I contratti dei Campioni del Mondo dei Boston Celtics

Arrivare a giocare in NBA è un traguardo per chiunque, ma ci sono certe franchigie che per storia o per palmarès svettano sulle altre. E poi ci sono i Boston Celtics, che sia in quanto a importanza nella nascita e nello sviluppo della lega che per quello che riguarda vittorie e record occupano, decisamente, un ruolo diverso dagli altri!

Fondati nel 1946, i Celtics sono una delle otto squadre che hanno dato vita alla NBA e, davanti ai loro grandi rivali di sempre, i Los Angeles Lakers, primeggiano nella classifica dei titoli vinti, ben 18. Con la maglia dei Celtics hanno giocato leggende come Bill Russell (primatista per anelli, ben 11) e Larry Bird e la franchigia del Massachusetts ha vinto per 34 volte la propria divisione e in 11 occasioni la Eastern Conference.

Il salary cap dei Boston Celtics ed il ruolo di Pagliuca

Con 186 milioni di dollari di monte ingaggi, i Boston Celtics sono la quinta squadra della lega in quanto a soldi spesi per gli stipendi dei giocatori, complice anche il rinnovo di Brown che entrerà in vigore solo nella stagione 2024/25.

Insomma, più che spendere tanto, meglio spendere bene, che sembra essere un po’ il motto di Stephen Pagliuca, che oltre a essere uno dei fondatori della Boston Basketball Partners, gruppo di investitori che nel 2002 ha acquistato i Celtics, ha anche acquisito il 55% delle quote dell’Atalanta, che sotto la nuova proprietà è arrivata a vincere l’Europa League nella stagione 2023/24.

A Boston Pagliuca è il braccio destro di Wyc Grousbeck, capo della cordata che tra gli altri comprende anche l’ex presidente della Roma James Pallotta, ed è membro del comitato esecutivo della franchigia, che vale quasi 5 miliardi.

Il Roster dei Celtics 2024

L’anello precedente risaliva al 2008 e la missione della rosa della stagione 2024 è riuscita perfettamente: riportare, da favoritissimi per le scommesse NBA, il titolo al TD Garden.

In panchina c’è Joe Mazzulla, classe 1988, che dopo essere stato assistente per tre stagioni si è preso il ruolo da protagonista nel 2023, arrivando immediatamente la squadra a risultati ottimi. E tra gli uomini che può spedire in campo ci sono alcune delle stelle della lega, che ovviamente sono pagate parecchio!

Per Jaylen Brown un rinnovo da 57 milioni a stagione

A partire, ovviamente, da Jaylen Brown. La guardia classe 1998 sta finalmente confermando le aspettative dei Celtics, che lo hanno scelto con il numero 3 al Draft del 2016.

Dopo alcuni anni complicati Brown si è caricato sulle spalle la franchigia e nel 2024 ha addirittura firmato un rinnovo di cinque anni fino al 2028 che gli ha permesso di superare quello di Nikola Jokic con i Denver Nuggets.

Jaylen Brown

Per Brown lo stipendio in cinque anni sarà di 286 milioni di dollari, con una media a stagione di 57 milioni.

Jayson Tatum firma il contratto più ricco di sempre nella storia della NBA

Nella classifica dei più pagati dei Celtics lo ha appena superato l’altra stella della squadra, Jayson Tatum, numero 0 sulla maglia ma decisamente uno dei numeri 1 della franchigia verde e bianca.

Anche lui selezionato con la terza pick, ma nel Draft 2017, rispetto al compagno di squadra ha avuto una carriera con meno scossoni, guadagnandosi per ben 5 volte consecutive la partecipazione all’All-Star Game e vincendo il titolo di MVP dell’edizione 2023.

Per lui, fino all'ultimo rinnovo, il contratto più recente con i Celtics risale al 2021, quando Tatum ha messo la sua firma a un accordo che in totale gli vale 163 milioni fino al 2025, con una media di 32 milioni di euro all’anno.

Con l'estensione quinquennale sottoscritta nell'estate 2024 da Campione NBA, il fenomeno cresciuto a Duke supera i 60 milioni a stagione, con 315 milioni di dollari complessivi: il contratto più ricco di sempre della storia NBA! 

