedesco trova anche più spazio con la nazionale e arriva ai Mondiali del 2014 da titolare inamovibile.

In Brasile gioca praticamente tutti i minuti disponibili, escluso il cambio in pieno recupero ai quarti contro la Francia, segna due reti nel clamoroso, anche per le quote Serie A, 7-1 della Germania ai padroni di casa in semifinale e solleva la Coppa nella finalissima contro l’Argentina.

Kroos leader della Germania

Anche agli Europei 2016 non salta neanche un minuto, ma i tedeschi perdono in semifinale. Va anche peggio ai Mondiali 2018, dove non basta il suo quasi gol olimpico contro la Svezia per impedire l’eliminazione della Mannschaft ai gironi.

Kroos finisce nel vortice delle polemiche e dopo Euro 2020 e la Nations League, in cui la Germania affonda, annuncia il suo addio alla nazionale dopo 106 partite e 17 reti.

Ma la storia con la selezione non è ancora finita, perché nel marzo 2024 il centrocampista ha accettato di tornare in campo con la Germania, aggiungendo due ulteriori presenze (la prima contro la Francia con il gol più veloce di sempre della nazionale tedesca, di Wirtz in 8 secondi) e candidandosi a leader della squadra per gli Europei che si disputano in patria.

E con un Kroos nel motore, le possibilità di vincere qualcosa aumentano decisamente, anche per le quote delle scommesse calcio!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 8 aprile 2024.

July 5, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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I numeri di Gary Lineker, centravanti elegante

Chi è abbastanza giovane e lo vede all’opera in TV, con i suoi modi garbati e il suo humour tipicamente inglese, faticherà persino a immaginare che Gary Lineker sia stato uno dei migliori centravanti britannici del dopoguerra.

Eppure chi se lo ricorda in campo sa benissimo quanto il classe 1960, che in carriera ha vestito le maglie di Leicester City, Everton, Barcellona, Tottenham e Nagoya Grampus, fosse un vero bomber d’area di rigore, oltre che un calciatore molto corretto. Al punto che uno dei suoi soprannomi è stato “Saint” Gary, un vero e proprio Santo, che in diciotto anni di professionismo non è mai stato neanche ammonito.

Non che però gli mancasse la competitività, come dimostrano i 329 gol segnati in 649 partite tra club e nazionale di Sua Maestà, quasi tutti segnati nel cuore dell’area, a cui fanno da corollario sei trofei vinti.

Lineker inizia nel Leicester City

La carriera di Lineker, che da giovane ha giocato anche a cricket, inizia nelle giovanili del club della sua città, il Leicester City, che lo fa esordire tra i professionisti nella stagione 1978/79, in cui l’attaccante (che da giovane viene schierato da ala destra) segna un gol in sette partite. In quella successiva le Foxes vincono il campionato di Second Division e tornano nella massima serie del calcio inglese, con il contributo di Lineker che parla di 3 reti in 20 match.

L’annata 1980/81 è quella del debutto in First Division e l’impatto coi piani alti non è semplice, visto che lo score parla di appena 10 presenze e 3 gol, con il Leicester che retrocede immediatamente.

Il ritorno in Second Division è però uno step importante per Lineker, che ora viene schierato da centravanti e mette in mostra il suo fiuto per il gol. I gol sono 19 in 47 partite in tutte le competizioni e se i 17 in campionato non permettono al club di essere promosso, i due in FA Cup aiutano le Foxes a raggiungere le semifinali del torneo.

Nella stagione 1982/83 il Leicester viene di nuovo promosso, anche grazie ai 26 gol in 43 match del suo centravanti, che stavolta si ripresenta nella massima serie con uno spirito nuovo.

Nell’annata 1983/84 Lineker segna 22 gol in 41 presenze, che gli permettono di essere vicecapocannoniere della First Division, titolo che il bomber si prende nella stagione successiva, l’ultima al Leicester, terminata con 29 gol totali, 24 dei quali in campionato. In totale per lui con il club ci sono 216 presenze e 103 reti.