Per Jrue Holiday oltre 33 milioni l'anno

In realtà, per stipendio medio a stagione, Tatum si è appena visto soffiare il secondo posto in squadra da chi lo affiancherà ai Giochi Olimpici 2024 nella nuova versione del Dream Team, ovvero Jrue Holiday. Considerato uno dei migliori difensori di tutta la NBA, Holiday è stato selezionato per cinque volte nell’All-Defensive Team ed è stato fondamentale nella vittoria del titolo da parte dei Milwaukee Bucks nel 2021.

Jrue Holiday colonna difensiva di Boston e del Dream Team di Parigi

Nel 2023 ha deciso di trasferirsi a Boston e alla non verdissima età di 33 anni ha ottenuto un accordo quadriennale da 134 milioni, che significa una media di 33 milioni all’anno fino al 2027.

I Big Four dei Boston Celtics 2024

E se nel 2008 c’erano i Big Three (Kevin Garnett, Paul Pierce e Ray Allen), stavolta Boston schiera i Big Four, che si sono completati con l’arrivo nella stagione 2023/24 di Kristaps Porziņģis.

Il lettone, che può giocare sia da ala grande che da centro, era stato scelto con la quarta pick dai New York Knicks nel 2015, ma ha vestito anche le maglie dei Dallas Mavericks e dei Washington Wizards. Per portarlo al TD Garden i Celtics hanno dovuto usare argomenti molto persuasivi, ovvero 30 milioni a stagione per due anni, che gli permettono di affiancarsi ai tre compagni made in USA a livello di stipendio.

Gli stipendi di Derrick White e Al Horford a Boston

Poi si scende a cifre molto più umane, anche se in rosa c’è un giocatore che per ingaggio è una via di mezzo tra le star e i cestisti…normali.

Si tratta di Derrick White, che, appena terminato un contratto quadriennale con i Celtics (firmato nel 2021 dopo aver lasciato i San Antonio Spurs) che gli ha garantito 70 milioni, ovvero una media di 17,5 milioni all’anno, ne ha firmato un altro, sempre per 4 stagioni, da oltre 30 milioni l'anno. 

Il doppio di quanto guadagna un veterano come Al Horford, tornato a Boston, dove aveva già giocato per tre anni. Per lui, cinque volte presente all’All-Star Game ed ex stella degli Atlanta Hawks, il rinnovo firmato nel 2023 parla di 17 milioni di dollari in due stagioni, quindi 9,5 all’anno.

L’ultimo del roster a superare i 3 milioni di ingaggio annuale è Payton Pritchard, altro giocatore scelto da Boston già al Draft (ventiseiesima pick nel 2020) che con le sue prestazioni si è guadagnato nel 2023 un rinnovo quadriennale per un totale di 30 milioni, che dunque diventano 7,5 come media a stagione.

Quanto guadagnano gli altri giocatori

Il resto della squadra invece guadagna cifre abbastanza basse, in alcuni casi che si avvicinano quasi al salario minimo annuale, che in NBA dipende dagli anni di esperienza nella lega.

Nel roster di Boston ci sono un mix di utility players e di giovani, che però hanno dato tutti un contributo importante in regular season e nei playoff.

Tra i giovani c'è Jayden Springer, classe 2002 arrivato dai Philadelphia 76ers, con i Celtics che hanno preso in carico il resto del suo contratto da rookie da 10 milioni, ovvero 2,5 a stagione.

Tra quelli che invece hanno un contratto annuale spicca l’ucraino Sviatoslav Mykhailiuk, che ha girato…mezza lega essendo passato già ai Los Angeles Lakers, ai Detroit Pistons, agli Oklahoma City Thunders, ai Toronto Raptors, ai New York Knicks, agli Charlotte Hornets e infine ai Celtics, firmando per 2,5 milioni per la stagione 2023/24.

Tra i giocatori che non guadagnano moltissimo, quello che si è distinto di più è forse Sam Hauser, lo specialista di Boston dalla linea dei tre punti.