Il passaggio di Lineker all'Everton

Uno score che attira l’attenzione dell’Everton, fresco vincitore del campionato. I Toffees lo pagano 800mila sterline e sono decisamente soldi ben spesi. Lineker gioca 57 partite nella stagione 1985/86 e segna ben 40 gol. I 30 nella First Division gli permettono di bissare il titolo dei bomber, ma non sono abbastanza per l’Everton per difendere il titolo, che viene vinto dai cugini del Liverpool.

Per l’inglese non c’è neanche la possibilità di giocare la Coppa dei Campioni, vista la squalifica dei club di Sua Maestà dopo i fatti dell’Heysel, ma la stagione incredibile e una Coppa del Mondo da protagonista valgono a Lineker l’interesse del Barcellona.

Gary Lineker centravanti del Barcellona

I catalani lo acquistano nell’estate 1986 per quasi tre milioni di sterline e la prima stagione è subito importante, con 21 gol in 51 partite ma soprattutto la clamorosa tripletta al Real Madrid nel 3-2 dei blaugrana ai rivali di sempre. L’annata successiva vede il Barça vincere la Copa del Rey e Lineker si conferma sugli scudi, con 20 reti in 49 partite.

Lineker con il Barcellona

La stagione 1988/89 è ancora meglio dal punto di vista del club, che vince la Coppa delle Coppe, ma l’inglese non è più titolare fisso, con il nuovo tecnico, Johan Cruijff, che lo schiera sull’esterno dell’attacco, decisione che abbassa il numero delle presenze e delle reti (11 in 38 match).

È abbastanza per decidere di andarsene, chiudendo l’esperienza catalana con 52 marcature in 138 partite.

Lineker nel Tottenham di Gazza

Nell’estate 1989 Lineker torna in Inghilterra, al Tottenham, dove ritrova la leggenda Terry Venables, che lo aveva voluto al Barcellona. Di nuovo schierato al centro dell’attacco il classe 1960 ritrova la vena realizzativa e chiude la prima stagione con 26 gol in 45 presenze, spingendo gli Spurs al terzo posto in classifica.

Nella stagione successiva i numeri scendono, ma il centravanti si toglie la soddisfazione di vincere il suo unico titolo in patria, la FA Cup, nonostante un gol annullato e un rigore sbagliato nella finale, vinta da con il Tottenham favorito per le scommesse calcio, contro il Nottingham Forest.

La gioia di Lineker dopo un gol con gli Spurs!

L’ultima stagione con il Tottenham termina con ben 35 reti in tutte le competizioni, con le 28 in First Division che rendono Lineker l’ultimo capocannoniere del campionato inglese prima della nascita della Premier League. Il bomber lascia White Hart Lane con 80 gol in 138 presenze.

Poi a 32 anni l’inglese, che è decisamente ancora in forma, prende una decisione molto particolare, accettando un’offerta che gli arriva dal Giappone. Lineker diventa un giocatore del Nagoya Grampus, con cui chiude la carriera giocando due stagioni, segnando 8 gol in 24 partite.

Lineker Capocannoniere del Mondiale 1986

Nonostante i numeri con i club, però, gran parte della fama del Lineker calciatore è dovuta alle sue prestazioni con la nazionale inglese. L’attaccante esordisce con i Tre Leoni nel 1984, per poi diventare immediatamente titolare fisso tra l’ultima stagione al Leicester e quella all’Everton. Questo significa che Lineker è il bomber designato da Bobby Robson per i Mondiali del 1986.

Dopo un inizio stentato, sia per lui che per la squadra, il centravanti dà fuoco alle polveri nel match contro la Polonia, decisivo per il passaggio nel girone, segnando una tripletta. Arrivano poi due reti negli ottavi di finale contro il Paraguay e il gol nel match più famoso della storia del calcio, quello contro l’Argentina di Diego e della Mano de Dios.

Il gol di Lineker agli ottavi di finale in Mexico '86!

I sei centri gli permettono però di assicurarsi il titolo di capocannoniere del mondiale e di sfiorare il Pallone d’Oro di quell’anno, in cui arriva secondo.

A Euro 1988 l’Inghilterra delude e Lineker resta a secco, ma il bomber ha modo di rifarsi a Italia ’90. Anche stavolta Robson gli affida l’attacco inglese e non resta deluso. Lineker segna ai gironi contro l’Irlanda ed è decisivo ai quarti contro il Camerun, finendo sul tabellino anche nella sfortunata semifinale con la Germania, persa ai rigori.

La sua carriera in nazionale termina con gli Europei del 1992, vinti, a sorpresa per le scommesse sportive, dalla Danimarca, e con lo score di 48 reti in 80 presenze, che lo rende attualmente il quarto miglior marcatore di sempre dell’Inghilterra.

E poi è cominciata quella di volto televisivo, che lo vede da 25 anni alla guida di Match of the Day, la trasmissione sul calcio più amata d’oltremanica dagli appassionati di quote Premier League, confermando per l’ennesima volta il suo status di…tesoro nazionale!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

April 8, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Titì Henry, i numeri di una leggenda

Quando si parla di fuoriclasse che non sono mai riusciti a vincere il Pallone d’Oro, uno dei nomi che viene sempre inserito nella lista è quello di Thierry Henry. Ma del resto, il più importante riconoscimento individuale è uno dei pochi che gli mancano, perché l’attaccante francese classe 1977, attualmente tecnico dell’Under-21 dei Bleus, ha vinto praticamente tutto (o quasi) quello che poteva.

Henry ha segnato 417 reti in 936 partite

In una carriera cominciata al Monaco e passata per Juventus, Arsenal, Barcellona e New York Red Bulls, Titì (questo il suo soprannome da sempre) ha vinto 17 trofei a livello di club, un Mondiale, un Europeo e una Confederations Cup con la nazionale francese (di cui è il secondo miglior marcatore di sempre con 51 gol in 123 presenze) e ha ottenuto un elenco di premi individuali troppo lungo per essere riportato.

Basterebbe dire che è stato per quattro volte capocannoniere della Premier League, che è entrato a far parte della Hall of Fame del calcio di Sua Maestà, che è stato votato come miglior straniero di sempre del campionato inglese e che è uno dei pochi ad aver vinto la Scarpa d’Oro per due anni di fila.

Del resto, si parla di un calciatore da 417 reti in 936 partite tra club e nazionale.

Con il Monaco 28 gol in 141 partite per Titì

Come quella di Mbappè, la carriera da professionista di Henry comincia al Monaco nella stagione 1994/95, quando il giovane attaccante si mette in mostra sia con la maglia della seconda squadra (19 presenze e 6 reti) e viene lanciato dall’allenatore, Arsene Wenger, che gli regala le prime apparizioni tra i grandi (3 gol in 8 partite).

Il club del Principato dà subito fiducia al calciatore originario delle Piccole Antille, che nella seconda stagione scende in campo 18 volte e segnando in 3 occasioni. Al Monaco Wenger schiera Henry come ala per sfruttarne il passo e il dribbling e l’idea dell’alsaziano viene premiata. Nella stagione 1996/97 il club vince il campionato francese anche grazie ai suoi 9 gol in 36 presenze.

Nell’annata 1997/98 il Monaco porta a casa la Supercoppa francese, ma soprattutto arriva in semifinale di Champions League, grazie alle 7 reti di Henry in 9 partite. Che il francese sia destinato ad altri palcoscenici è quasi scontato e quindi nel gennaio 1999 arriva la Juventus, che lo acquista per 21 miliardi per sostituire l’infortunato Del Piero. L’esperienza al Monaco termina così con 28 gol in 141 partite.

Il passaggio alla Juve di Henry

I sei mesi a Torino sono decisamente i peggiori nella carriera di Henry, che capita in una stagione sfortunata e non riesce a mettersi in luce.