Un bellissimo scatto di Sam Hauser

Nella stagione 2023/24 l’ala piccola, che ha un contratto da 1,9 milioni a stagione, ha fatto segnare il suo personal best con 30 punti nella partita contro i Washington Wizards, ma con un piccolo particolare, anche per gli esperti di scommesse sportive che periziano le statistiche delle partite di stagione regolare: tutti i punti segnati sono arrivati con tiri da 3, ben 10.

Una caratteristica che nel basket odierno è meglio non disdegnare troppo…

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 28 maggio 2024.

July 3, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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L'Udinese da 30 anni in Serie A

La salvezza conquistata dall’Udinese, nonostante un campionato complicato, accresce di un'unità, davvero sudata fino al fischio finale della partita di Frosinone, la longevità agonistica dei friulani, che giocheranno, così, il loro trentesimo campionato consecutivo di Serie A.

E se già per una provinciale è un risultato pazzesco, se si ragiona che i bianconeri sono nella massima serie da più a lungo di squadre come Juventus, Napoli e Atalanta, si capisce quanto sia stato ottimo negli anni il lavoro della proprietà del club.

Il settore ospite dell'Udinese

L'Udinese è in Serie A da 30 anni

L’incredibile striscia di stagioni in Serie A dell’Udinese comincia nel 1995, a seguito del ritorno nella massima categoria dopo la retrocessione dell’anno precedente. La squadra viene affidata ad Alberto Zaccheroni, che allo stadio Friuli apre un ciclo con il suo famoso 3-4-3!

Grazie al tecnico romagnolo e a calciatori di assoluto valore come Oliver Bierhoff, Giuliano Giannichedda, Marcos Amoroso e Martin Jorgensen, i bianconeri sono protagonisti di un’ascesa pazzesca, con l’undicesimo posto nella prima stagione, il quinto in quella successiva e addirittura il terzo nell’annata 1997/98, con due qualificazioni alla Coppa UEFA.

Nel 1998 al posto di Zac arriva Francesco Guidolin, con la conferma del buon periodo dell’Udinese che arriva sesta e si qualifica di nuovo alla Coppa UEFA. Nel 1999 la panchina bianconera tocca a Luigi De Canio, che dopo un buon ottavo posto viene esonerato a marzo 2001, con al suo posto Luciano Spalletti, che porta in dote la salvezza ma non viene confermato.

L'era Spalletti in Friuli

Nella stagione 2001/02 l’allenatore è l’inglese Roy Hodgson, che però viene esonerato dal presidente Giampaolo Pozzo anche per un’intervista non troppo apprezzata. Al suo posto arriva Gian Piero Ventura, che evita la retrocessione ma che lascia comunque la panchina libera per il ritorno di Spalletti. 

Con il tecnico toscano si apre un altro dei grandi cicli del club friulano. L’annata 2002/03 vede i bianconeri di David Pizarro, Vincenzo Iaquinta e Morgan De Sanctis arrivare sesti e conquistare di nuovo l’accesso alla Coppa UEFA. L’anno successivo l’Udinese arriva settima, con l’ennesima qualificazione europea, ma il vero capolavoro dell’attuale CT della nazionale è quello della stagione 2004/05.

Trascinata dalle reti di David Di Michele e del nuovo acquisto Antonio Di Natale, la squadra arriva quarta a sorpresa per le quote Serie A, guadagnandosi la sua prima storica qualificazione alla Champions League.

A guidare i bianconeri nell’Europa che conta sarà però Serse Cosmi, con Spalletti che lascia Udine per approdare alla Roma.

Il tecnico umbro viene esonerato nel girone di ritorno, dopo un buon percorso nel gruppo di Champions chiuso al terzo posto dietro a Barcellona e Werder Brema, lasciando il posto prima a Loris Dominissini e poi a Giovanni Galeone, che chiude la stagione all’undicesimo posto.

Il tecnico viene confermato per l’anno successivo, ma a gennaio 2007 perde anche lui il posto in favore di Alberto Malesani, che fa lottare la squadra per l’Europa prima di concludere al decimo posto. 