Henry con la 6 bianconera!

Dopo appena 20 presenze e 3 reti, i bianconeri lo cedono per 10 milioni di sterline all’Arsenal, dove nell’agosto 1999 l’attaccante ritrova Wenger.

Henry bomber dell'Arsenal degli invincibili

Stavolta l’alsaziano non ha un bomber puro come David Trezeguet e decide di utilizzare Henry come attaccante centrale, invece che come esterno. È la mossa che cambia la carriera del calciatore e la storia recente dell’Arsenal.

Basterebbe pensare che con i Gunners gioca 377 partite segnando 228 reti, scendendo solo in una stagione sotto i 20 gol (e a causa degli infortuni): il suo tiro a giro di destro è leggenda!

Henry in gol al Liverpool

Il suo arrivo ad Highbury e poi all’Emirates rappresenta l’inizio dell’ultimo grande ciclo del club londinese, che grazie al numero 14 vince due volte il campionato, tre FA Cup e due Charity Shields.

È l’Arsenal degli invincibili, che nella stagione 2003/04 porta a casa la Premier senza subire neanche una sconfitta e con il francese capocannoniere con 30 gol, che in totale fanno 39 comprese le coppe.

Tra 1999/2000 e 2006/07 i numeri del transalpino sono incredibili per le quote Premier League: i gol sono rispettivamente 26, 22, 32, 32, 39, 30, 33 e 12, in quella che temporaneamente è l’ultima stagione in Inghilterra.

Henry vince la Champions con il Barcellona

Nel 2007 Henry si trasferisce per 24 milioni al Barcellona, alla ricerca di quella Champions League che gli è sfuggita con i Gunners (perdendo in finale proprio contro il Barça).

Risultato ottenuto, perché nei tre anni passati al Camp Nou il francese riempie ulteriormente il suo palmares. Sotto la guida di Pep Guardiola Titì vince due volte la Liga, una Coppa di Spagna, una Supercoppa spagnola, ma soprattutto la Champions 2008/09 nell’anno del primo leggendario triplete blaugrana, a cui si aggiungono poi la Supercoppa UEFA e il Mondiale per Club per una sestina clamorosa, anche per le scommesse calcio!

Henry in gol in Champions

A questi trionfi Henry contribuisce con 49 gol in 121 partite, soprattutto i 26 complessivi nella stagione del Triplete.

Thierry Henry negli States

A giugno 2010 il francese decide di provare una nuova avventura, quella in MLS. Firma per i New York Red Bulls, con cui termina la prima stagione con 2 gol in 12 presenze, per poi migliorare decisamente in quella successiva, chiusa con 15 marcature in 29 match.

Nel gennaio 2012 Henry fa un tanto breve quanto romantico ritorno all’Arsenal in attesa di cominciare la stagione negli USA, segnando gli ultimi due dei 228 gol con la maglia dei Gunners.

La sua carriera poi termina con altre tre stagioni a New York, vincendo anche l’MLS Supporters’ Shield e segnando un totale di 52 gol in 135 presenze, che gli fanno appendere gli scarpini al chiodo con 366 marcature in 813 partite con i club.

Henry fenomeno anche nei Bleus

Ma non si può raccontare la storia di Henry prescindendo dalla nazionale francese, in quel momento non ancora la favorita d'obbligo per le scommesse sportive. Dal momento del suo debutto, a fine 1997, l’attaccante transalpino diventa subito titolare fisso dell’attacco dei Bleus, facendo coppia anche nella selezione con l’amico Trezeguet.

Titì è Campione del Mondo nel 1998, segnando tre reti e giocando in tutte le partite tranne la finale. Tempo due anni e arriva un altro trofeo, il campionato europeo.

Il francese stavolta gioca da titolare tutte le partite e firma il trionfo continentale della Francia con tre reti, compresa quella che permette ai transalpini di pareggiare la semifinale con il Portogallo, poi vinta in rimonta.