Il ciclo successivo si apre nell’estate 2007, con l’arrivo in panchina di Pasquale Marino. L’Udinese si inserisce per la lotta Champions prima di crollare in vista del traguardo, arrivando comunque al settimo posto e conquistando un posto in Coppa UEFA.

Stesso risultato nella stagione successiva, con Di Natale e Fabio Quagliarella sugli scudi e sempre importanti opzioni di primi marcatori per le scommesse sportive, ma in quel caso il piazzamento non è abbastanza per garantirsi la partecipazione alla neonata Europa League.

Il terzo anno della gestione Marino non è semplice, perché nella stagione 2009/10, nonostante Di Natale capocannoniere del torneo, il tecnico viene esonerato e sostituito da Gianni De Biasi, che poi perde a sua volta il posto con il reintegro dello stesso Marino, che conclude la sua esperienza a Udine con il quindicesimo posto.

L'Udinese di Guidolin

Nell’estate 2010 al Friuli c’è un altro gradito ritorno, quello di Guidolin, che scriverà altre pagine importantissime della storia del club. La prima stagione è trionfale, con la squadra (con in campo tra gli altri Samir Handanovic, Juan Cuadrado, Alexis Sanchez e Medhi Benatia) che parte malissimo con quattro sconfitte ma termina il campionato al quarto posto, con la qualificazione alla Champions e Di Natale di nuovo capocannoniere.

I playoff di Champions terminano con l’eliminazione per mano dell’Arsenal, con Walcott autore del gol decisivo per le scommesse calcio, ma l’Udinese di Guidolin macina calcio e chiude con il terzo posto, staccando di nuovo il pass Champions.

La formazione bianconera che ha perso a Londra con l'Arsenal nell'agosto 2011

Anche stavolta i playoff sono amari, con la sconfitta ai calci di rigore contro il Braga, ma i bianconeri assorbono il colpo e terminano la stagione 2012/13 in quinta posizione, per la terza qualificazione europea consecutiva, stavolta all’Europa League.

Il ciclo firmato Guidolin si chiude con un’annata sottotono, tredicesimo posto in A e mancato approdo alla fase a gironi in Europa.

Il nuovo progetto tecnico parte da Andrea Stramaccioni, ma il tecnico romano, con una rosa molto giovane e qualche senatore, non va oltre il sedicesimo posto nella Serie A 2014/15, pur con una salvezza conquistata in largo anticipo.

Nella stagione successiva i bianconeri si salvano a una giornata dalla fine con in panchina De Canio, tornato per sostituire l’esonerato Stefano Colantuono, che arriva diciassettesimo.

Va leggermente meglio nella stagione 2016/17, con il tredicesimo posto firmato da Luigi Delneri, arrivato anche lui a torneo in corso al posto di Giuseppe Iachini. Sono stagioni complicate per l’Udinese, che nell’annata 2017/18 cambia guida tre volte, con Delneri, Massimo Oddo e Igor Tudor, chiudendo al quattordicesimo posto con salvezza acciuffata all’ultima giornata.

Il periodo non semplice continua anche nella Serie A 2018/19, in cui l’Udinese ha di nuovo tre allenatori, lo spagnolo Julio Velazquez, Davide Nicola e ancora una volta Tudor, che bissa la salvezza dell’anno precedente chiudendo dodicesimo.

I bianconeri tra Tudor, Cioffi e Gotti

In questo caso il croato viene confermato e quindi comincia il campionato 2019/20, per essere sostituito da Luca Gotti, che parte come tecnico ad interim ma viene confermato dopo i primi buoni risultati.

Il tredicesimo posto vale il rinnovo al tecnico, che guida la squadra anche nella stagione 2020/21, terminata con il quattordicesimo posto, e per parte di quella successiva, prima dell’esonero a dicembre, con in panchina al suo posto il vice, Gabriele Cioffi, che termina il campionato in dodicesima posizione a 47 punti, il massimo dai tempi di Guidolin.

Cannavaro salva i bianconeri nel 2024

Nell’estate 2022 viene scelto per guidare la squadra Andrea Sottil, che la porta al dodicesimo posto. Il tecnico inizia anche la stagione 2023/24, la ventinovesima consecutiva per l’Udinese in Serie A, ma viene esonerato dopo nove giornate, lasciando spazio al ritorno di Cioffi.

La grinta di Fabio Cannavaro

Anche il toscano però viene sollevato dall’incarico, lasciando a Fabio Cannavaro il compito di portare i bianconeri alla salvezza.

E il campione del mondo è riuscito nell’intento, permettendo così al club friulano di poter festeggiare i suoi trent’anni d’amore con la massima serie!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

May 15, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Il Como è di nuovo in Serie A

Con la fine della stagione regolare di Serie B arriva il secondo verdetto per quanto riguarda le promozioni in A. A volare nella massima serie senza dover passare attraverso i play-off è il Como, che accompagna il Parma nella stagione di Serie A 2024/25.

Si tratta di una vera e propria impresa da parte dei lariani, che nel campionato appena concluso hanno avuto quattro tecnici per la B, con Moreno Longo, Cesc Fabregas, Marco Cassetti e Osian Roberts che si sono alternati sulla panchina del club.

Ed è proprio sotto la guida dell'esperto manager gallese che la squadra, spinta dalle giocate di Patrick Cutrone, ha dato l’accelerazione decisiva nelle ultime giornate del torneo, andando così a prendere di forza il biglietto per la Serie A.

Una grande soddisfazione per i tifosi e anche per la società, con i fratelli Hartono che hanno rilevato il club nel 2019 proprio puntando a riportare la squadra sui palcoscenici più importanti grazie al know-how di leggende come Dennis Wise e lo stesso Fabregas.

Fabregas sulla panchina del Como

14 stagioni in Serie A per il Como

E quindi è arrivato il momento del grande ritorno del Como, assente dalla massima categoria dalla stagione 2002/03.

Dopo oltre due decenni, i lariani possono così giocare la loro annata numero 14 in Serie A, in seguito alla promozione, con un giro di ritorno sontuoso e tante partite vinte da sfavoriti per le scommesse calcio, numero 6 della loro storia.

Lo spettacolo dei tifosi del Como

La prima volta del Como tra i grandi arriva a seguito della promozione nel campionato di B 1948/49, vinto dai lombardi sotto la guida di Mario Varglien.

L’esperienza in A dura quattro stagioni consecutive, la prima delle quali vede la squadra arrivare al sesto posto. Nell’autunno 1951 arriva anche la soddisfazione del primato in solitaria, quando il Como rimane l’unico club a punteggio pieno dopo la terza giornata di campionato.

Dopo la retrocessione in B al termine del campionato 1952/53 la società lombarda ci mette un bel po’ per tornare tra i grandi, retrocedendo nel frattempo anche in Serie C.

Quanti talenti lanciati dai lariani

Nella stagione 1974/75 la squadra allenata da Pippo Marchioro, che schiera in campo anche un giovane Marco Tardelli, ottiene la promozione in Serie A arrivando seconda nel campionato cadetto. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo sogno, ma diventa subito un incubo: il Como retrocede subito e nel 1978 sprofonda addirittura di nuovo in C.

Al capezzale dei lariani torna Marchioro, che guida il club a un clamoroso doppio salto, con vittoria del campionato di C1 e di quello di B nell’estate del 1980. La stagione 1980/81 vede i lombardi ottenere la salvezza, salvo poi retrocedere in quella successiva anche in seguito alla cessione del futuro campione del mondo Pietro Vierchowod.

Gli anni Ottanta però si riveleranno il miglior periodo del Como in Serie A. Dopo aver fallito il rimbalzo diretto, perdendo gli spareggi per la promozione, i lariani tornano tra i grandi al termine della stagione 1983/84.

Alla guida dei lombardi c’è Tarcisio Burgnich, che firma la quarta promozione comasca centrando il secondo posto nel campionato di Serie B. È l’inizio di cinque stagioni consecutive in Serie A.

La prima, quella 1984/85, vede in panchina Ottavio Bianchi, che porta il Como a una salvezza conquistata con tre giornate d’anticipo e all’undicesimo posto in classifica. Va addirittura meglio l’anno dopo, quando i lombardi (stavolta con alla guida Roberto Clagluna e poi Rino Marchesi) arrivano noni, anche grazie ai gol di un prodotto del vivaio come Stefano Borgonovo.