Dopo il pessimo mondiale 2002, la Francia vince anche la Confederations Cup, di cui Henry si laurea capocannoniere con 4 reti. È l’ultimo trionfo con la nazionale per l’attaccante, che però fa in tempo a essere presente anche agli Europei del 2004 e del 2008, così come ai mondiali 2006 (uscendo in finale subito dopo il rosso a Zidane) e a quelli del 2010, dove gioca le sue ultime partite con la selezione.

Con i suoi 51 gol è stato a lungo il miglior marcatore della storia della Francia, prima di essere superato da Olivier Giroud e in attesa di vedersi passare avanti anche Kylian Mbappè. Ma di certo, la sua impronta sulla nazionale Henry l’ha lasciata. Così come (quasi) in ogni club con cui ha giocato!  

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

April 6, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il Como è un club pronto anche per la Serie A

Se ci si chiede quale sia la proprietà più ricca del sistema calcio in Italia, la risposta può essere meno ovvia di quanto ci si aspetti. Il primo pensiero può andare alla Juventus e alla famiglia Agnelli, oppure alle proprietà di Inter, Milan o Roma, straniere e con ottime disponibilità economiche.

E invece no, perché per trovare i proprietari più ricchi del pallone tricolore bisogna scendere in Serie B (anche se forse ancora per poco) e sbarcare a Como. Sulle rive del lago infatti i due fratelli Hartono hanno fatto partire nel 2021 un progetto con l’obiettivo di riportare il club lombardo in Serie A e di trasformarlo in una realtà del nostro calcio.

Il patrimonio dei proprietari del Como

Ma chi sono i fratelli Hartono? E qual è il loro patrimonio?

La risposta è dolcissima alle orecchie di qualsiasi tifoso del Como, perché Robert Budi e Michael Bambang Hartono sono indonesiani ma soprattutto sono i proprietari della Djarum, un’azienda che produce le tipiche sigarette kretek e che li ha resi gli uomini più ricchi di Indonesia negli ultimi quattordici anni, con un patrimonio che secondo Forbes nel 2023 era di 48 miliardi di dollari e che nel 2024 è già salito a oltre 60 miliardi.

La galassia della multinazionale Djarum

Partendo da una piccola azienda a produzione locale, la Djarum si è ingrandita fino a creare un giro di affari che ha prima visto un’espansione nel sud-est asiatico e poi la produzione e la vendita di sigarette in tutto il mondo.

Come tutte le multinazionali, anche la Djarum ha deciso di diversificare i propri asset, motivo per cui nel 1997 è entrata a far parte di una cordata che ha salvato la Bank of Central Asia (di cui l’azienda dei fratelli Hartono ora possiede il 51%) e negli ultimi decenni è entrata nel mondo dell’e-commerce (Bibli), dei supermercati (Ranch Market), della produzione di cibo e anche dei media, con la creazione della SENT Entertainment (media company con base nel Regno Unito) e del servizio in streaming OTT Mola.

E proprio queste ultime due incarnazioni del gruppo Djarum sono quelle che hanno il legame con il Como. La società lariana è infatti stata acquistata nel 2019 dai due fratelli indonesiani attraverso la SENT, quasi in concomitanza con il ritorno del club in Serie C dopo che la squadra era sprofondata in D in seguito al fallimento del 2017.

L'app di Mola TV

Attraverso Mola, che è diventato sponsor principale nel 2021, è stata anche creata la TV OTT del Como, chiamata appunto Como TV, che ha trasmesso, come ricorderanno gli appassionati di scommesse sportive internazionali, anche alcune partite delle qualificazioni sudamericane ai Mondiali 2022.

Per il Como l'obiettivo è la Serie A

Dal punto di vista sportivo il cambio di proprietà ha portato al ritorno in Serie B al termine della stagione 2020/21, ma anche all’adeguamento dello stadio Giuseppe Sinigaglia alla categoria cadetta, con l’installazione della tecnologia necessaria per l’utilizzo della VAR e della Goal Line Technology.

E ora l’obiettivo è la Serie A, un campionato che il Como non frequenta ormai da oltre vent’anni, con l’ultima esperienza che risale alla stagione 2002/03, con in panchina prima Loris Dominissini e poi Eugenio Fascetti e con in campo, tra gli altri, Benito Carbone, Daniel Fonseca, Fabio Pecchia e Benoit Cauet.

Nonostante una proprietà decisamente attrezzata dal punto di vista economico e con una conoscenza importante del mondo dei media, il Como targato Djarum ha però intrapreso una strada poco appariscente e assai concreta. Niente acquisti di grido, ma una programmazione in grado di conciliare la resa sul campo e un certo equilibrio nei conti.

Il Como ha un monte ingaggi di 22 milioni di euro

La squadra della stagione 2023/24 che è arrivata in Serie A, tanto per fare un esempio, è stata costruita con una spesa totale per i nuovi arrivi che si avvicina agli 11 milioni di euro.

Una cifra che può sembrare alta, ma che deve tener conto che il numero di calciatori arrivati sul Lago supera i 20 e che la spesa massima per un cartellino è stata di 2 milioni, quelli versati al St Louis City per lo statunitense Nicholas Gioacchini e al Cagliari per Alberto Cerri.

L’aspetto su cui ha spinto parecchio il Como è invece quello degli stipendi, considerando che la rosa attuale costa al club circa 22 milioni di euro a stagione, che è il terzo monte ingaggi del campionato cadetto. 

I ruoli di Dennis Wise e Cesc Fabregas nel Como

Ma la cosa che salta di più all’occhio è che il club si è affidato ad alcuni personaggi dal pedigree calcistico che definire importante è dire poco.

Wise amministratore delegato del Como

Basterebbe pensare che l’amministratore unico della società è Dennis Wise, prima parte integrante della Crazy Gang del Wimbledon, con cui ha vinto la storica FA Cup 1987/88 da assoluto outsider per le scommesse calcio, e poi per oltre un decennio bandiera del Chelsea, sollevando altre due volte la FA Cup, un League Cup, una Charity Shield e il double Coppa delle Coppe Supercoppa Europea quando in panchina c’era il leggendario Gianluca Vialli.

Wise è diventato l’uomo di fiducia dei fratelli Hartono, che già nel 2019 lo avevano inserito nell’organigramma e poi nel 2021 lo hanno reso amministratore unico. Ma, e Wise probabilmente non se ne avrà, a Como c’è soprattutto un calciatore fresco di ritiro che…ha vinto quasi tutto, ovvero Cesc Fabregas.

L’ex centrocampista di Arsenal, Barcellona, Chelsea e Monaco, che ha in bacheca un Mondiale e due Europei con la Spagna e 12 trofei con i club, ha chiuso la sua carriera proprio a Como, per poi diventare allenatore della Primavera, tecnico ad interim della prima squadra e attualmente allenatore in seconda. 

Il club lariano è decisamente all'avanguardia

Oltre a un’esperienza nel mondo del calcio a livelli altissimi, Fabregas è anche un testimonial non di poco conto, sia per eventuali investitori (lui stesso ha acquistato quote del club) che dal punto di vista mediatico.

Cesc in panchina con il Como

E non sorprende dunque che, per essere una squadra attualmente in cadetteria, il Como, pur tra le favorite per le quote Serie B, ha un seguito social molto ampio e ha anche ricevuto parecchi apprezzamenti per i materiali tecnici. La maglia della scorsa stagione, che è stata riproposta anche in quella corrente, è stata ispirata dalle onde del lago ed è stata considerata una delle migliori prodotte nel calcio italiano da tifosi e addetti ai lavori tricolori ed esteri.

Insomma, i lariani cominciano a essere una realtà importante del pallone nostrano. E sarà meglio fare attenzione, perché con le possibilità economiche dei fratelli Hartono nessun obiettivo rischia di essere precluso al club lombardo… 

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 2 aprile 2024.

May 11, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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