La stagione 1986/87 porta l’ennesimo cambio in panchina, dove si siede Emiliano Mondonico, che ottiene un altro ottimo nono posto. L’annata 1987/88 inizia con allenatore Aldo Agroppi, ma un girone d’andata non molto convincente porta al suo esonero e al ritorno di Burgnich, che porta la squadra alla salvezza chiudendo all’undicesimo posto.

I lariani a San Siro

La retrocessione arriva infine nella stagione 1988/89, dove prima Rino Marchesi e poi Angelo Pereni non riescono a mantenere la categoria, nonostante le ottime prestazioni di un altro elemento uscito dalle giovanili e destinato a un’ottima carriera, Marco Simone. Il Como chiude ultimo e saluta la A dopo un quinquennio ad alti livelli.

Nel 1990 arriva addirittura la retrocessione in C1, aprendo un decennio non semplice per i lariani, che tornano in B solo nel 1995 vincendo i play-off con in panchina Tardelli, salvo poi tornare nella terza serie dopo appena una stagione.

La stagione 2002/03 era stata l'ultima del Como in A

Per rivedere la serie cadetta bisogna aspettare il 2001, ma è un passaggio temporaneo, perché la squadra guidata in panchina da Loris Dominissini e in campo da Luis Oliveira fa il doppio salto, vincendo il campionato 2001/02 con il belga capocannoniere e opzione straordinaria di primo marcatore per le scommesse.

Con il suo addio, però, il Como non riesce a salvarsi in quella che era finora la sua ultima stagione in A, terminata con in panchina Eugenio Fascetti e con il penultimo posto in classifica.

Un finale che ora però sembra dimenticato, con i lariani che sognano di scrivere nuove grandi pagine di calcio nella massima serie!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.

May 10, 2024
Ermanno Pansa
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Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.

 

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Lookman riscrive la storia della magica Atalanta

Tra i club italiani di alto livello, quello che ha fatto certamente un vero e proprio salto di qualità è l’Atalanta dei Percassi!

La Dea, soprattutto da quando è arrivato in panchina Gian Piero Gasperini, si è trasformata da provinciale ammazzagrandi in realtà consacrata del pallone tricolore, in grado di regalare annate eccezionali sia in Italia che in Europa, con apparizioni ormai più che costanti tra Champions ed Europa League.

Un valore, quello dei nerazzurri, che viene riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori, concordi nel ritenere la Dea una delle squadre più temibili dell’intero panorama continentale, anche per i quotisti delle scommesse calcio

L'ultima promozione in Serie A dell'Atalanta

Un ottimo lavoro da parte della società, soprattutto se si considera che all’inizio degli anni Dieci del XXI secolo l’Atalanta era ancora in Serie B. Nella stagione 2010/11 gli orobici hanno infatti vinto il torneo cadetto, conquistando la loro dodicesima promozione in A.

La prima risale al 1937, seguita da quella del 1940, ottenuta vincendo il campionato. Dopo quasi due decenni in A, la Dea retrocede ma torna subito tra i grandi vincendo l’edizione 1958/59 della B. Nella stagione 1970/71 ci vogliono gli spareggi per la promozione, così come nell’annata 1976/77.

Nel 1981 il club retrocede addirittura in C1, ma in capo a tre stagioni torna in A, vincendo sia il campionato di terza categoria (1981/82) che quello cadetto (1983/84). Nella Serie B 1987/88 basta addirittura il quarto posto per risalire, così come in quella 1994/95.

Sono decenni di saliscendi per l’Atalanta, che conquista la promozione altre quattro volte: nella stagione 1999/2000 arrivando seconda, in quella 2003/04 con il quinto posto a causa del passaggio a 20 della A e poi sia nel 2005/06 che nel 2010/11 vincendo il campionato cadetto.

Le 12 promozioni sono un record, detenuto a pari merito con i “cugini” del Brescia, mentre i cinque tornei vinti mettono i nerazzurri al secondo posto dopo il Genoa nella graduatoria relativa ai primi posti.

La Coppa Italia vinta dall'Atalanta nel 1963

L’Atalanta, del resto, è abbastanza abituata a fare la storia, a partire dal suo primo (e finora unico) trofeo maggiore. Nella stagione 1962/63 i nerazzurri si impongono infatti in Coppa Italia, con un cammino quasi senza intoppi.

Al primo turno servono i supplementari per avere la meglio sul Como, ma poi il percorso è tutto in discesa: prima di Natale la Dea ha la meglio sul Catania, per poi battere il Padova e il Bari ai quarti e in semifinale. L’ultimo atto si gioca il 2 giugno 1963 a San Siro e vede i bergamaschi imporsi sul favoritissimo Torino con un netto 3-1, firmato da una tripletta di Angelo Domenghini.

Per una crudele beffa del destino, però, la città non potrà mai festeggiare quella coppa. Neanche 24 ore dopo muore in Vaticano un altro simbolo bergamasco di nome Angelo: Papa Giovanni XXIII, nato a Sotto il Monte e legatissimo alle sue zone, il che porta alla decisione di non organizzare nulla per celebrare quel trionfo storico.

Tutte le finali di Coppa Italia della Dea

Non è però l’unica finale di Coppa Italia per l’Atalanta, che nella stagione 1986/87 arriva di nuovo in fondo alla competizione, peraltro in un’annata terminata con la retrocessione.

Di fronte c’è il Napoli di Diego Armando Maradona, già campione d’Italia e che realizza il double domestico vincendo entrambe le sfide.

Da regolamento, però, la Dea si qualifica alla Coppa delle Coppe successiva, giocata mentre disputava il campionato di B.

Dopo Malines c'è Dublino per il popolo nerazzurro dell'Atalanta

Il sogno europeo si infrange in semifinale contro i belgi del Malines, dopo aver eliminato i gallesi del Merthyr Tydfil, i greci dell’OFI Creta e i portoghesi dello Sporting CP.

L’Atalanta torna in finale di Coppa Italia nella stagione 1995/96, ma anche in quel caso perde entrambi i match contro la Fiorentina.

Le imprese dell'Atalanta del Gasp

E non va meglio neanche quando la competizione cambia formula, passando alla finale unica. Sotto la guida del Gasp, la Dea si presenta all’ultimo atto anche nelle stagioni 2018/19 e 2020/21, perdendo contro Juventus e Lazio.

L'Atalanta in Champions

Sono anni di imprese anche in Europa, con i quarti di finale di Champions League 2019/20, in cui i nerazzurri spaventano i futuri finalisti del PSG, arrivando a pochi minuti dall’eliminare i transalpini.

L'Atalanta nel 2024 conquista l'Europa League

E poi si arriva alla stagione 2023/24, in cui l’Atalanta fa bene in campionato ed è tra le favorite per scommesse Serie A, ma, soprattutto, si conferma squadra travolgente nelle coppe. In Coppa Italia la Dea elimina il Sassuolo, il Milan e la Fiorentina nella doppia semifinale, conquistando così il pass per la finale dell’Olimpico contro la Juventus, poi decisa da un gol di Vlahovic per i bianconeri.

Una bellissima immagine di Atalanta - Marsiglia

In Europa League il percorso dei bergamaschi comincia nei gironi (primo posto davanti allo Sporting CP, allo Sturm Graz e al Raków Częstochowa, per poi mietere vittime illustri nelle fasi a eliminazione diretta.

Lookman dopo il terzo gol personale contro il Bayer

Ad inchinarsi alla Dea sono di nuovo lo Sporting, addirittura il Liverpool, favoritissima per le scommesse sportive e il Marsiglia, con i nerazzurri che staccano il biglietto per Dublino per travolgere con una tripletta di Lookman i tedeschi del Bayer Leverkusen nella loro prima, magica finale europea di sempre!

A Varsavia, il 14 agosto 2024, nella Supercoppa europea contro l'ingiocabile Real Madrid, i ragazzi del Gasp reggono un tempo e cedono ai Blancos solo 2-0 al fischio finale!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy

June 8, 2024
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Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.

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